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LO STATUTO ALBERTINO *
L'incruenta rivoluzione, che doveva metter capo alla con
cessione dello Statuto alhertino, ebbe principio con le di
mostrazioni genovesi d ell’ 8 e d el 9 settembre 1847, capeg
giate da G offredo M ameli e da M ino Bixio. La sera d ell’ 8,
« destinata a luminarie per festeggiare la natività di Maria
Vergine e il dì del perdono d a ll’immortale P io I X concesso
agl’ incolpati p olitici », alcuni animosi inalberavano, a fianco
del teatro Carlo Felice, la bandiera sarda e la bandiera
pontificia e incominciarono a gridare: « viva il re C arlo A l
berto, difensore d ell’ indipendenza italiana ». A quelle grida
accorse gente d’ ogni parte e si form ò un grande corteo, che
percorse disciplinatamente le principali vie della città, ac
clamando al Re, al Papa, a tutto ciò che da vicino o da
lontano accennasse alle libertà civili, alla fratellanza italia
na, all’indipendenza dall'Austria. N o n eran passati dieci
giorni, e il 17 settembre il marchese Giorgio Doria, :l mar
chese G iacom o Balbi e il marchese Raggi presentavano a
C arlo A lberto a nome dei G enovesi un’ istanza, nella quale
essi chiedevano, pur nelle form e più riguardose, la libertà
di stampa e l’ istituzione della Guardia C ivica.
L ’esempio di Rom a, di Firenze, d i G enova, il ferm ento
generale di tutta Italia, fu contagioso anche pel Piemonte.
La sera del 1. ottobre> alcune migliaia di Torinesi, che s’ e-
rano sfogati a cantare l ’inno a Pio I X del M eucci e che si
disponevano a muovere in corteo per la città, furono
« caricati » da carabinieri, guardie di polizia e truppe di
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linea. C arlo A lberto, che già doveva aver dichiarato alla de
putazione genovese il suo malcontento per le dim osirzzioni
del settembre, era allarmato, non solo perchè sapeva per
esperienza che in tempo di rivoluzione s’incomincia col gri
dare « viva! » e si finisce col gridare « m orte! »; ma anche per
chè temeva che i torbidi interni nuocessero alla iniziata e
progettata opera di riforma e provocassero qualche perico
loso intervento da parte d ell’Austria.
T utta via anch’ egli dovette cedere di fronte alla pressione
popolare e nazionale, e venire incontro, più rapidamente di
quanto non avrebbe voluto, alle comuni aspirazioni. L ’ j. i
ottobre veniva dimesso dalla sua carica e collocato a riposo
uno dei più tenaci sostenitori d ell’assolutismo, il conte C le
mente Solaro della Margarita, M inistro du Stato e Primo
Segretario per gli A ffari Esteri. E il 30 di quello stesso mese
la « G azzetta Piemontese » annunciava le riforme deliberate
da C arlo A lberto nel Consiglio di C on feren za del giorno
precedente, cioè la soppressione del Consiglio Supremo per gli
affari di Sardegna, primo avviam ento alla com pleta fusione
della Sardegna con gli Stati di Terraferma, e le nuove leggi
sull’ organizzazione giudiziaria, sull’ ordinamento della polizia,
sulla libertà di stampa. Le riforme furono accolte con entu
siastiche m anifestazioni di gioia, soprattutto in virtù della
legge di stampa, che consentiva, entro certi lim iti, la discus
sione delle questioni politiche, e della legge comunale, che
con la consultazione popolare e con le assemblee, nell’am
bito della vita amministrativa, parve un primo passo verso
il lontano ideale di un regime rappresentativo.
