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SOMMARIO
I NOSTRI PRODOTTI E SERVIZI
63
FRANCESCO BORROMINI
L’AUSTERITÀ COME FONTE DI INNOVAZIONE E DI PROGETTUALITÀ
I
Introduzione
III
Testi di
Mario Botta, Maria Felicia Nicoletti, Carla Mazzarelli, Ivan Battista
L’austerità
L’austerità
come che
fontesi di
fa innovazione
dono e diventa
e digenialità
progettualità
.....................................................................................................................................................................................................................
A sinistra:
Anonimo, Ritratto di Francesco Borromini,
s.d., olio su tela, San Carlo alle Quattro Fontane,
cm 114x88,5, Roma.
In questa pagina:
Ignoto, Bissone visto dal lago, s.d.,
olio su tavola, cm 20x30.
Francesco Borromini
.....................................................................................................................................................................................................................
«sì profondato e fisso in un continovo stato il suo maestro, a distanza ormai di
pensare»1 quasi quarant’anni dalla sua scomparsa
(Maderno era morto nel 1629), ma si trat-
«[…] dato di piglio ad uno spadino, che tava di una sorta di ritorno al passato, o
ei teneva a capo il letto fralle candele meglio, alle origini, condividendo entrambi
benedette, con esso si trapassò il corpo quel percorso che, in anni diversi, dal lago
all’in su verso la schiena, e così strana- di Lugano li aveva condotti a tentare la for-
mente ferito e trapassato da quel ferro, tuna nella Città Eterna, come schiere di ti-
cadde dal letto in piana terra.» cinesi prima e dopo di loro.
VI
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
.....................................................................................................................................................................................................................
Giovanni Antonio
Magini, Parte Alpestre
dello Stato di Milano
con il Lago Maggiore,
di Lugano e di Como,
carta geografica
pubblicata nel 1620,
cm 35,2x48,3.
faceva parte della famiglia Garvo (o Garovi), era certamente giunta nelle terre d’origine e
che aveva consolidato la sua posizione eco- si può presumere che risuonasse ben viva ai
nomica e sociale grazie ai due fratelli, Leone tempi di Borromini, nato tredici anni dopo,
(padre di Anastasia e quindi nonno di Bor- propagandosi da Melide, il paese natale dei
romini) e Francesco, apprezzati architetti Fontana, situato di fronte a Bissone, sulla
nelle lontane regioni della Moravia e della sponda opposta del lago di Lugano.
Boemia. Tra le numerose parentele che le- Non stupisce, quindi, che anche Francesco
gavano i Garvo alle altre famiglie di artisti Borromini ereditasse la vocazione all’emi-
del territorio,9 spicca quella con i Maderno, grazione e al cantiere, scegliendo di specia-
residenti a Capolago, sette chilometri più lizzarsi nell’arte dell’intaglio della pietra.
a sud di Bissone. Leone Garvo, cugino di La sua costituzione fisica «di grosse e ro-
Francesco Borromini, era diventato, infatti, buste membra»13 ben si prestava al faticoso
nipote acquisito di Carlo Maderno (1556- lavoro dello scalpellino.
1629), sposando nel 1610 Cecilia Garovaglio,
figlia di Marta Maderno, sorella dell’archi- Nella Milano di San Carlo Borromeo
tetto.10 Una parentela prestigiosa che avrà Per garantirsi un’adeguata formazione, già
notevoli conseguenze sulla vita dei due cu- all’età di nove anni Francesco affrontò il
gini e sulle loro future scelte professionali. suo primo trasferimento: dal villaggio na-
Maderno non solo era uno degli architetti tio sul lago di Lugano a una delle città più
più importanti di Roma, ricoprendo le mag- popolose e ricche d’Europa, Milano, capi-
giori cariche della città,11 ma poteva ben tale del ducato omonimo all’epoca sotto il
dirsi l’erede dei Fontana, i suoi zii Domenico dominio spagnolo.14 Vi arrivò in concomi-
e Giovanni. Arrivati a Roma negli anni Ses- tanza con la canonizzazione di San Carlo
santa del Cinquecento, i due fratelli si erano Borromeo (1610), la personalità cittadina
progressivamente affermati nell’ambiente più influente della seconda metà del Cin-
romano, fino ad assumere il controllo totale quecento, il cui spirito pastorale, animato
dei cantieri pubblici durante il pontificato di da un impegno rigoroso, aveva lasciato una
Sisto V (1585-1590). La carica di «architet- forte impronta non solo dal punto di vista
tore principale di tutte le fabriche»,12 che il prettamente religioso, ma anche artistico
papa aveva conferito a Domenico Fontana e architettonico. La sua opera riformatrice
dopo la mirabolante impresa dell’erezione aveva trovato nel cugino, il cardinale Fede-
dell’obelisco Vaticano in piazza San Pietro rico Borromeo, un fedele continuatore, che
(1586), ne aveva sancito il primato. La sua eco si rese protagonista di una straordinaria
VII
Francesco Borromini
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Francesco Borromini, iniziativa: l’apertura della Biblioteca Am- stesso duomo, guidava una scuola di disegno
Facciata dell’Oratorio
di San Filippo
brosiana (1609), una delle prime biblioteche per l’intaglio e la pratica scultorea, destinata
Neri, disegno, pubbliche, dove il cardinale aveva raccolto alla formazione di scultori e architetti. L’at-
cm 40,4x33,8.
