Sei sulla pagina 1di 84

CIVILTÀ MEDIEVALE

NU
OV
CASTELLI

O
MALEDETTI
Delitti infami e congiure diaboliche

IL RITORNO
DEI TEMPLARI
Distinguere il falso
dal vero in film,
romanzi e serie tv
TARIFFA R.O.C. POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE AUT. MBPA/LO-NO/008/A.P./2019 - PERIODICO ROC - S/NA

LE 7 DONNE
PIÙ POTENTI
DEL MEDIOEVO
Più influenti degli uomini,
in guerra come in pace

IL SEGRETO DEI VETRAI I loro colori restano ancora un enigma


Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
IN EDICOLA

ANCHE IN
VERSIONE
DIGITALE A
4,90€

Scansiona il QR Code

Acquista la tua copia su www.sprea.it/magiedelmedioevo


Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
editoriale

QUEI CAVALIERI
IMMAGINARI
N on c’è libreria in Italia, anzi nel mondo, che non riservi almeno
uno scaffale all’infinita serie di titoli che vedono protagonisti
i cavalieri dell’Ordine del Tempio. Ovviamente, si possono
trovare saggi ineccepibili sull’argomento, ma il loro numero è modesto se
confrontato con quello dei romanzi storici e di ricostruzioni sempre più
fantasiose: tesori nascosti, segreti inenarrabili, confraternite esoteriche,
ricatti, alchimie e profezie che arrivano a coinvolgere Leonardo da Vinci,
Cristoforo Colombo e perfino Hitler. Tutti legati all’Ordine del Tempio e al
rogo che, nel 1314, mise fine a uno dei più ricchi potentati del Medioevo.
Un fenomeno che dura ormai da quarant’anni e che non accenna a
diminuire. Anzi, i cavalieri dalla croce scarlatta hanno superato i limiti
della pagina scritta per invadere il mondo dei fumetti, dei videogiochi, dei
film e delle serie televisive.
Il primo dossier di Civiltà medievale indaga su un fenomeno di
cultura popolare che si rivela ancora più sorprendente e avvincente degli
anacronismi e delle trame che ha generato nel corso degli anni.

Guglielmo Duccoli

civiltà medievale 3

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
LE SPLENDIDE edizione
MONOGRAFIE cartacea

Se qualcuna ti è sfuggita
puoi acquistarla adesso on line
STORICHE
9 ,90€

anche in versione
Scegli quelle che ti interessano e acquistale sul nostro portale:
molte sono disponibili anche in formato digitale. digitale a soli 4,90€

Attraverso immagini I momenti cruciali Ecco chi accompagnò L’esercito romano con La storia del più Tattiche, strategie,
vivide si può rivivere che decisero le sorti Mussolini nella sua le sue legioni, la flotta grande Impero armi e armature
l’orrore della guerra del mondo intero avventura al potere e la cavalleria dell’Antichità al tempo dei cavalieri

LAGLORIOSA
LA GLORIOSA STORIA D’ITALIA

STORIA D’ITALIA
RISORGIMENTO

UNITÀ D’ITALIA

LE
100
DATE
BATTAGLIE

GRANDE GUERRA IMPERO

SECONDA GUERRA MONDIALE REPUBBLICA

La storia del West Bianchi e pellerossa, Costumi, credenze, L’epopea della Tutte le date che Da Cesare a Garibaldi,
come non l’avete mai gli uomini che hanno speranze e battaglie famiglia che riunificò hanno fatto la Storia gli uomini che hanno
letta: attraverso i film reso immortale il West dei nativi americani l’Italia 150 anni fa del nostro Paese guidato intere nazioni

Chi era davvero Gesù Come seguire le orme Il corpo d’élite Usa, Le radici del conflitto I temi più controversi Saghe, storia, imprese,
di Nazareth e quali della Storia su un i suoi metodi e i suoi più importante dopo e dibattuti dall’alba leggende e scorrerie
i suoi insegnamenti? cammino millenario innumerevoli successi le guerre mondiali dei tempi a oggi dei guerrieri del Nord

•TELEFONA al N. 02 87168197 •ONLINE www.sprea.it


Dal lunedì al venerdì, dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 • CONTATTACI VIA WHATSAPP/E-MAIL
alle 18,00. Il costo massimo della telefonata da linea fissa
è pari a una normale chiamata su rete nazionale in Italia. 3206126518 abbonamenti@myabb.it
valido solo per i messaggi
■ Consegna con corriere entro cinque giorni dalla ricezione del pagamento

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
sommario

6 COVER STORY
Il ritorno dei Templari

16 PERSONAGGI
Nove donne che fecero l’impresa

22 ARTIGIANATO
PROSSIMO
NUMER
Il segreto dei vetrai IN EDICOLO
28 FEBBRAA
IO
IL
28 CUCINA
Torte e dolcetti, una passione millenaria

32 FATTI
I Vichinghi all’assedio di Parigi

38 MISTERI
Manieri insanguinati

46 LETTERATURA - CECCO ANGIOLIERI


Il poeta scapestrato

50 TRASPORTI
Carri e carrozze riunirono l’Europa

54 RITI MISTERIOSI - SEPOLTURE ANOMALE


Uccidere i morti

60 LA DOMANDA
Umanesimo e Rinascimento

64 LINGUA
Come parlava veramente il volgo?

70 MODA
La rivoluzione degli orecchini

74 EVENTI, RIEVOCAZIONI E APPUNTAMENTI

78 LIBRI E FILM

80 SIMBOLI
QUESTA CARTA
RISPETTA
L’aquila imperiale L’AMBIENTE

civiltà medievale 5

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cover story: il ritorno dei templari

IL RITORNO
DEI TEMPLARI
Messi al rogo nel 1314 come eretici, i cavalieri del Tempio non hanno mai smesso,
però, di vivere nella mente dei cultori dell’occulto. Soprattutto da quarant’anni a questa parte,
diventando protagonisti di romanzi, film, serie tv e perfino fantasiosi videogiochi
di Stefano Bandera

N
emmeno nei suoi sogni più reconditi Château, piccolo paese nel Sud della Francia.
Jacques de Molay, ultimo maestro Questo prete, alle cui vicende si era già inte-
dei Templari, avrebbe immaginato ressato lo scrittore francese Gérard de Sède,
che il suo nome sarebbe stato uno dei si sarebbe arricchito in maniera inspie-
più citati dalla letteratura d’intrat- gabile nel giro di una manciata di
tenimento del XX e XXI secolo. anni. Non pochi credettero che la
Eppure è così. Soprattutto a sua fortuna fosse legata al ritro-
partire dal 1982, anno di usci- vamento di un tesoro templa-
ta di Il santo Graal (Holy Blo- re (in realtà, pare vendesse
od, Holy Grail), il fantasioso messe per corrispondenza).
saggio storico scritto a sei Di che tesoro si trattasse,
Un ritratto di fantasia, mani dagli inglesi Micha- non fu mai chiarito: for-
risalente all’Ottocento, el Baigent, Richard Leigh se una ricchezza mate-
di Jacques de Molay, e Henry Lincoln. riale, forse un segreto la
ultimo maestro dei Creando un affasci- cui conoscenza avrebbe
Templari. Nella pagina nante miscuglio di infor- permesso a Saunière di
a fronte, Filippo IV di mazioni storiche, eventi arricchirsi mediante una
Francia, detto il Bello, incerti e dati inattendibi- serie di ricatti. Baigent,
grande nemico dei li o falsi (come ammesso Leigh e Lincoln, sposarono
cavalieri del Tempio, in dagli stessi creatori delle quest’ultima ipotesi. Secon-
una miniatura del XVI falsificazioni), i tre autori do loro, Saunière avrebbe
secolo realizzata da Jean diedero vita a una “storia scoperto una serie di docu-
de Tillet. Assieme al suo parallela” che si sarebbe di- menti che celavano una veri-
cancelliere, Guglielmo panata nell’ombra per secoli, tà sorprendente: Gesù non era
di Nogaret, Filippo senza che la storiografia ufficiale morto sulla croce, ma si era spo-
pianificò le mosse che se ne accorgesse. La loro indagine sato con Maria Maddalena e aveva
condussero alla rovina prese avvio dalla misteriosa vicenda di avuto da lei una discendenza. La stirpe
del potente ordine un prete francese di fine Ottocento, François divina si sarebbe trasferita nella Francia del
cavalleresco. Bérenger Saunière, parroco di Rennes-le- Sud (la notizia sarebbe attestata anche ›

6 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today

civiltà medievale 7

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cover story: il ritorno dei templari

VITA E MORTE DI UN ORDINE dalla Legenda Aurea, la raccolta di biografie


di santi scritta nel Duecento da Jacopo da

L’ Ordine dei Templari (Pauperes commilitones Christi templique


Salomonis) fu fondato nel 1118 da Ugo de Payns per proteggere i
pellegrini in Terrasanta, da poco tornata cristiana. Secondo la tradizione,
Varazze) e lì aveva prosperato, pur tenendo
ben nascosto il proprio lignaggio. Nei primi
secoli del Medioevo, la discendenza di Gesù
i cavalieri originari erano nove e ottenero da Baldovino di Gerusalemme si sarebbe unita in alleanza dinastica con i
il permesso di occupare alcune stanze del palazzo reale. Gli inizi furono Merovingi, primi re dei Franchi, fino a quan-
piuttosto modesti, ma dieci anni dopo Ugo tornò in Francia per cercare do costoro vennero soppiantati dai Carolingi,
nuovi adepti: in quell’occasione, nel 1129, Bernardo di Chiaravalle scrisse che li esautorarono grazie al sostegno papale.
la Regola dell’Ordine e i cavalieri ottennero il riconoscimento papale. Nella
doppia veste di monaci e guerrieri, i Templari rappresentavano una novità La catena del mistero
per il mondo medievale, in cui tali ruoli erano sempre stati divisi. La verità riguardo alla discendenza di Gesù
Durante le Crociate, i cavalieri del Tempio si distinsero per valore mi- e il suo legame con i Merovingi sarebbe sta-
litare, ma andarono incontro anche a diversi rovesci in battaglia. Dopo ta tramandata, quindi, in modo nascosto.
la caduta, nel 1291, di San Giovanni d’Acri, ultimo avamposto cristiano Custodi del mistero sarebbero state varie so-
d’oltremare, il loro destino pareva segnato, essendosi esaurito il compito di cietà segrete, fra cui il fantomatico Priorato
difesa dei pellegrini. Tuttavia, i Templari avevano creato negli anni un’or- di Sion (fondato, in realtà, da un certo Pierre
ganizzazione ramificata, possedevano terre e denaro e fungevano da trami- Plantard solo nel 1956, con scopi truffaldini),
te per garantire il trasferimento di valuta attraverso i territori cristiani senza di cui i Templari avrebbero rappresentato il
che i viaggiatori dovessero portare fisicamente il denaro con sé. braccio armato. Al corrente di una verità in
A solleticare la cupidigia di Filippo il Bello fu la loro ricchezza: con abile grado di sconvolgere la cristianità, i Templari
manovra poliziesca, il re francese fece arrestare tutti i Templari in un solo vennero infine eliminati dal re di Francia Fi-
giorno, il 13 ottobre 1307, con le accuse di blasfemia, idolatria e sodomia, lippo il Bello all’inizio del Trecento.
che comportavano la scomunica e la condanna capitale. Processati dagli in- Il Priorato, però, sarebbe sopravvissuto,
quisitori, molti cavalieri confessarono (ma tanti ritrattarono). Papa Clemen- guidato da una serie ininterrotta di gran mae-
te V sospese l’Ordine nel 1312 e ne trasferì i beni disponibili agli Ospitalieri stri nelle cui liste (inventate dallo stesso Plan-
(futuri Cavalieri di Malta), ma molte ricchezze caddero nelle mani del re. tard e ritrovate dagli autori del Santo Graal
L’ultimo maestro dei Templari, Jacques de Molay, fu arso vivo su un’isoletta alla Biblioteca Nazionale di Parigi) figurereb-
della Senna (sotto), assieme a Goffredo de Charney, il 18 marzo 1314. bero personaggi del calibro di Leonardo da
Vinci (la cui Ultima Cena sarebbe una sorta di
rebus che nasconde il segreto), il fisico Isaac
Newton e lo scrittore Victor Hugo. Nella co-
spirazione (perché di questo si tratta) sareb-
bero stati coinvolti, nel corso del tempo, an-
che gli eretici Catari, i Rosa+Croce, la Mas-
soneria e altre conventicole che, essendo al
corrente della “verità”, avrebbero professato
forme di cristianesimo eterodosse, rinnegan-
do la croce su cui Gesù non era mai morto.
Non solo il “segreto” si sarebbe perpetuato,
ma anche la stirpe di Gesù. Dati per estinti
nell’VIII secolo, i Merovingi sarebbero invece
sopravvissuti; anzi, aspirerebbero ancora a sa-
lire sul trono francese. Il mistero della discen-
denza di Cristo trasparirebbe nei romanzi del
Graal, che cominciarono a essere diffusi nel
XII secolo, all’epoca delle Crociate, quando i
Templari stavano acquisendo un crescente po-
tere. Proprio i cavalieri del Tempio sarebbero
gli ispiratori di questi scritti e “San Graal” sa-
rebbe da leggere come “Sang Real”, sangue
reale, vale a dire il sangue di Gesù. Insomma,

8 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
Sopra, da sinistra a secondo Baigent, Leigh e Lincoln, le tracce (1996) di Laurence Gardner (che cerca di ri-
destra, Ian McKellen, del segreto di cui i Templari sarebbero stati costruire tutta la storia della stirpe dei discen-
Audrey Tautou, Tom custodi sono sparpagliate un po’ ovunque; al- denti divini) al Codice Arcadia (2001) di Paul
Hanks, Paul Bettany e cune persone ne sarebbero state al corrente, S. Blezard e Peter Blake; fino Alla ricerca del
Jean Reno, protagonisti ma ufficialmente nulla sarebbe trapelato fino sepolcro (1997) di Richard Andrews e Paul
del film Il codice da alla loro sconvolgente scoperta. In tutto que- Schellenberger, autori che dichiarano di aver
Vinci, diretto nel 2006 sto bailamme, Jacques de Molay svolge la sua ritrovato nel Sud della Francia (ovviamente in
da Ron Howard e tratto parte: prima quando, già sul rogo, maledice i un luogo segreto) nientemeno che le tombe di
dall’omonimo romanzo sovrani di Francia fino alla tredicesima gene- Cristo e di Maria Maddalena.
di Dan Brown. Alle razione; poi quando, dopo la decapitazione Certo, non sono mancati in questi anni volu-
loro spalle, l’Ultima di Luigi XVI (nel 1793), qualcuno nascosto mi documentati e attendibili dedicati ai cele-
Cena di Leonardo da tra la folla (o forse il boia, Charles-Henri bri cavalieri: fra tutti, citiamo sei volumi dallo
Vinci, in cui sarebbe Sanson) gridò con entusiasmo: «Jacques de stesso titolo, I Templari, scritti da Peter Part-
racchiusa, come in un Molay, sei vendicato!». ner (1982), Georges Bordonove (1993), Alain
rebus, la spiegazione del Il fantasioso saggio dei tre inglesi ebbe un Demurger, Barbara Frale (2004) e Franco
mistero templare svelato successo straordinario. Nonostante Umber- Cardini (2011). Compulsando gli Archivi
nel libro. A destra, to Eco abbia scritto che «la loro malafe- segreti vaticani, la Frale ha ritrova-
Agrippa di Nettesheim, de è così evidente che il lettore to documenti da cui risulta che
l’esoterista tedesco il cui vaccinato può divertirsi come le accuse di eresia rivolte ai
De occulta philosophia se facesse un gioco di ruo- cavalieri erano infondate
mise per la prima volta lo», moltissimi hanno e che Clemente V, papa
in relazione (in poche creduto ai loro vaneg- al momento della loro
righe) i Templari con giamenti e hanno trat- messa in accusa, aveva
la stregoneria e i culti tato lo scritto come concesso il perdono ai
pagani della fertilità una fonte affidabile. condannati.
legati a Pan e al dio Sulla loro falsariga, i Questi autorevoli
fallico Priapo. libri di genere sono saggi storici, tuttavia, si
proliferati, sempre perdono nel mare del
mettendo in mezzo i “templarismo”, ormai
Templari e la stirpe di divenuto una sorta di
Gesù: si va dalla Linea mania per la “cultura
di sangue del Graal pop”, che riempie ›

civiltà medievale 9

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cover story: il ritorno dei templari

gli scaffali delle librerie di tutto il pianeta.


Quanto agli autori contemporanei dei Tem-
plari, essi si limitarono a esprimere un’opinio-
ne sulla loro condanna, spesso negativa (nella
Commedia, Dante accusa Filippo il Bello di
cupidigia per aver distrutto l’Ordine Templare
con il preciso intento d’impossessarsi dei suoi
beni), ma già nei secoli successivi la fama dei
cavalieri del Tempio cominciò a farsi fosca.

Il mare del templarismo


Agrippa di Nettesheim, alchimista ed esote-
rista tedesco del Cinquecento, scriveva nel De
occulta philosophia (libro dedicato alla magia,
pubblicato nel 1531): «È ben noto come certe
empie e disgustose pratiche permettano di atti-
rare i demoni maligni secondo le arti che Psello
attribuisce ai maghi gnostici, i quali solevano
espletare abominevoli e immondi rituali, […]
né tali pratiche dovevano essere molto diverse
dalla detestabile eresia dei Templari. [...] Del-
lo stesso genere dovevano essere anche le tra-
sgressioni a cui si abbandonavano le streghe».
Il legame tra eresia, stregoneria e Templari
era ormai stato creato e le dicerie secondo cui i
cavalieri fossero dediti a rituali magici trovano
in Agrippa piena conferma.
Circa la presunta strego-
neria dei Templari scris-
se anche Guillaume
Paradin, autore, nel
Cinquecento, di una
Storia di Savoia che
I “TEMPLARI” AMERICANI
descrive un fanta-
sioso rito templare
durante il quale i ca-
E siste o è mai esistito veramente un tesoro dei Templari? Nel 1999 il
ricercatore americano Steven Sora pubblicò The Lost Treasure of the
Knights Templar (Il tesoro perduto dei Templari), in cui non solo ipotizza
valieri adoravano un che tale tesoro esista, ma ne indica perfino l’ubicazione.
idolo ricoperto di pelle Secondo Sora, che si avventura in una ricostruzione fantasiosa del de-
umana: essi si sarebbero stino dei Templari dopo la soppressione dell’Ordine (ricostruzione che
uniti orgiasticamente con tra le proprie fonti cita Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln), i
una serie di donne e, non con- cavalieri sopravvissuti alla purga ordita da Filippo il Bello di Francia si
tenti, avrebbero sacrificato i frutti di sarebbero rifugiati presso Robert Bruce, re di Scozia dal 1306 al 1329.
tali unioni per ricavare un unguento da spalma- Nel farlo, si sarebbero portati dietro i tesori raccolti nelle loro varie sedi
re sul loro idolo, il malefico Bafometto. Da lì in e che Filippo il Bello non sarebbe riuscito a ghermire. Le ricchezze, affi-
poi, l’ondata di dicerie e invenzioni dilagò senza date alla famiglia templare scozzese dei Sinclair, non sarebbero però sta-
tregua. I fratelli Dupuy, storici ufficiali di Fran- te al sicuro; tanto che i Sinclair, abili navigatori e conoscitori delle rotte
cia nel XVII secolo, scrissero che i Templari era- oceaniche, li avrebbero portati in America diversi decenni prima che
no «sprofondati nella depravazione già un se- Colombo scoprisse il Nuovo Mondo. Ancora intoccati, giacerebbero
colo prima della loro fine» (avvenuta nel 1314, sul fondo di una fossa scavata su un’isola delle Nuova Scozia, Oak Island,
con la morte di de Molay). Ma fu nel Settecento dove da anni i cercatori di tesori si affannano in una caccia senza frutti.
che il templarismo divenne di moda, quando il
tedesco Samuel Rosa e un certo George Fre-

10 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
Veduta di Rennes-le- derick Johnson (probabilmente nomi fittizi) teoria secondo cui i cavalieri del Tempio erano
Château, il paese del elaborarono una mitologia in base alla quale i entrati in contatto, in Siria, con gli Assassini,
meridione francese maestri Templari avrebbero posseduto cono- appartenenti a una setta integralista islamica
da cui prende avvio scenze derivanti dalla setta ebraica degli Esse- guidata dal Vecchio della Montagna. Il gesuita
l’indagine narrata ni, contemporanei di Cristo. Ereditati Augustin de Barruel (1741-1820) si rese
nel Santo Graal. Nel dai canonici del Tempio di conto che la porta della fanta-
tondo, il parroco Gerusalemme, tali segreti sia era spalancata, e nel suo
Saunière, fantomatico sarebbero poi passati ai libro Mémoires pour servir
scopritore di un tesoro Templari. Nella loro fan- à l’histoire du Jacobinisme
templare. A destra, tastica ricostruzione, Jacques scrisse: «Tutto si collega, dai
un’interpretazione del de Molay aveva assunto il nome Catari agli Albigesi, ai Cavalie-
Graal, la coppa di Gesù in codice di Hiram, appartenuto al ri del Tempio e, di conseguenza,
nell’Ultima Cena, di cui costruttore del tempio di Salomone. ai massoni giacobini; tutto indica una
i cavalieri sarebbero stati Su questa sorta di mitologia sorse- comune origine». Dietro a questo in-
custodi. Nella pagina ro società segrete votate al culto dei sieme di personaggi, secondo Barruel,
a fronte, Umberto Templari e della loro sapienza. Sulla c’era una cospirazione maligna, idea che
Eco: secondo lui, un stessa scia s’impose un altro te- si legò ai Templari per lungo tempo.
libro attendibile sui desco, Friedrich Nicolai L’orientalista austriaco Joseph
Templari non poteva (1733-1811), per il quale Freiherr von Hammer-Pur-
andare oltre il 1314, i Templari erano eredi di gstall (1774-1856), nel suo
anno di soppressione una dottrina eretica ereditata Mysterium Baphometis reve-
dell’Ordine. dagli gnostici del primo cristianesimo. A tale latum, arrivò a definire con precisione quali
idea, il farmacista Luis Cadet de Gassincourt gnostici ed eretici fossero stati antesignani dei
(1731-1799) aggiunse, nel saggio Le tombeau Templari: si trattava degli Ofiti, adoratori del
de Jacques Molay ou le secret de conspirateurs, la serpente e cultori di un rituale fallico legato ›

civiltà medievale 11

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cover story: il ritorno dei templari

GUARDIANI DELL’ARCA a una divinità androgina (il Bafometto, l’i-


dolo a forma di testa barbuta che, secondo

I l Graal, il sacro calice in cui Gesù avrebbe bevuto durante l’Ultima


Cena e che sarebbe stato messo in salvo da Giuseppe d’Arimatea (lo
stesso personaggio che, nei Vangeli, provvede a trovare una sepoltura
le accuse, i Templari avrebbero adorato): a
esso si associavano le leggende medievali del
Graal, la cui origine era dunque gnostica. Von
per Cristo), non sarebbe l’unica importante reliquia legata ai Templari. Hammer-Purgstall affermava che Wolfram
Secondo Graham Hancock, che dedica all’argomento il suo libro von Eschenbach (autore, attorno al 1200, del
del 1992 The Sign and the Seal. A quest of the Lost Ark of the Covenant poema cavalleresco Parzival, in cui si racconta
(tradotto in italiano con il titolo Il mistero del Sacro Graal), l’Ordine del la ricerca del Santo Graal) era stato ben chia-
Tempio si sarebbe dedicato anche alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza, ro: secondo lui i cavalieri del Graal erano i
data per dispersa al tempo della conquista di Israele da parte dei Ba- “Templeisen”, cioè i Templari.
bilonesi (VI secolo a.C.). Secondo quanto sostenuto da Hancock, che
cita alcuni documenti biblici, l’Arca sarebbe stata nascosta in un sot- Invenzioni a cascata
terraneo del primo Tempio di Gerusalemme per salvarla dalla distru- Quando Baigent, Leigh e Lincoln si accin-
zione. Il vero scopo della creazione dell’Ordine, dunque, sarebbe stato sero a intessere le loro trame pseudostoriche,
quello di ritrovarla, e proprio a tale scopo i primi cavalieri si sarebbero dunque, non dovettero fare altro che rovistare
installati nelle scuderie che si trovavano dove un tempo sorgevano i nella letteratua del passato. Ciò che aggiun-
sotterranei del massimo tempio ebraico. sero fu l’idea della discendenza di Gesù, ma
L’impresa dei Templari sarebbe fallita perché la preziosa reliqua era nemmeno questa era una loro creazione. Nel
già stata trafugata da Menelik, leggendario sovrano etiope figlio di Sa- 1972 un giornalista australiano, Donovan
lomone e della Regina di Saba. Sempre allo scopo di rinvenire l’Arca, Joyce, aveva infatti pubblicato il libro The Je-
i Templari avrebbero stretto alleanza con Lalibela, re etiope del XII- sus Scroll (Il rotolo di Gesù), in cui sosteneva
XIII secolo, formando una guardia del corpo al suo servizio, assegnata di aver avuto fra le mani un’antica pergamena
alla custodia della reliquia, conservata da secoli in una chiesa di Axum. ritrovata fra le rovine di Masada (la fortezza
I Templari sarebbero, dunque, gli architetti delle straordinarie chiese ebraica espugnata dai Romani nel 74 d.C.): in
rupestri etiopi, completamente scavate nella roccia, tra cui quella di essa Cristo avrebbe scritto di suo pugno di es-
San Giorgio, con la caratteristica pianta a forma di croce (nella foto). In sere sopravvissuto alla crocefissione e di aver
effetti, la Chiesa etiope asserisce di custodire la vera Arca dell’Alleanza. avuto una figlia da Maria Maddalena.
Una miriade di opere più o meno fantasiose
ha fatto seguito a quella dei tre inglesi, tra cui
due romanzi di successo: Il pendolo di Foucalt
(1988) di Umberto Eco, che però era del tutto
ironico rispetto al fenomeno templarista, e Il
codice da Vinci (2003) di Dan Brown, che in-
vece dà l’impressione di prendere le cose sul
serio, dichiarando fin dal frontespizio che tut-
ti i fatti descritti nel libro sono veri e reali. Il
romanzo di Eco, coltissimo e divertente, mette
assieme Templari, gnostici, rosacrociani, tesori
e cospirazioni, disegnando un grande gioco in
cui l’intelligenza dei protagonisti (tre redattori
di una casa editrice milanese) costruisce una
fantastoria più o meno plausibile (a patto che si
sospenda l’incredulità). Al contrario, il thriller
di Brown è un guazzabuglio di idee stracotte,
molte delle quali facili da smontare se si ha un
minimo di conoscenza dei Vangeli, dell’arte e
della Storia. Purtroppo, parafrasando Chester-
ton, «quando non si sa nulla, si crede a tutto»,
e i lettori di Dan Brown pare non si siano ac-
corti di sviste marchiane, come quella secondo
cui i resti dei Templari finiti sul rogo vennero

