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REALISMO

Si sviluppa in Francia intorno alla metà dell’800, in un contesto di forti tensioni politiche,
dovute ai moti rivoluzionari del ’48, vive il suo momento culminante nel periodo del Secondo
impero, caratterizzato dal massimo sviluppo economico e tecnologico della borghesia.

L’interesse dei realisti è di cogliere la verità oggettiva della natura, sostituiscono le immagini
idealistiche e le concezioni letterarie dell'arte tradizionale con eventi di vita quotidiana dando
ai margini della società un peso simile a quello dei dipinti storici, allegorici.

In quegli anni con il diffondersi della fotografia, il mondo della critica d’arte riduceva il
realismo pittorico a notazione oggettiva della realtà, a mera riproduzione, imitazione diretta
del vero, era quindi ritenuto equivalente ad una negazione della creatività. Courbet
sottolinea il contenuto innovativo del realismo, teso alla rappresentazione del mondo nella sua
complessità, e deciso a rivitalizzare l’arte soffocata dallo sterile accademismo.

GUSTAVE COURBET (1819-1877)

Il capostipite del realismo francese, la sua pittura ha prodotto un grande impatto sul panorama
artistico francese che considerava ancora l’arte, il luogo nobile di fatti epici e grandiosi.
Courbet si concentra sui piccoli fatti quotidiani, sulla rappr dei lavoratori durante il lavoro, con
l’intento di esprimere la dignità del lavoro manuale delle classi subalterne, la verità della fatica
fisica.

Gli Spaccapietre (1849) - 2 tele (il + grande stato distrutto dai bombardamenti durante la 2
guerra mondiale). I personaggi rappresentati sono 2
manovali, raffigurati di spalle e senza identità, vestiti con panni strappati e sporchi. L’arida
natura circostante è realizzata in modo scarno ed essenziale, come se riflettesse la miseria dei
lavoratori. Il cielo è appena intravisto, quasi bianco, senza colore, non c'è l'atmosfera tipica
delle scene all'aperto. La volumetria è realizzata con toni scuri terrosi, i
contorni netti e neri, quasi brutali.

Non utilizza una tastiera emotiva, il pubblico con cui vuole comunicare, non è convocato per
commuoversi o creare empatia; ma intendeva realizzare un'opera di denuncia sociale della
fatica del lavoro, introducendo nello scenario artistico francese temi come la povertà, la
precarietà della vita, fino a quel momento considerati indegni di raffigurazione; per questo
motivo, il dipinto suscitò aspre polemiche.

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Confronto con il dipinto di Millet -Le spigolatrici (1857)

Esposto nel Salon parigino del 1857, giudicato intollerabile, sia per la scelta di ritrarre umili
protagoniste, e di attribuire questa atmosfera di epica grandezza al lavoro della raccolta del
grano considerato misero e privo di qualsiasi caratteristica da esaltare- il quadro venne
ironicamente soprannominato "le tre grazie dei poveri".
L’opera viene rifiutata immediatamente temendo che potesse instaurare, nelle classi più umili,
un desiderio di ribellione alla società moderna, portando possibili rivolte e movimenti sociali.
L'immagine si presenta come una visione fotografica, sembra un attimo rubato ad una
giornata di lavoro: raffigura in 1 piano, 3 donne chine intente a raccogliere le spighe di grano
sfuggite alla mietitura, inserite in un vasto paesaggio di campagna.

Il peso visivo del 1 piano è ottenuto anche mediante la distribuzione dei colori, più scuri e
contrastanti in basso (in cui i guizzi di luce sulle spighe, macchie e filamenti, sono realizzati con
la punta di pennello che interessano un impressionista come Pissarro), più chiari luminosi e
trasparenti verso l'alto.

