Impressionismo

Potrebbero piacerti anche

Scarica in formato rtf, pdf o txt
Scarica in formato rtf, pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 12

IMPRESSIONISMO

Nasce a Parigi tra il 1860 e il 1870, e dura fino ai primi anni del ‘900, in contrapposizione
all’arte accademica dell’epoca. -Fondamentali furono le esperienze
del Romanticismo, in particolare del Realismo- in quanto come questo si interessa alla
rappresentazione della realtà quotidiana, ma non ne condivide l’impegno ideologico o politico,
non si occupa dei problemi ma solo dei lati gradevoli della società del tempo.
Altre esperienze pittoriche per la nascita dell’Impressionismo, sono da rintracciarsi soprattutto
nella pittura di Delacroix e dei pittori inglesi Constable e Turner.
-Nuovi stimoli vennero anche dall'Esposizione universale di Parigi del 1889, dove trovò sfogo
l'interesse per l'arte esotica, in particolare giapponese e cinese.
-Imp novità vennero dalle scoperte scientifiche, come la macchina fotografica e le Leggi
sull'accostamento dei colori di Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul
colore,
-Punto cardine è la pittura “en plein air” - gli artisti abbandonano il chiuso degli atelier per
dipingere la realtà “dal vivo” e cogliere così l’infinita varietà della sfumature che compongono i
colori (il 1 a dipingere en plain air fu Constable ). Tale scelta era dettata
dalla volontà di cogliere con freschezza e immediatezza tutti gli effetti luministici che la visione
diretta fornisce. Questo nuovo approccio alla pittura
è reso possibile anche grazie all’invenzione del “cavalletto da campagna” (portatile) e dei
colori in tubetto, più pratici da usare negli spostamenti e più immediati, visto che non
costringono l’artista a mescolare i pigmenti per formare i colori.
Il nome Impressionist- viene attribuito in senso dispregiativo dal critico Louis Leroy,
prendendo spunto dall’opera di Monet Impressione sol Levante; fece ironia sul modo di
dipingere del gruppo mdi artisti, considerando le opere incomplete, sommarie, poco più che
impressioni. Tale denominazione si adatta al nuovo
stile capace di cogliere l’impressione, l’attimo fuggente (analogie con la fotografia).
Gli Impressionisti rinunciano a rappresentare la realtà oggettiva, come viene percepita
dall’occhio dell’artista (realismo), l’arte collocata nella società più umile(Courbet), ma la
sensazione, l’impressione del tempo presente, in base alla propria sensibilità, esperienza.
I soggetti: prediligono spazi urbani, tra cui la città di Parigi, (strade, viali, piazze, bar,
stabilimenti balneari lungo la Senna, teatri, persino le stazioni) che fino a questo momento era
stata vista come entità malsana (dopo lo sviluppo della Rivoluzione Industriale, i fenomeni di
urbanesimo avevano deteriorato gli ambienti cittadini). Tra i soggetti
impressionisti: i momenti di svago della borghesia spesso a contatto con la natura (es. Bal au
moulin de la Galette- Renoir, Donne in giardino- Monet) e la figura umana in movimento
(Degas).