con passione codici greci, latini e volgari. tività professionale di Biffi era rivolta alla
In quegli anni il matematico Muzio Oddi committenza più prestigiosa e le sue opere
teneva lezioni di matematica, prospettiva spesso si prestavano a una lettura simbolica,
e architettura, che si aggiungevano alla tipica dell’ambiente culturale milanese, che
variegata offerta didattica della città. L’at- ebbe una notevole influenza sul suo allievo.
mosfera milanese si offriva, quindi, ricca di In definitiva, il soggiorno milanese fu mol-
fermenti religiosi e di stimoli intellettuali, to proficuo per Borromini e negli anni suc-
che sicuramente influenzarono la perso- cessivi, quando ormai vivrà stabilmente
nalità curiosa e ricettiva del giovanissimo a Roma, continuerà a identificarsi come
ticinese. Anche l’ambito architettonico si mediolanense, rivendicando l’appartenenza
caratterizzava per un fecondo sperimenta- alla città che ne aveva forgiato il carattere.
lismo grazie alle opere di Galeazzo Alessi, Vi aveva, inoltre, acquisito una notevole abi-
Pellegrino Tibaldi e Francesco Maria Ric- lità nell’intaglio del materiale lapideo e una
chino. Proprio quest’ultimo lavorava nel non comune maestria nel disegno, associate
cantiere del duomo, il più importante della a una profonda conoscenza dell’arte locale.
città, negli anni in cui Francesco compiva il Con questo solido bagaglio era pronto ad
suo apprendistato presso il rinomato scul- «andare a Roma per le grandi Cose che di
tore Gian Andrea Biffi che, all’interno dello quella città sentiva a dire».15
VIII
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
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Francesco Borromini, La formazione continua
Colonna tortile per
il ciborio dell’altare
Eppure la fase formativa non era certo
della Confessione conclusa: i monumenti dell’antica Roma e
in San Pietro, 1625,
penna e acquerello
del Rinascimento si offrivano allo studio
marrone su carta, del giovane ambizioso e assetato di sapere,
cm 49,6x21,4.
che aspirava a diventare architetto. Il suo
motto, «Chi va dietro agli altri non li va mai
d’innanzi», era una sfida all’insuperato mo-
dello, Michelangelo Buonarroti, il cui busto
farà bella mostra nella sua casa.16 Borromi-
ni aveva quindi ben chiara la sua missione,
che lo aveva spinto a fuggire da Milano
all’insaputa dei genitori, pagandosi il viag-
gio con soldi sottratti al padre (1619).
Primo passo verso la meta era l’inserimen-
to nell’ambiente romano, garantito, come
era solito fra le maestranze ticinesi, dai
parenti già presenti in città. A ospitarlo in
casa sua fu proprio il cugino Leone Garvo,
che lo inserì anche nel cantiere della basi-
lica di San Pietro, dove ricopriva la carica
di capomastro scalpellino. Come a Milano,
anche a Roma Borromini ebbe la fortuna
(ed evidentemente le capacità) di lavorare
nel cantiere cittadino più importante, che
sottopose a uno studio accurato. Mentre gli
altri scalpellini, durante il
IX
Francesco Borromini
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applicarle nella sua futura pratica profes- svariati, tra cui apparecchi per lo studio,
sionale. come l’«istromento matematico d’ottone»
Ma all’esperienza maderniana, Borromini e lo «specchio da disegnare lontananza»,
avrebbe aggiunto il suo talento nell’inven- che rimanda agli studi sull’ottica tanto in
zione, virtù che avrebbe perseguito con de- voga nel Seicento.
