utilizzate dagli schiavi afroamericani. Inizialmente aveva la forma di canzoni di lavoro nelle piantagioni e
durante la costruzione di ferrovie e strade negli Stati Uniti e serviva a ritmare e coordinare i movimenti
(il ritmo era binario). I primi musicisti suonavano musica ad orecchio e le orchestre pionieristiche a New
Orleans erano chiamate Ragtime Bands.[1] Apporto notevole, a una prima evoluzione strumentale del
jazz, fu dato dagli emigrati italiani di New Orleans che appunto aggiunsero altri strumenti musicali
provenienti dalla tradizione italiana delle bande di paese: infatti tra i migliori musicisti di jazz figurano
ovviamente afroamericani poi affiancati da italoamericani, che formarono la Original Dixieland Jazz
Band ossia la banda che diffuse il jazz in U.S.A. producendo molti dischi.[2][3]
Il jazz arriverà a Chicago con Louis Armstrong e poi in Europa dove avrà un successo grandissimo.
Con gli anni andrà modificandosi e diventerà anche una musica commerciale con lo swing fino a
riprendere le tradizioni della cultura afroamericana delle prime jazz band col bebop.
Nel jazz ci sono due forme principali: il blues, in 12 battute (3 frasi musicali), e la canzone, in 32 battute.
Inizialmente l'essenza dell'improvvisazione era nella linea melodica, ciò è dovuto al fatto che il mezzo
jazz prototipico (originale) è il gruppo di ottoni, in cui, dato che ogni suonatore può produrre una sola
nota alla volta, gli assoli sono necessariamente melodici. Gli strumenti armonici di accompagnamento
(pianoforte, chitarra, contrabbasso) vennero introdotti dopo. Sin dai primi tempi il jazz ha incorporato
nel suo linguaggio i generi della musica popolare, del ragtime, del blues, della musica leggera e infine
della musica colta, soprattutto statunitense. In tempi più recenti il jazz si è anche mescolato con tutti i
generi musicali moderni anche non statunitensi, come il samba, la musica caraibica e il rock.
Il jazz si è trasformato, nel corso del ventesimo secolo evolvendosi in una grande varietà di stili e
sottogeneri: dal dixieland di New Orleans dei primi anni, allo swing, delle big bands negli anni
trenta e quaranta, dal bebop della seconda metà degli anni quaranta, al cool jazz e al hard
bop degli anni cinquanta, dal free jazz degli anni sessanta alla fusion degli anni settanta, fino alle
contaminazioni con il funk e l'hip hop dei decenni successivi. L'uso di queste etichette non è stato poi
molto gradito da tanti musicisti (jazzisti) che preferiscono definire la loro musica semplicemente come
jazz. Dopo gli anni 70 il jazz è entrato a pieno diritto nella cosiddetta musica colta, entrando quindi nei
corsi tenuti nelle scuole musicali e nei Conservatori.
Indice
1Caratteristiche
2Storia
o 2.1Anni dieci
o 2.2Anni venti
o 2.3Anni trenta
o 2.4Anni quaranta e cinquanta
o 2.5Anni sessanta
o 2.6Dagli anni ottanta
3Musica popolare ma colta
4Sociologia del jazz
5Giornata internazionale del jazz
6Note
7Bibliografia
o 7.1Fonti
o 7.2Approfondimenti
8Voci correlate
9Altri progetti
10Collegamenti esterni
Il jazz si è sviluppato agli inizi del XX secolo a New Orleans. Nella città erano presenti varie culture e la
maggior parte della popolazione apparteneva ai bassi ceti sociali. A New Orleans, quasi certamente
attorno agli anni 1910, venne pronunciata per la prima volta la parola jazz, originata da un vocabolo
appartenente alla cultura tradizionale francese dal significato legato all'animazione, alla gioia di vivere.
Altre fonti vorrebbero che la parola sia stata originata da un termine di origine africana con riferimenti
alla sessualità.[7] La città aveva subito prima una dominazione francese e poi spagnola; era diventata
parte degli Stati Uniti con il "Louisiana Purchase" del 1803. Il jazz si affermò subito come sintesi tra
numerose culture musicali, europee (musica per banda militare) e africane (percussione, ritmo).
I principali elementi del jazz sono due: ritmo e improvvisazione.
Dal punto di vista tecnico il jazz moderno è caratterizzato dall'uso estensivo dell'improvvisazione,
di blue note, di poliritmia e di progressione armonica usate in modo diverso rispetto alla musica
classica. Il ritmo, elastico e a volte scandito in maniera ineguale, ad esempio nello swing, ha sempre
rivestito grande importanza in quasi tutte le forme di jazz, e talvolta ha generato il jazz sinfonico.
