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TESSUTI

SVILUPPO E DIFFERENZIAMENTO
Lo sviluppo di un organismo ha origine dallo ZIGOTE, che consiste nella fusione di un gamete femminile
(cellula uovo) e di un gamete maschile (spermatozoo). Questa fusione fa fondere anche il loro corredo
genetico aploide, totalmente diverso in ognuno dei gameti grazie alla meiosi. Si forma quindi una cellula
diploide, chiamata appunto zigote.

Lo zigote inizia a dividersi in altre cellule totalmente uguali a sé stesso, questa massa cellulare
indifferenziata si chiama MORULA.

La morula si divide ulteriormente fino ad arrivare a 64 cellule, queste insieme si definiscono BLASTOCISTI.

La blastocisti è in grado ora di differenziarsi inizialmente in una porzione che darà origine a tessuti
extraembrionali (placenta ecc..) che si definisce TROFOECTODERMA, la restante parte, che darà origine a
tutti i tessuti e tipi cellulari dell’individuo è detta MASSA INTERNA.

A questa prima divisione altamente indifferenziata ne segue una più specifica che divide la massa interna in
TRE FOGLETTI: ECTODERMA (epidermide e tessuto nervoso), MESODERMA (tessuto muscolare) ed
ENDODERMA (epitelio intestinale).

LE CELLULE STAMINALI: le cellule staminali sono cellule indifferenziate in grado di differenziarsi in tanti o
un solo tipo di cellula a seconda della loro potenzialità. Esistono cellule staminali embrionali (blastocisti) e
adulte. Queste devono avere le seguenti due caratteristiche:

 Sono in grado di dividersi rimanendo indifferenziate


 Si possono differenziare in una o più tipi cellulari

Inoltre esistono vari gradi di indifferenziamento:

1. TOTIPOTENTI: sono quelle che derivano dallo zigote, possono diventare sia cellule del
trofoectoderma, sia cellula della massa interna. Sono quelle più indifferenziate
2. PLURIPOTENTI: sono cellule che possono differenziarsi nei tre foglietti (mesoderma, ectoderma ed
endoderma)
3. MULTIPOTENTI: si possono differenziare in popolazioni cellulare strettamente correlate (cellule
staminali emopoietiche)
4. UNIPOTENTI: si differenziano in un solo tipo cellulare.

Le cellule staminali per differenziarsi utilizzano due modi:

1. Definita DIVISIONE ASIMMETRICA, nel senso che una cellula figlia rimane indifferenziata e l’altra si
differenzia silenziando, o esprimendo diversi comparti genetici. Questa divisione asimmetrica è
dovuta alla diversa spartizione che al momento dell’aggancio con il fuso mitotico si ha. Una diversa
polarizzazione della cellula.
2. Una INDUZIONE che comporta uno stimolo esterno proveniente dalle cellule circostanti o dalla
matrice extracellulare.

È stato scoperto che è possibile portare alcuni tipi di cellule a CELLULE MULTIPOTENTI, si chiamano cellule
staminali indotte, e consiste nell’agite sull’eterocromatina con 3 fattori di trascrizione che mantengono
tutta la cromatina attiva. Sono stati usati dei virus ingegnerizzati.
CLASSIFICAZIONE DEI TESSUTI
La classificazione dei tessuti si attua con diversi criteri:

 Morfologico
 Funzionale
 Embriologico

Inoltre i tessuti fondamentali sono 4, ciascuno contenente un elevato numero di sottotipi:


1. EPITELIALE
2. CONNETTIVO
3. MUSCOLARE
4. NERVOSO

TESSUTO EPITELIALE
Classificazione secondo i tre criteri:
ORIGINE EMBRIOLOGICA: eterogenea
FUNZIONE: rivestimento, secrezione e recezione sensoriale
MORFOLOGIA:
È uno dei tessuti fondamentali, ed è caratterizzato da:
 SCARSA VASCOLARIZZAZIONE
 MATRICE SCARSA O ASSENTE
 CELLULE MOLTO VICINE UNITE DA GIUNZIONI TIGHT

I tessuti epiteliali si dividono in epiteli di rivestimento, epiteli ghiandolari ed epiteli sensoriali (molto
differenziati).

EPITELI DI RIVESTIMENTO
Sono lamine formate da cellule tutte uguali, che sono chiamate cellule epiteliali. Queste sono definite in tre
modi diversi a seconda della loro forma:

 Pavimentose, se sono piatte;


 Isoprismatiche; se hanno una forma cubica;
 Batiprismatiche, se hanno una forma a cilindro.
 *Di transizione, hanno una forma diversa, avendo una funzione ben specifica.

A seconda invece della disposizione complessiva delle cellule nel tessuto possono essere epiteli:

 Semplici o monostratificati, se sono disposte in un singolo strato;


 Pseudostratificati, se le cellule hanno nuclei in più strati ma in realtà aderiscono tutte alla
membrana basale;
 Pluristratificati, se le cellule sono disposte in più strati evidenti. E questi si classificano in base alla
forma delle cellule più superficiali.
Ogni epitelio di rivestimento è accompagnato sempre da delle modificazioni basali e delle modificazioni
apicali:

Modificazioni basali

 Membrana basale, la membrana basale ha anche una funzione di ancoraggio. Inoltre di solito
presenta un aspetto ondulato, questo perché deve aumentare la sua superficie di assorbimento. La
membrana basale di solito è interposta fra tessuto connettivo ed epitelio, il tessuto connettivo è
molto lasso e accompagna sempre l’epitelio di rivestimento visto che riescono a passarci i vasi
sanguigni. L’epitelio di solito è sottile e riesce a ricevere nutrimento dal sottostante connettivo.
 Creste epiteliali, che si trovano nella porzione basale dalle cellule, e servono per aumentare la
superficie di scambio, di solito sono ricche di mitocondri. Le creste formano il LABIRINTO BASALE,
presente in particolar modo negli epiteli di riassorbimento.
 Emidesmosomi, sono delle strutture di ancoraggio alla membrana basale.

Modificazioni apicali

 Ciglia: sono strutture mobili con un movimento a frusta (vedi movimento e morfologia delle ciglia).
Cellule con tali modificazioni si trovano negli epiteli delle vie respiratorie dove evitano che le
particelle respirate entrino nei polmoni i che vadano avanti. Un altro caso è quello dei condotti
genitali femminili dove le ciglia con il loro movimento spingono l’uovo verso l’utero.
Le ciglia sono più distinguibili dei microvilli infatti sono più lunghe e al microscopio si vedono i filini.
 Microvilli: costituiscono l’ORLETTO STRIATO, che è una striscia che appare discontinua nella zona
apicale delle cellule più in alto del tessuto. Si trovano principalmente negli epiteli che hanno
bisogno di assorbire, infatti i microvilli sono in grado di aumentare la superficie di assorbimento
(intestino tenue). Sono le modificazioni più piccole che non si distinguono bene al microscopio.
Dentro ai microvilli corrono 30-40 filamenti di actina in fasci paralleli.
 Stereociglia: formano le cosiddette CELLULE A PENNACCHIO. Si trovano nell’epididimo e sono
caratterizzate da un gruppo di lunghi microvilli concentrati nella zona centrale apicale.

Le cellule epiteliali quindi hanno una POLRITA’ MORFOFUNZIONALE, cioè il fatto che la cellula è divisa in
varie aree con funzionalità diversa. Infatti nella zona apicale la cellula può avere delle modificazioni, come
ciglia o microvilli. Invece nella parte basale la cellula è adibita per l’assorbimento di nutrienti. Anche
all’interno gli organuli sono disposti in maniera molto diversa, per esempio il Golgi di solito è posizionato
verso la parte apicale, invece i mitocondri stanno nella parte basale fra le creste. La polarità
morfofunzionale è attuata anche dalle giunzioni che ci sono fra le cellule, infatti le giunzioni tight sono
importanti pe l’impermeabilità e di solito stanno nella porzione apicale. sotto invece ci sono giunzioni quali
desmosomi, ed emidesmosomi. Le polarità morfofunzionale può riguardare singole cellule, se si tratta di
epitelio monostratificato, oppure dell’intero tessuto, se si tratta di uno pluristratificato.