1
Un altro ruolo degli artisti è il momento elusivo: non lavorano sulle qualità stabili dell'entità,
degli oggetti, dei corpi che raffigurano, che reputano identificabili, ma alle caratteristiche
elusive che cambiano.
La grande rivoluzione dell’impressionismo è soprattutto la tecnica: il pittore non fa più
affidamento ai principi generali, sperimenta nuove soluzioni, infrange le regole a favore di
un’esperienza soggettiva.
Sistema colore-segno: i pittori frammentano e separano il segno dalla sua capacità di
designare qualcosa, non ne fanno più un segno naturale, ma diviene arbitrario, guardano la
realtà in modo diverso (es. Monet in uno dei 25 dipinti sui covoni di grano, i colori non sono
quelli standard). Viene disarticolato il sistema segno-
colore, a favore del colore che presenta un'autonomia; la forma viene mantenuta.
La grande specificità del linguaggio pittorico impressionista sta soprattutto nell’uso del colore
e della luce. Il colore interpretato nella modalità
di esperienza del pittore, usa i colori, ma li spoglia completamente, fino a disarmarli del loro
contenuto segnico; il colore contiene dei significati, che non sono più quelli condivisi, ma
hanno a che fare con la sensazione e l'impressione (Impression soleil levant- il principio segno-
colore, viene scardinato, rimanda ad una sensazione e non ad un oggetto).
La pennellata è rapida, espressa dalla giustapposizione di campiture, chiazze di colore puro,
complementari, non usano toni scuri, grigi per le ombre, ma colorate; viene liberata dalla sua
funzione di rendere il volume, diventa piccola, discontinua, non segue più la forma degli
oggetti, si libera nella spazialità (es. nel bouquet dell’Olympia di Manet, la pennellata si inizia a
liberare, siamo vicino ad un processo di astrazione).
La tela come spazio: la tela diventa realtà del pittore, la strategia figurativa del taglio delle
figure ai bordi della tela - non deve unicamente alla fotografia, è un’espediente degli artisti,
per conferire maggiormente un aspetto relativo alla quotidianità da un pv non privilegiato.
Tale modalità secondo Galassi (libro “Prima della fotografia” 1981) era già stata sperimentata
secoli precedenti alla fotografia.

Gli Inizi
Nel 1863 Napoleone III inaugurò il Salon des Refusés, per ospitare quelle opere escluse dal
Salon ufficiale. Vi partecipò, tra gli altri, ÉDOUARD
MANET con Le Déjeuner sur l'herbe, che provocò un notevole scandalo definito immorale,
2
volgare: per la per la rappresentazione di una donna comune nuda (modella preferita
dell’artista), e non una divinità classica o mitologica, tra 2 uomini in abbigliamento cittadino
moderno, invece di vesti classiche o rinascimentali.
In primo luogo la critica rimprovera Manet di aver inserito la contemporaneità, evocata dagli
abiti degli uomini di città e dal nudo che esce dalla tradizione.
I motivi di critica non si limitarono ala sogg, ma si estesero alla tecnica pittorica adottata dal
pittore, accusato di non aver saputo usare né prospettiva, né chiaroscuro, giudicato un disegno
piatto, contorni eseguiti a colpi di pennello, volumi abbozzati come se fosse una materia
plastica non sono lavorati nella tridimensionalità.

Manet nella realizzazione del dipinto fa riferimento ad alcune opere rinascimentali: Concerto
campestre di Tiziano (o Giorgione) al Louvre, la posizione del corpo girato di spalle la
ritroviamo in un’incisione nota di Raimondi, tratte dal Giudizio di Paride di Raffaello.
Un altro modello iconografico per il dipinto di Manet, un dipinto di Lancret, pittore del '700
l'autunno. Tuttavia l’opera non fu accettata dalla
commissione, nemmeno al Salon des Refuses.
-Due anni più tardi, lo stesso Manet scandalizza nuovamente l'opinione pubblica con Olympia
(1863).
In primis si criticò la scelta del soggetto, ritenuto volgare: in quanto si trattava di una prostituta
altolocata, nuda, semisdraiata su un letto disfatto, con una domestica di colore a suo servizio
che le porge un variopinto mazzo di fiori, dono di un pretendente, ammiratore.
I modelli di riferimento (Odalisca di Ingres, Maya desnuda di Goya, Nascita di Venere di
Cabanel, Venere di Urbino di Tiziano) vengono traditi: del modello tizianesco viene ripresa la
posa, un po' le luci, ma l'iconografia è completamente tradita, sulle spalle della Venere di
Urbino, c'è il personale che sta governando, evoca la capacità di amministrare il bene
economico come virtù, un piccolo cane simbolo di fedeltà coniugale. Mentre
ai piedi dell’Olympia vi è un gatto nero simbolo di sessualità e piacere; e non
ci sono riferimenti alle virtù economiche, se non il modo in cui ella se la procura attraverso i
fiori. Lo sfondo viene negato dalla raffigurazione
stessa, ciò che avviene all'interno dell'abitazione non è reso visibile dai tendaggi.
In 2 luogo viene attaccata la tecnica pittorica, accusato di non saper modellare i corpi con il
chiaro scuro, e di usare i colori in modo primitivo e pasticciato. Il corpo
acerbo e sgraziato della ragazza appare privo delle morbide sinuosità che caratterizzavano i
nudi accademici.

