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COMUNE DI CIMITILE
2018
Enti promotori
Fondazione Premio Cimitile
Regione Campania
Città Metropolitana di Napoli
Comune di Cimitile
Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’
Dipartimento di Lettere e Beni culturali
Università degli Studi del Molise
Dipartimento di Scienze umanistiche, sociali e della formazione
Centro Studi Longobardi
In copertina: collo di anfora Keay 34B dagli scavi nella catacomba di S. Gennaro a Napoli.
A pagina 1: ampolla in argilla dal centro di pellegrinaggio di Abu Mena (Egitto).
ISBN 978-88-6866-420-6
JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
Dei primi passi che fece la città verso la cristianizzazione a malapena si dispone
di dati. Solo la testimonianza di Prudenzio che, nel Peristephanon, parla del martire
locale Cucufate: Barchinon claro Cucufate freta surget et Paulo speciosa Narbo1. I
riferimenti scritti più antichi rimontano al IV secolo, quando Barcino era, ormai, una
sede episcopale. Sono noti i nomi di tre vescovi: Pretestato (342) che assistette al
concilio di Sardica, Paciano (370-390), che appartenne all’aristocrazia senatoriale, a cui
le fonti concedono particolare rilevanza, e infine Lampio (391-400).
Pure al IV secolo risalgono i primi dati archeologici che, per quanto scarsi, sono
alquanto significativi. Dimostrano, infatti, l’esistenza di un battistero a pianta quadrata
sotto la cattedrale attuale, nel luogo in cui, benché la mancanza di scavi archeologici
ne impedisca la conferma, si sarebbe trovata anche la basilica paleocristiana. L’origine
di questo primo nucleo cristiano va ricercato in una grande domus, nota come domus
di Sant Iu, della quale si conserva, fondamentalmente, un gran peristilio con vasche e
il porticato circostante. I primitivi edifici cristiani di Barcino (la basilica e il battistero)
convissero con le strutture di questa domus in cui, molto probabilmente, risiedeva
il vescovo, e le cui abitazioni avrebbero potuto servire per il culto cristiano già da
prima dell’edificazione della basilica. Saremmo quindi di fronte a un processo di
cristianizzazione originatosi a partire da una proprietà privata. La cristianizzazione dei
grandi proprietari è un fenomeno ben conosciuto e ben studiato, così come è noto il
fatto che tali personaggi mettessero a disposizione della comunità cristiana le proprie
case: prima come luogo di riunione, più avanti per la costruzione di basiliche di nuova
pianta. I casi riscontrati ad Aosta, Pergamo, Ginevra, Genova, Napoli, Bergamo, Luni
o Santa Sabina a Roma, ne sono, infatti, un buon esempio2.
A Barcino, la precoce cristianizzazione avrebbe giustificato il luogo di impianto
del complesso episcopale: anziché in una posizione centrale, in uno degli angoli della
città fortificata. Tutti gli indizi indicano che, nel IV secolo, almeno la terrazza superiore
del forum era ancora in funzionamento, così come la maggior parte degli edifici
1
Mayer 1991, p. 264.
2
Beltrán De Heredia Bercero 2017.
86 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
3
Irc IV, p. 36.
4
Ravotto 2014.
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 87
2. La topografia cristiana di
Barcino: civitas e suburbium
5
Beltrán De Heredia Bercero 2014.
6
I tre piedistalli furono riutilizzati come supporti monolitici di altrettante mensae d’altare; due sono
ormai perduti, mentre il terzo si è potuto recuperare negli scavi della basilica.
7
Beltrán De Heredia Bercero 2010.
8
Di solito i templi sono abbandonati e trasformati in chiese o riadattati come nuclei abitativi; nel caso
di Barcellona, però, non disponiamo di riferimenti archeologici per postulare tale ipotesi.
9
Beltrán De Heredia Bercero 2010.
10
Chavarría 2015, p. 14.
11
Un’epistola di Cipriano di Cartagine, dell’anno 254-255, recrimina e denuncia il vescovo di Mérida,
Marziale, per aver sepolto i propri figli in un collegium pagano seguendo, pertanto, usi pagani (Chavarría
2015, p. 15).
12
Beltrán De Heredia Bercero 2010.
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 89
Fig. 3. Ricostruzione grafica del fonte di Barcellona sulla base dell’analogia con il pezzo di Cimitile.
13
Beltrán De Heredia Bercero 2010.
14
Beltrán De Heredia Bercero 2011.
15
Beltrán De Heredia Bercero 2010.
90 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
16
Guilar-Beltrán De Heredia Bercero-Font 2017.
