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X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001

Vulnerabilità funzionale ed economica degli edifici residenziali


colpiti dai recenti eventi sismici italiani

G. Di Pasquale e A. Goretti
Servizio Sismico Nazionale, Roma

SOMMARIO: Il rilievo in emergenza degli edifici residenziali a seguito dei recenti eventi si-
smici italiani ha messo a disposizione una cospicua banca dati contenente più di 50.000 edifici
rilevati con la scheda SSN/GNDT di agibilità e danno. Poiché i rilievi sono stati condotti su se-
gnalazione del cittadino, il campione di edifici a dispos izione non è completo e questo rende i-
nattendibile la distribuzione del danno per una data intensità sismica. E' invece possibile valuta-
re le conseguenze del danno sugli edifici, determinando sia la frequenza relativa di inagibilità,
sia la distribuzione del costo relativo di ricostruzione, condizionatamente al verificarsi di un da-
to livello di danno in una data classe tipologica di edifici. Se si ipotizza che gli edifici non rile-
vati siano caratterizzati da danno nullo, la non completezza del campione si ripercuote solo sulla
distribuzione delle diverse conseguenze per danno nullo.

ABSTRACT: In the recent post-earthquake emergency survey more than 50.000 buildings has
been surveyed with the same form. Because the surveys have been performed on citizen request,
the building sample is not complete with respect to the seismic intensity and, hence, the related
damage distribution is not reliable. On the contrary, it is possible to evaluate some consequences
of the damage, as the frequency of unusable buildings and the repair cost distribution, both con-
ditional upon damage level and building type. Under the hypothesis that buildings that were not
surveyed suffered no damage, the incompleteness of the sample affects only the distribution of
the consequences condit ional upon the null damage level.

1. INTRODUZIONE

L'attendibilità dei risultati delle analisi di rischio e degli scenari di danno, a qualsiasi scala siano
essi condotti, è fortemente legata alla completezza ed alla correttezza dei dati utilizzati (Brame-
rini et al., 1995, Bramerini & Lucantoni 2000). Con riferimento alla vulnerabilità degli edifici
residenziali, oggetto del presente lavoro, è opportuno fare uso di dati di rilievo ottenuti a seguito
di terremoti reali, che rappresentano gli unici dati osservabili su un gran numero di edifici, an-
che se influenzati da elementi pr opri del contesto locale.
Il rilievo del danno e dell'agibilità degli edifici residenziali a seguito dei recenti eventi sismi-
ci italiani (Umbria -Marche '97, Rieti '97 e '98, Pollino '98, Monte Amiata '00, Cerreto '00, Faen-
za '00) ha messo a disposizione una cospicua banca dati contenente più di 50.000 edifici rilevati
sostanzialmente con la stessa scheda, che si aggiungono a quelli già disponibili dai terremoti
passati (Irpinia '80, Abruzzo '84, Sicilia '90). Tuttavia i rilievi, essendo stati condotti general-
mente su segnalazione del cittadino, non comprendono tutti gli edifici ricadenti nei diversi Co-
muni, ma presumibilmente la maggior parte degli edifici danneggiati ed una parte di quelli sen-
za danno. Poiché in prima approssimazione al Comune viene attribuito un unico valore di
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scuotimento sismico, il campione di edifici rilevati non risulta completo e questo rende inatten-
dibile la distribuzione del danno condizionata allo scuotimento del suolo. Il numero di edifici
non rilevati, infatti, anche se da presumere a danno nullo, influenza tutta la distribuzione di dan-
no. Per superare tale inconveniente sono stati recentemente predisposti programmi per il com-
pletamento del rilievo degli edifici in alcuni comuni delle Marche e del Pollino.
Se quindi, ad oggi, non è ancora possibile elaborare le nuove basi di dati per determinare la
distribuzione del danno negli edifici, è invece possibile determinare la distribuzione delle con-
seguenze, quali inagibilità, non riparabilità, perdita economica, ecc., condizionatamente al veri-
ficarsi di un dato livello di danno. Questo approccio trova conferma metodologica in quanto ri-
portato in letteratura (Sandi et al. 1990), dove dallo scuotimento del suolo si pervie ne attraverso
una vulnerabilità primaria al danno fisico e dal danno fisico, attraverso una vulnerabilità secon-
daria, alla perdita intesa come conseguenza del danno fisico.
Le basi di dati dei recenti rilievi post-evento possono quindi essere elaborate per determinare
la vulnerabilità secondaria degli edifici residenziali. Se si ipotizza che gli edifici non rilevati
siano caratterizzati da danno nullo, l'incompletezza del rilievo si ripercuote solo sulla distribu-
zione delle diverse conseguenze in assenza di danno.
Se nella vulnerabilità primaria venissero considerate tutte le possibili variabili di danno
(danno all’ambiente, danno esterno all’edificio, ecc.), allora non si registrerebbero conseguenze
quando tutte queste variabili fossero nulle. Se la descriz ione del danno, come invece general-
mente accade, è parziale, si possono riscontrare conseguenze avverse negli edifici anche in as-
senza di danno. Ad esempio, se nel danno fisico viene incluso il solo danno alle strutture verti-
cali, si può riscontrare sia perdita economica che inagibilità per danno alle sole tamponature o
per danno alle sole coperture. Ancora, se nel danno fisico viene incluso il danno a tutti i compo-
nenti strutturali, si possono riscontrare casi di perdita economica e di inagibilità per danni al ter-
reno oppure casi di inagibilità indotta dall’esterno.
Malgrado le difficoltà connesse con l'incompletezza dei dati di rilievo e con il trattamento
del danno fisico in tutti i suoi aspetti, si è ritenuto utile valutare le conseguenze del danno in
quanto la distribuzione delle perdite per i livelli di danno non nulli mantiene comunque una sua
validità. La memoria esamina gli aspetti descritti e individua, a partire da una analisi statistica
dei dati di rilievo e da diverse definizione del danno fisico, la frequenza relativa di inagibilità e
la distribuzione del costo relativo di riparazione al variare del livello di danno e della tipologia
strutturale dell'edificio.