Ma l’ armonia tra popolo e sovrano non poteva durare a
lungo, appunto perchè ciò che per questo era un faticoso
punto di arrivo, doveva essere per quello un punto di par
tenza per cose maggiori. Era circolata a G enova nel d i
cembre una voce insistente, non si sa come diffusa, secondo
la quale, col 1. gennaio del ’ 48, sarebbero state fatte molto
più ampie concessioni. Passati i primi tre giorni d ell’anno
senza che neppur una delie tante speranze si fosse avverata,
i G enovesi sfogarono il loro malumore con una clamorosa
dimostrazione contro i Gesuiti, considerati come capi del
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partito austriacante e responsabili della delusione subita. A
calmare il popolo e ad impedire che nascessero confliti con
la forza pubblica fu deliberato, d’ accordo con le autorità,
d ’inviare a Torino una nuova deputazione per chiedere la
Guardia C ivica e l’ allontanamento della Compagnia: la sot
toscrizione all’ istanza, aperta sotto i portici del Teatro C ar
lo Felice, si coprì in ventiquattro ore di più di 1^.000 firme.
La questione, che parve gravissima, sia per il latto in se,
sia per il- timore delle trame mazziniane e per la vecchia
ostilità dei G enovesi verso il Piem onte e Casa Savoia, fu
discussa nel C onsiglio di C onferenza del j gennaio. In esso
il re, dopo aver manifestato il suo v iv o m alcontento per la
debolezza dimostrata dalla Polizia di G enova, « dichiarava
form alm ente che non*avrebbe ricevuto la deputazione e che
non intendeva affatto accedere alla loro dom anda, aggiun
gendo che quand’anche avesse avuto l ’intenzione di soddi
sfare i G enovesi n ell’una o n ell’altra d elle loro istanze, ciò
che non era, tanto meno si sarebbe disposto a farlo in quel
momento, dopo manifestazioni così sconvenienti ». La depu
tazione fu così obbligata a riprendere immediatamente la via
del ritorno, senz’ altro risultato che un fiero rabbuffo e la
minaccia d ’arresto per chi osasse ritentare la prova.
Se non che la sera di quel medesimo giorno si riunivano
all’ Albergo d’ Europa i direttori dei giornali torinesi « di
concerto con alcuni altri distinti personaggi » « per delibe
rare intorno a ciò che fosse ad operarsi per la pubblica tran
quillità, nonché per conservare inviolata la Sacra U nione
fra il Pop olo ed il T ro n o » , e, su proposta di C am illo di
Cavour, stabilivano di presentare al re una petizione per lo
stabilimento di un regime rappresentativo. N e l Consiglio di
C onferenza, dove fu portata la questione, dopo esaminata,
ed esclusa, la possibilità che i prom otori dell’ iniziativa fos
sero perseguiti in via "giudiziaria, si decise di non dare a ll’i
stanza alcuna risposta, ma di dichiarare in un atto ufficiale
che non s’ intendeva andare oltre le concessioni fatte fino
allora.
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Era un’ illusione. Il difficile equilibrio tra popolo e sovra
no fu rotto irrim ediabilmente d all’annuncio dello Statuto
napoletano, concesso il 29 gennaio. « I l re di N a p o li» —**
come scriveva Carlo A lberto al conte G iacinto Barelli, « non
poteva fare nulla di piti fatale per la tranquillità d ell’ Italia,
di ciò che ha concesso ai suoi popoli, d opo* il massacro
delle sue truppe e la rivoluzione fla-grante ». C om e per una
rapida intesa, ai primi di- febbraio i municipi di Torino, di
G enova e ~di altre città d el Regno chiedevano con delibe
razioni solenni un governo costituzionale. -
La pressione d ell’ opinione pubblica era ormai irresistibile.
Arrestarsi o arretrare era impossibile, senza andar incontro
alle più funeste conseguenze. I ministri e gli alti digni
tari di C orte e di Stato, interrogati dal re, furono di avviso
che non v i fosse altro m ezzo per scongiurare la rivoluzione,
che fare l ’ultimo passo sulla via delle « concessioni », pur
manifestando in genere il più profondo dolore e un’assoluta
sfiducia nei nuovi ordinamenti, data soprattutto l’immatu
rità del popolo.
L ’ 8 febbraio ’48 un proclama di Carlo A lberto annun
ciava ai cittadini « le basi di uno Statuto fondam entale »,
che doveva stabilire nel Regno Sardo « un compiuto siste
ma di governo rappresenativo »; il 4 marzo lo Statuto ve
niva promulgato.
