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428 Parmenide. Nostos.

L’essere e gli enti

FR. 1

1 †ppoi ta… me fšrousin, Óson t’ ™pˆ qumÕj ƒk£noi,


pšmpon, ™pe… m’ ™j ÐdÕn bÁsan polÚfhmon ¥gousai
da…monej, ¿ kat¦ p£nt’ ¥sth fšrei e„dÒta fîta·
tÁi ferÒmhn· tÁi g£r me polÚfrastoi fšron †ppoi
5 ¤rma tita…nousai, koàrai d’ ÐdÕn ¹gemÒneuon.
¥xwn d’ ™n cno…hisin †ei sÚriggoj ¢ut»n
a„qÒmenoj (doio‹j g¦r ™pe…geto dinwto‹sin
kÚkloij ¢mfotšrwqen), Óte sperco…ato pšmpein
`Hli£dej koàrai, prolipoàsai dèmata NuktÒj,
10 e„j f£oj, çs£menai kr£twn ¥po cersˆ kalÚptraj.
œnqa pÚlai NuktÒj te kaˆ ”HmatÒj e„si keleÚqwn,
ka… sfaj Øpšrquron ¢mfˆj œcei kaˆ l£inoj oÙdÒj·
aÙtaˆ d’ a„qšriai plÁntai meg£loisi qurštroij·
tîn d D…kh polÚpoinoj œcei klh‹daj ¢moiboÚj.
15 t¾n d¾ parf£menai koàrai malako‹si lÒgoisin.
pe‹san ™pifradšwj, éj sfin balanwtÕn ÑcÁa
¢pteršwj êseie pulšwn ¥po· taˆ d qurštrwn
c£sm’ ¢canj po…hsan ¢napt£menai poluc£lkouj
¥xonaj ™n sÚrigxin ¢moibadÕn e„l…xasai
Parmenide - Sulla natura 429

FR. 1

1 Le cavalle che mi conducono, quanto l’animo desidera,


guidarono dopo avermi portato sulla via della dea
[espressiva di tutte le cose,
che porta l’uomo che sa per tutte le città.
Là fui condotto. Là, infatti, mi portarono sagaci cavalle
5 il carro trainando, mentre le fanciulle indicavano la via.
L’asse dei mozzi emetteva un acuto sibilo,
infiammandosi (era infatti premuto da due rotanti
cerchi da entrambe le parti), tutte le volte che,
[nell’accompagnarmi, affrettavano
le Eliadi fanciulle divine, lasciate le case della notte,
10 verso la luce, allontanando con le mani i veli dal capo.
Là è la porta dei sentieri della Notte e del Giorno,
un’architrave e una soglia di pietra agli estremi;
porta che si innalza nell’etere, sbarrata da grandi battenti.
Di questa Giustizia punitrice ha le chiavi che aprono e chiudono.
15 Allora le fanciulle, rivolgendo ad essa parole suadenti,
la persuasero con accortezza perché per esse la sbarra del chiavistello
senza indugio togliesse dalla porta. E questa spalancandosi
produsse una vasta apertura, facendo ruotare
nei cardini, in senso inverso, gli assi di bronzo
430 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

20 gÒmfoij kaˆ perÒnhisin ¢rhrÒte· tÁi ∙a di’ aÙtšwn


„qÝj œcon koàrai kat’ ¢maxitÕn ¤rma kaˆ †ppouj.
ka… me qe¦ prÒfrwn Øpedšxato, ce‹ra d ceir…
dexiter¾n ›len, ïde d’ œpoj f£to ka… me proshÚda·
ð koàr’ ¢qan£toisi sun£oroj ¹niÒcoisin,
25 †ppoij ta… se fšrousin ƒk£nwn ¹mšteron dî,
ca‹r’, ™peˆ oÜti se mo‹ra kak¾ proÜpempe nšesqai
t»nd’ ÐdÒn (Ã g¦r ¢p’ ¢nqrèpwn ™ktÕj p£tou ™st…n),
¢ll¦ qšmij te d…kh te. creë dš se p£nta puqšsqai
ºmn ‘Alhqe…hj eÙkuklšoj ¢tremj Ãtor
30 ºd brotîn dÒxaj, ta‹j oÙk œni p…stij ¢lhq»j.
¢ll’ œmphj kaˆ taàta maq»seai, æj t¦ dokoànta
crÁn dok…mwj enai di¦ pantÕj p£nta per ὄnta.
Parmenide - Sulla natura 431

