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dicembre con: gianluca morozzi, emilio quadrelli susanna ronconi, simona vinci

Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora

il cielo
in terra
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 ( conv. in L27/02/2004 N.46) ART. comma 2 DCB - Bo (Num. 2) per Poste Spa

12/2010
PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,75 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIù è IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE
QUALSIASI RICHIESTA AL DI Là DELL’OFFERTA LIBERA NON è AUTORIZZATA
I nostri strilloni 12 10

Guarda chi legge


DOINA NICOLAE
Ho 32 anni, sono arrivata dalla Ro- Ho 34 anni, sono in Italia da otto
mania, dove facevo la casalinga, sei anni, ho sempre venduto Piazza
Anche i Combattenti per la pace leggono Piazza Grande:
anni fa, e da allora vendo Piazza Grande in via Lame. In Romania face-
a sinistra una ex soldatessa israeliana, a destra un ex
Grande a Porta Saragozza. Io e mio vo il muratore, qui non ho trovato la-
combattentente palestinese, al centro Luisa Morgantini.
marito Nicolae abbiamo due figli di voro. Io e mia moglie Doina torniamo
10 e 12 anni, che sono rimasti in Ro- spesso a casa per andare a trovare i
mania con mia madre. Qui viviamo a nostri figli, l’ultima volta è stato due
Porta San Mamolo. mesi fa.

Editoriale/
È
cominciato come un sussurro a mezza voce, un anno fa mentre il sindaco DelBono
si dimetteva, con il passare dei mesi è diventato insistente come un mantra, adesso

Segnali finalmente qualcuno lo urla. Bologna è in crisi, ormai lo dicono tutti.


Ma in questo momento di stallo si registrano delle scosse, da qualche parte emergono

di vita pezzi di città ancora vivi. Ne vogliamo segnalare tre. La prima ci riguarda molto da vicino,
perdonateci l’autocelebrazione. Dal 16 ottobre fino a metà novembre, Bologna è stata
animata da una serie di iniziative che hanno portato i “margini” in piazza. Si è partiti con
p leonardo tancredi la nostra “Bologna senza dimora”, assemblea pubblica sullo stato del welfare bologne-
se e spettacoli di strada (purtroppo stroncati da un acquazzone); poi, per le quattro
settimane successive “Porte Aperte”, il festival dell’associazione Naufragi, ha focalizza-
to l’attenzione sul lavoro delle tante strutture di accoglienza per concludere con un
dibattito sulla “città che vorremmo”. La seconda scossa invece viene da lontano, come le

In copertina
centinaia di migranti che insieme a tanti cittadini nativi hanno riempito le strade del cen-
tro di Bologna, il 13 novembre, per la manifestazione regionale “contro il razzismo e per
i diritti di tutti”. Almeno 5000 persone (tante di questi tempi) hanno manifestato contro
Il volto in prima pagina è una legge sull’immigrazione profondamente ingiusta, che porta ancora il nome di Bos-
quello di Youssef, un murato- si e Fini, e dato la loro solidarietà ai lavoratori migranti di Brescia in quei giorni saliti
re marocchino, musulmano sulla gru di un cantiere per protesta. La terza scossa è ancora in corso mentre andiamo
praticante che per le sue pre- in stampa. Viene dagli studenti medi e universitari che anche a Bologna hanno occupato
ghiere si sposta tra le piccole scuole e facoltà per contestare una riforma che mette in svendita il loro futuro e quel-
moschee improvvisate nella lo della cultura e della ricerca. Aggiungo che abbiamo avuto il piacere di essere invitati a
periferia di Bologna. L’autri- parlare di Piazza Grande in una scuola occupata e abbiamo trovato attenzione e entusia-
ce della foto è Clara Calubini smo. Segnali di vita che vengono dal basso e chiedono spazi di partecipazione in una città
del gruppo fotografico di Ban- che appare pallida e sbiadita come poche volte nella sua storia. Abbiamo voluto metterli
diera Gialla (www.bandiera- in evidenza (ma a cercare bene se ne possono trovare anche altri) per dare un suggeri-
gialla.it). mento a chi in questi giorni sta stilando possibili programmi di governo per la città. Bo-
logna è una città in crisi, facciamo in modo che il prossimo tono di queste parole non sia
quello della rassegnazione. (leonardotancredi@piazzagrande.it

fffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff
Piazza Grande In redazione Bologna, dicembre/gennaio 2010, anno XVII, numero 170
Giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora Giuseppe Mele, Ilaria Giupponi, Erika Casali, Eva Brugnettini, Si-

gerenza “Tendere un giornale è meglio che tendere una mano”


Direttore editoriale Leonardo Tancredi
Direttore responsabile Bruno Pizzica
mone Jacca, Salvatore Pio, Mauro Sarti, Laura Marongiu

Hanno collaborato a questo numero


Stampa Tipografia Moderna

Progetto grafico Fabio Bolognini


Caporedattori Jacopo Fiorentino, Pietro Scarnera Gruppo fotografico Bandiera Gialla, Paolo Lambertini, Gianluca
Morozzi, Nancy Poltronieri, redazione Bandiera Gialla, redazione Impaginazione Exploit Bologna
Redazione Sottobosco.info, Donato Ungaro, Simona Vinci, Sonia Zucchini, Giu-
Via Corazza 7/8 40128 Bologna, tel. 051 4222046, fax 0514216961 seppe Scandurra, Francesca Bono, Sofia Pizzo, Susanna Ronconi, Distribuzione
www.piazzagrande.it | redazione@piazzagrande.it Emilio Quadrelli, Nadia Luppi, Vilas, Alessandro Tortelli, Graziella Redazione Piazza Grande
Guizzardi, Alberto Tetta Registrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n°6474
Consulenza editoriale Agenda (www.agendanet.it)
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giornalismo d’asfalto
Il centro di via Al Beltrame uno scaffale dedicato al “bookcrossing”
Sabatucci cerca
nuovi volumi, Al dormitorio
perché fra i senza
dimora i lettori arrivano i libri
non mancano p vilas

D
agli inizi di novembre, nella sono pensare, nei dormitori ci sono
Sala multifunzionale del Cen- molte pesone che amano leggere, e
tro d’accoglienza Beltrame, è infatti il bookcrossing ha conseguito
apparso uno scaffale pieno di libri. È un discreto successo al Beltrame. Tra
lo spazio “Libro vagabondo” dedicato gli ospiti ci sono lettori onnivori che
al bookcrossing, la circolazione libera spaziano dai gialli alla narrativa più
e gratuita di libri. L’idea si è sviluppata sofisticata, da Agata Christie a Herman
da qualche anno in vari paesi e pro- Hesse, e altri che si appassionano alla
muove la lettura in un modo originale, storia moderna o alla cultura orientale.
svincolato da ogni obbligo, anche da Ovviamente c’è anche chi ama riviste
quello di portare indietro i libri come e fumetti. Dallo scaffale del “Libro va-
avviene normalmente in una biblio- gabondo” transitano in una variopinta
teca. Chi vuole rimettere il libro nello compagnia Dostoevskij e Tex Willer,
scaffale dove l’ha trovato può farlo, ma Camilleri e Topolino, Cervantes e Fo- fruizione passiva della televisione. E vostra libreria, dategli la possibilità di
si può anche tenere o “liberare” in un cus. chi ha più bisogno di stimoli se non viaggiare e di conoscere nuovi letto-
altro posto. Per seguire il percorso che Il bookcrossing, così libero da co- una persona emarginata dalla vita? La ri! Portatelo al Centro Beltrame, in via
ha fatto il libro si può andare sul sito strizioni, stuzzica la curiosità delle lettura fa sorgere idee che forse posso- Sabatucci 2, sullo scaffale del “Libro
internet www.bookcrossing-italy.com e persone e fa accostare ai libri anche no diventare progetti per migliorare la vagabondo”. Forse anche voi potrete
rintracciarlo tramite un codice scrit- lettori “inaspettati”. La lettura dà un propria condizione. trovare libri interessanti da prendere.
to nelle prime pagine. Chiunque può impulso all’immaginazione in manie- Per questo lanciamo un appello ai let- E se volete, potrete bervi un caffè e
lasciare dei libri sullo scaffale affinché ra attiva, per chi vive in dormitorio o tori di Piazza Grande: se avete qualche scambiare quattro chiacchiere con le
altri possano ritrovarli e leggerli. passa la giornata in un centro diurno bel libro che avete già letto e che da persone che frequentano la Sala multi-
Contrariamente a ciò che molti pos- rappresenta una valida alternativa alla qualche tempo giace annoiato nella funzionale.