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costituzionale divenne un capo del governo tirannico, in
grandito nei poteri sino all’ elefantiasi, che era espresso
da un’ oligarchia di un partito unico autocratico, e che do
minava il governo e il residuo sformato della Camera dei
rappresentanti, assistito da un organo costituzionale istituito
ex novo.
C aduta anche questa forma, l’ Italia è ora in un limbo co
stituzionale (i).
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IL PROCLAMA DELL’S FEBBRAIO 1848
Carlo A lberto per la grazia di D io re di Sardegna,
di C ipro e di Gerusalemme, ecc.
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A rt. i — L a R eligione C atto lica , A postolica e Rom ana
è la sola R eligione dello Stato.
A rt. 2 — L a persona del Re è sacra ed inviolabile.
I suoi ministri sono responsabili.
A rt. 3 — A l R e solo appartiene i l potere esecutivo. E gli
, è il C ap o supremo dello Stato. E g li com anda tutte le forze
di terra e di mare, dichiara la guerra: fa i trattati di pace,
d’alleanza e di comm ercio: nom ina a tutti gli im pieghi: e
dà tutti gli ordini necessari per l’esecuzione delle leggi senza
sospenderne o dispensarne l’osservanza.
A rt. 4 — Il R e solo sanziona le Leggi, e le prom ulga.
A rt. 5 — O gn i giustizia emana dal Re, ed è am m ini
strata in suo nome. E gli può fa r grazia ecomm utare le
pene.
A rt. 6 — Il potere legislativo sarà collettivam ente eserci
tato dal R e e da due Cam ere.
A rt. 7 — L a prim a sarà com posta da M em bri nom inati
a v ita dal R e: la seconda sarà elettiva sulla base del censo
da determinarsi.
A rt. 8 — L a proposizione delle Leggi apparterrà al Re «5
ed a ciascuna delle Cam ere.
Però ogni Legge d’im posizione dei tributi sarà presentata
prim a alla C am era elettiva.
A rt. 9 — Il R e con voca ogni anno le due Cam ere: ne
proroga le sessioni, e può disciogliere la elettiva: ma in
questo caso ne con voca un’altra nel termine di quattro mesi.
A rt. io — Nessun tributo può essere imposto, o riscosso
se non sarà consentito dalle Cam ere e sanzionato dal Re.
A rt. n — L a stam pa sarà libera, ma soggetta a Leggi
repressive.
A rt. 12 — L a libertà in dividuale sarà guarentita.
A rt. 13 — I G iudici, meno quelli di M andam ento, saran
no inam ovibili dopo che avranno esercitato le loro fu n
zioni per uno spazio di tempo da determinarsi.
A rt. 14 — C i riserviam o di stabilire una m ilizia comu-
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naie com posta di persone che paghino un censo da fissare.
Essa verrà posta sotto gli ordini delle A utorità A m m inistra
tive e alla dipendenza, del ministero dell’ Interno.
Il R e potrà sospenderla o discioglierla nei luoghi dove
crederà opportuno.
L o Statuto - fondam entale, che d’ordine N o stro viene pre
parato in conform ità di queste basi, sarà messo in vigore
in seguito a ll’attivazion e del nuovo ordinam ento delle am
m inistrazioni com unali. *
M entre così pro vved iam o alle più alte emergenze dell’or
dine politico, non vogliam o più oltre differire di compiere
un desiderio, che da lungo tempo nutriam o, col ridurre il
p rezzo del sale a 50 centesimi il chilogram m o fino dal 1. lu
glio prossimo venturo, a beneficio principalm ente delle classi
più povere, persuasi di trovare nelle più agiate quel com
penso di pubblica entrata che i bisogni dello Stato richie
dono.
P rotegga Iddio l’ era n ovella che si apre per i N ostri p o
poli; ed intanto ch’essi possano fa r uso delle m aggiori libertà
acquistate,' di cui sono e saranno degni, aspettiam o da loro
la rigorosa osservanza delle Leggi vigenti, e la im perturba-
fib ile quiete, tanto necessaria da ultim are l ’opera dell’ordina
mento interno dello Stato.
