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alvini”. Appunti di breve e lungo periodo in risonanza tra Italia e Francia, di Niccolò Cuppini (SUPSI –…
di Niccolò Cuppini
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12/2/2019 Il blocco stradale nel “decreto Salvini”. Appunti di breve e lungo periodo in risonanza tra Italia e Francia, di Niccolò Cuppini (SUPSI –…
All’interno del cosidde o decreto Salvini (su “immigrazione e sicurezza” – sic!) è contenuta
una norma sul controllo della mobilità passata piu osto so o traccia. Entrato in vigore a
o obre 2018 e convertito in legge a dicembre (in G.U. 03/12/2018, n. 281), il decreto contiene
– Art. 23, Disposizioni in materia di blocco stradale – delle modifiche al decreto legislativo
22 gennaio 1948, n. 66, recante “Norme per assicurare la libera circolazione sulle strade
ferrate ed ordinarie e la libera navigazione”, che equiparano l’ostruzione dei binari a quella
stradale (“le parole «in una strada ferrata» sono sostituite dalle seguenti: «in una strada
ordinaria o ferrata o comunque ostruisce o ingombra una strada ordinaria o ferrata»”), ma
sopra u o si prevede de facto il ripristino del reato di blocco stradale con pene che
vanno fino ai 6 anni. Non è compito di questo articolo ricostruire il diba ito che portò il
Legislatore italiano a depenalizzare il blocco stradale nel 1998, certo è che la sua
reintroduzione ha una valenza che non va so ovalutata, avendo una potenziale
applicabilità immediata ma anche un valore di rilievo più strategico e di lungo periodo.
In primo luogo, è parso a molti evidente come questo passaggio del decreto sia stato
inserito ad hoc per tentare di ordinare e disciplinare un movimento che da anni ormai
scuote il se ore della logistica principalmente all’interno della megalopoli padana[1]. C’è
tu avia anche una dimensione più ampia sulla quale agisce la possibilità di incarcerare chi
si renda promotore o promotrice di blocco stradale. Le summenzionate lo e nella logistica
possono essere infa i interpretate come spia di una più ampia corrente di so ofondo che
sta trasformando i sistemi di produzione, la dimensione societaria, così come le
sogge ività, e che sta ridefinendo complessivamente il quadro a partire da uno specifico
paradigma logistico, della circolazione, o se vogliamo della mobilità[2]. Non a caso c’è chi
ipotizza che in questo scenario in trasformazione[3] si stia definendo una nuova tipologia
di confli ualità sociale definita appunto a partire da tale cara eristica, le circulation
struggles[4]. In quest’o ica dunque il decreto Salvini ha una portata di ampio respiro
introducendo una misura che colpisce sia lo e in a o che in potenza.
Tali affermazioni meritano di essere riprese so o due profili. Il primo elemento da me ere
in rilievo è la dinamica qui descri a con la quale si è articolato tale movimento, con
momenti intensivi e diffusi di accumulo di forza a partire dal blocco nelle grandi aree
logistiche, alternati a passaggi estensivi di assalto alla metropoli. Il blocco degli snodi della
circolazione come le rotonde pare configurarsi dunque come un irradiatore di confli o –
che segnala un deciso scarto rispe o al ciclo dei movimenti del 2011-2013[5] – che si
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12/2/2019 Il blocco stradale nel “decreto Salvini”. Appunti di breve e lungo periodo in risonanza tra Italia e Francia, di Niccolò Cuppini (SUPSI –…
Si potrebbe allora ipotizzare che nella mobilitazione dei gilets jaunes ci sia un elemento
nuovo, legato a doppio filo con una configurazione territoriale (e, dunque, sociale) inedita.
Questo scenario, costruito a partire dalla seconda metà degli anni Se anta – riportato ad
esempio da Henri Lefebvre con l’espressione di “esplosione dell’urbano” e raccontato
magistralmente in un romanzo come Gli anni di Annie Ernaux, o volendo da ricondurre al
surrealismo del Millennium People di James Graham Ballard per quanto riguarda il contesto
inglese – ci porta su panorami che vanno radicalmente oltre l’urbano e la metropoli, con
nomi per descriverli che sono ancora da trovare. La crisi (economica, politica, sociale) che si
protrae con una ritmica piu osto indecifrabile a partire dal 2007/2008 è arrivata a intaccare
la relativa stabilità che cara erizzava questa nuova territorialità. E non è un caso che sia
stato il tentativo del governo Macron di innalzare il prezzo del carburante a fare da
detonatore per la composizione sociale che vive questi luoghi. Questi infa i sono legati a
doppio filo “all’automobile”:
“With the transport volume of goods and people expanding, more and more people
driving vehicles or being driven are obliged to spend increasing amounts of time in transit.
