Sei sulla pagina 1di 21

Tabella 2 - Evoluzione delle produzioni di agrumi nel mondo nell’ultimo decennio (2007-2017). (t).

SPECIE 2007 2017 Var % 2007/ 2017


ARANCE 65.618 73.313 +10,5%
PICCOLI AGRUMI* 20.325 33.141 +38,7%
LIMONI E LIME 13.420 17.218 +22,1%
POMPELMI e POMELI 7.138 9.063 +21%
TOTALE 108.508 132.735 +19,6%
Fonte: elaborazioni su dati FAOSTAT*piccoli agrumi = tangerini, clementine, mandarini e satsuma.

Analizzando la Tab. 2 per singole specie, emerge come le arance rappresentino la specie di maggiore
importanza, a cui fanno seguito i piccoli agrumi, e il gruppo dei limoni e lime, mentre il gruppo dei
pompelmi riveste il peso minore nell’ambito della produzione agrumaria internazionale. Così come
avvenuto per le superfici, l’incremento di produzione degli agrumi, è da imputare essenzialmente al
trend positivo registrato dai piccoli agrumi e dal gruppo limoni e lime. (FAOSTAT, 2019)
Anche il trend che caratterizza il gruppo delle arance risulta positivo, sebbene si registri un incremento
del livello produttivo meno rilevante, ma inverso rispetto alle superfici che risultano minori
nell’ultimo decennio. (FAOSTAT, 2019).
Dall’analisi della distribuzione geografica relativa alla produzione mondiale di agrumi, è possibile
rilevare, dalla Fig.1, come il continente delle Americhe risulti il principale produttore con il 42%
dell’offerta mondiale, seconda l’Asia con il 36%, e l’Africa con il 13% del totale mondiale, mentre
per l’Europa, il quantitativo di agrumi prodotto al 2017 è dell’8% delle produzioni complessive.
Grafico 1 - Produzione mondiale di agrumi, anno 2017.

Produzione Mondiale di Agrumi (Anno 2017)


Africa
13%

Asia
36%
Americhe
42%
Oceania
1%
Europa
8%

Fonte: elaborazioni su dati FAOSTAT, 2017.

7
Accanto ai Paesi tradizionali produttori di agrumi quali gli Stati Uniti, il Brasile e i Paesi del Bacino
del Mediterraneo, negli ultimi anni, nuovi paesi, la cui produzione era un tempo poco significativa,
come nel caso della Cina, dell’India e del Messico, si sono affacciati sulla scena mondiale,
aumentando considerevolmente il proprio peso sul mercato internazionale. (Tudisca et al., 2014;
Zarbà et al.,2011).
Grafico 2 – Produzione mondiale di agrumi per specie (tonnellate), anno 2017.

PRODUZIONE MONDIALE DI AGRUMI PER SPECIE


70000000
60000000
50000000
40000000
30000000
20000000
10000000
0
Arance Limoni e Lime Pompelmi Piccoli Agrumi* Totale (tonnellate)

Asia Africa Americhe Europa Oceania

Fonte: elaborazioni su dati FAOSTAT

Secondo quanto è possibile osservare dal grafico sovrastante la produzione totale di agrumi espressa
in tonnellate, è rappresentata per una grande fetta dal continente Asiatico e Americano.
Rispetto agli altri continenti, infatti, questi sono dei grandi produttori di agrumi, principalmente di
arance e limoni che raggiungono rispettivamente circa 30 milioni di tonnellate e 20 milioni di
tonnellate. (Tudisca, 2014).
Per quanto riguarda la produzione dei pompelmi e dei piccoli agrumi, il continente con le maggiori
produzioni è l’Asia, detenendo il potere sul mercato e riuscendo a fissare offerte e prezzi a livello
mondiale, con circa 10 milioni di tonnellate. (Grosso et al.,2013).
Per rafforzare il concetto si rileva che più del 70% dei quantitativi prodotti e della superficie coltivata
ad agrumi si concentri in dieci paesi: Brasile, Cina, India, Iran, Italia, Messico, Nigeria, Spagna,
Turchia e Stati Uniti. In particolare, si segnala l’incredibile dato della Cina, che ha raggiunto, nel
2017, 38 milioni di tonnellate, aumentando considerevolmente il proprio peso sull’offerta mondiale
di agrumi, grazie a una produzione cresciuta più di quattro volte nell’arco degli ultimi dieci anni.
Tra i Paesi interessati da importanti variazioni positive nei livelli di produzione, registrati nel periodo
2007-2017, rientrano l’India, il Messico e l’Egitto.

8
Tra i Paesi che, invece, evidenziano un trend negativo rientrano gli USA e Brasile in relazione alla
diminuzione delle colture sia per motivi economici che principalmente per la diffusione del HLB
(HUANG-LONG-BING) denominato “Citrus greening”. (Caruso et al., 2014).