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LO S T A T U T O
(4 m a r z o 1848)
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3. Il potere legislativo sarà collettivam ente esercitato dal
Re e da due Cam ere; il Senato, e quella dei D eputati.
4. L a persona del Re è sacra ed inviolabile.
5. A l R e solo appartiene il potere esecutivo. E gli è il C ap o
Supremo dello Stato, com anda tutte le forze di terra e di
mare: dichiara la guerra: fa i trattati di pace, d’alleanza, di
comm ercio ed altri, dandone n otizia alle C am ere tosto che
l’interesse e la sicurezza dello Stato perm ettano, ed unendovi
le com unicazioni opportune. I trattati che importassero un
onere alle Finanze o variazio n i di territorio dello Stato, non
avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Cam ere.
6. Il R e nom ina a tutte le cariche dello Stato: e fa i de
creti e i regolam enti necessarii per l’esecuzione delle leggi,
senza sospenderne l’osservanza o dispensarne.
7. Il R e solo sanziona le leggi e le prom ulga.
8. Il R e può fa r grazia, e com m utare le pene.
9. Il Re con voca in ogni anno* le due Cam ere: può p ro
rogare le sessioni e disciogliere quelle dei D eputati; ma in
quest’ultim o caso ne con voca un’ altra nel termine di quattro
mesi.
10. L a proposizione delle leggi apparterrà al Re ed a cia
scuna delle due Cam ere. Però ogni legge d’im posizione dei
tributi, o di ap provazion e dei bilanci e dei conti dello Stato,
-sarà presentata prim a alla C am era dei D eputati.
11. Il R e è m aggiore a ll’età di diciotto anni com piuti.
12. D urante la m inorità del Re, il Principe suo più prossi
mo parente n ell’ordine della successione al T ro n o sarà reg
gente del R egno se ha com piuto gli anni ventuno.
s 13. Se per la m inorità del Principe chiam ato alla reggen
za, questa è devoluta ad un parente più lontano, il Reggente,
che sarà entrato in esercizio, conserverà la reggenza fino alla
m aggiorità del Re.
14. In m ancanza di parenti maschi, la R eggenza appartiene
alla R egina M adre.
15. Se manca anche la M adre, le Cam ere, convocate fra
dieci giorni dai M inistri, nom ineranno il Reggente.
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1 6. Le disposizioni precedenti relative alla R eggenza sono
app licabili al caso, in cui il R e si tro v i nella fisica impossi
bilità di regnare. Però se l’erede presuntivo del T ro n o Ha
com piuto diciotto anni, egli sarà in tal caso di pieno diritto
il Reggente.
17. L a R egina M adre è tutrice del Re finché egli abbia
com piuta l ’età di 7 anni: da questo punto la tutela passa al
Reggente.
18. I diritti spettanti alla podestà civile in m ateria bene
ficiaria, o concernenti a ll’esecuzione delle P rovvision i d’ogni
natura provenienti d all’ estero, saranno esercitate dal Re.
19. L a dotazione della C oron a è conservata durante il
R egno attuale quale risulterà dalla media degli ultim i dieci
anni.
Il Re continuerà ad avere l’uso dei R eali p a lazzi, v ille e
giardini e dipendenze, non che di tutti indistintamente i m o
bili spettanti alla' C oron a, di cui sarà fa tto inventario a di
ligen za di (un M inistro responsabile.
Per l’ avven ire la dotazione predetta verrà stabilita per la
durata di ogni R egno dalla prim a legislatura, dopo l’a v v en i
mento del R e al T ron o .
20. O ltre i beni, che il R e attualm ente possiede in proprio,
form eranno il p riv ato suo patrim onio ancora quelli, che p o
tesse in seguito acquistare a titolo oneroso o gratuito, du
rante il suo Regno.
Il R e può disporre del suo patrim onio p riv ato sia per atti
fra v iv i, sia per testam ento, senza essere tenuto alle regole
delle leggi civili, che lim itano la quantità disponibile. N e l ri
manente il patrim onio del R e è soggetto alle leggi che reggono
le altre proprietà.