Antonella e Lorenzo f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f
si sono incontrati Servizio mobile
sui binari d’Italia, Una storia d’amore
in cerca di un fra treni e stazioni
futuro migliore p alessandro tortelli

C
ome tutte le sere, Antonella sie- ranza di poter tornare a casa. to ospitalità da un’amica, ma quando si non importa, perché tu sei un barbone
de nell’ultimo sedile di legno, Cinque anni fa Lorenzo aveva una vita è resa conto che per rimanere doveva e i barboni non hanno bisogno di lavo-
con il volto segnato dalle soffe- normale, un lavoro dignitoso, una mo- compiacere un anziano conoscente non ro ma solo di assistenza. E poi barboni
renze dell’anno appena trascorso e una glie e due figli. Forse si era sposato trop- le è rimasto che scappare in lacrime. Co- non hanno famiglia e nemmeno relazio-
coperta che le permetterà di passare la po presto, forse non sapeva amare come mincia a dormire sui treni per evitare in- ni: devono stare in dormitori diversi. Per
notte nella stazione di Bologna. È stufa si amava un tempo, ma il matrimonio contri pericolosi e a frequentare mense, essere aiutati, insomma, dovrebbero se-
di vivere in strada, e racconta che quan- era giunto a un vicolo cieco. In pochi dormitori e bagni pubblici. pararsi. Ma Antonella è malata e Loren-
do ci si trova in questa condizione la mesi la separazione e poi divorzio, rot- Non sappiamo se è stato amore o solo la zo le vuole rimanere accanto. È meglio
rabbia continua a crescere, cominci a tura con i figli e crollo psicologico. Così paura di rimanere soli, ma il loro incon- ripiegare verso Bari, anche se il Comune
odiare il mondo che ti circonda. Lorenzo oggi è un barbone. E, come tutti tro a Reggio Calabria ha cambiato a en- non ha soldi e la Caritas è in difficoltà.
Lorenzo arriva qualche minuto dopo con i barboni, ha cominciato con un bicchie- trambi la vita. Insieme hanno deciso di Non resta che intraprendere il viaggio
il tè caldo portato stanotte dai volontari. re di vino. Ma quando il primo bicchie- andare al Nord. Forse non era il momen- senza biglietto. Partiranno questa notte.
Le siede accanto e cerca di rincuorarla. re è alle nove del mattino il lavoro co- to giusto. Roma, Trieste, Verona, Trento, La loro storia ricorda quella dell’hobo
Antonella è malata. Da un anno viaggia- mincia a essere difficile da conservare. Venezia e infine Bologna. Poche occasio- americano, che percorreva lungo la fer-
no insieme nel ricco Nord italiano alla Anche Antonella aveva una vita norma- ni, tanta sofferenza. A Bologna hanno rovia gli Stati Uniti alla ricerca di lavoro,
ricerca di un’occasione, ma le gambe le, ma un giorno ha deciso di scappare anche trovato qualche lavoretto nelle affrontando il rischio di essere scovato
cominciano a farle male. Anche l’appa- dal marito e dai figli. Non è andata ol- ultime settimane. La residenza rimane e cacciato dalla polizia. Cent’anni dopo,
recchio per la glicemia si è rotto e non tre la quinta elementare e non ha qua- però un ostacolo insuperabile. Se hai bi- Antonella e Lorenzo stanno attraversan-
può tenere sotto controllo il diabete che lifiche professionali. Il lavoro è difficile sogno di aiuto e sei di Bari devi tornare do il nostro paese, ma cercano solo di
continua ad assillarla. Questa notte dor- da trovare perché lei per il mercato non a Bari, questa la semplice logica dei ser- ritornare a casa per costruire un futuro
miranno nella sala d’aspetto nella spe- è una risorsa. Nei primi mesi ha trova- vizi sociali. E se a Bari il lavoro non c’è, comune. (sms@piazzagrande.it)
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cielo
inchiesta

il
in terra
Fra crisi delle vocazioni e calo dei fedeli, le parrocchie bolognesi si scoprono grandi e
con troppi metri quadri. Un patrimonio costoso da gestire e difficile da destinare ad al-
tri usi. Ma alcuni preti coraggiosi provano a reinventare gli spazi

F
p mauro sarti
iglie anch’esse del baby boom degli anni Sessanta, le parrocchie bolognesi largheggiano in spazio. Ca-
fotografie di graziella guizzardi
noniche e vecchi cinema parrocchiali, oratori e sale di catechismo, tutte pensate per ospitare i giovani
cresciuti a omogeneizzati nel tempo del miracolo economico, e oggi brizzolati cinquantenni o madri
dei tanti ragazzini che manifestano contro la riforma Gelmini, non trovano giovani generazioni pronte
a occupare quelle stanze. O comunque non abbastanza. Sono luoghi ampi e progettati senza lesinare in cortili e
campetti, immensi saloni nati per sviluppare la “pastorale educativa”, e che invece oggi fanno gola a enti locali,
istituzioni e imprenditori del mattone. Sono un centinaio le parrocchie in città, fanno quattrocento in tutto pren-
dendo la provincia (ma le chiese sono quasi il doppio): calano le vocazioni, diminuiscono i fedeli, ma i metri qua-
dri restano. E ognuno si organizza come può. In centro, ad esempio, il problema è drammatico. Anziani i preti (a
Bologna un religioso su quattro è over 75), anziani i residenti (se escludiamo gli studenti fuori sede), vuote le sale
delle parrocchie che spesso vengono affittate a offerta libera per riunioni di condominio e corsi che vanno dalla
danza alla scrittura creativa. Tanto che ad aprile scorso la curia bolognese ha dovuto procedere al “commissaria-
mento” della cattedrale di San Pietro, con la conseguente soppressione della parrocchia affidando ad altre chiese
del centro benedizioni e sacramenti.
Oltre non si va. Resta il rito liturgico, ma per la vita sociale, l’accoglienza, l’ospitalità, ciascun prete fa un po’ a
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inchiesta
modo suo. In base alla formazione rice- “Mi capita di prestare le sale personalizzati, maggiore spazio alla libertà e a un concetto più vasto di cultura rivol-
vuta, all’età, alle risorse economiche che a gruppi di altre religioni – ta all’approfondimento, questa è la scuola parrocchiale della Dozza. Lo schema giu-
può sottrarre alla - spesso costosissima – spiega don Nildo Pirani – non ridico della scuola paterna, grazie a una legge del 1926, prevede che gli allievi siano
manutenzione degli edifici parrocchiali. con un calendario prestabilito, iscritti presso un istituto, al quale i genitori chiedono poi l’autorizzazione di potere
Gli scout, 3 mila in città compresi 500 ma occasionalmente succede: provvedere all’istruzione dei propri figli. Una scuola fatta in casa, a cui non manca-
educatori, danno una mano a occupa- l’altra sera, ad esempio, abbiamo no gli iscritti e che anima gli ampi spazi della Dozza. Una parrocchia effervescente
re le sale. Ma sono un mondo a sé, che organizzato una cena araba” che contemporaneamente ospita una cooperativa di lavoro, e altre attività sempre
spesso si confronta poco con la comuni- rivolte agli immigrati. Don Giovanni insegna storia e geografia, ma tutti gli altri prof
tà parrocchiale. Ci sono le Caritas e i Servizi di accoglienza alla vita, qualche parroco vengono dall’accademia o dai mestieri, docenti in pensione, genitori autodidatti, ar-
è anche riuscito a rianimare i cinema, che erano 17 non molti anni fa, e che ora si ri- tisti, artigiani e semplici volontari che hanno deciso di dedicare qualche ora a una
ducono a una decina, con una programmazione che di fatto non si differenzia molto scuola così speciale.
da quella delle altre sale. Ma non basta. Anche perché, a parte le parrocchie, ci sono Altre parrocchie come San Giovanni Bosco, gli Alemanni, San Paolo di Ravone,
anche ospedali, scuole, campi sportivi, alberghi, biblioteche, box e garage, seminari, Sant’Antonio in via Massarenti, ma l’elenco è più lungo, si danno un gran da fare. E
convitti, tutti di proprietà della Chiesa che ormai faticano a trovare una loro destina- non buttano metri quadri. Un’altra lunga lista riguarda invece i tanti spazi della Chie-
zione esclusivamente ecclesiale. sa bolognese che non hanno destinazione. Saloni e salette che, quando va bene, si
Ovviamente ci sono le eccellenze, le isole felici dove un miracoloso mix tra parteci- accendono la sera per qualche assemblea di condominio. Poi ci sono anche i conven-
pazione, bisogni concreti, voglia di fare e una buona dose di coraggio, ha prodotto ti delle suore, qualche eremo, grandi aree in città, solo per fare degli esempi, come
casi unici da raccontare. Come quello di don Nildo Pirani della parrocchia della Be- quella del Villaggio del Fanciullo. Spazi, spesso, sottoutilizzati. “Il problema non ri-
verara, che – tanto per cominciare – ha diviso il suo appartamento in due. “La casa guarda solo gli edifici – racconta frate Benito Fusco, un passato in Lotta Continua, poi

era troppo grande per me - racconta il sacerdote, 73 anni, noto alle cronache per assessore a Casalecchio di Reno, e oggi voce scomoda della Chiesa bolognese – ma
avere ospitato nei suoi locali il coro gay Komos – così ho tirato su un cartongesso e è una questione soprattutto culturale. Legata alla sensibilità dei preti e dei frati, alla
ho diviso l’appartamento in due. Ora nella mia casa vivono anche un italiano, un loro formazione. Non tutti sono disposti a mettere in campo un’attività di accoglien-
indiano e tre rumeni… Tutte persone che avevano bisogno di una sistemazione”. Non za. Anche all’interno degli ordini religiosi ci sono delle differenze: i preti hanno più
basta: alla Beverara funziona l’oratorio con i biliardini e il bar, un gruppo ciclistico, una formazione individuale, i frati hanno al contrario una maggiore attenzione collet-
uno caritativo che raccoglie indumenti, alimenti e fa anche da centro d’ascolto per tiva… E anche questo incide”.
chi è in difficoltà, campi estivi. Mentre un appartamento, che fa parte delle proprie- Il gioco è facile, ma suona efficace. Sono quattrocento le parrocchie a Bologna e pro-
tà della parrocchia, è stato affittato a una famiglia di iraniani. “Mi capita di prestare vincia? “Ecco, se ciascuna parrocchia accogliesse non dico una famiglia, che forse
le sale a gruppi di altre religioni – continua – non con un calendario prestabilito, ma sarebbe troppo – conclude frate Benito, da un po’ di tempo confinato nella parroc-
occasionalmente succede: l’altra sera, ad esempio, abbiamo organizzato una cena chia di San Lorenzo di Budrio – ma anche solo una persona in difficoltà, sarebbero
araba”. In molti conoscono poi la scuola “paterna” della parrocchia di Sant’Antonio già quattrocento persone tolte dalla strada. Potrebbe essere una cosa concreta, e il
da Padova della Dozza. Lì, don Giovanni Nicolini, ha realizzato il suo sogno: una problema dei senza casa riceverebbe già una bella sistemata”.
piccola Barbiana all’emiliana, una scuola media davvero particolare che già il sacer- (maurosarti@piazzagrande.it)
dote aveva sperimentato nella comunità di Sammartini di Crevalcore nel 1982, dove
viveva prima di finire a fare il prete a due passi dal carcere circondariale. Percorsi f
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inchiesta
Le moschee bolognesi?
Piccole e improvvisate
r| La stanza adibita a moschea in via Libia
p eva brugnettini
alberto tetta