9
2.2 Analisi della produzione delle arance

Passando ad analizzare la distribuzione delle superfici investite ad arance nel mondo (Tab.3), si
osserva come negli ultimi dieci anni, il continente americano (con 1,47 milioni di ettari) fino al 2017
rappresentava il Paese con i maggiori investimenti mondiali, oggi è stato superato dal continente
Asiatico con 1,62 milioni di ettari di superfici, seguito in ordine di rilevanza dal continente Africano
(468,8 mila ettari) e dall’Europa con 273,6 mila di ettari, mentre in maniera marginale troviamo gli
investimenti dell’Oceania.(Tudisca,2014).
L’andamento rilevato evidenzia il notevole dinamismo del comparto agrumicolo, col costante
incremento degli investimenti in arance nei nuovi Paesi produttori quali tra cui India, Cina ed Egitto.
Tabella 3 - Evoluzione delle superfici coltivate ad arance nel mondo dal 2007 al 2017 (ha).

Paesi 2007 2017 Var %

EUROPA 309.761 273.664 -13%

Spagna 145.856 140.505 -4%

Italia 104.000 83.740 -24%

Grecia 39.891 29.600 -35%

AFRICA 382.993 468.898 +18%

Egitto 89.340 119.581 +25%

Marocco 55.000 56.638 +3%

Sud Africa 40.000 34.442 -16%

AMERICA 1.786.486 1.472.486 -21%

Brasile 821.244 631.686 -30%

Messico 330.290 320.794 -3%

USA 274.097 214.440 -28%

ASIA 1.450.258 1.629.210 +11%

India 467.200 601.000 +22%

Cina 392.400 506.989 +23%

OCEANIA 25.018 18.191 -38%

Australia 23.877 17.189 -39%

MONDO 3.954.516 3.862.449 -2%

Fonte: elaborazione su dati FAOSTAT varie annate.

10
Secondo quanto è possibile visualizzare dalla tabella 3, tra gli stati che a livello mondiale possono
essere considerati tra i maggiori produttori di agrumi, il Brasile in particolare, nonostante abbia
registrato un decremento delle superfici, con 631,6 mila ettari costituisce la principale area di
coltivazione di arance a livello mondiale. (ISMEA, 2018).
A livello Europeo, invece, Spagna (140 mila ha) Italia (83 mila ha) costituiscono insieme alla Grecia,
i principali paesi produttori Europei con appena il 7% degli investimenti mondiali, con una tendenza
flettente nell’ultimo decennio del 13 % delle superfici in Europa. (Tudisca,2014).
Passando ad analizzare le produzioni di arance, è stato considerato l’ultimo quadriennio disponibile
(2014/17), confrontando le stesse col quadriennio (2007/10). Sono state analizzate le produzioni
quadriennali al fine di mediare gli scostamenti produttivi occasionali annuali, e rendere
statisticamente comparabili le produzioni dei diversi Paesi. (Rullani, 2000).
Dall’analisi della Tabella 4 si evince che i maggiori incrementi produttivi sono stati registrati per il
continente Africano (+32%) e per quello Asiatico (+ 30%); situazione opposta, invece, è stata
riscontrata per l’America (- 21%) e per l’Europa (-4,5%).
A livello mondiale è il Brasile il principale paese produttore di arance con 17,1 milioni di tonnellate,
seguito dalla Cina con 8.1 milioni di tonnellate, si collocano successivamente Messico e USA.
(ISMEA, 2018).

11
Tabella 4 - Evoluzione della produzione di arance nel mondo nell’ultimo decennio nei singoli continenti (2007/2010-
2014/2017).

ALTRI
ANNO EUROPA VAR%
ITALIA VAR% SPAGNA VAR% GRECIA VAR% PAESI VAR%
2007/2017
MEDIE
2007/2010 2.377.337 2.983.681 889.146 202.268 6.452.432

-4,5
2014/2017 1.642.365 - 31 3.365.230 +13 847.503 -5 302.125 49 6.157.222

ALTRI
AMERICA VAR%
ANNO BRASILE VAR% MESSICO VAR% USA VAR% PAESI VAR%
2007/2017

2007/2010 18.336.164 4.197.766 7.954.195 5.008.705 35.359.937

-21
2014/2017 17.147.579 -6 4.570.490 +9 5.510.467 -31 753.650 -85 27.982.185

ALTRI
ASIA VAR%
ANNO INDIA VAR% CINA VAR% IRAN VAR% PAESI VAR%
2007/2017

2007/2010 5.073.738 4.421.181 2.065.645 6.739.608 19.778.618

+30
2014/2017 7.563.903 49 8.175.231 85 1.607.816 -22 8.308.197 23 25.655.145

SUD ALTRI
AFRICA VAR%
ANNO EGITTO VAR% MAROCCO VAR% AFRICA VAR% PAESI VAR%
2007/2017

2007/2010 2.241.581 752.024 1.428.649 2.358.320 7.001.488

+32
2014/2017 3.110.020 39 954.180 27 1.594.660 12 3.560.544 51 9.219.403

ALTRI Var%
ANNO AUSTRALIA VAR% PAESI VAR% OCEANIA 2007/2017

2007/2010 404.753 11.974 416.727

2014/2017 354.642 -12 10.973 -8 365.615 -12

Fonte: elaborazione su dati FAOSTAT, varie annualità.