17
Ebanista 2003, p. 210; Lehmann 2004, figg. 242-243.
18
Ebanista 2003, p. 210. A Cimitile questo pezzo si è messo in relazione con un passo di Paolino di
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 91
Nola, in cui l’autore parla di un cantharus posto nell’atrio della basilica nova. Nel nostro caso, il fatto che
i frammenti si siano localizzati negli strati di abbandono del battistero ci porta ad ipotizzare che il pezzo
costituisse il coronamento ornamentale della vasca battesimale.
19
Di solito, come hanno postulato anche altri autori, il diritto di conquista comporta l’appropriazione
e l’occupazione, da parte del nuovo governo, degli edifici più emblematici e le principali residenze urbane
(León 2016, p. 192).
20
Beltrán De Heredia Bercero-Aquilue 2018.
92 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
documentata nel corso degli scavi, ciò che permetterebbe di giustificare l’insediamento
dei cattolici in questo luogo, anziché altrove, nonostante, per il momento, non si
disponga di una conferma archeologica. D’altra parte, la localizzazione di strutture
romane del I secolo, vincolate a un porticato monumentale e ad un podium21, che
sembrano suggerire l’esistenza di un tempio22, inducono a ritenere che, in questo caso,
il processo di cristianizzazione si sarebbe originato a partire da uno spazio pubblico,
al contrario di quanto, si è visto poc’anzi, si verificò nel caso del gruppo episcopale
sotto la cattedrale. L’abbandono di tutte le strutture romane durante la prima metà del
V secolo23 lascia supporre l’esistenza di una fase intermedia - ancora non documentata
dall’archeologia, ma senza dubbio di carattere cristiano - al di sotto dei livelli della
pavimentazione della chiesa del VI secolo.
In S. Giusto e Pastore si sarebbe quindi consolidato l’episcopium cattolico, più
piccolo e con un minor peso politico all’interno della città, ma con un notevole peso
religioso, visto che la maggior parte della popolazione era ispano-romana e, quindi,
cattolica. Nel frattempo, i Visigoti consolidavano il complesso episcopale sotto l’attuale
cattedrale, convertendolo nel centro di potere della città visigota e incorporando nuovi
edifici del potere civile, come la residenza del comes civitatis. Tale centro di potere
avrà poi continuità con la città carolingia e comitale, e si perpetuerà nel Palazzo Reale
Maggiore della Corona d’Aragona24. La continuità del centro di potere è uno degli
argomenti in base ai quali è lecito ritenere che il complesso episcopale sito al di sotto
della cattedrale e della Piazza del Rey, quello, cioè, vincolato agli edifici del potere
civile, corrispondesse al gruppo episcopale ariano.
Del primo gruppo episcopale, situato nel luogo in cui oggi sorge la cattedrale,
e nei suoi dintorni, si conservano vari edifici25: una chiesa con pianta a croce di tipo
martiriale con la sua necropoli ‘privilegiata’ associata, con solo 26 tombe26. Il palazzo
del vescovo era posto tra la basilica principale (completamente sconosciuta, ma posta,
senza dubbio, sotto la cattedrale attuale) e la chiesa cruciforme e, leggermente più ad
est, l’aula o sala delle udienze del vescovo, costruita nel V secolo, che comunicava
con il battistero posto ai piedi della cattedrale27. C’è anche da aggiungere un complesso
termale, posto vicino alla porta settentrionale che si collegava con quella della Via
Augusta, che avrebbe potuto avere un carattere assistenziale, al servizio dei fedeli e dei
21
Così come anche ad altri elementi propri di una piazza pubblica, come vari frammenti epigrafici e
un piedistallo equestre.
22
Beltrán De Heredia Bercero 2015.
23
Beltrán De Heredia Bercero-Aquilue 2018.
24
Beltrán De Heredia Bercero 2013a.
25
Questi edifici si possono visitare nel sottosuolo archeologico della Piazza del Rey del Museo di
Storia di Barcellona.
26
Beltrán De Heredia Bercero 2008.
27
Beltrán De Heredia Bercero 2013b.
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 93
Fig. 6. Pianta del primo gruppo episcopale di Barcellona nel secolo VI-VII.
pellegrini che arrivavano in città, come possiamo vedere nel complesso ecclesiastico di
S. Giusto in Puglia28. Altri alloggi minori si svilupparono intorno agli edifici principali,
collegati tra loro per mezzo di corridoi e portici. Non possiamo trascurare la residenza
del potere civile in città, il comes civitatis, e altri spazi di carattere militare, riservati al
corpo di guardia delle mura, come diremo successivamente (fig. 6).