2. VULNERABILITA’ PRIMA RIA, SECONDARIA E TOTALE

Nel seguito il danno fisico verrà definito come un vettore di variabili di danno osservate nei di-
versi componenti di un edificio, quali struttura verticale, orizzontale, tamponature, copertura, o
in un loro sottoinsieme o una loro combinazione. In via del tutto generale, le variabili di danno
saranno indicate con D1 , D2 , .., Di , .., DN . La distribuzione del danno in relazione ad un prefissa-
to scuotimento sismico è individuata dalla distribuzione congiunta di D1 , .., DN per una prefissa-
ta classe tipologica:

fD1,..,DN (d1 , .., dN /T, q)=∂ NP D1,..,DN(D1 <d1 , .., DN <dN /T, q)/(∂d1 ..∂dN ) (1)

La conoscenza della vulnerabilità primaria di un edificio o di una classe di edifici richiede la


determinazione completa di fD1,..,DN o di PD1,..,DN, essendo quest'ultima la funzione di probabilità
congiunta del danno condizionata alla classe tipologica ed allo scuotimento sismico.
La vulnerabilità secondaria è invece connessa con la perdita legata al danno fisico. La perdita,
indicata nel seguito genericamente con L, può essere di carattere economico, funzionale, cultu-
rale, ecc., e viene individuata attraverso la sua distribuzione condizionata al danno fisico:

gL (l/d1 , .., dN , T)=∂P L (L<l/d1 , .., dN , T)/∂l (2)

con PL e gL rispettivamente funzione di probabilità e distribuzione della perdita condizionata


al danno ed alla tipologia dell'edificio. Poiché tutte le possibili combinazioni di d1 , .., dN rappre-
sentano un insieme di eventi esaustivi e disgiunti, si può esprimere la vulnerabilità totale, hL , in-
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tesa come distribuzione della perdita condizionata alla tipologia strutturale ed allo scuotimento
del suolo, tramite l'espressione:

hL (l/T, q)=∫ gL (l/d1 , .., dN , T) fD1,..,DN(d1 ,..,dN /T, q) d(d1 )..d(dN ) (3)

nella quale fD1,..,DN è la vulnerabilità primaria (eq.1) e gL quella secondaria (eq.2).


Vale la pena di osservare che una simile formulazione permette di portare in conto nella va-
riabile di danno anche il danno presistente al sisma nei diversi componenti de ll'edificio.
Dai dati osservati dopo eventi sismici si potrebbe direttamente ric avare la vulnerabilità totale
senza passare dalla vulnerabilità primaria e secondaria. Tuttavia, in questo caso, sarebbero da ta-
rare diverse funzioni di vulnerabilità al variare del tipo di perdita considerata e inoltre l'accor-
pamento degli edifici in classi sarebbe da effettuare in maniera da rendere minima la dispersione
nelle distribuzioni delle diverse perdite, cosa generalmente difficoltosa quando si trattano con-
temporaneamente diversi tipi di perdita non omogenei tra loro, quali ad esempio perdita econo-
mica, non riparabilità, inagibilità, ecc.
E' quindi opportuno mantenere una distinzione tra vulnerabilità primaria, secondaria e totale.
In questo caso l'accorpamento in classi e la scelta delle variabili di danno da adottare nel model-
lo possono essere effettuati in maniera da rendere minima la dispersione della vulnerabilità pr i-
maria e determinare successivamente la vulnerabilità secondaria. Questo approccio mostra i suoi
limiti quando si vogliano prevedere diversi tipi di perdita. Infatti, trattando la sola vulnerabilità
primaria, non risultano note le variabili di danno che meglio descrivono le conseguenze del
danno sugli edifici. Senza pretendere di risolvere il complesso problema di un ottimale criterio
di attribuzione degli edifici in classi di vulnerabilità e la contemporanea definizione della mi-
glior variabile di danno da adottare, nel presente lavoro sarà stabilito a priori il criterio di accor-
pamento in classi degli edifici e verrà valutata, in relazione a diverse misure di danno fisico, la
distribuzione e la dispersione delle possibili conseguenze, valutata tramite valore medio e va-
rianza:

mL/D =E[L/D]=∫ l gL (l/d1 , .., dN , T)dl σ2 L/D =var[L/D]=E[(L/D)2 ]-(E[L/D])2 (4)

Dovendosi semplificare le relazioni 1, 2, e 3 per avere carattere di operativ ità, nel seguito si a-
dotteranno le seguenti ipotesi alternative:

• il danno fisico è pari al danno medio osservato alle strutture verticali;


• il danno fisico è un vettore contenente il danno medio osservato alle strutture verticali ed
alle tamponature;
• il danno fisico è pari al danno massimo osservato alle strutture verticali;
• il danno fisico è un vettore contenente il danno massimo osservato alle strutture verticali ed
alle tamponature;
• il danno fisico è pari al danno medio osservato nell'edificio;

In tutti i casi il danno fisico sarà sempre identificato con il danno osservato, e verrà espresso
tramite una scala discreta di valori interi, compresi tra 0, struttura integra, e 5, struttura colla ssa-
ta. Di conseguenza l'integrazione rispetto alle variabili di danno si trasforma in una sommatoria
e le distribuzioni di danno, per ogni classe tipologica, vengono raccolte in matrici di probabilità
di danno, DPM, al variare dello scuotimento sismico (Whitman 1973). Nel caso usuale di varia-
bile di danno scalare le DPM sono matrici a due dimensioni (Braga et al. 1982), nel caso di va-
riabile di danno vettoriale diventano matrici a più dimensioni.