Dai dati soprastanti, si può notare l’importante aumento, in termini di produzione di arance da parte
di Paesi che in passato assumevano poca rilevanza nell’ambito dello scenario produttivo
internazionale, tra queste difatti si evidenzia, l’incremento produttivo registrato in India con 7,5
milioni di tonnellate (+ 49%) e la Cina (+ 85%), con 8,1 milioni di tonnellate.

12
A livello Europeo si rileva una riduzione del 4,5% nell’ultimo quadriennio, derivante principalmente
dalla riduzione della produzione Italiana (-31%), mentre la Spagna fa rilevare un aumento della
produzione del 13%, con una produzione complessiva di 3,3 milioni di tonnellate, rappresentando
oltre il doppio della produzione italiana che nell’ultimo quadriennio si attesta a 1,64 milioni di
tonnellate. (Tudisca,2014).
Alla luce di quanto osservato, e quanto riportato negli studi condotti (Zarba et al.,2010), l’Unione
Europea ha subito una diminuzione delle produzioni al punto tale da essere diventato un importatore
netto di arance. Sulla base dei dati USDA nel 2017-2018 l’Unione Europea ha importato più di un
milione di tonnellate di arance, questo valore supera più del 3% il valore della stagione precedente e
presenta un costo ingente sul mercato europeo, infatti presenta un valore di circa 780 milioni di
dollari. I maggiori produttori che esportano i loro prodotti risultano essere il Sud-Africa e l’Egitto,
altri in minore quantità sono invece il Marocco e l’Argentina. (USDA, 2019).
Tra tutti i paesi europei quelli che fanno una maggiore richiesta di arance, sono l’Olanda, il Portogallo
e il Regno Unito. Sembra quasi impossibile da pensare che sia l’Egitto il maggiore esportatore al
mondo, se si pensa che in Europa troviamo la Spagna, che rappresenta il principale fornitore di agrumi
per l’Unione Europea in quanto per più del 90% le arance iberiche sono destinate al mercato Europeo,
mentre il 10% a paesi extra-europei, nonostante ciò gli agrumi prodotti in Marocco, in Egitto o in Sud
Africa continuano comunque ad avere quote crescenti sul mercato (USDA, 2019).

Grafico 3 - Importazioni Europee di arance per origine (MT).

Per quel che riguarda invece l’Export, negli ultimi sei anni, l’UE ha registrato un andamento negativo,
infatti il quantitativo di agrumi esportato è passato da 344 mila tonnellate a 250 mila tonnellate.

13
Analizzando i dati del nostro paese, l’Italia sicuramente ha provato a rafforzare l’export ma ciò
nonostante non risulta essere un esportatore per eccellenza a differenza della Spagna, che ha invece
saturato il mercato Europeo, quindi l’Italia viene utilizzata un po' come tramite tra l’Europa e altri
Paesi in forte crescita economica. (USDA, 2019).

Grafico 4 - Esportazioni Europee di arance per destinazione (MT).

2.2 .1 La produzione di arance in Italia

Passando ad analizzare la coltivazione di agrumi in Italia, essa ha da sempre caratterizzato la


produzione agricola Italiana, in quanto risulta essere una coltivazione di elevata rilevanza anche a
livello Europeo, con una produzione di 83,8 mila ettari di superfici destinate alla produzione di
arance. (Sturiale , 2001; Zarbà et al., 2011).
Dall’analisi dei dati ISTAT è stato evidenziato quello che è avvenuto nell’ultimo decennio in Italia,
facendo un confronto negli anni partendo dal 2007 fino al 2107, in tale periodo preso in esame si
rileva una riduzione di circa il 25% delle superfici investite ad Arancio.
Tra le regioni italiane, oltre alla Sicilia e Calabria, troviamo altre regioni interessate alla coltivazione
di agrumi quali Puglia, Basilicata e la Sardegna. (Scuderi et al., 2015).

14
Tabella 5 - Evoluzione delle superfici ad arancio in Italia dal 2007 al 2017 (ha).
Regioni 2007 2017 % var %

Campania 1.271 993 1,20% -21,87%


Puglia 6.136 3.993 4,81% -34,93%
Basilicata 5.847 3.798 4,58% -35,04%
Calabria 24.834 16.360 19,71% -34,12%
Sicilia 60.100 53.994 65,06% -10,16%
Sardegna 5.054 3.352 4,04% -33,68%
Altre* 1.030 1.340 0,60% -51,46%

Italia 104.272 83.830 100.0 -25,64%

*Comprendono Liguria, Toscana, Lazio e Abruzzo.


Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

La Sicilia e la Calabria sono le regioni che occupano un ruolo di maggior rilievo, in particolar modo
la Sicilia con circa 53,9 mila ettari di superfici produce più del 65% di arance prodotte a livello
nazionale occupando quindi un ruolo di grande rilievo sia per il fabbisogno interno sia per le
esportazioni. (Zarbà et al., 2011).
Con riferimento agli aspetti produttivi, secondo i dati ISTAT, la produzione complessiva di arance in
Italia si attesta al 2017, su un quantitativo pari a 16.718.558 quintali, di cui 10.255.700 quintali in
Sicilia e 3.335.315 quintali in Calabria. Seguono con un quantitativo decisamente più basso Puglia,
Basilicata e Sardegna. (Rullani ,2000).