P
arlare di moschee a Bologna ri- Non c’è spazio
chiama inevitabilmente il proget-
to della grande moschea di cui per i 3 mila fedeli
si parla da anni. Ma i tanti arabi, magh-
rebini, pakistani e bangladesi intanto si presenti in città.
sono industriati per trovare i loro spazi
di preghiera. E visto che moschea è ogni E a rimetterci sono
luogo in cui ci sia un tappeto e un imam,
Bologna è ricca di moschee, ma tutte mi- soprattutto
nuscole, e qualcuno ci rimette. Le donne,
ad esempio. E le attività culturali. C’è chi le donne e le
pensa, come il presidente del consiglio
provinciale degli stranieri Bouchaib Kha- attività culturali
line (marocchino) che piuttosto di una
grande moschea “sarebbe meglio ristrut-
turare e potenziare l’esistente, visto che i ti i libri”, racconta Adel Shaick, ingegnere nisino, pregano cinque volte al giorno, lo spazio per le donne. In via Pallavicini
centri sono fatiscenti e troppo piccoli per giordano nell’esecutivo del Centro di cul- ma questo per loro vuol dire spostarsi c’è, e il venerdì si vede qualche donna
contenere tutti i fedeli. In via Terracini, tura Islamica. Racconta che fino all’an- tra una moschea e un’altra. Strutture im- velata arrivare a coppie, passare attra-
ad esempio, si prega in un capannone no scorso c’erano circa 170 bambini che provvisate e poco comode come quella verso le auto tra le quali c’è un merca-
con il tetto in lamiera: in estate è caldissi- sabato e domenica andavano a studia- di via Libia e via Terracini. Uno mura- tino improvvisato di prodotti tipici. Per
mo mentre in inverno si gela”. Ogni mo- re lingua araba e Corano al Centro. Ma tore, l’altro saldatore. Youssef ha vissuto la festa del sacrificio del 16 novembre,
schea, inoltre, è frequentata da comunità era impossibile tenerli tutti, poco spazio, a Napoli per 14 anni, e con il marcato non c’era spazio da nessuna parte per
diverse: “I marocchini vanno alla Barca quindi sono stati spostati alla scuola ele- accento si scambia per un meridionale. i 3 mila musulmani che si sono accal-
e in via Terracini - prosegue Khaline -. mentare Garibaldi, in zona San Donato. Entrambi hanno affrontato la crisi eco- cati al capannone del Parco Nord, così
In via Libia ci sono più pakistani e ban- “Qui ne sono rimasti pochi”, dice l’imam nomica, e sono rimasti in Italia, contra- per tutto il giorno una fiumana vestita
gladesi, mentre in via Pallavicini i fedeli Said Mahdi Nasr, che elenca le attività riamente a molti che invece sono torna- a festa ha percorso via Stalingrado. “Ci
sono più misti”. Quella che attualmente del centro, tra cui “le visite ai musulmani ti ai luoghi di provenienza. Come spiega dipingono come la causa di tutti i mali
si avvicina di più all’idea di moschea è il in carcere e negli ospedali. I rituali per Shaick: “Sono tanti i musulmani che – dice sarcasticamente un membro del
capannone di via Pallavicini, con cortile il funerale islamico. Lezioni di arabo e hanno lasciato l’Italia in questo periodo, direttivo del Centro - Ho una proposta
e uffici. Prima di quest’estate aveva una cultura islamica agli italiani che vengo- sono rimasti soprattutto i padri di fami- per sanare l’economia italiana: chiudia-
biblioteca, poi c’è stato l’incendio doloso no qua. Siamo un punto di riferimento glia”. In via Libia la moschea è una stan- mo tutte le moschee per due anni, e che
in agosto. “Qualcuno ha sfondato il vetro importante”. za ricoperta di tappeti, dietro una ten- Dio ci perdoni”. (evabrugnettini@piaz-
con una molotov, sono bruciati quasi tut- Youssef e Kalim, un marocchino e un tu- da azzurra. Troppo piccolo per ricavare zagrande.it)

Il centro Zonarelli offre le proprie stanze per le feste di indù e musulmani

la dea durga e l’agnello


p erika casali

I
ndù, musulmani, ma non solo. Il centro Zonarel- molti commercianti islamici della zona che hanno dove celebrare i propri riti supplisce alla mancanza
li, in pieno quartiere San Donato, si occupa da contribuito generosamente, donando carne di agnel- utilizzando le nostre stanze”. Le associazioni ricre-
sempre di intercultura, e spesso questo significa lo - racconta Rafia dell’associazione Sopra ai ponti -, ano l’ambiente: gli indù si autotassano ogni anno
occuparsi di religione. abbiamo fatto appello a tutti i fratelli e alle mense per chiamare un celebrante dall’India ad officiare
A novembre il centro ha ospitato la Festa del Sacri- invitandoli alla festa”. Il significato della celebrazio- la cerimonia dedicata alla dea Durga, nella versione
ficio, organizzata dall’associazione Sopra ai ponti, ne collettiva è stare insieme ed essere tanti, anche ridotta di 5 giorni invece che 10.
occasione di ritrovo per tutta la comunità islamica italiani, gente bisognosa. “Dopo la cena comune ab- “Lo Zonarelli per noi è un punto di riferimento, di
della città e non solo. biamo regalato carne cruda alle famiglie bisognose. aggregazione e ha un grande valore sociale” dice Bi-
L’agnello, che simboleggia Isacco, si trasforma in L’insegnamento dell’islam è quello di essere altrui- nil Bopal dell’associazione che si occupa della ce-
un pasto caldo per la comunità riunita. Dopo averlo sti, non esiste il concetto di io ma solo di noi” con- lebrazione dedicata alla dea Durga, madre di tutti
macellato secondo il rituale, se ne regala un quarto clude Rafia. senza distinzione di razza o religione. “Al centro
ai pellegrini. Per questo alla Festa del Sacrificio non “Lo spazio del centro non è adatto per le feste reli- vengono anche i fratelli non praticanti, proprio per-
partecipano solo musulmani di origine indiana e pa- giose - dice Fausto Amelii, responsabile del progetto ché è un luogo neutrale, aperto a tutti”. (erikacasa-
kistana, ma anche molti italiani. “Siamo andati da Intercultura dello Zonarelli - ma chi non ha un luogo li@piazzagrande.it)
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Inchiesta
Gli altri
cristiani
r| Fonte Flickr (CyberMacs)

p erika casali

Ortodossi ed evangelici
sono molto presenti a
Bologna. Si ritrovano per
pregare, per ricordare i
paesi d’origine, ma anche
per impegnarsi nel sociale

P
adre Dionisios viene dalla Grecia ma vive a Bo- a disposizione del pubblico non appena la ristruttu- lunga veste nera.
logna ormai da tanti anni. Nel 1999 ha aiutato razione dell’ambiente sopra la chiesa sarà terminata. In fondo a via Corticella, proprio accanto alla stazio-
ad aprire la chiesa greco ortodossa di via dei La chiesa di nazionalità rumena invece, si è spostata ne, c’è la chiesa evangelica Eben Ezer, al suo interno
Griffoni che da fuori sembra piccola e dimessa men- un anno fa nella parrocchia di San Nicola, in fondo a si trova l’associazione Matteo XXV che si occupa di
tre dentro è un’esplosione di icone e di decorazioni via del Pratello; la comunità è molto vasta e tutte le aiutare le persone meno abbienti e in condizioni di
dorate. I fedeli si incontrano tutte le domeniche, dopo domeniche si riunisce per cantare, pregare e racconta- svantaggio. Un sostegno, sia materiale che spirituale,
la messa rimangono molto tempo insieme, mangia- re le storie sacre. Il gruppo dei bambini ha formato un che raggiunge anche i detenuti della Dozza. I grup-
no piatti del loro paese e bevono caffè greco. “Quella coro che si esibirà la notte di Natale, anche se questa pi etnici di fede evangelica sono vari: la domenica si
greca è la prima comunità ortodossa organizzata di festa trova divisa la comunità ortodossa. Infatti, chi danno il cambio italiani, rumeni e cinesi che celebra-
Bologna”, spiega padre Dionisios, e racconta che al si rifà al culto antecedente la riforma di inizio ‘900 no la loro funzione accompagnati da chitarre e altri
principio la loro chiesa era quella di via Sant’Isaia che festeggia ancora il 6 gennaio, come per esempio il strumenti musicali. Tutto il resto della settimana si
però, con il crollo dell’Unione Sovietica e la conse- gruppo slavo, mentre tutti gli altri si sono adattati al alternano gruppi di preghiera, femminili e di giovani
guente ondata di persone in fuga dalla Russia e dalle canonico 25 dicembre. La chiesa di padre Ion Rimboi che organizzano le proprie attività. “Siamo molto attivi
repubbliche satellite, è diventata il luogo di culto della non è abbastanza grande per tutti i fedeli, che molte nel sociale - dice padre Anselmo, responsabile dell’as-
comunità slava. Padre Dionisios sta mettendo insie- volte devono raggrupparsi fin sotto al portico antistan- sociazione - solo attraverso attività svolte con e per
me da anni un’imponente collezione di libri in lingua te. “Per fortuna noi non utilizziamo sedie e quindi c’è gli altri è possibile mettere in pratica gli insegnamenti
greca, classici e contemporanei, che verranno messi più posto in chiesa” ride il sacerdote aggiustandosi la della religione”. (erikacasali@piazzagrande.it)