12 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
Una scena di Knightfall,
serie tv sui Templari
e sulla ricerca del Graal.
Enigmatico
Bafometto
T ra le accuse rivol-
te ai Templari vi
era quella di idolatria. Si
diceva che, nei loro riti
iniziatici, il Maestro chie-
desse ai novelli cavalieri di
rinnegare Cristo, sputare
sulla croce, dare e riceve-
re baci “osceni” su bocca,
ventre e fondoschiena. Tra
le accuse, anche quella di
adorare un idolo, chiama-
to Bafometto (Baphomet):
si sarebbe trattato di una
testa umana barbuta, op-
pure di una testa con più
facce, di un teschio o di
una testa di gatto. Cosa
fosse effettivamente il Ba-
fometto resta incerto, così
come misteriosa è l’origine
del nome, forse legata a
Mahomet (Maometto). Si
pensa potesse trattarsi di un
reliquiario a forma di testa
o di un volto di Cristo, dispersi nel Tevere (cosa impossibile, visto che fosse rivelato, potrebbe mettere in discussione
scolpito o dipinto (come furono arsi a Parigi, sulle rive della Senna). il mondo come lo conosciamo da duemila anni.
l’icona qui sotto). Certo Sulle orme di Brown sono nati L’ultima co- Ma forse il culmine della fantasia lo tocca La
è che nessun Bafometto è spirazione (2006) di Steve Berry, in cui si cerca chiave di Hiram (1996) di Christopher Knight
mai stato trovato nelle sedi la soluzione del mistero di Rennes-le-Chateau e Robert Lomas: tra manoscritti perduti e ri-
templari o tramandato fino (altro argomento che ha prodotto decine di vo- trovati, culti massonici e faraoni egizi, si arriva
a noi. Lo scrittore francese lumi), e Il sigillo maledetto dei Templari, scritto a sostenere che l’uomo della Sindone di Torino
Pierre Klossowski (1905- da David Gibbins nel 2006, in cui uno dei te- sia Jacques de Molay: il celebre sudario avreb-
2001) dedicò al tema il ro- sori perduti dei cavalieri del Tempio è il pre- be avvolto il corpo del maestro dopo la tortura
manzo esoterico Le Bapho- zioso candelabro ebraico a sette bracci, la Me- da parte dell’Inquisizione e prima del fatale
met (1965), la cui vicenda norah, alla cui ricerca si mettono l’archeologo rogo. Se consideriamo che, secondo qualche
si stende dal Medioevo Jack Howard e un gruppo di lestofanti nazisti. teoria anche non astrusa (ne parla Barbara
fino ai giorni nostri. All’ultimo maestro dei Templari è dedicato Frale in I Templari e la sindone di Cristo, 2009),
Jacques de Molay, cavaliere di Dio di Marco il Bafometto adorato dai Templari potrebbe
Fosso (2009, che ricostruisce la fine dei tena- essere un’immagine del volto di Gesù, simile
ci cavalieri e la morte del loro comandante, alla Sindone, il cerchio si chiude. Anche se
mentre 999, l’ultimo custode di Carlo Adolfo Knight e Lomas dovrebbero spiegare come i
Martigli (2009) ha per protagonista un discen- Templari potessero adorare la testa di de Mo-
dente di de Molay, tal Guido di Mola, che ha lay prima ancora della sua morte...
italianizzato il proprio nome per evitare le
persecuzioni: dopo aver ereditato un ma- Dalla pagina allo schermo
noscritto del filosofo umanista Pico della Il cinema non ha perso tempo per gettarsi
Mirandola, di Mola si trova alle prese con sul filone templarista. Tra il 1971 e il 1975, lo
un segreto (ambito anche da Hitler) che, se spagnolo Armando de Ossorio ha diretto ›

civiltà medievale 13

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cover story: il ritorno dei templari

la saga horror dei Templari resuscitati ciechi,


una tetralogia in cui i cavalieri, stregoni e
negromanti, escono dai sepolcri come spiriti
demoniaci per vendicarsi sui discendenti di
coloro che li hanno uccisi.
Decisamente meno tenebroso Il mistero dei
Templari, diretto da Jon Turteltaub nel 2004:
Benjamin Franklin Gates (interpretato da
Nicolas Cage), discendente di una famiglia di
archeologi, si mette a caccia del tesoro dei ca-
valieri del Tempio, cercando indizi in luoghi
e rituali massonici oltre che nel manoscritto
originale della Dichiarazione d’indipendenza
americana. L’ultimo dei Templari, diretto da
Dominic Sena nel 2011 e interpretato an-
ch’esso da Cage, narra invece di due crociati
(a dispetto del titolo, nel film non viene mai
detto che siano Templari) che, tornati dalla
Terrasanta, si trovano coinvolti in una brutta
storia di demoni e streghe in un paese scon-
volto dalla peste. In Il sangue dei Templari
(2004), film tedesco del regista Florian Ba- MUSICA NUOVA PER I CAVALIERI
xmeyer, la posta in gioco è il Santo Graal e
a contendersene il possesso sono gli eredi di
de Molay (la storia si svolge agli inizi degli
anni 2000) e quelli del Priorato di Sion: le
O ltre che nella letteratura e nel cinema, il mito templare (sopra,
un cavaliere in una miniatura medievale) si è riversato anche
nella musica. Il gruppo “power metal” tedesco Grave Digger, nato
chiavi per raggiungere il favoloso tesoro sono nel 1980, ha dedicato un intero album, intitolato Knights of the Cross
la Sacra Sindone e la lancia di Longino, servi- (Cavalieri della Croce, del 1998), al mito templare. Fra i brani cantati
ta per trafiggere il costato di Gesù crocifisso; dal leader del gruppo, Chris Boltendahl, spiccano titoli come Monks
dopo rocambolesche avventure, la vicenda si of War (Monaci di guerra), The Keeper of the Holy Grail (I custodi
conclude in una catacomba di Roma, dove del Santo Graal), Baphomet, The Battle of Bannockburn (La battaglia
il sacro calice è rimasto nascosto per secoli. di Bannockburn, dedicata allo scontro del 1314 in cui, secondo la
leggenda, un gruppo di Templari fuggiti in Scozia dopo la perse-
Misteri “seriali” cuzione diede manforte al re scozzese Roberto I contro Edoardo
Un po’ più realistica è la pellicola svedese II d’Inghilterra) e The Curse of Jacques (La maledizione di Jacques,
Arn – L’ultimo cavaliere, diretta da Peter Flin- ossia Jacques de Molay), che rievoca la celebre maledizione che, in
th nel 2007, in cui un crociato svedese diventa punto di morte, egli avrebbe lanciato contro Filippo il Bello, papa
templare e, durante uno scontro, salva la vita Clemente V, i loro sodali e tutti i regnanti di Francia, anche futuri.
del Saladino, ne diventa amico e condivide A Jacques de Molay è dedicata inoltre una canzone del gruppo
con lui molte conoscenze islamiche prima di italiano 270bis, capitanato da Marcello De Angelis, politico, giorna-
tornare in patria. Outcast – L’ultimo lista e cantautore. Il brano si intitola Non nobis Domine (prime parole
Templare (2014, regia di Nick del motto dell’Ordine, Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da
Powell) racconta invece gloriam, cioè «Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome da’
la fantasiosa vicenda di gloria») ed è un’elegia dell’ultimo maestro dell’Ordine, in cui spic-
Jacob, un cavaliere del cano i versi: «Sul trono di Mammona la tiara e la corona / Bruciano
Tempio che, arrivato sui bracieri i santi cavalieri». Un pezzo con lo stesso titolo è stato
rocambolescamen- inciso anche dal gruppo Non nobis domine, nato a Torino nel 1998
te in Cina, salva il e attivo fino al 2005; anch’esso è dedicato ai cavalieri del Tempio
giovane imperatore e recita così: «Per il pianto dei nemici, il galoppo lancia in resta /
Zhao dalle grinfie Nella gioia della battaglia, nostra festa, noi Ti lodiamo».
di un perfido fratello
che lo vorrebbe morto

14 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
Sopra, Nicolas Cage (nelle vesti di un templare esperto e cinico miniserie francese del 2006, in cui si vive la vi-
(nei panni del crociato compare, ancora una volta, Nicholas Cage). cenda del processo all’Ordine fino alla sua rovi-
e bandito Gallain) e Decisamente sopra le righe Assassin’s Creed na (Jacques de Molay è interpretato da Gérard
Hayden Christensen (2016, regia di Justin Kurzel), pellicola ispira- Depardieu), per poi seguire le tracce della
(Jacob) in una scena ta all’omonimo videogioco, in cui Templari e maledizione lanciata dal maestro sulla famiglia
di Outcast - L’ultimo Assassini islamici si scontrano in una battaglia reale dei Capetingi. Anche la serie Knightfall,
templare, ambientato secolare (il film è un seguito di salti temporali inaugurata nel 2017, racconta la decadenza e
nella Cina del XII e mentali, indotti da una macchi- la caduta dei Templari dopo la per-
secolo. A destra, na che permette di rivivere le dita delle terre d’Oltremare e la
riproduzione del sigillo “memorie genetiche”) per fine del loro compito princi-
dell’Ordine: i due il possesso della Mela pale, la difesa dei pellegrini
cavalieri in groppa dell’Eden, artefatto di in Terrasanta. Ma a questa
a un unico destriero un’antica civiltà che vicenda si affianca la ri-
simboleggiavano, forse, contiene il codice gene- cerca affannosa, da parte
umiltà e unità d’intenti, tico del libero arbitrio: in dei cavalieri crociati, di un
ma diedero adito anche pratica, una sorta di San- nuovo scopo che giustifi-
alle accuse di sodomia. to Graal con un nome chi la loro esistenza, e che
Nella pagina a fronte, diverso. Interpretato da viene rintracciato proprio
Gérard Depardieu Michael Fassbender, il film nel ritrovamento del Graal.
interpreta il maestro è un susseguirsi di colpi di Già appartenuto ai Templari,
Jacques de Molay nella scena fantasmagorici, l’ultimo ma andato perduto durante un
serie televisiva francese dei quali permette di ritrovare la Mela naufragio al termine delle Crociate, il
La maledizione dei dell’Eden nella tomba di Cristoforo Colom- calice ricompare, infine, in Francia.
Templari (2006). bo (altro personaggio che una certa saggistica Il fenomeno del “templarismo” sembra
collega ai Templari e alla loro conoscenze). non avere fine, coinvolgendo anche video-
Tra i prodotti legati ai Templari non vanno giochi, fumetti, graphic novel e, in particola-
dimenticate due interessanti serie tv: La maledi- re, invadendo il web con le sue storie, tanto
zione dei Templari e Knightfall. La prima è una suggestive quanto improbabili. 

civiltà medievale 15

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
personaggi

9 DONNE
CHE FECERO L’IMPRESA
Ecco le vicende di figure femminili d’eccezione, che spesso partendo dal niente ebbero
la capacità, la determinazione e l’astuzia di scalare la società fino a conquistare il potere,
religioso o temporale che fosse. Lasciando un segno indelebile nella nostra storia
di Anna Lorenzini

L’IMPERATRICE TEODORA

T eodora aveva radici umilissime. Il padre, morto quand’era


ancora una bambina, faceva il guardiano di orsi all’Ip-
podromo di Costantinopoli, la madre era attrice in spetta-
coli equivoci; e anche lei, con la sorella maggiore Comitò,
trascorse infanzia e adolescenza esibendosi in strada come
mima e ballerina, spesso seminuda e prostituendosi (la so-
rella minore, Anastasia, sembra abbia scampato tale sorte).
Divenuta cortigiana alla corte di Giustino, alla sua morte,
nel 527, Teodora sposò il nuovo imperatore Giustiniano,
che fece modificare le leggi dello Stato per
nominarla patrizia e poterla prendere in
moglie: lui aveva 45 anni, lei 27.
Costituirono una delle coppie più
controverse di ogni tempo e la sto-
riografia li definì capaci di
ogni misfatto e perversione
(soprattutto lei); o, vicever-
sa, artefici di un periodo di
ottimo governo (soprattutto
lui). La verità, come al solito,
sta nel mezzo. Certo è che
i due rimasero sempre uniti,
nella vita privata e pubblica,
pur non avendo figli. Anche
dopo la morte della moglie, nel
548, l’imperatore le restò fedele
per il resto dei suoi giorni.

16 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
le donne e il potere

ILDEGARDA DI BINGEN

T eologa, filosofa, mistica, profetessa, veggente, medico, naturalista,


scienziata, pittrice, visionaria, compositrice di musica, fondatrice
di due monasteri, consigliera di papi e imperatori (primo fra tutti, Fe-
derico Barbarossa). La straordinaria figura di Ildegarda di Bingen (nata
nel 1098 a Bermersheim vor der Höhe, in Germania, e morta nel 1179
nella città tedesca che oggi porta il suo nome, Bingen am Rhein) non ha
eguali nella storia europea. Questa donna è un faro la cui luce attraver-
sa i secoli, un genio femminile multiforme in un Medioevo dominato
dagli uomini, ma dove donne eccezionali riescono a spiccare il volo.
Di fronte a tanta sapienza e al favore accordatole da eminenze
ecclesiatiche e uomini di potere, non stupisce il titolo di “dottore
della Chiesa” conferitole da papa Ratzinger, il 7 ottobre 2012. E
nemmeno l’attenzione che la colta badessa continua a suscitare an-
cora oggi nel vasto pubblico, dimostrata, nel 2009, da Vision, il film
che offre un ritratto delicato e intenso della sua vita, girato dalla
grande regista berlinese Margarethe von Trotta.

civiltà medievale 17

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
personaggi

ELEONORA D’AQUITANIA
All’origine
c’è
FRoma
iglia primogenita del duca d’Aquitania e conte di Poitiers
Guglielmo X e di Aénor di Châtellerault, Eleonora nacque
nel 1122. Venne educata per rivestire un ruolo importante nel
panorama nobiliare francese, tanto che nel 1137 il padre, appena
prima della sua morte, la diede in sposa al futuro re di Francia
Luigi VII. Eleonora era considerata la donna più bella d’Europa,
ma certamente parte del suo fascino doveva derivarle dall’intel-
ligenza e da un carattere volitivo e particolarmente ambizioso.
Era anche sensuale e focosa, almeno a prestare fede alle cro-
nache dello storico coevo Guglielmo di Newbury, e la sua avve-
nenza doveva provocare più di qualche fremito all’interno della
corte francese: Guglielmo afferma che, in procinto di partire per
la Seconda crociata, il re decise di portare con sé la consorte,
spinto da una gelosia probabilmente non del tutto immotivata.
Quando il matrimonio fu annullato, nel 1152, a Eleonora basta-
rono sei settimane per farsi sposare dal futuro re Enrico II d’In-
ghilterra; aveva undici anni meno di lei, ma rimase ammaliato
da una donna che, pur avendo ormai trent’anni (non pochi, per
i canoni dell’epoca), sapeva esercitare ancora un notevole char-
me. Dote che non perse nemmeno quando rimase vedova, nel
1189, nonostante avesse vissuto gli ultimi 16 anni in prigionia
per aver sobillato i figli contro il padre Enrico.

MATILDE DI CANOSSA

L’ ascesa al potere di Matilde fu imprevista:


nel 1076, già trentenne, si ritrovò unica
erede della famiglia. Il padre Bonifacio era
morto da tempo, così come i fratelli Federico
e Beatrice. Vedova del primo marito, il nobile
francese Goffredo il Gobbo, le venne a man-
care anche la madre, Beatrice di Lorena. Matil-
de si ritrovò, così, a governare da sola un ter-
ritorio enorme, esteso su Lombardia, Emilia,
Romagna e Toscana, con “capitale” a Canossa,
sull’Appennino. Tutto ciò mentre la tensione
tra papato e Impero, per la questione delle in-
vestiture, sfociava in un duro contrasto.
Dotata di un’educazione non comune per le
donne della sua epoca, Matilde fu sostenitrice
del pontefice e, grazie a innate doti di coman-
do e a una spiccata capacità diplomatica (che
toccò l’apice nella pacificazione tra papa Gre-
gorio VII e l’imperatore Enrico VI, della quale
fu garante), seppe amministrare ed estendere il
proprio dominio. Il tutto in un’epoca in cui il
potere era quasi del tutto precluso alle donne.

18 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
le donne e il potere

GIOVANNA D’ARCO

F iglia di contadini, Giovanna d’Arco (Jean-


ne d’Arc, nata attorno al 1412) fu l’anima
della riscossa francese durante la Guerra dei
Cent’anni, che oppose Francia e Inghilterra fra
Tre e Quattrocento. Chiamata la Pucelle (“la
Vergine”), a 13 anni iniziarono le sue visioni di
messaggeri celesti, che la esortavano a liberare
il suo Paese dagli invasori. Nel 1429 si presentò
al re Carlo VII, il quale le concesse di cavalcare
alla testa dell’esercito che marciava su Orléans,
occupata dagli inglesi. La presenza della Pulzel-
la galvanizzò le truppe, e la città venne liberata.
Carismatica e volitiva, Giovanna diventò un
simbolo, tanto che i cavalieri continuarono a
seguirla in battaglia nonostante le titubanze del
sovrano. Dopo essere stata ferita a Parigi, com-
batté in difesa di Compiègne, dove fu catturata
dagli uomini del borgognone Giovanni di Ligny,
che la vendette agli inglesi. Costoro la proces-
sarono per eresia e la condannarono al rogo, il
30 maggio 1431. Riabilitata nel 1456 per volere
dello stesso Carlo VII, fu santificata nel 1920.

ISABELLA DI CASTIGLIA

E ducata con amore dalla madre nei primi anni di vita e gui-
data spiritualmente dai francescani, una volta incoronata
regina di Castiglia e León, il 13 dicembre 1474 a Segovia, Isabel-
la dimostrò subito un piglio a dir poco autoritario. Passata alla
Storia come “la Cattolica”, per prima cosa provvide a consacra-
re il proprio regno a Dio e alle leggi della Chiesa; non paga, nel
1480 introdusse l’Inquisizione, lo spietato strumento di “polizia
politica” (camuffata da indagine di fede) per combattere i soste-
nitori di teorie eretiche e i nemici del trono: in Spagna, gli in-
quisitori rispondevano direttamente alla Corona, e non a Roma.
Insieme al cattolicissimo marito Ferdinando d’Aragona, sposa-
to contro il volere del fratellastro il 19 ottobre 1469, nel 1492 Isa-
bella firmò il decreto di espulsione di tutti gli ebrei dalla Spagna:
un atto destinato a rappresentare un discreto affare per il regno,
dal momento che agli oltre 200 mila israeliti presenti sul territo-
rio fu vietato di portare con sé in esilio metalli preziosi e denaro.
Intanto, l’Inquisizione di Isabella e Ferdinando, i “Re Cat-
tolici”, bruciava vivi gli eretici e, anche se in misura minore, le
streghe: migliaia di persone vennero torturate e avviate al rogo, a
volte a seguito di processi intentati per invidie e desideri di ven-
detta, tanto che è difficile stimare con precisione quanti uomini e
donne siano stati uccisi durante il regno dell’implacabile Isabella.

civiltà medievale 19

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
personaggi

CATERINA DA SIENA
P enultima dei 25 figli del tintore di stoffe Jacopo Benincasa, Caterina
nacque a Siena il 25 marzo 1347. Si votò alla vita religiosa fin da
adolescente, nonostante i genitori avessero cercato di maritarla già a 12 anni.
Quattro anni dopo, entrò nell’ordine delle Sorelle della Penitenza di san
Domenico, le cosiddette Mantellate. Quasi analfabeta, Caterina conosceva
solo il Paternoster e l’Ave Maria, e si trovò in difficoltà in un ambiente di
donne più anziane e colte di lei. Il suo modo di servire Dio, però, era diverso
da quello delle altre monache: più che la preghiera, per Caterina contava
l’assistenza a poveri e malati, che considerava immagine terrena del Cristo
sofferente. All’ospedale di Santa Maria della Scala, uno dei più antichi
d’Europa, si dedicò in particolare ad assistere gli indigenti e i contagiosi.
La fama della sua carità iniziò presto a diffondersi, e attorno a lei si
radunò un gruppo di uomini e donne, detto la “Bella brigata”, che
l’aiutava in diversi compiti, oltre che nella corrispondenza, che Caterina
iniziò a intrecciare con i grandi sovrani del tempo. Quando la sua notorietà
raggiunse Pisa, vi fu invitata da Piero Gambacorti, signore del luogo, e fu lì
che, il giorno della Domenica delle Palme del 1375, ricevette le stimmate.
L’anno successivo, Firenze chiese la sua intercessione presso il papa,
affinché cancellasse l’interdetto che gravava sulla città.
Caterina morì il 29 aprile 1380, a Roma, dove aveva seguito il pontefice
Gregorio XI di ritorno dalla “cattività” avignonese, che ella si prodigò di
far cessare. Si era anche battuta in favore di Urbano VI contro l’antipapa
Clemente VII, che venne infine costretto alla fuga. Mistica e visionaria, le
sue opere (Lettere, Orazioni, Dialogo della Divina provvidenza), dettate
ai discepoli, le valsero la nomina a dottore della Chiesa da parte di Paolo
VI nel 1970. Caterina era già stata canonizzata nel 1461, da papa Pio II.

20 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
le donne e il potere

MARGHERITA DI DANIMARCA
All’origine
c’è Roma
Figlia minore del sovrano Valdemaro IV e nata nel 1353, Margheri-
ta non sembrava destinata al trono, se non come regina consorte;
ciò per via della presenza del fratello Kristoffer (1344-1363), della so-
rella Ingeborg (1347-1370) e, soprattutto, della consuetudine danese,
che non vedeva di buon occhio l’accesso al trono alle donne.
Ma lei non era tipo da sottostare passivamente alle regole. Così,
dopo la morte del padre, nel 1375, Margherita ottenne l’elezione del
figlio Olaf a re di Danimarca, nonostante le pretese di Enrico III di
Meclemburgo-Schwerin, marito della sorella, e del loro figlio Alberto.
Morto Olaf nel 1387, dopo essere succeduto al padre in Norvegia nel
1380 e con ambizioni verso il trono di Svezia, l’anno seguente Mar-
gherita, che aveva governato in sua vece su entrambi i regni, fu scelta
come reggente di Norvegia e Danimarca. In tale veste diede prova
di straordinarie capacità di governo, sedando le rivolte interne della
nobiltà danese e appoggiando, per contro, quella svedese per costrin-
gere Alberto di Meclemburgo ad abdicare. Divenuta signora di Da-
nimarca, Svezia e Norvegia, nominò sovrano il suo bis-nipote, Eric di
Pomerania, riservandosi il ruolo di reggente fino alla sua maggiore età.
Anche quando Eric compì i 18 anni, però, di fatto continuò a essere lei
la sovrana, illuminata e riformatrice, dei tre Stati scandinavi.

ANNA COMNENA

L a bizantina Anna Comnena, figlia dell’im-


peratore Alessio I e moglie di un altro im-
peratore, Costantino Dukas, rappresenta uno
degli esempi più eclatanti di come intelligenza
e carattere possano trasformarsi in formidabili
armi di seduzione e di potere. Nata nel palaz-
zo imperiale di Costantinopoli nel 1083, fu
educata alla poesia, alle scienze e alla filosofia,
mostrando un intelletto e una determinazione
fuori dal comune per una donna della sua epo-
ca. Ispirata dalla nonna, Anna Dalassena, si rese
presto conto di voler aspirare al ruolo d’impe-
ratrice, ma al tempo stesso desiderava continua-
re gli studi e indagare la “natura delle cose”.
Dopo le nozze con il nobile Niceforo
Briennio, si rivelò una donna ambiziosa,
cospirando per deporre il fratello e
far salire al trono il marito. Quando
costui si oppose al suo piano, Anna
commentò, sprezzante, che la Na-
tura aveva scambiato i loro sessi:
era lei quella che avrebbe me-
ritato di nascere uomo. 

civiltà medievale 21

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
riti misteriosi

22 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i vetrai

IL SEGRETO
DEI VETRAI
Per avere un’idea delle capacità dei maestri vetrai del Medioevo basta visitare le grandi
cattedrali gotiche disseminate in tutta Europa, Italia compresa. La loro luce è frutto
di un’arte che esigeva abilità manuale, spirito d’innovazione e straordinario talento
di Antonio Ratti

P
ercorrendo la na- Vetrata, databile al 1180,
vata della catte- che rappresenta la Ma-
drale di Chartres, donna con il Bambino
riedificata tra il 1194 e il circondata da una schie-
1240, è facile compren- ra di angeli. A rendere
dere il livello raggiunto davvero uniche queste
dai maestri vetrai in epo- opere è l’impiego di un
ca medievale. L’interno colore blu dalla tonali-
del maestoso duomo tà particolare e ancora
prende luce da 176 vetra- oggi inimitabile, tanto
te policrome, comprese le da essere noto come
rosette, che coprono una “bleu de Chartres”.
superficie complessiva di Per gli storici dell’ar-
2.600 mq. Raffigurano te non ci sono dubbi: è
racconti biblici, come la in questo edificio, come
storia di Noè e del Di- nella cattedrale di No-
luvio universale, la para- tre-Dame (XII secolo)
Il profeta Daniele in bola del figliol prodigo e nella Sainte-Chapelle
una vetrofania della oppure quella del buon du Palais (XIII secolo)
cattedrale tedesca di samaritano, ma non man- a Parigi, che la vetrata
Augusta: si tratta di cano episodi tratti dalla gotica raggiunse la sua
uno dei primi esempi popolare Leggenda aurea massima espressione.
noti di vetrata colorata di Jacopo da Varazze. La Gli esempi più antichi
medievale legata a maggior parte delle vetrate fu realizzata nel a noi noti provengono invece dalla mo-
piombo. Nella pagina corso del Duecento, anche se alcune risal- numentale cattedrale tedesca di Augusta:
a fronte, uno dei rosoni gono al secolo precedente, essendosi salvate cinque splendide vetrate policrome raffi-
della cattedrale di dal furioso incendio che nel 1194 devastò guranti personaggi dell’Antico Testamento
Chartres, le cui vetrate la chiesa romanica preesistente. Tra queste (Mosè, Daniele, Davide, Osea e Giona), re-
risalgono al XIII secolo. spicca la celebre Nostra Signora della Bella alizzate tra la fine del X secolo e il 1130. ›

civiltà medievale 23

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
artigianato

All’origine Anche in questo caso il presa l’Italia, mentre

c’è Roma
loro valore è inestimabile, continuò a sopravvivere
essendo opere che denotano in Medio Oriente e nell’Eu-

I più antichi vetri per fi-


nestre che si conoscano
risalgono al I secolo d.C.
grande maturità tecnica, a dimo-
strazione del fatto che anche prima
del gotico i maestri vetrai sapevano
ropa Settentrionale.
Una preziosa testimonianza ar-
riva dal vescovo Sidonio Apollinare
e provengono da località padroneggiare alla perfezione i segreti di che, in uno scritto del V secolo, descri-
dell’Impero Romano (sot- un’arte dalle origini antiche. ve le finestre della Basilica dei Maccabei a
to, un bicchiere del III se- Lione. Per ottenere dettagli sul processo
colo, raffigurante Achille). Testimonianza preziosa di esecuzione dei vetrai è però necessario
È probabile che il primo Le fonti dimostrano che la tecnica di rea- attendere il De diversis artibus del monaco
esempio di vetrata sacra sia lizzare vetrate fu sperimentata per la prima Teofilo (XII secolo), una vera miniera di in-
stato eseguito a Ravenna, volta nella Roma del I secolo d.C. quando, formazioni che svela come gli artigiani del
dove fu scoperto un tondo con la scoperta del processo di soffiatura tempo fossero in grado di padroneggiare
di vetro con una raffigu- a stampo (capace di far crollare il prezzo l’arte della pittura su vetro. Scopriamo così
razione del Cristo databile del vetro, rendendolo più economico), si che per produrre la materia prima si lavora-
al VI secolo. Altri esem- cominciarono a decorare edifici pubblici e va una massa grezza costituita da due com-
pi di vetrate sono venuti ville di ricchi patrizi con vetri colorati mon- ponenti: un fondente (la cenere, visto che
alla luce durante gli scavi tati su telai di legno o metallo. Ne parlano a la soda naturale d’Egitto non arrivava più
dell’Abbazia di San Vin- più riprese Plinio il Giovane e Seneca, sot- in Europa) e un vetrificante (la sabbia flu-
cenzo al Volturno, presso tolineando che si trattava di una vera novità viale), di solito in rapporto di tre a uno. La
Isernia (IX secolo), e sono per l’epoca. Con la caduta dell’Impero Ro- massa ottenuta veniva fusa in forni per dodi-
contemporanei ad altri re- mano d’Occidente e la crisi del V secolo, ci ore a una temperatura di 1.200 °C; sola-
perti trovati in monasteri tuttavia, la produzione di vetrate cessò in mente a quel punto poteva essere colorata,
dell’Inghilterra del Nord. gran parte delle regioni mediterranee, com- impiegando ossidi metallici (purtroppo, la
Il salto di qualità si ebbe
però con l’edificazione di
chiese e cattedrali dell’XI
e XII secolo: da allora la
domanda di vetro colo-
rato schizzò alle stelle, per
raggiungere il suo apice
nel Quattrocento.

