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À MODULO 15
BIBLIOGRAFIA
1
Le leve di marketing mix
Prodotto Prezzo
Promozione Distribuzione
(Place)
• orientamento al cliente
Requisiti di un • orientamento al vantaggio competitivo
marketing mix • coerenza “interna”
efficace • coerenza con la strategia dell’impresa
Corso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di Cremona 2
Le azioni che un’impresa può intraprendere per influenzare i potenziali clienti comportano
l’utilizzo di determinate leve di marketing.
Con la locuzione “marketing mix” intendiamo l’insieme delle leve di marketing tramite le
quali un’azienda supporta uno o più prodotti.
2
Il prodotto come
leva di marketing mix
Prodotto
Qualsiasi cosa che possa essere offerta ad un
mercato e in grado di soddisfare un’esigenza.
Un prodotto è tutto ciò che può essere offerto ad un mercato in grado di soddisfare un
desiderio o un bisogno.
Pertanto, parlare di oggetti fisici è riduttivo, in quanto soddisfano la definizione di
prodotto anche servizi, persone, località, istituzioni ed idee.
3
Una classificazione dei prodotti
Beni di consumo
Elevate tangibilità e intensità Diffusione sul territorio,
di consumo, bassa durata promozione
Beni durevoli
Elevate tangibilità e durata, Servizi post-vendita, vendita
bassa intensità di consumo professionale
Servizi
Scarse tangibilità e durata, Reputazione, gestione del
elevata intensità di consumo disservizio, personalizzazione
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Per sviluppare azioni di marketing efficaci può essere utile classificare i prodotti ed
individuare, per ogni classe, le strategie di marketing più efficaci.
Tra le molte classificazioni possibili – ognuna più o meno significativa in relazione allo
scopo per la quale è stata progettata – ne proponiamo una che si basa sulla tangibilità,
sulla durata e sull’intensità di consumo del prodotto.
Tale classificazione distingue tra:
• Beni di consumo
• Beni durevoli
• Servizi
Per ognuna delle tre classi individuate sono indicate alcune tra le variabili di marketing
più significative.
Ciascuna classe può essere ulteriormente scomposta; ad esempio, tra i beni di consumo
si possono individuare beni di convenienza (acquistati di frequente e per i quali il
consumatore riduce al minimo lo sforzo di comparazione) e beni ad acquisto saltuario e
ponderato (es: vestiti).
Una tendenza sempre più diffusa delle politiche di prodotto è quella di passare dalla
vendita di un “prodotto tangibile” alla vendita di un “prodotto/servizio”. Secondo questo
indirizzo, ogni business è in realtà un service business.
4
La gestione del prodotto
Per chi produce ? Per il cliente
Matching tra
Prodotto = prestazioni offerte e
prestazioni percepite Prodotto =
Insieme di
Soluzione ad
caratteristiche ? ? un problema
tecniche
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Il prodotto ha un significato diverso per chi lo realizza e per chi lo acquista; è pertanto
fondamentale progettare e produrre in modo da fornire prestazioni “adeguate” alle
esigenze del cliente (che non necessariamente sono le migliori dal punto di vista
tecnico).
In quest’ottica la gestione del prodotto si specifica nella gestione delle prestazioni offerte
al cliente.
5
Le principali decisioni
relative al prodotto
Dimensioni dell’assortimento dei prodotti di un’impresa
Decisioni relative a
una linea di prodotti Rilancio di
una linea
Quota
mercato
• allungamento verso l’alto
• allungamento verso il basso
• rilancio
• semplificazione
• lancio di una nuova linea tempo
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L’assortimento dei prodotti di un’impresa è l’insieme dei prodotti che essa offre in
vendita.
L’assortimento è caratterizzato da quattro variabili:
• Ampiezza: numero delle differenti linee di prodotto
• Lunghezza: numero totale dei prodotti offerti
• Profondità: numero di varianti di ogni prodotto della linea
• Coerenza delle linee di prodotto in relazione alle caratteristiche d’uso, ai canali di
distribuzione, al mercato servito, ecc.
Queste variabili sono le principali leve che un’impresa può utilizzare per impostare la
propria strategia di prodotto.
6
Il capitale marca
Principali decisioni della politica di marca
Intendiamo con marca (brand) un nome e/o un simbolo che identificano i prodotti di
un’impresa o di un gruppo di imprese, differenziandoli da quelli dei concorrenti.
