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Istituto Osteopatico Fulcro

Nicoletta De Col e Giuseppe Pascucci


Ottobre 2019 - Conclusione 3º anno

Fascia e Salute
Breve elaborato
PARTE PRIMA
Nell’arco dei primi di tre anni di corso di Osteopatia si imparano molte
tecniche, in particolare si “concludono” le lezioni inerenti l’Osteopatia
strutturale, ma fra tante metodologie e approcci ci si può perdere, al terzo anno,
nella confusione mnemonica, si può percepire smarrimento fra numerosi test e
disfunzioni trovate, ci si potrebbe chiedere “e allora?”. Quindi, è necessario
comprendere in modo profondo cosa sia l’Osteopatia, e ricercare le sue origini,
per trovare le nostre (in qualche modo), per fare chiarezza, per ricordare chi
siamo (come operatori) e la direzione da prendere come facilitatori della salute.

LE ORIGINI, LA FONTE
Una frase molto conosciuta di Still dove ricorda che “L’Osteopata deve
ricordare che la sua prima lezione è l’anatomia, la sua ultima lezione è
l’anatomia, tutte le sue lezioni sono l’anatomia” fa ricordare allo studente quale
sia la base, sulla quale poi immaginare l’anatomia del corpo vivente, del
paziente che si ha di fronte, per poter confrontare una situazione di salute da
una di malattia.
Still era famoso perché non insegnava trattamenti specifici, ma forniva
numerosi e dettagli minuziosi durante la descrizione su come lui abbia
diagnosticato e trattato i pazienti. Sottolineava più volte che l’osteopata fosse un
filosofo, ragionasse sull’anatomia e i sintomi, per poter trovare la causa,
lavorando sempre in sincronia col sistema del paziente (“secondo suo modo e la
sua sapienza” - Still) e seguendo le leggi della Natura. Infatti, scrisse “Per me

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l’Osteopatia è una scienza sommamente sacra... perché è in potere di guarigione
per mezzo di tutta la Natura.”
L’Osteopatia è molto di più di un insieme di tecniche da imparare a
memoria, di test “rubati” all’ortopedia, di disfunzioni, essa è complice della
salute, l’osteopata diventa un mezzo per aiutare a ripresentarsi un equilibrio che
“sa già il fatto suo”, le disfunzioni sono elementi e informazioni su cui ragionare.
Può diventare un problema per lo studente scoprire che tante cose imparate sui
libri siano inutili senza un ragionamento e l’affinamento del tocco.
Il “vecchio dottore”, così veniva chiamato Still, ci ha tramandato la sua
idea: “L’osteopatia in sé non può venire insegnata: si possono solo guidare nella
loro direzione gli studenti motivati e lasciare che siano loro a elaborare i dettagli
più personali”.
Ci ha lasciato la responsabilità di ragionare, capire, ricercare
continuamente, affinché si vada sempre oltre il sintomo. “Allora sei autorizzato,
dopo un attento esame, a procedere all’aggiustamento riportando le parti
interessate dall’anomalia alla normalità. Allora ti puoi aspettare che la normale
irrorazione sanguigna e innervazione arrivino a tutti gli organi. Altrimenti farai
semplicemente sfoggio della tua abilità nel manipolare senza scopo e nel
dimostrare che non conosci le cause, portando vantaggi scarsi, se non nulli, ai
tuoi pazienti.”
Quindi, come Still voleva, anatomia, anatomia e ancora anatomia, ma
l’anatomia senza il tocco fisiologico, senza il movimento è una scienza per
cadaveri: è importante ricordarci che l’osteopata interagisce con l’essere vivente,
che ha una memoria, emozioni, desideri, chiede rispetto, si affida (lui è
inconsapevole di cosa accade).
César Maurice ricorda che gli unici strumenti che abbiamo sono le nostre
mani e suggerisce di ritornare alle origini, all’essenza dell’osteopatia, ricordando
tre elementi fondamentali:
- il potere del tocco: il tocco è già una tecnica, dato che la fascia lo
utilizzerà per normalizzarsi;
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- conoscenza dell’anatomia;
- ricordare chi è l’interlocutore dell’osteopata: il tessuto. Senza di esso la
guarigione è impossibile, le nostre mani sono solo un aiuto, il tocco diventa
terapeutico se si “vive assieme al tessuto” portarci dove lui vuole, anziché
imporsi.