3. BASI DI DATI CONSIDERATE

Le basi di dati che saranno successivamente analizzate si riferiscono ai due eventi sismici di
Umbria-Marche '97 e Pollino '98. La sequenza sismica di Umbria -Marche '97, durata da settem-
bre '97 ad aprile '98, è stata caratterizzata da almeno 4 scosse di intensità significativa. I mag-
giori danni si sono localizzati in una fascia orientata NNW-SSE, lunga circa 40 km e larga 10-
12 km, situata a cavallo del confine regionale Umbria -Marche. Le intensità rilevate hanno rag-
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giunto il grado IX-X MCS (Camassi et al. 1997). L'evento è stato risentito anche in Provincia di
Rieti con intensità dell'ordine di I=V-VI MCS. L'evento sismico del settembre '98 nel Pollino
(Galli et al. in stampa) è stato causato da una sola scossa principale di minore intensità. E' stato
caratterizzato dall'assenza di danni gravi, ma da una vasta area di danneggiamento, dovuta all'e-
levata vulnerabilità del patrimonio edilizio, che ha toccato la Basilicata, la Calabria e la Campa-
nia. L'intensità massima rilevata è stata di I=VII MCS.
La scheda adottata per i rilievi nelle Marche e a Rieti è quella detta Taormina '97 (Martinelli
1998), mentre nella scheda adottata nel Pollino '98 sono state apportate alcune modifiche. In tut-
te le schede è presente il livello di danno alle strutture verticali, alle strutture orizzontali ed alla
copertura. Le basi dati utilizzate con il relativo numero di edifici rilevati e con le principali dif-
ferenze a livello di schedatura adottata sono riportate in tabella 1.

Tabella1. Basi di dati elaborate


Evento Area Numero Danno nullo Livello di danno Tipologia
interessata di edifici a tamponature strutt. orizz.
Marche '97 Comune Fabriano 2553 Non presente Non presente Descrittiva
Marche '97 Prov. Macerata 9540 Non presente Non presente Descrittiva
Marche '97 Prov. Pesaro 16810 Non presente Non presente Descrittiva
Marche '97 Prov. Rieti 2980 Non presente Non presente Descrittiva
Pollino '98 BasilicataCalabria 18222 Presente Presente Prestazionale
Totale 50105

In parziale accordo alla scala macrosismica MSK '76 (Medvedev 1977) e EMS '98 (EMS98),
gli edifici sono stati suddivisi nelle seguenti classi:
Classe A: Edifici in muratura di cattiva qualità
Classe B: Edifici in muratura di media qualità
Classe C: Edifici in muratura di buona qualità
c.a: Edifici in cemento armato
Nelle tabelle II e III sono riportati, rispettivamente per le basi dati Marche '97 e Pollino '98, i
criteri di attribuzione degli edifici in classi sulla base della loro descrizione tipologica o delle lo-
ro caratteristiche prestazionali. L'attribuzione deriva dal giudizio esperto espresso dai compo-
nenti del gruppo di lavoro congiunto SSN/GNDT che ha portato alla stesura della scheda di ri-
levamento agibilità e danno (Baggio et al 2000).
E' anche necessario tenere presente che la scheda di rilevamento danno e agibilità prevede
una opzione di multiscelta per quanto riguarda la tipologia strutturale. Tale opzione è stata la r-
gamente utilizzata dai rilevatori nelle Marche, dove si registrano fino a 7 diverse tipologie nello
stesso edificio. Per la difficoltà di trattare sinteticamente la multiscelta tipologica, questa nel ri-
lievo del Pollino è stata limitata ad un massimo di due opzioni.

Tabella II. Attribuzione di tipologie strutturali a Tabella III. Attribuzione di tipologie strutturali a
Classi di vulnerabilità (Marche '97) classi di vulnerabilità Pollino '98.
Strutture vert icali Strutture vert icali
MURATURA CA MURATURA CA
Tessitura irre- Tessitura re- Tessitura irre- Tessitura re-
gol. di cattiva gol. di buona gol. di cattiva gol. di buona
qualità, pietra qualità, bloc qualità, pietra qualità, bloc
me, ciottoli chi, mattoni me, ciottoli chi, mattoni
Senza Con Senza Con Senza Con Senza Con
catene catene catene catene catene catene cat ene catene
Orizzontamenti Orizzontamenti
cordol cordol cordol cordol cordol cordol cordol cordol

Volte A A A B Volte senza caten A A A B


Legno A B A B Volte con catene A B A B
Acciaio e voltine A B B B Solaio deformabil A B A B
Acciaio e tavelloni A B B C1 Solaio semirigido A B B C1
Cemento armato B B C1 C1 C2 Solaio rigido B B C1 C1 C1
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80 80
Vuln.max Vuln.max
60 60
Vuln.med Vuln.med
40 40

20 20

0 0
A B C1 A B C1

Figura 1. Pollino '98. Distribuzione degli edifi- Figura 2. Prov. di Macerata (Marche '97). Di-
ci in classi nel diverso trattamento della multi- stribuzione degli edifici in classi nel diverso
scelta tipologica. trattamento della multiscelta tipologica.

Nelle elaborazioni successive si è assunta come tipologia rappresentativa dell'edificio quella


relativa alla classe più vulnerabile. L'ipotesi alternativa di considerare equiprobabili le diverse
tipologie presenti nell'edificio non altera la vulnerabilità dell'edificato in maniera sostanziale ,
come si evince dalle figure 1 e 2 riferite a Pollino '98 e alla Provincia di Macerata (Marche '97).
Con riferimento alle precedenti proposte di danno fisico, seguendo quanto riportato in (Dolce
et al. 1999), il danno medio osservato alle strutture vertic ali è ottenuto tramite la relazione:

dmv = ∑i di ei

in cui di ed ei si ricavano dalle regole di conversione riportate in tabella IV e V. La sommato-


ria è estesa a tutti i livelli di danno rilevati sulle strutture verticali. Il danno medio alle strutture
verticali viene successivamente discretizzato in sei livelli, da 0 a 5, attribuendo i valori interme-
di al livello superiore.