Sin dagli inizi l'interpretazione ha valorizzato l'espressività ed il virtuosismo strumentale. Parte del jazz
degli albori era basato su combinazioni di elementi musicali africani, articolata cioè su scale
pentatoniche, con caratteristiche blue notes, mescolate ad armonie derivate dalla
musica colta europea con un notevole uso di ritmi sincopati e poliritmi.
L'improvvisazione, partendo dalla semplice variazione sul tema iniziale, ha assunto sempre maggiore
importanza. Nel free jazz, che ebbe il suo periodo d'oro negli anni sessanta-settanta, il tema poteva
anche scomparire in esperimenti che venivano chiamati improvvisazione totale collettiva.
La formazione jazzistica moderna tipica è costituita da un gruppo musicale di dimensioni limitate. La
combinazione più frequente è il quartetto, quasi invariabilmente costituito da una sezione ritmica
composta da batteria, basso o contrabbasso, pianoforte e da uno strumento solista, generalmente
un sassofono o una tromba.
Nell'ambito della piccola formazione sono possibili e frequenti una gran varietà di cambiamenti. Per
quello che riguarda la consistenza numerica, si trovano esempi di performance solistiche (spesso, ma
non sempre, si tratta di pianoforte solo) fino ad arrivare al nonetto, formazione che comincia già ad
assumere caratteristiche orchestrali. Si hanno anche svariatissime combinazioni per quello che
riguarda la qualità degli strumenti coinvolti: si hanno esempi di jazz suonato solisticamente con la
maggior parte degli strumenti orchestrali (perfino oboe e arpa) o folcloristici (ad esempio, la kora).
Le formazioni jazzistiche orchestrali, che entrarono in crisi profonda alla fine degli anni trenta, sono oggi
abbastanza rare, soprattutto a causa delle difficoltà economiche e organizzative collegate alla gestione
di un complesso che comprende molte decine di musicisti.
Per lungo tempo il territorio privilegiato dai musicisti afroamericani fu gli Stati Uniti d'America. Il jazz è
oggi suonato, composto e ascoltato in tutto il mondo come una nuova musica colta: se questo è vero
soprattutto nel mondo occidentale, è anche vero che le esplorazioni delle radici musicali africane che
molti jazzisti intrapresero a partire dagli anni sessanta e i contatti tra culture e stili musicali caratteristici
dell'ultima parte del 20º secolo, hanno contribuito a creare molti tipi di jazz, che vanno dalla tradizionale
performance per piccolo ensemble, derivato dalle esperienze boppistiche e post-boppistiche, alla
creazione di sonorità insolite che nascono dalla ibridazione di diverse tradizioni strumentali e musicali
fino ad arrivare a dissolversi nel genere chiamato world music (e in questo caso non si parla più di
jazz).
Un fenomeno simile ha recentemente conferito la categoria di genere colto anche a parte della musica
brasiliana e argentina (Antônio Carlos Jobim, Astor Piazzolla e altri), che fra l'altro si è apparentata con
il jazz, anche per l'opera svolta da Stan Getz ed altri in conseguenza della quale molti standard jazz
utilizzano modelli brasiliani e argentini.
Sidney Bechet
La musica che originariamente sarebbe stata chiamata, con termine di origine incerta jazz, nasce quasi
certamente a New Orleans all'inizio del XX secolo. Il musicista cui è attribuito il titolo di "padre del
jazz", Buddy Bolden, è attivo a New Orleans nel 1904. Nel 1906 il pianista Jelly Roll Morton compose il
brano King Porter Stomp, che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà, e negli anni
seguenti a New Orleans furono attive molte formazioni jazz: tra le più importanti, quella capeggiata
dal cornettista Joe "King" Oliver. La parola "jazz" venne stampata da un quotidiano, per la prima volta,
nel 1913.
Grande notorietà ebbe la Original Dixieland Jass Band (O.D.J.B.), composta da soli bianchi e diretta dal
cornettista, di origini italiane, Nick La Rocca. Dopo il debutto a Chicago il 3 marzo 1916, il 26
febbraio 1917, la O.D.J.B. registrò per la prima volta un brano jazz Livery Stable Blues. Per questo alla
O.D.J.B. venne attribuito il titolo di "inventori del jazz".
Tra il 1910 e il 1920 molti musicisti di New Orleans, spinti dai maggiori guadagni che venivano offerti al
nord e seguendo il flusso della migrazione interna che portava la popolazione a spostarsi verso i grandi
centri industriali arrivarono a Chicago (King Oliver, Jelly Roll Morton e Louis Armstrong per citarne solo
alcuni) e qui si creò una scuola che formò molti protagonisti soprattutto bianchi, tra i quali Bix
Beiderbecke, Frank Trumbauer, Pee Wee Russell.