FASCIA
Il corpo è una fascia che cammina. Ogni struttura del corpo umano è
avvolta dal tessuto connettivo o fascia, creando un continuum fasciale tale per
cui ogni tessuto e organo prende forma e funzione. Si deve considerare il corpo
umano come un’unità funzionale dove, senza alcun confine o segmento
limitante, ogni area corporea è in comunicazione in un perfetto equilibrio
tensegretivo.
Still aveva già capito quanto importante fosse la fascia, l’integrità del corpo,
il rendere libere le strutture: “Non conosco parte del corpo che eguagli la
fascia come terreno di caccia. Come lo studio della fascia verrà approfondito
ritengo che si faranno strada nella mente pensieri ricchi e dorati più che per
qualsiasi altra parte del corpo. [...] Questa vita è sicuramente troppo breve
per chiarire le finalità della fascia nelle forme animali. [...] L’anima
dell’uomo, con tutti i fiumi di pura acqua viva, sembra abitare nella fascia del
corpo. [...] Sente che lì può trovare tutte le cause di disturbo della vita, il
posto in cui le malattie germinano e sviluppano i semi della malattia e della
morte. [...] Mi dilungo sull’universalità della fascia per imprimere nella
memoria del lettore l’idea che questa sostanza di connessione deve essere
libera di ricevere e scaricare da ogni parte tutti i fluidi e di appropriarsene e
utilizzarli per il sostentamento della vita animale, e di buttar giro tutte le
impurità , così che la salute non venga ostacolata da fluidi morti e velenosi.”
C’è voluto più di un secolo perché la scienza moderna volgesse l’attenzione
alla fascia.
Nella storia della fascia si possono riassumere i concetti chiave:
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- la fascia è un tessuto di connessione di tutto il corpo;
- ha due funzioni: meccanica che governa il movimento e biomeccanica di
conduzione di nervi e fluidi;
- assicura l’integrità delle funzioni e delle strutture;
- regola i fluidi e il campo elettrico del corpo1.
Ad oggi la fascia riceve maggiore attenzione da parte della ricerca
scientifica, da qui la necessità di una nomenclatura standardizzata (Boston-
Fascia Research Society).
Strati Fondamentali:
1. superficiale: strato sottocutaneo, guaina continua del tessuto connettivo
lasso, meccanocettori, nocicettori, propriocettori, nervi simpatici;
2. profonda: guaina continua di tessuto connettivo, fibre collagene ed
elastina, miofibroblasti;
3. strati organo-specifici: guaina di muscoli, vasi e ossa, organi interni e
capsule articolari 2.
La fascia è fondamentale per trasmettere la forza muscolare, consentire
l’espressione della coordinazione motoria, contenere gli organi nelle loro sedi.

FASCIA, OLTRE L’ANATOMIA


Ci sono studi che dimostrano come il trattamento manipolato osteopatico
(TMO) può facilitare il processo di guarigione riducendo le restrizioni della
fascia, così facilitando il sistema linfatico e immunitario, specialmente con
tecniche di pompaggio linfatico del tessuto associato all’intestino. Infatti, il fluido
interstiziale gioca un ruolo importante nella funzione del tessuto, ci sono

1Goldesnstein R. C, Van Den Heede P. “La capacità della fascia”. Il sistema fasciale in ambito osteopatico.
195-202
2Klinger W, Bierbaum J, Schleim R. “Nomenclatura della fascia”. Il sistema fasciale in ambito osteopatico.
15-19.

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filamenti di ancoraggio che tengono i capillari linfatici agganciati alla matrice
extracellulare.3
Still aveva capito l’importanza di considerare il paziente come un
continuum tra mente e corpo, che la dualità in questo senso non esiste,
sottolineando che anche la parola ha un effetto sul corpo. Anticipando di quasi
due secoli ricerche sulla fascia che dimostrano che i fibroblasti rispondono alle
vibrazioni (anche la parola), ai biofotoni, e a teorie come la PNEI.
Il sistema miofasciale quando siamo in movimento genera un suono
rilevabile, che si propaga per i tessuti, creando vibrazioni e stimolando nuovi
campi elettrici cellulari, di conseguenza si può intuire che il suo sia un latro
mezzo di comunicazione fasciale.4 Le ossa del cranio sembrano costruite per
gestire e sentire le vibrazioni, voce e musica potrebbero essere strumenti
terapeutici per la cinetica cranica5, con la propagazione alle altre aree del corpo
attraverso le MTR (membrane a tensione reciproca).
Per aggiungere credito alla visione di Still su quanto si sarebbe scoperto
sulla fascia, dalla letteratura emerge che lo stato di salute influenza l’emissione di
fotoni dal corpo umano (la fascia emette luce ritmicamente). La definizione
usata è quella di UPE, ultra-debole emissione di fotoni.6 Non è visibile a occhio
nudo. La letteratura ha dimostrato che la terapia manuale crea variazione
nell’emissione di fotoni, anche in aree distati dalla zona trattata.
Ci sono esperimenti in vitro che dimostrano come la presenza di vibrazioni
sia in grado di determinare la forma e la capacità funzionale della cellula,
agendo direttamente sul DNA. Cosa che va di pari passo con l’azione del