E un'opera a cavallo tra il realismo e l'impressionismo- la pittura è resa sintetica, il disegno

3
contraddittorio rispetto alla tradizione, mantiene il nitido risalto dei contorni, tipici dell’arte
giapponese. Il bouquet se visto da vicino, è realizzato con pennellate disordinate stese con
tocchi rapidi e giustapposti, la pennellata si inizia a liberare, siamo vicino ad un processo di
astrazione.

Dopo gli scandali delle 2 tele, il nome di Manet, era stato associato a quello di un offensore
della morale e del buon gusto, l'artista poté trovare conforto nel sostegno di illustri letterati:
fondamentale fu l'amicizia di Émile Zola, romanziere e ammiratore dell’arte di Manet, ne aveva
elogiato la modernità, affermava che Manet era destinato ad essere uno dei futuri maestri
delle generazioni a venire, e meritava di essere introdotto al Louvre, tra i maestri antichi.
Manet come segno di gratitudine per ringraziarlo decise di omaggiare Zola con un ritratto
(Ritratto di Zolà -1868), nel proprio atelier. Lo scenario retrostante,
sottolinea il mestiere, la personalità e gli interessi di Zola; Zola è ritratto di tre quarti,
seduto ad un tavolo, con in mano un libro, "la storia dei pittori" di Charles Blanc, figura
importantissima nella Parigi degli anni '50/80.

Manet colloca sullo scrittoio un calamaio, una penna e vari libri, fra i quali un piccolo opuscolo
intitolato «Manet», e altri oggetti, carte, una pipa. Sulla parete
dietro a Zola una riproduzione del dipinto dell'Olympia, che ricopre parzialmente un 'altra
stampa tratta dalla Trionfo di Bacco di Velasquez; mettendo in evidenza la comune passione
per l'arte spagnola. Infine una stampa giapponese
raffigurante un lottatore negli abiti tradizionali, e un paravento con rami fioriti che chiude lo
spazio a sinistra, ribadisce l’influenza sugli impressionisti, esercitata dal gusto giapponese, per
i colori cangianti stesi in campiture omogenee senza ricorrere al chiaroscuro.

Manet organizza un’esposizione indipendente insieme ad altri artisti, non pagata dallo Stato
ma autofinanziata. Su proposta di Pissarro viene creata una società per azioni sottoscritta da
Monet, Renoir, Sisley, Degas, e anche artisti che esponevano al Salon ufficiale.
La prima manifestazione ufficiale della nuova pittura si tenne nel 1874, presso lo studio del
fotografo Felix Nadar. L’esposizione viene considerata un
attentato ai sani costumi artistici, al culto della forma, e la rispetto dei maestri.

Dal 1873 sono evidenti nei suoi quadri le influenze della pittura impressionista, pur avendo
sempre un atteggiamento distaccato. Il tocco diviene più simile a quello di Monet, così come la
scelta di soggetti urbani

-Bar aux Folies Bergère (1881-1882) - ultimo quadro realizzato da Manet considerato il suo
testamento artistico e spirituale. Riunisce i vari dati stilistici che hanno caratterizzato il

4
percorso artistico di Manet: l'utilizzo del nero, l'amore per i temi quotidiani, l'utilizzo di colori
piatti e omogenei ed il gusto per le composizioni calibrate e per le nature morte.