20 fissati con chiodi e con borchie. Di là, subito, per la porta


diritto per la strada maestra le fanciulle guidarono carro e cavalle.
E la Dea volentieri mi accolse, e con la sua mano la mia mano destra
strinse, e così cominciò a parlare e questo mi disse:
o giovane, tu che compagno di immortali guidatrici
25 condotto dalle cavalle giungi alle nostre case
rallegrati, giacché non sorte funesta ti ha portato a percorrere
questa via – essa è infatti lontano dalla via dagli uomini battuta –
ma Norma e Giustizia. È necessario che tu tutto apprenda:
e il cuore immobile di Verità ben rotonda
30 e le opinioni dei mortali nella quali non vi è verità che dà fiducia.
Inoltre, anche questo apprenderai: come le cose che appaiono
devono essere veramente,
[proprio in quanto cose che sono in modo totale.
432 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 2

e„ d’ ¥g’ ™gën ™ršw, kÒmisai d sÝ màqon ¢koÚsaj,


a†per Ðdoˆ moànai diz»siÒj e„si noÁsai·
¹ mn Ópwj œstin te kaˆ æj oÙk œsti m¾ enai,
Peiqoàj ™sti kšleuqoj (‘Alhqe…hi g¦r Ñphde‹),
5 ¹ d’ æj oÙk œstin te kaˆ æj creèn ™sti m¾ enai,
t¾n d» toi fr£zw panapeuqša œmmen ¢tarpÒn·
oÜte g¦r ¨n gno…hj tÒ ge m¾ ™Õn (oÙ g¦r ¢nustÒn)
oÜte fr£saij.

FR. 3
... tÕ g¦r aÙtÕ noe‹n ™st…n te kaˆ enai.

FR. 4

leàsse d’ Ómwj ¢peÒnta nÒwi pareÒnta beba…wj·


oÙ g¦r ¢potm»xei tÕ ™Õn toà ™Òntoj œcesqai
oÜte skidn£menon p£nthi p£ntwj kat¦ kÒsmon
oÜte sunist£menon.

FR. 5

xunÕn d mo… ™stin,


ÐppÒqen ¥rxwmai· tÒqi g¦r p£lin †xomai aâqij.
Parmenide - Sulla natura 433

FR. 2

Orsù io ti dirò, e tu, dopo aver ascoltato, accogli la mia parola


quali vie di ricerca, uniche, sono da pensare:
l’una che è e non è possibile che non sia.
Questa è il sentiero di Persuasione (accompagna infatti la Verità)
5 l’altra invece che non è e che essa necessariamente è non essere:
e questo, io ti dico, è un cammino in cui nulla si apprende.
Non puoi infatti né conoscere ciò che non è (questo non è fattibile)
né lo puoi esprimere.

FR. 3
... lo stesso infatti è pensare ed essere

FR. 4

Osserva col pensiero come cose assenti sono ugualmente


[modo presenti in modo saldo;
non potrai infatti separare la cosa che è dal suo legame con l’essere
nè quando secondo una fase cosmica si presenta come
[dispersa dappertutto in ogni senso
né quando si dà come raccolta tutta assieme.

FR. 5
per me è indifferente
donde prendere le mosse: là infatti di nuovo farò ritorno.
434 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 6

cr¾ tÕ lšgein te noe‹n t’ ™Õn œmmenai· œsti g¦r enai,


mhdn d’ oÙk œstin· t£ s’ ™gë fr£zesqai ¥nwga.
prèthj g£r s’ ¢f’ Ðdoà taÚthj diz»sioj <e‡rgw>,
aÙt¦r œpeit’ ¢pÕ tÁj, ¿n d¾ brotoˆ e„dÒtej oÙdn
5 pl£ttontai, d…kranoi· ¢mhcan…h g¦r ™n aÙtîn
st»qesin „qÚnei plaktÕn nÒon· oƒ d foroàntai
kwfoˆ Ðmîj tuflo… te, teqhpÒtej, ¥krita fàla,
oŒj tÕ pšlein te kaˆ oÙk enai taÙtÕn nenÒmistai
koÙ taÙtÒn, p£ntwn d pal…ntropÒj ™sti kšleuqoj.