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i vetrai

C’È GIALLO E GIALLO 650 °C e lavorato in modo da ottenere una


lastra piatta. A partire dal XIV secolo si co-

A partire dal primo Trecento cominciarono ad affermarsi nuovi


colori per la pittura dei vetri, oltre alla classica grisaglia. Quello
che ebbe maggior successo fu il giallo-argento, scoperto molto pro-
minciarono a produrre vetri soffiati a forma
discoidale, che potevano variare dai 14 ai 94
cm di diametro. Tuttavia, su questa tecnica
babilmente in maniera casuale nelle botteghe orafe francesi. Era com- innovativa siamo poco informati, visto che i
posto, in base ai dati forniti dal cronista Antonio da Pisa, da sfoglie testi non si dilungano nei dettagli.
d’argento mescolate a tempera, e aveva la capacità di colorare di giallo
il vetro neutro o far virare il vetro blu in un verde intenso. Artista tuttofare
Una delle testimonianze più antiche del suo utilizzo proviene dalla L’importanza del De diversis artibus di-
cappella di Santa Maria, nella cattedrale francese di Rouen, e risale al mostra chiaramente come ancora oggi si di-
1310 circa. Il giallo-argento serviva a rendere biondi i capelli delle penda quasi esclusivamente dalle fonti an-
figure, così come a ravvivare vesti e decorazioni. Al contrario della tiche per capire la natura dei procedimenti
grisaglia, questo colore non formava una pellicola sul vetro, ma era adottati per la realizzazione delle vetrate.
in grado di penetrarvi, in modo da aderire meglio alla superficie. A Lo stesso si può dire dei maestri vetrai che
differenza delle altre tinte, inoltre, resisteva perfettamente al tempo. le producevano: sfortunatamente, i docu-
Nel corso del XV secolo, in area germanica si fece largo uso del verde menti del tempo sono piuttosto avari di no-
e del giallo, anche se fino a oggi non è stato possibile stabilire se si tizie, privandoci di importanti informazioni
trattasse di grisaglie colorate o di tasselli smaltati. su come avvenisse la loro formazione, sulle
caratteristiche delle botteghe, sull’organiz-
zazione delle attività e, in modo particolare,
su quale fosse il rapporto con gli altri lavo-
ratori del settore. Tuttavia, siamo in grado
di riscostruire alcuni aspetti della loro tec-
nica in epoca più tarda.
Secondo la storica svizzera Brigitte Kur-
mann-Schwarz, «solo nel tardo Medioevo
i maestri vetrai si organizzarono come cor-
porazione o si associarono sul luogo della
loro attività a un’altra corporazione di ar-
tisti. Dove si prospettavano per decenni
grossi lavori di invetriatura (per esempio
per le vetrate della cattedrale di Chartres)
i cantieri vennero dotati di proprie officine
con spazio sufficiente e un forno di cottura.
In altri casi si adibì un atelier già in prece-
denza attivo sul posto permettendo a chi lo
conduceva di chiamare, accanto agli impie-
gati stabili, anche pittori di vetrate o pittori
da fuori per poter eseguire la commissione
Nella pagina a descrizione delle ricette usate per produr- eccezionale entro il termine desiderato».
fronte: in alto, la re i colori è andata perduta, privandoci di In pratica, il vetraio era artigiano e artista
vita di Giuseppe, dati essenziali sulle sostanze adoperate). allo stesso tempo, visto che la rappresenta-
da Chartres; sotto, Con la massa vetrosa pronta si procedeva zione di un’immagine su vetro non dipen-
l’arrivo dell’imperatore quindi alla soffiatura. Nel Medioevo si co- deva solo dalle capacità manuali. Dai rari
Teodosio a Efeso, noscevano due procedimenti: la soffiatura contratti arrivati fino a noi scopriamo, inol-
dalla cattedrale a dischi e quella a cilindri. In quest’ultimo tre, che un maestro vetraio veniva pagato
duecentesca di Rouen, caso, il più antico, con l’aiuto di una canna dopo aver eseguito i disegni sulle tavole e
in Normandia. da soffiatura veniva plasmato un cilindro da la decorazione (come nel caso documenta-
porre nella camera di cottura per essere poi to di John Thornton, che realizzò la finestra
tagliato in sezioni. Una volta raffreddato, orientale della cattedrale inglese di York).
esso veniva ancora una volta riscaldato a Ma il vetraio non era una figura ›

civiltà medievale 25

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
artigianato

che lavorava in solitario: la sua bottega, al


contrario, era composta da diverse mae-
stranze, che interagivano tra loro per dare
vita al progetto commissionato.
Come spiega ancora la Kurmann-Schwarz,
«il progettista disegnava a questo scopo un
modello di piccolo formato di ogni finestra
che egli, inoltre, sottoponeva al giudizio del
committente. Se questi era d’accordo, i pit-
tori preparavano delle tavole lignee rivesti-
te di gesso bianco. Su questi supporti essi
riportavano dal progetto di formato ridotto
il modello “uno a uno” di ogni antello (così
veniva chiamato lo spazio occupato dalla
vetrata). Dopo aver schizzato il contorno
della lastra e la composizione figurata, il
pittore segnava con grossi tratti il percor-
so della piombatura e definiva con parole o
simboli i colori dei singoli vetri».

La vetrata prende forma


Un aspetto molto interessante riguarda
il modello definitivo, chiamato “cartone”.
Fino al Trecento esso veniva realizzato su
tavole, che era abitudine reimpiegare per
altri lavori. Per tale ragione, a parte alcuni
esemplari custoditi nella cattedra-
le di Gerona, in Spagna, e in
Germania, la loro conser-
vazione è estremamente
rara. Successivamente
venne impiegata sem-
pre più spesso la carta,
secondo una pratica NATE NEI MONASTERI?
introdotta, a quanto
pare, proprio in Ita-
lia. Una volta preparato
U no degli aspetti più dibattuti tra gli studiosi che si sono confron-
tati con il De diversis artibus di Teofilo è se i pittori di vetrate degli
inizi del XII secolo fossero soliti fabbricarsi da soli i vetri che avrebbero
il cartone era possibile decorato. Per quanto questa sia la posizione più comune, molti storici
tagliare i vetri: il pittore ri- e ricercatori sono convinti che già all’epoca le due fasi fossero distinte
calcava il profilo dei pezzi sulle tra loro. A complicare il quadro, Teofilo si qualifica come monaco: ciò
lastre di vetro colorate, dopodiché, con ha fatto pensare che le botteghe dei pittori fossero diffuse all’interno dei
l’ausilio di un ferro divisorio arroventato, monasteri, quantunque non vi siano prove certe a riguardo.
detto “grisatoio”, ne ripercorreva i contor- A rigor di logica, i luoghi più consoni a tali attività, almeno a partire
ni, provocandone la rottura (a partire dal dal XII-XIII secolo, avrebbero dovuto essere i mercati delle grandi e
XV secolo si ricorse invece alla più efficien- opulente città europee, dove gli artigiani potevano rifornirsi con facilità
te punta di diamante). A questo punto, per di tutti i materiali necessari al loro lavoro (ferro, piombo, minerali,
dargli le dimensioni richieste, il pezzo ve- legname e non solo). Senza considerare che i grandi committenti per
niva rifinito mediante uno scalpello molto opere di quel genere potevano trovarsi solo dove il denaro scorreva in
tagliente, chiamato “caprugginatoio”. abbondanza e le attività di edilizia sacra erano molto frequenti, cioè
La fase successiva prevedeva la pitturazio- proprio le città più popolate e ricche del continente.
ne dei vetri al fine di modificare le tonalità
dei colori disponibili. Per fare ciò, fino al

26 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i vetrai

Sopra, le vetrate della XIII secolo i pittori disponevano della “gri- avrebbe permesso di resistere per secoli agli
Sainte-Chapelle, saglia”, una sostanza composta da polvere agenti atmosferici e all’umidità. Quando i
risalenti al Duecento. di vetro e da un additivo colorante (lima- cristalli uscivano dal forno venivano posti
Nella pagina a fronte: tura di ferro o rame), che veniva impastata nuovamente su una tavola lignea, dopodi-
nel tondo, il mese di con un legante fino a creare spessori diversi. ché il pittore procedeva a unirli fra loro.
aprile, dalla cattedrale Solo in un secondo tempo furono inventa- Ciò avveniva legandoli mediante righelli di
di Chartres, il cui ti nuovi colori, come il giallo-argento (in piombo malleabile dalla sezione a forma di
fondo è realizzato con Francia), il verde e il giallo (Germania). “H”, che venivano successivamente saldati
l’inimitabile colore fino a ottenere una sorta di reticolo (dalle
blu; nel riquadro, il La messa in opera informazioni in nostro possesso sappiamo
laboratorio di un vetraio, Ultimata questa operazione, i vetri veni- che potevano essere fusi solo piombi di
dalla classica forma a vano accatastati per poi essere cotti in for- circa 60 cm di lunghezza). A questo punto
campana, in una stampa no. Il procedimento era semplice: dato che l’opera era finalmente giunta al termine: re-
cinquecentesca. la grisaglia fondeva a temperature più basse stava soltanto da montare i pannelli, ormai
del vetro, era in grado di fissarsi alla sua su- ben fissati, sulle armature delle finestre e,
perficie, acquisendo una consistenza che gli quindi, provvedere a murarli. 

civiltà medievale 27

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cucina

TORTE E DOLCETTI
UNA PASSIONE MILLENARIA
Cuochi di corte, monache, pasticceri specializzati: nel Medioevo, benché procurarsi
gli ingredienti fosse costoso e difficile, l’arte dei dolci toccò vertici assoluti. Perché le ricette
a base di zucchero non erano solo gustose, ma anche emblemi di ricchezza e potere
di Mario Galloni

D
ai frugali dolcetti secchi, confezionati Il peccato di gola, nella sua forma più dolce, Sopra, un fornaio
dalle monache nei conventi dell’alto ha attraversato tutto il Medioevo, dai primi trecentesco. I grandi
Medioevo, al monumentale pastic- secoli, poveri e timorati di Dio, fino all’edo- cuochi producevano
cio offerto dai Savoia a Carlo di Lussembur- nismo gastronomico delle corti del basso Me- dolci per le corti, mentre
go (il futuro imperatore Carlo IV) a metà del dioevo. Per scontare l’implicita lussuria insita fornai e monache si
Trecento, recato al desco dall’allora quattordi- nella loro cucina, le povere monache dell’Età occupavano di quelli per
cenne Conte Verde, a cavallo e in abito di gala. di Mezzo battezzarono i dolcetti con nomi- le persone semplici.

28 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i dolci

gnoli penitenziali (supplicazioni o pazienze),


nondimeno, la loro attività quasi clandestina
fece sopravvivere in Occidente l’arte della pa-
sticceria, sebbene priva del suo componente
principe, lo zucchero, raro e costoso, tanto da
essere venduto soltanto dallo speziale.

Sapori dall’Oriente
Per secoli, dopo la caduta dell’Impero
Romano, a deliziare il palato dei ghiottoni ci
pensò il miele, prodotto in abbondanza dagli
alveari vicini ai conventi, dove l’attività delle
api sosteneva già la produzione di cera per le
candele. Miele e cera presero così ad andare
a braccetto, tanto che per tutto il Medioevo i
fabbricanti di candele e quelli di dolci appar-
tennero alle stesse corporazioni di mestieri. UN DOLCE PER LE SPOSE
L’ambrato nettare, farina e frutta secca costitu-
ivano la base per la produzione di dolci sapori-
ti e sostanziosi, come il Panforte senese.
P reparata nella “cassa” di pasta tipica dei pasticci e delle torte dolci e sa-
late, la “diriola” era un classico della cucina francese già nel Medioevo,
e veniva riempita con un composto di uova e latte che, al termine della
Tutto questo fino all’arrivo dei musulmani cottura, doveva risultare mosso, quasi fosse un formaggio fresco molle. La
sulle coste siciliane, nell’827, anno che coin- torta, molto apprezzata come dolce nuziale, ci arriva in versione italiana
cise con l’inizio di una lenta rivoluzione nel- attraverso il maestro Martino da Como; l’unico, pare, ad aver compreso le
la produzione dolciaria europea. Abilissimi complicate istruzioni contenute nella ricetta originale francese.
pasticceri, gli arabi introdussero in cucina la
canna da zucchero, il gelsomino, lo zafferano, INGREDIENTI
il sesamo, la cannella, l’anice, e presero a crea- Per la pasta brisée: 200 g di farina, 100 g di burro (o di olio), 1/2 tazza
re dolci elaborati e profumati, come cannoli e di acqua fredda (o acqua e vino bianco), la buccia grattugiata di 1
cassate, grazie all’utilizzo di essenze quali l’ac- limone, un pizzico di sale.
qua di rose e il muschio. Dopo l’anno Mille, in
seguito alle Crociate, giunsero anche nei mo- Per il ripieno: 75 cl di latte fresco, 6 rossi d’uovo, 150
nasteri spezie e zucchero di canna, quest’ul- g di zucchero, 1 cucchiaio di cannella in polvere
timo destinato progressivamente a sostituire (da macinare), acqua di rose.
come dolcificante il miele e il mosto d’uva. Ma
con moderazione, perché come ebbe a scri- PREPARAZIONE
vere, già nel Settecento, il padre della moder- Preparare la pasta brisée mescolando
na gastronomia, il francese Brillant-Savarin, tutti gli ingredienti fino a ottenere un
«lo zucchero non fa male se non alla borsa», impasto liscio e lasciarla riposare per
battuta che testimonia quanto la “polvere di qualche ora in frigorifero, coperta con
Cipro” (così era chiamato il dolcificante nel un panno. Stendere la pasta nella te-
Medioevo, perché l’isola ne era la maggiore glia e metterla in forno per 20 minuti
produttrice) costava uno sproposito e poteva- a 180 °C, avendo cura di riempirla
no permettersela soltanto i ricchissimi. con un peso (vanno bene dei fagioli),
Ragione in più per farne un uso smodato per evitare che possa alzarsi. Intanto,
quando il banchetto, a partire dal Trecento, montare uova e zucchero fino a ottenere
divenne uno dei simboli dell’affermazione una spuma nella quale incorporare latte e
sociale di un casato, riflessa nelle prezio- cannella. Versato il tutto nella teglia con la
se ceramiche sulle quali veniva servito agli pasta (rimossi i fagioli!), infornare per un’altra
ospiti, e riverberata dal numero e dalla raf- ora. La diriola sarà pronta quando l’impasto as-
finatezza delle sontuose portate in menù, sumerà la consistenza di un budino. Alcune gocce di
preparate da cuochi sempre più specializza- acqua di rose serviranno a profumarne la superficie.
ti, che poco avevano da invidiare (se non ›

civiltà medievale 29

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cucina

LA TORTA DI ROSE DI ISABELLA D’ESTE

D olce simbolo di Mantova, Brescia e del Basso Garda, la torta di rose è una ricetta
contesa da diversi territori. La leggenda, suffragata da vari scritti, farebbe pen-
dere la bilancia a favore della corte dei Gonzaga, dove l’arrivo di Isabella d’Este,
divenuta marchesa sposando Francesco II Gonzaga, portò in cucina gli influssi
emiliani del cuoco ferrarese Cristoforo Messisbugo. Costui, per omaggiare la
bellezza d’Isabella, creò un lievitato a forma di cesto di boccioli di rose.

INGREDIENTI
500 g di farina, 180 g di burro, 25 g di lievito di birra, 200 g di zucchero,
2 uova, 1 bustina di vanillina, 125 g di latte, mezzo limone.

PREPARAZIONE
Sbattere le uova con 120 g di zucchero finché non diventano spumose, quindi ag-
giungere 80 g di burro liquefatto, il lievito stemperato in poco latte, la vanillina e il
succo del limone. Aggiungere l’impasto alla farina, disposta a fontana, e ottenere una
pasta liscia da lasciar riposare per mezz’ora. Formare con la pasta delle losanghe di eguale
dimensione, da stendere con il mattarello; spalmare di zucchero e burro ammorbidito, e ar-
rotolarle su se stesse a cannellone. Avvolgere i cannelloni fino a formare i fiori, poi sistemarli
nella teglia e spennellarli con altro zucchero e burro. Infornare per 40 minuti a 180 °C.

il conto in banca) agli odierni chef stellati. chero poteva ammaliare gli ospiti di rango? Nel tondo, la
Maestro Martino da Como era tra questi: a La presentazione di queste opere d’arte ga- preparazione di un
lui si deve la stesura del Libro de arte coquina- stronomica lasciava senza fiato (bastava saper piatto secondo i
ria, caposaldo della letteratura gastronomica fare di conto per apprezzarle), come accadde dettami del Libro de arte
che accompagnò la cucina dal all’apparire del già citato pasticcio dolce, in- coquinaria di Maestro
Medioevo al Rinascimento. trodotto su un monumentale vassoio d’argen- Martino da Como, il
Martino servì a Milano to dal Conte Verde: la scultura rappresentava più importante cuoco
sotto Francesco Sfor- il maniero della famiglia comitale, con intor- europeo del XV secolo.
za, per poi spostarsi no le montagne nevose e sopra il diadema im- Lavorò a Milano, alla
nelle cucine papa- periale. Il gigantismo dolciario si fece ancor corte di Francesco
li, dove si consa- più spiccato a partire dal Quattrocento: fu l’e- Sforza, prima di recarsi
crò fra i migliori poca dei trionfi di zucchero, sculture effimere a Roma, dove si mise a
chef del XV seco- che adornavano tavoli e credenze delle corti servizio dei papi.
lo. Fu cuoco per- durante le grandi occasioni. Nessuna è giunta
sonale del cardinale fino a noi, ma le loro suggestive guarnizioni
Ludovico Scarampi, sono testimoniate da alcuni disegni originali
celebre buongustaio, che fecero da progetto per i maestri pasticceri.
noto per l’opulenza dei Ma il primato dello sfarzo in questo campo
suoi banchetti, tanto da essere spetta sicuramente alla Serenissima, che non
ribattezzato “cardinal Lucullo”. Per deliziare lesinò risorse per impressionare Enrico III,
il proprio palato e quello dei suoi commen- re di Francia, a cui toccarono il privilegio di
sali, l’alto prelato aveva stanziato la somma visitare l’Arsenale di Venezia e la sorpresa di
giornaliera di venti ducati destinati alla spesa. vedersi servire un sontuoso pranzo nelle sale
d’armi: tutto, dai piatti alle posate, fino alle to-
Il trionfo dello zucchero vaglie, era fatto di zucchero, ma perfettamen-
In una cornice di sfrenata esibizione delle te simile al vero, al punto che anche il raffina-
arti culinarie, che cosa più del niveo splen- to sovrano rimase ingannato e, preso in mano
dore di elaborate costruzioni di candido zuc- un tovagliolo, lo osservò stupefatto mentre si

30 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i dolci

Sotto, una tavolata spezzava in due parti. Per ridurre l’eccessivo papale era la prima a organizzare sontuosi
di corte. I grandi spreco di materie prime usate per dolci tan- banchetti, confezionati dai migliori cuochi
banchetti duravano to grandi, in alcune città italiane vennero ap- e pasticceri dell’epoca? Lo smodato piacere
spesso intere giornate provate leggi che ponessero fine allo sperpero di esibire e assaggiare vide primeggiare an-
(a volte anche più compiuto dai signori. Nel 1224, a Bologna, fu che i Borgia: ventiquattro enormi castelli di
giorni) e prevedevano emanata una legge che permetteva una qualità zucchero troneggiarono sul banchetto per le
la presentazione di un stabilita di dolciumi nei banchetti. nozze di Lucrezia, la figlia di papa Alessandro
numero spropositato VI, con Alfonso I d’Este, celebrate nel 1501.
di vivande, spesso Guerre a suon di dolci Risposero a tambur battente i Gonzaga di
preparate in modi L’esibizione di ricchezza, lo spreco e la sfre- Mantova, che in quanto a sfarzo non erano
che oggi troveremmo natezza alimentare delle classi agiate, nella secondi a nessuna corte europea: in occa-
bizzarri e poco totale noncuranza della fame patita da gran sione dello sposalizio di uno dei principi del
appetibili. parte del popolo, attirò anche le reprimende casato fecero realizzare tre statue ad altezza
della Chiesa, ma né i sermoni né le norme re- d’uomo, tutte in marzapane. Trionfi per oc-
strittive furono in grado di arginare lo smisu- chi e palato, ma veri salassi per le casse di
rato edonismo dei ricchi ghiottoni. corte: tra importazione e pedaggi, un pane di
D’altronde, che credibilità potevano mai zucchero poteva arrivare a costare quanto un
avere i moniti ecclesiastici, quando la corte pane d’argento del medesimo peso. 

civiltà medievale 31

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
eventi

I VICHINGHI
ALL’ASSEDIO DI PARIGI
Pietre, ferro e fuoco: per mesi i guerrieri normanni tentarono di conquistare
Parigi tempestandola con una pioggia di proiettili. Ma pochi uomini in armi,
decisi a vendere cara la pelle, si resero protagonisti di un’eroica resistenza
di Marco Dalla Fiora

A
ll’alba del 24 novembre 885, i pa- nea arcuata (snekkia) e dalla prua a forma di
rigini alzarono lo sguardo lungo il drago, immagine capace di tenere a bada gli
corso della Senna e rimasero sgo- spiriti del mare e, nel contempo, terrorizza-
menti. Le acque del fiume erano coperte re le popolazioni aggredite. Li muovevano
da un tappeto di poderose navi vichinghe la fame di nuove terre e il sogno di favolosi
intente a risalirlo, seguite da una moltitudi- bottini, ma anche la pressione esercitata dal
ne di altri barconi. Sull’Île de la Cité, dove neonato Regno di Danimarca sulla nobiltà
sorgeva la futura capitale francese, erede di secondo livello, resa orfana del potere
della Lutezia gallo-romana, si diffuse il pa- locale fino ad allora esercitato e costretta a
nico: i terribili razziatori del Nord tornava- cercare nuovi orizzonti di conquista. Con-
no a minacciare la città, come già avevano corse al loro andar per mare anche l’affina- A sinistra, il condottiero
fatto in precedenza, ma mai mettendo in mento delle tecniche di navigazione. Questi vichingo Ragnarr
acqua una simile forza distruttrice. popoli non erano nati marinai: erano stati Sigurðsson, detto anche
indotti a cercare fortuna sulle acque quan- Ragnarr Loðbrók,
Stirpe guerriera do, a partire dal V secolo, i Germani stanziati cioè “Ragnarr Brache
Antica stirpe germanica insediata nei nelle province romane avevano dato vita alle di Cuoio”, che guidò
fiordi scandinavi e organizza- prime strutture statali di una certa stabilità, l’assalto a Parigi
ta in élite guerriere, i Vichinghi impedendo agli abitanti del Nord di pe- dell’845. Nella pagina
(dal germanico vik, che significa netrare via terra nei loro domini. Rimasti a fronte, l’assedio
“baia”), chiamati anche Norman- isolati, i Vichinghi avevano adeguato la alla capitale franca
ni (“uomini del Nord”), erano loro indole bellicosa alle nuove abilità posto dai guerrieri
da sempre avvezzi a mescolare marinare, trasformandosi in una straor- scandinavi. Degli
commercio e pirateria, secon- dinaria macchina da saccheggio. eventi accaduti fra l’885
do una formula ben cono- Gli annali dei Franchi datano e l’886 fu testimone
sciuta anche nel Mediter- la loro prima irruzione conti- oculare il monaco
raneo. A partire dal IX nentale all’anno 810. I Vi- Abbone il Curvo
secolo, i clan vichinghi chinghi erano sbarcati in (Abbo Parisiensis),
presero a intensificare Frisia, la parte settentrio- che li descrisse nel suo
le loro attività preda- nale dei Paesi Bassi, con poemetto De bellis
torie: si muovevano in una flotta composta da Parisiacae urbis, scritto
piccoli gruppi, imbar- più di duecento navi, dan- in lingua latina per
cati su veloci vascelli do vita a una scaramuccia celebrare le gesta di
dalla riconoscibile li- più che a una vera incur- › Oddone di Parigi.