21. Sarà pro vved u to per legge ad un assegnamento annuo
pel Principe ereditario, giunto alla m aggiorità, od anche pri-
m / i n occasione di m atrim onio; a ll’appannaggio dei Princip i
della Fam glia R eale e del Sangue R eale nelle condizioni
predette; alle doti delle principesse; ed al d ovario delle
Regine. ^ .
22. Il R e salendo al trono, presta in presenza delle C a
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mere riunite il giuramento di osservare lealm ente il pre
sente Statuto.
23. Il Reggente prim a di entrare in funzioni, presta il giu
ramento di essere fedele al Re, e di osservare lealm ente lo
Statuto e le leggi dello Stato.
DEI D I R I T T I E D E I D O V E R I
DEI CITTAD INI
24. T u tti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado,
sono eguali dinanzi a lla legge.
T u tti godono i diritti c ivili e politici, e sono ammessibili
alle cariche civili, e m ilitari, salve le eccezioni determ inate
dalle Leggi.
25. Essi contribuiscono indistintam ente, nella proporzione
dei loro averi, ai carichi dello Stato.
26. L a libertà in dividuale è garantita.
N iu n o può essere arrestato, o tradotto in giudizio, se non
nei casi previsti dalla legge, e nelle form e che essa p re
scrive.
27. Il dom icilio è inviolabile. N iu n a visita dom iciliare può
aver luogo se non in fo rza della legge, e nelle form e che essa
prescrive.
28. L a Stam pa sarà libera, ma una legge ne reprime gli
abusi.
T u tta v ia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di p re
ghiere non potranno essere stam pati senza il preven tivo per
messo del V escovo.
29. T u tte le p roprietà senza alcuna eccezione, sono in
violabili.
T u tta v ia , quando l’interesse pubblico legalm ente accertato
lo esiga, si può essere tenuti a cederle in tutto od in parte,
m ediante una giusta indennità conform em ente alle leggi.
30. Nessun tributo può essere imposto o riscosso se non
è stato consentito dalle Cam ere e sanzionato dal Re.
31. Il debito pubblico è guarentito.
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O gn i impegno dello Stato verso i suoi creditori è in vio
labile.
32. E ’ riconosciuto il diritto di adunarsi pacificam ente e
senz’armi, uniform andosi alle leggi che possono regolarne
l’esercizio n ell’interesse della cosa pubblica.
Q uesta disposizione non è applicabile alle adunanze in
luoghi pubblici, od aperti al pubblico, i quali rim angono in
tieramente soggetti alle leggi di polizia.
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ly) G li Intendenti G enerali, dopo sette anni di esercizio;
x 8) I M em bri della R . A ccadem ia delle Scienze, dopo
sette anni di nomina;
19) I M em bri ordinari del C onsiglio superiore d’ istru zio
ne pubblica dopo sette anni di esercizio;
20) C o lo ro che con servizii o m eriti eminenti avranno
illustrata la Patria.
21) Le persone che da tre anni pagano trem ila lire di
im posizione diretta in ragione dei loro beni, o della loro in
dustria.
34. I P rin cip i della F am iglia R eale fanno di pien diritto
parte del Senato. Essi seggono imm ediatam ente dopo il P re
sidente. Entrano in Senato a 21 anno ed hanno v o to a 25.
35. Il Presidente e i V ice Presidenti del Senato sono no
m inati .dal Re. Il Senato nom ina nel proprio seno i suoi Se
gretari.
36. Il Senato è costituito in A lta C orte di G iustizia con
decreto del Re per giudicare dei crim ini di alto tradim ento,
e di attentato alla sicurezza dello Stato, e per giudicare i
M inistri accusati dalla C am era dei D eputati.
In questi casi il Senato non è C orp o politico. Esso non
può occuparsi se non degli affari giudiziari, per cui fu con
vocato, sotto pena di nullità.
37. Fuori del caso di flagran te delitto, niun Senatore può
essere arrestato se non in fo rza di un ordine del Senato.
Esso è solo competente per giudicare dei reati im putati ai
suoi membri.
38. G li atti, coi quali si accertano legalm ente le nascite, i
m atrim oni e le m orti dei M em bri della Fam iglia R eale, sono
presenti al Senato, che ne ordina il deposito nei suoi ar-
chivii.
