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19/2/2020

Pubblicato il 04/09/2018
N. 01761/2018 REG.PROV.COLL.
N. 01488/2017 REG.RIC.

R E P U B B L I C A I T A L I A N A

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia

sezione staccata di Catania (Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1488 del 2017, proposto da


Comune di Santa Maria di Licodia, in persona del legale rappresentante
pro tempore, rappresentato e difeso dall'avvocato Luca Ardizzone, con
domicilio eletto presso il suo studio in Catania, via Vincenzo Giuffrida,
2/B;
contro
Ministero dell'Interno, in persona del legale rappresentante pro tempore,
rappresentato e difeso dall'Avvocatura dello Stato, domiciliata ex lege in
Catania, via Vecchia Ognina, 149;
nei confronti
Commissione Straordinaria di Liquidazione del Comune di Santa Maria di
Licodia, non costituita in giudizio;
per l'annullamento
del decreto del Ministro dell'Interno del 31 maggio 2017 (protocollo n.
78090 dell'1 giugno 2017) - avente ad oggetto l'approvazione, ai sensi del
7° comma dell'art. 256 del T.U.O.EE.LL., del piano di estinzione delle

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passività pregresse del Comune di Santa Maria di Licodia proposto


dall'Organo Straordinario di Liquidazione con deliberazione n. 116 del 5
dicembre 2016, come integrata con deliberazione n. 1 del 16 marzo 2017 –
comunicato all'Amministrazione Comunale di Santa Maria di Licodia con
nota della Prefettura di Catania n. 57815 del 13 giugno 2017 (e ciò nei
limiti d'interesse e con particolare riferimento alla parte in cui si dispone la
restituzione allo Stato dell'anticipazione di cassa non utilizzata);
nonché, comunque e in via cautelativa, per l'annullamento di ogni ulteriore
atto o provvedimento, antecedente o successivo, comunque presupposto
connesso o consequenziale (ivi comprese, ove occorra e sempre nei limiti
suddetti d'interesse, le determinazioni assunte dall'Organo Straordinario di
Liquidazione con le deliberazioni n. 116 del 5 dicembre 2016 e n. 1 del 16
marzo 2017, contenenti la proposta del piano di estinzione delle passività
pregresse, ed anche con la deliberazione n. 6 del 4 agosto 2017, contenente
la rideterminazione dei debiti ammessi alla massa passiva; la nota del
Ministero dell'Interno n. 2532 del 17 gennaio 2017 e relativi allegati).

Visti il ricorso e i relativi allegati;


Visto l'atto di costituzione in giudizio del Ministero dell'Interno;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 5 luglio 2018 il dott. Pancrazio
Maria Savasta e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO e DIRITTO
I. Il Comune di Santa Maria di Licodia, con delibera del Consiglio
Comunale dell’1 marzo 2013 n. 8, dichiarava lo stato di dissesto
finanziario.
Con decreto del Presidente della Repubblica del 28 maggio 2013 veniva
nominata la Commissione Straordinaria di Liquidazione, per
l’amministrazione della gestione e dell’indebitamento pregresso.

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L’amministrazione comunale, avendo aderito alla procedura semplificata,