FR. 7

oÙ g¦r m»pote toàto damÁi enai m¾ ™Ònta·


¢ll¦ sÝ tÁsd’ ¢f’ Ðdoà diz»sioj erge nÒhma
mhdš s’ œqoj polÚpeiron ÐdÕn kat¦ t»nde bi£sqw,
nwm©n ¥skopon Ômma kaˆ ºc»essan ¢kou»n
5 kaˆ glîssan, kr‹nai d lÒgwi polÚdhrin œlegcon
™x ™mšqen ∙hqšnta.
Parmenide - Sulla natura 435

FR. 6

È necessario dire e pensare che l’essere è: l’essere infatti è,


mentre il nulla non è. Questo ti esorto a considerare.
In primo luogo da questa via di ricerca <ti tengo lontano>,
poi anche da quella sulla quale mortali che nulla sanno
5 errano, gente dalla doppia testa: l’impotenza infatti nei loro
petti guida una mente errante. Costoro sono trascinati via
sordi ad un tempo e ciechi, istupiditi, gente priva di giudizio,
dai quali essere e nulla sono creduti ad un tempo la stessa cosa
e non la stessa, e che di tutte le cose vi è un sentiero
[che si rovescia nell’opposto.

FR. 7

giammai questo potrà essere indotto con la forza:


[che siano le cose che non sono!
ma tu da questa via di ricerca distogli la mente,
né l’abitudine indotta da un ripetuto andare a tentoni,
[ti costringa su questa via
ad utilizzare un occhio che non vede, un frastornato udito
5 e una lingua, ma giudica con il ragionamento il controverso
[oggetto della disputa
che da me ti è stata esposto.
436 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 8

1 mÒnoj d’ œti màqoj Ðdo‹o


le…petai æj œstin· taÚthi d’ ™pˆ s»mat’ œasi
poll¦ m£l’, æj ¢gšnhton ™Õn kaˆ ¢nèleqrÒn ™stin,
™sti g¦r oÙlomelšj te kaˆ ¢tremj ºd’ ¢tšleston·
5 oÙdš pot’ Ãn oÙd’ œstai, ™peˆ nàn œstin Ðmoà p©n,
›n, sunecšj· t…na g¦r gšnnan diz»seai aÙtoà;
pÁi pÒqen aÙxhqšn; oÙd’ ™k m¾ ™Òntoj ™£ssw
f£sqai s’ oÙd noe‹n· oÙ g¦r fatÕn oÙd nohtÒn
œstin Ópwj oÙk œsti. t… d’ ¥n min kaˆ cršoj ðrsen
10 Ûsteron À prÒsqen, toà mhdenÕj ¢rx£menon, fàn;
oÛtwj À p£mpan pelšnai creèn ™stin À oÙc….
oÙdš pot’ ™k toà ™Òntoj ™f»sei p…stioj „scÚj
g…gnesqa… ti par’ aÙtÒ· toà e†neken oÜte genšsqai
oÜt’ Ôllusqai ¢nÁke D…kh cal£sasa pšdhisin,
15 ¢ll’ œcei·
Parmenide - Sulla natura 437

FR. 8

Dunque unicamente un discorso della via


rimane: che è. In essa vi sono segni indicatori
assai numerosi: che l’essere è ingenerato e incorruttibile,
giacché è un intero, immobile e perfetto:
5 né mai era né sarà, giacché esso è ora, tutto insieme,
uno, continuo. Quale nascita infatti cercherai di esso?
Come e donde cresciuto? Dal non essere non ti concedo
né di dire né di pensare: né infatti è possibile dire e pensare
che non è. E quale necessità l’avrebbe costretto
10 a generarsi dopo piuttosto che prima, dal momento che ha
[come principio il nulla?
sicché è necessario che esso sia del tutto o per niente affatto.
Neppure dall’essere concederà la forza di una convinzione
che possa nascere qualcosa che gli stia accanto. Perciò né generarsi
né distruggersi concesse Giustizia allentando i vincoli,
438 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

15 ἀλλ’ œcei· ¹ d kr…sij perˆ toÚtwn ™n tîid’ œstin·


œstin À oÙk œstin· kškritai d’ oân, ésper ¢n£gkh,
t¾n mn ™©n ¢nÒhton ¢nènumon (oÙ g¦r ¢lhq»j
œstin ÐdÒj), t¾n d’ éste pšlein kaˆ ™t»tumon enai.
pîj d’ ¨n œpeit’ ¢pÒloito ™Òn; pîj d’ ¥n ke gšnoito;
20 e„ g¦r œgent’, oÙk œst(i), oÙd’ e‡ pote mšllei œsesqai.
tëj gšnesij mn ¢pšsbestai kaˆ ¥pustoj Ôleqroj.
oÙd diairetÒn ™stin, ™peˆ p©n ™stin Ðmo‹on·
oÙdš ti tÁi m©llon, tÒ ken e‡rgoi min sunšcesqai,
oÙdš ti ceirÒteron, p©n d’ œmpleÒn ™stin ™Òntoj.
25 tîi xunecj p©n ™stin· ™Õn g¦r ™Ònti pel£zei.
aÙt¦r ¢k…nhton meg£lwn ™n pe…rasi desmîn
œstin ¥narcon ¥pauston, ™peˆ gšnesij kaˆ Ôleqroj
tÁle m£l’ ™pl£cqhsan, ¢pîse d p…stij ¢lhq»j.
taÙtÒn t’ ™n taÙtîi te mšnon kaq’ ˜autÒ te ke‹tai
Parmenide - Sulla natura 439