32 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i vichinghi a parigi

civiltà medievale 33

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
eventi

Sotto, una flotta sione. Questo, però, valse a inaugurare la vico il Pio e nipote di Carlo Magno. Duran-
vichinga: veloci tradizione di razziare il territorio attraverso te la risalita del fiume la potente flotta dei
e maneggevoli, i sbarchi improvvisti e repentini, per ritirar- predoni (120 imbarcazioni e 5.000 uomini),
vascelli potevano si soltanto in seguito al pagamento di un al comando di un capo chiamato Ragnarr
risalire agevolmente consistente tributo in argento. Il riscatto, (spesso identificato con Ragnarr Lóðbr-
anche i fiumi. Nella in ogni caso, non proteggeva le vittime da ok, “Ragnarr Brache di Cuoio”, sovrano
pagina a fronte, una ulteriori assalti: dieci anni più tardi, infatti, leggendario di Svezia e Danimarca), aveva
drammatica immagine una nuova flotta era tornata a muoversi in fatto terra bruciata della città di Rouen e
dell’assedio posto a direzione di Parigi. Stavolta i Vichinghi era- la stessa sorte era toccata a Parigi, messa a
Parigi. Lo squilibrio no stati respinti dalle poderose fortificazio- sacco il 28 marzo, il giorno di Pasqua. Stret-
di forze doveva essere ni dei marchesi franchi e bretoni, e si erano to tra la riottosa nobiltà locale, poco pro-
notevole, ma non come convinti a cambiare obiettivo. pensa a riconoscere il potere della Corona,
affermato da Abbone A Parigi, divenuta nel frattempo la ca- e le limitate capacità del proprio esercito, il
il Curvo, secondo pitale del Regno dei Franchi Occidentali re franco aveva scelto di evitare lo scontro
cui 200 parigini (primo embrione della Francia moderna), con Ragnarr e i suoi, preferendo versare un
fronteggiarono i Vichinghi erano ritornati nella primavera pesante tributo purché levassero le ancore.
30 mila Normanni. dell’845. Lo avevano fatto dopo aver sba- Carlo il Calvo si era attirato così gli strali
ragliato il contingente di difesa approntato di chi vedeva nella sua arrendevolezza un
dal sovrano Carlo il Calvo, erede di Ludo- pericoloso precedente, un incentivo per i

34 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i vichinghi a parigi

Le frecce
del mare
S olide, leggere e veloci,
le navi vichinghe po-
tevano navigare tanto in
mare aperto quanto lungo
i fiumi. Rappresentaro-
no la massima espressione
della tecnologia navale
nordeuropea tra IX e XIII
secolo, e garantivano velo-
cità e capacità di navigare
anche in fondali bassi. Ciò
grazie al pescaggio ridotto
dello scafo, qualità deci-
siva per la buona riuscita
dell’attività predatoria.
La più diffusa di queste
navi era la snekkia, lunga
circa 17 m, larga dai 2 ai 3
m e con un pescaggio in-
feriore a 50 cm. Era mossa
da 20 rematori e pote-
va trasportare 40 uomini.
Grazie alla prua intagliata
a forma A Sinistra,
di bestie uno degli
feroci, la Vichinghi a ripetere simili azioni per otte- novembre dell’anno del Signore 885, la po-
naveorecchini
vichingaappartenuti
più famosaa nere altri compensi. Critiche non prive di polazione poté disporsi a resistere alla sel-
è peròunail dama
drakkarlongobarda
(rappre- fondamento, visto che il sovrano e i suoi vaggia furia vichinga con qualche speranza
sentatoritrovati a Civezzano,
sulla moneta sot- successori sarebbero stati costretti a cedere in più rispetto a quarant’anni prima. Si ri-
to): lungocentro
oltre 30di origine
m, tra- e pagare altre tredici volte. Carlo, tuttavia, velò comunque un’impresa durissima.
sportavaromana
fino ain 80provincia
uomini. aveva avuto il merito di trarre insegnamento
Mosse dai diremi
Trento: sono
e dalla in
vela dallo smacco subìto, facendo il possibile per La capitale fortificata
oro, ametista
(i Vichinghi e perle ae
riuscivano rinforzare le difese dei suoi territori. Le cronache del tempo forse esagerano nel
risalgonol’albero
impiantare al VII secolo.
in 90 Nell’editto di Pistres, emesso nell’864, quantificare i numeri dell’esercito invasore:
secondi), in condizioni Carlo aveva ordinato che ogni uomo pro- 30 mila armati sembrano una forza impen-
favorevoli queste imbar- prietario di un cavallo si rendesse dispo- sabile per il periodo, e ne sarebbero bastati
cazioni agili e leggere era- nibile a militare tra le fila di un esercito di un decimo per spazzare via ogni resistenza.
no in grado di sfrecciare liberazione dai Vichinghi, nel tentativo di Non bisogna dimenticare che Parigi era tut-
sull’acqua a 30 km/h. creare una difesa mobile da contrapporre ai ta compresa negli otto ettari dell’Île de la
predoni prima che potessero saccheggiare le Cité, una sorta di castrum dove i parigini
sue terre e poi fuggire per l’ennesima volta. (non più di 10 mila) si erano rifugiati a par-
Tale contingente costituì il primo embrione tire dal V secolo, in fuga dai saccheggi e dal-
della futura cavalleria francese. Contem- le distruzioni seguite al collasso dell’Impero
poraneamente, il sovrano aveva dispo- Romano. A difendere la città non vi erano
sto che ogni città affacciata su un fiu- che 200 uomini in armi al comando di Od-
me venisse dotata di ponti fortificati done, succeduto al padre Roberto il Forte
dai quali potersi meglio difendere dai nella carica di duca di Francia, responsabile
pirati. A Parigi erano stati costruiti delle terre tra Senna e Loira. Nel frattempo,
due di tali ponti, uno in pietra e l’al- la Francia Occidentale aveva patito il succe-
tro in legno, su entrambi i lati dell’Île dersi di regni precari, finché la corona non
de la Cité. Fu così che, quel fatidico 24 era finita in capo a Carlo il Grosso, già re ›

civiltà medievale 35

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
eventi

di Germa- rigi resisteva. La città venne allora cinta d’as- Nel tondo, Carlo il
nia e d’I- sedio e il territorio circostante razziato. Nel Grosso, re dei Franchi
talia, a cui frattempo, da parte vichinga furono scavate all’epoca dell’assedio.
giunse il ri- trincee e recuperate grandi quantità di terra Chiamato in soccorso
catto vichin- che, a partire dal gennaio dell’866, vennero dai parigini, il re non
go: paga e sarai scaraventat nel fiume insieme a resti di piante, attaccò i Vichinghi,
lasciato in pace. carogne di animali e corpi di prigionieri tru- ma scese a patti con
Il sovrano rifiutò cidati. L’idea era quella di riempire la Senna il loro capo, Sigfried,
e i Vichinghi si pre- fino a renderla percorribile a piedi, dando così accettando di pagare
sentarono in forze a Parigi, modo alla fanteria di aggirare i ponti. Ma an- un tributo di 700
decisi a prendersi, armi in pugno, ciò che pre- che quello stratagemma risultò vano. libbre d’argento purché
tendevano. In città, Oddone aveva proseguito levassero le vele. Sotto,
l’opera di fortificazione del padre, munendo L’incertezza del re una mappa di Parigi
i ponti di due torri di guardia: una scelta che Straordinari guerrieri animati da un impe- nel IX secolo: come
si sarebbe rivelata molto assennata. Le opere to senza eguali, i Vichinghi non avevano però si vede, a parte alcuni
difensive ressero per tre giorni l’urto selvaggio esperienza nella conduzione di un assedio. edifici monastici, la
della furia vichinga. L’impiego di macchine Fallirono anche quello portato al monastero città si stendeva entro i
da guerra (baliste, manganelle e catapulte) e di Saint Germain-des-Prés, uno dei luoghi di limiti dell’Île de la Cité,
la pioggia di frecce e pietre riversata su Parigi culto cattolici più antichi della città, dove vi- sulla Senna. Solo più
non bastarono ai Vichinghi per penetrare in veva l’abate benedettino Abbone, che sull’as- tardi l’abitato cominciò
città. Al contrario, essi furono respinti dalle sedio di Parigi ci ha lasciato un poema epico a espandersi lungo le
mura e inondati di cera e pece bollenti. scritto in latino. La situazione appariva senza sponde del fiume.
Il 27 novembre gli assalitori cambiarono sbocchi quando, ai primi di novembre, in soc-
strategia, e attaccarono scavando gallerie e im- corso degli assedianti sopraggiunse il maltem-
piegando gli arieti e il fuoco. Tutto inutile: Pa- po. Piogge torrenziali fecero alzare il livello

PARIGI NEL IX SECOLO


36 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
i vichinghi a parigi

IL BACIO DI ROLLONE

T ra i capi vichinghi che assediarono Parigi c’era Rollone,


uno dei tanti esuli scandinavi interdetti dalla loro terra
d’origine e obbligato a cercare fortuna altrove. La trovò qual-
che anno più tardi, sempre in terra di Francia. Nel 911 i Vi-
chinghi norvegesi, ancora pagani e capitanati dallo jarl (con-
te) Rollone (o meglio, Göngu-Hrólfur, come lo chiamavano
nella loro lingua), stavano mettendo a ferro e fuoco le coste
settentrionali del Paese. La popolazione chiese l’intervento del
re, Carlo il Semplice, che mandò un proprio uomo di fiducia,
l’arcivescovo Francone, con una proposta allettante per i pre-
doni del Nord: la conversione al cristianesimo in cambio delle
terre costiere tra il fiume Epte e la Bretagna, il tutto suggella-
to dal matrimonio del loro capo con sua figlia Gisla.
Rollone accettò la proposta, il cosiddetto Trattato di Saint-
Clair-sur-Epte (a destra, in una vetrata di Notre-Dame), ma
al momento di pronunciare il giuramento il capo vichingo si
rifiutò di baciare il piede del re nell’atto di ricevere l’investi-
tura del ducato di Normandia. Non si sarebbe mai umiliato a
tal punto e scelse uno dei suoi guerrieri per farlo in sua vece.
Costui prese il piede del sovrano e lo sollevò senza curvarsi, il
che fece finire Carlo a gambe levate tra le risate dei presenti.

Una spada vichinga della Senna che, ostruita com’era di rifiuti, Oddone in persona a superare le linee nemi-
del IX-X secolo: queste esondò e fece crollare uno dei ponti. La torre che per chiedere aiuto al sovrano, sordo fino
armi, molto costose nordorientale rimase isolata, difesa soltanto a quel momento ai lamenti di Parigi. Per con-
da costruire, erano un da una decina di armati che si vincerlo a intervenire servì la ribellione dei
simbolo di ricchezza. I rifiutarono di cedere le armi e grandi dell’Impero che, alla dieta
guerrieri comuni erano vennero trucidati. di Metz del luglio 886, pretesero
di solito dotati, oltre Vinta la resistenza sul fiume, che il re muovesse con l’esercito
che di elmo e scudo, il grosso degli assedianti oltrepassò verso la Francia. Carlo il Grosso
di lance, alabarde e Parigi e si diede alla razzia di Le Mans accampò il suo esercito ai piedi della col-
scuri. Quasi tutti, e Chartes, mentre a tenere in scacco la lina di Montmartre solo in ottobre. I pa-
inoltre, portavano città rimase una piccola guarnigione. rigini esultarono: l’assedio stava per ter-
un coltellaccio. Ormai allo stremo, i parigini riusci- minare e la fine dei Vichinghi era vicina.
rono a infiltrare degli uomini oltre le Rimasero però delusi nel constatare che,
linee nemiche e raggiunsero l’Italia per seppur in vantaggio numerico, il re evitò
pregare Carlo il Grosso di intervenire lo scontro con i predoni, ai quali invece
e salvare la città. Al sovrano, però, non fu elargito un riscatto in argento e con-
sorrideva l’idea di uno scontro aperto cesso di risalire la Senna fino alla fer-
con i Vichinghi e in soccorso a Parigi tile Borgogna (terra ostile al sovrano),
arrivò soltanto il suo rappresen- offerta alle razzie degli invasori.
tante in Germania, Enrico di Indignati dalla viltà di Carlo,
Sassonia. Gli assediati otten- i parigini si rifiutarono di per-
nero provviste e rinforzi, ma mettere che, sulla via del ritor-
la situazione rimase dispera- no, i predoni, carichi di bottino,
ta. Nel maggio dell’886, in città passassero in città, e li obbligarono
scoppiò un’epidemia e la sorte a tirare in secca le barche e trasci-
di Parigi sembrava segnata. Fu narle con fatica fino alla Marna. 

civiltà medievale 37

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
misteri

MANIERI
INSANGUINATI
Congiure, delitti, grandi amori e losche trame trovarono scena in molti poderosi
castelli medievali: mute sentinelle di pietra, che ancora ospitano i segni degli sciagurati
protagonisti di oscure vicende. E in qualche caso, si dice, anche i loro fantasmi...
di Mario Galloni

Challant e Verres (Ao)


LA BELLA E DISSOLUTA BIANCA MARIA
N oto per gli affreschi gotici del porticato,
che ritraggono scene di vita medievale
(nel tondo), il castello di Issogne, in Valle
a Pavia, ospite di parenti. Lì conobbe Ardizzi-
no Valperga e se ne invaghì ma poi, non paga,
volle passare nelle braccia del napoletano Ro-
d’Aosta, risale alla fine del Quattrocento, berto Sanseverino, conte di Caiazzo, e dopo
quando Luigi di Challant completò i ancora del giovane spagnolo Pietro Cardona.
lavori di trasformazione dell’antica Il Valperga, ingelosito, iniziò a far girare mal-
residenza vescovile in elegante dicenze sul conto della donna, finché Bianca
dimora cortese. A uno dei log- non decise, con la complicità di Cardona, di
giati interni del maniero (così tappare per sempre la bocca all’ex amante.
si dice), di notte si affaccereb- L’omicidio venne smascherato da Caiazzo, a
be lo spettro di una splendi- cui Bianca Maria si era rivolta in prima istanza
da donna: Bianca Maria Ga- per liquidare il Valperga: i due amanti finirono
spardone (o Scapardone). nelle grinfie della giustizia e decapitati a Mila-
no. Da allora, si narra che la bella signora abbia
Una triplice tresca preso a mostrarsi nel suo castello di Challant
Vedova di Ermes Viscon- e in quello, vicino, di Verrès (nella pagina a
ti, decapitato perché ritenuto fronte): qui molti giurano che il suo spirito re-
complice di una cospirazione, gali baci ai visitatori maschi più attraenti. La
l’ancor giovane e bellissima ragaz- drammatica fine di Bianca Maria fu narrata
za andò in sposa a Renato di Challant, da Matteo Bandello in una novella, secondo
ma ben presto si stancò della vita in val- la quale la donna sarebbe ritratta, nelle vesti
le. Così, quando il marito partì per la guerra di santa Caterina d’Alessandria, nell’affresco
sotto le insegne di Francesco I di Francia, nel dipinto da Bernardino Luini nella cappella Be-
settembre del 1523, ne approfittò per recarsi sozzi della chiesa milanese di San Maurizio. ›

38 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
l’italia dei castelli

civiltà medievale 39

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
misteri

LA STRAGE DI MACCASTORNA Trezzo d’Adda (Mi)


S ui numeri dell’eccidio le versioni degli storici sono contrastanti: si va
da otto a undici vittime, ma c’è chi azzarda che furono addirittura ZUPPA FATALE
settanta. Sul luogo del massacro, invece, sono tutti concordi: la rocca di
Maccastorna (in basso), fortilizio sprofondato in quel lembo di pianura
lodigiana bagnato dalle ultime propaggini dello scomparso e
paludoso lago Gerundo, sulla riva destra dell’Adda, dove
A rroccato su uno sperone di roccia circon-
dato su tre lati dalle acque dell’Adda, il
castello di Trezzo è stato per secoli un avampo-
il fiume compie un’ansa prima di gettarsi nel Po. sto di frontiera sul confine orientale del Ducato
Siamo all’inizio del Quattrocento. La rocca e i di Milano, dove le terre lombarde incontravano
territori attigui sono di proprietà dell’ambizio- quelle venete. La struttura deve gran parte della
so Cabrino Fondulo (a sinistra), capitano di sua fama alla sinistra figura di Bernabò Visconti
ventura originario di Soncino, che l’ha avu- (sotto): fu quel violento e sanguinario signore
ta in premio a seguito dei servigi prestati ai di Milano a trasformarla in fortezza, a partire
Cavalcabò, signori di Cremona. dal 1365, progettando l’ala occidentale come
Costruita per difendere il guado residenza privata e dotando il complesso di un
sull’Adda, in posizione strategica tra il sistema di gallerie sotterranee che scendevano
Cremonese e il Lodigiano, la rocca di fino alle acque dell’Adda, 35 m più in basso.
Maccastorna fu testimone involontaria La possente struttura venne arricchita da
di uno dei più spietati fatti di sangue un ponte fortificato a piani sovrapposti, largo
della lotta per il dominio di quella fetta più di 8 m, che scavalcava il fiume grazie a un
di territorio visconteo. Dopo la morte unica campata di 72 m. I resti, visibili ancora
di Gian Galeazzo Visconti, il condottie- oggi (nell’incisione in alto della pagina a fron-
ro che ha portato il Ducato di Milano alla te), sono quelli della rocca voluta da Bernabò,
sua massima espansione, l’area diventa zona che vi morì nel 1385, probabilmente avvele-
di contese. Nel 1406, rientrando da Milano, nato, dopo un periodo di detenzione seguito
dove ha firmato una tregua con il Ducato, Carlo alla congiura ordita dal nipote, Gian Galeazzo.
Cavalcabò fa tappa con la sua scorta di familiari e Bernabò fu attirato con l’inganno fuori dalla
dignitari proprio nella magione di Cabrino Fondulo. Pusterla di Sant’Ambrogio, a Mi-
Avido di potere e disposto a percorrere le vie più spicce per lano, e arrestato; quindi Gian
conquistarlo, il condottiero di Soncino pensa che Cremona valga un Galeazzo e i suoi s’impadro-
tradimento e un eccidio. La sera del 24 luglio, offre agli ospiti una lauta nirono dei punti chiave del-
cena, accompagnata da abbondanti libagioni, infine li fa accomodare la città. In seguito, fecero
nelle loro stanze dove, nottetempo, vengono aggrediti e uccisi dai sicari. trasferire lo zio nella lon-
Prima che faccia giorno, Fondulo, a capo di un piccolo esercito, cavalca tana Trezzo, dove nessu-
verso Cremona, dove porta a compimento la congiura, eliminando gli no avrebbe potuto farlo
ultimi superstiti dei Cavalcabò ed entrando trionfalmente in città. fuggire. Il 18 dicembre,
a Bernabò venne servi-
ta una zuppa di fagioli,
che lo portò alla morte
tra atroci sofferenze.

Spiriti vaganti
Leggenda vuole che nel
maniero circolino numero-
si fantasmi: forse di una fan-
ciulla che si buttò dalla torre
perché impossibilitata a coronare
il suo sogno d’amore; forse dello stes-
so Bernabò o delle pulzelle che sarebbero state
gettate nel pozzo dopo aver passato un’ultima
notte “d’amore” nel letto del crudele signore.

40 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
l’italia dei castelli

a suo figlio Francesco e ai nipoti, eredi del


fratello Bonaventura, detto Butirone, i quali
vennero, appunto, imprigionati nelle segrete
del tetro Castel d’Ario.
Ironia della sorte (o legge del contrappasso),
in quelle segrete, lo stesso Passerino, solo qual-
che anno prima, aveva condannato alla mede-
sima triste fine Francesco I Pico (condottiero
e antenato del famoso filosofo rinascimentale
Pico della Mirandola) e altri tre uomini, i cui
scheletri sarebbero stati rinvenuti durante i la-
vori ottocenteschi. Nella torre, in quegli anni,
finirono ai ceppi anche membri del casato do-
minante, accusati di cospirazione o tradimen-
to. Fu così per il condottiero Evangelista Gon-
zaga, coinvolto nel 1487 in una presunta con-
giura ai danni del marchese Francesco II. Non
nella torre ma nel castello finì anche Taddea
Forlani, moglie del Cardinalino (figlio naturale
del cardinale Francesco Gonzaga), da lui accu-
sata di adulterio e reclusa insieme alla figlia. ›

Castel d’Ario (Mn)


LA PRIGIONE DEI GONZAGA
L a Torre della Fame svetta ancora podero-
sa e sinistra, seppur monca, sulla struttura
di Castel d’Ario, baluardo di confine legato a
doppio filo al destino dei signori di Manto-
va. Prima i Bonacolsi, quindi i Gonzaga, la
usarono come prigione dove confinare, e tal-
volta far sparire, personaggi di rango caduti
in disgrazia. Queste oscure trame riemersero
dall’oblio nel 1851 durante uno scavo nella
torre principale, i cui lavori portarono alla
scoperta di ben sette scheletri, uno dei quali
ancora imprigionato dai ceppi.

La prigione della morte


Quattro di quei cadaveri vennero identifi-
cati: erano membri della famiglia Bonacolsi,
reclusi nella torre dopo essere stati spodestati
e lasciati morire di stenti. Era il 16 agosto 1328
quando Luigi Gonzaga e i figli Guido, Filippo
e Feltrino (parenti e, fino a quel giorno, sodali
dei Bonacolsi) irruppero in Mantova, incitan-
do il popolo alla rivolta: nella mischia morì
l’ultimo dei Bonacolsi, Rinaldo, detto Passe-
rino. Diversa e più atroce la sorte che toccò

civiltà medievale 41

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
misteri

Bardi (Pr)
LO SPIRITO INQUIETO DI MOROELLO
D all’alto di uno sperone di roccia ros-
sa, da più di mille anni il castello di
Bardi (sopra) vigila sul territorio posto alla
di un camminamento di ronda ancora oggi
interamente percorribile, le guardie poteva-
no avvistare con largo anticipo il nemico in
confluenza dei fiumi Ceno e Noveglia, avvicinamento. All’interno, la struttura vive-
nel Parmense. Nel Medioevo, sotto va la classica organizzazione di una fortezza
le sue mura passava l’importante militare, con la piazza d’armi, gli alloggi delle
“via degli Abati”, il cammino milizie, le prigioni e la sala destinata alle tor-
che portava da Bobbio a Pavia ture: tutte collegate da strette e tortuose scale.
(già capitale del Regno dei
Longobardi), e non lontano Tragico equivoco
scorreva il traffico dei pelle- Ma il castello è celebre soprattutto per le
grini lungo la via Francigena. presunte apparizioni del fantasma di Moroello,
Già nel IX secolo, all’epoca un cavaliere di umili origini che si tolse la vita
del regno di Berengario del al ritorno dalla guerra, dopo aver appreso la
Friuli (a sinistra), il vescovo notizia del suicidio dell’amata Soleste. La gio-
Everardo di Piacenza fece del vane, ignara dell’esito della battaglia, aveva vi-
castello un rifugio dalle incur- sto avvicinarsi un drappello di soldati recanti le
sioni ungare, ma fu con Uberti- insegne nemiche: credendo che Moroello fosse
no Landi che la rocca, a partire dal stato sconfitto e ucciso, si era gettata dal ma-
Trecento, raggiunse il suo splendore, stio in preda alla disperazione. L’infelice non
trasformandosi da imprendibile fortili- sapeva, purtroppo, che quelle insegne erano
zio in residenza principesca, impreziosita da state indossate dall’amato e dai suoi uomini in
una pinacoteca, un archivio di famiglia e una spregio al nemico vinto. Fu così che la storia
biblioteca. Dall’alto delle sue mura, dotate finì in tragedia, invece che in un abbraccio.

42 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
l’italia dei castelli

Cafaggiolo (Fi)
EROS E MORTE
P rima di diventare dimore della potentis-
sima dinastia dei Medici, molti castelli
toscani sono appartenuti ad altre famiglie di
rango, oppure alla Repubblica di Firenze. È
il caso del maniero di Cafaggiolo (nell’ovale),
nel Mugello, la cui forma attuale, massiccia
e lineare, è frutto del genio architettonico di
Michelozzo, che lo progettò per Cosimo il
Vecchio prima del 1450. Amato da Lorenzo il
Magnifico, che vi trascorse l’adolescenza e vi
ospitò spesso la sua corte di filosofi e letterati,
nel 1537 il castello passò a Cosimo I, che lo
ampliò, annettendovi una riserva di caccia. Il
granduca lo donò, insieme all’amato castello
di Trebbio di San Piero a Sieve (dove aveva
trascorso la giovinezza con il padre, Giovanni
dalle Bande Nere), al figlio minore Pietro. LA POETESSA TRUCIDATA
Proprio a Cafaggiolo si consumò l’assassinio
della giovane e leggiadra Leonora di Toledo,
detta Dianora, cugina e moglie di Pietro, che
I sabella Morra sognava la libertà, invece visse (sono parole sue) «in un
inferno solitario e strano», prigioniera nel castello di Valsinni (sotto),
in Basilicata. Nella rocca di famiglia, la giovane trovò la morte, assassinata
l’aveva sposata su suggerimento di Cosimo, il dai fratelli che intendevano salvaguardare l’onore del casato, dopo aver
quale pare se ne fosse poi invaghito. scoperto la relazione della sorella con un nobiluomo.
Nata nel 1520 dal barone Giovan Michele di Morra e avviata da lui agli
La bella Dianora studi, Isabella visse la giovinezza reclusa nel maniero avito. Crebbe an-
Per consolarsi delle scarse attenzioni del ma- gariata dalla prepotenza dei fratelli, mentre il padre, accusato di infedeltà
rito, dongiovanni impenitente e frequentatore dagli spagnoli, era riparato in Francia. Isabella trovò rifugio nella scrittura
di donne di malaffare, la bella Leonora si gettò di versi petrarcheschi, e “galeotta” fu la poesia, che la indusse a intesse-
tra le braccia del nobile Ber- re una fitta corrispondenza (non puramente letteraria) con il signorotto
nardino Antinori. Scoper- ispano-napoletano don Diego de Castro, anch’egli
ta la tresca grazie all’in- poeta e padrone di un feudo vicino a Favale.
tercettazione delle Benché sposato, de Castro corteggiava fan-
loro lettere, Pietro, ciulle di buona famiglia, e non è escluso
furibondo, deci- che abbia incontrato davvero Isabella.
se di sbarazzarsi Sorpresa la sorella con una lettera in
della scomoda mano, i tre fratelli la uccisero a pugna-
moglie, ma lon- late nel 1545; stessa fine fece il precet-
tano da occhi in- tore della giovane, accusato di favorire
discreti. Spedita- la tresca. Fuggiti in Francia, ma ancora
la a Cafaggiolo, la assetati di vendetta, gli assassini fecero ri-
aggredì e la stran- torno in Basilicata l’anno dopo, sorpresero
golò con le sue stes- don Diego in un bosco e lo ammazzarono a
se mani, e l’ausilio di colpi di archibugio. I fratelli non pagarono mai
un telo “asciugatoio”. per il triplice omicidio, il cui movente era anche poli-
Trascorse poco tempo tico: Isabella, infatti, aveva tradito l’onore, ma anche la fede filofrancese
prima che anche il suo amante, del casato, entrando in contatto con uno spagnolo partigiano di Carlo V.
Bernardino Antinori, fosse trascinato con un
pretesto in prigione, dove poi trovò la morte. ›

civiltà medievale 43

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
misteri

Fumone (Fr) I FANTASMI DI MUSSOMELI

CELLA PAPALE A ssiso su una rupe da cui domina tutto il territorio sottostante, il
castello di Mussomeli (sotto), in provincia di Caltanissetta, è simile
a un imprendibile nido d’aquila mimetizzato nella roccia calcarea. Un

P osto a 800 m d’altezza lungo l’antica via


Latina, che collegava Roma a Napoli, il ca-
stello di Fumone domina la valle del Sacco ed
unicum tra le roccaforti di Sicilia, tale da esercitare un forte fascino
anche fuori dall’isola; non solo per la posizione solitaria e impervia,
ma anche, o soprattutto, per i drammi che la leggenda vuole essersi
è definito la “Terrazza di Ciociaria”. L’edificio svolti tra le sue mura. A cominciare dalla storia di tre donne: Clotilde,
attuale risale al Medioevo e fu modificato tra Margherita e Costanza, splendide fanciulle che il fratello, partendo per
Sei e Settecento, quando venne ampliato dal- la guerra, volle preservare dalle ingiurie e dalle lusinghe del mondo
la famiglia Longhi, che tuttora ne murandole vive tra i bastioni della rocca. Si attardò troppo in battaglia,
detiene la proprietà. Il castel- però, e quando tornò alla sua magione le scorte alimentari lasciate alle
lo ospitò papa Celestino V povere prigioniere si erano da tempo esaurite: le ritrovò morte, con le
(nell’ovale), al secolo Piero scarpe tra i denti, in un disperato e inutile ultimo pasto.
del Morrone, il pontefi- Sempre nel castello, passato di mano in mano lungo la sua tormentata
ce che abdicò al soglio storia, trovò rifugio il nobile Cesare Lanza, in fuga dopo aver ucciso la
di Pietro per tornare figlia, la Baronessa di Carini, scoperta in flagrante adulterio con l’aman-
alla vita monastica. te. Lo spettro della ragazza lo avrebbe inseguito anche a Mussomeli, per
Fu imprigionato a Fu- metterlo ogni giorno di fronte alla sua colpa. L’elegante signora, finemente
mone dal suo succes- vestita, continuerebbe anche oggi ad abitare il castello, condividendolo
sore, Bonifacio VIII, con un’altra anima in pena, quella di don Guiscardo de la Portes. Il
membro della potente fantasma sarebbe comparso, negli anni Settanta, al custode della strut-
famiglia dei Caeta- tura e a un gruppo di turisti. L’ufficiale, al servizio nel tardo Trecento di
ni, all’epoca padrona re Martino I di Sicilia, rimase vittima di un agguato perpetrato da un
del maniero. L’anzia- rivale in amore: sarebbe morto imprecando contro Dio, che lo avrebbe
no Celestino (nel 1294, condannato a vagare mille anni sulla Terra prima di trovare pace.
aveva quasi novant’anni)
fu “ospitato” per quasi
un anno in un’angusta cel-
la, oggi visitabile. Si narra che
poco prima di morire abbia visto
apparire sulla soglia una grande croce splen-
dente. Di questa visione non esistono riscon-
tri storici, ma l’illustre presenza del pontefice
sarebbe attestata dai resti mummificati di una
parte del suo cuore, conservati nel castello in
una teca insieme ad altre reliquie.