Tabella IV. Valutazione del danno medio alle strutture verticali (Marche '97)
Livello Rilevato D0-D1 D2-D3 D4-D5
Adottato d=0.5 d=2.5 d=4.5
Estensione Rilevato e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3
Adottato e=0.166 e=0.500 e=0.834

Tabella V. Valutazione del danno medio alle strutture verticali (Pollino '98)
Livello Rilevato D0 D1 D2-D3 D4-D5
Adottato d=0 d=1 d=2.5 d=4.5
Estensione Rilevato e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3
Adottato e=0.166 e=0.500 e=0.834

Nel caso si consideri il danno fisico come un vettore contenente il danno medio osservato alle
strutture verticali ed agli elementi non strutturali, dm t, le trasformazioni precedenti vengono este-
se anche agli elementi non strutturali.
Secondo quanto proposto in (Dolce et al. 1998), il danno massimo osservato alle strutture
verticali, dMv , viene invece valutato in base alle seguenti regole di conversione:

Tabella VI. Valutazione del danno massimo osservato alle strutture verticali (Marche '97)
Livello rilevato (D0-D1)o (D2-D3)o (D4-D5)o
Estens. Livello e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3 e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3 e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3
Danno max, d Mv D0 D1 D1 D2 D3 D3 D4 D4 D5

Tabella VII. Valutazione del danno massimo osservato alle strutture verticali (Pollino '98)
Liv. rilev. D0 o D1 o (D2-D3)o (D4-D5)o
Est. livello e<1/ 3 1/3<e<2/3 e>2/3 e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3 e<1/3 1/3<e<2/3 e>2/3
Dmax d Mv D0 D1 D1 D2 D2 D3 D3 D4 D4 D5
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Nel caso si consideri il danno fisico come un vettore contenente il danno massimo osservato alle
strutture verticali ed agli elementi non strutturali, dM t, le trasformazioni precedenti vengono est-
ese anche agli elementi non strutturali.
Per danno fisico pari al danno medio osservato in tutto l'edificio, si pone (Dolce et al. 1999):

dm = ∑j pj dmj

dove la sommatoria è estesa a tutti i componenti dell'edificio, dm j rappresenta il danno medio


al generico componente e pj il peso relativo, secondo quanto riportato in tabella VIII. Il danno
medio a tutto l'edificio viene successivamente discretizzato in sei livelli, da 0 a 5, attribuendo i
valori intermedi al livello superiore.

Tabella VIII. Pesi per la determinazione del danno medio a tutto l'edificio
Componente Strutture Strutture Scale Copertura Tamponature
Tipologia edif verticali Orizzontali e tramezzi
Muratura 0.350 0.275 0.050 0.275 0.050
C.a. 0.300 0.225 0.050 0.225 0.200

4. VULNERABILITA’ ECONOMICA

La maniera più accurata per determinare i costi di riparazione è quella di esaminare i progetti di
intervento, ed i relativi computi estimativi, redatti nell'ambito del processo di ricostruzione dei
diversi terremoti. Tuttavia, i recenti modelli di ricostruzione in Italia (Legge 61/1998, Ordinanze
2847/98, 2741/98, 3047/00 M.I.) prevedono un contributo dello Stato non solo per la riparazio-
ne del danno, ma anche per il miglioramento sismico. Il contributo massimo concedibile per
unità di superficie è fissato dalle procedure e direttive tecniche, generalmente in relazione alla
tipologia strutturale, al danno subito ed alla vulnerabilità sismica dell'edificio. I costi per unità
di superficie, se valutati a partire dai progetti, non rifletterebbero altro che i costi parametrici
adottati nelle diverse ricostruzioni post-sisma e comprenderebbero anche il miglioramento si-
smico. Per ottenere, invece, il solo costo di riparazione, sarebbe necessario scorporare dal com-
puto estimativo le opere relative al miglioramento sismico, cosa non sempre possibile, data l'u-
nitarietà dell'intervento.
Una maniera per aggirare il problema consiste nel redigere dei computi estimativi virtuali, a
partire dai dati di rilievo post-evento e sulla base di prefissate strategie di intervento, dipendenti
dalla tipologia strutturale, dal danno e dalla vulnerabilità dell'edificio. Un simile codice di ela-
borazione è stato recentemente messo a punto dal Servizio Sismico Nazionale (Di Pasquale
1998a) e utilizza proprio la base dati ottenuta dall'informatizzazione delle schede di agibilità e
danno. Le strategie di intervento di riparazione del danno ed i costi unitari adottati nel codice
sono riportati in (Di Pasquale 1998a, 1998b). Il codice, nella sua versione attuale, elabora edifici
in muratura ed in cemento armato, mentre non tratta edifici in acciaio ed edifici a struttura mi-
sta. Per svincolarsi dalle dimensioni dell'edificio, il costo di riparazione viene reso adimensiona-
le rispetto al costo di nuova costruzione e sarà individuato nel seguito come costo relativo di ri-
parazione, cr. Il costo di nuova costruzione viene valutato in prima approssimazione come un
costo unitario a metro quadro per la superficie totale dell'edificio. Nella maggioranza dei casi, il
costo relativo di riparazione è una variabile compresa tra zero e l'unità.
L'andamento del valor medio del costo relativo di riparazione per edifici di diversa classe ti-
pologica è riportato in figura 3 al variare del livello di danno medio alle strutture verticali e rela-
tivamente al data-base Pollino '98. Si nota, almeno relativamente a questa base di dati, una mo-
desta, ma chia ra, variazione di costo con la classe tipologica, nel senso che a classi più
vulnerabili corrisponde, a parità di livello di danno, un maggior costo relativo di riparazione. I
valori di costo relativo in corrispondenza del livello di danno 5 non sono attendibili, a seguito
dello scarso numero di edifici interessati da questo livello di danno. Anzi, per le classi meno
vulnerabili, si registrano pochi casi anche per livello di danno pari a 4. Non essendoci stati nel
Pollino veri e propri collassi, il livello di danno 5 è da riferirsi presumibilmente a situazioni di
danno presistente.
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1 1
Mur A dMv
0.8 Mur B 0.8 dmv