dizione per tutta la vita, sia nel momento
speculativo che pratico, pur essendo con- L’Architettura come vocazione
sapevole che «nell’inventare cose nuove, Inizialmente la professione di Borromini
non si può ricevere il frutto della fatica se seguì due binari paralleli, che appaiono
non tardi».18 L’intenso studio teorico è te- inconciliabili tra loro: faceva lo scalpellino,
stimoniato dalla sua ricchissima biblioteca, intagliando i pesanti e duri blocchi lapidei,
che alla sua morte contava ben 917 libri, di- e il disegnatore, impugnando, al posto dello
stribuiti fra lo studio e la camera da letto, scalpello, la matita, che muoveva con leg-
superando di gran lunga non solo le biblio- gerezza sui fogli da disegno. La prima at-
teche dei suoi parenti (Domenico Fontana tività per garantirsi l’indipendenza econo-
aveva 96 libri e Carlo Maderno soltanto mica, la seconda per aprirsi la strada alla
23), ma tutte quelle degli architetti romani professione di architetto.
suoi contemporanei.19 L’improvvisa morte del cugino Leone, a
Alla lettura Borromini affiancava l’eserci- causa di un incidente nella basilica vatica-
zio continuo del disegno, espressione del na (1620), determinò la sua emancipazione:
suo iter creativo, con cui indagava tutte le l’anno successivo, sotto la supervisione di
alternative possibili di un progetto fino a Maderno, acquistò i marmi e gli altri beni del
quella risolutiva. Le sue tavole costituiva- cugino, fondando una compagnia d’impresa
no, inoltre, un potente mezzo di comunica- con gli scalpellini Girolamo Novo e Bernar-
zione, diretto da una parte alle maestranze, dino Daria, entrambi della diocesi di Como e
riportando chiare istruzioni per la condu- già da diversi anni presenti a Roma. Qualche
zione dei cantieri, dall’altra alla committen- anno dopo è documentato in diversi cantie-
za, in grado di esprimere tutta la forza di- ri papali, in società con un ticinese, Batti-
rompente dei suoi progetti. La cura con cui sta Castelli, e due toscani, Carlo Fancelli e
confezionava i suoi disegni, che considerava Agostino Radi, svincolandosi così dall’orbita
come «suoi propri figliuoli», emerge anche esclusivamente ticinese. Agostino Radi era,
dai diversi attrezzi in suo possesso:20 lo tra l’altro, cognato di Gian Lorenzo Bernini,
«scrittoio per disegnare», «due tiralinee, un il giovane scultore, coetaneo di Borromini,
puntarolo et un tocca lapis d’ottone», una che in quegli anni aveva già conquistato la
«squadra di ferro grande», «una cassetta corte papale, ricevendo, tra l’altro, l’ambito
con dentro diversi colori» e, soprattutto, i incarico del baldacchino bronzeo (1624) da
numerosi compassi (otto di ottone «di pro- porre sotto la cupola vaticana.
portione e matematica»; tre di ottone «un Regolarmente registrato come capomastro
doppio e doi altri semplici»; uno «di ferro scalpellino all’Università dei Marmorari di
con gran manifattura»), che costituiscono il Roma (1628),22 Borromini negli stessi anni
simbolo stesso degli architetti, con cui im- forniva numerosi disegni per i cantieri di-
mancabilmente si facevano ritrarre. retti da Maderno, tra cui quello della cupola
Alla rappresentazione bidimensionale Bor- disegnata in grande «su nel muro» per gli
romini associava, per un’ulteriore verifica operai della chiesa di Sant’Andrea della
dei suoi progetti, l’uso di modelli tridimen- Valle.23 Il sodalizio professionale e umano
sionali, che «facevagli di cera, e talvolta di instauratosi tra Borromini e Maderno si
terra, colle proprie mani». Teneva in casa, interruppe solo con la morte di quest’ulti-
infatti, una cassetta d’albuccio,21 in cui era- mo, quando ormai Borromini era pronto ad
no riposti «diversi pezzi di tavolette di cera affrontare il salto per diventare architetto.
