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IL CUBISMO

Il termine cubo viene coniato nel 1908 dal critico Vauxcelles, per denigrare alcuni quadri di Braque,
viene poi adottato per questa innovativa corrente artistica.
Come tutte le Avanguardie dei primi del ‘900, il Cubismo, tende ad allontanarsi il più possibile dalla
rappresentazione verosimile della realtà, realizzando opere in cui il soggetto viene scomposto e
ricomposto sulla tela, rappresentato da molteplici pv simultaneamente, rompendo la convenzione
dell’unicità del punto di vista; accentuando la geometrizzazione delle figure, usando
successivamente il collage e riproponendo a volte gli stessi temi: bicchieri, nature morte, giornali;
questo perché un quadro cubista, pur essendo non-naturale, secondo le parole di Argan, è
assolutamente reale, e questi soggetti così quotidiani sono immediatamente riconoscibili, pur non
essendo riprodotti fedelmente.
Il fascino del cubismo si registra nel 1913 da Apollinaire, pubblica il libro “I pittori cubisti,
meditazioni estetiche”, in cui suggerisce che il 1 sviluppo del cubismo, 1907-1908 era stato
elaborato nell’ideazione di Derain, e riconosce Picasso come maestro indiscusso, seppur non fu
mai un teorico del cubismo.
Si può individuare in Paul Cézanne, il precursore del cubismo, nei suoi ultimi dipinti, con soggetto
la montagna Sainte Victoire, dove sviluppa uno sfaldamento dei piani, i colori si giustappongono
l’un l’altro, le forme non sono completamente definite.
Oltre a Cézanne, fonte d'ispirazione è il divisionista Seurat, con le sue teorizzazioni su contrasti di
tono, tinta e linea. Per raggiungere questo obiettivo il cubista spezza la superficie pittorica in
tasselli, piccole superfici che registrano ognuna un pv diverso, così che lo spettatore guardando il
quadro possa compiere una sorta di itinerario virtuale a 360 gradi nello spazio e nel tempo.
Nel Cubismo si possono individuare varie fasi:
-cubismo scientifico (1907/1909) caratterizzato dall’opera di 3 personaggi: la coppia Picasso-
Braque e dallo spagnolo Gris.
-cubismo analitico (1909-1912) - gli artisti sperimentano un linguaggio che consente loro di
rappresentare in modo totale la realtà, in base ad un intento razionale. Summa di questo periodo è
l’opera “Les demoiselles d’Avignon” (1907) di Picasso.
-cubismo sintetico (1912-1915) - E' una sintesi della precedente ricerca artistica, che annulla del
tutto il rapporto tra figurazione e spazio. Picasso e Braque si rendono conto che spezzando troppo
la superficie pittorica, i singoli frammenti non sono più ricomponibili virtualmente e l'opera si
avvicina sempre più ai caratteri dell'astrattismo. Per fare in modo che i loro quadri non
sconfinassero nell’astrazione, in qualcosa di puramente mentale, senza più alcun rapporto
concreto con la realtà, i 2 artisti importano nelle loro opere elementi, lettere dell'alfabeto e
numeri, che frenano la fuga dalla realtà.
Elaborano una serie di tecniche, come il Papier Collès, frammenti di giornali, stoffa, carta da parati,
incollati sulla tela, introducendo frammenti di realtà, di oggetti reali combinati alle parti dipinte;
utilizzano mascherine con numeri o lettere (tecnica mista, tipo stencil); inseriscono trompe l'œil e
riproducono l'effetto delle venature del legno con la tecnica del pettine passato sul colore fresco.

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Un'altra evoluzione del movimento cubista la troviamo nel Cubismo Orfico, in relazione ad Orfeo,
che concentra il suo interesse sul colore e i suoi ritmi astratti. I pittori più noti di questo gruppo
sono Léger, e Delaunay.
PICASSO
Nasce in Andalusia, compie gli studi presso le accademie di Belle arti in Spagna, frequenta il museo
del Prado, applicandosi in particolare allo studio dei grandi pittori spagnoli del passato: Velasquez
e Goya. Agli inizi del ‘900, non ancora ventenne si reca a Parigi, dove conosce e ammira la pittura
di Lautrec. Nel 1901 espone per un importante gallerista Voyard, (era stato gallerista di Cezanne).