i diritti dei laici


p ilaria giupponi
“Lo sbattezzo è la traduzione giuridica dell’elementare diritto, sancito
dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e riconosciuto in Ita-
lia da un provvedimento del Garante per la privacy, di poter abbandona-
re una confessione religiosa”. Così recita la definizione del circolo Uaar
(Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), che vede fra i suoi presi-
denti onorari scienziati come Margherita Hack, nomi quali Pierpaolo Odi-
freddi e Sergio Staino, e poi sociologi e neurobiologi, giuristi e medici.
Non è dunque l’iniziativa provocatoria di alcuni fanatici, né una folkloristica
alternativa: “Chi cerca di uscire da una chiesa, non vuole entrare in un’al-
tra”, dice Paolo Marani, che si occupa dello sportello di Bologna (riceve al
Cassero ogni sabato mattina). Per questo non c’è un registro che tenga il
conto degli italiani sbattezzati, che si stima siano circa 20 mila: “un baci-
no consistente del quale è necessario che i politici inizino a tenere conto”.
Uno degli scopi principali dello sbattezzo, che di fatto consiste in un’auto-
dichiarazione presentata al parroco della propria chiesa di battesimo con
la richiesta di apporvi una firma e la convalida dal notaio, è quello di ve-
dersi riconosciuto il diritto di rappresentanza, sancito dalla Costituzione.
“Finché il nostro paese verrà considerato un paese a maggioranza cattolica
quasi assoluta (96% a detta dell’Istituzione ecclesiastica) - continua Ma-
rani - le persone che non si rispecchiano in quei valori, e soprattutto nei
limiti che questi impongono, si troveranno a subirli”. In Italia esiste la li-
bertà di culto, ma la libertà di non possederne uno fatica a trovare spazio.
Lo sbattezzo esprime, in questo senso, una richiesta di uguaglianza. Info su
www.uaar.it. (ilariagiupponi@piazzagrande.it)
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Dall’Islam all’Ebraismo, fino alle religioni il quinto alimento
orientali: ogni culto ha le sue regole in fatto
di alimentazione. E in una società sempre
più multietnica è bene conoscerle

il cibo
dell’anima
p francesca bono
sofia pizzo Illustrazione di Sonia Zucchini |t

N
utrirci è il primo atto che fac- di Dio”, “Dio è il più grande”). La carne carne”, e uno “da latte”, poiché è vietato zione di vegetariani.
ciamo alla nascita ed è un’esi- degli animali leciti è commestibile solo mescolare latte e carne, così come è proi- Anche l’Induismo ammonisce alla prati-
genza primaria per l’uomo, e se questi vengono macellati secondo le bito ingerire insieme carne e pesce. Inol- ca del vegetarianismo. Nell’Induismo è
anche per questo esiste un legame stret- prescrizioni della Sharîa, la Legge reli- tre per gli ebrei ci sono cinque giorni di particolarmente sentita la legge dei kar-
tissimo tra cibo ed esistenza, nutrimento giosa islamica. La religione islamica pre- digiuno completo all’anno, il più impor- ma per cui chi mangia un animale nel-
e cultura. Le religioni ritengono il cibo un vede inoltre il Ramadan: per un mese, tante di questi è lo Yom Kippur, il giorno la vita futura sarà a sua volta mangiato
nutrimento non solo per il corpo, ma an- dalla prima luce dell’alba al tramonto, ci dell’Espiazione. (Srimad Bhagavatam 11.5.14). Inoltre, nel-
che per lo spirito e per questo i testi sacri si astiene dal bere e mangiare: un mese Le religioni orientali sono principalmente la religione induista, la vacca è ritenuta
danno consigli, ammonimenti e impon- di privazioni perché tutti, dal più ricco al vegetariane, l’Ahimsa (il principio della un animale sacro. Per questo gli indù os-
gono divieti. più povero, vivano le stesse esperienze. nonviolenza verso tutti gli esseri viven- servanti, quand’anche non siano stretta-
Nell’Islam, (Corano: V ) gli alimenti si di- L’ebraismo ha regole alimentari simi- ti che ha la sua origine nei Veda) è un mente vegetariani, rifiuteranno ogni for-
vidono in halâl (leciti), harâm (proibiti), li a quelle musulmane ma più restritti- aspetto centrale di queste religioni. Il ma di carne vaccina.
mushbûb (dubbi, il cui consumo è affi- ve, infatti nella Bibbia (Levitico cap. 11, Buddismo per esempio si fonda su due Se le religioni islamica, induista, buddi-
dato alla coscienza del musulmano) e Deuteronomio cap. 14) vi sono elenchi principi fondamentali, la saggezza e la sta ed ebraica hanno alimenti tabù, quel-
makrûh (abominevoli). Il pesce è lecito, degli animali kasher (leciti): mucca, pe- compassione. Per il raggiungimento di la cristiana, che sia cattolica, ortodossa
così come il coniglio, il pollame, bovini, cora, capra e cervo. Sono invece vieta- entrambe è indispensabile essere vegeta- o protestante, praticamente non ne han-
ovini e caprini. La selvaggina è lecita solo ti maiale, cammello, cavallo o coniglio. riani. Il primo dei precetti buddisti recita: no, se non in forma di digiuno, duran-
se il cacciatore è musulmano e se spa- Vietati anche molluschi, crostacei e an- “Non uccidere, anzi tutela ogni forma di te il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì
rando pronuncia la formula tasmiya (Bis- guille. Una casa strettamente kasher avrà vita”. Oggi solo i monaci Zen hanno man- Santo ed astinenza dalla carne il venerdì.
millâhi, Âllâhu âkbar, ovvero “Nel nome almeno due servizi di utensili, uno “da tenuto inalterata la loro originale tradi- (www.communeating.com)
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Così affonda
la bassa soglia
p susanna ronconi

O
rmai non sono più casi isola-
ti. Non solo il drop in di Bolo-
gna, anche i dormitori di Tori-
Dormitori e servizi per i senza
no, l’unità di strada di Sassari, i centri
diurni di Napoli. I servizi di bassa soglia
casa chiudono in tutta Italia,
sono sotto tiro: dei tagli al welfare, alla
sanità, di quella gerarchia un po’ feroce
e non per caso. Dietro c’è
– anche se vestita dei panni asettici del-
la ragione economica – che mette mano
un’idea precisa, che vede la
alla forbice a partire dai più deboli, dai
soggetti che hanno poca voce, non fanno
povertà come una colpa.
lobbying e, magari, non votano. E anche
dai loro operatori: non sarà un caso che
siano per lo più precari, sottopagati, di pensare di governare frammentazione, se hai le urine “sporche” di cocaina… legame sociale e insieme nella promo-
associazioni o cooperative che aspettano povertà, emarginazione lasciandole sem- I servizi a bassa soglia hanno tre “difet- zione dei singoli, la prospettiva è quella
mesi e semestri per ricevere quanto spet- plicemente alla deriva: serve almeno un ti”, per questo sistema: non sono seletti- del transito dallo stato sociale allo stato
ta loro. Nella chiusura o ridimensiona- battello che dia la possibilità di intravve- vi (la soddisfazione di bisogni di base ri- penale, all’approccio securitario come
mento dei servizi a bassa soglia c’è tutta dere e raggiungere un approdo. entra nel diritto di ognuno di vivere mai modello di governo della società (che
la filosofia di un’epoca, quella che ci è In secondo luogo: fine del welfare nella al di sotto della soglia della dignità uma- vuol dire che si divide intenzionalmen-
dato di vivere. In primo luogo, la rottura sua declinazione costituzionale e indivi- na. Ma questa è la Costituzione). Lavo- te la società tra chi “merita sicurezza” e
di, e il disinteresse per, i legami sociali. dualizzazione del rischio sociale. Si salvi rano sulla promozione della persona alcune minoranze bollate e inchiodate
Sappiamo che le basse soglie oltre a of- chi può, insomma: gli inclusi non han- sulla base della validazione e non della a giocare il ruolo di “nemici”), il ricor-
frire beni e servizi di base, in risposta a no alcuna voglia di far spazio agli esclusi selezione (cioè: ognuno ha qualcosa su so alla legge penale e al carcere come
bisogni primari, sono anche luoghi dove (pensiamo al senso comune sulle tasse, cui puntare, da valorizzare, contro la di- nuovo “contenitore di povertà”. È una
si tessono relazioni, dove si crea un le- e pensiamo che sulla fiscalità genera- visione tra quanti possono e quanti non prospettiva in cui siamo già dentro, non
game – sebbene “debole”, ma nel lavoro le si basa il welfare!), trionfa la conce- possono). Facilitano l’ingresso dei pro- da oggi: è già in atto. È una prospetti-
sociale questo aggettivo non è negativo, zione di una povertà come colpa, come pri utenti nel sistema di welfare, “accre- va pericolosa, pessimista, con un volto
è una opportunità - e che spesso sono i responsabilità di ogni singolo, e al suo ditandone” diritti e bisogni (invece di te- feroce. Resistere e rilanciare è un do-
soli contesti in cui le persone in difficoltà superamento come faccenda privata che nerli lontani a favore della meritevolezza vere e una responsabilità, per chi come
o in “difetto di cittadinanza”, come i mi- ognuno si sbrogli da sé. Avere un soste- e della selezione). E pensare che crede- noi ha strumenti, competenze, capacità,
granti non regolarizzati o i senza dimo- gno sociale diventa questione di “merite- vamo fossero proprio questi “difetti” la esperienza. Non solo per i nostri utenti,
ra senza residenza, incontrano il welfare. volezza”, e passa attraverso una giungla nostra mission! In terzo luogo: i servizi e sarebbe abbastanza, ma per tutti. Tor-
Dunque, luoghi preziosi di ricucitura di di criteri e standard sempre più seletti- a bassa soglia puntano a prevenire e nando alla metafora delle basse soglie
rapporti sociali che hanno subito, nel- vi, che via via riducono al lumicino nu- limitare il ricorso alla repressione e al come battello che consente il transito, le
le mille biografie delle persone che in- mero e tipologie di persone che posso- penale, contenendo rischi e danni del- parole di Michel Foucault ci ricordano il
contrano, cesure, rotture, conflitti. Luoghi no accedervi: se non hai il permesso di le condizioni di emarginazione grave e rischio che stiamo correndo: “Nelle ci-
preziosi, si direbbe, non solo per i dirit- soggiorno, se non hai la residenza stori- contattando precocemente situazioni “al viltà senza battelli i sogni inaridiscono,
ti delle persone, ma anche per il conte- ca, se non hai l’abitabilità, se possiedi limite”. E qui le criticità esplodono: per- lo spionaggio rimpiazza l’avventura, e la
sto sociale in cui vivono, ché non si può un cellulare e quindi sei troppo ricco, ché se non si investe nella ricucitura di polizia i corsari”.