Il dipinto raffigura l’interno di un famoso bar parigino, ritrovo della borghesia; la protagonista
è una cameriera vestita con una raffinata mise nera, al di là del bancone, in mesta attesa
dell'ordine del cliente (forse manet), immobile attonita, ha un atteggiamento enigmatico e
malinconico, sembra voler dialogare con l’osservatore.

Alle spalle della cameriera, si estende uno specchio, che riflette, oltre al cliente, il vasto salone,
si percepisce l’atmosfera chiassosa, inondata dalla luce di grandi lampadari di cristallo, e
percorsa da nuvolette di fumo.

Davanti al balcone in marmo, Manet colloca una natura morta: bottiglie di champagne e di
liquori, una fruttiera di cristallo ricolma di arance, il bicchiere con le rose rappresentati con
grande realismo.

L’opera è giocata sul senso di illusorietà, dato dalle riflessioni dello specchio, mostra
all'osservatore ciò che è davanti alla zona frontale del dipinto: quanto tecnicamente
giacerebbe all'esterno del dipinto viene calamitato al suo interno, espandendo la visione.
Si presenta un disallineamento voluto, la prospettiva si è aperta e si è disarticolata secondo
altre regole e rimontata nella sua idea di realtà.

CLAUDE MONET Considerato il più impressionista


degli impressionisti, frequenta a Parigi gli altri impressionisti, Pissarro e Degas. Predilige il
paesaggio e la pittura en plain air.

Tra le opere:

-La gazza (1869) - opera inizialmente rifiutata al Salon per le tonalità chiare e luminose del
tutto dissimili dai toni scuri promossi dalle accademie.

Raffigura un angolo di campagna della cittadina normanna di Étretat immerso nel silenzio di
un mattino invernale, dove una piccola gazza nera è appollaiata su una staccionata di legno,
come se fosse una nota su un pentagramma musicale. Tutto il paesaggio è sepolto sotto una
delicata coltre di neve, in un contesto quasi surreale, pacato.

Dipinto da Monet all’aria aperta, permette di cogliere la brillantezza del soggetto (la neve),
impossibile da intendere nel chiuso degli atelier. Il tema della neve
viene ripreso anche da Sisley nel dipinto Neve a Louveciennes (1878): raffigura un viottolo di
campagna, conduce verso il paese innevato, e una figura femminile con abito scuro irrompe il
5
candore della scena.

-La Grenoureillère 1869 (stagno delle rane)

Soggetto realizzato anche da Renoir, pv pressochè lo stesso, ma diversa è l’attenzione che essi
pongono alla scena. Vi rappresentano Bougival, un pittoresco villaggio in riva alla Senna,
costituito da un isolotto posto nel mezzo del fiume, collegato alla terraferma da un ponte,
allestito su uno zatterone, luogo di svago. Monet è più
sintetico, privilegia l’immagine d’insieme, allontanando l’isolotto centrale. Le figure
e la natura circostante sono tratteggiate. Usa una palette di colori
ridotta, dati a pennellate orizzontali individuando zone di luce e ombra con bruschi
cambiamenti cromatici. Fa diventare la tela uno spazio diverso, non più un'idea di finestra
aperta sul mondo, ma realtà del pittore.

-Impressione sole levante (1872)

Rappresenta l’alba nel porto di Le Havre in Normandia (luogo natale di Monet). Non
vi è un disegno preparatorio, il colore è steso direttamente sulla tela, con pennellate brevi e
veloci. Cogliamo la presenza di alcune navi ormeggiate sulla sinistra, i cui alberi si riflettono in
mare. A destra si intravedono le gru e le altre strutture del porto, 2 barche a remi che solcano
le acque, appaiono come ombre. Tra la nebbia si staglia il sole
arancio, i cui riflessi sull’acqua son dati da pochi tocchi di pennello. L’acqua è protagonista, si
fonde con il cielo, Monet non vuole descrivere la realtà ma cogliere l’impressione dell’alba.
L’uso giustapposto di colori caldi e freddi rende il senso della nebbia del mattino.
-Modello per eccellenza Mare e Yacht di Turner (1825-30)