Il punto di vista è ribassato, per ottenere l'orizzonte alto e conferire monumentalità alle figure,
le cui pose incurvate riprendono quelle dei covoni. L’artista pur
nascondendo i volti, ne mette in rilievo i lineamenti grossolani, le mani arrossate e gonfie per
la durezza del lavoro, gli abiti frusti, la pelle ustionata dal sole; elementi che abbruttiscono i
personaggi e ne sottolineano la realtà. Le forme risultano
particolarmente concrete, essenziali e scultoree nella loro piena plasticità, rese solide dai
colori opachi e gessosi, dai decisi chiaroscuri, dai giochi di luci e ombre. Le soluzioni
pittoriche di Millet, orientate alla concretezza fisica, influenzarono e vennero molto ammirate
da Courbet. Millet, più di ogni altro artista a lui
contemporaneo, seppe rendere in modo così forte un senso di solennità e dignità quasi eroica
alle umili condizioni dei suoi contadini. E un lirico tra i realisti, si lega al romanticismo
attraverso l'elevazione del quotidiano al sublime.

-Il seminatore (1850) Si concentra sul gesto del contadino colto nel vivo dell’azione e collocato
proprio al centro del dipinto, la linea obliqua dei campi sottolinea l’andamento dell’uomo.

-Angelus 1858 – tema del dipinto è suggerito dai ricordi dell'infanzia trascorsa in Normandia
Raffigura una coppia di contadini che interrompono il duro lavoro dei campi al suono delle
campane che annunciano L’Angelus. Le figure plastiche, statuarie dei
contadini, raccolti nella loro devozione, sono posti in controluce, contrastano con l'orizzonte
luminoso in cui si vede l'accenno, reso con poche pennellate, di una città lontana.
La scena è pervasa da una forte liricità, solennità e spiritualità. Dalì si riferì spesso al dipinto di
Millet per trarne una serie di versioni surrealiste.
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-Il funerale Ornans (1850)

L’opera viene considerata scandalosa, in quanto rappresenta un evento quotidiano, il funerale,


come un avvenimento storico (ciò dimostrato dalle dimensioni monumentali); e per l’eccessiva
verità dei personaggi, definiti dai critici rozzi, grotteschi, e senza decoro.

Il dipinto è stato realizzato dopo una laboriosa preparazione, è composto da oltre 50 ritratti a
grandezza naturale degli abitanti del piccolo borgo di Ornans, tutti posti in 1 piano scomposti,
seguono la linea orizzontale.

Sono suddivisi in 3 nuclei: a sinistra il clero, al centro figure più importanti del paese e sulla
sinistra il gruppo delle donne (con 2 andamenti differenti, alcune girate si stanno
allontanando, altre stanno assistendo alla cerimonia). Tali figure non
vengono nobilitate e idealizzate dall’artista, mostrano una fisionomia, secondo i detrattori
quasi caricaturale; Courbet mostra la realtà com'è, non la
giudica, la lascia senza filtri, alla meditazione dello spettatore.

-Confronto con dipinto di Breton- La benedizione del grano di Artois, rappresenta una
processione di contadini devoti, ordinata e armonica, ben diversa dalla composizione di
Corbet.

Il paesaggio ha una luce che sembra quella dell'ora del tramonto, ma i protagonisti e il 1 piano
sono illuminati da un’altra luce diretta non coerente col cielo.
Courbet aveva dipinto la tela dentro al granaio in uno spazio angusto, e in condizioni di
gestione molto limitato.

L’organizzazione del dipinto è giocata sull’espediente della fossa aperta che si trova all’altezza
degli occhi dello spettatore, lungo il lato inferiore. L’artista rinuncia
alle convenzioni compositive in favore di un’inquadratura quasi fotografica, suggerita dai
margini laterali che tagliano le figure di alcuni partecipanti al rito, scelta che suscita polemica.

I colori hanno un'importanza fondamentale, domina il nero e una gamma di colori cupi, sui
quali spiccano a contrasto i bianchi, i rossi e i verdi. L'effetto di tristezza è accentuato anche dal
paesaggio desolato, immerso in un tramonto invernale e con lo sfondo del cielo velato.

I modelli di riferimenti sono molteplici: per la disposizione dei personaggi fa riferimento


all'antichità classica, ricorda quella di un fregio antico e rinvia all'Ara Pacis. Le
componenti della ritrattistica e della solennità d'insieme riprese dall’arte romana

Meyer Shapiro scrive un articolo, che mette in rapporto l'opera di C. con le immagini colorate
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o litografie che circolavano per un pubblico ampio, si tratta di vignette aventi un testo molto
semplice per aiutare la lettura delle immagini, giocano sul ridicolo, su elementi facili del
divertimento popolare, quotidianità.