C’è anche da supporre l’esistenza di un atrium (o più d’uno), posto forse tra la
basilica e il battistero, o forse a sud-est della basilica principale, nel luogo in cui nei secoli
successivi si sarebbe innalzato il chiostro romanico. Non abbiamo dati archeologici,
ma siamo sicuri della sua esistenza; l’atrium era un elemento architettonico importante
che serviva a collegare edifici e facilitare la circolazione; inoltre era un elemento di
prestigio e di rappresentanza, che si poteva usare per inumazioni, o come spazio di
accoglienza per le attività caritative29.
Inoltre, se agli edifici conosciuti archeologicamente aggiungiamo gli spazi
necessari al clero che risiedeva nel gruppo episcopale, le stanze del personale
laico al servizio del vescovo, i magazzini e gli spazi di produzione necessari per
28
Volpe 2007, pp. 86, 88.
29
Volpe 2007, p. 92.
94 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
Fig. 7. Planimetria ricostruttiva del gruppo episcopale dei Ss. Giusto e Pastore (VI secolo) con le due
basiliche (1 e 2), l’annesso funerario con la tomba monumentale (3) e il battistero (4).
30
ICERV 352, accolto anche da Isabel Sanchez (Sanchez 2010, p. 255).
31
L’estensione e la complessità dei gruppi episcopali viene resa manifesta dallo studio dell’esempio di
Ginevra. Un lavoro sistematico di 30 anni di ricerche archeologiche sul giacimento lo ha reso il gruppo epi-
scopale meglio studiato e ne ha fatto un referente archeologico per eccellenza (Bonnet 2013). Anche i testi,
talvolta, lasciano d’altronde intuire questa complessità, con riferimento a stanze e sale con funzioni distinte.
32
Gli scavi non sono terminati e, auspicabilmente, saranno ripresi tra breve per poter confermare o
escludere le ipotesi finora avanzate.
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 95
Fig. 8. Ipotesi della situazione della chiesa romanica dei Ss. Giusto e Pastore e la cappella di S. Celidonio
(XI-XIII secolo), basata sui dati archeologici.
dovesse esisterne un’altra nella medesima ubicazione della chiesa romanica dei Ss.
Giusto e Pastore. La posizione e le strutture di quella romanica forniscono informazioni
sulla possibile basilica precedente. Inoltre, la localizzazione di un sepolcro secondario
(sicuramente un vescovo in un arcosolio) collegato ad un edificio anteriore, che
era situato sotto le fondamenta di questa chiesa medievale33, è conforme all’ipotesi
dell’esistenza di una chiesa precedente nel medesimo luogo, il che giustificherebbe,
per l’appunto, la posizione della chiesa romanica (figg. 7-8) e la continuità del culto34.
Postuliamo quindi, come ipotesi di lavoro, che il gruppo episcopale cattolico
fosse organizzato con una doppia chiesa: la basilica, dove si celebrava la sinassi
eucaristica, e la basilica funeraria-martyrium, la basilica tricora, con una pianta tipica
dell’architettura funeraria e martiriale, l’edificio costruito in memoria dei martiri e/o
che conservava le loro reliquie, che costituiva un luogo di commemorazione speciale
(nel nostro caso la confessio) e che, inoltre, prevedeva il battistero. Insomma, i tre
edifici fondamentali del complesso. La presenza di reliquie e il tipo di pianta fanno
pensare, per quanto riguarda la basilica tricora, ad una funzione funeraria-martiriale e
ad un culto alla memoria35.
33
Beltrán De Heredia Bercero 2013b.
34
Beltrán De Heredia Bercero 2017.
35
La basilica dei Ss. Giusto e Pastore è stato il tema della tesi dottorale dell’autrice della presente
96 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
Dopo l’unificazione religiosa del regno visigoto, nell’anno 589, durante il Concilio
di Toledo, Ugno - vescovo ariano che, dopo la sua conversione durante tale Concilio,
prosegue come vescovo cattolico - apre la nuova tappa a Barcino36. È certamente a
questo personaggio che si deve attribuire, nella seconda metà del VI secolo, la grande
riforma e la monumentalizzazione del gruppo episcopale sottostante la cattedrale,
oggetto di un ambizioso e complesso progetto architettonico37 che modificò l’immagine
del settore38. In questa fase, come abbiamo già osservato, si modificarono gli edifici
esistenti e se ne costruirono di nuovi, ampliando le costruzioni ecclesiastiche ad
est del nucleo primitivo con l’incorporazione di una chiesa martiriale con pianta a
croce e con la sua necropoli annessa, e un edificio palatino collegato con il potere
civile visigoto, la residenza del comes civitatis. Nello stesso tempo si costruirono un
nuovo palazzo episcopale, sopra al precedente; un complesso termale e, per mezzo
di portici, si diede forma monumentale ai principali spazi di circolazione e di transito.