-Campo di Papaveri (1873)

L’opera evoca la grazia di una passeggiata in mezzo ai campi dell'Île-de-France sotto il sole di
un pomeriggio estivo. Sulla destra in basso sono presenti la moglie dell’artista e il figlio
immersi nella costellazione di papaveri, si avvicinano verso lo spettatore, creando un senso di
movimento lungo il sentiero in discesa. Nell'opera non
vi è alcuna traccia di disegno preparatorio, il colore è depositato direttamente sulla tela, con
pennellate rapide e veloci, dando un’intonazione molto delicata.

-Ponte ferroviario ad Argenteuil (1873)

Con lo sviluppo della ferrovia, la stazione diventa centro vitale della città, testimone
6
dell’industrializzazione dell’architettura del vetro e del ferro, messa in luce nel 1851 dal C.
Palace di Londra.

Rappresenta un attimo di modernità- il ponte di pietra diventa un ponte ferroviario, con un


treno in corsa, accelerata dal taglio trasversale della composizione.
Monet ripropone tale visione ne La Gare Saint-Lazare (1877)

-La Rue Montorgueil (1878)

Monet raffigura la società parigina al massimo del suo fulgore, in cui si celebrava la «festa della
pace e del lavoro», ricorrenza in auge a partire dal 1878. L’artista non
partecipa ai festeggiamenti, osserva da un pv alto, agendo come un vero e proprio «reporter».
Il pittore, infatti, ritiene l'avvenimento un pretesto per sperimentare la sua tecnica
impressionista, che traeva impulso proprio da soggetti moderni e dinamici come questo: le
virgolettature rapide e vibranti, descrivono l’energia che anima la festa, riescono a cogliere
l'accaloramento dei parigini e il trionfante sventolio delle bandiere.
Rende inoltre la sensazione di gioia di questo giorno, attraverso la scelta dei colori e dei toni:
i blu, i bianchi e i rossi del tricolore francese, con la loro magnificenza cromatica, fanno brillare
tutta la tela. Questo dipinto sembra una fotografia che
immortala un pezzo di storia della Francia repubblicana.

-Sempre a Parigi 1897 Pissarro in "Boulevard a Montmartre": mostra la continuità del tema
urbano, di una città vissuta in un modo concitato, attivo.

-Les Mules (1890-91) Serie di 25 dipinti, aventi per soggetto


principale i covoni. Monet ripete lo stesso modello per mostrare i diversi effetti della luce e
dell’atmosfera, col passare dei giorni, stagioni e delle condizioni metereologiche.
Il tema iconografico non è nuovo nella pittura, Millet li rappresenta dietro le Spigolatrici, o
dietro un gregge di pecore in Autunno.

-Cattedrale di Rouen (1893-94)

Serie di una 30 di tele dedicate alla facciata della cattedrale, dipinta dalla finestra della stanza
d’affitto, e da una bottega vicina, in diverse condizioni climatiche e diverse ore del giorno.
Il soggetto è immutabile, il pv sempre lo stesso, ciò che cambia sono le condizioni di luce, a
dimostrazione di come uno stesso sogg possa essere sufficiente a destare infinite e sempre
7
nuove soluzioni. La pennellata è rapida, il colore pastoso,
poco diluito, la sgocciolatura appartiene all'esperienza del pittore, non più alla pittura.

RENOIR Partecipa alla prima mostra impressionista


del 1874 presso lo studio di Nadar. I suoi dipinti realizzati en plain air, sono
caratterizzati da effetti di colore e luminosità.

-La Grenoureillère (1869) Renoir cura di più i dettagli, le


figure appaiono più definite da piccole, minute e veloci pennellate, frammenta la luce in
piccole chiazzette di colore e conferendo all’insieme una sensazione di gioiosa vivacità.