Formazione per “manager” dei rifiuti


I rifiuti, l’altra faccia dell’opulenza, non sono un problema soltanto a Napoli. Una gestione attenta risponde alla logica del buon governo, crea fiducia presso i cittadini
ed è elemento sempre più importante nella legislazione, che in ambito rifiuti è sempre più attenta e severa, oltre che in continua evoluzione. A questo proposito la
Provincia di Bologna ha definito un Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR) decennale (2007-2017) mirato alla creazione di una filiera produttiva, una rete
d’imprese capaci di fare business all’interno (e al servizio) di un sistema integrato di gestione dei rifiuti in grado di raggiungere elevati obiettivi di riduzione, riciclo e
recupero, nonché di recupero ambientale di aree degradate e inquinate. In linea con il programma d’interventi della Provincia di Bologna, che tramite i fondi europei
sostiene progetti di alta formazione, l’associazione Forma-Azione in Rete ha realizzato “Ambiente: sviluppo delle competenze di filiera”, a cura di Lucia Lupo (progettista
esperta in formazione), che ha sviluppato competenze specialistiche sul tema dei rifiuti e coinvolto realtà produttive per dar vita alla filiera produttiva per l’ambiente. I
principi di una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, la prevenzione nella produzione del rifiuto, il recupero dei materiali e dell’energia, la minimizzazione dell’impatto
ambientale e le responsabilità condivise tra tutti i protagonisti del processo produttivo rispondono a logiche e pratiche condivise di gestione ottimali e sono stati parte
integrante dei contenuti formativi del corso che intendeva formare “manager dei rifiuti”. Fondamentale è stato il contributo di Hera nel validare il processo formativo,
definire standard metodologici e operativi con le aziende del settore, supportare l’omogeneizzazione delle informazioni e delle conoscenze, e del Consorzio SIC, che ha
facilitato la messa di rete delle imprese presente (sue affiliate) che hanno condiviso saperi, stile di gestione e un approccio dinamico nei confronti del sistema econo-
mico locale. Il livello d’interazione che si è creato tra allievi e docenti, che hanno sviluppato sinergie e collaborazioni è stato uno dei risultati più importanti del corso.
Il concetto stesso di filiera si attiva a partire dallo scambio di esperienze fra lavoratori e dirigenti delle realtà produttive del settore. Secondo la dottoressa Lupo: “Le
aziende partecipanti hanno sviluppato sinergie produttive e di servizio, uscendo dalla logica del ‘cortile di casa’ e mettendo in rete competenze e specializzazioni.”
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Intervista all’assessore regionale alle Politiche sociali

Nonostante i tagli
del governo, la
Marzocchi: fffffffffff
Fraternal Compagnia
Regione conferma “Il welfare? Dieci anni
di teatro:
l’impegno per la
spesa sociale
Una priorità” si festeggia
sul palco
p leonardo tancredi fffffffffff
La chiusura di alcuni servizi rivolti ai Invece i tagli ai servizi di bassa so- alcuni servizi viene anche dal fatto che
In occasione dei dieci anni dalla sua na-
senza dimora, il rischio di aumento delle glia sono già una realtà. Si è trat- sono cresciuti i bisogni, la domanda di
scita, la Fraternal Compagnia ha deciso
rette e ridimensionamento del servizio tato di una scelta ponderata? assistenza. Si può superare questa situa-
di offrire agli abbonati e ai soci di Piaz-
dei nidi e altri provvedimenti decisi dal Riguardo ai tagli ai servizi di bassa so- zione facendo tavoli di decisione concer-
za Grande l’ingresso a quattro spetta-
Comune commissariato. Cosa succede al glia, dalla Regione non è venuta nessuna tata, come quello attivo da maggio 2009
coli del secondo Festival di Commedia
welfare bolognese? Lo abbiamo chiesto indicazione di priorità, non c’è stato “Un patto per la crisi” dove siedono
dell’Arte “L’eredità della maschera”, al
a Teresa Marzocchi, assessore regionale niente di preordinato. Anzi nella delibera rappresentanze politiche, datoriali, sin-
prezzo totale di 10 euro. Come otte-
alle Politiche sociali. di assegnazione di fondi ai territori noi dacali.
nerli? È sufficiente essere soci di Piazza
A Bologna è in atto una dismissio- impegniamo le stesse risorse del 2010, Quanto ha pesato avere un Comu-
Grande o abbonati al mensile e recar-
ne del sistema di welfare? cioè andremo a coprire il buco lasciato ne commissariato?
si presso il teatro Dehon, in via Libia
Riguardo ai nidi abbiamo verificato che il dal governo centrale. La priorità rima- Nel contesto di una grande difficoltà ge-
59, dal lunedì al venerdì (pomeriggio).
Comune non ha ufficializzato nessun ta- ne il welfare e i servizi alle persone, il nerale, a Bologna le cose si sono compli-
Il programma del festival prevede gli
glio. Noi abbiamo confermato per gli asi- risparmio verrà dal taglio alle spese cen- cate per la mancanza di un governo po-
spettacoli “Mori a Venezia”, per la re-
li 1,5 milioni per Bologna e 4 milioni per trali, non dal territorio. L’impegno per il litico, il Commissario ha lavorato come
gia di Carlo Boso (il 9 febbraio alle 21);
la Regione. Il Comune ha fatto una poli- 2011 sarà di 22 milioni dal fondo straor- meglio ha potuto, così come i tecnici.
“Visita al dottori con Ciarlatani dottori
tica di contenimento, le rette non sono dinario per la crisi, di cui 11 per i minori Soprattutto a livello dei quartieri si è
e castracani”, per la regia di Romano
state aumentate per anni. È un momen- e le famiglie e i restanti 11 per le gravi sentita la mancanza di una guida politi-
Danielli (il 22 febbraio alle 21); “Filtri
to di difficoltà generale, la causa è anche marginalità, quindi non c’è nessuna vo- ca, fondamentale data la gestione decen-
di vini”, per la regia di Marco Rota (il
il ritardo con cui il governo centrale l’ha lontà di toccare quella fascia di utenza. trata dei servizi sociali. È mancata l’inter-
15 marzo); “Le astuzie di Coviello”, per
affrontata, per due anni hanno detto che Come si esce da questa situazione mediazione necessaria con i cittadini che
la regia di Antonio Fava (il 24 marzo
la crisi non c’era, poi hanno cominciato senza toccare i servizi? solo un governo politico può assicurare.
alle 21).
a fare tagli in maniera indiscriminata. La difficoltà degli enti locali di attivare (leonardotancredi@piazzagrande.it)
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Non parlate al conducente