Parimenti si notano modifiche al resto degli edifici, come il battistero e la sala delle
udienze del vescovo.
Nell’architettura religiosa e nei nuovi edifici propri del vescovo si può riconoscere
chiaramente un’architettura del potere e di rappresentanza, in cui spicca il ‘palazzo
fortezza’ del vescovo del VI secolo39. Le facciate presentano un sistema di torri
articolate lungo un tratto di muro, formando una serie di corpi rientranti e aggettanti,
con finestre a forma di feritoie e corpi ciechi che danno all’edificio un aspetto
completamente fortificato, cosa che rafforza il suo carattere monumentale. La sua
finalità non doveva però essere difensiva, poiché era ben protetto dalle mura della
città, ma aveva piuttosto lo scopo di sottolineare il potere del vescovo. L’architettura
era la facciata principale, nonché la meno caduca, del potere politico e religioso. È
possibilissimo che, dopo la conversione al cattolicesimo, la sede episcopale di Barcino
volesse conferire un’immagine rinnovata e che la riforma architettonica fosse legata
alla celebrazione del II Concilio di Barcellona del 599, presieduto dal vescovo Ugno.
I dati documentali e archeologici sono, in effetti, sulla stessa linea.
comunicazione, intitolata La basilica des Sants Màrtirs Just y Pastor de Barcelona en el marco de la ciudad
tardoantigua y altomedioeval (siglos V al XIII) y su precedente romano (siglo I), presentata nel 2017 nell’U-
niversità di Saragozza. Tale tesi sarà pubblicata dalla Facoltà Antoni Gaudi, nel n. 3 della collezione Studia
Archaeologiae Christianae.
36
Ugno firma come vescovo ariano di Barcellona nel concilio di Toledo, mentre dopo il concilio firma
come vescovo della chiesa cattolica di Barcellona, ed appare come tale nel II concilio di Barcellona.
37
Non abbiamo a disposizione testi o documenti epigrafici che colleghino questo vescovo a vocaboli
come edificare, construere, erigere o fundare (Utrero-Moreno 2013, p. 748) però, benché i riferimenti scritti
riguardino solo una minoranza degli episodi d’evergetismo, è indiscutibile che molti vescovi dedicarono
sforzi e denaro a operazioni di manutenzione sulle chiese e a edificarne di nuove.
38
Questa fase generale di riforma si può datare negli anni 530-600, in base alle datazioni delle mal-
te per mezzo di C-14 con il metodo della spettrografia di massa accelerata (AMS), applicate a vari edifici
(Beltrán De Heredia Bercero 2009). La datazione di ogni edificio ha poi potuto essere precisata grazie ai
materiali archeologici.
39
Beltrán De Heredia Bercero 2014.
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 97
Fig. 9. Pianta della cella tricora scoperta al di sotto della chiesa dei Ss. Giusto e Pastore con il pavimento in
opus signinum, i negativi del cancello, la tomba in uno spazio annesso e i resti del battistero.
40
Picard 1991.
41
Utrero-Moreno 2013, pp. 748-749.
98 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
un cancello, come indicano i negativi del pavimento originale della basilica. Collegato
allo stesso, un ambone, ugualmente conservato, avrebbe potuto compiere una
funzione statica per la lettura di tale contesto processionale42. La posizione della
tomba del vescovo dinanzi a questo cerimoniale gli avrebbe dato la possibilità di
partecipare allo svolgimento degli uffici, e nello stesso tempo avrebbe motivato i
vivi alla preghiera. Una situazione del tutto eccezionale, che si deve, per l’appunto,
collegare ad un vescovo (fig. 9). Sebbene i vescovi fossero seppelliti di solito nel
suburbium all’interno delle basiliche martirali, tuttavia alcuni edificarono la propria
tomba all’interno della città, presso la cattedrale e gli spazi che simboleggiavano la
funzione vescovile, come, per esempio, fece Giustiniano a Valenza. Questi, infatti,
fece traslare le reliquie del martire Vincenzo dal suburbium all’interno della città e
diede incarico di costruire un edificio con una doppia funzione, cappella del martire
e sua tomba personale43. Sono note altre sepolture di vescovi in basiliche intramuros,
come, per esempio, a Ravenna, Brescia, Milano e Torino, che le fonti scritte pongono
nella prima metà del secolo VI, nel primo caso, e nel secolo VII per i due ultimi44.