-Il palco (1878) Descrive un episodio di vita mondana


parigina, vi raffigura Edmond fratello di Renoir e la modella Ninì in un palco dell’Opera, in abiti
sfarzosi: la donna indossa un vestito con bande nere verticali, impreziosito da una collana di
perle a più fili, orecchini, bracciale, e fiori che adornano la giovane spettatrice, sono resi dal
pittore con grande libertà e fluidità.

-Bal au Moulin de la Galette (1876) Renoir ritrae una scena di un


ballo popolare all’aperto, in una piccola piazza al mulin di Montmatre, un pittoresco quartiere
parigino, dove la domenica pomeriggio, le persone si ritrovavano per ballare, celebra il tempo
libero della classe borghese.

Il nome fa riferimento ai dolcetti (galettes) che venivano offerti all’ingresso. Per i personaggi
l’artista si serve di amici, artisti, parenti, abitanti del quartiere, alcuni li raffigura seduti su sedie
e panchine fra gli alberi, altre coppie danzano al suono di un’orchestrina a sinistra; sullo
sfondo un’atmosfera di chiassosa e di allegria. L’interesse è puntato
sulla folla in movimento che si accalca nella piazzetta, ottenuta tramite sovrapposizione delle
fig tagliate ai bordi del dipinto, in modo da suggerire la continuità dell’azione oltre i limiti della
cornice. Renoir traduce gli effetti di luce per mezzo del colore,
senza ricorrere ai toni scuri e alle ombre, la luce solare filtra dalle fronde degli alberi, si
riverbera sui volti e sugli abiti in macchie colorate, e anche sul terreno su cui si svolgono le
danze.

La pennellata di Renoir non è carica matericamente ma viene stesa, (usa toni chiari e morbidi)
ad eccezione del bianco che è una tecnica pittorica che serve a catturare più luce riflessa e
renderlo più volumetrico.

-La colazione dei canottieri (1881) Rappresenta una colazione in un


8
ristorante a Bougival (vicino la Senna) di sportivi, che dopo aver vagato in canoa si concedono
una pausa, riposo insieme agli amici. La scena è ambientata nella veranda aperta del
locale, un gioco di luci e ombre filtrata dal tendone a righe, inonda la scena, riporta le tonalità
arance nelle persone sottostanti; crea un contrasto con lo sfondo verdastro della vegetazione.
L’attenzione di Renoir si concentra sui colori giustapposti caldi e freddi, primari e
complementari. La tavola ancora apparecchiata, con
bicchieri, bottiglie di cristallo e resti di cibo, costituisce un dipinto nel dipinto, come Manet nel
Bar aux Folies Bergère, Renoir ripropone la natura morta con grande naturalismo.

Renoir è un ottimo disegnatore e molto attaccato alla tradizione, tant’è che nei decenni
successivi ritorna ad un’idea della figura in cui restituisce fortemente la volumetria e
consistenza dei corpi con una pennellata, molto diversa, per campiture di colore larghe e
uniformi - Le Bagnant (1918-19), 2 donne recumbenti dai corpi floridi, esasperata rotondità,
supera i limiti in modo personale, ubbidendo alla propria sensibilità; ricordano i sogg classici,
le veneri di Tiziano e Giorgione.

EDGAR DEGAS Degas fa un ritorno alla tradizione,


predilige il disegno e la pittura d’interno in atelier. La sua pittura si caratterizza anche
per un certo tipo di pennellata, un impressionista sui generi, un irregolare
dell’Impressionismo.