15
Tabella 6 - Produzione di arance nelle principali regioni Italiane, 2014/2017. (quintali).

Regioni 2014 2015 2016 2017

Campania 188.100 188.660 180.880 176.490

Puglia 1.111.300 1.274.350 1.036.950 922.250

Basilicata 1.051.855 1.053.672 1.053.810 950.161

Calabria 4.253.862 4.262.544 4.281.045 3.335.315

Sicilia 10.104.260 9.851.020 10.268.770 10.255.700

Sardegna 543.630 673.336 673.606 1.045.582

Italia 17.299.539 17.347.022 17.539.371 16.718.558

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, 2017.

Prendendo in esame il quadriennio 2014-2017, si osserva come i quantitativi di arance prodotte


abbiano subito un leggero decremento nel 2017 rispetto agli anni precedenti, conseguenti non tanto
al progresso tecnico, quanto alle sfavorevoli condizioni ambientali, primo fra tutti un incremento della
siccità conseguente ad una diminuzione delle piogge stagionali ed alla diffusione del “tristeza virus”.
Nell’ambito della produzione agrumicola di qualità, quella certificata riveste un ruolo assai ridotto,
giacché i 7 prodotti IGP, ad oggi riconosciuti, coprono una quota di appena il 2% della quantità
certificata degli agrumi prodotti, sulla base dei dati ISMEA, dove oltre la metà circa di questa quota
è detenuta dall’IGP “Arancia Rossa di Sicilia”. (Germanà et al.,2014).
L’analisi fin qui fatta ha riguardato l’arancia nel suo complesso, ma dal punto di vista varietale le
arance si suddividono in sottogruppi: arance bionde e arance pigmentate.
Le arance pigmentate possono essere coltivate in tutte le aree agrumicole del mondo tuttavia,
manifestano un significato economico produttivo quelle relative all’Italia, agli Stati Uniti (USA), alla
Cina, all’Australia e di recente anche della Spagna. (Scuderi et al,. 2004).
Non si dispongono ad oggi di dati puntuali sulle superfici coltivate ad arance pigmentate, nelle tre
varietà considerate (Moro, Tarocco, Sanguinello), ma si hanno delle indicazioni generali espresse sia

16
in termini sia di produzioni che di percentuali sulle superfici, elementi che ci hanno permesso di
stimare il presente scenario produttivo. (Rullani ,2000).

Tabella 7 - Scenario produttivo dei principali paesi produttori di arance pigmentate.

Paesi PRODUZIONE (t)


Italia 725.000
Cina 145.000
USA 45.000
Australia 27.500
Spagna 25.000
Marocco 3.000

Fonte: USDA (2019), CLAM (2015), EUROSTAT (2017), ISTAT (2017).

17
2.3 Analisi delle produzioni di Arance Rosse di Sicilia IGP

Lo scenario mondiale conferma che l’Italia, ed ancor di più la Sicilia, assume un significato marginale
per le arance nel suo complesso, ma assume un significato importante nella produzione di arance
pigmentate che si coltivano prevalentemente in Sicilia, rispetto a tutto il mondo.
La coltivazione degli agrumi è diffusa in quasi tutto il territorio siciliano, anche se essa assume
particolare rilevanza nelle province di Catania con 32 mila ettari, (intercetta il 35% della superficie
regionale) e di Siracusa con 24 mila ettari, (pari al 23% del totale); seguono le province di Messina
(12,5%), Palermo (9,5%), e, più distanziate quelle di Enna (6,5%), Ragusa e Agrigento (5%), Trapani
(2%) e Caltanissetta (0,5 %). (Bellia, 2013).

Grafico 5 - Distribuzione principali città produttrici di arance in Sicilia.

Enna MessinaRagusa Palermo


5% 6% 1% 1%
Agrigento
9% Catania
46%

Siracusa
32%

Fonte: elaborazione dati ISTAT 2018.

Analizzando la distribuzione delle arance per cultivar, secondo gli ultimi dati disponibili, si osserva
come le arance a polpa pigmentata rappresentino circa il 50% della superfice investita ad arance a
livello regionale.
Le aree di produzione dell’arancia rossa, sono riconducibili ai comuni definiti nel disciplinare di
produzione dell’”Arancia Rossa di Sicilia” IGP. Le principali aree di produzione indicate nel
disciplinare sono appartenenti alle province di:
 Enna;
 Catania;
 Siracusa.

18
In provincia di Catania i comuni compresi sono: Catania, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Caltagirone,
Castel di Judica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Militello Val di Catania, Mineo,
Misterbianco, Motta Sant’Anastasia, Palagonia, Paternò, Ramacca, Santa Maria di Licodia, Scordia.
In provincia di Siracusa i comuni di: Lentini, Francofonte, Carlentini, Buccheri, Melilli, Augusta,
Priolo, Siracusa, Floridia, Solarino, Sortino.
In provincia di Enna i comuni di: Centuripe, Regalbuto, Catenanuova.