da modellare», pronti all’uso. Cera e creta: Inevitabile, pertanto, la delusione quando
materiali malleabili, che ben si prestavano papa Urbano VIII non lo nominò architetto
a rendere le linee sinuose che caratteriz- della Fabbrica di San Pietro, in successione
zano le sue opere. La sua natura curiosa lo a Maderno dopo i tanti anni di assistenza,
spingeva poi a collezionare gli oggetti più preferendogli l’artista prediletto, Bernini,
X
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
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pur avendo quest’ultimo ancora poca espe- et capriccioso, raro et straordinario in
rienza in ambito architettonico. tutto il mondo. Questo testimoniano
Fiumi d’inchiostro sono stati versati sulla le diverse nazioni, che continuamente
rivalità che contrappose aspramente i due come arrivano a Roma solicitano haver
geni del Seicento romano: da una parte il il suo disegno».28
brillante e versatile Bernini, adorato dai
suoi committenti, dall’altra il «difficile e in- Mentre seguiva il cantiere di San Car-
flessibile»24 Borromini, che minacciava di lo, Borromini diventò anche l’architetto
assentarsi dal cantiere se si fossero disatte- della congregazione dell’Oratorio (1637),
se le sue disposizioni, provocando talvolta fondata da san Filippo Neri, che rivestiva
insanabili contrasti con la committenza. un ruolo di primo piano nella vita sociale
In effetti, la concorrenza fra i due giovani e religiosa di Roma. Mantenne l’incarico
ambiziosi era forse inevitabile, ma a esacer- per tredici anni, ridefinendo l’intero com-
barla contribuì il contrasto che da decenni plesso filippino e instaurando una proficua
nell’ambiente artistico romano contrappo- collaborazione con l’oratoriano Virgilio
neva architetti con una formazione fonda- Spada, che si incaricò di redigere una pun-
ta sul disegno e quelli con una formazione tuale descrizione dell’opera realizzata, a
eminentemente pratica, focalizzata sul nome di Borromini, in cui si chiarivano le
cantiere. Anche se il talento dimostrato scelte effettuate.
da Borromini nel disegno aveva spinto lo
stesso Bernini a coinvolgerlo come suo as-
sistente nei suoi primi progetti, in realtà
ai suoi occhi (e a quelli della sua cerchia),
Borromini restava lo scalpellino lombardo
erede dei Fontana, «bonissimi muratori»,
ma non valenti architetti, secondo il giu-
dizio poco lusinghiero con cui erano stati
bollati a fine Cinquecento.25 Un pregiudizio
che Borromini avrebbe smentito sul cam-
po, coniugando nei suoi progetti sapienza
costruttiva e virtuosismo progettuale mai
fine a se stesso, ma sempre rispondente alle
esigenze della committenza.
Fu proprio Bernini, su sollecitazione del
cardinale Francesco Barberini, a racco-
mandare il «nipote del Maderno»26 per la
carica di architetto della Sapienza, l’Uni-
versità romana (1632): il suo primo inca-
rico in veste di architetto. Questa nomina
gli consentì l’accesso a un raffinato circolo
culturale, frequentato, tra gli altri, dal col-
lezionista e antiquario Cassiano Dal Pozzo Accreditatosi sulla scena romana, le com-
e dal matematico Benedetto Castelli, al- missioni prestigiose fioccarono, tra queste
lievo di Galileo. Gli stimoli ricevuti, oltre a si inserirono incarichi per committenti più
influenzare la sua concezione dell’architet- modesti, ma le cui opere non passeranno
tura come «uno studio di matematica prati- comunque inosservate. Altri ordini reli-
ca»,27 presero forma nell’eccentrica chiesa giosi, importanti cardinali, ricchi commer-
di Sant’Ivo, che si poneva come un unicum cianti ed esponenti della nobiltà romana si
nella storia dell’Architettura. rivolsero a Borromini per la progettazione
L’unicità è l’aspetto sottolineato dai con- di chiese e conventi, imponenti palazzi e
Incisore di ambito
romano, San Carlo
temporanei anche per la chiesa di San sfarzose cappelle, anche fuori Roma.