cr medio
cr medio
Mur C
0.6 C.a. 0.6 dm

0.4 0.4

0.2 0.2

0 0
0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5

dmv d

Figura 3. Costo relativo di riparazione medio Figura 4. Costo relativo di riparazione medio
per classi A, B, C e c.a. al variare del livello di per edifici di classe A per diverse misure di
danno medio alle strutture verticali. Pollino '98. danno. Pollino '98.

Il fatto, inoltre, che le schede di rilievo non prevedano un effettivo livello di danno 5, ma che
esso derivi dalle trasformazioni del danno riportate al paragrafo precedente, è un ulteriore moti-
vo per registrare costi di riparazione, in media, inferiori all'unità. La poca attendibilità del costo
di riparazione per livello di danno 5 è, peraltro, comune a tutte le basi di dati, come è possibile
evincere dalle figure successive. Nel seguito, ove edifici con livello di danno 5 non fossero pre-
senti in un dato campione, si è assunto un costo relativo unitario.
L'influenza del parametro di danno adottato è riportato in figura 4, dove si nota, ancora per la
base dati Pollino '98 e almeno per i livelli di danno più significativi (d=2 e d=3), un incremento
del valor medio del costo relativo di riparazione passando da una rappresentazione in termini di
danno massimo alle strutture verticali, al danno medio alle strutture verticali, al danno medio a
tutto l'edificio. Ad esempio il valor medio del costo per danno all'edificio di livello 2 è molto
simile al costo medio per danno massimo alle strutture verticali pari a 3. Questo deriva dal fatto
che, generalmente, nello stesso edificio il danno medio all'edificio è inferiore al danno medio al-
le strutture verticali, a sua volta inferiore al danno massimo alle strutture verticali. Nella valuta-
zione del miglior parametro di danno da adottare è opportuno tener conto non solo del valore
medio del costo, ma anche, come sviluppato nel seguito, della sua distribuzione.

1
Pollino
0.8 Rieti
cr medio

0.6 Fabriano
Macerata
0.4 Pesaro
0.2
0
0 1 2 3 4 5
dMv
Figura 5. Costo relativo di riparazione medio per edifici di classe A,
per danno massimo alle strutture verticali e per diverse basi di dati.

Le diverse basi di dati sono confrontate in figura 5 per edifici di classe A e per danno pari al
danno massimo alle strutture verticali. Si nota che il valor medio del costo relativo di riparazio-
ne non differisce molto per le diverse basi di dati, a parte il caso del Pollino '98 che fornisce si-
stematicamente un costo più elevato. Lo stesso andamento si riscontra per le altre misure del
danno adottate e per le altre classi di vulnerabilità. Di conseguenza, non ritenendo significative
le differenze riscontrate, tutte le basi di dati disponibili vengono analizzate nell'insieme.
Le elaborazioni sono riportate nelle figure 6, 7 e 8 per le diverse classi di vulnerabilità e al
variare del parametro di danno utilizzato per descrivere il danno fisico. In tutti i casi esaminati si
nota come la differenza nel valor medio del costo relativo di riparazione tra le diverse classi di
vulnerabilità si sia ridotta a valori trascurabili. Lo stesso risultato, non riportato nelle figure, si
ottiene considerando anche i momenti secondi delle distribuzioni di costo, indicando come le
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differenze evidenziate in figura 3 si siano poi compensate trattando insieme più basi di dati. Ri-
mane quindi giustificato assumere un'unica distribuzione di costo relativo di riparazione, indi-
pendente dalla classe tipologica dell'edificio. Il risultato è riportato, in termini di valor medio, in
figura 9 per le diverse misure di danno fisico adottate, mentre deviazione standard e numero di
edifici interessati dai diversi livelli di danno sono riportati nella tabella IX.
Nelle figure 6, 7, 8 e 9 si nota come i valori di costo in corrispondenza del livello di danno 5
siano ancora poco attendibili. Peraltro tutte le ipotesi adottate per la formulazione del danno fi-
sico appaiono accettabili, almeno in termini di valor medio del costo relativo di riparazione. In
termini di varianza, dai dati riportati in tabella IX si evince che il coefficiente di variazione, me-
diato su tutti i livelli di danno, è minimo nel caso di danno massimo alle strutture vertic ali.

1.0 1.0
Mur A Mur A
0.8 0.8 Mur B

cr medio
Mur B
cr medio

Mur C 0.6 Mur C


0.6
C.a. C.a.
0.4 0.4
0.2 0.2
0.0 0.0
0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5
dm dmv

Figura 6. Costo relativo di riparazione medio Figura 7. Costo relativo di riparazione medio
per diverse classi di vulnerabilità e per danno per diverse classi di vulnerabilità e per danno
medio all'edificio. medio alle strutture verticali.

1.0
1.0
dm
Mur A 0.8
0.8 dmv
cr medio

Mur B
cr medio

0.6 0.6 dMv


Mur C
0.4 C.a. 0.4
0.2 0.2
0.0 0.0
0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5
dMv d

Figura 8. Costo relativo di riparazione medio Figura 9. Costo relativo di riparazione medio
per diverse classi di vulnerabilità e per danno per diverse misure del danno. Tutte le basi di
massimo alle strutture verticali. dati e tutti gli edifici.