beneficiava dell’anticipazione di liquidità prevista dall’art. 33 del decreto
legge n. 66/2014.
In particolare, con decreto della Direzione Centrale della Finanza Locale
del Ministero dell’Interno del 2 ottobre 2014 veniva versato sul Conto di
Tesoreria dell’Organo Straordinario di Liquidazione l’importo pari a €
4.000.000,00 euro, che è stata successivamente messa a disposizione
dell’Organo
Straordinario di Liquidazione, unitamente al contributo di cui all’articolo 3
bis del decreto legge numero 174/2012 di circa 496.000,00 euro (anch’esso
riconosciuto al Comune, quale Ente
dissestato, dalla Direzione Centrale della Finanza Locale del Ministero
dell’Interno con decreto del 10 ottobre 2016) e alla esigua somma di
residui attivi riscossi (780.000,00 euro circa a fronte dei 3.000.000,00
inseriti dalla Commissione Straordinaria di Liquidazione nella massa
passiva).
L’Organo Straordinario di Liquidazione, acquisita l’anticipazione delle
restanti risorse disponibili nella massa attiva al cospetto di un passivo
ammissibile di circa 5.700.000 di euro, provvedeva, dunque, al pagamento
dei creditori aderenti alla proposta transattiva nella misura del 60% di
quanto dovuto, eccezione fatta per debiti da lavoro pagati al 100%,
estinguendo debiti per un importo di circa 4.200.000,00 euro, con un
esborso di circa 2.650.000,00 euro.
Ultimata la fase di liquidazione, l’O.S.L., con delibera del 5 dicembre 2016
n. 116, predisponeva e inviava al Ministero dell’Interno il piano di
estinzione delle passività pregresse previsto dal settimo comma
dell’articolo 256 del TUEL.
Il Ministero dell’Interno a sua volta, con decreto del 31 maggio 2017,
approvava detto piano di estinzione delle passività pregresse e stabiliva che
l’O.S.L. fosse tenuto a restituire al Comune di Santa Maria di Licodia la

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differenza positiva di euro 1.681.469.34, al netto di eventuali scostamenti,


con l’ulteriore precisazione, che la parte residua e non utilizzata
dall’O.S.L., derivante dall’anticipazione concessa con Decreto dirigenziale
del 2 ottobre 2014, dovesse essere restituita dal Comune allo Stato, in
quanto somme destinate all’incremento della massa attiva della gestione
liquidatoria ai sensi dell’articolo 33, comma 1, del decreto legge 24 aprile
2014, n. 66.
Ciò premesso, parte ricorrente con ricorso notificato in data 4.9.2017 e
depositato in data 7.9.2017 ha concluso per le richieste indicate in epigrafe,
affidandosi alle seguenti censure:
- Violazione degli articoli 256 e 258 del decreto legislativo 267/2000 –
Eccesso di potere per difetto dei presupposti, contraddittorietà e difetto di
motivazione.
- Violazione dell’articolo 33 del decreto legge 66/2014 convertito legge
89/2014 e del relativo decreto del ministero dell’interno del 14 ottobre
2014 – Eccesso di potere per difetto dei presupposti ed illogicità manifesta.
- Violazione dei principi di buona andamento ed economicità dettati
dall’articolo 97 della costituzione, nonché di ragionevolezza e legittimo
affidamento.
Segnatamente, con riferimento all’attività dell’Organo Straordinario di
Liquidazione, il Comune ricorrente deduce che nessuna disposizione
legislativa limita l’utilizzo dell’anticipazione di liquidità al solo pagamento
dei crediti transatti e, in particolare, né le disposizioni del Testo Unico Enti
Locali, né l’articolo 33 del Decreto Legge 66/2014 impongono la
restituzione all’Amministrazione centrale della quota dell’anticipazione di
liquidità non utilizzata.
Infatti, il pagamento delle passività “residue” previsto dal combinato
disposto degli articoli 256 e 258 del TUEL successivamente
all’approvazione del piano di estinzione da parte del Ministero dell’Interno

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si riferirebbe proprio al versamento degli importi dovuti ai creditori i quali


non hanno accettato le proposte transattive.
In questo senso deve essere inteso, a parere del ricorrente, l’articolo 33 del
decreto legge 66 del 2014, il quale, destinando l’anticipazione di liquidità
“all'incremento della massa attiva della gestione liquidatoria”, ne mette
chiaramente il relativo importo a disposizione delle attività liquidatorie
della Commissione Straordinaria senza distinguere i pagamenti da
effettuare per il soddisfacimento dei creditori che abbiano o meno aderito
alla transazione.
In ogni caso, parte ricorrente sostiene che anche laddove l’O.S.L. non
dovesse provvedere al pagamento dei creditori non aderenti alla
transazione, consegnando gli importi residui non sussisterebbe comunque
in capo al Comune l’obbligo di restituzione immediata di tali importi
all’amministrazione centrale e ciò in virtù dell’articolo 33 comma 5 del
decreto legislativo 66/2014, il quale prevede che la restituzione
dell’anticipazione venga effettuata, con un piano di ammortamento a rate
costanti, comprensive degli interessi, in un periodo massimo di venti anni.
Costituitosi in giudizio con atto di mera forma, il Ministero dell’Interno ha
concluso per l’infondatezza del ricorso.
Con ordinanza n. 602/17 questo T.A.R., ha accolto l’istanza cautelare
sospendendo i provvedimenti impugnati e ha fissato la trattazione del
merito per l’udienza del 5.7.2018.
All’Udienza pubblica del 05.07.2018 la causa è stata trattenuta per essere
decisa.
II. Ritiene il Collegio che il ricorso sia fondato.
Il Comune di Santa Maria di Licodia contesta la legittimità del
provvedimento con il quale è stato approvato il piano di estinzione delle
passività pregresse dello stesso Comune limitatamente alla parte in cui si
dispone la restituzione allo Stato dell’anticipazione non utilizzata.