Gli anziani truffati Sogno un bus


perché troppo soli ecumenico
p nadia luppi p Donato Ungaro

A “I
Bologna il fenomeno delle truffe have a dream”. Io ho un sogno. Tutti conoscono le
e dei raggiri ai danni degli an- parole del pastore protestante Martin Luther King. E
ziani sembra – stando alle de- anch’io mi permetto di avere un sogno: guidare un autobus
nunce pervenute alla Questura - in calo. non tanto ecologico, quanto ecumenico. Un luogo dove il si-
Il 2009 ha segnato un miglioramento ri- gnificato greco di questa parola, che anticamente identifica-
spetto al 2008 e pare che nel 2010 si va la parte abitata della Terra, riunisca non solo protestanti e
registri una diminuzione delle segnala- ortodossi, cattolici e copti; ma anche appartenenti a religioni
zioni. Basta questo a dire che il proble- diverse. Perché ci si renda conto di essere tutti… sullo stesso
ma è risolto? Naturalmente no, occorre autobus; perché se un cristiano può dire, recitando il Vange-
mantenere alta l’attenzione, riflettendo lo, “...ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto
da un lato sulle ragioni che fanno degli presidente di Auser Bologna – promuo- sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospita-
anziani le vittime ottimali dei raggiri e viamo iniziative in città e in provincia in to, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
dall’altro su ciò che non solo la singola cui le forze dell’ordine mettano in guar- visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”,
vittima ma in generale la comunità può dia gli anziani e in generale i cittadini ri- un musulmano può rispondere leggendo il
fare per contrastare il fenomeno. spetto al pericolo truffe, e spiegano loro Corano “...ero ammalato e non mi hai visita-
Sulle pagine dei giornali si legge di fre- che è necessario denunciare chi tenta o to; l’uomo dirà: O Signore, e come avrei po-
quente di anziani che vengono avvicinati chi peggio è riuscito a ingannarci, senza tuto visitarti quando tu sei il Signore delle
per strada da persone distinte che ten- vergogna, perché a tutti può succedere creature? Egli dirà: Non sapevi che il tale mio
tano di vendere orologi e gioielli falsi, di abbassare la guardia”. Spesso, infat- servo era ammalato e non l’hai visitato? Non
chiedono offerte per improbabili raccol- ti, ci si vergogna della propria ingenui- sapevi che se tu l’avessi visitato mi avresti
te di beneficienza, si fingono creditori o tà a tal punto da non denunciare i de- trovato presso di lui?”. Io ho un sogno; che questi scritti non
ancora parlano di eredità da riscuotere. linquenti, una dinamica psicologica che siano pergamene da museo, ma divengano vivo pane quoti-
E ancora capita che i malintenzionati si rende il fenomeno di difficile contrasto. diano; mio e dei miei passeggeri. Perché oggi il “ero malato
rechino direttamente a casa degli anzia- “Se davvero vogliamo proteggere gli an- e mi avete visitato”, ma anche “mi avresti trovato presso di
ni più soli, travestiti da carabinieri o ar- ziani dai raggiri, dobbiamo fare in modo lui” divengano: “mi hai visto sofferente e mi hai ceduto il
mati di finti tesserini di riconoscimento, che l’intera comunità si faccia garante posto a sedere”. E ancora: “mi hai visto affranto e mi hai re-
e chiedano di leggere i contatori del gas della loro sicurezza e che loro si sentano galato un sorriso”. Di più: “prima di avermi visto chiedere,
e della luce o di verificare la posizione meno soli. Se un anziano sa di potersi ri- hai pensato di prendere un caffè in mia compagnia”. Senza
contributiva e pensionistica della vitti- volgere a un famigliare, a un volontario, indagare sul mio stato sociale, sulla mia idea politica, sul co-
ma. a un vicino di casa, a una persona fidata, lore della mia pelle; sulla mia religione. Io, tranviere ateo e
Gli anziani, insomma, restano i bersagli sarà meno facile che si affidi agli scono- miscredente, ho un sogno: che il rispetto verso gli altri diven-
preferiti di truffatori e malintenzionati. È sciuti e che cada nelle trappole” ricorda ti la normalità. Perché una volta un cristiano e un ebreo di-
per questo che associazioni come Auser, Cavallari, che ribadisce “dobbiamo tene- scutevano su quale fosse, oggi, l’indicazione più saggia del-
insieme alle forze dell’ordine e a diver- re presente che se non ci si isola, se si la Bibbia. Dopo aver scartato “ama il prossimo tuo come te
si istituti bancari stanno portando avan- condividono spazi e relazioni, possiamo stesso”, visto il dilagante autolesionismo dell’uomo, decise-
ti campagne di sensibilizzazione rivolte tutti sentirci più sicuri e meno vulnerabi- ro che la frase più bella era “chi è senza peccato scagli la pri-
agli anziani e alla cittadinanza. “Da di- li, una buona regola di convivenza che ma pietra”. Quante “pietre” da deporre. Ho un sogno: e non
versi anni – spiega Secondo Cavallari, vale per gli anziani e per tutti noi”. svegliatemi, per favore. (donatoungaro@piazzagrande.it)

la posta degli altri


La redazione di Piazza Grande risponde alle lettere pubblicate sui quotidiani bolognesi

Film senza chiasso Cara lettrice,


Lettera pubblicata su La Repubblica del 24 novembre 2010 quelli che al cinema parlano, o peggio, non piacciono neanche a noi. Però
in questo caso, senza offesa, la colpa è un po’ anche sua: ma come, va a
Eravamo al Capitol a vedere il film “The Social Network”. A 20 minuti vedere un film che parla di Facebook? Per forza poi ci trova i ragazzini! Le
dall’inizio un gruppo di ragazzini fa il suo ingresso in sala tra schiamazzi consigliamo invece alcune tipologie di film dove nessuno la disturberà: 1.
e per una decina di minuti continua a parlare, alzarsi, cambiare posizio- Tutti i film muti e in bianco e nero. 2. I film francesi, polacchi, scandinavi,
ne e ridere. Fino alla fine del primo tempo un continuo disturbo ai danni svizzeri, asiatici e africani, meglio se impegnati. 3. I documentari, a meno
degli spettatoriche ad ogni tentativo di mettere fine al trambusto venivano che siano horror travestiti da documentari. 4. I film in 3D: sono tutti troppo
ignorati o presi in giro [continua...] impegnati dagli effetti speciali per dare fastidio.
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simona vinci e carlo lucarelli
raccontano bologna

creature
immobiliari
p Simona Vinci

N
on è da oggi che il mercato im- delizioso e particolare “oggetto” di via to quanto, lì dentro, era “ino” e “etto”. cida che 18 metri a 180mila euro pur se
mobiliare di Bologna mi appare Saragozza. L’appartamento si raggiunge- Come la casettina di Barbie, mi sfuggì dentro porta sono francamente impropo-
come una roba aliena e incom- va scalando quattro rampe di scale nor- dalle labbra. Ma la Creatura Immobiliare nibili). La nuova (ma in verità antichissi-
prensibile. Quindici anni fa, a 26 anni, mali, più una rampa in legno tarlato che era tutta presa a mostrarmi la meraviglia ma) Creatura Immobiliare ha aperto un
avevo deciso che era tempo di andare a conduceva ai tetti. Un corridoio vetrato delle meraviglie: l’abbaino che dava sui portoncino e mi ha fatto strada nell’ap-
vivere da sola e valutai l’opportunità di sul quale si aprivano tre o quattro por- tetti. Venga, venga per di qua. Mi girai su partamento. Da una parte le finestre da-
acquistare un monolocale in centro. Or- ticine da nano di Biancaneve. Era anche me stessa ed ero già lì, nell’unico punto vano su un dirupo coperto di boscaglia
ganizzai una serie di visite alle quali mi grazioso, quel corridoio verandato. C’era- della scatolina (o scatoletta?) dove si ri- che ruzzolava verso il canale. La Creatu-
presentai con la più candida, meraviglio- no piantine grasse fuori dalle porte e la usciva a mantenersi in posizione semi- ra, come mi avesse letto nel pensiero, ha
sa e ottusa delle ingenuità. Vidi cose che luce era proprio bella, lassù. Il mio cuore eretta. Ci ritrovammo lì, io e la Creatura, sorriso: fanno la disinfestazione tutti gli
voi umani… no, anche voi le avete viste, si gonfiò di sollievo. Poi, l’agente immo- con le teste spinte fuori dalla finestrella anni, per le zanzare tigre. Dall’altra par-
le abbiamo viste tutti quanti, noi che un biliare (no, non lo ricordo con esattezza, a vasistas a respirare i miasmi che sali- te, le camere da letto si affacciavano drit-
bel giorno abbiamo pensato che invece nella mia testa le loro facce si mescolano vano da via Saragozza. Che bella vista, te sulla strada. Primo piano. E mentre la
di buttare via i nostri pochi soldini in un in un’unica Creatura magmatica e can- eh? Carponi, uscii dalla graziosa mansar- Creatura mormorava “è davvero silenzio-
affitto spropositato, forse avremmo fatto giante che ha come caratteristica prin- da senza trovare la forza di rispondergli e so, tutto considerato”, la schiena di un
meglio a fare un piccolo sforzo in più e cipale, e unica a pensarci bene, un’un- corsi giù per le quattro rampe più una di autobus appariva a filo della finestra e il
garantirci un investimento per il futuro. tuosa impermeabilità all’evidenza dei scale e lui (o lei? O esso?) mi inseguì tal- vetro, il pavimento sotto i nostri piedi, i
La nostra ingenuità ha sbattuto il muso fatti reali del mondo)… dunque dicevo, la lonandomi e quando ci ritrovammo sotto muri un po’ scrostati, tremavano e oscil-
- oltre che con la non concessione dei Creatura Immobiliare spinse la terza por- il portico, finalmente fuori da quell’incu- lavano e il rumore si univa baldanzoso
mutui da parte delle banche - a quello di un aereo in
contro visioni che mai avrem- decollo. Sono scoppia-
mo potuto immaginare nean- ta a ridere, ho stretto
che sotto l’effetto di sostanze un arto superiore del-
psicotrope. Seminterrati umi- la Creatura e ho ripreso
di con grate affacciate sui mar- l’autobus.
ciapiedi ad altezza scarpe dei Poi il riso si è trasforma-
passanti, nonché comode vie to in magone. Pensavo
di passaggio per pantegane, alla mansardina di 15
spacciate per caratteristici anni fa e mi chiedevo:
pied-a-terre. Soffitte accessibi- cos’è cambiato, in que-
li solo scalando chilometri di sti 15 anni, in questa
tetti. Graziosi bilocali a più li- città che sfrutta a san-
velli che si rivelavano 12 metri gue gli studenti fuori-
quadri soppalcati dove il let- sede e vuol bene solo
to era un giaciglio ricavato su alle ricche famiglie pos-
una struttura di legno con 30 centimetri ticina da nano e letteralmente mi buttò sidenti? In fondo, lo fa dal tardo Medioe-
di aria respirabile. Bagni ciechi. Angoli dentro la mia nuova casa. D’istinto arre- Q| Illustrazione di Nancy Poltronieri vo: se esistono i portici è per conquistar-
cottura incavati in nicchie simili a grotte trai d’un passo. Ma la Creatura là dietro si stanze in più da poter affittare a chi da
preistoriche. premeva e fui costretta a entrare. Tutto tutta Europa veniva nel famoso Ateneo.
La mia verginità immobiliare, anche se era rivestito di mattonelle bianche e ver- bo escheriano, non riuscii a dirgli altro La differenza è che ora c’è la Crisi. E non
messa a dura prova, resisteva. Andò per- di tipo bagno d’autogrill. Per avventurar- che una frase, ridicola, inutile, e soprat- è uno slogan. È la tragedia di gente che si
duta in via definitiva una mattina di pri- mi in quei 18 metri quadri fui costretta a tutto rivolta non si sa bene a chi, forse al indebita per il resto della sua vita per vi-
mavera: alle spalle avevo già decine di chinare la testa e ingobbire le spalle. E dio malvagio di quella mia città cattiva, verla, quella benedetta o maledetta vita,
catapecchie malsane e credevo che or- dire che sono bassa, pensai, e cercai di per parafrasare (più o meno) i Pooh: Ver- in una deliziosa, caratteristica, graziosis-
mai niente potesse stupirmi. E infatti non consolarmi. Vede, diceva la Creatura Im- gognatevi! Vergognatevi tutti! sima e particolare topaia.
fu sorpresa. Non fu smarrimento. Non fu mobiliare con una voce che mi giungeva Sono passati 15 anni, e questa storia mi è Bologna, noi tutti, per questo, ti voglia-
confusione. Fu indignazione, disgusto, distorta e piena di echi alieni, lì c’è il ba- tornata in mente oggi, di ritorno da una mo meno bene di quanto meriteresti.
rabbia incontenibile quella che mi riem- gnetto, lì c’è l’angolino cottura, lì l’arma- visita a una casa in zona Corticella (una Certi giorni, ad essere sinceri, ti detestia-
pì il petto quella mattina in cui entrai nel dietto a muro, laggiù il ripostiglino. Tut- delle poche abbordabili per chi oggi de- mo. (©2010)
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spalle alla porta
Scrittore e ricercato-
re, per Emilio Qua-
drelli lo stadio può
Il potere
essere uno specchio
della società
e le masse
p giuseppe scandurra