Tabella 8 - Superfici investite ad arancio per cultivar in Sicilia. (ha).

CULTIVAR 2007 2017 VAR%


Tarocco 29.703 24.270 -18%

Moro 1.967 1.563 -21%

Sanguinello 1.129 965 -15%

Polpa pigmentata 32.799 26.798 -18%

Fonte dati: ISTAT, ISMEA (varie annate).

Sulla base dei dati rilevati, si osserva una netta prevalenza tra le varietà a polpa pigmentata, della
cultivar Tarocco, che con 24.270 mila ettari rappresenta oltre il 90% della produzione pur rilevando
una concentrazione del 18% delle superfici. Le altre due varietà Moro e Sanguinello rappresentano
solo l’8% della produzione con una crescita costante negli anni. Nel complesso in relazione sia alla
crisi economica del comparto agrumicolo che per la diffusione del “tristeza virus” si rileva al 2017
una riduzione del 18% con una superfice totale di 26.798 ettari. Tuttavia negli ultimi tre anni, dal
2017 ad oggi, si è attivato un processo di riconversione produttiva con un notevole dinamismo che fa
rilevare la diffusa presenza di giovani impianti di arance rosse. L’entità di giovani impianti non è
rilevabile, tuttavia si stima che circa il 20% delle superfici sono state reimpiantate con una tendenza
generale al rinnovamento varietale che si sta orientando sempre più verso i nuovi cloni di Tarocco
oggi disponibili (“Rosso”, “TDV”, “Meli” , “Ippolito”, “Sciara”, “S.Alfio”).

19
2.4 Definizioni dei punti di forza e di debolezza della filiera dell’“Arancia Rossa di
Sicilia” IGP attraverso l’analisi SWOT

L’analisi del comparto dell’”Arancia Rossa di Sicilia” IGP è stata completata con un’analisi SWOT
al fine di evidenziare i punti di forza e di debolezza delle imprese agrumicole sulla base delle
indicazioni avute dai produttori e dagli operatori commerciali. (Scuderi,2002; Sturiale , 2001; Scuderi
et al., 2014).
L’analisi ha permesso di evidenziare, le opportunità che l’impresa potrebbe effettivamente incontrare
sul mercato e al contempo arginare le minacce che in tale contesto sono costantemente presenti.
Analizzando i punti di forza della fase agricola si rileva che l’elemento principale è sicuramente il
forte legame col territorio, in forte connessione con l’Etna e le caratteristiche pedo-climatiche da esso
generate. Inoltre quale legame connesso al territorio si rileva un forte legame sociale, derivante da
intere realtà territoriali dedite alla coltivazione degli agrumi. Altro aspetto caratterizzante il prodotto
è il profilo nutrizionale ai fini salutistici che la letteratura scientifica riporta in diversi studi (Grosso
et a., 2013).
L’esistenza di diverse cultivar, del frutto pigmentato, assicurano una presenza sul mercato, di questi
agrumi per un periodo mediamente lungo, dando quindi la possibilità ai consumatori di usufruirne da
metà Dicembre fino alla fine di Maggio, ciò di conseguenza si traduce in un maggior consumo
dell’arancia pigmentata, questo come sappiamo deriva dal diverso tempo di maturazione caratteristico
di ogni singola varietà, riscontrando difatti varietà precoci e varietà definite invece tardive.
Inoltre l’esistenza di diverse cultivar, ha lo scopo di produrre delle varietà che si differenziano da
quelle standard, realizzando dunque dei prodotti ibridi in grado di presentare elevate caratteristiche
sensoriali, in modo tale da coinvolgere una più ampia fetta di consumatori. (Babin et al., 2001).
Un punto di forza estremamente importante è la presenza di produzioni riconosciute attraverso il
marchio di qualità IGP, sia per un processo di percezione della qualità da parte dei consumatori, sia
per l’azione di tutela e valorizzazione svolta dal Consorzio di tutela “Arancia Rossa di Sicilia” IGP.
Difatti i consumatori raramente restano indifferenti al concetto di IGP, che viene percepito come
miglior qualità, ed inoltre per molti consumatori il marchio IGP è sinonimo di assenza di trattamenti
con sostanze chimiche. Ciò porta di conseguenza a dei vantaggi in termini di consumi del prodotto
IGP. (ISMEA,2018). Il vantaggio legato al riconoscimento di qualità IGP per il quale le arance rosse
vengono ritrovate sul mercato con, appunto queste tipologie di marchi, etichette e riconoscimenti
vanno a valorizzare maggiormente il prodotto arancia di Sicilia, in quanto si riesce ad evocare nella