Il jazz divenne sempre più popolare affermandosi anche come musica da ballo e nei locali notturni.
Molti protagonisti, tra cui il sassofonista Sidney Bechet fecero tournée in Europa. Nelle orchestre
aumentò l'importanza del solista capace di improvvisare, tra i primi Louis Armstrong. Armstrong era
stato seconda cornetta nella Creole Jazz Band di King Oliver e divenne famoso anche grazie alle
registrazioni con i suoi gruppi, gli Hot Five e gli Hot Seven nel 1925.
Nacquero le prime grandi orchestre, le big band come quelle di Fletcher Henderson, di Paul
Whiteman (il primo esecutore della Rapsodia in blu di George Gershwin) e di Duke Ellington. New
York divenne in breve, dopo Chicago, una delle capitali del jazz, determinando l'inizio dell'età del jazz.
Duke Ellington
A seguito della crisi di borsa dell'ottobre 1929 l'intrattenimento musicale negli Stati Uniti d'America subì
un drammatico azzeramento e negli anni immediatamente successivi, passati alla storia come
"la Grande depressione", pochi musicisti riuscirono a sopravvivere con la loro musica. I migliori
iniziarono fortunate esibizioni in Europa; gli altri fecero fatica a sbarcare il lunario. La rinascita musicale,
e con essa totale, dell'America è legata all'intuizione di un giovane musicista di origine ebrea, Benny
Goodman. Questi mise a punto un'originale formula musicale utilizzando un tempo costante, rendendo
perciò "ballabile" il nuovo stile, e un'accelerazione progressiva nei toni, nei timbri, nei contrappunti. La
musica che ne derivò prese il nome di "swing", come il giro di mazza del giocatore di baseball. Ogni
brano comincia con tranquillità per scatenarsi progressivamente, mantenendo però rigorosamente lo
stesso ritmo. Per rendere ancora più gradito ai ballerini il nuovo stile, Goodman utilizzò una grande
orchestra, con una ricca sezione di strumenti a fiato e una sezione ritmica. La formazione tipo
dell'orchestra swing comprendeva tre o quattro trombe, tre tromboni, cinque sassofoni tra cui due
contralti, due tenori e un baritono. La sezione ritmica comprendeva una chitarra, un contrabbasso, un
pianoforte e la batteria. A questa formazione si aggiungeva lo strumento del leader, nel caso di
Goodman il clarinetto.
Le orchestre jazz diventarono il principale veicolo di diffusione del jazz. In questo periodo assunsero ai
primi posti delle classifiche musicali le orchestre di Benny Goodman (che assunse Fletcher
Henderson come arrangiatore), Duke Ellington, Cab Calloway, Woody Herman, Count Basie, Chick
Webb (che aveva come cantante Ella Fitzgerald), Artie Shaw, Glenn Miller, lanciando nuovi balli quali
il jitterbug e lo swing.
New York assurse ad un ruolo di preminenza sulla scena jazzistica, prima coi locali e le sale da ballo
di Harlem (tra cui il famoso Cotton Club), poi coi club che fiorirono attorno al Greenwich Village,
a Broadway e alla Cinquantaduesima strada, soprannominata Swing Street o "la strada che non dorme
mai". Furono questi i palcoscenici che portarono al successo Billie Holiday, Art Tatum, Fats
Waller, Coleman Hawkins, Lester Young. Lo stile che nacque in questi locali era rilassato e notturno,
esemplificato dall'interpretazione di Body and Soul data in quegli anni da Hawkins, che fu anche uno
degli strumentisti che resero il sax tenore la voce dominante del jazz.
Uno stile jazzistico più rivolto al blues e con caratteristiche meno urbane di quello newyorkese veniva in
quegli anni praticato dalle orchestre di Kansas City, luogo di fondazione dell'orchestra di Count Basie.
In questa città si formarono molti protagonisti degli anni che seguirono, fra i quai Art Tatum e Roy
Eldridge.
La segregazione razziale, che era stata fino ad allora la regola nelle orchestre di jazz così come nei
locali, iniziò in quegli anni a perdere un po' della sua compattezza, grazie anche al coraggioso esempio
di direttori d'orchestra come Goodman e Shaw che portarono in tournée gli artisti afroamericani Roy
Eldridge e Billie Holiday.
Da sinistra a destra: Tommy Potter, Charlie Parker, Max Roach (quasi nascosto da Parker), Miles Davis e Duke
Jordan, ritratti da William P. Gottlieb al Three Deuces, sulla Cinquantaduesima strada, intorno all'agosto del 1947.