Gli esordi pittorici di Picasso, risentono fortemente delle esperienze postimpressioniste.
In Bevitrice di assenzio (1901) sono evidenti richiami all’assenzio di Degas, sia alle figure di donne
perdute di Lautrec.
Nel 1901 la pittura dell’artista ha una svolta decisiva, si inaugura il cosiddetto periodo blu, che si
protrae fino al 1904, così denominato per l’uso di colori freddi, sfumature del blu; i temi attingono
ad un repertorio di personaggi malinconici, segnati dal dolore e sconfitti dalla vita.
A questo periodo risale l’opera Poveri in riva al mare (Tragedia), In cui sono raffigurati 3
personaggi, scalzi e infreddoliti, raccolti in silenzio, sono la dolorosa metafora moderna della sacra
famiglia. Nonostante il loro misero aspetto, spiccano per la dignità quasi monumentale, la figura
delle madre richiama la solida volumetria delle donne giottesche.
L’artista differenzia i 3 elementi della natura: terra (spiaggia), acqua (mare) e aria (cielo), creando 3
fasce orizzontali, che contrastano con i 3 personaggi isolati sulla scena.
A partire dal 1905 la tavolozza di Picasso cambia toni, ai colori freddi subentrano tonalità calde,
gradazioni di rosa, ocra, arancio. Inizia il periodo rosa.
Al mondo degli sfruttati, emarginati del periodo blu, si sostituiscono soggetti ripresi in prevalenza
dall’ambiente del circo e dei saltimbanchi.
-Famiglia di saltimbanchi (1905) - Picasso tratta la dura quotidianità dei clawn, acrobati, giocolieri,
e la misera vita dei poveri girovaghi. Nell’arlecchino di spalle si ritrae l’artista, la bimba con il tutù
rosa, ricorda le ballerine di Degas, il paesaggio deserto e desolato, contribuisce a sottolineare il
senso di solitudine dei 6, in attesa di qualche evento.
Gli ultimi mesi del 1906 segnano il cosiddetto periodo africano o epoca negra, nel corso del quale
Picasso si interessa in modo approfondito alla scultura rituale africana e polinesiana, che i fiorenti
commerci con le colonie hanno contribuito a diffondere in molti ambienti parigini.
Nelle opere di questa fase, egli ricerca le testimonianze di un’umanità spontanea e incorrotta non
ancora contaminata dai condizionamenti della tradizione occidentale.
La contiguità formale con alcuni prototipi africani, dei quali lo stesso Picasso era attento
collezionista, è evidente in molti dei suoi studi di quegli anni, stiramento verticale dei volti, e la
scomposizione dei volumi preludono alla successiva svolta cubista.
L’amore per il primitivismo, la scultura, maschere africane era entrata nell’immaginario di Picasso
grazie a Matisse, e ai fauves.
Da Cezanne, Picasso aveva elaborato la lezione dal suo precetto sulle forme geometriche: il cono, il

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cilindro, la sfera, come principi ispiratori, declinando questo principio verso un carattere di sintesi,
usa poi la tavolozza dell’ultimo Cezanne, come l’uso dei verdi e degli ocra.
Nell’Autoritratto con tavolozza(1906) vediamo il rimando alla scultura africana, in particolare nei
lineamenti del volto, e nel taglio degli occhi.
Nell’autoritratto del 1907 conservato a Praga, vediamo come gli occhi non sono più con un intaglio
ligneo, ma sembrano spalancati, assomigliano alle raffigurazioni egizie, ad un altro tipo di
primitivismo. Sono gli stessi occhi, così ampi e fortemente segnati da quel tratto scuro del pennello
che non delinea fisicamente l’occhio, non è funzionale alla forma dell’occhio.
L’idea di pittura di Picasso non ha a che fare con l’idea di immediatezza, si coglie la rapidità del
tratto, sono presenti dei pezzi di non-finito, ampie stesure sul volto che sembrano pennellate di
getto. Il quadro finale è il raggiungimento di sintesi sta nella realizzazione delle masse, dei volumi,
nuovo rapporto tra contorni e colori, tra le figure e lo sfondo.
Nel 1907 dipinge Les Demoiselles d’Avignon (Moma di New York) - opera di grandi dimensioni.