Tabella IX. Valore medio e deviazione standard del costo relativo di riparazione
d=dm d=dmv d=dMv
d Num.ed. Media DevStd Num.ed. Media DevStd Num.ed. Media DevStd
0 3984 0.003 0.033 6337 0.005 0.035 15691 0.002 0.008
1 30521 0.041 0.054 26333 0.035 0.043 9928 0.047 0.053
2 5540 0.218 0.158 4971 0.145 0.056 9473 0.080 0.053
3 2660 0.410 0.211 4467 0.305 0.111 3676 0.226 0.077
4 1804 0.781 0.142 2353 0.799 0.113 3407 0.295 0.142
5 22 0.814 0.254 70 0.806 0.216 2356 0.804 0.108

Essendo il costo relativo di riparazione variabile aleatoria continua compresa tra 0 e 1, è pos-
sibile far uso della distribuzione Beta, di espressione:

Beta(λ,ν,cr)=B(λ,ν)-1 cr λ-1 (1- cr)ν-1 1≥cr≥0 B(λ,ν)=Γ(λ)Γ(ν)/Γ(λ+ν)

I parametri della distribuzione sono legati a valor medio e varianza del costo relativo di ripa-
razione dalle seguenti relazioni:
X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001

µcr(d)=λ/(λ+ν)
σ2 cr(d)=λν/[(λ+ν)2 (λ+ν+1)]

avendo indicato la dipendenza del valor medio e della varianza del costo dal livello di danno
fisico. Il confronto tra distribuzione effettiva e distribuzione Beta, per la sola base dati del Polli-
no '98 e per edifici di classe A, soggetti a danno medio alle strutture verticali di livello pari a 1,
2 e 3 è riportato in figura 10 e conferma la scelta adottata.
Classe A, d=1,2, 3
16

pdf14

12

10

0
0.2 0.4 0.6 0.8 1

Costo relativo

Figura 10. Distribuzione effettiva e distribuzione


Beta del costo relativo di riparazione al variare del
danno medio alle strutture verticali. Pollino '98

Per tenere in conto anche il livello di danno alle tamponature è necessario riferirsi alla sola base
dati del Pollino '98. Il valor medio del costo relativo di riparazione è riportato in figura 11 e 12 a
secondo che il danno alle strutture vertic ali ed alle tamponature sia assunto rispettivamente pari
al danno massimo oppure medio. Il coefficiente di variazione medio del costo di riparazione è
inferiore anche del 50% rispetto al caso di descrizione del danno scalare, ma, contrariamente a
questo caso, è minore quando rapportato al danno medio alle strutture verticali ed alle tampona-
ture (CVmedio=0.52) che non al danno massimo (CVmedio=0.71). In entrambi i casi si nota
come il danno alle tamponature sia maggiormente significativo per i bassi livelli di danno alle
strutture verticali.

1.0 1.0
cr medio
cr medio

0.8 0.8

0.6 0.6
0.4 0.4
0.2 0.2
0.0 0.0
5
0 1 4 5 0 1 3
4
2 3 dMv 2 3 2 dmv
3 2
dMt 4
5 0
1 dmt 4 5 0 1

Figura 11. Costo relativo di riparazione medio Figura 12. Costo relativo di riparazione medio
per danno massimo alle strutture verticali ed al- per danno medio alle strutture verticali ed alle
le tamponature. Pollino '98. tamponature. Pollino '98.

5. VULNERABILITA’ FUNZIONALE

La vulnerabilità funzionale degli edifici residenziali viene analizzata attraverso gli esiti di agib i-
lità dei rilievi post -evento. A tal fine l'inagibilità viene definita come uno dei due possibili sta ti
di un edificio (agibile ed inagibile), caratterizzato da un livello di danno tale per cui l'edificio
X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001

stesso non è più in grado di assolvere le funzioni a cui era deputato, rimanendo ragionevolmente
protetta la vita umana (Baggio et al. 2000). Le schede di agibilità adottate nei diversi rilievi sono
caratterizzate dagli esiti di agibilità riportati nella seguente tabella:

Tabella X. Esiti di agibilità


Codifica Esito
A Agibile
B Agibile con provvedimenti di pronto intervento
C Parzialmente inagibile
D Da rivedere
E Inagibile

Ai fini del presente lavoro e in accordo a quanto prodotto dal (Gruppo di Lavoro 2001), sa-
ranno considerati inagibili gli edifici totalmente inagibili, il 50% di quelli parzialmente agibili
ed una opportuna percentuale di quelli da rivedere. In particolare detti NA , NB, NC , ND , NE rispet-
tivamente il numero di edifici agibili, agibili con provvedimenti, parzialmente agibili, da rivede-
re ed inagibili rilevati dopo un evento sismico, la frequenza relativa di inagibilità, condizionata a
quell'evento, viene posta pari a:

Freq. relativa di inagibilità=( αNC +NE )/(NA +NB +NC +NE )=(αNC +NE )/(NT -ND ) (5)

con α=0.5. La precedente relazione implica che gli edifici da rivedere (esito D) si distribuiscano
tra agibili e inagibili mantenendone inalterata la proporzione.
La probabilità di inagibilità, condizionata ad un dato livello di danno strutturale e ad una data
tipologia si può ottenere sempre con la relazione 5, qualora il numero di edifici sia valutato se-
lezionando una prefissata tipologia ed un prefissato livello di danno e se tale numero risulta suf-
ficientemente elevato. Qualora edifici con livello di danno pari a 5 non siano presenti in una
qualche base di dati, in corrispondenza del livello di danno 5 verrà assegnata una frequenza rela-
tiva di inagibilità unitaria.