Attorno al 1945, si saluta la nascita di un nuovo stile, nato dalle jam session che si tenevano a tarda ora
in due locali di Harlem, il Minton's Playhouse e il Monroe's. Questo stile fu chiamato dapprima rebop,
poi bebop o semplicemente bop, dal suono di una frase ricorrente nei brani tipici di questa nuova
musica ed era praticato soprattutto da musicisti giovani, appena giunti sulla scena jazz di New York.
Caratterizzato da armonie complesse e tempi velocissimi, il bebop fu tenuto a battesimo
dal trombettista Dizzy Gillespie, che ne fu il pioniere assieme all'alto sassofonista Charlie Parker –
detto Bird o Yardbird. Il successo del nuovo genere, che richiamava un pubblico intellettuale
(i bopper attirarono subito l'ammirazione di molti esponenti del movimento letterario beatnik) e molto più
ristretto di quello delle big band, mise in luce altri protagonisti del periodo: il pianista e
compositore Thelonious Monk e il suo amico (anch'egli pianista) Bud Powell, il batterista Kenny Clarke,
i trombettisti Clifford Brown e Fats Navarro, i sassofonisti Sonny Rollins e Sonny Stitt, i batteristi Max
Roach e Kenny Clarke. Il bebop fu molto criticato sia come movimento giovanile e fenomeno sociale,
sia – per motivi diversi – dal punto di vista musicale. La critica sociale verteva inizialmente sugli aspetti
più provocatori dell'atteggiamento e dello stile di vita dei bopper per focalizzarsi poi soprattutto sulla
contiguità tra il mondo del jazz e la droga, che, agli inizi degli anni cinquanta, iniziò a mietere vittime di
alto profilo tra i jazzisti in generale e tra i bopper in particolare. Billie Holiday, Fats Navarro e Charlie
Parker furono solo i più famosi musicisti a trovare la morte a causa della loro dipendenza: molti altri, se
non morirono, subirono le conseguenze di questo flagello. Sotto il profilo musicale, alcuni artisti della
generazione precedente (che i bopper chiamavano "mouldy figs", "fichi ammuffiti") si distinsero come
critici particolarmente severi: il più famoso di questi fu senz'altro Louis Armstrong. Altri importanti
esponenti della corrente del jazz classico tuttavia, seppero cogliere gli elementi d'interesse contenuti
nel nuovo movimento: un nome fra tutti è quello di Coleman Hawkins.
Dizzy Gillespie
La fine degli anni quaranta e la prima metà degli anni cinquanta videro una reazione agli aspetti più
estremi del movimento bebop, reazione che, dalle sue caratteristiche melodiche e rilassate, prese il
nome di cool jazz. Iniziato a New York e nel Midwest dalle esperienze di Miles Davis e Gil Evans (dei
quali si ricorda l'album Birth of the Cool), Lennie Tristano ed altri, il cool jazz fu il primo stile jazz a
radicarsi in California. Molti dei suoi protagonisti furono bianchi: Gerry Mulligan e Chet Baker (che
diedero vita ad un famoso quartetto), Lee Konitz, Dave Brubeck, i sassofonisti Stan Getz (che fu anche
protagonista della fusione del jazz con la musica brasiliana) e Paul Desmond. L'afroamericano John
Lewis elaborò l'estetica cool creando un quartetto, il Modern Jazz Quartet, che fuse il jazz con elementi
e sonorità derivanti dalla musica classica (soprattutto barocca) europea. Da queste esperienze prese il
via un movimento, detto "Third Stream" che cercava di coniugare il jazz con altre esperienze
provenienti dalla tradizione musicale colta: uno dei suoi maggiori esponenti fu Gunther Schuller.
Il bebop negli anni cinquanta nel frattempo maturò, abbandonando parte delle sue caratteristiche più
sperimentali ed evolvendosi in un genere di più facile ascolto che fu chiamato hard bop, tra i cui
protagonisti si ricordano Art Blakey, e i suoi Jazz Messengers, Horace Silver, Miles Davis e le sue
classiche formazioni comprendenti John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers, Philly Joe
Jones, Cannonball Adderley. Gli anni cinquanta furono inoltre gli anni che videro nascere una giovane
stella del Jazz quale Ray Charles, tutt'oggi considerato uno dei principali musicisti del Novecento,
nonché uno dei pionieri della musica soul.
Le esperienze di jazz orchestrale continuarono, anche se con difficoltà, con le orchestre di Count Basie,
Duke Ellington, Woody Herman, Stan Kenton, e con le originali collaborazioni di Miles Davis e Gil
Evans. Il contrabbassista Charles Mingus si segnalò come personaggio di grande spicco alla testa di
formazioni allargate (anche se non di organico propriamente orchestrale).
Note