Considerata l’icona del cubismo, costituisce il manifesto teorico, benché Picasso non ha mai scritto
niente di teorico a tal proposito, lo fa attraverso le opere.
Il dipinto giunse al Moma dopo una grande retrospettiva su Picasso tenutasi nel 1939; l’opera ha
avuto una scarsa fortuna espositiva, rimase oltre 30 anni nello studio di Picasso, influenzando gli
artisti che passavano dal suo studio.
L’opera è stata definita, infatti, “una selvaggeria oltraggiosa”, perché inserisce non solo maschere
tribali al posto dei volti, ma anche perché questo gruppo, che si rifà al gruppo delle bagnanti, pone
come protagoniste delle prostitute all’interno di un bordello, simbolo di una vita frenetica della
città.
Il titolo iniziale doveva essere “le prostitute d’Avignon” -Il tema delle prostitute era stato già
utilizzato da Lautrec, da Degas, ma anche da Kitchener. Questo dipinto ha molte parti non finite, in
più sono rese visibili le contraddizioni stilistiche che mostrano l’orrore e la fascinazione dell’uomo
sul quale le prostitute fissano lo sguardo.
Partendo dalle solide volumetrie di Cezanne, Picasso semplifica le geometrie dei corpi,
coinvolgendo anche lo spazio circostante, materializzato, scomposto in taglienti piani geometrici,
procedimento applicato anche alla natura morta in 1 piano, con frutta e tovagliolo posta sul
tavolino, trattati in modo del tutto disarticolato, nuovo.
Anche le figure femminili non risultano più immerse nello spazio, ma da esso compenetrate,
sembrano esser costituite dalla stessa materia solida, la differenza tra contenuto (personaggi) e
contenitore (spazio) viene annullata.
Nella realizzazione dei volti delle fig centrali, Picasso si ispira alla scultura iberica, quelle sulla
destra risentono dell’influsso delle maschere rituali dell’Africa.
Nel frattempo al Louvre si ha l’esposizione dei bronzi iberici del 4/5 secolo, già conosciuti da
Picasso nella fase giovanile spagnola e nello stesso anno veniva esposto il “Gioia di vivere” di
Matisse.
Queste due sollecitazioni inducono Picasso a lavorare in direzione di una deformazione della resa
dei corpi con l’assenza di volumetria, i colori non delineano più il volume del corpo stesso.

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Per giungere a questa sintesi della pittura si rifà a dei modelli, da un lato a quello classico delle 3
grazie, dall’altro alle bagnanti di Cezanne.
Riprende lo schema compositivo con la figura nello sfondo, di Cezanne, ma cambia il movimento
delle braccia contaminandolo con altri pittori, come Ingres -“Il bagno turco” (1862), che era stato
esposto al Salon d’automne nel 1905.
Non predomina la citazione iconografica, ma un singolo motivo, dettaglio che viene
intellettualizzato e reso nella sua pittura.
Uno dei temi prediletti di Picasso e Braque tra il 1907-1909 è il paesaggio, dove è possibile cogliere
l’evoluzione della fase primitivista, ad un proto cubismo, che si avvicina al cubismo analitico (1910-
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Uno dei primi dipinti nei quali Braque inizia la propria riflessione cubista, è Case all’ Estaque
(1908) realizzata a Estaque. Il soggetto si ispira alla pittura Cezanne.
Significativo è come le case non siano rappresentate dall’artista per come apparivano ai suoi occhi,
ma per come apparivano alla sua memoria; si presentano come volumi squadrati e tozzi,
compatte, sfaccettate, messe in risalto dalla diversa luminosità delle varie facce, si accavallano una
sull’altra senza lasciare spazi vuoti.
Manca un unico punto riferimento certo, si moltiplicano i punti di osservazione, ogni casa è vista
secondo una propria autonoma prospettiva: alcune dall’alto, altre dal basso, da un lato.
Annulla il senso delle proporzioni e profondità, tutte appaiono in 1 piano.
Gli alberi sono semplificati quasi all’astrazione, pur essendo intercalati tra le case non
contribuiscono a determinare la percezione di profondità, ma aumentano la sensazione di massa
unitaria.
La sensazione d’insieme è accentuata dall’uso di solo 2 colori, si coglie la tavolozza di Cezanne
verde e ocra, ma anche certi modi di concepire la pennellata, anche se già qui intravediamo una
sua autonomia rispetto alla forma raffigurata.