alle Quattro Fontane, Carlo alle Quattro Fontane (1634): Il suo successo raggiunse l’apice durante
1680 post-1699
ante, acquaforte,
«così raro al parer di tutti che pare che il papato di Innocenzo X (1644-1655) che, a
cm 49x39,6. non si trova altra simile nello artificioso differenza del precedente (Urbano VIII) e
XI
Francesco Borromini
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XII
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
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del successivo (Alessandro VII), lo preferì Ma, come facce della stessa medaglia, era
a Bernini. Ottenne, infatti, la nomina di quella stessa passione che lo animava nella
architetto della ricca e potente Congre- conduzione delle sue opere. La sua presen-
gazione di Propaganda Fide, il coinvolgi- za quotidiana in cantiere viene ricordata in
mento nelle principali commissioni papali occasione dei lavori alla cupola di Sant’Ivo:
e, soprattutto, l’incarico più prestigioso «Borrominus architectus quotidie assistit».34
di tutta la sua carriera: la ricostruzione Un’assistenza che probabilmente si esten-
della basilica di San Giovanni in Laterano, deva all’approvazione delle maestranze,
condotta nel rispetto delle preesistenze e che avevano il gravoso compito di dare
del termine improrogabile del giubileo in- forma ai suoi complessi progetti: durante
detto dal papa (1650). La soddisfazione di il restauro della basilica di San Giovanni si
Innocenzo X per il risultato raggiunto gli arrivò a presenziare il cantiere armati di
valse il conferimento dell’Ordine di Cri- spada, finché Borromini non ottenne che i
sto, che gli diede così l’onore di fregiarsi lavori fossero affidati ai suoi operai.35 Non
del titolo di cavaliere, e una cospicua do- deve essere, pertanto, casuale la presenza
nazione di 3000 scudi «che fu il maggior di numerosi ticinesi nei suoi cantieri, in
capitale di utile, che gli diede qualche co- cui l’architetto inserirà più tardi il nipote
modo al viver suo».29 Bernardo, fatto venire appositamente a
In effetti, Borromini, pur vivendo degna- Roma.36
mente con i guadagni della sua professione, Dalla fase progettuale a quella esecutiva
non si curò di aumentare il suo patrimo- l’attenzione, o meglio la dedizione, di Bor-
nio. A differenza dei Fontana e di Mader- romini verso l’Architettura appare totale,
no, che diversificarono le loro entrate sia racchiudendo il senso della sua stessa esi-
con attività inerenti i cantieri edilizi (per stenza. E come Maderno aveva ammirato
esempio, il trasporto dei materiali) sia con il giovane chino sui fogli da disegno nella
investimenti finanziari (prestiti in società basilica vaticana, così il procuratore di San
d’ufficio, luoghi di monte, censi), Borro- Carlo lo fotografa curvo sui suoi operai:
mini, tranne alcuni prestiti effettuati ne-
gli anni Trenta,30 si limitò a depositare i «Lui medesimo governa al murator la
suoi risparmi al banco del Monte di Pietà, cuciara, driza al stuchator il cuciarino,
lasciando in eredità alla sua morte 9.450 al faligname la sega, et il scarpello al
scudi.31 Le sue maggiori voci di spesa era- scarpellino, al matonator la martinella,
no probabilmente legate all’acquisto dei et al ferraro la lima».37
libri, dei dipinti e degli svariati oggetti con
cui aveva arredato la sua casa, situata nei * Maria Felicia Nicoletti
pressi della chiesa di San Giovanni dei Fio- Ricercatrice post-doc presso l’Archivio
rentini, che, però, doveva essere piuttosto del Moderno (Università della Svizzera Italiana)
modesta.32 Il suo abbigliamento, poi, era nell’ambito del progetto di ricerca
fuori moda e sobria la sua alimentazione. L’impresa Fontana tra XVI e XVII secolo:
Non si sposò, né fu un donnaiolo. Una vita modalità operative, tecniche e ruolo
morigerata, dunque, apparentemente lonta- delle maestranze, finanziato dal Fondo
na dagli eccessi, tutta tesa all’«arte sua, per Nazionale Svizzero.
amore della quale non perdonò a fatica».33
Non mancano, però, le pagine buie: il li-
cenziamento dal cantiere di Sant’Agnese
(1657) o l’omicidio del canonico Marco
Antonio Bussoni (1649), che, essendo sta-
to sorpreso a danneggiare i marmi della
basilica lateranense, fu imprigionato dagli
operai, su ordine di Borromini, e picchiato
Ignoto, Ritratto
fino a provocarne la morte. Episodi ricon-
di Carlo Maderno, ducibili alla passione per il suo lavoro, che,
inizi XVII secolo,
olio su tela,
diventando talvolta incontrollabile, non
cm 125x100. ammetteva dissensi.
XIII
Francesco Borromini
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8
Note Francesco Repishti, I Castelli: ramificazione
1
Le citazioni, se non diversamente indicato, di una famiglia. Schede, in Il giovane Borromini…,
sono tratte dalla biografia scritta da Filippo op. cit., p. 83. Inizialmente anche Francesco è
Baldinucci, che per la sua stesura consultò pa- identificato come Castelli, più tardi al cognome
renti e conoscenti di Borromini: in Delle Notizie paterno si affianca quello di “Borromini”, che
de’ Professori del disegno […], Tomo XVII, In Fi- soppianterà definitivamente il primo dagli anni
renze MDCCLXXIII, Per Gio. Battista Stecchi, e Trenta del Seicento: Joseph Connors, Francesco
Anton Giuseppe Pagani, pp. 61-71. Borromini: la vita (1599-1667)…, op. cit., p. 7. L’in-
2
Così ricorda il diarista Carlo Cartari: in Mar- tricata questione del doppio cognome è stata
cello Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borro- soggetta a differenti interpretazioni, v. anche:
miniani. Mostra documentaria, catalogo della Marcello Del Piazzo (a cura di), Ragguagli bor-
mostra, Ministero dell’Interno, Roma 1968, p. 32, rominiani…, op. cit., pp. 159-161; Francesco Repi-
doc. 24. shti, I Castelli: ramificazione di una famiglia…, op.