Si sofferma meno su soggetti en plain air, ad eccezione di Cavalli da corsa davant alle tribune
(1866-68). Il tema dell’ippodromo con i cavalli, era un soggetto tradizionale, tuttavia Degas
non pone l’accento sulla corsa vera e propria, preferiva coglierne i momenti relativamente più
tranquilli. Rappresenta il momento che precede la
corsa, di grande tensione ed eccitazione. I cavalli sono disposti lungo una linea diagonale come
se fossero ballerine sul palcoscenico in attesa dell’inchino, mentre un cavallo scalpitante con
fantino sta sfilando davanti alla tribuna. Il soggetto era uno
dei preferite di Degas, vi individuava un pretesto per studiare il movimento.

Degas era un fotografo amatoriale, testimoniato dai suoi album di famiglia, una piccolissima
serie di fotografie che vengono proposte nel 1936 poiché ritrovate nel suo archivio. Si
serve della fotografia non come sostituzione o integrazione dello studio dal vero, in una
modalità diversa. La prima attività artistica di Degas,
appare concentrata sulle figure femminili nude, eseguite come se le spiasse dal buco della
serratura, intente alla toilette quotidiana, mentre si spazzolano i capelli, si lavano in una bacile
d’acqua, raffigurate facendo ricorso alla tecnica del pastello.

9
La Serie di nudi composta da monotipi di piccolo formato (impressione su carta di un disegno
realizzato in precedenza su lastra di metallo). Per questa serie
esposta nell’ultima esposizione dell’impressionismo nel 1886, è stata evocata la relazione con
istantaneità della fotografia, in realtà anticipano di 2 o 4 anni l’uscita della macchina
fotografica popolare.

-Lezione di ballo (1873-75) Rappresenta giovani ballerine, non


nel momento dello spettacolo, ma durante una lezione informale di danza: alcune provano i
passi sotto l’occhio del maestro, altre disposte a semicerchio osservano attendendo a loro
volta il proprio turno di prova, altre si sistemano il fiocco, l’acconciatura, sventolano il
ventaglio, parlano. La scelta dell’artista di
cogliere aspetti marginali, nascosti, poco noti, privati del quotidiano è ben precisa, guarda la
realtà attraverso il buco della serratura, da dietro le quinte.

Degas impone al dipinto un taglio fotografico, scorcio prospettico diagonale sottolineato dal
pavimento, alcune fig risultano fuoriuscire dall’inquadratura. Dal pv tecnico egli non rifiuta il
disegno prospettico, individua un punto di fuga esterno al dipinto, ed una linea d’orizzonte
alta. Ricostruisce l’atmosfera della sala con grande attenzione, la luce proviene in parte da
destra, dove immaginiamo esserci una grande finestra, e in parte dal fondo attraverso un’altra
finestra della stanza attigua. Il tono neutro del parquet (bruno)
e delle pareti (verdastre), sul quale si stagliano i bianchi tutù vaporosi delle ballerine,
contrapposti al colore vivace dei fiocchi in vita contribuisce a dare all’insieme un senso di
quieto realismo tipico degli interni di Degas.

-L’ètoile o danzatrice in scena (1878) dipinge una ballerina in movimento colta in scorcio
dall’alto di un ipotetico palco.

-4 ballerine in blu (1898) in movimento. Il taglio prospettico della scena è anticonvenzionale,


pv molto alto, come se l’artista fosse affacciato sul palco. I corpi sono composti lungo le 2
diagonali del foglio, mettendo in risalto, volume e plasticità. Baudelaire scrive di Degas:
Amava il corpo umano come un’armonia materiale, ed è come una bella architettura con in più
il movimento.

Degas era un grande sperimentatore delle tecniche di stampa, fotografiche e realizza sin dagli
anni 70 dei controtipi, una serie di fotografie che tratta chimicamente per ottenere toni
invertiti, una sorta di autoanalisi della sua opera pittorica ribaltando il punto di vista.

10
Una mostra del Metropolitan Museum del 1999, intitolata “Edgar Degas, Photographer”
presentava una serie limitata di fotografie (circa 10), messe in relazione non solo con i suoi
dipinti ma con la sua idea di pittura- immagini fotografiche realizzate da Degas stesso in uno
studio, cercando di condizionare le luci che vengono dall’alto.