TIPI DI EPITELI:

Epitelio pavimentoso semplice: la sua funzione non è quella di protezione, essendo sottilissimo, ma quella
di REGOLAZIONE DELLA FILTRAZIONE E DELLA DIFFUSIONE. Riveste piccole cavità quali gli alveoli polmonari
e le capsule di Bowman. Esistono due particolari tipi di epitelio pavimentoso semplice, ENDOTELIO e
MESOTELIO. L’endotelio riveste i vasi sanguigni e linfatici, invece il mesotelio riveste le cavità sierose (es.
pleura).

Epitelio isoprismatico semplice: Il nucleo di solito si trova al centro della cellula, e di solito è
rotondeggiante. In alcuni casi queste cellule si possono trasformare in batiprismatiche. La localizzazione nei
follicoli tiroidei, nei dotti escretori di molte ghiandole, nell’epitelio ovarico, nei bronchioli terminali si
trovano cellule cubiche con ciglia, invece nei tubuli contorti prossimali dei nefroni si trovano con microvilli a
formare l’orletto striato.

Epitelio batiprismatico semplice: il nucleo di queste cellule si trova quasi sempre in posizione basale. Può
presentare sia ciglia che microvilli. E la sua funzione è quasi sempre di assorbimento e secrezione, infatti si
possono trovare nell’epitelio del lume intestinale. In grado di secernere con delle vescicole, queste cellule
in grado di produrre muco si chiamano CELLULE MUCIPARE CALICIFORMI. Sono anche in grado di
aumentare la superfice con microvilli per assorbire meglio.

*Epiteli di transizione: sono presenti in comparti che hanno bisogno di una forte componente elastica,
nell’uretere, nella vescica e nel bacinetto renale. È per questo che modifica la sua morfologia in base alla
distensione momentanea. Hanno tre tipi cellulari posizionati su tre strati diversi:

1. LO STRATO PIU’ PROFONDO FORMATO DA CELLULE ISOPRISMATICHE: queste cellule sono basali, e
appoggiano sulla membrana basale.
2. LO STRATO INTERMEDIO FORMATO DA CELLULE CLAVATE: sono cellule si 4-5 ordini, che si
presentano come cellule lunghe con la porzione apicale rotondeggiante.
3. LO STRATO SUPERFICIALE FORMATO DA CELLULE CUPULIFORMI: queste cellule sono le più
caratteristiche infatti si appoggiano sullo strato sottostante e sono molto grandi a volte binucleate.
Hanno una parte convessa e una concava, la parte convessa è la porzione libera, rivolta verso il
lume.

Quando la vescica è piena l’epitelio si assottiglia e le cellule cupuliformi si allungano e assottigliano. Questa
particolare caratteristica delle cellule cupuliformi sembra sia dovuta all’aggiunta di materiale per la
membrana plasmatica tramite delle vescicole apicali che sono di forma ellittica, caratteristiche di questo
tipo cellulare.

Epitelio isoprismatico e batiprismatico pluristratificato: il cubico è quasi sempre privo di ciglia invece il
cilindrico può presentare di ciglia. Il primo è presente in citti escretori di alcune ghiandole, il secondo anche
ma è scarsamente rappresentato, di solito si trova nella transizione fra epitelio pseudostratificato e
pavimentoso.

Epitelio pavimentoso pluristratificato non cheratinizzato: si parla di 5-10 ordini di cellule disposte in tre
diversi tipi di strati: BASALE, SPINOSO e SUPERFICIALE.

1. Basale: si trova a stretto contatto con la membrana basale, con la quale le cellule prendono
contatto grazie agli emidesmosomi. I contatti cellule-cellula avvengono grazie ai desmosomi. Il tipo
di cellule che rappresenta questo strato è monostratificato e sostituito da cellule staminali. Queste
si possono differenziare in cheratinociti, e hanno un grande potere replicativo e un metabolismo
molto veloce. Queste cellule staminali quando si dividono una delle due cellula figlie continua ad
essere indifferenziata, l’altra inizia a perdere la trascrizione per le integrine e inizia il
differenziamento e quindi la migrazione verso i piani alti.
2. Spinoso: questo non si può dire anche per le cellule spinose, che hanno un metabolismo molto
lento e non hanno più un grosso potere replicativo. Iniziano l’appiattimento verso lo strato
superficiale che è pavimentoso e sono disposte in più file. Si chiamano cellule spinose per la
presenza di tonofibrille, un insieme di filamenti di cheratina e altre proteine, che a coppie
prendono contatto con le placche dei desmosomi.
3. Superficiale: hanno la caratteristica di essere molto appiattite disposte in due file. In queste cellule
appare alta la concentrazione di glicogeno. Si trova nelle cavità buccali per esempio, dove produce
un film si muco protettivo secreto dalle ghiandole interposte.
Epitelio pavimentoso pluristratificato cheratinizzato: in questo caso si parla di EPIDERMIDE. Riveste tutte
le zone esterne al corpo per proteggerlo da stress meccanici, fisici e chimici. Si trova distinto in 5 strati:

1. Basale: è lo strato più profondo ed è del tutto simile a quello del non cheratinizzato, l’unica
differenza è che quando una cellula staminale si divide, una delle due cellule figlie non va incontro
solo ad un differenziamento per assottigliamento, ma anche per apoptosi e produzione di
cheratina.
2. Spinoso: sono cellule che si chiamano CHERATINOCITI, che sono le cellule che producono cheratina,
e che quindi iniziano a produrre 30 tipi diversi di cheratina. Sono inserite su 3-7 ordini di cellule.
3. Granuloso: lo strato granuloso presenta delle cellule con all’interno dei granuli che senza
protezione membranosa, costituiti da cheratoialina. La cheratoialina è costituita principalmente da
FILAGGRINA, importante per l’aggregazione dei filamenti di cheratina in macrofibrille.
4. Lucido: può anche non esserci, di solito è presente dove il tessuto è particolarmente spesso e
indurito. Qui ci sono cellule che hanno un particolare potere rifrangente, infatti contengono la
ELEIDINA. Una proteina ricca di zolfo con particolari poteri rifrangenti. In questo strato le cellule
sono quasi arrivate all’apoptosi, non si vedono più i granuli e le membrane sono particolarmente
inspessite.
5. Corneo: le cellule sono tutte morte, non risulta nessun tipo di attività metabolica, rimangono solo
le membrane molto inspessite ripiene di cheratina. Inoltre le componenti non sono più cubiche ma
sono lamellari, e formano le LAMELLE CORNEE.

NOTA BENE: il processo di cheratinizzazione dura circa 28 giorni. Quindi il processo di rinnovamento
dell’epidermide è di circa 28 giorni.

Esistono all’interno dell’epidermide dei particolari tipi cellulari che servono per svolgere delle funzioni
aggiuntive. Questi sono rappresentati da:

 MELANOCITI: sono cellule che si intercalano negli strati più basali dell’epidermide. Hanno lunghi
filopodi che si insinuano fra le cellule. La loro funzione è quella di proteggere le cellule dello strato
germinativo dalle mutazioni dovute ai raggi ultravioletti. Per fare questo producono dei granuli di
melanina, che essendo scura, cattura la luce. Questi granuli poi vengono portati nei filopodi ed
esocitati nelle cellule vicine. I melanociti sono quelli che provocano i nei e le lentiggini, e quelli che
quando la pelle si espone al sole, aumenta la melanina nella pelle, è una sorta di protezione.
Inoltre i melanociti nei primi tre mesi di sviluppo del feto, migrano dalle creste neurali al derma in
modo da stabilirsi per tutta la vita dell’individuo.
 CELLULE DI LANGHERANS o DENDROCITI: si trovano nello strato spinoso, sono di forma stellata e
hanno lunghi filopodi ramificati. Hanno la funzione di attuare una difesa primaria, fagocitare
l’antigene, per poi migrare e andare dalle cellule linfocitarie immunocompetenti. Le cellule di
Langherans sono presenti anche in epiteli interni, quelli pavimentosi composti non cheratinizzati.
 CELLULE DI MERKEL: sono cellule piccole, con ciglia che si insinuano fra le cellule spinose. Si trovano
sempre negli strati basali e in zone generalmente ben innervate e vascolarizzate. Sono infatti
elementi sensoriali e sono sempre associate ad una terminazione nervosa.
EPITELI GHIANDOLARI
Le ghiandole si classificano in due tipi, a seconda del tipo di secrezione:

 GHIANDOLE ESOCRINE: sono ghiandole dotate di un dotto collettore che porta il materiale
all’esterno dell’epitelio.
 GHIANDOLE ENDOCRINE: sono dotate di un vaso sanguigno, nel quale riversano il materiale
secreto.