Una marca può aggiungere o togliere valore ai prodotti di un’impresa (brand equity), per
questo motivo la gestione delle marche è un aspetto integrante della strategia di
prodotto.
Il valore di una marca dipende:
• dalla conoscenza di cui gode (brand awareness)
• dalla sua potenza evocativa (brand association)
• dai comportamenti d’acquisto che è in grado di influenzare (es: fedeltà
all’acquisto)
Un’impresa che utilizza una strategia global brand/company brand (una sola marca per
tutti i prodotti e per tutti i mercati geografici) può essere rischiosa; ad esempio, un
difetto su un prodotto può danneggiare l’immagine di tutti i prodotti della marca.
7
Il prezzo come
leva di marketing mix
Gli obiettivi di prezzo Relazione tra prezzo, ricavi,
quota di mercato e profitti
h La sopravvivenza
Quota Profitti
Quota di
h La massimizzazione mercato
dei profitti correnti
Ricavi
Profitti
h La leadership della
quota di mercato Ricavi
h La leadership della
P1 P2 P3 Prezzo
qualità del prodotto
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La determinazione del prezzo di un prodotto è tanto più semplice quanto più chiari sono
gli obiettivi che l’impresa intende perseguire.
La slide mostra come – per una certa azienda e relativamente ad un certo prodotto – il
prezzo che massimizza la quota di mercato, il prezzo che massimizza i ricavi e il prezzo
che massimizza i profitti sono in genere diversi tra loro.
Oltre agli obiettivi strategici dell’impresa, gli altri fattori che influenzano la
determinazione dei prezzo sono:
- il costo del prodotto
- le strategie della concorrenza
- il valore del prodotto percepito dall’acquirente
8
L’elasticità della domanda
rispetto al prezzo
%∆Q
Eqp =
%∆P
Prezzo Domanda anelastica Prezzo Domanda elastica
P1
P2
Q1 Q2 Q1 Q2
Quantità domandata per periodo Quantità domandata per periodo
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Per la maggior parte dei beni, il prezzo e la quantità domandata sono inversamente
proporzionali: maggiore è il prezzo e minore è la domanda e viceversa. Nel caso dei
prodotti di lusso, invece, la proporzionalità tra prezzo e quantità domandata – entro certi
range di prezzo – può essere positiva; in questi casi la maggior parte degli acquirenti
percepisce il prezzo come un indicatore di qualità e di status.
9
La determinazione del prezzo:
i metodi più comuni
Prezzo = (1 + x) CTM
Cost-plus pricing
CTM Costo Totale Medio
0 < x < 1 Percentuale di ricarico
Break-even
€ vi €
i ca
R
otali
BEP Costi t
BEP variabile:
• nel tempo
• nei diversi mercati
Quantità Quantità
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I principali metodi utilizzati dalle imprese per determinare il prezzo di mercato sono:
• Cost-plus pricing: il prezzo viene fissato stabilendo una percentuale di ricarico sul
costo del prodotto.
La percentuale di ricarico varia notevolmente tra categorie merceologiche e all’interno
delle stesse categorie. Il cost-plus pricing è un metodo molto semplice e per questo
motivo piuttosto diffuso.
Il cost-plus price può essere pericoloso in quanto svincola completamente il prezzo di
vendita dalla domanda di mercato.
2. Analisi del break-even point: il prezzo stabilito è quello che permette all’impresa di
ottenere il profitto ricercato. Il metodo si avvale del grafico del break even point in cui
sono rappresentati i ricavi, i costi fissi e i costi variabili. L’inclinazione della curva dei
ricavi indica il prezzo. Nel diagramma del BEP non viene presa in considerazione
l’elasticità della domanda rispetto al prezzo.
Una analisi break even completa tiene conto delle variazione delle curve in funzione
del tempo e dei mercati di riferimento.