3Hodge L.M. “Ruolo della fascia nella risposta immunitaria e nell’infiammazione”. Il sistema fasciale in ambito
osteopatico. Ed. Edra. 64-67.
4Yoshitake Y, Moritani T. The muscle sound proprieties of different muscle fiber types during voluntary and
electrically induced contraction. J Electromyogr Kinesiol. 1999; 9 (3): 209-17.
5Bordoni B, Zanier E. Sutherlan’s legacy in the new millennium: the osteopathic cranial model and modern
osteopathy. Adv Mind Body Med. 2015 Spring; 29 (2):15-21.

6Cifra M., Pospisil P. Ultra-weak photon emission from biological samples: definition, mechanisms, properties,
detection and application. Jphotocherm Photobiol B. 2014; 139:2-10

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trattamento fasciale grazie alle proteine integrine, attraverso la trasduzione
meccanica. La mano dell’osteopata diventa un mezzo importante, per cui
l’intenzione con cui si agisce sarà fondamentale per la salute del paziente. Da
questo punto i vista dobbiamo a maggio ragione ricordare la sfera emotiva: “le
molecole d’acqua e il loro comportamento nei tessuti viventi possono descrivere
la capacità della fascia di mantenere una memoria” (Del Giudice, 2009). Grazie
al minimo stimolo del trattamento osteopatico, si può ottenere una
riorganizzazione neuro-miofasciale importante (dalla fisica quantistica
“principio del minimo stimolo”), liberando ricordi tessutali memorizzati nel
contenuto del corpo acquoso, che condizionano la salute del paziente.
La biomeccanica è solo la superficie di ciò che sta nel nostro corpo: un
modo di informazioni mediate da fasce, tendini, legamenti, miofibroblasti…
E’ importante ricordare che lo stimolo deve essere di bassa intensità perché
si possa “dialogare” con la fascia e ottenere una risposta favorevole (ad
eccezione di aderenze), interessando variazioni del sistema nervoso autonomo.

FASCIA E CRANIO
l termine meningi, dal greco membrane, sono costituite da un triplice
strato, come la dura madre, l’aracnoide e la pia madre.
Le parole di Sutherlan possono aiutare a osservare la fascia collegata alla
“sfera craniale” descrivendo movimento non osservabili, ma percepibili, come
quello del movimento cranio-sacrale, e introducendo il concetto di corpo fluido.
“Esse possiedono uno speciale tessuto membranoso intracranico che agisce
non solo come intermediario, ma anche come agente di tensione reciproca che
limita la normale ampiezza della loro mobilità articolare. Tale azione si effettua
per mezzo della falce cerebrale e del ternario cerebellare, inducendo del
movimento nelle articolazioni, e allo stesso tempo, limitando o regolando la
normale ampiezza di mobilità articolare. Questo agente funziona in qualche
maniera come la molla di tensione del meccanismo di un orologio: essa limita o

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regola il movimento di andirivieni del bilanciere. Da qui il termine membrane a
tensione reciproca, scelto sulla base della connessione tra il funzionamento
membranoso intracranico e le articolazioni craniche”
L’aracnoide e la pia madre derivano dal mesenchima peri-midollare (la
meninge primitiva): hanno un’origine ectodermica che comprende le creste
neurali. La dura madre, che si forma in seguito, ha un’origine mesodermica, e
parte di essa contribuirebbe alla formazione dello strato aracnoide (con due
derivazioni embriologiche). Dura madre e fascia derivano dal mesenchima, la
dura contiene molti fibroblasti, consentendo di essere una struttura flessibile.
Esiste anatomicamente un continuum tra la fascia profonda, la quale è la
continuazione della dura madre che esce dal forame magno e il periostio durale,
e la fascia pericardica che si fonda nel diaframma.
Considerando questo continuum, prima di fare un trattamento sul sistema
fasciale dei nervi periferici o cranici, occorre valutare il ritmo cranio-sacrale, il
funzionamento del sistema fasciale cardiaco e del diaframma respiratorio.
Da un punto di vista differente troviamo il collegamento tra la fascia e le
emozioni, le memorie, i ricordi attraverso cuore e respiro.
Il paziente può agire direttamente sulla sua respirazione quindi intervenire
sul sistema nervoso autonomo, di conseguenza su tensioni croniche, stati
infiammatori, regolazione del PH, alimentazione o diminuzione del sistema
tampone.
Il trattamento osteopatico può intervenire sulla dura madre, attraverso
varie tecniche, ricordandosi che l’ascolto accogliente del sistema vivente,
l’intenzione (non l’imposizione) e l’attenzione (consapevolezza e presenza) sono
fondamentali prima di ogni tecnica.
Dopo la percezione di un ritmo o oscillazione c’è un momento di quiete,
nel quale i sitemi risultano più attivi, perché la quiete è la massima espressione
di attività (Cesar Maurice), queste teorie sono state ampiamente approfondite da
R. Becker.