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non è suddito del Re, non ha com piuto l’ età di 30 anni, non
gode i diritti civ ili e politici, e non riunisce in sè gli altri
requisiti vo lu ti dalla legge.
41. I D eputati rappresentano la N azio n e in generale, e
non le sole provincie in cui furono eletti.
Nessun m andato im perativo può loro darsi dagli Elettori.
42. I D eputati sono eletti per cinque anni: il loro m andato
cessa di pieno diritto alla spirazione di questo termine.
43. Il Presidente, i V ice Presidenti e i Segretari della C a
mera dei D eputati sono da essa stessa nom inati tiel proprio
seno al principio di ogni sessione per tutta la sua durata.
44. Se un D eputato cessa, per qualunque m otivo, dalle sue
fun zion i, il C ollegio che l’a ve va eletto sarà tosto convocato
per fare una nuova elezione.
45. Nessun D eputato può essere arrestato, fuori del caso
di flagrante delitto, nel tem po della sessione, né tradotto in
giudizio in m ateria crim inale, senza if previo consenso della
Cam era.
46. N o n può eseguirsi alcun m andato di cattura per debit:
contro di un D eputato durante la sessione della C am era, co
me neppure nelle tre settimane precedenti e susseguenti alla
medesima.
47. L a C am era dei D eputati ha il diritto di accusare i M i
nistri del Re, e di tradurli dinanzi a ll’A lta C orte di G iu
stizia.
D I S P O S IZ IO N I C O M U N I A L L E DUE C A M E R E
48. Le sessioni del Senato e della C am era dei D eputati
com inciano e finiscono nello stesso tempo.
O gn i riunione della C am era fuori del tempo della Sessione
dell’altra è illegale, -e gli atti ne sono intieramente nulli.
49. I Senatori e i D ep utati prim a di essere ammessi a l
l’esercizio delle loro fun zion i prestano giuram ento di essere
fed eli al Re, di osservare lealm ente lo Statuto e le leggi dello
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Stato, e di esercitare le loro fu n zion i col solo scopo del bene
inseparabile del R e e della Patria.
50. Le fu n zion i di Senatore e di D eputato non danno
luogo ad alcuna retribuzione od indennità.
51. I Senatori e i D ep utati non sono sindacabili per ragio
ne delle opinioni da loro emesse e dei v o ti dati nelle camere.
52. Le sedute delle camere sono pubbliche.
M a, quando dieci membri ne faccian o per iscritto la do
m anda, esse possono deliberare in segreto.
53. Le sedute e le deliberazioni delle C am ere non sono le
gali né valid e, se la m aggiorità assoluta dei loro membri non
è presente.
54. Le deliberazioni non possono essere prese se non alla
m aggiorità dei voti.
55. O gn i proposta di legge debb’ essere dapprim a esam i
nata dalle G iunte che saranno da ciascuna C am era nom inate
per i la v o ri preparatori. Discussa ed a p p rovata da una C a
mera, la proposta sarà trasmessa a ll’ altra per la discussione
ed app rovazion e; e p oi presentata alla sanzione del Re.
Le discussioni si faranno articolo per articolo.
56. Sq, un progetto di legge è stato rigettato da uno dei
tre poteri legislativi, non potrà essere più riprodotto nella
stessa sessione.
57. O gnuno che sia m aggiore di età ha il diritto di m an
dare petizioni alle Cam ere, le quali debbono farle esaminare
da una G iun ta e, dopo la relazione della medesima, delibe
rare se debbano essere prese in considerazione, e, in caso
afferm ativo, m andarsi al M inistro com petente, o depositarsi
negli u ffizii per gli opportuni riguardi.
58. Nessuna petizione può essere presentata personalm en-
et alle Cam ere. Le autorità costituite hanno solo il diritto di
in d irizzar petizioni in nome collettivo .
S<?. Le C am ere non possono ricevere alcuna deputazione,
né sentire altri, fuori dei propri membri, dei M inistri e dei
Com m issarii del G overno.
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60. O gn una delie Cam ere è sola competente per giudicare
delle v alid ità dei titoli di ammissione dei p ro p ri membri.