100
dm
80
dmv
60 dMv
%

40
20
0
0 1 2 3 4 5
d

Figura 13. Frequenza relativa di inagibilità per edifici


di classe A, Prov. Pesaro (Marche '97) al variare della
misura del danno.

L'andamento della frequenza di inagibilità, in relazione alle diverse possibili misure di danno,
è riportata in figura 13 per agli edifici di classe A della base dati relativa alle Provincia di Pesaro
(Marche '97). Dalla figura si evince che il danno massimo alle strutture verticale, come era leci-
to aspettarsi, rappresenta un migliore indicatore in quanto associato sia a più piccole frequenze
di inagibilità per live llo di danno nullo che a frequenze di inagibilità prossime all'unità per il l i-
vello di danno 5. Questo andamento è presente, anche se in misura meno marcata, anche per le
altre classi di vulnerabilità e per le altre basi di dati.
Le frequenze relative di inagibilità al variare della classe di vulnerabilità sono riportate in f i-
gura 14 per la base dati Marche '97, Provincia di Macerata, in funzione del danno massimo alle
strutture verticali. Si osserva una netta riduzione della frequenza di inagibilità al rid ursi della
vulnerabilità degli edifici.
X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001

100 100 Fabriano


Mur. A Macerata
80 Mur. B 80 Pesaro
Mur. C 60 Pollino
60

%
C.a. Rieti
%

40 40
20 20
0 0
0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5
dMv dmv

Figura 14. Frequenza relativa di inagibilità per Figura 15. Frequenza relativa di inagibilità per
edifici di classe A,B,C,c.a. e per danno massi- edifici di classe B, al variare della base di dati e
mo alle strutture verticali.Macerata, Marche '97 per danno medio alle strutture verticali.

In figura 15 si confronta invece la frequenza relativa di inagibilità nelle diverse basi di dati,
adottando come misura del danno il danno medio alle strutture verticali, frequentemente utiliz-
zato nelle analisi di vulnerabilità (Di Pasquale 1887, 1998, Zuccaro 2000, Goretti 2000). Si fissa
l'attenzione sugli edifici di classe B. Dall'esame della figura 15 si nota come il data base relativo
al Comune di Fabriano (Marche '97) contenga più del 20% di inagibilità sia per danno nullo che
per livello di danno 1, per poi arrivare al livello di danno 3 con circa il 90% di inagibilità. Il ca-
so opposto presenta il data-base di Rieti '97, dove le frequenze di inagibilità appaiono decis a-
mente più basse delle altre basi di dati. Lo stesso andamento si ritrova anche nelle altre classi di
vulnerabilità. Dalle considerazioni precedenti si ritiene quindi opportuno sia differenziare l'in a-
gibilità in relazione alla classe tipologica degli edifici che elaborare insieme tutte le basi di dati,
tranne Fabriano Comune e Rieti. Insieme esse rappresentano il 10% del campione totale.

100 100
Mur. A Mur. A
Mur. B
80 80 Mur. B
Mur. C Mur. C
C.a.
60 60 C.a.
%
%

40 40
20 20
0 0
0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5
dmv dMv
Figura 16. Frequenza relativa di inagibilità per Figura 17. Frequenza relativa di inagibilità per
edifici di classe A, B, C e c.a e per danno me- edifici di classe A, B, C e c.a. e per danno mas-
dio alle strutture verticali. simo alle strutture verticali.

100
Mur. A
80 Mur. B
Mur. C
60 C.a.
%

40
20
0
0 1 2 3 4 5
dm

Figura 18. Frequenza relativa di inagibilità per edifici


di classe A, B, C e c.a. e per danno medio all'edificio.

I risultati sono riportati nelle figure 16, 17 e 18 ed in tabella XI, per le diverse misure di dan-
no adottate. Le frequenze relative di inagibilità sono maggiori per danno medio all'edificio e si
riducono, a parità di livello di danno, per danno medio alle strutture verticali e ancor di più per
X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001

danno massimo alle strutture verticali. Questo fatto è dovuto, come già evidenziato per il costo
relativo di riparazione, alle diverse definizioni adottate per la misura del danno.

Tabella XI. Frequenza relativa di inagibilit à (%)


dMv dmv dm
d A B C C.a. N A B C C.a. N A B C C.a. N
0 10 4 2 1 13798 21 7 3 1 5832 21 7 3 0 3700
1 10 4 2 2 9390 15 7 3 2 23396 16 9 4 2 26779
2 30 22 13 11 7766 50 41 27 23 4081 66 57 47 26 4746
3 65 52 40 33 3254 82 75 64 38 3745 88 89 72 20 2356
4 88 84 74 39 2905 96 93 83 20 2133 97 95 86 83 1648
5 96 93 100 100 2135 71 86 100 100 61 79 100 100 100 19

Nell'insieme le frequenze di inagibilità sembrano presentare un andamento più verosimile se


riferite al danno massimo alle strutture verticali. Ciò è confermato anche da un indice di effi-
cienza definito come:

