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LA TECNICA DELL'ARCO

L'arco è l'elemento fondamentale dell'espressione violinistica. Prima di iniziare con lo


studio delle posizioni e della tecnica della mano sinistra bisogna porre particolare
attenzione all'emissione del suono. Questo può risuonare scontato e banale per
violinisti che hanno sviluppato una tecnica avanzata seguendo percorsi che toccano
scuole violinistiche e orizzonti filologici diversi, ma nel jazz non lo è.
La più grossa difficoltà nello studio del violino jazz, o di qualsiasi strumento ad arco
nel jazz, è l'emissione del suono.
Se pensiamo ad una frase jazz suonata da una tromba, da un sassofono o da un
pianoforte (strumenti protagonisti della storia del jazz) e la paragoniamo alla stessa
suonata da un violino (strumento dal suono “dolce” nell'immaginario comune) è facile
intuire che la percezione e la sensazione ritmica cambiano. Questo, dipende
dall'attacco del suono che nel violino risulta meno “percussivo”. Qualcuno potrebbe
risolvere la questione pensando allo staccato, colpo d'arco importante nella tecnica
“classica”, ma quello che si andrebbe a perdere è lo swing e la nostra frase
risulterebbe fuori stile.
E' difficile descrivere il colpo d'arco “giusto” da utilizzare nel jazz, questo perchè
quando si parla di jazz si definisce un genere, che come tutti i generi musicali è
mutato nel tempo e copre una varietà di stili e forme differenti. Quello che cercherò di
fare in questa piccola dispensa e suggerire quello che a parer mio risulta il percorso
da seguire per arrivare ad una corretta pronuncia swing. Obiettivo che mi pongo
quotidianamente.
Resta il fatto che come qualsiasi metodo, rispecchia il mio punto di vista, la mia
esperienza di studio e quella pratica, ma siete liberi di trovare la vostra strada.
Anzi, spero che serva proprio da spunto per trovare dei sistemi per superare quello
che definisco un grosso ostacolo per i violinisti jazz.
Alcune premese:
per prima cosa bisogna ascoltare molta musica jazz e consiglio particolarmente di
analizzare lo stile di grandi sassofonisti e trombettisti come Charlie Parker, Dexter
Gordon, Lee Morgan, Clifford Brown, Sonny Stitt, senza nulla togliere agli altri
strumentisti.
Nonostante ci sia una scuola violinistica jazz, della quale nomino alcuni esponenti
come Grappelli, Ponty, Lockwood, Venuti ed altri, consiglio di tenere come riferimento
per lo studio i musicisti citati prima, anche se può sembrare un paradosso studiare e
analizzare degli strumentisti a fiato avendo degli ottimi violinisti a disposizione.
In realtà dovete tenere ben presente nel vostro percorso di studio i grandi violinisti
jazz e il contributo che questi hanno dato e continuano a dare all'evoluzione del
linguaggio, ma consiglio vivamente per incominciare, di provare ad immaginare di
suonare uno strumento a fiato e conoscerne bene la sonorità. Questo non vuol dire
arrivare ad imitare un sax col violino, ma cercare di coglierne le potenzialità
espressive per poi trovare un sistema sul nostro strumento per ampliarne il timbro e
renderlo più jazz.
Le ragioni di questo percorso “al contrario” le ho espresse prima.
Altra cosa da fare è provare ad esercitarsi su uno strumento a percussione oppure
seguire degli esercizi ritmici (quelli utilizzati dai batteristi ad esempio) con entrambe
le mani e i piedi per sviluppare una maggiore coordinazione ritmica.
L'ultimo consiglio è quello di studiare come i violinisti indiani, battendo il piede e
aiutandoci con la voce.
Dopo queste premesse torniamo a parlare dell'arco.
Di seguito riporto alcuni esercizi per l'articolazione e la coordinazione.
Questi andranno eseguiti alla metà superiore con il detachè come colpo d'arco e
utilizzando il più possibile le dita della mano destra, cercando di limitare il movimento
del braccio e dell'avambraccio.
Cercate anche con l'indice di esercitare una lieve pressione sulla bacchetta nelle arcate
in giù per rendere l'attacco del suono più incisivo.

C.E. Patti
emafiddler@gmail.com

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