Spiriti vaganti
Impressionante è un’altra mummia del ca-
stello, quella del marchesino Francesco Caeta-
ni Longhi, morto a cinque anni nel 1851. Ar-
tefici della sua fine furono, si dice, le sorelle,
che lo avvelenarono lentamente (o gli fecero
ingoiare vetro macinato) per non essere estro-
messe dalla linea ereditaria. Quando il picco-
lo spirò, la madre Emilia impazzì di dolore e
volle farne imbalsamare il corpo, continuan-
do ad accudirlo e a parlargli come se fosse
vivo. La mummia, circondata dai suoi gio-
cattoli, è oggi conservata in una teca di vetro.

44 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
l’italia dei castelli

Carini (Pa)
UN CELEBERRIMO DELITTO D’ONORE
L a leggenda racconta che ogni anno,
nell’anniversario di un delitto perpetrato
il 4 dicembre 1563, l’impronta di una mano
giunse il castello. Vi trovò il genero fuori di
sé per aver colto moglie e amante in flagrante
adulterio. Le carte del processo raccontano
femminile insanguinata riappaia sul muro che fu proprio il padre di Laura a mostrarsi
della stanza dove si consumò l’assassinio. Ap- il più risoluto nell’impugnare la lama che
parterrebbe alla povera Baronessa di Carini, freddò gli amanti e ripristinò l’onore
uccisa insieme al suo amante proprio nella familiare. Il lignaggio dei due casa-
stanza dove si rinnoverebbe l’apparizione so- ti consentì a suocero e genero di
vrannaturale. Tutto ciò nella cornice favolosa venire prosciolti da ogni accusa,
di un maniero arabo-normanno (sopra) a tren- e sui resoconti ufficiali cadde la
ta chilometri circa da Palermo, appollaiato su sordina della censura.
un colle roccioso a guardia del feudo che, ai
tempi, apparteneva ai La Grua-Talamanca. La Storie di strada
nobildonna Laura Lanza di Trabia (nel tondo, Il fattaccio, però, trapelò e ri-
il suo presunto sarcofago) era andata sposa, mase impresso nella memoria po-
giovanissima, a un discendente del casato pro- polare: la sorte dei poveri amanti
prietario del castello, don Vincenzo. Poi, però, divenne così uno dei topos narrativi
aveva finito per cedere alle lusinghe di un cugi- preferiti dai cantastorie ambulanti, ali-
no del marito, il bel Ludovico Vernagallo. mentando la memoria collettiva attraver-
La tresca era proseguita per anni, nonostan- so i secoli. Un racconto a tinte fosche, che
te fosse divenuta di dominio pubblico. Fino nel 1975 divenne noto a tutti gli italiani grazie
a quel fatidico 4 dicembre, quando Cesare allo sceneggiato L’amaro caso della baronessa
Lanza, padre di Laura (divenuta, a seguito del di Carini, prodotto dalla Rai e interpretato da
matrimonio, Baronessa di Carini), non rag- Ugo Pagliai, Janet Agren e Paolo Stoppa. 

civiltà medievale 45

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
letteratura

IL POETA
SCAPESTRATO
Anarchico ante litteram, polemico, giocatore d’azzardo e crapulone, Cecco Angiolieri
fu un personaggio simbolo della Toscana del Duecento. Poeta di razza e grande scialacquatore,
trasformò l’odio per il padre taccagno in fonte d’ispirazione per sonetti indimenticabili

di Stefano Bandera

46 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
cecco angiolieri

«T
re cose solamente mi so ’n gra- ghieri. Amante della bel-
do… ciò è la donna, la taverna la vita e della prodiga-
e ’l dado», vale a dire: “Solo lità, l’Angiolieri ri-
tre cose mi sono gradite: le donne, il vino e ceveva dal padre
il gioco d’azzardo”. Sono due versi di una un appannaggio
poesia del Trecento composta da Cecco mensile che non
Angiolieri, nato a Siena nel 1260, contem- bastava mai ad
poraneo e amico di Dante, che nacque cin- appagare i suoi
que anni più tardi. Due versi che ben chia- capricci. Tra be-
riscono il carattere di Cecco (diminutivo di vute, partite a
Francesco) e la sua poetica, radicalmente dadi e spese per
diversa da quella dell’Alighieri e degli altri soddisfare la sua
poeti dello Stil Novo. Costoro erano tutti Becchina (diminuti-
dediti a glorificare l’aspetto più spirituale e vo di Domenica), figlia
angelicato della donna, vista come una cre- di un conciatore di pelli e
atura da adorare per poter raggiungere, at- sempre poco disposta a concedere
traverso il vero amore, una visione più alta le sue grazie all’amante (salvo fingere di mori-
e sublime della realtà. Cecco, al contrario, re per lui quando aveva bisogno di soldi), Cec-
ama la concretezza e spesso nelle sue poesie co si trovava quasi sempre nella condizione
si diverte a stravolgere gli stereotipi dello di dover richiedere prestiti. Tanto è vero che
stilnovismo, restituendo le donne e l’amore nel sonetto LXXIII si descrive così: «I’ son si
alla loro dimensione più reale, fatta di car- magro, che quasi traluco, / de la persona no,
nalità, litigi, bugie e quotidiane bassezze. ma de l’avere; / ed abbo tanto più a dar, che
avere» (“Sono quasi trasparente, ma non per
Una famiglia danarosa magrezza, bensì per mancanza di mezzi, tanto
Cecco era figlio di Angioliero Angiolieri che ho più soldi da dare che da ricevere”).
(registrato anche come Angelieri o Angiu- Questa sua costante mancanza di denaro,
lieri), ricco banchiere e maggiorente del confrontata alla ricchezza del padre (che si
Comune, di cui fu per due volte priore; la dava arie da buon credente, essendo frate
madre, monna Lisa, faceva parte della casata della Beata Gloriosa Vergine Maria, ma che,
aristocratica dei Salimbeni, che nella Siena secondo le parole del poeta, «non credette
del Duecento si era arricchita commercian- mai di sopra al tetto», cioè non ebbe mai al-
do grano e spezie. Il nonno paterno, a sua cuna fede in Dio), portò Cecco a nutrire un
volta, era stato un uomo d’affari, banchie- odio profondo nei confronti del genitore,
re di papa Gregorio IX (1170-1241) e ben ma anche della madre, che non aveva di lui
noto per un’altra particolarità: il sopranno- un’opinione migliore, visto che nel sonetto
me. Veniva chiamato “Solafica”, appellativo LXXXV gli augura di essere “fenduto”, cioè
Nel tondo, un chiaramente osceno, che lo storico ottocen- troncato in due con un taglio netto. Tutti
ritratto immaginario tesco della letteratura Alessandro D’Ancona questi, è vero, potrebbero anche essere solo
dell’Angiolieri, di definì “nome proibito”. Il nomignolo lascia semplici e giocosi motivi letterari, ma le po-
cui non possediamo intuire gli incontenibili appetiti sessuali del che notizie sulla vita del poeta paiono confer-
raffigurazioni. Nella nonno di Cecco, peraltro non differenti da mare in pieno la sua totale assenza di senso di
pagina a fronte, la Siena quelli si suo padre, dal momento che lo stes- responsabilità, associata a un carattere anar-
medievale, città natale so poeta, nel sonetto XXVIII, scrive di lui: chico e insofferente all’autorità e alle regole.
di Cecco, nell’affresco «Vive fresco e razza com’un toro / e ha degli Nel 1281, a 21 anni, partecipò con gli altri
di Ambrogio Lorenzetti anni ottanta». Entrambi, padre e nonno, si senesi guelfi (cioè fedeli al papato) all’as-
Allegoria degli effetti del davano, dunque, al buon tempo, ma senza sedio dei concittadini ghibellini (partigiani
Buon Governo in città. mai dimenticare gli affari, che restavano il dell’imperatore) che si erano rifugiati in un
Dipinto fra il 1338 e il loro interesse principale. castello non lontano da Grosseto: ma la sua
1339, si trova nella Sala Cecco, al contrario, era un bighellone, un disciplina militare era tale che fu più volte
dei Nove del Palazzo “begolardo”, come si definisce egli stesso in multato per essersi allontanato dall’accam-
Pubblico di Siena. un beffardo sonetto indirizzato a Dante Ali- pamento senza autorizzazione. In seguito, ›

civiltà medievale 47

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
letteratura

recarsi a Roma, probabilmente perché ban-


dito dalla città per ragioni politiche. Fu in
quel periodo che suo padre morì e il po-
eta poté finalmente ereditarne i beni, che
cominciò a dissipare senza alcuna misura.
L’evento è celebrato nel sonetto XCVI, in
cui Cecco scrive: «Non si disperin quelli de
lo ’nferno / po’ che n’è uscito un che v’era
chiavato / il quale Cecco ch’è così chiama-
to / che vi credea di stare ’n sempriterno. /
Ma in tal guisa è rivolto ’l quaderno / che
sempre vivarò glorificato, / po’ che messer
Angiolier è scoiato, / che m’afrigiea di sta-
te e di verno» (“Io, che credevo di essere
stato condannato all’inferno perpetuo, ne
LA FINE DEL MONDO IN VERSI sono uscito e mi sento in gloria da quan-
do il quaderno ha voltato pagina e messer
Angioliero, che mi opprimeva con la sua
S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
tirchieria, ha finalmente tirato le cuoia”).
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo; Nella penna del Boccaccio
Nel 1302, Cecco doveva aver già dato
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ampio fondo all’eredità se, come risulta da
ché tutti cristïani embrigarei;
un atto pubblico, vendette una vigna per
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
sole 700 lire fiorentine. Si recò di nuovo a
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
Roma, dove si mise sotto la protezione del
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
cardinale Riccardo Petroni (1250-1314),
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
anch’egli senese. Intanto, si era sposato e
similemente faria da mi’ madre,
aveva avuto sei figli: Tessa, Meo, Deo, An-
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
gioliero, Arbolina e Simone.
torrei le donne giovani e leggiadre:
Quando Cecco morì, probabilmente nel
le vecchie e laide lasserei altrui.
1312 o 1313, i suddetti «filii olim Cecchi
domini Angelerii» (“figli del defunto mes-
ser Cecco Angiolieri”) rinunciarono all’e-
In alto, illustrazione fu sanzionato per aver violato il coprifuoco redità perché oberata di debiti. Furono,
della novella di della città di Siena (cioè l’obbligo di rien- comunque, costretti a pagare al Comune di
Boccaccio che ha trare a casa entro una certa ora della notte) Siena alcune tasse evase in vita dal padre.
Cecco Angiolieri per e per aver resistito alla forza pubblica. Fu Finiva l’avventura terrena di Cecco, ma il
protagonista: derubato inoltre coinvolto nel ferimento di un certo suo nome e la sua figura di gaudente dissipa-
da un amico, che si Dino di Bernardo, ma solo il calzolaio Bic- tore dovevano già essere proverbiali, se Gio-
finge vittima del furto, cio di Ranuccio, suo presunto complice, vanni Boccaccio, alla metà del Trecento, lo
il poeta viene picchiato venne condannato, mentre Cecco fu salva- fece protagonista (assieme a Cecco Piccolo-
dai contadini perché to dalla notorietà della famiglia. mini, anch’egli vessato da un padre vecchio
“restituisca” il maltolto. Nel 1289 prese parte, assieme ai Fioren- e tirchio) di una novella del suo Decameron:
Sopra, S’i’ fosse foco, il tini, alla battaglia di Campaldino contro il poeta viene beffato dall’amico, che gli sot-
più celebre sonetto di Arezzo, e probabilmente fu in quell’occa- trae, mediante un sotterfugio, denari, caval-
Cecco, musicato, fra gli sione che fece la conoscenza dell’Alighieri, lo e vestiti. Ma, come conclude Boccaccio,
altri, da Fabrizio il quale aveva già iniziato a comporre i versi la malizia del Piccolomini non fu «a luogo e
De André nel 1968. che in seguito sarebbero confluiti nella Vita tempo lasciata impunita». Perché così dove-
nova, l’operetta in prosa e poesia in cui vano andare le cose fra quei crapuloni, in un
Dante celebra l’amore per Beatrice. susseguirsi di burle e controburle, degne del
Attorno al 1296, Cecco lasciò Siena per più caustico spiritaccio toscano. 

48 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
CALENDARI STORICI 2020
Scopri tutte le offerte dei nostri calendari su PRENOTALI
www.calendariagenda.it e approfitta dell’offerta 3x2! SUBITO!
Scegli i tuoi calendari preferiti
calendario 2020 Ordinali subito su www.sprea.it oppure utilizzando questo coupon
Q.TÀ PREZZO SUBTOTALE

CALENDARIO CHE F.TO 30x40 cm € 9,90


CALENDARIO BENITO MUSSOLINI F.TO 30x40 cm € 9,90

mussolini
Cammina SPESE DI SPEDIZIONE DA AGGIUNGERE AL TOTALE € 7,00
costruire re,e, Totale Ordine
se necessar
combatterio,
e vincere! e Se approfitti dell’offerta 3x2
alla riga q.tà metti “0” al calendario meno costoso
SE VUOI ORDINARE VIA POSTA O VIA FAX, COMPILA QUESTO COUPON
Ritaglia o fotocopia il coupon, invialo in busta chiusa a: Sprea S.p.A. Via Torino, 51 20063 Cernusco s/n (MI),
insieme a una copia della ricevuta di versamento. Oppure via fax al numero 02.56561221
Guerre e Guerrieri CompieGa/mussolini n°4/2018 - annuale

non vendibile separatamente da: bbC HistorY-ConosCere la storia-


medioevo misterioso-Guerre e Guerrieri- attualmente in ediCola

Per ulteriori informazioni puoi scrivere a store@sprea.it o telefonare al 02.87168197.


9,90 €* - p.i. 19 - 10 - 2018 - Febbraio 2019

www.sprea.it/calendariomussolini
*preZZo rivista esClusa

NOME
COGNOME
VIA
N° C.A.P. PROV.
CITTÀ
Velocità Giornalismo Oratoria Aerei Natura Sport
TEL.
E-MAIL
scrivi qui il tuo indirizzo mail ti avvertiremo dell’avvenuta spedizione

Voglio regalare questo calendario a:


NOME
COGNOME
VIA
N° C.A.P. PROV.
CITTÀ

SCELGO IL SEGUENTE METODO DI PAGAMENTO E ALLEGO:


Indica con una ✔ la forma di pagamento desiderata

∆ Ricevuta di versamento su CCP 99075871


o bonifico bancario sul conto IBAN IT 05 F 07601 01600 000099075871

Che
intestato a Sprea S.p.A. arretrati Via Torino 51 - 20063 Cernusco Sul Naviglio MI
calendario 2020 - Ricorda di segnalare nella CAUSALE il nome del soggetto scelto -
∆ Carta di Credito
N.
(Per favore riportare il numero della Carta indicandone tutte le cifre)
(Codice di tre cifre che appare
Il vero rivoluzionario Scad. CVV sul retro della carta di credito)

e guidato da grandi
GUeVARA
Nome e Cognome del Titolare
'

sentimenti d’amore
non vendiBiLe separatamente da: history – ConosCere La storia – medioevo - Guerre e Guerrieri

Data Firma del titolare


Guerre e Guerrieri CompieGa/Che Guevara n. 5/2019 - annuaLe

€ 9,90 * - p.i. 18-10-2019 - FeBBraio 2020

attuaLmente in ediCoLa *preZZo rivista esCLusa

www.sprea.it/calendarioguevara
Informativa e Consenso in materia di trattamento dei dati personali - (Codice Privacy d.lgs. 196/03) Sprea S.p.A. con sede legale in
Cernusco s/N, via Torino 51, è il Titolare del trattamento dei dati personali che vengono raccolti, trattati e conservati ex d.lgs. 196/03.
Lo stratega Il sognatore L’ideologo Il politico Il rivoluzionario I ritratti d’autore Gli stessi potranno essere comunicati e/o trattati da Società esterne Incaricate. Ai sensi degli artt. 7 e ss. si potrà richiedere la modifica,
la correzione e/o la cancellazione dei dati, ovvero l’esercizio di tutti i diritti previsti per Legge. La sottoscrizione del presente modulo
deve intendersi quale presa visione, nel colophon della rivista, dell’Informativa completa ex art. 13 d.lgs. 196/03, nonché consenso
espresso al trattamento ex art. 23 d.lgs. 196/03 in favore dell’Azienda.

365 GIORNI ASSIEME A UOMINI E FATTI CHE HANNO


MARCATO PARTE DELLA STORIA RECENTE
Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today

50 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
carri e carrozze

CARRI E CARROZZE
RIUNIRONO L’EUROPA
Penalizzato dalle strade dissestate e dalla contrazione dei commerci,
per molti secoli il trasporto su ruote ebbe vita difficile. Ma i popoli del Nord
lo rivitalizzarono, grazie ad alcune innovazioni fondamentali
di Riccardo Larcheri

L
e efficienti e ramificate vie conso- variamente accidentati. I pochi privilegiati
lari, battute ai tempi di Roma da che potevano permettersi una cavalcatura
una straordinaria moltitudine di erano gli uomini d’armi e quelli di Chiesa,
carri a due o quattro ruote, dopo la caduta i primi su cavalli robusti, selezionati per
dell’Impero divennero sempre più impra- combattere, i secondi a dorso di mulo.
ticabili. Abbandonato a se stesso e all’in-
curia del tempo, orfano della meticolosa Le fuoriserie medievali
manutenzione pubblica, riconquistato dal- Nei regni romano-barbarici i pochi carri
la natura e depredato dai ladri di pietre, il sopravvissuti alla crisi persero l’estetica ac-
prodigioso sistema viario dell’Urbe decad- cattivante che aveva contraddistinto i mo-
de parallelamente al traffico di uomini e delli classici e divennero semplici ma solide
merci, entrambi vittime della crisi politica vetture da lavoro, impiegate in agricoltura
e di quella economica da essa provocata. e nel commercio. Tuttavia, furono proprio
I carri a quattro ruote scomparvero qua- i cosiddetti “barbari” a salvare dall’oblio le
si del tutto: sulle strade non più lastricate, vetture da traino. I re merovingi, per esem-
nemmeno la forza dei buoi era in grado pio, non rinunciarono a spostarsi sui carri:
di sottrarli al fango e alle buche. Gli uo- si limitarono a sostituire i nobili ma bizzo-
A destra, la mini dell’alto Medioevo, tuttavia, a diffe- si cavalli con i più miti ma possenti buoi,
ricostruzione di un renza di quanto senza dubbio
carro medievale a due erroneamente si meno belli
assi (quattro ruote), di crede, non smi- a vedersi (e
cui quello anteriore sero di viaggiare, certamente
sterzante. Poteva essere ma continua- meno ele-
trainato da due o più rono a farlo ganti) ma
animali (buoi o cavalli) soprattutto a pie- capaci di
e adibito al trasporto sia di, seguendo quel sopportare
di uomini che di merci. che restava ruote mas-
Nella pagina a fronte, il delle anti- sicce e pesan-
carro di un dignitario: che strade ti, e terreni
è coperto, decorato oppure, più spes- più difficili.
da fregi e trainato so, camminando Mentre
da cavalli bianchi, faticosa- nell’Eu-
segno della nobiltà mente ropa medi-
del proprietario. su percorsi terranea il ›

civiltà medievale 51

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
trasporti

LA RIVOLUZIONE DEL FERRO

S conosciuto nel mondo classico (anche se alcuni ritrovamenti, come


quello in una villa romana della fine del III secolo a Neupotz, in
Renania, pongono dubbi in merito), il ferro di cavallo risolse il pro-
blema del consumo dello zoccolo. Aiutò inoltre a prevenire pato-
logie che insorgevano quando gli animali erano costretti a re-
stare per lunghi periodi nelle stalle, con le estremità indebolite
dal continuo contatto con l’ammoniaca contenuta nell’urina.
Il collare da spalla, invece, sostituì quello rigido, che pre-
meva troppo sulla trachea dei cavalli usati per il trasporto
e diminuiva le loro prestazioni, al punto da costringere
spesso a sostituirli con gli asini.
Il ritorno al cavallo, capace di sopportare lo stesso cari-
co di lavoro dell’asino ma nella metà del tempo, diede
una spinta decisiva all’economia, a cominciare dall’a-
ratura dei campi: il loro impiego favorì raccolti più
ricchi e il conseguente accumulo di quelle eccedenze
che, dall’XI secolo, consentirono la progressiva usci-
ta dall’agricoltura di sussistenza e la ripresa dei mercati.

traffico su due o quattro ruote languiva, Dopo secoli di relativo “torpore”, carri,
sostituito da quello lungo le relativamente carrozze e carretti ripresero a battere la
più sicure vie d’acqua (mari, laghi e fiu- strada, con forme e fogge diverse a seconda
mi), nelle foreste del Nord e nelle steppe dello status del proprietario. Quando non
orientali, tra l’VIII e il IX secolo furono si spostava a piedi, il popolino viaggiava su
introdotte due novità rivoluzionarie: la semplici “cassoni” di derivazione agricola,
ferratura dei cavalli e il collare da spalla a un solo asse (quindi a due ruote), trainati
per gli animali da tiro. Soluzioni in grado da buoi e ricoperti da una rustica tettoia di
di rivitalizzare non solo il trasporto su ruo- pelle o di stoffa, molto semplice, fissata al
ta, ma anche i commerci dell’e- carro da centine di legno incurva-
poca, garantendo al surplus te a semicerchio.
di produzione agricola (che I signori, invece, si ac-
nel frattempo si stava cre- comodavano su più con-
ando, grazie a una mag- fortevoli vetture a due
giore stabilità politica) assi (e quattro ruote),
di raggiungere anche talvolta con l’avantreno
mercati lontani dai luo- girevole (per poter cur-
ghi di produzione. vare più agevolmente),
A partire dall’anno Mil- trainate da due o quat-
le, la ripresa dei traffici tro cavalli e con gli in-
commerciali, il rinnovato fer- terni impreziositi da stoffe
vore religioso e la conseguente pregiate, cuscini e tappezze- Nel tondo, Clodoveo I,
esplosione del fenomeno dei pelle- rie ricamate in oro. Alla fine del re dei Franchi dal 481
grinaggi rimisero in marcia anche i carri, in- Duecento fece scalpore l’entrata trionfale al 511. Fu uno dei pochi
dispensabili al trasporto “celere” di una gran a Napoli di Carlo I d’Angiò, al cui seguito sovrani altomedievali
quantità di persone, che per età o per ma- veniva la consorte, Beatrice di Provenza, a non rinunciare
lattie non sempre erano in condizioni fisiche assisa su un carro tappezzato di velluto blu all’uso del carro per
adatte ad affrontare un lungo viaggio a piedi. cielo e decorato, all’interno, di gigli rica- i suoi spostamenti.

52 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
carri e carrozze

A destra, una carrozza mati a filo d’oro. sbalzi e scossoni,


medievale coperta, Nel 1300, a Mi- per via del fondo
disegnata dal pittore lano, fu costru- stradale sconnesso.
fiammingo Jean Le ita una carrozza Soltanto a par-
Tavernier attorno al chiusa per le noz- tire dal Quattro-
1455. Sotto, un tipico ze di Galeazzo I cento arrivarono i
carro medievale, di Visconti e Bea- primi cocchi, mes-
derivazione agricola, a trice d’Este. Da si a punto in Un-
un solo asse e trainato allora l’uso della gheria dai mastri
da una coppia di asini. carrozza divenne artigiani della cit-
comune fra i nobi- tà di Kocs, dal cui
li. Bona di Savoia, nome (o meglio,
moglie di Galeaz- dall’ungherese
zo Maria Sforza kocsi, che signifi-
(1444-1476), aveva ca “della città di
a sua disposizione Kocs”) derivano
ben dodici car- la parola italia-
rozze con coperte na “cocchio”, il
ricamate, materassi e piumini riccamente termine inglese “coach”, il tedesco “kut-
decorati, così com’erano preziosamente sche” e lo spagnolo “coche”.
ricamati e decorati i finimenti che ornava- Si trattava di veicoli costituiti da un sem-
no i cinquanta cavalli adibiti al servizio di plice cassone scoperto, ma dotati di una
traino delle carrozze stesse. notevole particolarità: il cassone stesso era
Per quanto sfarzose e costosissime, però, sospeso su archi metallici (le cosiddette
queste vetture restavano pur sempre delle balestre), fissati ai perni delle ruote. Era
semplici “carrette”, con la il primo abbozzo delle future sospensioni
cassa appoggiata direttamen- (vero toccasana per le più o meno nobili
te sugli assi delle ruote, il che terga dei passeggeri), che si sarebbero svi-
rendeva il trasporto disage- luppate in seguito, fino a dare vita ai lus-
vole e soggetto a continui suosi cocchi del Seicento. 

civiltà medievale 53

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
riti misteriosi

54 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
sepolture anomale

UCCIDERE
I MORTI
La paura dei trapassati risale alla notte dei tempi. Nel Medioevo, i suicidi, coloro
che morivano in circostanze sospette o erano affetti da strane malattie a volte
venivano sepolti con rituali macabri. Per evitare che tornassero a “tormentare” i vivi
di Elena Percivaldi