[…] Then the (transnational) streetscape and vehicles are places of everyday encounter and
experience, and places where, for various reasons, the flow of traffic stops or is interrupted,
become operationalized as important places for dwelling-in-transit (rather than as generic
non-places): bus terminals, ferry ports, logistics distribution centers, formal and informal
markets, or border crossing stations along the corridors”[7].
Il movimento dei gilet è dunque figlio di questa territorialità circolante. Entro la quale il
blocco e l’occupazione delle rotonde si è data come “naturale” pratica, come connaturata
azione di interruzione di un rapporto sociale, come forma-sciopero contemporanea si
potrebbe dire[8]. Questa lo a dai tra i inediti può essere collegata, come fa Negri,
all’immagine della “prigione” come suo palcoscenico se in tal modo definiamo questo
territorio post-urbano in cui i flussi hanno disegnato una trama di scorrimenti, confini, colli
di bo iglia, passaggi, tu a obbligata, tu a incanalata a partire appunto dalla razionalità dei
flussi globali che disegna sul territorio una spazialità inscalfibile, una enorme “prigione” a
cielo aperto dalla quale non si può uscire e i cui scorrimenti non possono essere messi in
discussione[9].
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12/2/2019 Il blocco stradale nel “decreto Salvini”. Appunti di breve e lungo periodo in risonanza tra Italia e Francia, di Niccolò Cuppini (SUPSI –…
Così come bloccare una rotonda nella nuova territorialità fa a emergere in Francia dai gilets
jaunes si configura come dispositivo al contempo di blocco e di organizzazione, allo stesso
tempo bloccare un Interporto o un magazzino ha funzionato in maniera analoga nelle lo e
logistiche in Italia. Laddove tu avia non è arrivata l’urbanistica e l’archite ura, pare voler
intervenire questa nuova legislazione. Gli esiti saranno tu i da verificare. Sicuramente però
rifle ere su questa nuova dimensione logistica dei territori e dei confli i sociali è una
chiave urgente e strategica per comprendere ciò che sta accadendo.
[1] Vedi N. Cuppini e C. Pallavicini, Le lo e nella logistica nella valle del Po, Sociologia del
lavoro, n. 138, 2015, pp. 210-224; C. Benvegnù e N. Cuppini, Spe ri del lavoro. Note sulle lo e
logistiche nella megalopoli padana, pubblicato su napolimonitor.it il 17 o obre 2017.
[2] È quanto, assieme a tante e tanti altre, sta cercando di inquadrare il gruppo di ricerca
Into the Black Box: ww.intotheblackbox.com.
[3] Ci si rifà in particolare K. Moody, On New Terrain: How Capital is Reshaping the
Ba leground of Class War, Haymarket Books, New York, 2018.
[4] J. Clover, Riot. Strike. Riot. The New Era of Uprisings, Verso, New York, 2016.
[6] Cfr. E. P. Thompson, The Making of the English Working Class, Vintage Books, London,
1963.
[8] Si veda “Macron cede: i Gilet gialli strappano le prime conquiste e rilanciano!”
(h ps://www.infoaut.org/confli i-globali/macron-cede-i-gilet-gialli-strappano-le-prime-
conquiste-e-rilanciano): “uno sciopero di tipo nuovo. Uno sciopero che assume la fine dei
corpi intermedi come referenti sociali, che ribalta allo Stato il suo approccio, imponendo la
mancanza di rappresentanza del movimento come impossibilità di un suo
depotenziamento. Una contra azione sociale di tipo nuovo, dove una parte di società
diventa il proprio sindacato e impone con la forza il proprio punto di vista”.
[9] Si potrebbe anche fare riferimento a una territorialità come quella che indica Baudelaire
nel suo Spleen di Parigi: “Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo
spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l’intero giro
dell’orizzonte, una luce diurna più triste della no e; quando la terra è trasformata in umida
prigione dove, come un pipistrello, la Speranza sba e contro i muri con la sua timida ala
picchiando la testa sui soffi i marcescenti; quando la pioggia, distendendo le sue immense
strisce, imita le sbarre d’un grande carcere”.
[10] Si veda F. Massarelli, Scarichiamo i padroni. Lo sciopero dei facchini a Bologna, Agenzia X,
Milano, 2014.
Cuppini N. (2019), Il blocco stradale nel “decreto Salvini”. Appunti di breve e lungo periodo in
risonanza tra Italia e Francia, Studi sulla questione criminale online, consultabile al
link: h ps://studiquestionecriminale.wordpress.com/2019/02/12/il-blocco-stradale-nel-decreto-
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