15 ma lo tiene in modo saldo. Il giudizio su tutto ciò allora consiste


[in questo:
è o non è. Si è quindi giudicato, com’è necessario, che una via
[è da abbandonare
in quanto impensabile e senza nome (non infatti è del vero
[via), mentre l’altra veramente è.
E come l’essere potrebbe avere esistenza nel futuro?
[Come potrebbe essersi generato?
20 Giacchè, se esso fosse nato, non è (essere), e neppure è essere
[se esisterà nel futuro.
Così viene a meno ogni nascita e la morte rimane ignorata.
E neppure è divisibile, giacchè è tutto compattamente eguale:
Nè che gli possa impedire di essere compatto è da una parte più
e da una parte meno, ma è tutto pieno di essere.
25 Perciò è un tutto continuo: l’essere infatti confina con l’essere.
Ma immobile, nei limiti di grandi catene,
è senza principio e senza fine, giacché generazione e corruzione
sono state rigettate lontano, e una verità che infonde fiducia
[le respinse.
Ma esso rimanendo identico nell’identico giace presso se medesimo
440 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

30 coÜtwj œmpedon aâqi mšnei· krater¾ g¦r ‘An£gkh


pe…ratoj ™n desmo‹sin œcei, tÒ min ¢mfˆj ™šrgei,
oÛneken oÙk ¢teleÚthton tÕ ™Õn qšmij enai·
œsti g¦r oÙk ™pideušj· [m¾] ™Õn d’ ¨n pantÕj ™de‹to.
taÙtÕn d’ ™stˆ noe‹n te kaˆ oÛneken œsti nÒhma.
35 oÙ g¦r ¥neu toà ™Òntoj, ™n ïi pefatismšnon ™stin,
eØr»seij tÕ noe‹n· oÙdn g¦r <À> œstin À œstai
¥llo p£rex toà ™Òntoj, ™peˆ tÒ ge Mo‹r’ ™pšdhsen
oâlon ¢k…nhtÒn t’ œmenai· tîi p£nt’ Ônom(a) œstai,
Óssa brotoˆ katšqento pepoiqÒtej enai ¢lhqÁ,
40 g…gnesqa… te kaˆ Ôllusqai, ena… te kaˆ oÙc…,
kaˆ tÒpon ¢ll£ssein di£ te crÒa fanÕn ¢me…bein.
aÙt¦r ™peˆ pe‹raj pÚmaton, tetelesmšnon ™st…
p£ntoqen, eÙkÚklou sfa…rhj ™nal…gkion Ôgkwi,
messÒqen „sopalj p£nthi· tÕ g¦r oÜte ti me‹zon
45 oÜte ti baiÒteron pelšnai creÒn ™sti tÁi À tÁi.
oÜte g¦r oÙk ™Õn œsti, tÒ ken paÚoi min ƒkne‹sqai
e„j ÐmÒn, oÜt’ ™Õn œstin Ópwj e‡h ken ™Òntoj
tÁi m©llon tÁi d’ Âsson, ™peˆ p©n ™stin ¥sulon·
oŒ g¦r p£ntoqen son, Ðmîj ™n pe…rasi kÚrei.
Parmenide - Sulla natura 441