6 1. C osì il Senato, come la Cam era dei D ep utati, deter
mina, per m ezzo d’un solo Regolam ento interno, il m odo se'
condo il quale abbia da esercitare le proprie attribuzioni.
62. L a lingua italiana è la lingua officiale delle Cam ere.
E ’ però fa c o ltativ o di servirsi della francese ai membri che
appartengono ai paesi, in cui questa è in uso, od in risposta
ai medesimi.
63. Le votazion i si fanno per alzata e seduta, per divisione
e per iscrutinio segreto. Q uest’ultim o m ezzo sarà sempre im
piegato per la votazion e del complesso di una legge e perciò
che concerne ài personale.
64. Nessuno può essere ad un tem po Senatore e D eputato.
DEI MINISTRI
6 5. Il R e nom ina e revoca i suoi M inistri.
66. I M inistri non hanno voto deliberativo n ell’ ima 0 nel
l’altra C am era se non quando ne sono membri.
Essi v i hanno sempre l ’ingresso, e debbono essere sentiti
sempre che lo richieggano.
67. I M inistri sono responsabili.
Le Leggi e gli A tti del G overno non hanno vigore, se non
sono m uniti della firma di un M inistro..
68. L a giustizia emana dal Re, ed è am m inistrata in suo
N om e dai G iudici ch’E gli istituisce.
69. I giudici nom inati dal Re, ad eccezione di quelli di
m andam ento, sono inam ovibili dopo tre anni di esercizio.
70. I M agistrati, ! T rib u n ali e G iudici attualm ente esistenti,
sono conservati. N o n si potrà derogare a ll’organizzazion e giu
d iziaria se non in fo rza di una legge.
7 1. N iu n o può essere distolto dai suoi G iudici naturali.
N o n potranno perciò essere, creati T rib u n ali o Com missioni
straordinari.
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72. Le udienze dei T ribu n ali in m ateria civile, e 1 dibat
tim enti in m ateria crim inale saranno pubblici conform em ente
alle leggi.
73. L ’interpretazione delle leggi, in m odo per tutti obbli
gatorio, spetta esclusivamente al potere legislativo.
DISPOSIZIONI GENERALI
74. Le istituzioni com unali e p ro vin ciali e la C ircoscrizio
ne dei comuni e delle provin cie sono regolati dalla legge.
75. L a L e v a m ilitare è regolata dalla legge.
76. E ’ istituita una M ilizia C om unale sopra basi fissate
dalla legge.
77. Lo Stato conserva la sua bandiera: la coccarda a zzurra
è la sola nazionale.
78. G li O rd in i C avalleresch i ora esistenti sono mantenuti
con le loro dotazioni. Queste non possono essere im piegate
in altro uso fuorché in quello prefisso dalla propria isti
tuzione.
Il R e può creare altri O rdin i, e prescriverne gli statuti.
79. I titoli di nobiltà son m antenuti a coloro, che v i han
no diritto. Il R e può conferirne dei nuovi.
80. N iu n o può ricevere decorazioni, titoli, o pensioni da
una potenza estera senza l ’au torizzazione del Re.
81. O gn i legge contraria al presente Statuto è abrogata.
82. Il presente Statuto avrà il pieno suo effetto dal giorno
della prim a riunione delle due C am ere, la quale avrà luogo
appena com piute le elezioni,. Fino a quel punto sarà p ro v v e
duto al pubblico servizio d’urgenza con sovrane disposizio
ni, secondo i m odi e le form e sin qui seguite, omesse tu ttavia
le interinazioni e registrazioni dei M agistrati, che sono fin
d’ora abolite.
83. Per l’ esecuzione del presente Statuto il Re si riserva
di fare le Leggi sulla Stam pa, sulle Elezioni, sulla M ilizia,
C om unale, e sul riordinam ento del C onsiglio di Stato.
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Sino a lla pubblicazione della legge sulla stam pa rim arran
no in vigore gli ordini vigenti a quella relativi.
84. I M inistri sono incaricati e responsabili della esecu
zione e della piena osservanza delle presenti disposizioni
transitorie.
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