La stessa logica compositiva torna in altri paesaggi del periodo, improntati ad una frammentazione
della realtà, percepibile attraverso volumi netti e autonomi.
-Ritratto di Ambroise Voillard (1909-10) - tra i più celebri del periodo analitico
Picasso ritrae Voillard collezionista e mercante d’arte, amico di Picasso.
L’artista rinuncia a qualsiasi verosimiglianza fotografica, scava nella psicologia del personaggio,
mettendone in luce solo le caratteristiche della conoscenza più profonda (contenuto), no
apparenza.
La composizione è frastagliata, personaggio e sfondo sono posti su medesimo piano, a interagire
con lo spazio frammentato; dalla materia indistinta dello sfondo, prende forma la testa dell’uomo
ei vari dettagli: una bottiglia, un libro, bottone del panciotto, fazzoletto nel taschino il giornale che
Voillard sta leggendo. In assenza di riferimenti prospettici, fronte e retro perdono significato.
-Autoritratto di Khanweiler (1910) conservato all’Art institute di Chicago.
Si intuiscono gli occhi di Khanweiler,(gallerista di Picasso), la forma del naso e le mani congiunte.
Questo dipinto è caratterizzato dall’uso del chiaro-scuro che è scomposto, non disegna più i
volumi, è frammentato, il corpo, invece di essere delimitato da un contorno, è aperto fino a
delineare una griglia.

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Dall’estate del 1908 Braque lavora con Picasso alle nature morte. In questa serie Braque sembra
andare oltre Picasso stesso; le forme vengono lasciate aperte come vediamo nell’opera:
Natura morta con violino e brocca (1910) appare lo sforzo di superare la pittura impressionista e
dei fauves.
La realtà appare frammentata, lo spazio si confonde con i vari oggetti, mescolandosi e interagendo
con essi, come se fosse costituito dalla stessa materia.
Al centro della composizione, si distingue una brocca appoggiata su un tavolo, il cui piano è
rappresentato verticalmente, in basso un violino aperto nella prospettiva della simultaneità dei pv,
ma sembra diventare anche trasparente compenetrato allo sfondo, e questo perché utilizza una
tavolozza ridotta dei colori. In alto un chiodo alla parete, regge alcuni fogli di carta, sulla destra una
cornice, forse uno zoccolo della parete stessa.
Braque e Picasso si rendono conto che frammentando l’opera si avvicinavano all’astrattismo,
decidono di ricomporre la realtà ma conservando alcune caratteristiche.
Cominciano ad introdurre nelle loro opere lettere dell’alfabeto e dei numeri, in questo modo ogni
fuga verso l’astrazione viene bloccata dalla riconoscibilità di questi elementi, subito riconducibili
alla concretezza del quotidiano. Il dipinto viene lavorato anche facendo riferimento ad un sistema
diverso di segni delle parole, che venivano dipinte con pennello, in seguito attaccate o riportate
attraverso una tecnica di stampigliatura.
Picasso adotta la tecnica del collage, incollaggio sulla tela di materiali eterogenei, in grado di
richiamare direttamente alla mente gli oggetti reali.
Uno dei più significativi è Natura morta con sedia impagliata (1912)
L’opera è ambientata all’interno di un caffè parigino, a destra vi sono un limone tagliato a metà e
un’ostrica, al centro un bicchiere scomposto analiticamente, a sinistra le lettere richiamano ad un
giornale e una pipa. Realizzato con toni bruni intonati al ritaglio di finta paglia riprodotta su tela
cerata, che rappresenta con realismo fotografico, l’impagliatura di una vera sedia del tempo.
La forma insolita ellittica e la corda usata al posto della cornice rappresentano altri richiami al
problema della forma che si fa materia, e della materia che prende forme nuove ed estranee alla
sua natura.
A partire dal 1912 Braque inizia a dedicarsi ad alcune sperimentazioni: Papier collè (carte incollate)
l’introduzione di carte da parati, pezzi di giornali, ritagli di immagini, forniscono nuove suggestioni,
una parte concernono l’illusione dei sensi, il finto legno o motivi decorativi tratti dai ritagli di carte,
usati come trompe-l’oeil.
-Donna con una chitarra-Braque (1911).