30 È così rimane là saldo. La forte Necessità


lo tiene nei vincoli del limite, che lo racchiude tutt’intorno,
giacché è giusto che l’essere non sia privo di compimento.
Non è infatti manchevole di nulla, mentre il non essere è
[privo di tutto
La stessa cosa è infatti pensare è ciò a causa del quale il pensiero è
35 Infatti senza l’essere, in cui esso è espresso
non troverai il pensare. Nulla infatti o è o sarà
di altro al di fuori dell’essere, giacché la Sorte lo ha vincolato
ad essere intero immobile. Ad esso sarà attribuito come nome
quanti mortali hanno posto persuasi che fosse vero,
40 generarsi e corrompersi, essere e non essere,
cambiare di luogo e mutare il colore luminoso.
Inoltre, poiché il suo limite è estremo, esso è compiuto
in ogni parte, simile alla massa di una sfera ben rotonda
dal centro in ogni direzione uguale: giacché né maggiore
né minore è necessario che sia, da una parte o da un’altra.
45 Né infatti c’è il non essere che gli possa impedire di pervenire
all’uguale, né è possibile che l’essere sia, dell’essere,
da una parte più dall’altra meno: è infatti un tutto inviolato.
Uguale infatti da ogni parte, rimane in modo eguale nei suoi limiti
442 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

50 ™n tîi soi paÚw pistÕn lÒgon ºd nÒhma


¢mfˆj ¢lhqe…hj· dÒxaj d’ ¢pÕ toàde brote…aj
m£nqane kÒsmon ™mîn ™pšwn ¢pathlÕn ¢koÚwn.
morf¦j g¦r katšqento dÚo gnèmaj Ñnom£zein·
tîn m…an oÙ creèn ™stin–™n ïi peplanhmšnoi e„s…n–
55 t¢nt…a d’ ™kr…nanto dšmaj kaˆ s»mat’ œqento
cwrˆj ¢p’ ¢ll»lwn, tÁi mn flogÕj a„qšrion pàr,
½pion Ôn, mšg’ [¢raiÕn] ™lafrÒn, ˜wutîi p£ntose twÙtÒn,
tîi d’ ˜tšrwi m¾ twÙtÒn· ¢t¦r k¢ke‹no kat’ aÙtÒ
t¢nt…a nÚkt’ ¢daÁ, pukinÕn dšmaj ™mbriqšj te.
60 tÒn soi ™gë di£kosmon ™oikÒta p£nta fat…zw,
æj oÙ m» potš t…j se brotîn gnèmh parel£sshi.
Parmenide - Sulla natura 443

50 Con ciò concludo il discorso che dà fiducia e il pensiero


intorno alla verità. Da questo punto le opinioni dei mortali
apprendi, ascoltando la composizione seducente delle mie parole.
Essi infatti decisero di dare nome a due forme,
mentre la loro unità non è posta come necessaria.
[In ciò essi si sono ingannati.
55 Decisero queste forme come contrarie e posero dei contrassegni
separati gli uni dagli altri: di qui il fuoco etereo della fiamma
che è benigno, molto leggero, a se stesso da ogni parte lo stesso,
e rispetto all’altro non lo stesso; di là posero anche
[l’altro per se stesso
contrario, notte oscura, con trama spessa e pesante.
60 Questo sistema del mondo in tutto attendibile io ti rendo manifesto,
così che giammai alcuna credenza dei mortali possa
[portarti fuori strada.
444 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 9

aÙt¦r ™peid¾ p£nta f£oj kaˆ nÝx ÑnÒmastai


kaˆ t¦ kat¦ sfetšraj dun£meij ™pˆ to‹s… te kaˆ to‹j,
p©n plšon ™stˆn Ðmoà f£eoj kaˆ nuktÕj ¢f£ntou
‡swn ¢mfotšrwn, ™peˆ oÙdetšrwi mšta mhdšn.

FR. 10

e‡shi d’ a„qer…an te fÚsin t£ t’ ™n a„qšri p£nta


s»mata kaˆ kaqar©j eÙagšoj ºel…oio
lamp£doj œrg’ ¢…dhla kaˆ ÐppÒqen ™xegšnonto,
œrga te kÚklwpoj peÚshi per…foita sel»nhj
5 kaˆ fÚsin, e„d»seij d kaˆ oÙranÕn ¢mfˆj œconta
œnqen [mn g¦r] œfu te kaˆ éj min ¥gous(a) ™pšdhsen ‘An£gkh
pe…rat’ œcein ¥strwn.

FR. 11

pîj ga‹a kaˆ ¼lioj ºd sel»nh


a„q»r te xunÕj g£la t’ oÙr£nion kaˆ Ôlumpoj
œscatoj ºd’ ¥strwn qermÕn mšnoj ærm»qhsan
g…gnesqai.
Parmenide - Sulla natura 445

FR. 9

E poiché tutte le cose sono state denominate luce e notte


e i nomi corrispondenti alla potenza di ciascuna sono attribuiti
[a queste o a quelle,
tutto è pieno in modo uguale di luce e di notte oscura,
entrambe uguali, giacché in nessuna delle due vi è il nulla.