10
La determinazione del prezzo:
i metodi più comuni
Metodi del valore percepito:
Prodotti
Peso Attributo A B C
40 Affidabilità 50 30 20
35 Efficienza servizio 20 33 47
25 Prestazione X 4 80 16
Valore percepito 28 43,5 28,5
Price leadership
Basati sul riferimento ai concorrenti:
Parità competitiva
• I metodi del valore percepito si adattano alle moderne strategie di posizionamento del
prodotto; molte imprese fissano il prezzo non in base ai costi o al prezzo della
concorrenza, ma al valore percepito dall’acquirente. In questo caso, le leve
promozionali del marketing possono risultare efficaci per aumentare, a parità di
prodotto, la percezione di valore dei potenziali acquirenti.
Se tutte le aziende adottassero correttamente il metodo del valore percepito
otterrebbero la medesima quota di mercato, dato che offrirebbero lo stesso rapporto
valore/prezzo.
4. Metodi basati sul riferimento ai concorrenti. Quando i costi del prodotto sono
difficilmente calcolabili oppure quando la risposta della concorrenza è incerta, la
determinazione del prezzo può avvenire considerando come riferimento principale i
prezzi dei concorrenti.
Spesso le imprese minori “imitano” i prezzi delle aziende leader posizionandosi poco
al di sotto o poco al di sopra rispetto ad essi.
5. Offerte competitive in busta chiusa. Per vincere un appalto, un’impresa deve fissare
un prezzo minore rispetto alle aziende concorrenti che però le permetta di
sopravvivere e prosperare. Il prezzo scelto deriverà dalla massimizzazione del profitto
atteso attribuendo ad ogni prezzo il profitto e la probabilità di vincere la gara
corrispondenti.
11
Prezzo e strategie di marketing
Prezzo
basso alto
Promozione dei prezzi
Strategia Strategia
passiva - passiva -
No
bassa alta
Strategia Strategia
Si attiva - bassa attiva - alta
• La strategia passiva-bassa prevede che l’impresa che offre prodotti di qualità più
bassa rispetto alla concorrenza non manifesti e non utilizzi il prezzo nelle proprie
strategie in modo tale da non indurre i consumatori a confrontare il prezzo con la
qualità.
12
Prezzo e ciclo di vita
Il modello del ciclo di vita del prodotto è utile per capire le dinamiche di prezzo nel
tempo.
13
La promozione come
leva di marketing mix
Promozione Vendita
Pubblicità Propaganda
vendite personale
• Annunci stampa e • Concorsi a premi, • Rassegne stampa • Prestazioni di
radiotelevisivi lotterie, gare di vendita • Conferenze vendita
• Elementi esterni della • Offerte e vendite speciali • Seminari e • Riunioni e
confezione • Campioni gratuiti convegni convegni di
• Elementi interni della • Fiere, mostre ed • Relazioni di vendita
confezione esposizioni bilancio • Telemarketing
• Pubblicità postale • Dimostrazioni • Contributi per • Programmi e
• Cataloghi • Buoni sconto opere assistenziali incentivi
• Film pubblicitari • Buoni premio e di pubblico • Campionari e
• Riviste aziendali • Liquidazioni interesse altro materiale
• Opuscoli pieghevoli • Agevolazioni di • Relazioni per i venditori
• Manifesti e locandine pagamento pubbliche
• Annuari • Sopravvalutazione
• Manifesti pubblicitari dell’usato
• Affissioni stradali • Raccolta di punti e Alcuni esempi di
• Materiale espositivo figurine strumenti promozionali
• Audiovisivi • Spettacoli
• Simboli e immagini • Sponsorizzazioni
Tratto da: Kotler, “Marketing Management”
Corso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di Cremona 14
La promozione è una delle quattro variabili del marketing-mix ed è il modo con cui
l’azienda entra in contatto con i potenziali acquirenti.
14
Fattori che influenzano
il mix promozionale
Mkt mix nei mercati di
consumo e nei mercati
• strategia push o pull industriali
Tratto da: Mason, Ezell, “Marketing” Tratto da: Kotler, “Marketing Management”
Corso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di Cremona 15
15
Marketing mix promozionale e
ciclo di vita del prodotto
Gli sforzi promozionali di un’impresa variano durante il ciclo di vita del prodotto in termini
di obiettivi, enfasi e mix.
Vediamo, a titolo di esempio, come varia il ruolo della pubblicità nel marketing mix lungo
il ciclo di vita.
• Nella fase di introduzione l’obiettivo principale è quello di creare nel consumatore
la consapevolezza del nuovo prodotto oppure di nuove applicazioni di prodotti già
esistenti.