3
Joseph Connors, Francesco Borromini: la vi- cit., in particolare pp. 83, 86.
9
ta (1599-1667), in Richard Bösel – Christoph L. Testimone di nozze dei genitori di France-
Frommel (a cura di), Borromini e l’universo baroc- sco (1589) è, per esempio, Pietro Tencalla; suo
co, catalogo della mostra tenuta a Roma (Palaz- padrino di battesimo è Donato Garovaglio; sua
zo delle Esposizioni, 16 dicembre 1999 – 28 feb- sorella Lucrezia sposa Giulio Perlasca (1617): v.
braio 2000) e a Vienna (Graphische Sammlung Marcello Del Piazzo (a cura di), Ragguagli bor-
Albertina, 12 aprile 2000 – 25 giugno 2000), rominiani…, op. cit., pp. 19-20, docc. 1/a, 1/b, 2.
10
Electa, Milano 1999, p. 18: Martinelli (1599-1667), Leone è figlio di Tommaso, fratello della ma-
sepolto il 24 luglio, aveva scritto una monografia dre di Borromini; sul suo matrimonio con Ceci-
sul complesso della Sapienza, l’università roma- lia: Ibid., pp. 186, doc. 45; 192, doc. 55.
11
na, da corredare con i disegni di Borromini. Architetto della Fabbrica di San Pietro
4
In particolare, il mancato incarico della tom- (1602), del Tevere (1610), architetto dei Sacri
ba di Innocenzo X, il più importante protettore Palazzi (1623), del Popolo romano (1623): Maria
di Borromini. Una dettagliata ricostruzione del Cristina Loi, Maderno, Carlo, in DBI, vol. 67,
suicidio dell’architetto e delle circostanze che Roma 2006, cons. versione online: http://www.
lo provocarono: in Martin Raspe, The final pro- treccani.it/enciclopedia/carlo-maderno_(Dizio-
blem. Borromini’s failed publication project and his nario-Biografico)/.
12
suicide, in «Annali di Architettura. Rivista del Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori
Centro Internazionale di Studi di Architettura et architetti. Dal pontificato di Gregorio XIII. del
Andrea Palladio», n. 13, 2001, pp. 121-136. 1572. In fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel
5
Sono le parole dello stesso Borromini nella 1642. Scritte da Gio. Baglione Romano e dedicate
relazione dettata prima di morire: in Marcello all’Eminentissimo, e Reverendissimo Principe Gi-
Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, rolamo Card. Colonna, In Roma nella Stamperia
op. cit., p. 30, doc. 20. L’architetto tentò il suicidio d’Andrea Fei, 1642, p. 84. Sull’invidiabile ascesa
la mattina del 2 agosto, morendo il giorno dopo. dei Fontana v. in particolare Marcello Fagio-
6
Per un’ampia panoramica sul fenomeno: Ste- lo – Giuseppe Bonaccorso (a cura di), Studi sui
fano Della Torre – Tiziano Mannoni – Valeria Fontana: una dinastia di architetti ticinesi a Roma
Pracchi (a cura di), Magistri d’Europa: eventi, tra Manierismo e Barocco, Gangemi Editore, Ro-
relazioni, strutture della migrazione di artisti e co- ma 2008 e Giovanna Curcio – Nicola Navone
struttori dai laghi lombardi, Atti del Convegno, – Sergio Villari (a cura di), Studi su Domenico
Como, 23-26 ottobre 1996, Nodo Libri, Como Fontana 1543-1607, Mendrisio Academy Press –
1997. Silvana editoriale, Mendrisio-Milano 2011.
7 13
Sulle origini della famiglia di Borromini: Ni- Soffermandosi sul suo aspetto fisico, Baldi-
cola Navone, Le origini familiari di Francesco nucci lo definisce, inoltre, di «complessione ro-
Borromini: note a margine di alcuni documenti ine- busta» e «uomo di grande e bell’aspetto».
14
diti, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Franciolli Sul periodo milanese: Aurora Scotti – Nicola
(a cura di), Il giovane Borromini. Dagli esordi a Soldini, Borromini milanese, in Il giovane Borro-
San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mini..., op. cit., pp. 53-75.
