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nasce in una famiglia prussiana di origine ebraica convertitasi al protestantesimo. Si laurea in filosofia ed entra in
contatto in quell’ambiente con i giovani hegeliani di sinistra. Di Hegel, Marx apprezza il processo dialettico della storia
ma rifiuta la coincidenza del reale al razionale e in generale la sua visione astratta e ne prende le distanze con
l’ideologia tedesca. Marx prende le distanze da Feuerbach con le tesi su Feuerbach del 1845.
In seguito al primo congresso della “lega dei comunisti”, Marx ed Engels sono incaricati di redigere il programma della
lega -> Manifesto del partito comunista del 1847 (una delle opere più importanti del marxismo), all’interno di tale
opera diviene esplicito l’obbiettivo di abbattere il dominio della borghesia per fondare una nuova società senza classi.
Superamento dell’alienazione:
Marx pone come superamento dell’alienazione lo sradicamento della proprietà privata, vista come base materiale
della società. La divisione del lavoro manuale ed intellettuale ha portato da un lato a generare ricchezza e, dall’altro a
provocare disuguaglianze. Il potere maggiore è secondo Marx relegato alla minoranza capitalista che possiede i mezzi
di produzione.
Per superare tali disuguaglianze è necessaria una rivoluzione sociale che abbia come protagonista la classe dei
lavoratori.
Il capitale:
Il capitale si apre con l’analisi della merce, che possiede 2 valori:
valore d’uso: ogni merce possiede una qualità specifica che appaga un bisogno umano.
valore di scambio: la merce possiede un valore che la rende equiparabile ad altra merce, sia pur in differenti
proporzioni.
Secondo Marx merci differenti per qualità e quantità possono essere scambiate in quanto presentano come valore
comune la quantità di lavoro socialmente necessaria (tempo medio di produzione di un determinato periodo) per
produrle.
Il plusvalore:
Nel momento in cui un operario vende la propria forza-lavoro ad un capitalista, ciò che produce in fabbrica non gli
appartiene. Se il suo salario prevede 12 ore lavorative, ma in 8 riesce a produrre ciò per cui è possibile sostentare egli
stesso e la propria famiglia, egli così produrrà per altre 4 ore del lavoro non pagato, definito da Marx plusvalore.
Per Marx il plusvalore non identifica univocamente il profitto, infatti egli propone una distinzione tra capitale costante
(capitale investito nella produzione) e capitale variabile (investito per i salari degli operai). Il profitto dipende dunque
dal plusvalore e dal capitale costante (è sempre inferiore al plusvalore).