• Nelle fasi di crescita e di maturità, in cui l’azienda è interessata ad aumentare la
propria penetrazione nel mercato oppure a massimizzare il fatturato, la pubblicità
ha spesso l’obiettivo di creare o rafforzare l’immagine di marca. E’ anche possibile
incoraggiare esplicitamente il cambiamento di una marca tramite la pubblicità
comparativa.
• Nelle fase di maturità avanzata e di declino il prodotto è già conosciuto e l’azienda
deve evitare che le quote di mercato siano erose da nuovi prodotti di aziende
concorrenti. In questi contesti, la pubblicità ha spesso l’obiettivo primario di
ricordare l’acquisto del prodotto, soprattutto per prodotti a consumo stagionale
(es.: panettoni).
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Modello della gerarchia degli effetti
Consapevolezza
Stadio conoscitivo
Conoscenza
Gradimento
Convinzione
L’influenza sulla decisione di acquisto del consumatore è il risultato ultimo di tutti gli
sforzi promozionali, tuttavia tale decisione è lo stato finale di un lungo processo.
Tutti i modelli di risposta agli sforzi promozionali considerano tre stadi:
• Lo stadio conoscitivo, in cui la promozione cerca di ottenere una risposta cognitiva
• Lo stadio affettiva, in cui l’obiettivo è suscitare una risposta emozionale
• Lo stadio comportamentale, in cui viene stimolata l’azione all’acquisto
Tra questi, modello della gerarchia degli effetti considera sei passi per portare un
soggetto ad uno stato di alta propensione all’acquisto:
• Consapevolezza. Uno dei presupposti fondamentali dell’atto d’acquisto è che
l’acquirente sia informato dell’esistenza del prodotto / del marchio
• Nella fase di conoscenza i consumatori vengono informati selettivamente su
determinate caratteristiche del prodotto.
• Un pubblico consapevole di un certo prodotto può essere influenzato sul suo
gradimento tramite opportune azioni promozionali (ad esempio, interviste a clienti
soddisfatti del prodotto)
• Alcuni consumatori possono gradire un prodotto ma preferirne altri; uno degli
obiettivi della promozione può essere la modifica di tali preferenze (es: pubblicità
comparativa)
• Un’azione di convinzione può essere impiegata quando i consumatori non
avvertono l’esigenza o l’utilità di un prodotto, anche se preferito rispetto ai
prodotti concorrenti.
• Alcune azioni quali offerte promozionali o sconti possono portare all’azione di
acquisto potenziali clienti che, pur essendo convinti, rimandano l’acquisto ad
esempio al fine di acquisire informazioni aggiuntive.
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Mezzi di comunicazione:
principali vantaggi e svantaggi
Media Principale vantaggio Principale svantaggio
La maggior parte delle imprese non ha risorse tali da permettere una presenza continua
su tutti i mezzi di comunicazione. Un indicatore che viene impiegato di frequente per
guidare la scelta tra mezzi di comunicazione dello stesso tipo è il costo per soggetto
raggiunto.
18
La promozione delle vendite
Gare, incentivi,
regali, convention
La promozione delle vendite si può avvalere sostanzialmente di tre strumenti che hanno
l’obiettivo di aumentare le vendite di un prodotto nel breve termine all’interno di una
definita strategia di marketing:
La slide mostra i principali strumenti di promozione delle vendite nei tre diversi casi.
19
La distribuzione come
leva di marketing mix
Condiziona tutte le altre scelte di marketing
Criticità della
Impegni a lungo termine
distribuzione
Investimenti elevati e rischi
Contatto Adattamento
Promozione
commerciale
del prodotto
Funzioni dei
Ricerca canali di Negoziazione
marketing
Assunzione Distribuzione
di rischi Finanziamento fisica
Adattato da: Kotler, “Marketing Management”
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Le decisioni relative ai canali distributivi sono fra le più critiche che il management deve
assumere per le seguenti ragioni:
• Condizionano tutte le altre scelte di marketing (ad esempio, politica di prezzo,
pubblicità, forza di vendita).
• Implicano l’assunzione di impegni a medio lungo termine nei confronti di altre
imprese (gli intermediari distributivi). Il sistema distributivo è una risorsa esterna
chiave, così come lo sono risorse interne come la produzione e la ricerca e
sviluppo.