Hanno una comune origine ma un diverso differenziamento:

GHIANDOLE ESOCRINE
Le ghiandole esocrine sono sempre dotate di un ADENOMERO, che è la parte secernente, e di un DOTTO
ESCRETORE, che espelle nella parte libera dell’epitelio il secreto. ESEMPIO: pancreas esocrino

Esistono diversi tipi di modalità di secrezione da parte dell’adenomero:

 SECREZIONE MEROCRINA: [PROTEICO-POLISACCARIDICA]. Sono ghiandole che non modificano


particolarmente la loro morfologia, infatti secernono grazie a delle vescicole che esocitano le
sostanze. In base al tipo di sostanza esocitata si può parlare di:
 Ghiandole sierose: le ghiandole sierose sono composte da adenomeri producono un
secreto acquoso composto principalmente da enzimi. Quindi le cellule esocrine sierose
sono ricche di ribosomi sulla parete del reticolo endoplasmatico. Inoltre le vescicole sono
facilmente colorabili, e quindi ben distinguibili da quelle mucose che invece non si colorano
facilmente.
 Ghiandole mucose: le ghiandole mucose sono composte solo da adenomeri con cellule che
producono MUCINA, che è una sostanza composta prevalentemente da zuccheri e
proteine. la mucina viene accumulata in grandi vacuoli nella parte apicale delle cellule e poi
riversata nello spazio extracellulare dove idratandosi diventa muco. Il muco serve per
proteggere e lubrificare gli epiteli. ESEMPIO: cellule mucipare caliciformi
 Ghiandole miste: queste ghiandole si riconoscono nei preparati istologici perché sono un
po’ colorati e un po’ no. Ci possono essere delle ghiandole che hanno adenomeri
completamente costituiti o da cellule sierose o da cellule mucose. Ma i due tipi cellulari
possono coesistere in uno stesso adenomero. ESEMPIO: ghiandola salivare
 SECREZIONE APOCRINA: [PROTEICA E LIPIDICA]. La secrezione apocrina consiste nell’accumulo delle
sostanze nella parte apicale della cellula. Al momento della secrezione si stacca una parte di
citoplasma apicale della cellula e si riversa all’esterno insieme al secreto. La porzione basale rimane
intatta e la cellula successivamente ricostruisce la porzione mancante. ESEMPIO: ghiandola
mammaria
 SECREZIONE OLOCRINA: [LIPIDICA]. Le cellule secernenti olocrine sono in grado di produrre delle
gocce lipidiche che si accumulano nel citoplasma. Quando deve essere liberata la sostanza, la
cellula si disgrega interamente. A questo punto entrano un gioco le cellule staminali poste nella
porzione basale degli adenomeri olocrini, che differenziano una sola cellula con la mitosi. Il
prodotto della secrezione olocrina è tipicamente il SEBO, che ha la funzione di proteggere e
impermeabilizzare la pelle e i peli. ESEMPIO: ghiandola sebacea

Le ghiandole esocrine possono essere classificate anche in base alla morfologia ed estensione:

Per l’estensione possiamo distinguere:

 INTRAEPITELIALI: sono le ghiandole dell’epitelio della cavità nasale. Appartengono le ghiandole che
si confinano nel tessuto dove sono immerse.
 EXTRAEPITELIALI: sono la maggior parte delle cellule esocrine e sono quelle che si espandono anche
all’esterno del tessuto dove risiedono.

In base alla morfologia possiamo distinguere:

 GHIANDOLE SEMPLICI: formate da un dotto non ramificato e un adenomero


 TUBULARI
 ALVEROLARI, esempio: ghiandole intraepiteliali della mucosa nasale
 ACINOSE, esempio: ghiandole sebacee
 TUBULOGLOMERULARE: ghiandole sudoripare
 GHIANDOLE RAMIFICATE: formate da un dotto non ramificato e da più adenomeri
 TUBULARI
 ALVEOLARI, esempio: la maggior parte delle ghiandole sebacee
 ACINOSE
 GHIANDOLE COMPOSTE: formate da un dotto ramificato e più adenomeri.
 TUBULARI, esempio: ghiandole lacrimali, ghiandole del gusto nella lingua
 ALVEOLARI, insieme alle tubulo-alveolari, esempio: ghiandola mammaria attiva
 ACINOSE, insieme alle tubulo-acinose, esempio: ghiandola del pancreas esocrino
 TUBULO-ACINOSE
 TUBULO-ALVEOLARI
GHIANDOLE ENDOCRINE
Le ghiandole endocrine si distinguono da quelle esocrina sia per funzionalità che per morfologia. Infatti ad
ogni ghiandola endocrina è associato un vaso sanguigno dove riversa il segnale di stimolo, che viene
chiamato ORMONE. Queste sostanze sono importanti per la trasmissione e la comunicazione fra cellule. Gli
ormoni sono indirizzati a cellule bersaglio, oppure organi bersaglio, che hanno dei recettori specifici per
l’ormone. Il legame con il recettore scatena dei segnali a catena che portano o ad una specifica funzione,
oppure ad una ulteriore segnalazione.

La classificazione delle varie ghiandole, è in base al secreto, in base alla posizione nel corpo, in base alla
morfologia della ghiandola e in base alla funzione (esempio asse ipotalamo-ipofisi-tiroide).

IL SECRETO può essere di 4 tipi:

1. Steroideo, cellule ricche di reticolo endoplasmatico liscio; questi sono liposolubili


2. Proteico, cellule ricche di reticolo endoplasmatico ruvido; sono idrosolubili
3. Costituito da amine biogene, come per esempio l’adrenalina; possono essere sia idro che
liposolubili
4. Costituito da acidi grassi ramificati.

NOTA BENE: la distinzione fra liposolubile e idrosolubile è fondamentale perché agiscono sulla cellula
bersaglio in due modi nettamente differenti. Infatti gli ORMONI LIPOSOLUBILI, possono tranquillamente
attraversare la membrana plasmatica e agire dall’interno con i loro recettori specifici andando ad agire sui
geni attivandoli o disattivandoli. Gli ORMONI IDROSOLUBILI, invece si sciolgono nel sangue e però non
potendo attraversare la membrana, hanno i recettori espressi all’esterno.

LA MORFOLOGIA può essere di 6 tipi differenti:

1. Ghiandole CORDONALI: sono formati da cordoni formati da cellule epiteliali, tra le quali scorrono
dei capillari con endotelio fenestrato. Le cellule delle ghiandole endocrine a organizzazione
cordonale non sono polarizzate e sono le più diffuse, sono l’adenoipofisi, l’epifisi, le paratiroidi e le
ghiandole surrenali.
2. Ghiandole FOLLICOLARI: sono caratterizzate da una morfologia fatta con zone cave nelle quali si
accumula una sostanza chiamata colloide, tutt’attorno a queste cavità ci sono le cellule che la
producono. Sono cellule caratterizzate da un’ampia polarità morfofunzionale. Infatti nella porzione
apicale secerno colloide che poi viene riassorbita per essere rimaneggiata e diventare ormone ed
essere riversato nel flusso sanguigno dalla porzione basale della cellula (a contatto con il capillare).
Una tipica ghiandola follicolare è la tiroide.
3. Ghiandole A ISOLOTTI: sono formate da cellule non polarizzate sferiche. Si distinguono in un
parenchima ghiandolare con funzione diversa. Come esempio c’è il pancreas, che ha al suo interno
le cosiddette ISOLE DI LANGHERANS, che rappresentano la porzione endocrina in un parenchima
esocrino.
4. Ghiandole INTERSTIZIALI: sono dei gruppi di cellule ghiandolari immerse in un connettivo
interstiziale. Queste cellule producono ormoni steroidi.
5. Ghiandole DIFFUSE: sono cellule di origine nervosa (dalle creste neurali), e producono sostanze
identiche ai neurotrasmettitori (amine biogene).
6. Ghiandole NERVOSE: la più nota è l’ipotalamo. Sono costituite da neuroni secernenti che
producono fattori di regolazione, come ossitocina e vasopressina. Anche delle altre regioni
encefaliche possono produrre ormoni.
NOTA BENE: le ghiandole endocrine sono soggette a feedback per la produzione di ormoni. In particolare a
FEEDBACK NEGATIVO: è l’inibizione della produzione in presenza della sostanza prodotta. È importante dire
che il sistema endocrino è in stretta correlazione con il sistema nervoso. Questo perché è importante che
il sistema nervoso porti a quello endocrino informazioni dall’esterno. La connessione avviene a livello del
SISTEMA IPOTALAMO-IPOFISARIO.