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PARTE SECONDA
La visione osteopatica di Rollin E. Becker
Seguendo le  impronte di A.T. Still, il fondatore dell’osteopatia, e di W.G.
Sutherland, l’ideatore dell’osteopatia craniale , il Dottor   Becker ha dato un
contributo fondamentale e concreto alla diffusione dell’osteopatia nel mondo.
Rollin E. Becker (1910-1996) è cresciuto in una famiglia osteopatica. Suo
padre Arthur D. Becker era un osteopata di spicco che prestò servizio presso la
facoltà con il Dr. Still e in seguito fu decano di due collegi osteopatici.
Rollin Becker si laureò alla american school of osteopathy ( in seguito
ribattezzata Kirksville college of osteopathic medicine) nel 1934, e dopo alcuni
anni in Oklahoma, si trasferì nel Michigan, dove si esercitò per tredici anni.
Nel 1944, dopo circa un decennio in Michigan, conobbe william Garner
Sutherland e nel 1948, per la prima volta, fece parte della facoltà di
insegnamento di uno dei corsi del Dr. Sutherland.
Il Dr. Becker si trasferì in Texas nel 1949, dove esercitò fino al 1989. Per
tutto il tempo, continuò a lavorare con Sutherland.
Dal 1962 al 1979 il Dr. Becker è stato presidente della Sutherland  Cranial
Teaching Foundation, un organizzazione educativa dedicata a perpetuare e
diffondere gli insegnamenti osteopatici.
Negli anni successivi alla morte del Dr. Sutherland il Dr. Becker ebbe un
ruolo cruciale nel mantenere vivo il suo lavoro continuando a ispirare
generazioni di insegnanti e studenti di osteopatia.
Becker ha fatto propri i concetti basilari di salute e movimento, che sono i
cardini fondamentali dell’osteopatia, cercandoli di trasmetterli ai suoi studenti
nella sua straordinaria carriera.
Per più di cinquant’anni Becker, ha adottato un approccio straordinario,
 assolutamente concreto, nella pratica della disciplina osteopatica. Egli non si è
semplicemente dedicato ad alleviare sintomi, ma ha sempre cercato di mettersi
in contato con la salute insita del paziente, in modo che   le loro stesse risorse
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permettessero di giungere alla guarigione. Il Dr. Becker era infaticabile nel
cercare la salute all’interno dei pazienti, in linea con gli insegnamenti del suo
mentore, il Dr. Still: “tutti sanno individuare la malattia in un paziente, ma il
punto è trovare la salute al di là di quella malattia.”
Il medico, insegnava il Dr. Becker, non  “ripara” niente nel paziente, assiste
invece il suo corpo durante  il processo di guarigione tenendo a precisare , che
non si tratta di una procedura passiva, ma di una partecipazione attiva
finalizzata a liberare la salute a partire dall’interno. Tutta la sua vita
professionale è stata consacrata a studiare le forze viventi i azione all’interno del
corpo vivente, che riteneva essere in assoluto la fonte più autorevole.
Laureato in medicina nel 1933, il Dr. Becker esercitò la professione per
diversi anni fino all’incontro con il Dr Sutherland. Da quel momento,
  esattamente nel 1944, cominciò ad effettuare esclusivamente il trattamento
manipolativo osteopatico nel suo studio a Dallas, in Texas.
Nella cura dei pazienti, il Dr. Becker, utilizzava quasi esclusivamente i
principi della teoria craniale di Sutherland. Tuttavia non si limitava al
trattamento dei disturbi del cranio, né tantomeno alle sole condizione muscolo
scheletriche. Nel corso della sua brillante carriera, il Dr. Becker ha applicato i
principi dell’osteopatia nella cura di migliaia di pazienti affetti da ogni tipo di
patologia, dall’ipertensione alla polmonite, dal morbo di Parkinson al colpo di
frusta, dimostrando così la validità di un affermazione del suo maestro il Dr.
Sutherland:   “l’osteopatia è una scienza con enormi possibilità , tanto estese
quanto l’universo intero.”
In quarant’anni di docenza, il Dr. Becker ha insegnato a centinaia di
studenti il metodo del trattamento manipolativo osteopatico per indurre
armoniosamente il corpo del paziente a guarire se stesso.
Questo tipo di approccio è stato perseguito dal Dr. Becker in tutta la sua
vita sviluppando la sua filosofia e la sua applicazione pratica.
Riteneva di fondamentale importanza, al fine di ricercare la salute nel