L’
archeologia ci ha restituito una Gli antropologi hanno documentato, in
casistica assai numerosa di defunti tutte le culture e le epoche, l’esistenza di
che, all’atto della deposizione nel radicate credenze secondo cui i defunti, in
sepolcro, erano stati le- situazioni particolari,
gati con corde, stoffe o potevano rappresen-
cinghie di cuoio. Nono- tare, anche dopo la
stante i lacci non si si- loro inumazione, un
ano conservati, essendo pericolo per la società,
stati realizzati con ma- tornando a tormentare
teriali deperibili, han- i vivi. Testimonianza
no comunque lasciato di queste convinzioni
tracce permanenti sul- si ritrovano sia nella
lo scheletro e ne hanno pratica funeraria che
determinato la posizio- nel folclore. Esempio
ne nella tomba, che ri- tipico è la credenza nel
sulta piegata o contrat- vampirismo, divenuto
ta in modo innaturale. popolare nell’Inghil-
In altri casi i cadaveri terra vittoriana e de-
erano stati sottopo- stinato al successo pla-
sti a mutilazione post netario dopo la pub-
mortem (amputazione blicazione, nel 1897,
A destra, un revenant degli arti, decapita- del romanzo epistolare
(“redivivo”, un morto zione), oppure giace- Dracula. La trama del
che ritorna dall’aldilà vano appesantiti da libro di Bram Stoker
in forma corporea) in pietre o accompagnati (1847-1912) echeggia
una stampa del XVI da oggetti come chiodi, remoti fatti storici (l’epo-
secolo. Nella pagina spine, paletti acuminati e amuleti, dall’evi- pea del principe quattrocentesco Vlad III
a fronte, un funerale dente valore apotropaico. Ma quali erano di Valacchia, detto l’Impalatore, baluardo
quattrocentesco. le ragioni di pratiche tanto macabre? contro l’espansione dei Turchi nei Balca- ›

civiltà medievale 55

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
riti misteriosi

LE “STREGHE BAMBINE” colpo apoplettico), sia per incidente od


omicidio (nel caso delle donne, anche du-

A d Albenga, nei pressi di Savona, il complesso archeologico di San


Calocero, antica area sacra di epoca romana successivamente di-
venuta monastero e abbandonata definitivamente nel 1593, ha resituito
rante il parto). Altri indiziati di una possi-
bile trasformazione in “ritornanti” erano i
suicidi e i delinquenti che avevano subìto
due sepolture anomale risalenti alla fine del Quattrocento. Il primo dei la pena capitale: entrambi, infatti, aveva-
due scheletri rinvenuti, appartenente a una ragazzina di circa 13 anni, no violato la legge sia umana che divina,
si presentava sepolto a faccia in giù; il secondo, quello di una fanciulla e su chi si era tolto la vita pendeva anche
di età compresa tra i 15 e i 17 anni, era addirittura stato bruciato e poi l’aggravante di aver interrotto delibera-
ricoperto con un metro cubo di lastre di pietra. tamente il corso della propria esistenza,
Entrambe le ragazze, secondo le analisi eseguite, erano anemiche e compiendo un peccato mortale.
affette da metopismo (la permanenza della sutura frontale del cranio, che C’era poi chi era deceduto in stato di
di solito si salda intorno ai 6 anni). La prima era anche malata di scorbuto, scomunica, come gli eretici e le presunte
patologia legata alla carenza di vitamina C, che si manifesta con frequenti streghe, i cui corpi non potevano essere
emorragie, soprattutto gengivali, e petecchie agli arti: segni interpretati, seppelliti in terra consacrata, ma veniva-
all’epoca, come prove di vampirismo o possessione diabolica. L’ipotesi è no deposti in un luogo appartato dal re-
che furono considerate, per le loro peculiarità, streghe bambine. sto della comunità, in “terra maledetta”.
Il sospetto vigeva anche nei confronti di
chi apparteneva a fedi religiose diverse da
quella cristiana oppure si presentava con
qualche caratteristica fisica particolare,
rara e considerata “anomala”: chi aveva i
capelli rossi, per esempio, era ritenuto vi-
cino al demonio, mentre chi aveva difetti e
malformazioni evidenti appariva agli occhi
degli altri come un “diverso”. Il terrore
che tutti costoro, una volta defunti, po-
tessero tornare dalla tomba era presente e
vivo, e rendeva necessario procedere a una
serie di azioni mirate a evitarlo.
Che cosa si poteva fare per scongiurare il
rischio di questi inopportuni, spaventevoli
e poco auspicabili ritorni? La necropoli di
Casalecchio di Reno, a 6 km da Bologna,
utilizzata in varie epoche e da popolazio-
ni diverse come area cimiteriale, ci regala
Sopra, lo scheletro ni e nel resto d’Europa), incrociati a una alcune risposte. Nella porzione di necro-
di una delle “streghe serie di leggende popolari romene, che poli che si può far risalire alla tribù celtica
bambine” di Albenga. Stoker aveva fatto sue grazie a un’appro- dei Boi (siamo verso la metà del IV secolo
Nella pagina a fronte: fondita ricerca storica e folcloristica. a.C.), ben 37 delle 97 sepolture presenta-
sopra, in una stampa no scheletri caratterizzati da nette tracce
cinquecentesca, il Chi torna dalle tenebre bruno-nerastre in determinati punti delle
defunto è inumato con Le radici del terrore per i revenants, cioè ossa. Secondo gli archeologi, questi segni
il sudario legato da una per “coloro che ritornano”, sono comples- non sono che i resti di legature realizzate
corda, per impedirgli se e affondano nell’antichità più remota. con fasce di cuoio della larghezza di diversi
qualsiasi movimento. A destare preoccupazione erano gli indivi- centimetri, poste attorno ai corpi dei de-
Nell’ovale, il diavolo dui per i quali l’inevitabile passaggio dalla funti per assicurarsi che questi individui
cerca di accaparrarsi vita alla morte non si era svolto in maniera non potessero più camminare.
le anime di bambini serena e naturale. I primi a preoccupare Gli scavi relativi alla parte di necropoli di
morti da poco. erano i cosiddetti casi di “malamorte”, epoca romana (databile tra il II e il IV se-
ovvero quando il decesso avveniva all’im- colo d.C.), invece, hanno rivelato che nelle
provviso sia per malattia (per esempio un sepolture a inumazione (il 76% su un totale

56 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
sepolture anomale

Morti senza
battesimo
I bambini morti senza
battesimo erano sospet-
tati di incarnarsi in spiriti
o folletti maligni, che po-
tevano aggredire altri ne-
onati oppure manifestarsi
ai vivi per tormentarli.
Per evitarlo si cercava di
“rianimarli”, portandoli
in appositi santuari (det-
ti à répit o “della doppia
morte”, diffusi soprattutto
lungo l’arco alpino) per
battezzarli, oppure si in-
fieriva sul corpicino con
mutilazioni (decapitazio-
ne, taglio dei piedi, ecc.) o
altre forme di esorcismo.
Un esempio è dato dai
resti di un neonato se-
polto con alcuni rospi
decapitati, deposti con
lui a scopo apotropaico;
le spoglie appartengono
alla necropoli di Bag-
giovara, presso Modena,
databile tra il VI e il VII
secolo d.C. Queste pra-
tiche non erano benviste
dalla Chiesa: il Penitenzia-
le (1008-1012) di Burcar- di 238) erano assenti le calzature, presenti va subìto il taglio non solo della testa ma
do di Worms condanna invece nelle tombe a cremazione: anche in anche di entrambi i piedi. In quest’ultimo
apertamente la pratica di questo caso si voleva evitare che i morti tor- caso, le parti mutilate erano state “rime-
impalare i cadaveri dei nassero a camminare, problema che ovvia- scolate” in maniera alquanto singolare:
bambini, infliggendo ben mente non si poneva nel caso dei defunti la il piede sinistro collocato sopra la spalla
due anni di penitenza a cui salma era stata ridotta in cenere. destra, il destro vicino al femore, il cranio
pane e acqua a chiunque accanto alle tibie, in maniera da creare un
la mettesse in pratica. Impalare, gravare, mutilare puzzle inestricabile anche per il morto più
La pratica apotropaica (tesa ad allon- tenace. Altri casi si riscontrano nella necro-
tanare i morti e le loro influenze o azioni poli tardoantica di Baggiovara (Modena),
maligne) continua, sempre a Casalecchio dove gli inumati delle Tombe 11 e 13 erano
di Reno, anche nei settori frequentati stati oggetto l’uno della mutilazione della
più tardi, dove sono presenti deposizio- parte inferiore della gamba sinistra e l’al-
ni con scheletri mutilati. Nella Tomba tra, una donna, quella del braccio destro,
2, un cane giaceva in corrispondenza di entrambi i piedi e del cranio.
del cranio del defunto, decapitato e Nel 2011, una necropoli bulgara ha re-
deposto in posizione fetale (l’animale stituito due scheletri risalenti al Trecento
aveva, presumibilmente, la funzione di a cui erano stati rimossi i denti, forse per
guardia). Il corpo della Tomba 3 ave- precauzione; a breve distanza giaceva una ›

civiltà medievale 57

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
riti misteriosi

bisognava restare lontani da questi luoghi A sinistra, il teschio del


dopo il calare delle tenebre (e per la stessa bambino di Lugnano
ragione “protettiva”, in molti incroci veni- in Teverina, sepolto
vano piantate alte croci di legno). A Bolo- con un sasso in bocca
gna, in occasione dell’apertura del cantiere per timore che tornasse
per la realizzazione della nuova stazione a trasmettere la malaria
ferroviaria, è stato trovato uno scheletro che lo aveva ucciso.
deposto a pancia in giù. Il defunto rinvenu- Sotto, come si vede in
sbarra di to in un’altra tomba aveva invece un grosso questa miniatura del
ferro con chiodo conficcato alla sommità del cranio, XV secolo, le sepolture
la quale i ca- proprio come due teschi del XII secolo ri- usuali avvenivano
daveri erano stati trovati nella cattedrale di San Pietro, sem- in terra consacrata,
percossi sul petto fino a pre nella città emiliana. mentre agli individui
sfondarne la cassa toracica. Tutte le mutila- In quest’ultimo caso, si era supposto dai comportamenti
zioni avvenivano poco dopo il decesso. che il foro fosse stato causato dal “colpo considerati “anomali”
Un altro trattamento riservato ai defunti di grazia” inferto durante un’esecuzione, spettavano terreni
sospetti era poi quello della legatura o del ma è più probabile che si trattasse di un non benedetti, lontani
fissaggio al terreno mediante sistemi diversi. rituale apotropaico: sin dall’antichità, il dai centri abitati. Nel
chiodo era considerato un oggetto magico riquadro della pagina
Inchiodati al terreno associato alle Parche (le tre divinità che a fronte, Amleto
Nel luglio del 2018, nel distretto ucrai- “tessevano” il destino degli uomini) ed era e lo spettro di suo
no di Talnovsky sono stati ritrovati i resti utilizzato, assieme ad altri oggetti appuntiti padre in una stampa
di una donna di circa 25 anni che giaceva o affilati (paletti, coltelli, spade, spine), per ottocentesca.
prona, con le mani legate dietro la schiena: trafiggere parti “sensibili” del corpo del
un chiaro segno che, in vita, doveva essere morto (il rituale era chiamato defixio). Op-
stata, o aver fatto, qualcosa di “speciale”. pure, in alcuni casi, veniva collocato sopra
La tomba appartiene alla Cultura di Cer- o accanto alla salma. Inchiodare il cranio di
njachov, fiorita tra il II e il V secolo d.C. tra
le odierne Ucraina, Bielorussia e Romania.
L’area è anche la “culla” delle popolazio-
ni di stirpe gota. I resti giacevano isolati e
privi di un qualsiasi corredo funebre, costi-
tuito da monili e ceramiche, normalmente
presente nelle deposizioni di quella civiltà.
Si tratta di una circostanza che conforta la
tesi secondo cui la defunta era una donna
particolare, forse per via dello status so-
ciale (si trattava di una straniera o di una
mendicante?), del mestiere che faceva (una
prostituta?) o del suo legame con il mondo
soprannaturale (una “strega”?).
In Cornovaglia i corpi dei suicidi, di
prassi, venivano infilzati a terra con una
lancia, in modo che non potessero rialzar-
si. Qualora, malauguratamente, ci fossero
riusciti lo stesso, il pericolo del loro ritor-
no era scongiurato dal luogo scelto per la
sepoltura: si optava infatti per i crocicchi
dove, confusi dall’incrociarsi delle vie, i
non-morti avrebbero preso a vagare inutil-
mente nelle campagne, incapaci di ritrova-
re la strada per il loro villaggio. Per evitarli

58 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
sepolture anomale

un trapassato equivaleva a fissare per sem-


pre le sue spoglie al luogo della sepoltura,
impedendogli di rialzarsi e destinandolo
così a una “fissità” eterna.
La stessa funzione avevano le pietre,
che venivano deposte sul corpo oppure
inserite in bocca: è il caso eclatante, reso
noto nell’autunno del 2018, del cosiddetto
“bambino vampiro”, emerso dal cimitero
degli infanti nella villa di Poggio Grami-
gnano a Lugnano in Teverina, cittadina in
provincia di Terni. Il bimbo, che al mo-
mento del decesso aveva circa 10 anni, fu
sepolto nel V secolo d.C. con un grosso
sasso in bocca, per impedire che tornasse
nel mondo dei vivi e diffondesse la malattia
che lo aveva ucciso, la malaria.

Caccia alle reliquie


Gli interventi sulle salme potevano avve-
nire contestualmente alla sepoltura oppure
parecchio tempo dopo la morte, in partico-
lare in concomitanza di catastrofi naturali
o epidemie, quando la mentalità dell’epo-
ca riteneva indispensabile individuarne il
colpevole e renderlo inoffensivo una volta
per tutte, anche con pratiche inusuali. Si
SPETTRI CHE SPAVENTANO procedeva quindi all’apertura dei sepolcri
degli individui sospetti, che erano addi-

N ei primi secoli del Medioevo era diffusa la superstizione che gli


spiriti dimorassero nei boschi e nelle brughiere, accanto alle ro-
vine di chiese e di sepolcri inghiottiti dalla vegetazione. Le cronache
tati come responsabili delle disgrazie, e i
loro corpi venivano mutilati, decapitati e
trafitti in modo da non poter più nuocere.
dell’epoca pullulano di processioni di spettri e fuochi fatui che com- Una testimonianza eloquente è fornita dal
paiono all’alba lungo i crocicchi, ritenuti maledetti. Rodolfo il Glabro, cronista Saxo Grammaticus (1150-1220),
vissuto a cavallo del Mille, descrive al monaco Wulferio di Langres che narra come, per liberarsi della peste
l’apparizione di un corteo di uomini biancovestiti e coperti di stole co- «causata per vendetta» da un uomo ucciso
lor porpora, i quali dichiaravano di essere cristiani uccisi dai Saraceni. durante un tumulto, gli abitanti «riesuma-
Sempre Rodolfo racconta l’inquietante apparizione di alcuni cavalieri rono il cadavere, lo decapitarono e gli tra-
al prete Frotterio, che ne fu così spaventato da morire entro l’anno. fissero il petto con un bastone acuminato;
La Cronaca, opera redatta nei primi anni del secondo millennio da così la gente risolse il problema».
Ditmaro di Merseburgo, documenta l’avvistamento di piccole luci che Va però tenuto presente che l’asportazio-
brillano nei cimiteri e di voci misteriose di uomini intenti a cantare il ne di elementi anatomici poteva anche av-
Mattutino e le Laudi. Quando i custodi del camposanto si avvicinano, venire per ragioni diverse, soprattutto per
però, tutto tace. La scena si ripete nei giorni successivi, finché non mettere in atto pratiche di negromanzia:
viene ordinato un digiuno collettivo di tre giorni a pane e acqua. già Plinio il Vecchio testimonia che parti
Questi episodi mostrano la diffusione della credenza che i morti ap- di cadaveri, in particolare i teschi, erano ri-
parissero per annunciare l’imminenza di un trapasso e incombessero cercati dagli stregoni per preparare intrugli
sui vivi per appropriarsi dei luoghi lasciati in stato di abbandono. e filtri magici. E non neppure va sottova-
Ecco perché i sacerdoti presero l’abitudine di dividere gli spazi per i lutato il prelievo di particolari ossa per ri-
vivi da quelli per i morti tramite l’aspersione di acqua benedetta. cavarne reliquie fasulle da vendere ai tanti
creduloni che nel Medioevo alimentavano
un mercato quanto mai florido. 

civiltà medievale 59

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
la domanda

UMANESIMO E RINASCIMENTO:
QUALI SONO LE DIFFERENZE PIÙ IMPORTANTI?
Fra Trecento e Cinquecento, grazie a illustri poeti e letterati come Francesco Petrarca,
il pensiero, l’austerità, lo stile e il gusto del mondo classico prendono nuova vita.
Per traghettare l’Europa intera, guidata dall’Italia, dal Medioevo verso la modernità
di Luigi Lo Forti

L’
Europa di fine Trecento non era nel-
le condizioni di arretratezza sociale
e culturale che le vengono spesso at-
tribuite. Il XIV secolo era stato caratterizzato
da una profonda crisi economica, oltre che dal
flagello della Peste Nera, e ciò aveva radical-
mente cambiato la società. In Italia, i Comuni
si erano evoluti in società complesse o erano
stati sostituiti dalle signorie, mentre le grandi
città europee erano centri di scambi commer-
ciali e culturali intensi e fecondi. Una nuova
energia attraversava il continente, gettando le
fondamenta per una rivoluzione culturale e fi-
losofica, quindi estetica e artistica.
Le premesse per il cambiamento dello sce-
nario si concretarono a metà del XV secolo,
quando la fine della Guerra dei Cent’Anni,
nel 1453, regalò all’Europa un relativo perio-
do di pace. Le grandi banche e le potenze
continentali si trovavano nelle condizioni
di finanziare imprese ambiziose e poten-
zialmente redditizie, promuovendo così
spedizioni ed esplorazioni che avrebbero
ampliato (letteralmente) i confini
del mondo conosciuto e aperto la
strada a nuovi mercati. Non anda-
vano ridisegnate soltanto le mappe
geografiche, ma anche quelle delle
élite politiche e culturali.
Questo nuovo slancio metteva l’uomo
al centro di tutto: le sue capacità intellet-
tuali e la sua intraprendenza diventavano
valori fondamentali; al contempo, entrava
in crisi la religiosità dei secoli passati, che
si esprimeva soprattutto nell’osservanza dei
precetti e nell’omaggio acritico all’autorità ›

60 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
umanesimo e rinascimento

della Chiesa. Questa visione rinnovata dell’uo- un secolo prima grazie a Francesco Petrarca,
mo e delle sue capacità fu alimentata anche poeta e filosofo che contribuì in maniera de-
Sopra, Lorenzo il dallo sguardo alla classicità, ovvero all’ideale cisiva alla riscoperta dei valori della classicità.
Magnifico, circondato di uomo che era stato elaborato da Greci e Non si trattava più di recuperare la saggezza
dagli artisti nel giardino Romani e che, attraverso lo studio delle loro degli antichi in modo acritico: i neoplatonici
delle sculture, incontra opere, tornava in auge, grazie a un movimento intendevano riprendere i fili di un discorso
Michelangelo che gli intellettuale chiamato Umanesimo. filosofico antico, ma che si stava rivelando
mostra la testa di un più che mai attuale. Esso esprimeva la cen-
fauno, dipinto di La riscoperta dei classici tralità dello studio dell’anima umana, della
Ottavio Vannini del Se l’atmosfera politica, sociale e culturale sua complessità e unicità, approdando a un
1638-1642. All’epoca dell’Europa del XIV secolo rappresentò il antropocentrismo che ben si sposava con
del fatto Michelangelo terreno di coltura per lo sviluppo del nuo- l’individualismo delle nuove personalità che
aveva circa 15 anni vo ideale umanistico, il luogo in cui esso si si stavano affacciando all’orizzonte politico e
e il Magnifico fu manifestò compiutamente, originando poi il sociale. Già il Petrarca aveva dato lo sprone
talmente colpito dalla Rinascimento, fu la quattrocentesca Firenze a leggere e studiare i testi dei grandi autori
bellezza dell’opera che dei Medici. La fondazione dell’Accademia classici. Ora si trattava di proseguirne il pen-
decise di ospitare il Platonica, nel 1462, da parte del filosofo siero. All’Umanesimo si dovette lo sviluppo
ragazzo in casa propria. Marsilio Ficino, su incarico di Cosimo il della filologia come disciplina, e fu proprio
Nella pagina a fronte, Vecchio, rappresentò un momento decisivo grazie agli studi umanistici che il paziente e
Francesco Petrarca e dimostrò l’importanza che la corrente del secolare lavoro di raccolta, copiatura e con-
(1304-1374), il grande neoplatonismo aveva assunto all’interno del servazione dei manoscritti da parte di mona-
letterato medievale il nuovo panorama filosofico e culturale. La ri- ci e amanuensi condusse alla definizione del-
cui amore per gli autori scoperta dell’opera di Platone (che proprio la moderna cultura occidentale. La centralità
classici diede inizio al Ficino tradusse integralmente) si dimostrò il delle opere classiche, insieme al rispetto e
movimento umanistico. punto di arrivo di un percorso iniziato circa all’autorità conferita ai loro autori, portò ›

civiltà medievale 61

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
la domanda

Lo sposalizio della come conseguenza il confronto critico con incredibilmente intensa e feconda, durante
Vergine, dipinto da i maestri: fino a che punto era doveroso ri- la quale Firenze assurse al ruolo di capitale
Raffaello nel 1504. farsi integralmente alla loro opera e quando, artistica della cristianità. Attorno a lui si rac-
L’opera, una grande invece, era opportuno criticarli o addirittura colsero i principali campioni della filosofia e
tavola a olio, riassume contestarli? Tale discussione portò a svilup- di tutte le arti del Rinascimento, discendente
in sé tutti gli elementi pare un approccio inedito nei confronti dei diretto dello slancio intellettuale umanistico.
caratteristici della testi: il loro studio si fece più critico, teso alla
cultura rinascimentale: conferma dell’autenticità delle fonti e a una Firenze, la nuova Atene
l’attenzione all’uomo corretta interpretazione degli stessi. Se l’Umanesimo può essere considerato
nella sua dimensione In un secondo tempo, l’esigenza di legge- un movimento prevalentemente letterario,
sia carnale (espressa re e conoscere le opere originali condusse, il Rinascimento ne rappresenta l’evolu-
dalla perfezione oltre alla ripresa dello studio della lingua zione in ambito artistico. Anche in questo
dei gesti e delle greca (che nei secoli precedenti conosce- caso è evidente il ritorno ai modelli classici
anatomie) sia spirituale vano in pochi, anche fra gli eruditi), a una in pittura, scultura e oreficeria, che proce-
(simboleggiata dalla conseguenza destinata ad avere enormi ri- de parallelamente alla riscoperta dei grandi
luce dei volti); la percussioni sulla storia culturale e politica autori greci e latini. Per rendersene conto
precisione geometrica europea: la traduzione dei testi nelle lingue è sufficiente mettere a confronto un’opera
nella definizione dello volgari nazionali, che portò nel tempo alla esemplare del periodo, il David di Donatel-
spazio; l’attenzione a definitiva affermazione di queste ultime a lo (scolpito nei primissimi anni del Cinque-
uno stile architettonico discapito del latino, anche all’interno delle cento), con una qualsiasi scultura medie-
che si rifacesse a quello élite culturali. L’attitudine critica dell’Uma- vale. Sia l’Umanesimo che il Rinascimento
dell’epoca classica; la nesimo e la disponibilità di testi e manuali non potevano che affermarsi in un contesto
precisione dei dettagli. nelle diverse lingue fece da incubatrice alla politico e sociale dove i signori e i ricchi
formazione di un metodo “scientifico” che mercanti traevano lustro e riconoscimento
sarebbe stato definito compiutamente, all’i- circondandosi di grandi artisti.
nizio del Seicento, da Galileo Galilei. A costoro venivano commissionate opere
La diffusione di testi nei principa- importanti, destinate a essere riconosciute
li idiomi europei, amplificata come vette artistiche dall’intera
dall’invenzione della stam- umanità. Quale altra epoca
pa, permise la nascita e può vantare così tanti
l’affermazione di una geni? Leonardo, Raf-
comunità intellet- faello, Michelange-
tuale internazio- lo, Paolo Uccello,
nale, alimentata Masaccio, Bru-
dal mecenatismo nelleschi, Leon
dei nuovi signori Battista Alberti,
delle corti. Mol- Bramante, Cellini,
ti di loro erano Botticelli: nati tut-
animati anche da ti nelle stesse ter-
un sincero slan- re nell’arco di un
cio intellettuale, secolo, e nutriti
che contribuiva degli stessi ideali.
ad accrescerne il Punto di snodo
prestigio. Esem- può essere consi-
plare, a questo derato Botticelli,
proposito, è la fi- le cui opere sono
gura di Lorenzo spesso una sum-
de’ Medici, po- ma del neoplato-
eta e mecenate nismo, la filosofia
illuminato, ani- del circolo fioren-
matore di un’e- tino di Marsilio
poca breve ma Ficino e dei suoi

62 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
umanesimo e rinascimento

sodali: Lorenzo de’ Medici, Angelo Poliziano


e Pico della Mirandola prima di tutti gli altri.
Il Rinascimento, quindi, in un certo sen-
so, non è che una costola dell’Umanesimo.
Il famoso storico Jacob Burckhardt met-
te in evidenza come entrambi i movimenti
nascano da una discontinuità rispetto alla
precedente epoca medievale, prendendo
avvio da una ripresa dei modelli e degli
ideali classici. In particolare, Burckhardt
si sofferma sull’antropocentrismo e l’uni-
versalismo dell’approccio rinascimentale,
opposto a quello teocentrico del Medioevo.
Tuttavia, una diversa lettura è stata data nel
Novecento da altri studiosi, come il tedesco
Burdach, il quale non vede discontinuità tra
Medioevo e Umanesimo, considerando en-
trambi come parte di un’unica, sfaccettata
epoca improntata agli ideali classici.