• Riguardano generalmente investimenti elevati e rischiosi.
20
Scelta della strategia distributiva
Strategia push
Strategia pull
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L’adozione della strategia pull comporta per l’impresa l’onere di stimolare la domanda di
mercato, per questo motivo essa indirizza i propri sforzi promozionali direttamente verso
i potenziali acquirenti.
Se le azioni dell’impresa hanno successo, gli acquirenti domanderanno i prodotti ai
dettaglianti e questi, a loro volta, li domanderanno ai grossisti.
Con la strategia pull l’impresa cerca di compensare gli elevati investimenti pubblicitari
con i minori costi derivanti dalla limitata dipendenza dai canali distributivi e con minori
margini concessi a questi ultimi.
Con l’adozione della strategia push, ogni attore della catena distributiva – tranne
ovviamente il consumatore finale – effettua delle azioni di promozione delle vendite e/o
di vendita personale verso l’attore a valle.
Per l’impresa produttrice la strategia push comporta minori spese pubblicitarie e minori
rischi di mercato, tuttavia essa diviene più condizionata dagli intermediari della
distribuzione i quali avranno dei margini più elevati rispetto a quelli che avrebbero con
l’adozione della strategia pull.
La politica pull è largamente usata dalle aziende leader produttrici di beni di largo
consumo (es: Coca Cola).
L’approccio push è tipico dei concorrenti minori oppure di aziende operanti in settori
poco concorrenziali e in categorie merceologiche poco sensibili alla spesa pubblicitaria
(es: ferramenta).
21
La copertura di mercato
Distribuzione intensiva
Strategia di canale destinata a rendere i prodotti o
i servizi di un venditore disponibili in tutti i mercati
e in tutti i punti vendita possibili
Distribuzione esclusiva
Strategia di canale che limita strettamente la
disponibilità di prodotti o servizi in un mercato ad
un punto di vendita particolare
Tratto da: Mason, Ezell, “Marketing”
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22
Strutture dei canali di
marketing al consumo
Canale diretto
produttore consumatore
Canali indiretti
Nei canali indiretti sono presenti, oltre al produttore e al consumatore, anche i grossisti e
i dettaglianti.
Gli intermediari distributivi possono garantire un migliore controllo del mercato e una
maggiore stabilità della produzione.
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Definizione e gestione
di una forza di vendita
Obiettivi
Strategia
Definizione della Struttura
Reclutamento, selezione
Addestramento
Gestione della Direzione
rete di vendita
Motivazione
Valutazione
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La slide mostra le fasi in cui può articolarsi la definizione e la gestione di una forza
vendita.
Gli obiettivi della forza vendita sono stabiliti congruentemente al posizionamento nei
mercati obiettivo.
Tra le diverse strategie di vendita ci sono i contatti diretti venditore-acquirente, i contatti
venditore-gruppi di acquirenti, le conferenze di vendita e i seminari di vendita.
Le principali decisioni relative alla struttura della forza vendita sono relative alla
dimensione della zona di vendita e alla forma della zona.
La fase della remunerazione della forza vendita comporta la definizione di stipendi,
provvigioni e premi.
24
Marketing nel settore no-profit
Organizzazioni con fine di lucro No profit
Politica di prodotto/servizio definita Prodotto Spesso due politiche di prodotto/
con varie tipologie di clienti servizio in funzione di donatori e fruitori
Distribuzione
Distribuzione tramite canali di E’ prevalente il canale diretto
intermediazione: grossisti/dettaglio con l’uso di strumenti di direct marketing
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Marketing nel settore no-profit
Organizzazioni con fine di lucro Organizzazioni no-profit
Prezzo
Il prezzo: Il prezzo:
- si basa su analisi quantitative - non considera l’analisi quantitativa
- calcola i costi e il valore percepito dal - è evidente il prezzo che si aspetta
mercato il destinatario del servizio
- si basa sulla concorrenza - è spesso a break even point
- copre i costi e dà profitto - l’analisi costi/benefici si basa su costi e
benefici di natura sensoriale, psichica e
temporale
Pubblicità
Pubblicità pagata Pubblicità gratuita
Adattato da: P. Kotler, A. Andreasen, “Marketing per le organizzazioni non profit”, Il Sole 24 Ore, 1998
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