E=1-{∑T [f0 2 +(1-f5 )2 ]0.5T }/NT

essendo fd la frequenza relativa di inagibilità per danno d e N T il numero di classi di vulnera-


bilità introdotte, pari a 4. L'indice fornisce una misur a della distanza dalla frequenza nulla di i-
nagibilità per danno nullo e dalla frequenza relativa unitaria di inagibilità per collasso t otale.
Per danno uguale al danno massimo alle strutture verticali si ha E=0.94, per danno pari al
danno medio alle strutture verticali si ha E=0.86 e per danno è pari al danno medio su tutto l'edi-
ficio si ha E=0.90 In quest'ultimo caso, tuttavia, il danno raggiunge raramente il livello 5 e aver-
ne imposto una frequenza di inagibilità unitaria comporta un indice di efficienza maggiore.
E' presumibile che le elevate frequenze di inagibilità in corrispondenza del livello di danno
nullo siano da relazionare al danno presistente. Nella fase iniziale dell'emergenza in Pollino, ad
esempio, ai rilevatori era stato chiesto di registrare il solo danno da sisma, depurato da quello
presistente, piuttosto che il danno totale, somma del danno sismico e di quello presistente. Que-
sto può aver prodotto un incremento delle frequenze relative di inagibilità per danno nullo e
sembra trovare conferma nel fatto che, al ridursi della vulnerabilità, si riduce la frequenza relati-
va di inagibilità per danno nullo. Se il fenomeno fosse dovuto a danno del contesto esterni, del
terreno o delle tamponature, non sarebbe probabilmente così legato alla classe di vulnerabilità.
E' comunque una ipotesi che rimane da confermare.
Rimane ancora da notare che le frequenze relative di inagibilità si accordano con quanto r i-
portato nel Manuale di compilazione della scheda di rilievo agibilità e danno (Baggio et al.
2000), benché tale Manuale abbia visto la stampa ben dopo il termine delle campagne di rileva-
mento nelle Marche e nel Pollino. Nel manuale il limite di danno indicato per il passaggio da
prevalente agibilità a prevalente inagibilità è fissato tra il livello d i danno 2 e 3. Tale condizione
si ritrova qualora ci si riferisca al danno massimo alle strutture verticali, mentre negli altri casi,
le differenze che si riscontrano sono dovute, come già detto, ai rapporti tra le diverse misure di
danno.

100.0
cr medio

80.0

60.0

40.0

20.0

0.0
0 1 4 5
2 3 dmv
3 2
dmt 4 1
5 0

Figura 19. Frequenza relativa di inagibilità per edifici in c.a.


per danno medio alle strutture verticali ed alle tamp onature.
X Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera 9-13 settembre 2001

Quando si considera il danno come un vettore contenente il livello di danno alle strutture ver-
ticali ed alle tamponature, potendo elaborare il solo data base Pollino '98 ed essendo l'agib ilità
dipendente dalla vulnerabilità degli edifici, non si ottengono risultati sempre attendibili. Come
esempio la frequenza relativa di inagibilità degli edifici in ca. condizionata al danno medio alle
strutture verticali ed alle tamponature è riportata in figura 19, nella quale si nota una tendenza
all'inagibilità al crescere del danno alle tamponature, fissato un livello di danno alle strutture
verticali, ma anche come molti livelli di danno rimangano scoperti dalla statistica.

6. CONCLUSIONI

Nel presente lavoro è stata valutata la vulnerabilità secondaria, sia funzionale che economica,
degli edifici residenziali, a partire dai dati di danno e agibilità su più di 50.000 edifici rilevati
dopo i recenti eventi sismic i italiani.
La vulnerabilità economica è stata espressa tramite il costo relativo di riparazione, pari al
rapporto tra il costo di riparazione ed il costo di nuova costruzione. La sua distribuzione è stata
ottenuta attraverso computi estimativi virtuali a partire dai dati metrici, di danno e di vulnerabi-
lità degli edifici rilevati, sulla base di prefissate strategie di intervento. E' emerso che il costo
relativo di riparazione, condizionato ad un dato livello di danno:
• ha minore dispersione quando l'indicatore di danno comprende il danno medio alle strut-
ture verticali ed alle tamponature;
• relativamente al solo caso di indicatore di danno scalare, ha minore dispersione se riferito
al danno massimo alle strutture verticali;
• non dipende sensibilmente dalla tipologia strutturale;
• ha distribuzione bene approssimata dalla distribuzione Beta;
• ha valor medio non lineare nel livello di danno, avvicinandosi a quanto proposto in diver-
si lavori (Di Pasquale et al. 1998, Gruppo di Lavoro 2001, Goretti 2000).
La vulnerabilità funzionale è stata espressa tramite la frequenza relativa di inagibilità, val uta-
ta sulla base degli esiti di agibilità contenuti nelle schede di rilievo agibilità e danno. Si è ott enu-
to che la frequenza relativa di inagibilità, condizionata ad un dato livello di danno:
• ha rappresentazione più verosimile quando il parametro di danno, se di tipo scalare, è as-
sunto pari al danno massimo alle strutture verticali;
• dipende in maniera significativa dalla vulnerabilità strutturale;
• riflette quanto previsto ne l Manuale per la compilazione delle schede di agibilità e danno
(Baggio et al. 2000);
• presenta, nel caso di edifici più vulnerabili, una elevata componente per danno nullo,
probabilmente legata allo stato di danno presistente.
In generale, dall'esame dei risultati si evince la poca affidabilità del risultati in corrispondenza
del livello di danno pari a 5 e, per le classi meno vulnerabili, anche pari a 4. Il motivo è da ricer-
carsi nel modesto numero di edifici che hanno subito tali livelli di danno ed alla codifica del
danno nella scheda di rilievo che ha richiesto delle opportune trasformazioni per essere riportato
in una scala a 6 livelli. Il parametro di danno pari al danno medio sull'edificio, inteso come
combinazione lineare di danni medi ai singoli componenti dell'edificio, è il parametro che meno
si adatta alla rappresentazione delle conseguenze esaminate. Tale aspetto, anche se in contesto
differente, è stato evidenziato anche in (De Stefano et al. 2000). Se la scelta ottimale delle va-
riabili di danno, atte a descrivere le conseguenze del danno stesso, richiede ancora un approfon-
dimento in termini, ad esempio, di analisi multivariata, i parametri di vulnerabilità secondaria,
sia funzionale che economica, possono essere già utilizzati, con gli opportuni aggiustamenti in
corrispondenza dei livelli di danno 0 e 5, nelle valutazioni di scenario o di rischio sismico.

7. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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