L’IPOTALAMO

L’ipotalamo è una ghiandola interamente costituita da neuroni secernenti, con un lungo assone amielinico
che termina nella neuroipofisi dove incontrano i capillari sprovvisti di barriera ematoencefalica.

L’IPOFISI

È formata da due strutture con diversa origine embriologica:

1. NEUROIPOFISI: origine nervosa. Non è altro che un prolungamento dell’ipotalamo con gli assoni
amielinici secernenti che terminano su capillari sprovvisti di barriera ematoencefalica. Gli ormoni
secreti a livello della neuroipofisi sono VASOPRESSINA (ADH), OSSITOCINA e FATTORI DI
CONTROLLO DELL’ADENOIPOFISI. La vasopressina si chiama anche ormone antidiuretico e agisce sui
reni. L’ossitocina controlla nella donna le varie fasi del parto e nell’uomo l’erezione. I fattori di
controllo invece sono ormoni che servono per stimolare o inibire la produzione di alcuni ormoni
nella adenoipofisi.
2. ADENOIPOFISI: origine epiteliale. Qui vengono prodotti ormoni che controllano quasi tutte le
reazioni metaboliche vitali per l’organismo. È una vera e propria ghiandola che produce vai tipi di
ormoni e la sua particolarità è che in generale ogni tipo cellulare produce un particolare ormone,
inoltre i vari tipi cellulari non sono segregati in particolari aree, ma si collocano in maniera mista.
Oltre che al tipo di ormone prodotto si possono classificare anche in base alla colorazione, basofile
(corticotrope, tireotrope e gonadotrope) o acidofile (somatotrope e mammotrope). I vari tipi di
cellule:
 SOMATOTROPE (cellule α): producono due tipi di ormoni, ORMONE DELLA CRESCITA (GH) e
ORMONE SOMATOTROPO (STH). Il GH ha un importante ruolo nel metabolismo dei tessuti.
Disfunzioni quali mancanza o iperproduzione di questo ormone possono causare delle
malformazioni, quali nel primo caso nanismo ipofisario, e nel secondo caso gigantismo
ipofisario (infanzia) oppure acromegalia (adulto). Il fattore di inibizione ipotalamico è GHIH
(somatostatina) e lo stimolante è GHRH.
 MAMMOTROPE (cellule ε): queste cellule producono l’ORMONE PROLATTINA (PRL o LTH). La
prolattina serve per regolare la riproduzione e dei comportamenti ad essa asciati, esempio la
produzione di latte durante la gravidanza. Il fattore di inibizione ipotalamico è PIH e lo
stimolante è PRH.
 GONADOTROPE (cellule β): queste cellule producono l’ORMONE FOLLICOLOSTIMOLANTE
(FSH) e l’ORMONE LUTEINIZZANTE (LH). Essi regolano la produzione di gameti, e controllano la
produzione degli ormoni sessuali (estrogeni/progesterone e testosterone). In particolare l’LH
induce l’ovulazione e induce le cellule incaricate per la produzione del testosterone. Invece
l’FSH stimola l’accrescimento del follicolo. Il fattore ipotalamico stimolante è il GnRH e quello
inibente è GnIH. Una sindrome causata da un basso apporto calorico con un consumo troppo
elevato di energia, è la triade delle atlete che porta ad un insufficiente apporto calorico
causato da problemi alimentari. Questo insufficiente apporto calorico porta alla riduzione delle
attività legate all’organi riproduttivo femminile, che porta a sterilità e osteoporosi.
 TIREOTROPE (cellule δ): le cellule tireotrope sono in grado di regolare la produzione di ormoni
da parte della tiroide (T3 e T4, rispettivamente triiodotironina e tiroxina) grazie ad un fattore
chiamato TSH, esso agisce sulle cellule follicolari e stimola la produzione degli ormoni T3 e T4. Il
fattore di rilascio ipotalamico è il TRH.
 CORTICOTROPE (cellule γ): queste cellule invece producono un precursore si vari ormoni che è
il POMC, che grazie a vari enzimi vengono prodotti l’ORMONE ADENOCORTICOTROPO (ACTH),
BETA-LIPOTROPINA, BETA-ENDORFINE e MELANOTROPO (MSH). L’ATCH è un ormone in grado
di stimolare la corticale del surrene per la produzione del cortisolo. L’MSH legato all’ACTH
invece può stimolare la produzione di melanina. La beta-lipotropina invece lega i recettori
presenti sulle cellule del tessuto adiposo e libera acidi grassi nella circolazione sanguigna. Le
beta-endorfine invece hanno diverse funzioni quali la regolazione della temperatura corporea
o l’appetito. Importante sottolineare che l’ACTH e le beta-endorfine sono liberate a seguito di
attività fisica. L’ACTH è stimolato dal fattore ipotalamico CRH.

L’EPIFISI

L’epifisi è una ghiandola che si posiziona nella scatola cranica. È costituita da cellule, i pinealociti, che sono
formati da molte ramificazioni sottili che terminano sui capillari. In questa ghiandola avviene la produzione
della MELATONINA, che è un ormone indispensabile per il ritmo sonno-veglia. La melatonina viene
prodotta a seguito della trasformazione della serotonina, che a sua volta viene prodotta a partire dal
triptofano. La melatonina inoltre riesce a inibire la produzione del fattore stimolante ipotalamico per l’LH e
l’FSH (GnRH), inibendo così la maturazione delle gonadi e le funzioni riproduttive. Il controllo della
produzione di melatonina avviene attraverso la fotorecezione, infatti la luce inibisce la produzione di
melatonina.

LA TIROIDE

La tiroide è una ghiandola che sta in prossimità della cartilagine tiroidea della laringe. È formata da
FOLLICOLI che si distribuiscono per tutta la ghiandola (dimensioni 20-500 micron). La tiroide produce
ormoni iodati e derivati dalla tirosina, questi sono il T3 e T4, rispettivamente TRIIODOTIRONINA E TIROXINA.
Questi ormoni vengono prodotti a seguito di un rimaneggiamento della colloide che viene riversata nel
lume dei follicoli, la colloide è principalmente costituita da TIREOGLOBULINA. Questo processo viene
attuato grazie ai tireociti, che sono le cellule che stanno a contatto con i follicoli. Esiste però nella ghiandola
un altro tipo cellulare, le cellule C o cellule parafollicolari, che non prendono contatto con i follicoli.

 Tireociti: sono cellule che prendono direttamente contatto con il follicolo. Sono in grado ti
produrre la colloide con tireoglobulina, e di trasformarla negli ormoni T3 e T4. La loro particolarità è
quella di essere polarizzate morfofunzionalmente, cioè di avere una porzione apicale secernente, e
di avere la porzione basale in contatto con i capillari per riversarci gli ormoni tiroidei. Sono le
uniche cellule endocrina a essere polarizzate. I tireociti possono essere cellule pavimentose,
cubiche o cilindriche; la loro forma determina quanta attività hanno, infatti una cellula con scarsa
attività secernente avrà una forma più appiattita (ipotiroidismo). Cellule invece che hanno una
forte attività avranno una forma batiprismatica e soprattutto la colloide sarà quasi assente nei
follicoli (ipertiroidismo).
Gli ormoni tiroidei sono liposolubili e quindi in grado di oltrepassare la membrana e di arrivare ai
recettori sulla membrana nucleare. Essendo che per produrre gli ormoni tiroidei c’è bisogno di
complessare la tireoglobulina con lo iodio, la mancanza di questo provoca un ingrossamento della
ghiandola e l’epitelio ghiandolare si sostituisce quasi completamente con un tessuto fibroso e duro
(gozzo).
 Cellule C: sono posizionate a livello più interno e non prendono contatto con i follicoli. Sono cellule
non polarizzate e producono l’ormone CALCITONINA, che serve per regolare i livelli di calcio nel
sangue e per il metabolismo del calcio, l’organo bersaglio sono le ossa. La calcitonina abbassa il
livello di osteolisi e anche i livelli di calcio nel sangue. Nel caso di ipertiroidismo viene prodotto in
quantità a nomale e induce la calciuria a livello renale.