Questa sorta di preludio del prelievo del mondo reale si attua attraverso una strategia di carattere
mimetico, qui Braque riporta le linee ondulate del legno sul cartone, ad evocare il materiale della
chitarra.
Picasso, nel dipinto Una chitarra (1912) inserisce un elemento concreto, incolla un cartone, a
disegnare la materia del legno di cui è fatta la chitarra, materia che entra a far parte del dipinto;
è incollato anche il pezzo di uno spartito musicale e un pezzo di un giornale di cui viene riportato
una parte del titolo “si concretizza la battaglia”, riportava l’inizio di una guerra in Medio Oriente,
tali parole vengono prese in prestito e portate all’interno del campo della pittura per accendere
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una sfida ai pittori contemporanei a Picasso.
Ci sono altri elementi che provengono da una lettura di opere coeve, come “L’interno con
melanzane” di Matisse, dove compare il decorativismo fatto ad impronta di un timbro.
Il cubismo di Braque-Picasso era un cubismo con un uso limitato della tavolozza, caratterizzato dai
colori spenti tipici di Cezanne. Ai cubisti, infatti, era stato rimproverato di non utilizzare il colore,
cosa, che invece farà Delauny.
Delauny realizza la “serie delle finestre” (1912); circa 30 dipinti che mostrano la lezione del
cubismo di Picasso e Braque nel modo di concepire i piani, il colore viene aggiunto intensificando la
materia del colore ad olio, per ottenere certi effetti visivi, altre volte viene diluito contrapponendo
i colori secondo regole pragmatiche.
Egli non apre una finestra per guardare la città, ma verso la pittura, che esplode sui limiti del
dipinto ed invade la cornice che entra a far parte del pittore.
Delauny insieme a Leger fa parte del cubismo orfico-stile dinamico e dai colori vivaci.
L’artista tende a evocare atmosfere ricche di colori e suggestioni, mentre i cubisti storici,
tendevano a ridurre i colori (2 o 3), Delauny si pone come erede del colorismo di Cezanne,
caricando il gioco della scomposizione e ricomposizione dei piani cubisti, di una nuova
componente cromatica.
Il dipinto Torre Eiffel, simbolo del progresso e forza si impone innalzandosi sopra tutti gli altri
edifici della metropoli moderna, dalla vivace policromia, desterà ammirazione dai futuristi e dal
Cavaliere azzurro.
Picasso durante il periodo cosiddetto neoclassico tra il 1917-25, conseguente del viaggio in Italia, e
conoscenza dal vivo delle opere di Michelangelo e Raffaello, realizza opere classiche, es. la Grande
bagnante (1921) dal corpo florido, monumentale, massiccio, che riempie con prepotenza tutto lo
spazio disponibile, addolcita da uno sguardo trasognato e senza tempo, fonte d’ispirazione Renoir.
Alle opere di ispirazione classica Picasso alterna opere cubiste, riprende il tema degli arlecchini,
poiché aveva intrapreso il mestiere di costumista/scenografo teatrale, es. I tre musici in cui
raffigura i 3 personaggi tipici della commedia dell’arte: pulcinella, arlecchino e un monaco.
Stende i colori su piani ampi e piatti, in una visione frontale e bidimensionale, come sagome
ritagliate nel cartoncino colorato.
Nel corso degli anni ’30 Picasso realizza Guernica (1937), un grande pannello dipinto per il
padiglione spagnolo dell’Espo Universale di Parigi.
E preceduto da schizzi preparatori, P. fonde cubismo analitico e sintetico, tutto è movimento,
convulsione, dramma sofferenza; i colori bianco e nero, sono non-colori, sottolineano morte e
dolore. Il dipinto rappresenta il drammatico bombardamento dell’omonima cittadina spagnola,
durante la guerra civile. L’ambientazione è interna (si deduce dal lampadario), sia esterna (edificio
in fiamme). Questa contemporaneità della visione rende la tragedia del bombardamento che
sventra e demolisce interi palazzi; uomini, donne, animali fuggono e urlano. Al suolo tra le macerie
cadaveri straziati. Nel dopoguerra P. dipinge ancora opere di grande impegno civile, come la
Guerra e la Pace, la Fucilazione in Corea, si tratta di atti d’accusa dell’artista impegnato a portare la
propria testimonianza a favore dei più deboli, contro ogni ingiustizia.
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