20
mente del consumatore quel territorio caratteristico o quell’isola nella quale vengono realizzate
esclusivamente queste arance, che non potranno essere ritrovate in altri mercati, se non sempre
esportati dalla Sicilia. (D’Amico, 2002).
Punti di forza riconducibili al mercato fresco, di cui risultano esserci dei punti di vantaggio e di
conseguenza opportunità, sono la possibilità di poter rilanciare le arance pigmentate realizzate sul
territorio siculo sul mercato, per delle caratteristiche peculiari quali ad esempio l’introduzione dei
prodotti biologici i quali sono ideali per poter ricoprire le richieste da parte dei mercati di prodotti
freschi e per questo vengono realizzate una serie di campagne promozionali in tutta l’Europa al fine
di poter sostenere il mercato dell’”Arancia Rossa di Sicilia” IGP. (Babin et al., 2001).
Nello specifico, dall’analisi SWOT, emerge come punti di forza importanti, sono la diffusione di
produzioni provenienti da agricoltura biologica, (Signorello et al., 1999) nel rilancio del consumo del
prodotto sia fresco che trasformato, tra cui le nuove bevande fredde pronte da bere, esempio tipico è
proprio l’aranciata rossa BIO IGP di una nota azienda Siciliana, preparata con il 20% di succo di
“Arancia Rossa di Sicilia” IGP, è da notare come le aziende biologiche sostengano dei costi minori
rispetto alle aziende convenzionali, ciò è dovuto ad una minore incidenza di concimazioni, trattamenti
fitosanitari e diserbo rispetto alle aziende convenzionali.(Santucci, 2002). Emerge quindi una
maggiore convenienza da parte degli agricoltori ad indirizzarsi verso il metodo di produzione
biologico (Sturiale, 2001).
Relativamente alla trasformazione e alla commercializzazione i punti di forza del comparto sono
rappresentati dalla elevata quantità di materia prima destinata alle industrie di trasformazione e di
estrazione degli aromi, tra queste l’estrazione delle pectine derivanti dalla lavorazione della buccia
dell’agrume, queste vengono impiegate ampiamente come addensanti e gelificanti in moltissimi
prodotti alimentari, come marmellate, snack o bevande, contraendo così un ulteriore utile per tutte
quelle aziende che si occupano di trasformazione.(Belletti, 2002).
Infine un punto di forza in fase di commercializzazione e trasformazione deriva dalla localizzazione
delle industrie di trasformazione direttamente nei territori di produzione con conseguente
miglioramento dell’efficienza della filiera. (Sturiale, 2001).
Di contro però dall’analisi SWOT si evidenziano quelli che sono i punti di debolezza del comparto
agrumicolo, e questi derivano principalmente da un’offerta altamente polverizzata, in quanto in
Sicilia le aziende presentano una superficie media di 2 ettari, e non potendo di conseguenza realizzare
economie di scala che consentano di contenere i costi di produzione. Questo limite si traduce anche
nella impossibilità delle aziende Siciliane di un rinnovamento degli impianti tecnologici, che spesso
sono inadeguati determinando così un abbassamento della competitività sia da un punto di vista
tecnico ed economico. (Rossi et al., 2011).

21
Altro punto di debolezza è l’elevata variabilità dei prezzi a causa di un eccesso di offerta, che può
soprattutto verificarsi nel periodo di massima produzione, determinando un discostamento del prezzo
reale del prodotto, causando delle inevitabili perdite economiche da parte dei produttori impegnati
nella coltivazione. (Babin et al., 2001).
Spesso un problema rilevante è lo scarso approvvigionamento idrico, causato in parte da una sempre
più crescente siccità a cui è soggetta la Sicilia, in parte derivante dalla cattiva gestione degli impianti
idrici. Questo spesso si traduce nell’ottenimento di un frutto che non presenta le caratteristiche ideali
essenziali per il riconoscimento di qualità IGP. (Bacarella,1995).
Altri punti di debolezza evidenziati sono la scarsa partecipazione, da parte dei piccoli agricoltori, di
aderire al Consorzio di tutela, a causa dei costi per la commercializzazione del prodotto “Arancia
Rossa di Sicilia” IGP, portando ad inevitabili perdite di prodotto non certificato. (Gatto, 2010).
I punti di debolezza individuati in fase di commercializzazione e trasformazione sono molteplici, tra
questi in primis si evidenzia una scarsa valorizzazione e recupero dei sottoprodotti, provenienti dalle
industrie di trasformazione. Degno di nota tra questi è il pastazzo, per l’elevato potere inquinante che
esso presenta, comportando alle piccole imprese di trasformazione ingenti costi di smaltimento.
Anche se di recente sono molte le aziende che si sono attivate su un riutilizzo sostenibile del
sottoprodotto, destinato ad esempio all’alimentazione animale ed ancor di più per la produzione di
biogas, resta comunque ancora un problema rilevante per le aziende di trasformazione in relazione ai
costi connessi alla logistica. (Bacarella,1995).
E’ soprattutto nelle aree di coltivazione dell’“Arancia Rossa di Sicilia” IGP, che si registra tutt’oggi
un assenza di inter-professione e contratti di filiera, così come una forte sproporzione tra produzione
di semilavorati e prodotti finiti, derivante da un eccessiva presenza di imprese che producono
semilavorati a basso valore aggiunto (succhi tal quali, concentrato), (Sturiale, 2001).
Infine, l’analisi SWOT ha evidenziato una scarsa propensione al rinnovamento tecnologico degli
impianti di produzione e trasformazione, per un mancato re-investimento, di parte degli utili, nella
modernizzazione e rinnovamento degli impianti. (Bacarella,1995).