La topografia del potere a Barcino e la sua continuità nel corso dei secoli è
importante per attribuire una topografia concreta alle due confessioni. Sappiamo
che il vescovo si poneva allo stesso livello del potere civile, rappresentato in città
dal comes civitatis, e che i due poteri si appoggiavano reciprocamente. Il conte di
città fu introdotto dai Visigoti e si consolidò sotto il regno di Leovigildo. Questo
delegato regio, che sembra essere stata una figura presente in tutte le città45, era il
massimo rappresentante dello Stato, aveva poteri militari, esercitava in materie fiscali
e giudiziarie ed era responsabile del governo nel territorio della città.
Sappiamo che il centro del potere, a Barcino, comprese, oltre che gli edifici di
carattere ecclesiastico, anche strutture collegate all’apparato politico-amministrativo,
nelle quali si svolgevano le funzioni amministrative vincolate al governo cittadino
e dove era localizzata la residenza del comes civitatis. Era questo un edificio,
presumibilmente di due comparti, formato da tre ali rettangolari articolate intorno
ad un patio, sul quale si aprivano le facciate principali46. L’edificio era organizzato in
modo indipendente, all’interno del quartiere vescovile, e si apriva sulle mura e sul
passaggio che si dipanava fino al corpo di guardia e alla scala d’accesso al cammino
di ronda47. In questo settore sono state localizzate alcune fibbie d’uso militare datate
al VI-VII secolo48. A Barcellona questa enclave si sarebbe consolidata e perpetuata
42
Beltrán De Heredia Bercero 2017.
43
Ribera 2005.
44
Chavarría-Giacomello 2014, p. 210.
45
García Moreno 1993; 1998.
46
Beltrán De Heredia Bercero 2014.
47
Beltrán De Heredia Bercero 2001, p. 103.
48
Ripoll 2001, nn. 262 e 264.
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 99
7. A mo’ di conclusione
49
Olmo 1998; Mateos 1999 p. 192.
50
Marfil 2000, p. 124; León-Murillo 2009.
51
Brogiolo 2004-05.
100 JULIA BELTRÁN DE HEREDIA BERCERO
militare e amministrativo in città, legato alla corte, che si tradusse in una dualità di
culto, cattolico e ariano. Come già hanno notato altri autori, le sedi episcopali ariane si
stabilirono nelle sedes regiae, dove c’era sempre una presenza militare, e anche in città
che avevano un distaccamento militare stabile, poiché si trovavano in zone sensibili al
conflitto, oppure in zone di espansione franca o bizantina52.
Barcino, alla fine del VI secolo, è un centro di potere economico, nel quale
il vescovo svolgeva un ruolo rilevante ed esercitava una responsabilità fiscale. La
documentazione, a tal proposito, è assai chiara: il documento De Fisco Barcinonensi,
dell’anno 592, dimostra che a Barcellona si riscuotevano le imposte di Tarraco,
Egara, Gerunda ed Emporiae53. Quando la corte visigota si trasferì definitivamente
a Toledo, Barcino continuò comunque ad essere un centro di potere amministrativo
ed economico. Si è ipotizzato che la presenza dei Visigoti in città e le relazioni che
questi avevano stabilito con i Vandali, che controllavano il Nord Africa e le isole del
Mediterraneo occidentale, avrebbero favorito la prosperità mercantile documentata
dall’archeologia54. Alla fine del VI secolo la città aveva consolidato il suo ruolo di
controllo, e Barcinona sarebbe diventata un riferimento nella dinamica politica del
regno visigoto per il Nord-Est peninsulare. Senza dubbio la permanenza della corte
visigota e il suo ruolo di sedes regia favorì questa situazione.
Abbreviazioni e bibliografia
52
Bonery 1991.
53
Vives 1963.
54
Carreras 2012, p. 50. Attualmente i registri archeologici dei secoli V-VII si riconoscono senza difficol-
tà e ci mostrano una città attiva, che mantenne i suoi circuiti commerciali, con un aumento della dinamica
commerciale nei secoli IV e V ed un momento di massimo splendore nei secoli VI e VII. La ceramica e le
monete localizzate in città mostrano un movimento importante di persone e mercanzie provenienti da tutto
l’arco Mediterraneo e dal Nord Africa (Beltrán De Heredia Bercero 2013a, p. 56).
VESCOVI E ARCHITETTURA NELLA TOPOGRAFIA URBANA DI BARCINO 101
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