FR. 10

Tu conoscerai la natura dell’etere e nell’etere tutte le costellazioni


come segnavie e del sole brillante pura
lampada le opere invisibili e donde ebbero origine,
e verrai a conoscere le opere e le vicende della luna errante
[dall’occhio rotondo
5 e la sua natura, e conoscerai inoltre il cielo che tutto abbraccia,
donde ebbe nascita e in che modo Necessità dopo averlo
[guidato lo costrinse
a mantenere i confini degli astri.

FR. 11

... come terra e sole e luna


e l’etere comune a tutto e del cielo la via lattea e l’Olimpo
estremo e la forza ardente degli astri furono spinti
a formarsi.
446 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 12

aƒ g¦r steinÒterai plÁnto purÕj ¢kr»toio,


aƒ d’ ™pˆ ta‹j nuktÒj, met¦ d flogÕj †etai asa·
™n d mšswi toÚtwn da…mwn ¿ p£nta kubern©i·
p£nta g¦r <¿> stugero‹o tÒkou kaˆ m…xioj ¥rcei
5 pšmpous’ ¥rseni qÁlu migÁn tÒ t’ ™nant…on aâtij
¥rsen qhlutšrwi.

FR. 13

prètiston mn ”Erwta qeîn mht…sato p£ntwn...

FR. 14

nuktifaj perˆ ga‹an ¢lèmenon ¢llÒtrion fîj


¢naire‹ sid»rou crÁsin À sel»nhj fÚsin.

FR. 15

a„eˆ papta…nousa prÕj aÙg¦j ºel…oio.


Parmenide - Sulla natura 447

FR. 12

Le corone più strette del cielo infatti si riempirono di fuoco


[non mescolato,
di notte quelle sopra di esse, e una parte di fuoco si aggiunse;
nel centro di esse sta la Dea che tutto governa:
essa infatti al doloroso parto presiede e alle unioni,
5 spingendo la femmina ad unirsi col maschio, e, di nuovo,
[all’inverso
il maschio con la femmina.

FR. 13
E primo di tutti gli dei essa pensò Eros.

FR. 14

Rilucente di notte di luce allotria, errante intorno alla terra.

FR. 15

...sempre rivolta verso i raggi del sole.


448 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 16

æj g¦r ›kastoj œcei kr©sin melšwn polupl£gktwn,


tëj nÒoj ¢nqrèpoisi par…statai· tÕ g¦r aÙtÒ
œstin Óper fronšei melšwn fÚsij ¢nqrèpoisin
kaˆ p©sin kaˆ pant…· tÕ g¦r plšon ™stˆ nÒhma.

FR. 17

dexitero‹sin mn koÚrouj, laio‹si d koÚraj...


Parmenide - Sulla natura 449

FR. 16

Come infatti di volta in volta è la temperie delle membra


[molto mutevoli,
così si dispone il pensiero per l’uomo. Lo stesso è infatti
ciò che la natura della mescolanza equilibrata pensa negli uomini,
sia nel loro insieme sia come individui. Il pieno è infatti pensiero.

FR. 17

.... a destra i maschi, a sinistra le femmine....


450 Parmenide. Nostos. L’essere e gli enti

FR. 18

femina virque simul Veneris cum germina miscent,


venis informans diverso ex sanguine virtus
temperiem servans bene condita corpora fingit.
nam si virtutes permixto semine pugnent
nec faciant unam permixto in corpore, dirae
nascentem gemino vexabunt semine sexum.

FR. 19

oÛtw toi kat¦ dÒxan œfu t£de ka… nun œasi


kaˆ metšpeit’ ¢pÕ toàde teleut»sousi trafšnta·
to‹j d’ Ônom’ ¥nqrwpoi katšqent’ ™p…shmon ˜k£stwi.
Parmenide - Sulla natura 451

FR. 18

Quando la donna e l’uomo mescolano insieme i semi di Venere


la potenza che si forma nelle vene da sangue diverso
forma corpi ben armonizzati, si conserva il giusto equilibrio.
Infatti se il seme rimane confuso, le potenze naturali entrano tra
[loro in conflitto,
e non si armonizzano nel corpo in una unità, crudeli
tormenteranno il sesso di colui che nasce di duplice seme.

FR. 19

Così in conformità con l’apparire queste cose sono nate e ora sono
e in seguito si svilupperanno fino a giungere al loro compimento:
a ciascuna di esse gli uomini hanno assegnato nomi come
[segni distintivi.

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