15
mostra (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 set- Sono le parole di Bernardo, il nipote di Borro-
tembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, mini, che riporta le motivazioni e le modalità del
pp. 33-39. trasferimento dello zio a Roma: Heinrich Thelen,
XIV
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
.....................................................................................................................................................................................................................
26
Francesco Borromini. Personalità, disegni giovanili, Così viene indicato Borromini: M arcello
in Il giovane Borromini…, op. cit., p. 17. Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani...,
16
Come risulta dall’inventario redatto dopo op. cit., p. 131, doc. 197.
27
la sua morte: Marcello Del Piazzo (a cura di), Robert Stalla, L’opera architettonica di Fran-
Ragguagli borrominiani…, op. cit., p. 167. cesco Borromini nel contesto politico, culturale e sto-
17
Sulla carriera di Maderno: Howard Hibbard, rico del Seicento romano, in Borromini e l’universo
Carlo Maderno, a cura di Aurora Scotti Tosini, barocco…, op. cit., p. 30.
28
Electa, Milano 2001, in particolare si fa riferi- Così scrisse il procuratore generale dei Trini-
mento alle pp. 51-52. tari spagnoli, committenti del complesso di chie-
18
Una delle frasi più famose di Borromini, ri- sa e convento di San Carlo.
29
portata per esempio da Rudolf Wittkower, Giovanni Battista Passeri, Vite de’ pittori
Francesco Borromini: Personalità e destino, in scultori ed architetti che anno lavorato in Roma
Studi sul Borromini. Atti del Convegno promosso morti dal 1641 al 1673 di Giambattista Passeri pitto-
dall’Accademia Nazionale di San Luca, vol. I, De re e poeta, prima edizione, in Roma MDCCLXXII,
Luca Editori d’Arte, Roma 1970, p. 33. presso Gregorio Settari libraio al Corso all’inse-
19
Anche Onorio Longhi possedeva una ricca gna d’Omero, p. 386.
30
biblioteca, ma non se ne conosce l’esatta con- Tra il 1638 e il 1639 Borromini concede tre
sistenza, mentre Francesco Peparelli nel 1642 prestiti, di 200 scudi ciascuno, a cursori ponti-
aveva 180 libri. Sulle biblioteche degli architetti fici, tutti restituiti nel 1641: Marcello Del Piaz-
nel Seicento: Margherita Fratarcangeli, Li- zo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, op. cit.,
bri sugli scaffali: architetti romani del Seicento, in pp. 25-27, docc. 13-15.
31
Giovanna Curcio – Marco Rosario Nobile – Au- Ibid., p. 34, doc. 27.
32
rora Scotti Tosini (a cura di), I libri e l’ingegno: Sulla casa di Francesco Borromini: Giuseppe
studi sulla biblioteca dell’architetto (XV-XX secolo), Bonaccorso, L’abitazione di Francesco Borromini
Caracol, Palermo 2010, in particolare p. 56. al vicolo dell’Agnello: ambienti, oggetti e personag-
20
Gli oggetti qui citati sono riportati nell’inven- gi, in Cristoph L. Frommel – Elisabeth Sladek (a
tario redatto dopo la sua morte: Marcello Del cura di), Francesco Borromini, Atti del convegno
Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, op. internazionale Roma 13-15 gennaio 2000, Electa,
cit., pp. 164, 167, 169, 175. Milano 2000, pp. 171-180.
21 33
L’albuccio è una varietà di pioppo: pioppo Così riferisce B aldinucci , Delle Notizie de’
bianco o Populus alba. Professori del disegno…, op. cit., p. 70. Particola-
22
Gli atti notarili relativi alla sua carriera di reggiate informazioni sul suo abbigliamento in:
scalpellino, qui citati, sono riportati in Marcello Giovanni Battista Passeri, Vite de’ pittori scul-
Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, tori ed architetti…, op. cit., p. 389.
34
op. cit., pp. 22 (doc. 6), 52 (doc. 63), 56-57 (doc. 14 aprile 1652: Marcello Del Piazzo (a cura
72), 69 (doc. 94). di), Ragguagli borrominiani…, op. cit., p. 134.
23 35
Pagamenti dell’11 e 20 luglio 1622: Ibid., p. 76. Joseph Connors, Francesco Borromini: la vita
24
Per la sua «natura difficile, inflessibile» Bor- (1599-1667)…, op. cit., p. 14.
36
romini viene licenziato dal cantiere di Sant’A- Heinrich Thelen, Francesco Borromini. Perso-
gnese (1657): R udolf W ittkower , Francesco nalità, disegni giovanili, in Il giovane Borromini…,
Borromini…, op. cit., p. 30. op. cit., p. 13.