LE PARATIROIDI

Sono ghiandole presenti nella parte posteriore della tiroide e sono formate da cordoni e agglomerati,
inseriti in un connettivo lasso. Ci sono due diversi tipi cellulari, le cellule principali e le cellule ossifile,
quest’ultime hanno una funzione sconosciuta. Le cellule principali invece hanno la funzione di produrre
l’ormone PARATORMONE. Il paratormone fa il lavoro inverso rispetto alla calcitonina. Infatti il paratormone
induce la osteolisi e aumenta la calcemia nel sangue. Aumenta l’assorbimento di calcio a livello intestinale.
Nel caso di ipotiroidismo si verifica una fosfaturia a livello renale.

LE GHIANDOLE SURRENALI

Si localizzano nella porzione superiore dei reni e sono due ghiandole, una per ogni rene. Si distinguono due
zone distinte che sono fuse, ma si differenziano per origine embrionale e per la produzione di ormoni.

1. ZONE MIDOLLARE: costituita da cellule cromaffini (chiamate così per la forte affinità con il cromo),
che si intercalano a dei capillari fenestrati. Essi producono ormoni quali ADRENALINA,
NORADRENALINA e DOPAMINA. La liberazione di queste sostanze esercita effetti sul metabolismo e
sul sistema circolatorio.
2. ZONA CORTICALE: in questa porzione vengono prodotti gli ormoni CORTICOSTEROIDI, si divide in
tre strati funzionalmente diversi:
 Zona glomerulare: questo è lo strato più superficiale subito sotto la capsula connettivale che
avvolge il surrene. È formato da cellule disposte in cordoni a gomitolo. In questa porzione si
producono i MINERALCORTIOIDI, l’aldosterone e il desossicorticosterone, che serve per regolare
l’escrezione dei sali nei reni, controllano il livello idro-salino dell’organismo.
 Zona colonnare: questa è la più abbondante in spessore, le sue cellule si dispongono in lunghe
colonne radiali rispetto alla zona midollare. Qui si producono i GLICOCORTICOIDI, cortisone,
cortisolo e corticosterone. Servono per controllare il metabolismo degli zuccheri.
 Zona reticolare: formata da cellule cordonali irregolarmente disposte. Qui si producono oltre
che i GLICOCORTICOIDI, anche gli ANDROGENI, che servono per esprimere i caratteri
tipicamente maschili.

Tutti gli ormoni che vengono prodotti nella corticale del surrene sono controllati dall’ormone
ipofisario ACTH. E le cellule presentano tutte una comune morfologia, RER sviluppato, gocciole
lipidiche e mitocondri con creste midollari, a parte nei gomitoli.

IL PANCREAS

Il pancreas ha una PORZIONE ESOCRINA e una PORZIONE ENDOCRINA.

La porzione esocrina è formata da adenomeri di forma tubulo acinosa composta, che secernono gli ENZIMI
DIGESTIVI (proteasi, lipasi, amilasi e nucleasi) in un dotto intestinale (duodeno). Le cellule sono fortemente
polarizzate con vescicole nella parte apicale.

La porzione endocrina invece è composta da cellule non polarizzate con un nucleo centrale. Sono disposte
in gruppetti, Isole di Langherans, e sono colorate in modo diverso rispetto alla parte endocrina. In questa
sede vengono prodotti INSULINA (cellule beta), GLUCAGONE (cellule alfa) SOMATOSTATINA (cellule δ), e in
minor quantità anche al di fuori delle isole, POLIPEPTIDE PANCREATICO (cellule F). Dentro questi isolotti
non c’è distinzione fra cellule che producono i vari ormoni, e sono sparse per tutto l’isolotto.

GLUCAGONE: il glucagone stimola le cellule epatiche al rilascio di glucosio nel sangue. Il glicogeno e gli acidi
grassi vengono demoliti rilasciare glucosio.
INSULINA: aumenta la permeabilità delle membrane plasmatiche al glucosio. Viene immagazzinato in modi
diversi a seconda dalla cellula e del tessuto: nel fegato viene immagazzinato come glicogeno e acidi grassi,
nelle cellule adipose come riserva di grasso, nelle cellule muscolari viene immagazzinato come proteine,
amminoacidi e glicogeno. L’insulina agisce a livello dei recettori per l’apertura dei canali al glucosio, infatti
grazie al suo legame sulla membrana, si aprono i canali e il glucosio esce dal circolo sanguigno. Se ci sono
difetti nella funzionalità dell’insulina si sfocia in una patologia detta DIABETE:

 TIPO 1: è un diabete congenito e si sviluppa in giovane età. È una specie di malattia autoimmune
nella quale gli anticorpi attaccano le cellule beta del pancreas che non riesce più a produrre
insulina. E l’individuo deve per forza iniettarsi l’insulina.
 TIPO 2: è un tipo che si sviluppa in adulta o tarda età, è legato all’obesità. L’insulina viene prodotta
ma si produce una INSULINO-RESISTENZA. Infatti una volta entrata nel circolo sanguigno l’insulina
non si lega correttamente ai recettori per l’apertura dei canali per il glucosio. Le conseguenze del
diabete sono: distacco della retina e necrosi.

SOMATOSTATINA: agisce come regolatore per le cellule α e β.

POLIPEPTIDE PANCREATICA: regola la secrezione delle cellule esocrine del pancreas.

IL FEGATO

Il fegato è la ghiandola più grande di tutto il corpo umano e svolge una funzione sia esocrina che endocrina,
la caratteristica che lo distingue dal pancreas è che gli epatociti sono tutti sia endocrini che esocrini. Gli
epatociti sono cellule con un alto metabolismo, e sono organizzati in lobuli epatici classici, a forma di
prisma esagonale. Ogni lobulo ha al centro una vena centrale (diramazione della vena porta) che poi si
dirama longitudinalmente ai vertici del poligono, dove delimita i cordoni distinti dai capillari fenestrati. Ai
vertici ci sono le triadi epatiche, formate da tre diversi vasi e dotti: ramo di vena porta, ramo di arteria
epatica e dotto biliare. Gli epatociti sono ricchi di perossisomi per la DETOSSIFICAZIONE.

La funzione esocrina del fegato è quella di produrre la BILE, che si riversa nel duodeno ed è un fluido che
serve per la digestione.

La sua funzione endocrina è quella di:

 Produrre FIBRINOGENO, ALBUMINA e GLOBULINE.


 Degrada e metabolizza sostanze quali farmaci, alcool e tossine. In particolare l’alcool viene
metabolizzato dalle alcooldeidrogenasi presente nei perossisomi.
 Immagazzina il glucosio polimerizzandolo in
glicogeno.
 Sintetizza fattori di coagulazione
 Sintetizza proteine del plasma

Il fegato è una ghiandola molto irrorata di vasi, infatti


riceve il sangue dall’arteria epatica ossigenato, il sangue
non ossigenato viene portato dalla vena porta con le
sinusoidi e poi la vena centrale. La vena porta passa
prima dall’intestino e quindi è ricco delle sostanze
assorbite, il fegato è il primo che incontra. Il sangue
refluo dai lobuli vengono raccolti dalle vene epatiche
che poi confluiscono nella vena cava inferiore.
CIRROSI EPATICA: è una malattia che sfocia in una disfunzione cronica nel normale metabolismo epatico.
Questo succede per vari motivi, ma in generale ci sono alcuni danni al fegato che provocano delle
infiammazioni generali e l’apoptosi per molte cellule. Per esempio la cirrosi epatica derivata dall’abuso di
alcool porta all’apoptosi perché le cellule non sono più in grado di detossificare l’alcol rilasciando delle
sostanze tossiche nella cellula. Il fegato prova a ricostituirle ma le sostituisce con delle cicatrici che
induriscono, a lungo andare il tessuto, provocando inoltre non pochi danni alla circolazione e ai dotti biliari.
Può anche sfociare in tumori al fegato.