Una trasformazione sociale


Il periodo rinascimentale può essere con-
siderato in gran parte sovrapponibile a quel-
IL FRUTTO DELLE RIFORME lo tardo umanistico ma, proprio per la sua
dimensione eminentemente estetica, sembra

L’ Umanesimo può essere considerato l’antefatto culturale deci-


sivo per la Riforma protestante di Martin Lutero. Solo in un
contesto umanista, infatti, potevano svilupparsi le premesse per la
influenzare la società in maniera più ampia
e diffusa. Per esempio, viene considerata
“rinascimentale” anche la ricerca dell’ele-
rivoluzione luterana, a partire dall’inedita possibilità di accedere al ganza nell’abbigliamento, che si riscontra
testo biblico personalmente, grazie all’opera di traduzione di cui si soprattutto nelle città italiane e spagnole.
fece carico Lutero in persona (nell’immagine sopra). Tra il 1522 e il Lo stesso discorso vale per alcune mode:
1534, egli redasse una versione tedesca della Bibbia, consentendone in quell’epoca, le donne presero a tingersi
l’accesso diretto ai suoi conterranei che non conoscevano il latino. i capelli di biondo, ricorrendo sempre più
All’epoca, in realtà, esistevano già 18 fra traduzioni integrali o par- spesso alla cosmesi per meglio aderire ai
ziali della Bibbia in lingua tedesca, oltre a versioni francesi e inglesi. modelli estetici dell’epoca. In questo senso,
Si trattava della conseguenza del nuovo approccio culturale che aveva dunque, si può parlare anche di “rinascita”
portato a un grande impulso dell’attività di “localizzazione” dei testi dei costumi, che non si limitò solamente ai
canonici, fino a quel momento disponibili esclusivamente in latino. ceti più alti, colti e abbienti: secondo Bur-
Anche lo spirito polemico nei confronti dell’autorità papale e dell’ap- ckhart, infatti, il desiderio di apparire belle
proccio dogmatico, che animava Lutero, derivava dall’attitudine critica ed eleganti si diffuse in modo capillare, fino
degli umanisti: molti di essi, fra cui il grande Erasmo da Rotterdam, a contagiare le popolane e le contadine,
erano convinti che la religione dei loro contemporanei avesse ormai che cominciarono a truccarsi e a profumar-
poco a che vedere con il cristianesimo delle origini, che poteva essere si, e le cortigiane, che iniziarono a imitare
recuperato solo studiando personalmente la Bibbia. l’abbigliamento ricercato delle donne no-
L’anima più spiccatamente umanista della Riforma fu Melantone, bili e altolocate. Al punto che, per poterle
collaboratore di Lutero, ma anche Calvino può essere considerato un distinguere dalle vere signore, a Firenze le
prodotto di quell’ambiente culturale: amico di esponenti del movi- prostitute d’alto bordo furono obbligate a
mento, come Guillaume Budé e soprattutto Teodoro di Beza, Calvino indossare un nastro giallo.
frequentò il collegio Montague dell’università parigina, in cui gli ide- Nel nuovo mondo umanistico e rinasci-
ali culturali dell’Umanesimo si erano affermati in maniera decisiva. mentale, anche l’eros era uscito dalla clan-
destinità per recuperare il posto di rilievo
che aveva avuto nel mondo classico. 

civiltà medievale 63

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
costume
riti misteriosi

64 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
la lingua del popolo

COME PARLAVA
VERAMENTE IL VOLGO?
Sappiamo che furono Dante, Petrarca e Boccaccio, i padri dell’italiano, ad abbandonare
il latino per scrivere in “volgare”. Ma la lingua parlata dalla gente comune era ben diversa
da quella di poeti e letterati, e variava in maniera sensibile da una regione all’altra
di Alessandra Colla

P
er molti italiani, l’immagine più un crescente isolamento. In parallelo, l’arrivo
evocativa del Medioevo è quella di nuovi popoli nelle terre non più controllate
veicolata dal film L’armata Branca- dall’Urbe introdusse nuovi idiomi che anda-
leone, il capolavoro che Mario Monicelli rono prima ad affiancarsi e poi a sovrapporsi
girò nel 1966. Lontanissimo dalle fantasio- al latino classico, dando origine a sacche lin-
se ricostruzioni romantiche e da quelle più guistiche in cui la lingua ufficiale dell’Impero
rigorose e severe della storiografia accade- venne a poco a poco dimenticata.
mica, il bizzarro Medioevo ritratto da Mo- Per secoli, nello sconfinato territorio do-
nicelli è privo di riscontri scientifici, ma ha minato da Roma il latino era stato la lingua
il merito di richiamare l’attenzione su un che aveva permesso a popoli lontanissimi
aspetto fondamentale per ogni civiltà: la tra loro di trovare un linguaggio comune,
capacità di esprimersi in modo compren- un po’ come accade oggi con l’inglese. Tut-
sibile. Nel film, ciascuno degli sgangherati tavia, era sempre esistita una certa differen-
A destra, l’imperatore compagni d’avventura messi assieme da za tra il latino scritto della giurisprudenza,
Federico II di Svevia. Brancaleone parla un italiano tutto suo, della retorica ciceroniana, della diplomazia
Nonostante l’origine approssimativo, infarcito di termini dia- e della letteratura e il latino parlato (non
tedesca, scriveva lettali e punteggiato di latino decisamente solo dal popolo minuto), soprattutto al di
in volgare italiano, maccheronico, eppure tutti riescono fuori dell’Urbe, dove la lingua era conta-
celebrando la sua a intendersi. Paradossalmente, è minata dagli antichi idiomi italici,
amata con questi versi: forse questo l’elemento più au- sopravvissuti all’imporsi di Roma.
«Null’uom potria vostro tentico di tutta la pellicola. Così, con il passare del tempo e in
pregio cantare / di tanto seguito agli sconvolgimenti seguiti al
bella siete». Nella pagina Una lingua per tutti 476 (anno della caduta dell’Impero
a fronte, un calendario Il lento disgregarsi dell’Im- Romano d’Occidente), il latino ri-
del IX secolo con scene pero Romano ebbe tra mase appannaggio dei dotti. Tutti
di vita quotidiana. I le sue conseguenze il gli altri, invece, indipendente-
costumi sono quelli drammatico interrom- mente dal ceto sociale, comin-
del popolo, con i suoi persi delle vie di comu- ciarono a esprimersi in
abiti e i suoi strumenti. nicazione: le strade, meno un latino alterato dai
Anche la lingua di sicure, rendevano gli sposta- dialetti regionali e dal
questi personaggi menti difficoltosi, impedendo contatto con parlate
doveva essere differente gli scambi commerciali con diverse, dando vita in
da quella aulica parlata i grandi centri e condan- questo modo a una lin-
dall’imperatore. nando intere regioni a gua nuova, informale ›

civiltà medievale 65

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
costume

UN FUMETTO SBOCCATO e alla portata di tutti, cioè popolare. Ma in


latino “popolo” si dice vulgus, e così la nuo-

L a basilica romana di San Clemente al Laterano (risalente nella


sua parte più antica al III-IV secolo e in quella più moderna al
XII) ospita quello che viene considerato uno dei primi fumetti del-
va lingua prese il nome di volgare.
Il volgare assunse nel tempo forme di-
verse da paese a paese, dando origine alle
la Storia (caratteristiche simili hanno anche alcuni graffiti di epoca lingue cosiddette neolatine, alcune delle
romana). Si tratta di iscrizioni in volgare italiano realizzate a cavallo quali divennero l’idioma ufficiale di uno
fra XI e XII secolo, poste a commento di un affresco che illustra un Stato, come nel caso di italiano, francese,
episodio della Passione di san Clemente. spagnolo, portoghese e romeno.
La moglie del ricco pagano Sisinnio era stata convertita al cristia- Le lingue neolatine vengono chiamate
nesimo da Clemente, ma il marito era convinto che la donna gli fos- anche “romanze”: il termine deriva dall’e-
se stata sottratta con arti magiche. Per questo ordinò ai suoi servi di spressione romanice loqui, che significa
catturare Clemente per condurlo al martirio, ma miracolosamente al “parlare al modo dei Romani”, e indicava
posto del prigioniero comparve una colonna pesantissima, mentre il linguaggio di coloro che, dopo il disfa-
Clemente tornava libero. L’iscrizione riporta le parole di Sisinnio e dei cimento dell’Impero, parlavano appunto
suoi servi, che si esprimono in volgare, e la risposta di Clemente, che quel latino “volgare” e non gli idiomi ger-
invece parla in latino. Nell’immagine, una parte dell’affresco, in cui si manici dei barbari conquistatori.
vede Albertello (sulla sinistra) che tira la pesante colonna di pietra. Qui
sotto, le frasi pronunciate dai personaggi e la traduzione in italiano. Le radici delle lingue moderne
Da notare le espressioni “de le” (delle) e “co lo” (con il), preposizioni Naturalmente, è impossibile fissare una
articolate tipiche della lingua italiana, ma che non esistevano in latino. data precisa per la nascita della lingua
volgare italiana, in quanto il passaggio dal
Sisinnio: «Fili de le pute, traite!» (Tirate, figli di puttana!) latino a questo nuovo modo di esprimersi
Gosmario: «Albertel, trai!» (Tira, Albertello!) fu lento e graduale. Le prime tracce sem-
Albertello: «Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!» brano affiorare già negli anni fra il III e
(Spingi da dietro con il palo, Carboncello!) il IV secolo, ma bisognerà aspettare l’VIII
San Clemente: «Duritia cordis vestri, saxa traere secolo per assistere, pressoché ovunque,
meruistis» (Per la durezza del vostro cuore, avete all’affermarsi di un linguaggio sempre più
meritato di trascinare pietre). distante dal latino classico e sempre più si-
mile alle lingue moderne.
L’ufficializzazione di questo fenomeno
fu sancita nell’813 dal Concilio di Tours,
voluto da Carlo Magno (il fondatore del
Sacro Romano Impero), sempre più pre-
occupato di consolidare l’ordine politico e
religioso che aveva imposto nei suoi domi-
ni, spesso evangelizzati con la forza. Così,
in obbedienza alle disposizioni imperiali, i
vescovi riuniti in concilio nella città fran-
cese giunsero a una fondamentale conclu-
sione: «All’unanimità abbiamo deliberato
che ogni vescovo tenga omelie, contenenti
le ammonizioni necessarie a istruire i sud-
diti circa la fede cattolica, secondo le loro
capacità di comprensione, sull’eterno pre-
mio per i buoni e sull’eterna dannazione
per i malvagi, ed anche sulla futura re-
surrezione e il giudizio finale, e con quali
opere si possa meritare la beatitudine, con
quali perdersi. E che si studi per tradurre
in modo comprensibile le medesime ome-
lie nella lingua romana rustica o nella ›

66 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
la lingua del popolo

DOVE NACQUE L’ITALIANO


Alcune celebri testimonianze del passaggio dal latino al “volgare”

BELLUNO (1196)
Nel 1196 gli abitanti di Belluno e Feltre si
VERONA (800 ca.) allearono contro Treviso, e rasero al suolo
Ritrovato su un codice nel 1924, l’Indo- Castel d’Ardo. L’impresa venne immortalata
vinello veronese è il primo esempio di nel cosiddetto Ritmo bellunese:
lingua intermedia tra latino e volgare.
De Castel d’Ard havi li nostri bona part;
Se pareba boves i lo zettà tutto intro lo flumo d’Ard
alba pratalia araba e sex cavaler de Tarvis li plui fer
et albo versorio teneba con se duse li nostre cavaler.
et negro semen seminaba.
Di Castel d’Ardo ebbero i nostri ragione;
Teneva davanti a sé i buoi [le dita]) lo gettarono tutto dentro il fiume d’Ardo,
arava bianchi prati [la pagina bianca] e sei cavalieri di Treviso, i più fieri,
e aveva un bianco aratro [la penna] con sé li condussero i nostri cavalieri.
e un nero seme seminava [l’inchiostro].
Belluno

Verona

ROMA (IX secolo)


Nelle catacombe di Commo-
dilla figura un’iscrizione che te-
stimonia il passaggio dal latino
al volgare.

Travale Non dicere ille secrita a bboce.


Roma
Non dire le cose segrete ad
alta voce.

Capua

TRAVALE (1158)
Parole di Malfredo di Casamagi, rinvenu-
te su una pergamena. Per essersi lamenta- CAPUA (960 ca.)
to dello scarso cibo ricevuto quando era Il Placito capuano testimonia l’appartenen-
di guardia, fu sospeso dal servizio. za di alcune terre ai Benedettini di Capua
e fu redatto per dirimere una lite tra i mo-
Guaita guaita male naci e il feudatario Rodelgrimo d’Aquino.
Non mangiai ma mezo pane.
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki con-
Guardia, maledetta guardia! tene, trenta anni le possette parte Sancti
Non ho mangiato neanche mezzo pane. Benedicti.

So che quelle terre, entro quei confini di


cui qui si parla, per trent’anni le posse-
dette l’abbazia di San Benedetto.

civiltà medievale 67

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
costume

Dante in un affresco di tedesca, affinché più facilmente tutti pos- il latino, almeno nella vita di tutti i giorni.
Domenico di Michelino sano intendere quel che viene detto». In Italia, per esempio, agli inizi del X
(1417-1491): la parola Carlo Magno sarebbe morto l’anno se- secolo prese a circolare il cosiddetto Glos-
“romanzo” compare guente, dopo essere riuscito nel suo inten- sario di Monza: una sorta di manuale di
per la prima volta nel to e senza sapere che quel concilio aveva conversazione pensato per viaggiatori e
Purgatorio, nella lode rappresentato il solenne atto di nascita mercanti, che riporta un elenco di 65 voci
al provenzale Arnaldo delle lingue romanze: quelle “lingue ro- del volgare lombardo tradotte in greco.
de Mareuil, autore di mane rustiche” che venivano parlate nelle Dall’XI secolo, infine, in tutta la peni-
«versi d’amore e prose di varie regioni dell’Impero. sola italiana il volgare cominciò a essere
romanzi». Nella pagina . utilizzato abitualmente nei documenti
a fronte, una pagina del Dal volgare all’italiano giuridici, mercantili ed ecclesiastici; lenta-
De vulgari eloquentia, L’esistenza di una lingua autonoma e mente, crebbe in dignità e autorevolezza
l’opera dantesca dedicata alternativa al latino era ormai evidente, e fino a diventare una vera lingua letteraria,
alle lingue volgari. ovunque in Europa il volgare riuscì a im- diversa da regione a regione. Nel Duecen-
porsi con forza crescente fino a soppiantare to, furono Francesco d’Assisi e Jacopone

68 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
la lingua del popolo

da Todi a utilizzarlo per i loro componi-


menti poetici di carattere sacro, mentre
nel Mezzogiorno d’Italia furono Giacomo
da Lentini, Cielo (o Ciullo) d’Alcamo e
Stefano Protonotaro a nobilitare il volga-
re, dando vita alla scuola poetica siciliana,
riconosciuta come una delle più illustri del
tempo. Il Trecento vide poi l’affermarsi
del volgare toscano e soprattutto fiorenti-
no, con Dante Alighieri, Francesco Petrar-
ca e Giovanni Boccaccio, che riuscirono
nella difficile impresa di codificare una
lingua che risultasse comprensibile in ogni
regione della penisola.

Un breve ritorno al latino


Dopo di loro, mentre già il Medioevo sci-
volava verso il Rinascimento, l’ascesa del vol-
gare si fece irresistibile. Soltanto nel Quattro-
cento ci fu una momentanea
inversione di tendenza,
quando, con l’affer-
PRONTUARIO PER I COPISTI marsi del movimen-

R itrovata nell’abbazia di Bobbio (Piacenza) sulle ultime pagine di un


manoscritto dell’VIII secolo, l’Appendix Probi è un promemoria per la
corretta grafia di alcune parole in latino classico. Riporta, accanto alle for-
to umanistico, il
ritorno ai valori
etici ed estetici
me corrette, quelle della lingua parlata, che evidentemente erano ormai della classicità
usate dai copisti anche in quella scritta, ma che secondo il compilatore del romana recuperò
promemoria non dovevano essere utilizzate nei codici. Molte di queste anche l’uso della
parole sono simili o identiche a quelle di oggi. Qui sotto alcuni esempi. lingua latina quale
Nell’immagine, Maria di Francia, poetessa del XII secolo. mezzo espressivo
privilegiato dall’élite
LATINO VOLGARE ITALIANO dei nuovi intellettuali.
aqua acqua acqua Ben presto, però, le due
angulus anglus angolo lingue tornarono a spartirsi in
auctor autor autore modo equo il “mercato”: il latino rimase la
auctoritas autoritas autorità lingua degli eruditi, degli specialisti e degli
calida calda calda scienziati, mentre il volgare si affermò so-
columna colomna colonna prattutto presso il popolo, ma anche tra i
februarius febrarius febbraio maggiori scrittori (come l’Ariosto e il Tas-
masculus masclus maschio so), acquistando un peso sempre maggiore
oculus oclus occhio finché, nell’Ottocento, divenne espressio-
auris oricla orecchia ne concreta dell’idea di una sospirata uni-
pavor paor paura tà nazionale italiana.
rabidosus rabiosus rabbioso Se si considera la questione da questa
speculum speclum specchio prospettiva, il testo che segna un passaggio
tæter tetrus tetro fondamentale nella storia dell’Italia e della
vetulus veclus vecchio sua lingua è sicuramente il romanzo storico
vinea vinia vigna I promessi sposi, pubblicato da Alessandro
viridis virdis verde Manzoni nel 1827. Dopo mille anni, il lun-
go cammino di una lingua del popolo e per
il popolo si era finalmente compiuto. 

civiltà medievale 69

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
moda

LA RIVOLUZIONE DEGLI
ORECCHINI
Amati tanto dalle sofisticate bizantine quanto dalle energiche donne “barbare”,
gli orecchini si diffondono nonostante la condanna degli scrittori cristiani,
che li considerano un vezzo peccaminoso. Nel Rinascimento saranno irrinunciabili
di Elena Percivaldi

S
foggiati fin dall’antichità (le più ric- facevano a gara nello sfoggiare parure di
che donne celtiche, romane, greche gioielli sempre più preziosi e raffinati. Di
ed etrusche li ritenevano un comple- conseguenza, anche gli orecchini divenne-
mento indispensabile per esal- ro un accessorio emblematico del variare
tare la loro bellezza), gli del gusto e della moda.
orecchini continuano a
ingentilire l’ovale del Trionfi barbarici
volto femminile an- Grandi appassionati di gioielli e or-
che nei secoli succes- namenti come status symbol e osten-
sivi. Ma non sempre tazione di potere e ricchezza, i “bar-
hanno vita facile. bari” esaltarono la loro creatività ed
Se ancora in età tar- eccellenza nell’oreficeria producendo
doantica e durante il pri- orecchini di grande gusto e raffina-
missimo Medioevo questi tezza. Il modello era fornito,
ornamenti compaiono spesso per ragioni sia estetiche che
nelle tombe delle signore di prestigio, dai preziosi A sinistra, un orecchino
facoltose, con il passare diademi in voga a Co- del VII secolo ritrovato
del tempo e fino alle porte stantinopoli e nel resto a Senise (Potenza) e
del Rinascimento vi si tro- dell’Impero Bizantino, conservato al Museo
vano molto più di rado, ma in molti esemplari si archeologico nazionale
fin quasi a scomparire del ritrova anche il retaggio di Napoli: è del tipo
tutto, tanto da risultare di simboli e intrecci tipi- “a tamburo” e reca
assenti nei ritratti di gen- ci del mondo germanico. al centro un volto
tildonne del tardo Medioe- Le forme del monile varia- femminile lavorato
vo. La ragione è semplice: nei vano dal cerchio all’anello a cloisonné. Nella
secoli centrali dell’Età di Mezzo, allungato, con o senza pendenti, pagina a fronte, il
complice il continuo richiamo dei predi- a gancio o a cestello. Tra il IV e ritratto dell’imperatrice
catori alla morigeratezza dei costumi, su il VII secolo, gli orecchini veni- Teodora nella basilica di
cui vigilavano apposite leggi, i gioielli in vano indossati comunemente, a San Vitale, a Ravenna.
genere e gli orecchini in particolare ven- dispetto degli strali lanciati dagli Realizzato nel VI secolo,
nero indossati molto meno di frequente. scrittori cristiani, che invitavano raffigura un vistoso paio
La loro rivincita si ebbe dal Quattrocen- le fanciulle ad abbandonare i gioielli visto- di orecchini pendenti
to in poi, quando le dame rinascimentali si, evitando anche di forarsi i lobi. Del › in oro, perle e smeraldi.

70 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
gli orecchini

civiltà medievale 71

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
moda

Sotto, un ritratto del resto, come è scritto nella Prima lettera di ornamenti d’oro, di perle o di vesti son-
Moroni (1522-1579). San Paolo a Timoteo: «Voglio dunque che tuose, ma di opere buone, come conviene
Abbandonata ogni gli uomini preghino, dovunque si trovino, a donne che fanno professione di pietà».
remora, la giovane alzando al cielo mani pure senza ira e sen- Un esempio significativo del grado di
mostra orgogliosa za contese. Alla stessa maniera facciano raffinatezza raggiunto dagli artigiani orafi
i suoi orecchini. le donne, con abiti decenti, adornandosi di quel periodo è dato da una coppia di
di pudore e riservatezza, non di trecce e orecchini appartenuti a una dama ostro-
gota (probabilmente una ricca aristocrati-
ca legata alla corte ravennate di Teodorico
il Grande), ritrovati nel 1893 nei dintorni
del castello di Domagnano, non lontano
da San Marino. Della parure facevano
parte anche due spille (fibule) a forma
di aquila, nove pendenti da collana, uno
spillone per capelli, un anello, tre bor-
chie, due puntali per foderi di coltelli-
ni e una fibula a forma di cicala. I due
orecchini con pendenti, in oro come
tutto il resto, erano stati realizzati a
cloisonné, o lustro di Bisanzio: una
tecnica molto in voga all’epoca, che
consisteva nel colare smalto colorato
in piccole celle metalliche in modo da
ottenere una sorta di mosaico. Gli orec-
chini, a base poligonale, sono completati
da tre pendenti che hanno la foggia di un
insetto alato, forse una cicala. Altri orec-
chini in stile policromo realizzati nella
stessa epoca sono invece a forma di aqui-
la: un noto esempio è conservato al Me-
tropolitan Museum di New York.

Un’eccellenza italiana
La fattura di questi gioielli è carat-
teristica dell’artigianato tardoantico e
rispondeva al gusto allora in voga a Bi-
sanzio: gioielli con pendenti anche mol-
to pesanti e ricchi di gemme e pietre
preziose (come gli smeraldi)
sono visibili, per esempio,
ai lobi dell’impera-
trice Teodora nel
famoso mosaico
della Basilica
di San Vi-
tale, a Ra-
venna.
L’impie-
go mas-
siccio
del

72 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
gli orecchini

PRESENTE E PASSATO

M olto amate dalle signore per la loro raffinatezza,


le perle sono impiegate spesso nell’ornamento
dei gioielli. Nell’antichità, quando si ignorava la loro
vera origine, si credeva che fossero gemme prodotte
spontaneamente dal mare: per questa ragione furono
sempre considerate un simbolo di purezza e quindi tra-
dizionalmente associate alla Vergine.
Se per le matrone sfoggiare gioielli con perle inca-
stonate equivaleva a manifestare pubblicamente la
propria onestà morale, regalarli alle spose rappresenta-
va un perfetto dono nuziale, soprattutto se la fanciulla
in questione si chiamava Margherita: in latino, infatti,
margarita (parola derivata dal greco) significa proprio
“perla” e come nome femminile è attestato in alcune
iscrizioni risalenti ai primi secoli del cristianesimo. Il
nome si diffuse poi nel Medioevo assieme al culto per
santa Margherita di Antiochia, martirizzata all’epoca
dell’Impero Romano e patrona delle partorienti.
A destra, la celebre Ragazza con l’orecchino di per-
la (nota anche come Ragazza con il turbante), dipinta
dall’olandese Jan Vermeer nel 1665-1666 circa.

A destra, uno degli motivo animale nell’ore- molto pochi), gli orecchini
orecchini ritrovati a ficeria è invece una no- tornarono in auge nel tardo
Civezzano, centro di vità di origine germanica: Medioevo, quando rientraro-
origine romana in alcuni simboli, come quello no da protagonisti nel raffinato
provincia di Trento: dell’aquila, potrebbero deri- bagaglio delle cortigiane: appar-
appartenuti a una dama vare dalla contaminazione con si dapprima timidamente ai lobi di
longobarda e databili al altre tradizioni presenti sia nel mon- alcune dame raffigurate nelle scene
VII secolo, sono in oro, do classico che tra le genti delle step- cortesi, care all’arte gotica internazio-
ametista e perle. pe asiatiche, con le quali i barbari nale, si fecero poi più spavaldi nei
vennero in contatto durante le ritratti femminili realizzati du-
loro migrazioni. Anche le donne rante il Rinascimento.
dei Longobardi amavano molto A imporne il gusto e la moda
gli orecchini: quasi assenti nelle furono proprio gli orefici ita-
necropoli di questo popolo prima liani, che spesso era considerati
del suo arrivo in Italia, compaiono veri e propri artisti: creando ela-
invece a partire dall’epoca in cui si borati modelli a forma di uccelli
insediarono nella penisola, su in- o di fiori, e giocando sia con
fluenza del mondo mediterraneo, la policromia degli smalti
originando esemplari di splendi- sia con il candore simboli-
da e pregiata fattura, come i pen- co delle perle, riuscirono
denti ritrovati a Civezzano (Tren- a dare vita a gioielli
to), Castel Trosino (Ascoli Piceno) squisiti e largamen-
o a Senise (Potenza). te imitati, destinati
Dopo secoli di relativo oblio a “fare tendenza”
(gli esemplari risalenti al perio- nelle corti di tut-
do fra il X e il XIII secolo sono ta Europa. 

civiltà medievale 73

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
A BEVAGNA
IL MERCATO DELLE GAITE
Una manifestazione realistica e suggestiva, al cui centro, in uno spettacolare
panorama di gare, giochi e feste, sta la ricostruzione, filologica e rigorosa,
di una vera comunità medievale: tra donne, artigiani, uomini d’arme e tiratori d’arco
di Elena Percivaldi

L
a quinta naturale del Due-Trecento, attraverso tre
centro storico di Be- sfide fra quartieri (le “gai-
vagna, borgo me- te”, appunto). La prima
dievale in provincia di prevede la ricostruzione Sopra, un momento
Perugia, è protagonista, di due mestieri con i ri- della gara del
ogni anno, del tradizio- spettivi cicli produttivi; la mercato, durante la
nale Mercato delle gaite, seconda è conviviale, con manifestazione di
evento che nel 2019 ha com- il servizio di cibi e bevan- giugno. Al centro, il
piuto trent’anni. Un traguar- de dell’epoca; la terza è una volto di una figurante
do raggiunto grazie alla qualità giornata di mercato. A queste e, nella pagina a
della proposta, che la nota guida gare se ne aggiunge una quarta, fronte, uno dei telai
Lonely Planet dedicata all’Umbria ha di tiro con l’arco. Se le competizioni del setificio. Il termine
definito «la più importante e attendibile rie- sono riservate alle giurie (i membri vengono “gaita”, che distingue
vocazione medievale nel panorama europeo». scelti tra i più noti nomi della medievistica e i quattro quartieri di
La ricetta del successo? Sicuramente l’effica- della divulgazione storica), i visitatori posso- Bevagna, deriva dal
cia e la credibilità con cui l’evento ripropone no entrare nelle botteghe e assistere alle prove longobardo watha, che
uno spaccato di vita reale di un Comune del in costume. I mestieri rievocati oggi sono: Ars significa “guardia”.

74 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
eventi, rievocazioni e appuntamenti

Tinctoria-Scriptorium (Gaita San Pietro), Ars


Chartaria-Magistri Portarum (Gaita San Gio-
vanni), Ars Sete-Magistri Lignaminis (Gaita
Santa Maria) e Zeccherius-Ars Canepis (Gaita
San Giorgio). Ma la visita continua
tra spettacoli itineranti ed esi-
bizioni di musici e giullari.
E si possono degustare,
nelle locande e taver-
ne allestite in ogni
gaita, i piatti della
cucina medieva-
le: gusti genuini,
provati e ripro-
vati a partire dai
ricettari d’epoca.
Lo spettacolo
offerto è di altis-
simo livello, grazie
alla guida scientifica
di Franco Franceschi,
docente dell’Universi-
tà di Siena. Il Circuito dei
Mestieri tocca l’apice a giugno,
ma rimane sempre aperto su prenota-
zione, con tutte le sue attrazioni.

La Storia dal vero


Si possono così ammirare la cartiera di Ma-
stro Cecco, con la grande macchina azionata
ad acqua e i suggestivi e angusti spazi, odorosi
di colla animale; la cereria, dove si produco-
no ceri e candele; il setificio, con il torcitoio
LA LUCE DEL PRESEPE VIVENTE
e i telai mossi dalle donne; infine, la bottega
del “dipintore”, dov’è possibile sperimentare
le varie fasi della tempera su tavola e dove si
I n occasione del Santo Natale 2019, a Bevagna va in scena la secon-
da edizione di “Stella nova ’n fra la gente”, rappresentazione scenica
vivente del Presepe, ambientata negli anni Trenta del Trecento. Ispirati
svelano i segreti dell’arte pittorica medievale. dalle sacre rappresentazioni medievali, centinaia di figuranti, grandi e
Immortalato dal celebre fotografo Steve piccini, animeranno piazza Silvestri (dominata dal cammello, dalla Stella
McCurry, il “popolo delle gaite” è finito sui e dal Monte Persiano), con il mercato e le botteghe artigiane delle quat-
set cinematografici della serie tv Il nome del- tro gaite rallegrati da suoni e colori di musici e giullari.
la rosa (2019), di Giacomo Battiato, e del Fra canti e letture sacre, nella chiesa di S. Silvestro (che rappresenta
film Blessed Virgin, di Paul Verhoven, in Gerusalemme) i Re Magi incontreranno Erode nella sua reggia, mentre a
uscita nel 2020. Un importante riconosci- S. Michele (Betlemme) parlerà l’Angelo dell’Annunciazione. Dopo la sosta
mento per chi si impegna a far rivivere in in una taverna medievale, i visitatori entreranno nei giardini parrocchiali,
maniera scrupolosa ma sempre coinvolgen- dove l’Angelo visiterà i Pastori e i Magi renderanno omaggio al Bambino
te un autentico giorno medievale. nella grotta. Nel borgo si rivivranno scene di vita trecentesca: gli artigiani,
E non è tutto: la festa si è rivelata un volano il mercato, la taverna, le musiche e i profumi dell’epoca nella ricostruzione
fondamentale per lo sviluppo economico di del grande mistero della manifestazione dell’Umanità di Cristo.
Bevagna e del suo territorio che, anche gra-
zie alle gaite, oggi propone una serie di tappe Informazioni: tel 0742 361847 - 335 597 762
divenute ormai irrinunciabili per i percorsi e-mail: presepeviventemedievalebevagna@gmail.com
turistici che attraversano la Valle Umbra. 

civiltà medievale 75

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
eventi, rievocazioni e appuntamenti

LE MERAVIGLIE DI COSIMO I - Firenze

Firenze festeggia i granduchi Cosimo I e Caterina de’ Medici, entrambi nati nel 1519,
con una serie di iniziative ed eventi che continueranno fino al 25 marzo 2020, quan-
do sarà presentato, nella cornice di uno spettacolo pubblico, il restauro della Fon-
tana del Nettuno in Piazza della Signoria. Nell’attesa, si possono visitare le mostre
Cosimo I de’ Medici e l’invenzione del Granducato (allestita presso l’Archivio di Stato
e aperta fino al 12 gennaio) e Sguardi globali. Mappe olandesi, spagnole e portoghesi
nelle collezioni del granduca Cosimo III de’ Medici (visitabile fino al 29 maggio nel-
la Biblioteca Medicea Laurenziana). Nella prima mostra, la vicenda umana e politi-
ca del capostipite dei granduchi di Toscana viene illustrata attraverso una scelta tra
i molti documenti conservati nell’Archivio di Stato di Firenze, accompagnati da un
ricco apparato iconografico. La seconda mostra è invece dedicata al collezionismo
mediceo di mappe provenienti da tutta Europa e dedicate ai nuovi mondi: l’Africa,
le Americhe, l’Oceano Indiano, i mari del Sudest Asiatico e le terre che si estende-
vano nel remotissimo Pacifico, dal Capo di Buona Speranza allo stretto di Malacca.