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Premette il Collegio, invero, che l’art. 33 del Decreto Legge 24/04/2014, n.


66, posto a fondamento del provvedimento impugnato, stabilisce una sorta
di vincolo di destinazione dell’anticipazione alle sole ipotesi previste
dall’art. 258 del TUEL.
Nella parte di interesse, infatti, il comma 1 così recita: “Al fine di
sostenere la grave situazione delle imprese creditrici e degli altri soggetti
dei comuni dissestati e di ridare impulso ai relativi sistemi produttivi locali
. . . ai comuni che hanno deliberato il dissesto finanziario . . . e che hanno
aderito alla procedura semplificata prevista dall'articolo 258 del testo
unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è attribuita,
previa apposita istanza dell'ente interessato un'anticipazione fino
all'importo massimo di 300 milioni di euro per l'anno 2014 da destinare
all'incremento della massa attiva della gestione liquidatoria per il
pagamento dei debiti ammessi con le modalità di cui all'anzidetto articolo
258, nei limiti dell'anticipazione erogata, entro 120 giorni dalla
disponibilità delle risorse”.
Deriva, seguendo l’implicita motivazione posta a fondamento del
provvedimento impugnato, che il mancato utilizzo dell’intera anticipazione
comporterebbe la restituzione della parte residua, in quanto, appunto,
vincolata alle sole ipotesi di cui al predetto art. 258.
Detta norma, ai primi due commi stabilisce che “l'organo straordinario di
liquidazione, valutato l'importo complessivo di tutti i debiti censiti in base
alle richieste pervenute, il numero delle pratiche relative, la consistenza
della documentazione allegata ed il tempo necessario per il loro definitivo
esame, può proporre all'ente locale dissestato l'adozione della modalità
semplificata di liquidazione di cui al presente articolo. Con deliberazione
di giunta l'ente decide entro trenta giorni ed in caso di adesione s'impegna
a mettere a disposizione le risorse finanziare di cui al comma 2.
“2. L'organo straordinario di liquidazione, acquisita l'adesione dell'ente
locale, delibera l'accensione del mutuo di cui all'art. 255, comma 2, nella

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misura necessaria agli adempimenti di cui ai successivi commi ed in


relazione all'ammontare dei debiti censiti. L'ente locale dissestato è tenuto
a deliberare l'accensione di un mutuo con la Cassa depositi e prestiti o con
altri istituti di credito, con oneri a proprio carico, nel rispetto del limite del
40 per cento di cui all'art. 255, comma 9, o, in alternativa, a mettere a
disposizione risorse finanziarie liquide, per un importo che consenta di
finanziare, insieme al ricavato del mutuo a carico dello Stato, tutti i debiti
di cui ai commi 3 e 4, oltre alle spese della liquidazione. E’ fatta salva la
possibilità di ridurre il mutuo a carico dell'ente”.
Diversamente da quanto possibile ritenere da una prima lettura del
combinato disposto dei richiamati articoli 33 e 258, la procedura
dell’anticipazione da quest’ultimo prevista non si rivolge esclusivamente ai
crediti transatti, ma alla loro totalità.
In altri termini, da una coordinata disamina delle disposizioni previste dal
TUEL si ricava che l’anticipazione di liquidità in favore dei Comuni che
abbiano deliberato il dissesto finanziario costituisce un incremento della
massa attiva da impiegare per il pagamento di tutti i debiti ricadenti
nell’ambito della procedura semplificata, senza alcuna preclusione nei
confronti di quei creditori che non abbiano aderito all’offerta transattiva.
La procedura semplificata consente l’anticipazione, ma la stessa non si
rivolge esclusivamente ai crediti transatti.
Ciò emerge, in primo luogo, dal richiamato comma 2 dell’art. 258, del
T.U., laddove vi è il riferimento alla valutazione all'“importo complessivo
di tutti i debiti censiti in base alle richieste pervenute”, nonché a “tutti i
debiti di cui ai commi 3 e 4, oltre alle spese della liquidazione”.
Invero, mentre il comma 3 si riferisce ai crediti, da soddisfare con
precedenza, per i quali i creditori accettano il pagamento di una somma
variabile tra il 40 ed il 60 per cento, il comma 4, espressamente, prevede
che “l'organo straordinario di liquidazione accantona l'importo del 50 per
cento dei debiti per i quali non è stata accettata la transazione.