TESSUTO CONNETTIVO
Il tessuto connettivo si distingue dagli altri per l’ampia componente extracellulare. Un generale i connettivi
hanno due componenti: COMPONENTE CELLULARE e COMPONENTE EXTACELLULARE. A loro volta le cellule
si possono distinguere in AUTOCTONA (originata nel tessuto connettivo) e NON AUTOCTONA (migrata nel
tessuto connettivo per aiutare la componente autoctona delle cellule). La matrice invece si distingue in
FIBRILLARE (formata da fibre che producono le cellule presenti nel connettivo) e AMORFA (è la componente
idratata del tessuto connettivo ed è formata da PROTEOGLICANI). I proteoglicani sono molecole enormi che
occupano una parte del connettivo, sono formati da glicosamminoglicani (GAG) che si legano ad una fibra di
proteina (core proteico). L’unico GAG che non si lega al core è L’ACIDO IALURONICO, che fornisce un
ancoraggio, tramite delle proteine specifiche, ai proteoglicani (formando gli AGGRECANI: proteoglicani
ancorati ad una proteina). La funzione dell’acido ialuronico e degli aggrecani è quella di trattenere grosse
quantità di acqua e di idratare il tessuto connettivo, contribuire al mantenimento di un volume per e
fornire resistenza alle pressioni meccaniche.

La componente fibrillare varia, possono esserci fibre di COLLAGENE, ELASTINA, LAMININA, FIBRONECTINA,
OSTEONECTINA. Sono praticamente dei filamenti intermedi prodotti dalle stesse cellule e liberati. Una
componente molto comune è il COLLAGENE: questo filamento è sintetizzato dai fibroblasti che possono
produrre, nell’uomo oltre 29 tipi di collagene. Esso serve come sostegno alla trazione e pressione, e per la
spazialità della matrice. I tipi di collagene hanno delle funzioni diverse, infatti:

COLLAGENE I: È quello più comune e si trova praticamente in tutti i connettivi come ossa, cartilagine e
tendini. Forma le fibre classiche.
COLLAGENE II: Forma delle fibre molto sottili.
COLLAGENE III: Componente principale delle fibre reticolari.
COLLAGENE IV: Forma i filamenti intermedi della lamina basale per l’aggancio delle integrine.
COLLAGENE V: Si trova principalmente nei vasi sanguigni.

La componente extramatrice determina il tipo di connettivo. Il tessuto connettivo si divide in:

TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI

 MESENCHIMA: è un tessuto embrionale gelatinoso, che occupa gli spazi fra gli organi prematuri. È
formato da cellule mesenchimali, cioè cellule che migrano dal mesoderma.
 MUCOSO MATURO: è formato da una matrice gelatinosa con scarse e sottili fibre di collagene,
nell’adulto si trova nella polpa dentaria, nell’embrione di trova nel funicolo ombelicale.
 CONNETTIVO FIBRILLARE: si divide in:
 FIBRILLARE LASSO: con un’ampia componente amorfa. È un tessuto ubiquitario, si può
trovare generalmente in qualsiasi parte del corpo. forma una fibra elastica e flessibile e le
componenti che sono immerse nella matrice si muovono facilmente. La matrice si chiama
LIQUIDO TISSUTALE o ITERSTIZIALE, nel quale prevale l’acido ialuronico. Per la componente
fibrillare si notano più fibre di collagene che di elastina. Le sue funzioni: prima difesa
immunitaria (contiene globuli bianchi e macrofagi). Funzione trofica, è in grado di portare i
nutrimenti agli altri tessuti, scorrono i vasi sanguigni, allontanano le sostanze di rifiuto,
innervazione. Funzione meccanica, formano delle strutture voluminose, per protezione
(cuscinetti adiposi). Riparazione dei danni tissutali, che formano delle aree cicatriziali che
sono delle zone fibrose, indurite.
 FIBRILLARE COMPATTO: con una scarsa componente amorfa. Formano i LEGAMENTI,
TENDINI, DERMA, CAPSULE degli organi. In questo tipo di tessuto prevale la componente
fibrillare che è formata da collagene, sono costituiti in modo da essere meccanicamente
resistenti. Si distinguono in:
 Fasci intrecciati: è così costituito il derma sotto la cute, le fibre di collagene si
sviluppano verso diverse direzioni con diverse dimensioni.
 Fasci paralleli: i tendini sono a fasci paralleli, sono regolarmente distribuiti e
conferiscono una grossa resistenza alle sollecitazioni parallele all’asse maggiore
delle fibre. I FIBROCITI, sono allineati parallelamente alle fibre e hanno la
caratteristica forma allungata con espansioni che assomigliano ad ali. (cellule
alate).
 Fasci incrociati: in questa categoria troviamo il tessuto della cornea, che ha una
disposizione a lamelle disposte perpendicolarmente. I fibrociti sono posizionati in
prossimità dell’incrocio delle lamelle.
 CONNETTIVO ELASTICO: il connettivo elastico è formato da una componente importante di fibra di
elastina con quasi assente componente amorfa. L’elastina conferisce la classica colorazione gialla ai
legamenti che la interessano. Sono per esempio i legamenti delle vertebre e il tessuto interposto
nelle arterie maggiori. Infatti uno strato che costituisce le pareti delle arterie è formato da tessuto
connettivo elastico (tonaca media). La tonaca media è interposta fra due lamine di fibra elastica
chiamate fenestrate perché sono interposte a cellule muscolari lisce che servono per conferire oltre
che l’elasticità anche la contrattilità della parete arteriosa. In questo modo le arterie riescono a
trasformare il flusso sanguigno da intermittente (cuore) a continuo.
L’elastina si organizza in fitti reticoli legati in alcuni punti (non fasci paralleli come il collagene), è
tutta ripiegata quando è rilassata, invece quando il tessuto si deve tirare si vedono le fibre che si
allungano.
 CONNETTIVO RETICOLARE: il tessuto connettivo che serve come sostegno per molti organi, crea
una leggera fibra che si interpone fra le cellule di organi come fegato, midollo osseo e milza. Forma
lo strato reticolare che separa la lamina densa dal connettivo compatto sottocutaneo.
 ADIPOSO: è una varietà di tessuto connettivo lasso, sono infatti agglomerati di cellule adipose,
interposti a connettivo di supporto. Il tessuto adiposo è fatto da adipociti che contengono crosse
quantità di lipidi. Le sue funzioni sono varie: riserva di grasso, isolante termico, conferisce forma a
varie parti del corpo e dà sostegno meccanico. Questo tipo di connettivo si distingue in varie
categoria a seconda della localizzazione, morfologia e funzione.
In base alla localizzazione: si distingue in tessuto adiposo di copertura (il più consistente), interno
(maggiormente nella cavità addominale) e di infiltrazione (agevola il funzionamento biomeccanico
dei muscoli).
In base alla funzione: si distingue in tessuto adiposo di deposito e di sostegno. Quello di deposito è
molto soggetto a variazioni a seconda dell’alimentazione, quello di sostegno invece di meno, ma un
forte dimagrimento può provocare anche sue variazioni.
In base alla morfologia: si distingue in adiposo uniloculare e multicolculare:
1. Uniloculare o BIANCO: ha al suo interno una grossa goccia lipidica che occupa tutto lo
spazio citoplasmatico. Vediamo un nucleo completamente schiacciato alla membrana e un
citoplasma praticamente assente. Si chiama bianco perché la vascolarizzazione è quasi
assente, in più istologicamente si distingue perché le cellule sembrano vuote e quindi
appare chiaro. Oltre che per la morfologia si distingue per la sua funzione: principalmente è
di RISERVA, è praticamente l’unico tipo di tessuto adiposo che si trova nell’adulto, sotto la
cute e sparso per tutto il corpo. La goccia lipidica ha una sua struttura infatti non ha
membrana di contenimento, ma ha una fitta rete di filamenti intermedi di vimentina che
formano un canestro, si pensa che la vimentina abbia un controllo sulla quantità di lipidi e
quindi la fusione delle gocce lipidiche.
2. Multiloculare o BRUNO: si distingue da quello uniloculare per la presenza di numerose
gocce lipidiche e per le ridotte dimensioni delle cellule, il nucleo non è centrale, non è però
nemmeno confinato a ridosso della membrana. Inoltre è fortemente vascolarizzato e la
funzione principale è quella di isolante termico, infatti si trova nei bambini appena nati (poi
viene quasi completamente sostituito da quello bianco) e negli animali che si ibernano.
Nell’adulto è molto scarso ma si può trovare nella pianta dei piedi e nei palmi delle mani. Le
cellule presenti in questo tessuto sono ricche di mitocondri con grosse creste, inoltre nella
membrana interna si trova una proteina (termogenina), in grado di non far convertire
l’energia in ATP ma in calore che viene trasferito al sangue.