22
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

FASE AGRICOLA FASE AGRICOLA


Produttività fortemente legata alle condizioni Settore produttivo frammentato;
pedoclimatiche del nostro territorio;
Elevata variabilità dei prezzi a causa di un
Profilo nutrizionale rilevante ai fini salutistici e eccesso di offerta;
nutraceutici, tipici dell’”Arancia Rossa”
Scarso approvvigionamento idrico per
Esistenza di diverse cultivar dal frutto a polpa irrigazione;
pigmentata dall’elevato pregio organolettico;
Elevati costi di produzione;
Presenza di produzioni di qualità riconosciute
attraverso marchio IGP; Scarsa partecipazione da parte dei piccoli
produttori ad aderire al Consorzio IGP a causa
Offerta di arance rosse di Sicilia biologiche; dei restrittivi requisiti richiesti dal disciplinare
di produzione;
FASE DI TRASFORMAZIONE E
COMMERCIALIZZAZIONE FASE DI TRASFORMAZIONE E
COMMERCIALIZZAZIONE
Elevata quantità di materia prima destinata
all’industria dei succhi e degli aromi; Scarsa valorizzazione e recupero dei
sottoprodotti provenienti dall’industria di
Calendario di commercializzazione trasformazione;
sufficientemente ampio rispetto ad altre
tipologie di agrumi; Sproporzione tra produzione di semilavorati e
prodotti finiti;
Presenza delle industrie di trasformazione nei
territori di produzione; Assenza di inter-professione e contratti di
filiera;

Scarsa propensione ad investire in innovazioni


tecnologiche;

23
OPPORTUNITA’ MINACCE

Fase agricola Fase agricola


Diffusione di produzioni provenienti da Gravi problemi fitosanitari in importanti aree di
agricoltura biologica; coltivazione dell’arancia rossa;

Promozioni dell’arancia rossa di Sicilia Crescente concorrenza di produzioni di arance


unitamente alla promozione del territorio e del da paesi esteri;
turismo;
Elevata incidenza dei costi di manodopera e
Pianificare una buona diffusione dei marchi a difficoltà di reperire lavoratori nei momenti di
denominazione di origine; picco della raccolta;

FASE DI TRASFORMAZIONE E Scarsa disponibilità idrica nelle aree di


COMMERCIALIZZAZIONE coltivazione;

Valorizzazione delle produzioni attraverso la FASE DI TRASFORMAZIONE E


trasformazione in succhi o altri prodotti a base COMMERCIALIZZAZIONE
di arancia rossa (bevande alcoliche, succhi
freschi, ecc); Riduzione della competitività degli scambi
commerciali a causa del valore dell’euro;
Pianificare eventi promozionali per
incrementare la sensibilità dei consumatori Inserimento di nuovi paesi, che presentano aree
verso prodotti locali e di alta qualità; con caratteristiche pedoclimatiche simili che
potrebbero minacciare l’unicità;
Possibilità di incrementare i consumi pro-capite
attraverso campagne di comunicazione sulle Filiera agrumicola di produzione poco moderna;
caratteristiche qualitative e salutistiche. costi derivanti dal processo di trasformazione
delle arance pigmentate, per la produzione di
succhi e spremute.

Le opportunità per il rilancio del comparto potrebbe passare con la diffusione maggiore delle
produzioni da agricoltura biologica, in relazione al fatto che il mercato del biologico è in continua