Negli stadi si può trovare un pezzo im- glio le curve per poter indirizzare quel
portante della vita sociale e politica na- potenziale antagonista in prassi politica
zionale, quello del rapporto tra masse cosciente e non ghettizzata e/o crimina-
e potere. Un rapporto regolato da rigidi lizzata e quindi spezzare quella sorta di
strumenti di controllo, come spiega la egemonia che la destra radicale è riusci-
raccolta di saggi “Stadio Italia. I conflitti ta a costruirsi dentro le curve.
del calcio moderno” (Casa Usher, 2010), Cosa pensi quando in curva si
Fra gli autori c’è anche Emilio Quadrelli, ascoltano cori contro il “calcio
ricercatore sociale e scrittore. moderno”? 
Perché lo stadio può aiutare a leg- Credo che in tutto questo vi sia una sorta
gere la società? di “romanticismo” un po’ sempre uguale
Lo stadio può rappresentare un ottimo a se stesso. Ossia la mitopoiesi di un’era
punto di osservazione di alcune tipolo- “autentica” e non contaminata del calcio
gie di conflitto delle nostre società. È un Forse più che di appartenenza cittadi- semplice fenomeno culturale. Come ho che, in realtà, non è mai esistita. Il pro-
luogo in cui è possibile vedere l’elabora- na si dovrebbe parlare di appartenenza provato ad argomentare questo signifi- blema, molto più realisticamente, non è
zione e la sperimentazione di alcuni di- territoriale. Mi sembra che, in qualche ca confinare le masse subalterne dentro essere contro il calcio moderno ma quali
spositivi che poi troviamo applicati nei modo, il possesso dello stadio da par- la dimensione delle sub culture metro- tipi di conflitti e contraddizioni si apro-
più diversi ambiti sociali. Allo stadio si te delle curve sia un modo, in un’epoca politane negando loro, di fatto, di poter no dentro il calcio moderno. La nostal-
possono osservare, in contemporanea, che sembra aver sancito la fine dell’ap- aspirare a una dimensione propriamen- gia per il “buon calcio andato”, andan-
i comportamenti delle “masse” e quel- partenenza e delle identità, per riaffer- te politica quindi, questo è il nodo della do al sodo, mi sembra che sia un po’
li del “potere”. Nello stadio “masse” e mare che, almeno per quote non secon- questione, negarle la possibilità di farsi come dire: “Non è più come una volta”,
“potere” sono immediatamente di fronte darie di popolazione, sentirsi interni a discorso generale o, per dirla tutta, clas- “Non ci sono più i giovani di una vol-
e questo, all’interno di una dimensione una realtà materiale e concreta, con tut- se universale. ta”, “Una volta si andava a dormire con
politica sempre meno disposta alla me- te le ricadute in termini di legami sociali Quanto conosciamo le nostre cur- l’uscio aperto” e così via. Non è fantasti-
diazione, può consentire di delineare al- che questo comporta, continui a rivesti- ve? Perché ritieni necessario fare cando sul passato, che per giunta non è
cuni scenari non archiviabili come sem- re un’importanza fondamentale. attività di ricerca sul campo su mai esistito, che è possibile intervenire
plice fenomeno di nicchia. Cosa ti spaventa nel parlare di questo tema? dentro le mutazioni sociali. Il problema
Nel libro si dice che lo stadio è “cultura” ultras?  Più che di ricerca sul campo ho parla- è qui e ora come affronto lo scenario sto-
diventato luogo di espressione di Da parte mia c’è la messa in discussione to di presenza militante sul campo. In ricamente determinato in cui sono pro-
un’appartenenza cittadina... della riduzione della “questione stadi” a poche parole studiare e conoscere me- iettato.

Cronaca delle partite precedenti


Un altro uomo nero
p Gianluca morozzi
Il primo Uomo Nero, quello evocato nelle notti di tempesta per spaventare i piccoli tifosi del Bologna, si chiama Tommaso Fabbretti. Lui, beh, come dire, ha fatto
piccole cose, roba da niente. Sotto la sua gestione, il Bologna mai retrocesso – una delle tre squadre a non aver mai conosciuto la serie B, all’inizio degli anni
ottanta: Bologna, Juve, Inter - in un anno è finito dalla serie A alla serie C. Così, a piombo. Io, per mia fortuna, questo Uomo Nero me lo sono perso per un pelo:
sono diventato tifoso l’anno dopo, quello della serie C, quando il presidente era un signore elegante, con dei capelli da parrucchiere per signora e dei gran fou-
lard di nome Brizzi. Mio nonno però mi raccontava di questo Fabbretti che, tanto per gradire, era stato anche arrestato. Mica per aver mandato in C il Bologna. Per
cose sue. Il secondo Uomo Nero, quello di inizio anni novanta, si chiama Pasquale Casillo. Anche lui è passato su Bologna in modo gentile, delicato, impalpabile.
Dopo aver colonizzato una squadra con scarti del Foggia e dirigenti di antipatia incalcolabile, gente che si presentava dicendo “Beh, ma che volete da noi, tanto
il Bologna è una squadra sul livello dell’Andria”, così, per rendersi simpatici, alla fine di quella bellissima stagione ha lasciato il Bologna in serie C e, per di più,
fallito. Quando noi tifosi vogliamo superare qualche momento difficile, in genere, diciamo: beh, abbiamo superato Casillo, supereremo anche questa. Invece,
come tutti sanno, il numero perfetto è il tre. Porcedda è arrivato quest’estate a rilevare il Bologna dai poco amati – eufemismo – Menarini. È arrivato con questo
sorrisone da Obama sardo – questa non è mia -, ha rinnovato la squadra, l’ha svecchiata, ha cacciato l’allenatore il giorno prima dell’inizio del campionato, va
bene, una gestione un po’ particolare, ma ci piaceva, in verità il suo rinnovamento. Di squadre di ottuagenari non se ne poteva più. Poi viene fuori che Porcedda
non ha pagato l’Irpef in tempo. Sarebbe un punto di penalizzazione, il mancato pagamento dell’Irpef, ma lui sorride, dice “Ma no, tranquilli, pago con un mese di
ritardo, sono già d’accordo su tutto, al massimo prendiamo un’ammenda, ma nemmeno quella, vedrete”. E noi ci fidiamo. Poi ci sarebbero da pagare gli stipen-
di ai giocatori entro il 15 novembre. Lui aspetta proprio l’ultimo giorno, perché, dice lui, quale imprenditore paga il giorno prima? E noi: “beh, sì, in effetti, anche
noi spesso paghiamo la bolletta del gas l’ultimo giorno, però, presidente, mi raccomando, che se non si pagano gli stipendi son tre punti di penalizzazione”. Il 15
novembre Porcedda sparisce. È a Milano, dicono, a fare cosa non si sa. “Ma ha pagato?” ci domandiamo tutti, “Non ha pagato?”. La sera telefona, dice “Ho pa-
gato gli stipendi, state tranquilli, non fatemi i conti in tasca, sono tranquillo, ora voglio parlare solo di calcio”. Che si fa? Ci si fida. Dice che ha pagato, avrà pagato.
Non sarà così scemo da dire che ha pagato, poi non ha pagato. Il mercoledì scoppia tutto. Non ha pagato proprio niente, scopriamo, neppure, veniamo a sapere,
il passaggio di quote ai Menarini, neppure il vecchio allenatore Colomba. E adesso?
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Chi sono veramente
i rom? A sgombrare
il campo dai Sulle tracce
pregiudizi ci pensa
Paul Polansky, da
dei “gypsies”
p ilaria giupponi
20 anni osservatore
Onu nei Balcani r| Paul Polansy