TESSUTI CONNETTIVI DI SOSTEGNO

 CARTILAGINEO: il tessuto cartilagineo è distinto in base alla sua funzione ma soprattutto in base
alla morfologia (composizione della componente amorfa e fibrillare). Si divide quindi in tre tipi di
cartilagine:
1. IALINA: la cartilagine ialina è quella più diffusa, si chiama così perché è trasparente. Nel
feto costituisce tutto lo scheletro, che poi con un processo di ossificazione viene sostituita
dal connettivo osseo. La COMPONENTE AMORFA, è costituita da molti proteoglicani
associati ad acido ialuronico che formano gli AGGRECANI, è infatti costituita per l’80% da
acqua, c’è anche la CONDRONECTINA, che serve per far aderire i condrociti alla matrice
circostante. Inoltre le GLICOPROTEINE forniscono la resistenza necessaria per resistere allo
stress. La COMPONENTE FIBRILLARE è formata da fibre di collagene principalmente di tipo
II. La componente cellulare invece è molto rada e si formano dei gruppetti di tre/quattro
cellule, chiamati GRUPPI ISOGENI, questi sono delle cellule che si sono divise, ma siccome
la matrice è molto densa non sono riuscite ad allontanarsi. Quindi le cellule si sono
separate ma sono rimaste nella capsula.
La cartilagine non è vascolarizzata perché deve sopportare forti stress meccanici, per il
nutrimento quindi c’è una struttura specifica che si chiama PERICONDRIO, che serve per
l’accrescimento cellulare e per il nutrimento delle cellule immerse nella cartilagine. Inoltre
non può essere mai troppo spessa, perché altrimenti solo per diffusione le sostanze non
arriverebbero mai alle cellule. Il pericondrio è una fascia tutta intorno alla cartilagine
formata da connettivo denso. Nella zona più interna a contatto con la matrice le cellule si
dividono PER APPOSIZIONE, che vuol dire dalla periferia verso il centro, e serve per la
rigenerazione della cartilagine. Invece i gruppi isogeni si formano con una divisione
INTERTIZIALE, che vuol dire che le cellule rimangono nella capsula e non si allontano. La
cartilagine non ha una grossa capacità di rigenerazione, infatti il pericondrio non dà
grande capacità di proliferazione.
Gli ormoni che influenzano l’accrescimento della cartilagine è principalmente l’ormone
SOMATOTROPO, prodotto dall’adenoipofisi, poi anche in minor quantità l’ormone
TIROXINA, prodotto dalla tiroide.
Esistono due particolari tipi di cartilagine ialina:
 Articolare: si differenzia perché è senza pericondrio. Infatti sta sopra alcune ossa
come protezione, ed è immersa in un liquido, LIQUIDO SINOVIALE. Questo serve
per il nutrimento del tessuto. È a stretto contatto con l’osso e si divide in tre strati:
TANGENZIALE (i condrociti sono allungati e appiattiti, è il più esterno), INTERMEDIO
(hanno una forma globosa) e RADIALE (ci sono gruppi isogeni in fila e orientati
perpendicolarmente alla superficie).
 Metafisaria: è un sottile strato di cartilagine rimasta dall’ossificazione priva di
pericondrio, che si posizione appunto nella metafisi, tra l’epifisi e la diafisi delle
ossa lunghe. Si differenzia da quella articolare perché le cellule attuano un percorso
di differenziamento e di autolisi. Infatti si distinguono vari strati con le varie fasi dei
condrociti: cartilagine a riposo (condrociti che hanno un aspetto tipico in stasi
metabolica), cartilagine in proliferazione (cellule che si dividono e si dispongono in
colonne), cartilagine ipertrofica (iniziano ad accumulare sostanze come glicogeno e
si ingrandiscono fortemente), cartilagine in degenerazione (inizia e si completa
l’autolisi cellulare) e zona di invasione (i condrociti e la cartilagine sono
completamente sostituiti da osso).
2. ELASTICA: questo tipo di cartilagine è molto meno abbondante rispetto a quella ialina.
Infatti si trova solo in alcune aree, come l’epiglottide e il padiglione auricolare. Ha una
sviluppata componente fibrillare, con dei fasci di collagene, ma in maggior concentrazione
ci sono FIBRE ELASTICHE associate. I gruppi isogeni inoltre sono molto più ravvicinati e sono
composti da meno cellule. In generale si nota che le fibre elastiche non più abbondanti al
centro e meno in periferia.
3. FIBROSA: questo tipo di tessuto invece ha una ampia matrice formata da FIBRE DI
COLLAGENE TIPO I. Ha un colore biancastro e sta quasi sempre vicino ad un connettivo
denso che è facile confondere. È poco presente nel corpo, si trova nei dischi intervertebrali
(per non far strusciare le vertebre e per dare mobilità alla colonna). Si trova anche
nell’inserzione dei tendini con i muscoli e fra legamenti delle ossa. Per distinguerla da
connettivo si vedono delle cellule isolate, quasi mai in gruppi isogeni e attorniate da
capsula. Non è presente un vero e proprio pericondrio.
 OSSEO: questo tessuto vanta di un’ampia matrice, come tutti i connettivi, ma a differenza essa è
mineralizzata, si tratta quindi di una matrice molto dura. Il tessuto connettivo osseo forma le ossa,
che sono divise in base alla loro forma: CORTE (ossa del carpo), LUNGHE (femore), PIATTE (ossa del
cranio), IRREGOLARI (vertebre). La durezza è dovuta al fatto che le ossa servono per dare sostegno
all’intero organismo. L’altra funzione fondamentale è quella nell’OMEOSTASI DEL CALCIO. Infatti
l’organismo attinge dalle ossa quando c’è bisogno di calcio e lo mette quando lo deve accumulare.
La struttura ossea è molto dinamica, infatti è in continuo rimodellamento, RIMODELLAMENTO
OSSEO: modificazione continua della struttura microscopica dell’osso, RIMANEGGIAMENTO OSSEO:
riduzione del tessuto che porta all’osteoporosi, fragilità e assottigliamento delle ossa.
In laboratorio per preparare un vetrino di un osso si usano vari metodi:
1. Demineralizzazione: si prepara l’osso mettendolo in una sostanza acida, che permette la
rimozione dei sali minerali. L’osso così diventa molle e facilmente affettabile dalla lama del
microtomo.
2. Erosione: viene tagliata una fetta di osso con una sega, questa fetta viene limata affinché
non si assottiglia fino a diventare quasi trasparente. È un metodo un po’ invasivo per le
cellule.
3. Macerazione: la porzione di osso viene immersa a lungo in acqua di mare, ipertonica, in
modo che le cellule e vasi scoppino, rimangono le fibre di collagene e i sali minerali. Dopo
essiccazione è possibile conservare il preparato per molto tempo.
Il tessuto osseo cellulare (contenente componente cellulare). Questo tipo è composto da una
componente cellulare (osteoclasti, osteoblasti, cellule di rivestimento e osteociti) e poi una
matrice divisa in COMPONENTE ORGANICA e COMPONENTE INORGANICA.

Componente organica: è formata da GAG, glicoproteine (osteonectina e osteocalcina). Le fibre


invece sono formate dal collagene di tipo I.

Componente inorganica: formata da minerali, come fosfato di calcio (organizzato in cristalli si


idrossiapatite), carbonato di calcio e fluoruro di calcio.

Qualunque sia il tipo di osso e la sua organizzazione, tutti hanno le LACUNE OSSEE, che sono degli
spazi che sono stati formati intorno agli osteociti da parte della dura matrice ossea. Le lacune
sono a forma di ellisse schiacciato con dei rami dove ci passano le protrusioni degli osteociti per
permettergli di prendere contatto con le altre cellule circostanti e con i vasi sanguigni. I punti di
contatto cellula-cellula sono collegati da giunzioni gap, per lo scambio facilitato di sostanze
nutritive e informazioni, essendo che nella matrice le sostanze non vi possono scorrere per
diffusione.

Il tipo di osso si distingue in base alla matrice extracellulare, esistono due tipi: TESSUTO OSSEO
LAMELLARE e TESSUTO OSSEO NON LAMELLARE. Il tessuto osseo non lamellare praticamente non
è presente nel nostro organismo e se è presente, c’è solo nelle prime fasi di formazione dell’osso.
Esso si divide in base alla morfologia delle fibre di collagene: a fasci intrecciati o a fasci paralleli. Il
primo è presente nelle prime fasi di formazione delle ossa corte, il secondo delle ossa lunghe. La
differenza con quello lamellare sta sia nell’organizzazione della matrice, ma anche nel fatto che le
lacune sono leggermente più grandi. Il tessuto osseo non lamellare a fasci paralleli è differente
perché ha un’organizzazione leggermente più precisa.