paziente, il moto come manifestazione assoluta a testimoniare la presenza di
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vita. Infatti affermava che: “il moto non è la vita. Il moto è una manifestazione
della vita. Il miracolo della vita si esprime nel moto e nel movimento. La vita si
manifesta all’interno del corpo come un meccanismo unitario e unificato che
esprime la salute, resiste alle malattie e le combatte, si adatta al trauma e lo
corregge. Tanto io, come medico, quanto il mio paziente, come individuo,
abbiamo il dono della vita che si manifesta come moto e movimento. In quanto
medici, è evidente che desideriamo sfruttare le manifestazioni di questi moti e
movimenti a livello diagnostico e terapeutico, rendendoli uno strumento chiave
per la cura dei nostri pazienti.”
L’osteopatia nelle mani del Dr. Becker si è incentrata sul concetto di “vita
in movimento” e di Quiete. Consapevole che tutto ciò che vive è in movimento
e che la vita stessa si manifesta come movimento,  prese a descrivere lo stato di
salute come la presenza di un movimento totalmente libero, a tutti i livelli,
all’interno dell’essere vivente. Di conseguenza, per aiutare i pazienti a
recuperare la propria salute occorre rimuovere gli impedimenti al libero
movimento.
Pur riconoscendo che la vita si manifesta attraverso il movimento, egli
comprendeva anche che il potere della vita risiede nella quiete. Si rese conto che
all’interno di ogni essere vivente esiste una fondamentale potenza o potere che
perdura per tutto il tempo in questo essere resta in vita.
Ogni forma di vita si genera da questo potere e la natura di tale potere è la
quiete; una quiete dinamica, ricca di potenzialità. E’ possibile imparare a
palpare questo tipo di quiete con altrettante certezza di quanto si palpa il
movimento.
Questi aspetti caratteristici della vita, del movimento, della potenza e della
quiete sono risorse alle quali si può attingere per ripristinate lo stato di salute.
Interpretare la natura della salute, secondo questa prospettiva, conduce a
un altro concetto chiave nella pratica e nell’insegnamento del Dr Becker: la
comprensione del ruolo del medico. Il medico non è più colui che decide quale
sia il problema del paziente facendo poi qualcosa che lo risolva. Il Dr. Becker
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rimarcava continuamente che questa quiete   e questa vita in movimento sono
sempre presenti, tanto nel medico, quanto nel paziente . In quest’ultimo,   tali
proprietà rappresentano le capacità di autocorrezione che funzionano
costantemente. Il medico, quindi, attraverso la propria consapevolezza e la
propria palpazione è in grado di stimolare  questi meccanismi di salute presenti
all’interno del paziente per portarli a un livello di funzionamento più efficace.
Il Dr. Becker viveva in simbiosi con   l’osteopatia che insegnava, era al
tempo stesso semplice e profondo.
La sua comprensione della salute e della guarigione era estremamente
avanzata, come pure la capacità   di applicarla a beneficio dei pazienti e degli
studenti. Tuttavia, era sempre attento ad esprimere questa profonda
comprensione nel modo più semplice e diretto possibile. Teneva in
considerazione le esigenze di ogni persona che lo consultava cercando, da ogni
incontro, di imparare qualcosa in più riguardo alla vita.
Le parole che meglio chiariscono chi sia stato Rollin E. Becker e che cosa
abbia significato la sua opera sono forse quelle che era solito indirizzare
silenziosamente ai suoi pazienti prima di iniziare il trattamento: “Ti sono grato
perché mi concedi l’opportunità di vederti guarire”.

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Bibliografia Prima Parte
Bordoni B. “Il trattamento fasciale osteopatico per il sistema nervoso centrale e
periferico”
Still A.T. “Filosofia e principi meccanici dell'osteopatia” Castello Editore. 2012
Still A.T. “Osteopatia: ricerca e pratica” Castello Editore. 2012
Liem T, Tozzi P, Chila A. “Il sistema fasciale in ambito osteopatico" ED. Edra
2018
Sutherland W. G. “la sfera craniale” ED. Futura 2004

Bibliografia Seconda Parte

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