25 37
Così si era espresso nel 1593 Giacomo Del- Eberhard Hempel, Francesco Borromini, edi-
la Porta: Isabella Salvagni, La crisi degli anni zione italiana autorizzata con prefazione di Cor-
Novanta: l’Accademia di San Luca e gli architet- rado Ricci, Società editrice d’Arte Illustrata, Ro-
ti, in Studi su Domenico Fontana 1543-1607…, ma-Milano – Anton Schroll & Co, Vienna [1922?],
op. cit., p. 247, che riporta anche la polemica p. 31.
nell’ambiente artistico romano, oltre a: G io -
vanna C urcio , “Veramente si possono gloriare
d’havere sì valentuomini”. I maestri dei Laghi e
Francesco Borromini tra Corporazioni e Accade-
mia in Roma all’inizio del Seicento, in Il giovane
Borromini…, op. cit., pp. 194 e sgg.; Joseph Con-
nors, Francesco Borromini: la vita (1599-1667)…,
op. cit., p. 10.
XV
Francesco Borromini
.....................................................................................................................................................................................................................
delle Esposizioni, 16 dicembre 1999 – 28 febbra-
io 2000) e a Vienna (Graphische Sammlung Al-
bertina, 12 aprile 2000 – 25 giugno 2000), Electa,
Milano 1999, pp. 7-21.
Curcio, Giovanna, “Veramente si possono gloria-
re d’havere sì valentuomini”. I maestri dei Laghi e
Francesco Borromini tra Corporazioni e Accademia
in Roma all’inizio del Seicento, in Manuela Kahn-
Rossi – Marco Franciolli (a cura di), Il giovane
Borromini. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro
Fontane, catalogo della mostra (Museo Canto-
nale d’Arte, Lugano, 5 settembre – 14 novembre
1999), Skira, Milano 1999, pp. 187-208.
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Frommel (a cura di), Borromini e l’universo barocco, (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 settembre –
e Mappe, I,
cart. 88, f. 583. catalogo della mostra tenuta a Roma (Palazzo 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, pp. 33-39.
XVI
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
.....................................................................................................................................................................................................................
Passeri, Giovanni Battista, Vite de’ pittori scul-
tori ed architetti che anno lavorato in Roma morti
dal 1641 al 1673 di Giambattista Passeri pittore e po-
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catalogo della mostra (Museo Cantonale d’Arte,
Lugano, 5 settembre – 14 novembre 1999), Skira,
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Salvagni, Isabella, La crisi degli anni Novanta:
l’Accademia di San Luca e gli architetti, in Giovanna
Curcio – Nicola Navone – Sergio Villari (a cura di),
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S cotti , A urora –S oldini , N icola , Borromini
milanese, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Fran-
ciolli (a cura di), Il giovane Borromini. Dagli esordi
a San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della
mostra (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 set-
tembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999,
pp. 53-75.
Stalla, Robert, L’opera architettonica di Fran-
cesco Borromini nel contesto politico, culturale e
storico del Seicento romano, in Richard Bösel –
Christoph L. Frommel (a cura di), Borromini e
l’universo barocco, catalogo della mostra tenuta
a Roma (Palazzo delle Esposizioni, 16 dicembre
1999 – 28 febbraio 2000) e a Vienna (Graphische
Sammlung Albertina, 12 aprile 2000 – 25 giugno
2000), Electa, Milano 1999, pp. 23-33.
Thelen, Heinrich, Francesco Borromini. Perso-
nalità, disegni giovanili, in Manuela Kahn-Rossi
– Marco Franciolli (a cura di), Il giovane Borromi-
ni. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane,
catalogo della mostra (Museo Cantonale d’Arte,
Lugano, 5 settembre – 14 novembre 1999), Skira,
Milano 1999, pp. 13-24.
Wittkower, Rudolf, Francesco Borromini: Per-
sonalità e destino, in Studi sul Borromini. Atti del
Convegno promosso dall’Accademia Nazionale di
San Luca, vol. I, De Luca Editori d’Arte, Roma
1970, pp. 17-48.
XVII
L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità
.....................................................................................................................................................................................................................
A sinistra:
Incisore di ambito
romano,
derivazione da
Francesco Borromini,
Ornati diversi nella
chiesa di San Carlo
alle Quattro Fontane,
dettaglio, secolo XVII,
acquaforte,
cm 50x37.
In questa pagina:
Targa affissa sulla
casa di Francesco
Borromini a Bissone.
XLIII