INFORMAZIONI: www.500cosimocaterina.it

IMAGO SPLENDIDA - Bologna

Allestita a Bologna negli ambienti del Museo medievale, la rassegna permette


d’indagare l’affascinante (e ancora poco studiata) produzione scultorea bologne-
se tra XII e XIII secolo; il periodo in cui la città si affermò come centro cultu-
rale d’eccellenza, prima con la fondazione dello Studium, poi grazie alla presen-
za degli ordini mendicanti. La mostra, visitabile fino all’8 marzo 2020, presenta,
per la prima volta riuniti insieme, alcuni rarissimi capolavori lignei prodotti nel-
la città felsinea e restaurati di recente, attribuiti dagli studiosi a uno stesso mae-
stro, operante in città per alcuni decenni. È il caso del bellissimo Crocefisso pro-
veniente dalla basilica di Santa Maria Maggiore a Bologna, e del Crocefisso del-
la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, due dei (purtroppo) rarissimi esemplari
sopravvissuti all’inesorabile trascorrere dei secoli. Stravolte e modificate nel cor-
so del tempo per essere adattate al gusto delle varie epoche, spesso dimenticate o
relegate in piccole chiese dopo il loro primo splendore, queste opere restituiscono
la spiritualità di un’epoca e di un ambiente artistico straordinariamentre vivaci.

INFORMAZIONI: www.museibologna.it/arteantica/eventi

L’AUTUNNO DEL MEDIOEVO IN UMBRIA - Perugia

Si chiuderà il 6 gennaio 2020, alla Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia,


la mostra L’autunno del Medioevo in Umbria. Cofani nuziali in gesso dorato e
una bottega perugina dimenticata, curata da Andrea De Marchi e Matteo Maz-
zalupi. L’allestimento raccoglie cassoni (o cofani) nuziali, raffinati elementi di
arredo in uso nelle dimore rinascimentali italiane: rari frammenti della vita pri-
vata delle ricche famiglie che li avevano commissionati. Solo pochi esemplari
sono giunti fino ai giorni nostri, e proprio per questo la mostra diviene un’oc-
casione unica per radunare e mettere a confronto i preziosi pezzi d’arte, facen-
do conoscere un aspetto inedito dell’arredo domestico in pieno Quattrocento.
I cassoni nuziali venivano costruiti sempre in coppia ed erano destinati a con-
tenere il corredo delle spose di famiglie nobili e borghesi. Vari i temi raffigura-
ti: dai semplici motivi animali o floreali a vere narrazioni di cortei e feste nuzia-
li; ma anche episodi tratti dalla mitologia, dalla Bibbia o dai romanzi cortesi.

Orari: lunedì 12-19,30; martedì-domenica 8,30-19,30. Biglietto: € 8, ridotto € 4


INFORMAZIONI: www.gallerianazionaledellumbria.it

76 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
proposte

NELLA BOTTEGA
DI MERLINO
La magia di un laboratorio artigiano
dove il Medioevo rivive in tutta la sua bellezza

A
Fossato di Vico, in provincia di Pe- N Cosa ti rende fiero del tuo lavoro? In alto, il banchetto
rugia, incontriamo Fabio, che nel suo Alla Bottega di Merlino si trovano moltissimi allestito dalla Bottega
laboratorio artigiano vende abbiglia- prodotti fatti a mano e curati nei minimi detta- di Merlino in occasione
mento e produce accessori storici per rievoca- gli, come dimostra il fatto che spesso io e mia di una delle molte
zioni e giochi di ruolo, attrezzature per arcieri moglie siamo invitati dalle associazioni di rievo- rievocazioni storiche a
e armigeri; ma anche articoli da regalo origi- catori per partecipare a eventi in costume. La cui partecipa con i suoi
nali, in stile gotico e contemporaneo, con la cosa di cui vado più fiero sono i miei articoli in prodotti artigianali.
possibilità di effettuare ricami unici e persona- pelle, che produco personalmente in bottega. Nel tondo, Fabio e sua
lizzati. Siamo qui per conoscerlo meglio e farci moglie Monica durante
raccontare da lui il suo lavoro, che è prima di N Quali sono i tuoi clienti più affezionati? una sfilata in costume.
tutto una grande passione. Pur vendendo anche prodotti destinati al gran-
de pubblico, la mia clientela più fidata è rap-
N Perché hai scelto proprio Merlino per presentata dai rievocatori, che apprezzano la
rappresentare la tua bottega artigiana? cura e la fedeltà filologica dei prodotti, e i molti
Quand’ero piccolo tenevo sul comodino utenti che acquistano nel mio store online. 
una lampada di Merlino, a cui ero molto af-
fezionato, e che continua a farmi compagnia LA BOTTEGA DI MERLINO
nella vetrina del negozio. Pur passando gli Via Flaminia, 20 - 06022 Fossato di Vico (Pg)
anni, questo personaggio non ha mai smesso Aperto da lunedì a sabato
10,15-12,15 / 15,45-19,30
di rappresentare, per me, la perfetta sintesi del
Tel. 340 973 6761
Medioevo, fatto di Storia ma anche di magia.
www.bottegadimerlino.com

civiltà medievale 77

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
libri e film

LIBRI | LA CROCIATA INFINITA

All’inizio ci sono i pellegrini, i “crucesignati” che recano cucita o ricamata, sulla


veste o sulla bisaccia, una croce. La Crociata, che in principio non si chiamava
così (il termine fu coniato solo nel Seicento dal francese Archange de Clermont),
era iter, peregrinatio, passagium: spedizione militare, viaggio religioso, itinerario
marittimo. Se ai tempi della prima spedizione (1096-1099) la volontà di libera-
re dai musulmani le terre in cui era vissuto Gesù si accompagnò a grande fervo-
re religioso, in seguito altri fattori motivarono le campagne in Terrasanta: per le
Repubbliche marinare, la possibilità di ottenere il controllo di rotte e porti medi-
terranei; per il papato, aumentare il proprio prestigio; per i sovrani, liberarsi di
folle insofferenti e aristocratici riottosi. Fede, interesse economico, attrazione per
l’ignoto, dunque, spinsero l’Europa cristiana in Oltremare.
Più tardi, la Crociata divenne lotta all’eresia, strumento di controllo politico, dife-
sa contro le offensive ottomane o le incursioni dei pirati barbareschi. Di tutto que-
sto, il libro dipinge un grande affresco, colto e documentato, che invita a riflettere.

Cardini F., Musarra A. - Il grande racconto delle Crociate - Il Mulino, pp. 524, € 48

LIBRI | L’AVVENTURA DI UNA SETTA LEGGENDARIA

Noti come una cerchia di fanatici sicari musulmani, gli Assassini furono respon-
sabili, secondo la leggenda più conosciuta in Occidente, di un numero enorme di
efferati delitti e azioni suicide, compiute dopo essersi storditi con l’hashish (da cui
deriverebbe il loro nome), nella convinzione di guadagnarsi il Paradiso.
In realtà, la vera storia dei Nizariti (questo il vero nome della setta) è ben più affa-
scinante. Sorti nel 1094, ai tempi della Prima crociata, i Nizariti conquistarono in bre-
ve tempo una serie di fortezze tra Siria, Iraq e Iran. Da lì lanciarono una sfida al mon-
do islamico, che li considerava eretici. Per quasi due secoli seppero elaborare una ver-
sione dell’assetto sociale, politico e religioso dell’Islam radicalmente opposta a quella
sunnita, che si andava affermando quasi ovunque. Il coronamento di tale visione fu, nel
1164, la proclamazione della “Resurrezione”, cioè l’abrogazione dei vincoli della legge
religiosa e l’istituzione del Paradiso in Terra. In questo libro, Hodgson non solo trac-
cia la complessa storia dei Nizariti, ma ne ricostruisce la raffinata e stupefacente dot-
trina, a partire dai testi sacri della setta e dai dotti scritti dei loro più tenaci oppositori.

Marshall G.S. Hodgson - L’ordine degli Assassini - Adelphi, pp. 522, € 32

LIBRI | MISTERI E BUGIE SULLA SACRA COPPA

Fin dalla sua apparizione sulla scena letteraria, nel XII secolo, per opera di
Chrétien de Troyes, il Graal si presenta come un oggetto in continua trasforma-
zione: i romanzi cortesi lo descrivono, di volta in volta, come un piatto conte-
nente un’ostia, il vaso in cui Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Cristo,
una pietra preziosa discesa dal cielo. Dopo una lunga eclisse, il mito viene recu-
perato nell’Ottocento, in particolare dal suo “inventore” moderno, Richard
Wagner: il Parsifal è all’origine di un nuovo “ciclo del Graal”, che compren-
de opere teatrali, narrative, storiche (o pseudostoriche) e cinematografiche.
Un ciclo a cui appartengono anche recenti successi, come Il Codice da Vinci.
Sintesi di un ventennio di ricerche effettuate sull’amplissima letteratura cor-
tese e cavalleresca, il volume offre una panoramica sull’evoluzione del mito del
Graal nel Medioevo e sul suo contesto letterario e religioso, proponendo anche
un’indagine critica circa le sue riscritture e interpretazioni moderne. E demolen-
do troppi luoghi comuni che circolano al suo riguardo.

Francesco Zambon - Metamorfosi del Graal - Carocci, pp. 416, € 19

78 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
ABBONATI SUBITO!
28 ,90€ invece
L
DE
TO

% 40€ di 41,
O N

0
SC

3 a
 um
n
o
n n er i
Potrebbero interessarti anche:

VERSIONE Abbonamento L’arte della guerra


DIGITALE IN BBC History nel Medioevo
40,90€ sconto del 30% 9,90€ su www.sprea.it
OMAGGIO!

PERCHÉ ABBONARSI: COUPON DI ABBONAMENTO


• Prezzo della rivista bloccato per un anno
• Sicurezza di ricevere tutti i numeri Sì! Mi abbono a Civiltà Medievale
Riceverò  numeri a soli , euro anziché , euro con lo sconto del %
Tagliare lungo la linea tratteggiata - Puoi anche fotocopiarlo per non rovinare la rivista

SCEGLI IL METODO PIÙ ❏ Inviate BBC History al mio indirizzo:


Cognome e Nome
COMODO PER ABBONARTI:
Via N.
CHIAMACI E ATTIVEREMO INSIEME
Località
IL TUO ABBONAMENTO CAP Prov.
•TELEFONA al N. 02 87168197
Tel. email
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 ❏ Scelgo di pagare così:
alle 18,00. Il costo massimo della telefonata da linea fissa Con bonifico IBAN IT40H0760101600000091540716 - intestato a Sprea Spa
è pari a una normale chiamata su rete nazionale in Italia. Con il bollettino intestato a Sprea S.p.A. via Torino 51, 20063 Cernusco S/Naviglio (MI)
conto postale N° 000091540716
•ONLINE www.sprea.it
Con carta di credito: Visa Diners Mastercard
•FAX invia il coupon al N. 02 56561221 Numero
•POSTA Ritaglia o fotocopia il coupon seguendo le Codice di tre cifre che appare
istruzioni a lato e inviacelo insieme alla copia della ricevuta di Scad. (mm/aa) sul retro della carta di credito
pagamento via fax o mail (abbonamenti@sprea.it). Firma
• CONTATTACI VIA WHATSAPP ❏ Regalo Civiltà Medievale (quindi non speditelo al mio indirizzo sopra) a:
Cognome e Nome
3206126518 (Valido solo per i messaggi)
Via N.
Località CAP Prov.
Informativa ex Art.13 LGS 196/2003. I suoi dati saranno trattati da Sprea SpA, nonché dalle società con essa in rapporto
di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 c.c. titolari del trattamento, per dare corso alla sua richiesta di abbona- Tel. email
mento. A tale scopo, è indispensabile il conferimento dei dati anagrafici. Inoltre previo suo consenso i suoi dati potranno
essere trattati dalle Titolari per le seguenti finalità: 1) Finalità di indagini di mercato e analisi di tipo statistico anche al
fine di migliorare la qualità dei servizi erogati, marketing, attività promozionali, offerte commerciali anche nell’interesse
Il beneficiario del tuo abbonamento riceverà una mail dove gli verrà comunicato il regalo
di terzi. 2) Finalità connesse alla comunicazione dei suoi dati personali a soggetti operanti nei settori editoriale, largo
consumo e distribuzione, vendita a distanza, arredamento, telecomunicazioni, farmaceutico, finanziario, assicurativo,
automobilistico e ad enti pubblici ed Onlus, per propri utilizzi aventi le medesime finalità di cui al suddetto punto 1) e Compila, ritaglia e invia questo coupon in busta chiusa a:
2). Per tutte le finalità menzionate è necessario il suo esplicito consenso. Responsabile del trattamento è Sprea SpA via
Torino 51 20063 Cernusco SN (MI). I suoi dati saranno resi disponibili alle seguenti categorie di incaricati che li tratteran- Sprea S.p.A. - Servizio abbonamenti - Via Torino ,  Cernusco Sul Naviglio (MI)
no per i suddetti fini: addetti al customer service, addetti alle attività di marketing, addetti al confezionamento. L’elenco
aggiornato delle società del gruppo Sprea SpA, delle altre aziende a cui saranno comunicati i suoi dati e dei responsabili
potrà in qualsiasi momento essere richiesto al numero +39 0287168197 “Customer Service”. Lei può in ogni momento
oppure invialo via mail
e gratuitamente esercitare i diritti previsti dall’articolo 7 del D.Lgs.196/03 – e cioè conoscere quali dei suoi dati vengono Accetto di ricevere offerte promozionali e di contribuire Accetto che i miei dati vengano comunicati
trattati, farli integrare, modificare o cancellare per violazione di legge, o opporsi al loro trattamento – scrivendo a Sprea con i miei dati a migliorare i servizi offerti (come specificato a soggetti terzi (come indicato al punto 2
SpA via Torino 51 20063 Cernusco SN (MI).
al punto 1 dell’informativa privacy): ❏ SI ❏ NO dell’informativa privacy): ❏ SI ❏ NO

OFFERTA VALIDA SOLO PER L’ITALIA


Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
L’AQUILA
DEGLI IMPERATORI
Simbolo di Giove e usata dai Romani come insegna delle legioni, l’aquila fu recuperata
dai sovrani carolingi quale emblema del nuovo impero, percepito come discendente
di quello dei Cesari. Un emblema che resiste al passare dei secoli, anche in versione a due teste
di Maddalena Freddi

D
otata di vista acuta e volo altissimo, sull’Olimpo facendone il coppiere degli dei.
all’aquila vennero attribuiti, in tutti i Dal mondo greco a quello latino, passando
tempi e tutte le culture, molti signi- da Zeus a Giove, l’aquila si conferma uccello Militi di Federico II
ficati simbolici, tanto da imporsi, anche nel divino per eccellenza e finisce per assumere i di Svevia, da un
Medioevo, come uno degli emblemi più popo- connotati regali del padre degli dei. manoscritto della Nova
lari. Tradizionalmente associata agli dei, di cui Con molta probabilità, l’origine della fortuna cronica di Giovanni
è messaggera, nella cultura greca l’aquila è un simbolica del rapace è asiatica: in veste regale, Villani (1280-1348):
attributo di Zeus, nonché uno dei tanti anima- l’aquila si ritrova già tra i Babilonesi e i Persiani, come si nota, portano
li in cui il dio s’incarna, come dimostra il mito per giungere nel bacino mediterraneo e in Eu- l’insegna dell’aquila
di Ganimede: trasformatosi in aquila, Zeus si ropa attraverso le conquiste di Alessandro Ma- imperiale (nera, in
presentò al bellissimo giovane mortale, di cui gno, che la adotta quale simbolo del suo potere capo d’oro) su scudi,
si era invaghito, per rapirlo e condurlo con sé universale accanto al tradizionale leone macedo- gualdrappe e vessilli.

80 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
simboli

Enrico VI (1165- ne. Proprio la, simbolo di


1197), sovrano del per imitare il sapienza per via
Sacro Romano grande con- della sua vista,
Impero, in un ritratto quistatore in grado di sop-
dal Codex Manesse, l’aquila pas- portare la luce
canzoniere medievale sò agli impe- diretta del Sole.
in lingua tedesca, ratori di Roma. Nel XII seco-
arricchito da preziose Del resto, l’Ur- lo l’aquila divenne
miniature. Tra le be ne adottava già simbolo imperiale del
insegne di sovranità, l’emblema, munito sovrano Federico Bar-
oltre a scettro e di folgore (che è anche barossa (ca. 1122-1190), il
corona, spicca l’aquila, uno degli attributi di Giove), quale attinse sia alla tradizione
riportata anche sul sulle insegne delle sue legioni. carolingia (Carlo Magno aveva decora-
cimiero dell’elmo. Fu to con un’aquila romana la sommità della sua
Federico Barbarossa a Il vanto di Federico dimora ad Aquisgrana), sia a quella romana.
introdurre l’aquila nera Come scrive lo storico Franco Cardini, «l’a- L’aquila di colore nero divenne, di conseguen-
su fondo oro: al nipote, quila è simbolo di potere regale e al tempo stes- za, anche distintiva degli Hohenstaufen, il suo
il dotto Federico II, si so di divinazione. Il grande volatile sottolinea casato, e dei ghibellini, ai quali si contrappo-
deve invece quella a non solo l’ascensione, ma anche il rinnovamen- se, sul fronte avverso, l’aquila rossa della di-
due teste, anch’essa to della vita simboleggiato dall’esperienza eter- nastia dei Welfen, eponimi del partito guelfo:
su fondo oro, tratta na e divina». Non stupisce che, con il passaggio aquila, in questo caso, raffigurata mentre ar-
dalla tradizione al cristianesimo, il volatile diventasse attributo tiglia il drago, simbolo dei ghibellini ritenuti
bizantina. di Cristo, imperatore dei cieli e della Terra oltre “eretici” e lontani dalla dottrina papale.
che giudice supremo. Non a caso, la Commedia L’aquila è stata adottata anche da molti
di Dante raffigura gli Spiriti giudicanti mentre casati nobiliari, contendendo il primato ad
compongono in cielo la frase “Diligite iustitiam altri “re degli animali”, l’orso e il leone: il
qui iudicatis terram” (“Amate la giustizia, voi primo di ascendenza celtico-germanica, l’al-
che siete giudici in terra”, tratta dal libro bibli- tro romano-mediterranea. In questo modo è
co della Sapienza), per poi raccogliersi in una divenuta parte integrante e imprescindibile
grande «M», che infine si trasforma in un’aqui- dell’araldica europea fino ai giorni nostri. 

UN SIMBOLO DUPLICE

N ell’iconografia, l’aquila appare spesso a due te-


ste, come il dio Giano bifronte. Le ragioni sono
molteplici, e forse alludono all’Impero Romano d’O-
riente e d’Occidente. Inoltre, la duplicità rimanda
all’onniscenza divina, che in quanto tale può creare
e distruggere, salvare o dannare: come il Cristo del
Giudizio Universale, che con la destra indica ai buoni
la salvezza e con la sinistra avvia i peccatori al fuoco
della dannazione eterna. Una versione quattrocente-
sca e tripite dell’aquila (per simboleggiare Roma, Co-
stantinopoli e Gerusalemme) non ebbe fortuna.
A lato, un’aquila bicipite bizantina: incastonata nel
pavimento, indica il punto della chiesa di San Deme-
trio a Mistra (nel Peloponneso meridionale, vicino
all’antica Sparta) dove Costantino XI Paleologo fu
incoronato imperatore (basileus), il 6 gennaio 1449.

civiltà medievale 81

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
NEL PROSSIMO NUMERO
in edicola il 28 febbraio

1099: LA CONQUISTA DI GERUSALEMME

CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Amministrazione: Erika Colombo (responsabile), Irene Citino,


Sprea ADV Srl - Tel. 02 92432244 - pubblicita@sprea.it Sara Palestra, Danilo Chiesa, Dèsirèe Conti - amministrazione@sprea.it
Mauro Fabbri - Marketing - maurofabbri@sprea.it Civiltà Medievale, pubblicazione registrata al Tribunale di Milano il 22.01.2007
con il numero 44. ISSN: 2704-7733
SERVIZIO QUALITÀ EDICOLANTI E DL Direttore responsabile: Luca Sprea
Sonia Lancellotti, Virgilio Cofano : tel. 02 92432295/440
distribuzione@sprea.it Distributore per l’Italia:
Press-Di Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. - 20090 Segrate
ABBONAMENTI E ARRETRATI Distributore per l’Estero : SO.DI.P S.p.A. Via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)
Bimestrale - prezzo di copertina 6,90 € Tel. +390266030400 - Fax +390266030269 - sies@sodip.it - www.sodip.it
Abbonamenti: si sottoscrivono on-line su www.farwestgazette.it/abbonamenti
www.conoscerelastoria.it Stampa: Arti Grafiche Boccia S.p.A.- Salerno
Mail: info@farwestgazette.it
cls@conoscerelastoria.it Copyright : Sprea S.p.A.
Fax: 02 56561221 - Tel: 02 87168197 (lun-ven / 9:00-13:00 e 14:00-18:00)
Informativa su diritti e privacy
Il prezzo dell’abbonamento è calcolato in modo etico perché sia un ser- La Sprea S.p.A. è titolare esclusiva della testata Civiltà Medievale e di tutti i diritti di pubblicazione e di dif-
Realizzazione editoriale a cura di:
vizio utile e non in concorrenza sleale con la distribuzione in edicola. fusione in Italia. L’utilizzo da parte di terzi di testi, fotografie e disegni, anche parziale, è vietato. L’Editore
Dumas S.r.l. di Guglielmo Duccoli si dichiara pienamente disponibile a valutare - e se del caso regolare - le eventuali spettanze di terzi per
Arretrati: si acquistano on-line su www.farwestgazette.it/arretrati la pubblicazione di immagini di cui non sia stato eventualmente possibile reperire la fonte. Informativa e
Testi: Stefano Bandera, Alessandra Colla, Marco Della Flora, Mario Galloni, Riccardo
Mail: info@farwestgazette.it Consenso in materia di trattamento dei dati personali (Codice Privacy d.lgs. 196/03). Nel vigore del D.Lgs
Larcheri, Luigi Lo Forti, Anna Lorenzini, Elena Percivaldi, Antonio Ratti. 196/03 il Titolare del trattamento dei dati personali, ex art. 28 D.Lgs. 196/03, è Sprea S.p.A. (di seguito
Fax: 02 56561221 - Tel: 02 87168197 (lun-ven / 9:00-13:00 e 14:00-18:00)
Immagini: Creative Commons, Historyca, Hlb-Doc, La Bottega di Merlino, Wikime- anche “Sprea”), con sede legale inVia Torino, 51 Cernusco sul Naviglio (MI). La stessa La informa che i
www.sprea.it Suoi dati, eventualmente da Lei trasmessi alla Sprea, verranno raccolti, trattati e conservati nel rispetto
dia/Wikipedia.
FOREIGN RIGHTS del decreto legislativo ora enunciato anche per attività connesse all’azienda. La avvisiamo, inoltre, che i
Suoi dati potranno essere comunicati e/o trattati (sempre nel rispetto della legge), anche all’estero, da
Gabriella Re: tel . 02 92432262 - international@sprea.it società e/o persone che prestano servizi in favore della Sprea. In ogni momento Lei potrà chiedere la
modifica, la correzione e/o la cancellazione dei Suoi dati ovvero esercitare tutti i diritti previsti dagli artt. 7
Sprea S.p.A. REDAZIONE e ss. del D.Lgs. 196/03 mediante comunicazione scritta alla Sprea e/o direttamente al personale Incaricato
Sede Legale: Via Torino, 51 20063 Cernusco Sul Naviglio (Mi) - Italia Art director: Silvia Taietti preposto al trattamento dei dati. La lettura della presente informativa deve intendersi quale presa visione
dell’Informativa ex art. 13 D.Lgs. 196/03 e l’invio dei Suoi dati personali alla Sprea varrà quale consenso
PI 12770820152- Iscrizione camera Commercio 00746350149 Grafici: espresso al trattamento dei dati personali secondo quanto sopra specificato. L’invio di materiale (testi,
Per informazioni, potete contattarci allo 02 924321 Marcella Gavinelli, Alessandro Bisquola, Nicolò Digiuni, Tamara Bombelli, Luca Patrian fotografie, disegni, etc.) alla Sprea S.p.A. deve intendersi quale espressa autorizzazione alla loro libera
utilizzazione da parte di Sprea S.p.A. Per qualsiasi fine e a titolo gratuito, e comunque, a titolo di esempio,
Coordinamento: Gabriella Re, Silvia Vitali, Ambra Palermi, Alessandra D’Emilio, alla pubblicazione gratuita su qualsiasi supporto cartaceo e non, su qualsiasi pubblicazione (anche non
CDA: Luca Sprea (Presidente), Mario Sprea (Vice Presidente), Maverick Greissing, Roberta Tempesta, Elisa Croce, Laura Vezzo, Laura Galimberti, Michela lampronti, della Sprea S.p.A.), in qualsiasi canale di vendita e Paese del mondo.
Alessandro Agnoli, Massimiliano Meloni Federica Berzioli, Francesca Sigismondi, Tiziana Rosato Il materiale inviato alla redazione non potrà essere restituito.

82 civiltà medievale

Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
È in edicola!

ANCHE IN
VERSIONE
DIGITALE A
4,90€ Scansiona il QR Code

Disponibile anche su www.sprea.it/etruschi


Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today
QUANDO LE NAVI VICHINGHE I CARRI MEDIEVALI, TRA COMODITÀ E L’UMANESIMO ITALIANO APRÌ
ASSEDIARONO PARIGI E TECNOLOGIE RIVOLUZIONARIE LE PORTE AL RINASCIMENTO

Bollata, a torto, come un’epoca


oscura e barbarica,
il Medioevo fu in realtà
un millennio favoloso,
illuminato da artisti visionari,
sommi poeti e filosofi ispirati.
E fece da scenario ad alcune
LA LINGUA PARLATA DAL POPOLO,
A METÀ FRA LATINO E VOLGARE
fra le gesta più eroiche ORECCHINI: PREGIATI ORNAMENTI
O STRUMENTI DEL DEMONIO?
nella Storia d’Italia e d’Europa.

CECCO ANGIOLIERI, IL POETA


CHE AMAVA DONNE, VINO E DADI

CIVILTÀ MEDIEVALE N. 1 - BIMESTRALE - 6,90€

UNA PAURA DELL’UOMO MEDIEVALE: TORTE E DOLCIUMI CHE STUZZICAVANO


LA RESURREZIONE DEI CADAVERI P. I. 18-12-2019 GENNAIO-FEBBRAIO L’APPETITO DEI SOVRANI
Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.today

Potrebbero piacerti anche