24
crescita (Signorello et al., 1999), proprio perché il consumatore è più attento alla scelta di prodotti
alimentari, che rispecchiano importanti valori, come il miglioramento dello stato di salute, una
prevenzione a patologie che possano essere collegate ad una cattiva alimentazione, ma soprattutto
all’assenza di sostanze chimiche che possono influire negativamente sul proprio stato di salute, per
questa ragione spesso il consumatore associa il prodotto naturale, nel caso delle arance, alla presenza
di un foglia attaccata al frutto, colore opaco, dimensione grande o dei piccoli difetti visibili nella
buccia. (Santucci, 2002).
Di conseguenza la via del biologico sembra essere una buona soluzione per tutte le imprese che
vogliono cimentarsi su produzione dell’”Arancia Rossa di Sicilia” IGP.
E’ principalmente dalle campagne di promozione e informazione che si attua una valorizzazione del
prodotto “Arancia Rossa di Sicilia” IGP, infatti sono molti gli operatori che mostrano un buon
interesse nel valorizzare il frutto “Arancia Rossa di Sicilia” IGP ricavandone un utile. Sono molte
difatti le aziende che presentano la necessità di collocare il proprio prodotto su mercato. (Rossi et al.,
2011).
Ma un ruolo principale, in termini di informazione e valorizzazione è svolto dal Consorzio di tutela
dell’”Arancia Rossa di Sicilia” IGP, che deve riuscire a collegare le campagne promozionali con
importanti eventi, che vadano a coinvolgere i consumatori, attraverso il turismo, il rilancio di prodotti
locali, eventi a favore del benessere della salute o campagne pubblicitarie. Nella fase di
commercializzazione e trasformazione queste opportunità si collegano invece alla possibilità di poter
realizzare campagne di promozione e d’informazione grazie ai finanziamenti derivanti dall’Unione
Europea, garantendo al contempo una buona diffusione del marchio di qualità IGP. (Scuderi, 2007).
Pertanto ulteriori opportunità possono derivare dalla capacità di poter differenziare le arance rosse
di Sicilia grazie al riconoscimento IGP, grazie anche alla valorizzazione di prodotti trasformati che
derivano dall’industria di trasformazione, rilanciando l’“Arancia Rossa di Sicilia” IGP attraverso
snack, succhi, bevande alcoliche e bibite gasate. (Sturiale, 2001).
Tra tutte le possibilità per migliorare la produzione e quindi anche la vendita di prodotti finiti allo
stato fresco quali “Arancia Rossa di Sicilia” IGP, si potrebbe proporre di migliorare l’efficienza delle
aziende agricole tendendo quindi a meccanizzare la maggior parte delle lavorazioni per i quali non si
riesce a trovare personale adeguato, puntare sul risparmio idrico e cercare di contenere i costi di
produzione, effettuare economie di scala e andare ad aumentare la professionalità e la cultura di
giovani professionisti che si lanciano sul mercato delle arance facendo sì che questi possano
promuoverne peculiarità delle produzioni tipiche, in particolar modo l’aspetto qualitativo ed esclusivo
di questi prodotti, allo stesso tempo bisognerebbe favorire quello che è la comunicazione tra il
produttore primario e il distributore finale, cercare di mettere in atto delle strategie per promuovere il

25
prodotto su tutto il territorio Italiano ed Europeo, investire sulla realizzazione di prodotti finiti, quali
prodotti di quinta gamma, succhi di frutta freschi o pastorizzati, o ancora andare a favorire un vero e
proprio cambio radicale e trasversale delle strutture e delle tecnologie impiegate dalle imprese di
trasformazione in maniera da poter ottimizzare la produttività , migliorare la qualità e la presentazione
dei prodotti. (Zarbà, 1994).
Di contro però l’analisi SWOT fa emergere importanti minacce per il settore dell’arancia rossa, primo
fra tutti problemi fitosanitari, nello specifico l’affermarsi del virus Tristeza, che sta distruggendo gli
alberi di arance rosse della Sicilia orientale.
Minacce emergenti riguardano l’introduzione di nuovi Paesi concorrenti nella produzione di arance
rosse, difatti il clima caratteristico dell’area etnea chiaramente non è riproducibile artificialmente, ma
è possibile trovare alcune aree dalle caratteristiche climatiche simili che potrebbero quindi minacciare
l’unicità del prodotto IGP (Vaccaro 2010), portando inevitabilmente ad una perdita di competitività.
I maggiori competitors, che minacciano l’unicità dell’arancia pigmentata sono la Spagna e il
Marocco.
La perdita di competitività è spesso dovuta, anche al fatto che la qualità e l’immagine del nostro
prodotto risultino carenti e poco valorizzati o può derivare dall’elevata incidenza dei costi di
manodopera e dalla difficoltà di reperire lavoratori nei momenti di picco della raccolta.
Nella fase di commercializzazione e trasformazione i rischi possono essere legati all’eccessivo valore
dell’euro sui mercati monetari internazionali. (Sturiale, 2001).
Altri aspetti negativi evidenziati dall’analisi SWOT appaiono con la presenza di una filiera poco
moderna, spesso «allungata», e con concentrazione dell’offerta inadeguata con OP che sono riuscite
a organizzarsi prevalentemente solo in funzione della gestione del prodotto trasformato nell’ambito
della vecchia OCM. La valorizzazione presso nuovi mercati di sbocco, potrebbe essere svolto dal
Consorzi di tutela del prodotto a IGP, ma ciò è frequentemente ostacolato dallo scollamento esistente
tra produttori, OP e Consorzi. (La Vecchia.,2003).
Nella fase di trasformazione e commercializzazione è necessario prendere in considerazione i costi
derivanti dal processo di trasformazione delle arance pigmentate, nella produzione ad esempio, di
succhi di arancia “rossa”, nello specifico i costi che scaturiscono dal processo tecnico di
trasformazione, quali:
 Approvvigionamento della materia prima;
 trasporto e stoccaggio;
 processo di estrazione;
 trattamenti post-estrazione;

26
 confezionamento industriale;
 stoccaggio dei succhi;
 gestione dei rifiuti solidi.

Che nel complesso, in relazione ai ridotti volumi ed una filiera non dedicata a tale produzione genera
costi nettamente più elevati. (Sturiale et al., 2014).

27

Potrebbero piacerti anche