-Le bagnant (1849) considerato volgare, raffigura 2 contadine che avanzano in una boscaglia
per fare il bagno in uno stagno.

-Atelier del pittore (1854-55)

Costruisce l'allegoria reale del suo mestiere di pittore e della sua vita nell’arco di 7 anni:
rappresenta sè stesso al centro intento a dipingere un paesaggio della cittadina di Ornans, a
fianco dell’artista un bambino simbolo di innocenza e una donna nuda simb. Verità che
osserva l’opera. Attorno a lui si affollano nella fosca penombra del suo atelier altri personaggi:
A sinistra un gruppo di persone umili, il popolo, si riconoscono dall’abbigliamento.
A destra il pubblico di committenti letterati e filosofi, rappresentano gli ideali, sogni, allegorie
dell’artista, tra queste la Poesia impersonata da Baudelaire, Musica, Letteratura, L’Amore.

Nel 1855 il dipinto viene presentato al Salon, ma rifiutato perchè ritenuto volgare, la scena
artistica parigina era ancora dominata da Ingres e Delacroix. C. realizza
padiglione parallelo Pavillon du Realisme, dove espone i suoi dipinti, per l'occasione pubblica
un piccolo opuscolo, che viene citato come catalogo dove definisce la poetica realista.

-I Lottatori (1864)

Opera criticata per essere un soggetto triviale, in quanto sono raffigurati plebei che lottano
all'interno di un ippodromo a Parigi (riferimento che rende la scena attendibile); e per la
posa dei lottatori che risulta contraddittoria, in quanto nella lotta greca- romana, le due
mosse, il colpo d'anca e lo strangolamento non potevano essere fatti simultaneamente.
Inoltre la critica si sofferma sulla resa dei corpi, giudicata disarmonica, sembrano assemblati, e
sul fatto che si vedono le vene valicolose, e la peluria sotto le ascelle in uno dei lottatori,
dettagli privi di importanza nella scena, secondo la critica.

Courbet voleva rappresentare la società ed aggiungere la sua interpretazione: quello con i


pantaloncini rossi rappresenta gli ideali repubblicani, in contrasto con l'altro con i pantaloncini
neri rappresenta i valori della chiesa. Antonelli sostiene che il
realismo di C. gioca con i dati della realtà, caricandolo di significati complessi, non coincide con
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il realismo borghese nè con quello politico; ha come obbiettivo una pittura indirizzata alla
comunicazione.

Il Realismo di C. svolge un ruolo determinante per la diffusione della nuova sensibilità artistica,
rivolta al mondo rurale, ambiente domestico, attenzione per gli avvenimenti di cronaca -dipinti
in grande formato, diventa punto di riferimento per artisti impressionisti, come Monet.

Hyppolite Taine: socialista, pensatore, aveva invitato gli artisti ad osservare gli uomini
all'opera, negli spazi quotidiani, non in contesti idealizzati. L’idea di riavvicinarsi al popolo era
funzionale ad una nuova valorizzazione all’insegna di una morale civica.

LA CARICATURA

La rivoluzione realista iniziata da C. da un lato apre la strada ad una pittura più libera sul piano
tecnico, e meno condizionata dalle rigidità accademiche, dall’altro consente di allargare il
campo dei sogg rappresentabili a tutti gli aspetti del quotidiano. Su questa strada si avventura
Daumier nel settore della caricatura, fondata sull’esagerazione e deformazione grottesca dei
tratti fisiognomici caratteristici, prende come bersagli re Luigi Filippo e l’ambiente politico
parlamentare post-napoleonico, caricature che pubblica per il giornale umoristico, La
Caricature, fondato nel 1831.

Daumier finisce in prigione reo di lesa maestà, questa esperienza non lo allontana dalla sua
ispirazione satirica, tra il 1832-35 esegue 36 busti di parlamentari, piccoli ritratti-caricatura in
creta dipinta, dai quali le litografie pubblicate ne La Caricature- imponendosi all’attenzione del
pubblico. Con l’avvento della 2 Repubblica volge attenzione alle precarie condizioni di vita del
popolo, ridicolizza l’opera pittorica di Courbet.

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