O
sservatore Onu per i diritti dei tutto il giorno. E inoltre dicono che è me-
Rom, da quasi vent’anni Paul glio fare l’elemosina che rubare. Gli an-
Polansky vive insieme a loro ziani tuttora credono di aiutare gli altri
nei Balcani, coniugando ricerche sgradi- nella salita in paradiso attraverso questa
te ai governi e poesia, attraverso la qua- pratica. Pochissimi gypsies, passando
le trasporta le loro storie. Fondamentali i davanti a un mendicante, non gli conce-
suoi studi sui campi di concentramento. dono l’elemosina. Che sia un mendican-
Nel 2004 Gunter Grass gli consegna lo te rom o uno qualsiasi, loro gli daranno
Human Rights Award. dei soldi. Sempre. Perché credono che
Si fa un po’ fatica a dire chi sia- quel mendicante potrebbe essere Dio. E
no i rom. Aiutaci: chi sono i “gyp- tu stai dicendo no a Dio. Poi conosco an-
sies”? che gypsies che sono professionisti della
Originariamente sono emigranti dall’In- questua, e in cinque anni fanno soldi a
dia. Si identificavano con il nome di sufficienza da costruirsi tre case.
Dom, il gruppo di fuori casta più vasto In Italia, i rom vengono ridotti a ti come tali. Se hanno bisogno di social pi e andare a vivere in un appartamento
dell’India. Da secoli cercano di scappare nomadi e ci si aspetta che viva- housing vanno inseriti, non conficcati in senza dire di essere Sinti, possono farlo:
dal sistema delle caste, dalla condizione no in campi nomadi, pensando un campo. Hanno il passaporto, la carta nessuno si accorgerebbe della differen-
di reietti, dall’eredità di emarginati. anche che siano loro a volerci vi- di identità, e se vogliono lasciare i cam- za. (ilariagiupponi@piazzagrande.it)
Cos’altro hanno in comune? vere. Qual è il modo di vivere più
Nonostante le differenze tra i clan, tutti “appropriato” per i rom?
loro pensano che i figli siano il loro oro. La maggior parte di loro vive in apparta-
E sopportano per loro. Naturalmente esi- menti. Non è mai stata nomade in 700
ste l’abuso sui minori così come esiste in anni di storia. Solitamente hanno una
tutte le società. casa che abitano durante l’inverno, e
Ma come mai sembra che non si poi, in estate, girano in cerca di una fie-
curino di loro? ra dove vendere ciò che hanno costrui-
Lo fanno! Nell’insegnargli come lavora- to durante l’inverno oppure cercano un
re. Ai rom non è dato avere un lavoro, lavoro stagionale. Se i polacchi vanno
quindi è necessario che siano loro a in- in Inghilterra per la raccolta estiva del-
ventarsene uno. Così, all’età di 5, 6 anni, le bacche, li chiamiamo “nomadi”? Cer-
i bambini imparano a lavorare per so- to che no. Anche i gypsies sono migranti
pravvivere. Imparano a raccogliere la stagionali, nel migliore dei casi.
carta, il ferro, a elemosinare… questo Una provocazione: se è vero che
viene considerato un lavoro molto ono- provengono dall’India, i nostri go-
revole, che hanno portato con sé diretta- verni potrebbero dire : che ritorni-
mente dall’India: è il modo in cui loro no in India!
aiutano te a fare del bene, ad andare in Non diciamo agli italoamericani “torna-
paradiso. te in Italia!”. Metà dell’America andreb-
È realmente una loro credenza? be rimandata indietro! La maggior parte
Ti racconto una storia. Mi trovavo in In- dei gypsies risiede nei paesi in cui vive
dia, stavo seguendo un gruppo di gyp- già da secoli. I Sinti in Italia sono citta-
sies, e all’improvviso un uomo uscì di dini italiani, e dovrebbero essere tratta- 27 gennaio
corsa da un negozio urlando: “Tu stai
cercando di uccidermi! Perché non sei p i. g.
Giornata della memoria
venuto per i tuoi soldi, oggi?!”. Stava Il 27 gennaio è la data di abbattimento dei cancelli di Auschwitz-Birkenau, l’epilogo di una stagione oscura, fatta di perse-
accusando uno di loro di non avergli cuzioni e stragi, e a cui anche l’Italia diede il suo triste contributo. Il 4 settembre 1940 Mussolini firmò un decreto con cui
chiesto l’elemosina, come invece faceva vennero istituiti i primi 43 campi di internamento “per cittadini di paesi nemici”. In questi campi furono concentrati oltre
tutti i giorni. Dimenticandosi di passa- agli ebrei e agli antifascisti, anche rom e sinti. I campi fascisti, erano campi di concentramento e non campi di sterminio.
re da lui, non aveva consentito all’uo- Tuttavia, dal settembre 1943 all’aprile 1945 i nazisti, in collaborazione con la polizia della Repubblica Sociale Italiana di
mo di fare il suo gesto per il paradiso, e Salò, istituirono e gestirono, nell’Italia occupata, quattro campi di smistamento rispettivamente a Borgo San Dalmazzo
lo avrebbe mandato all’inferno. Loro lo (Cuneo), Fossoli (Modena), Grosseto e Bolzano, da cui gli italiani venivano poi avviati ai Lager tedeschi, disseminati in Eu-
considerano un lavoro. E qualificato, an- ropa. A Trieste, nella Risiera di San Sabba, fu creato invece un campo di sterminio dotato di forno crematorio dove furono
che. Un lavoro molto duro: sei umiliato assassinate più di 5.000 persone.
dalle persone, sotto il sole o la pioggia
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sullo scaffale da regalare a natale o da leggere nel 2011


ecco i libri consigliati dalla redazione

Angelo Mastrandrea Maurizio Viroli Aa. Vv. Riccardo Iacona


Il trombettiere di Custer La libertà dei servi Dieci in paura L’Italia in presa diretta
Ediesse, 10 euro Laterza, 15 euro Epoché, 12,60 euro Chiarelettere, 13,60 euro
La storia di Mike Porco, primo a far salire La libertà dei servi è la libertà di fare ciò Cosa si nasconde dietro l’ossessione per Iacona ci fa vedere l’Italia così com’è. L’Ita-
su un palco Bob Dylan, come quella di Gio- che si vuole ma essendo sottoposti alle la sicurezza? Quanto c’è di naturale e lia che non si vorrebbe vedere. Il giorna-
vanni Martino che col nome di John Martin insidie di un potere enorme, il potere del quanto di fabbricato? E, soprattutto, a lista rintraccia i nodi di un paese blocca-
suonò la carica a Little Big Horn, sono parte sovrano che può trasformare una repub- chi giova? Dieci scrittori si misurano con to e ne svela le cause. Che così diventano
della ricerca di Angelo Mastrandrea (vice- blica in una corte, e i cittadini in servi. il feuilleton eccitato e monocorde che ha rintracciabili e, di conseguenza, risana-
direttore del Manifesto): stralci di biogra- Ad essa si contrappone la libertà repub- preso il posto dell’informazione e ci aiu- bili. Non un’accusa, ma un rendiconto.
fie che diventano epica romanzesca sullo blicana dei cittadini: la libertà grazie alle tano a smontarlo utilizzando lo strumen- Un’esortazione alla assunzione di re-
sfondo della grande storia. leggi, e nel rispetto dei doveri civici. to mite e spiazzante del racconto. sponsabilità di ciascuno di noi.

Aa. Vv. Lorenzo Guadagnucci Gianluca Morozzi Boarelli-Lambertini-Perrotta


Permesso di soggiorno Parole sporche Cicatrici Bologna al bivio
Ediesse, 10 euro Altreconomia, 13 euro Guanda, 16 euro Edizioni dell’asino, 10 euro

Raccolta di racconti brevi, scritti da mi- “Le parole sono importanti”, diceva Nemo Quegg uccide una persona davan- Bologna è una città in crisi? Domanda
granti, provenienti tra gli altri da Pale- Nanni Moretti. E se giornali e tv scrivono ti a centinaia di testimoni. Poi aspetta la ricorrente da qualche tempo. Prova a ri-
stina, Congo, India, Argentina e Roma- e parlano male è probabile che lettori polizia. Alla psicologa che deve stilare la spondere una raccolta di saggi e articoli
nia. Diversi scrittori sono già noti per la e spettatori pensino male. “Parole spor- perizia, racconta una storia spaventosa che raccontano la città da diversi pun-
rubrica Italieni su Internazionale, come che” dà conto di come e perché razzismo in cui ci sono una ragazza che prende ti di vista: la deriva della politica, l’ero-
Gabriella Kuruvilla e Mihai Mircea But- e xenofobia in Italia trovano spazio sui l’autobus notturno sempre alla stessa sione del modello emiliano di welfare,
covan. Alcuni molto divertenti, altri re- più importanti media, in bocca agli in- ora, una nave in bottiglia e un medico la dismissione industriale, la crisi della
torici. tellettuali e tra i cittadini. dagli occhi di ghiaccio. produzione culturale.

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