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L'accantonamento è elevato al 100 per cento per i debiti assistiti da


privilegio”.
Consegue, come premesso, che l’art. 258 TUEL si riferisce espressamente
anche al pagamento dei crediti non transatti, sia pure subordinatamente alla
previa soddisfazione di quelli i cui creditori hanno accettano la cospicua
riduzione prevista al comma 3.
Tanto sarebbe sufficiente.
Osserva, altresì, il Collegio che la formulazione del comma 7 dell’art. 258
TUEL stabilisce che “in caso di eccedenza di disponibilità si provvede alla
riduzione dei mutui, con priorità per quello a carico dell'ente locale
dissestato. E’ restituita all'ente locale dissestato la quota di risorse
finanziarie liquide dallo stesso messe a disposizione esuberanti rispetto alle
necessità della liquidazione dopo il pagamento dei debiti”.
Coerentemente con le superiori premesse, la norma condiziona la
restituzione all’ente locale dissestato della quota di risorse finanziarie
esuberanti rispetto alle necessità della liquidazione al pagamento di tutti
debiti.
Risulta, quindi, che una diversa applicazione delle norme priverebbe di
senso l’intera procedura, consolidando, di fatto, la massa passiva e il
rischio un nuovo ed ulteriore dissesto.
Infine, l’art. 256, comma 9, assume, poi, carattere dirimente, ove stabilisce
che “a seguito dell’approvazione del piano di estinzione l’organo
straordinario di liquidazione provvede, entro 20 giorni dalla notifica del
decreto, al pagamento delle residue passività, sino alla concorrenza della
massa attiva realizzata”.
Con tale disposizione il legislatore ha evidentemente inteso riferirsi al
pagamento nei confronti dei creditori che non abbiano aderito alla proposta
transattiva.
Deve concludersi che la restituzione all’ente locale dissestato delle quote
di risorse finanziarie messe a disposizione dal predetto Organo ed

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esuberanti rispetto alle necessità della liquidazione deve e può aver luogo
solo dopo il pagamento dei debiti, onnicomprensivi, dunque, anche di
quelli contratti con i creditori non transatti.
Conseguentemente, il ricorso va accolto e va disposto l’annullamento del
provvedimento impugnato nella parte in cui ha stabilito la restituzione allo
Stato delle somme anticipate e non utilizzate, laddove, invece, la massa
attiva residuale sia sufficiente a coprire gli importi di ulteriori debiti
contratti e non liquidati in via transattiva.
La non immediata percettibilità delle norme regolanti la materia, consente
di disporre la compensazione tra le parti delle spese di giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia sezione staccata di
Catania (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso,
definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo
accoglie e per l’effetto annulla il provvedimento impugnato nei modi e nei
sensi di cui alla parte motiva.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Catania nella camera di consiglio del giorno 5 luglio 2018
con l'intervento dei magistrati:
Pancrazio Maria Savasta, Presidente, Estensore
Maria Stella Boscarino, Consigliere
Giuseppina Alessandra Sidoti, Primo Referendario

IL PRESIDENTE, ESTENSORE
Pancrazio Maria Savasta

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IL SEGRETARIO

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