-L’Assenzio (1875-76)

L’opera è ambientata all’interno di un locale parigino, frequentato dagli impressionisti.


La composizione dal taglio fotografico, è squilibrata verso destra, prospettiva obliqua, pv alto e
decentrato.

I 2 personaggi raffigurati sono una modella e un amico di Degas nelle vesti di 2 poveracci: una
prostituta di periferia, vestita vistosamente, e un barbone (clochard) dall’aria trasandata.
Dinanzi alla donna sul tavolino vi è un bicchiere verdastro di assenzio, invece davanti al
barbone un calice di vino. Entrambi hanno lo sguardo perso nel vuoto, senso di solitudine, pur
essendo vicini appaiono fra loro lontani. L’atmosfera del locale è molto pesante, come lo stato
d’animo dei 2, imprigionati in uno spazio squallido e angusto; alle loro spalle uno specchio
opaco, appannato ne riflette le sagome in modo confuso ed evanescente, rispetto allo
specchio sfolgorante di luce e di vita del Bar delle Folies Bergere.

-Confronto La prugna (1878) di Manet- la donna ritratta è forse una prostituta in attesa di un
cliente con aria svagata e malinconica, persa nei suoi pensieri, presenta una palette di colori
più vivace.

-Ne l’orchestra dell’opera (1868-69) Le figure dei musicisti in 1


piano appaiono più solide, sul palcoscenico la presenza delle ballerine è rivelata dalle sole
gambe e dai vaporosi tutù rosa e azzurri, anche in questo caso la spazialità è data dalle linee
orizzontali e trasversali delle balaustre e degli strumenti musicali. Disarticolazione tra piano
dei musicisti e piano delle ballerine, sembrano sullo stello livello, no segue le regole della
prospettiva. Questa è una chiara influenza delle stampe giapponesi (Hokusai “La coltivazione
del riso” di una serie che in quegli anni circolava a Parigi).

-Place de la Concorde (1876) Dipinto su commissione del


barone Lepic, ed è rappresentato con le sue 2 figlie, l’artista sperimenta una visione personale,
disarticola il piano spaziale, la prospettiva, forse suggerita dalla fotografia stereoscopica
(=antenate del cinema 3d=immagine montata leggermente disallineata), vuole attuare una
11
rappresentazione più emotiva ed emozionale.

Tra gli anni 1880-90 Degas, accusa gravi problemi di vista e giunge a realizzare opere pittoriche
sulle quali lavora in un modo più tattile, applica la pittura col pollice, usa toni accesi come
l’arancione. È interessato a fare arte con un gesto, non solo con un pennello, la sua
interpretazione si carica di un’idea espressiva relativa alla gestualità, quest’idea di matericità
lo avvicina alla scultura, considerandola come un’esperienza da aggiungere alle altre.

I soggetti delle sue cere che il maestro non volle mai gettare in bronzo, in quanto riteneva una
responsabilità troppo grande, sono soprattutto cavalli in corsa, ballerine colte in un passo di
danza, fig femminili intente alla toilette. In esse l’artista realizza con estrema naturalezza il
senso del movimento, animando plasticamente le varie figurette.

-Piccola danzatrice di 14 anni (1880-81)

Si tratta di bronzetto fuso dopo la morte dell’artista, il cui modello in cera venne presentato
alla 6 mostra degli Impressionisti nel 188, e criticata perché non aveva le fattezze di una
ragazza, viene paragonata ad una scimmia da spedire al Museo di Antropologia.

In realtà Degas voleva rappresentare una ragazza in fase pre-adolescenziale, corpo acerbo,
sproporzionata e sgraziata; la sensazione di realismo è data oltre che dal modellato,
dall’utilizzo di più materiali (arte polimaterica): crine per i capelli, tela cerata per il corsetto,
tulle per la gonna, raso per il fiocco e scarpette.

12

Potrebbero piacerti anche