TESSUTO OSSEO LAMELLARE: si chiama lamellare perché è organizzato in lamelle e si divide in


COMPATTO e SPUGNOSO:

COMPATTO: che a seconda dell’osso le lamelle possono


disporsi in vari modi (concentriche o stratificate nelle
ossa piatte). Quelle concentriche hanno una struttura
molto più complessa, divisa in OSTEONI. Gli osteoni
sono degli agglomerati di 8/15 lamelle concentriche
che terminano al centro con un canale, CANALE DI
HAVERS, dove ci scorre un vaso sanguigno (vaso di
Havers) che poi si ricongiunge con gli altri vasi grazie ai
dei vasi obliqui scavati nell’osso. Ogni osteone è alto circa 1 mm.
Le lamelle più interne sono quelle più giovani. Le lamelle sono
formate di matrice ossea con qualche lacuna di osteociti, nella
lamella quindi ci sono dei filamenti di collagene, essi si
dispongono paralleli gli uni agli altri con un andamento a 45°
rispetto all’asse verticale dell’osteone (l’inclinazione è variabile).
La caratteristica è che la lamella successiva ha l’inclinazione
perpendicolare a quella precedente. Le lacune sono poste con
l’asse maggiore parallelo all’andamento delle fibre di collagene,
e quelli nelle lamelle più interne sono più piccoli. Ci sono inoltre
degli altri tipi di lamelle, oltre a quelle concentriche ci sono quelle interstiziali e quelle
circonferenziali. Lo spazio tra gli osteoni è riempito dalle lamelle interstiziali. Quelle
circonferenziali sono esterne o interne a seconda della posizione.
SPUGNOSO: è un tipo di tessuto che ha le stesse componenti di quello compatto, ma forma delle
cavità e degli anfratti. È situato dentro le ossa corte e nell’epifisi delle ossa lunghe. Al suo interno
ci scorrono vasi sanguigni e nervi, è contenuto anche il midollo osseo. Il MIDOLLO OSSEO è
importante per l’emopoiesi, la rigenerazione dei globuli rossi e delle piastrine. La disposizione
delle colonne non è casuale, ma si mettono in base alle forze a cui è sottoposto il pezzo osseo.

Ogni tessuto osseo è associato ad un tessuto connettivo fibrillare denso, che ha una funzione
trofica per l’osso. Si chiama endostio se è dentro, verso il midollo e periostio se è esterno all’osso.
L’endostio riveste il canale midollare, è formato infatti da cellule sia emopoietiche che
osteogenetiche, è un connettivo più lasso del periostio. Quest’ultimo si distingue in una parte più
esterne in una più interna, la prima più fibrillare, la seconda più vascolarizzata e cellulare. Inoltre
per ancorarsi meglio ha delle invaginazioni che aumentano la superficie di adesione all’osso.

LE COMPONENTI CELLULARI: sono principalmente quattro: OSTEOBLASTI (indifferenziati),


OSTEOCLASTI (di origine diversa, simile a quella dei macrofagi), CELLULE DI RIVESTIMENTO e
OSTEOCITI.

Gli osteoblasti sono cellule poco differenziate, sono in grado di produrre la matrice ossea e
controllano il deposito di sali minerali. Sono inoltre in grado di differenziarsi in due tipi cellulari a
seconda della posizione, quelli interni in osteociti e quelli esterni in cellule di rivestimento. Gli altri
vanno in apoptosi.

Gli osteoclasti hanno la funzione di degradare la matrice ossea, per il riassorbimento del calcio,
stipato nelle ossa. Sono in grado di migrare grazie ai fillopodi e in seguito ad un particolare
stimolo ormonale o locale, di “mangiare” la matrice e di fare delle lacune che si chiamano lacune
di riassorbimento dove l’osteoclasto ha una membrana a forma di spazzola. Man mano che
aderiscono alla matrice diventano sempre più polarizzate.

Gli osteociti hanno la funzione di mantenere l’osso nella sua omeostasi e di rilevare eventuali
stimoli sensoriali e meccanici. Sono piccoli con dei prolungamenti che si inseriscono nelle lacune
ossee per prendere contatto con gli altri osteociti attraverso le giunzioni gap.

Le cellule di rivestimento hanno un aspetto fusiforme e rivestono le superfici come quella del
periostio e dell’endostio, ma anche i canali dei vasi sanguigni. Servono per mediare gli scambi con
del materiale nutritivo dal sangue e del liquido presente nelle lacune e nei canalicoli.

Tessuto osseo acellulare: si chiama così perché non sono presenti cellule nella matrice ossea. Le
cellule sono presenti, ma solo a livello del periostio e portano i loro prolungamenti dentro la
matrice attraverso i canalicoli. La dentina è un caso di questo tipo di tessuto nel nostro
organismo, la troviamo a livello dei denti ed è circondata da smalto (nella porzione esterna) e da
cemento (nella porzione incavata nella gengiva). Internamente c’è la polpa dove passano nervi e
vasi sanguigni e dove sono messi gli odontoblasti (nello strato più adiacente alla dentina).

TESSUTI CONNETTIVI LIQUIDI

 SANGUE: il sangue è un tessuto connettivo essendo molto ricco di matrice extracellulare, infatti per
il 55% è formato da matrice extracellulare (PLASMA) e per il 45% da cellule (ELEMENTI FIGURATI).
Il plasma:
costituito per la maggior parte da ACQUA, poi troviamo in ordine di quantità, proteine, glucidi, lipidi
e sostanze inorganiche quali sali minerali sotto forma di ioni cloro, calcio, potassio, eccetera.
Le PROTEINE sono una componente fondamentale per le funzioni del sangue, infatti troviamo
l’albumina (per la regolazione degli scambi di liquido fra il sangue e i fluidi interstiziali) poi troviamo
le globuline α e β (funzione enzimatica e di trasporto), le immunoglobuline (per la difesa), e infine il
fibrinogeno (serve per la coagulazione insieme alle piastrine). Le proteine sono quasi tutte prodotte
a livello del fegato, denominato infatti organo secernente.
Dei GLUCIDI troviamo principalmente il glucosio e altre glicoproteine.
Un esempio di LIPIDE è il colesterolo, insieme a fosfolipidi e acidi grassi.
Elementi figurati:
Le cellule del sangue vengono prodotte nel midollo osseo e derivano da una cellula staminale
multipotente che può seguire due linee di differenziamento, una è di CELLULE MIELOIDI (che si
differenziano in eritrociti, monociti, granulociti e megacariociti, che poi formeranno le piastrine)
un’altra invece è di CELLULE LINFOIDI (daranno origine ai linfociti).
 I GLOBULI ROSSI o ERITROCITI sono delle cellule appiattite con forma biconcava di colore
rosso. Nascono con il nucleo e poi dopo aver sintetizzato tutte le proteine che gli
serviranno, lo perdono per differenziarsi definitivamente. I loro precursori sono gli
eritroblasti, sono delle cellule provviste di nucleo che iniziano ad accumulare emoglobina.
Successivamente, appena prima di perdere il nucleo parliamo di normoblasti, quando
questi perdono definitivamente in nucleo abbiamo i reticolociti. Questi hanno perso la
capacità di trascrivere nuove proteine, ma possiedono ancora i ribosomi al loro interno.
Essi vengono immessi nel circolo sanguigno ancora prima di diventare eritrociti. La perdita
del nucleo è caratteristica dei mammiferi, gli anfibi per esempio possiedono eritrociti
nucleati.
Essendo incapaci di replicarsi e di andare avanti a lungo, dopo 120 giorni vengono
degradati nella milza, questo processo è chiamato ERITROCATARESI, il ferro degradato e
riutilizzato, il gruppo eme invece metabolizzato nel fegato ed espulso come bilirubina. La
funzione dei globuli rossi è quella di trasportare l’ossigeno da una parte all’altra
dell’organismo, questo è possibile grazie alla proteina detta EMOGLOBINA. Questa proteina
è composta da 4 subunità globine α1 e α2, β1 e β2, ognuna delle quali ha un gruppo eme
(gruppo prostetico). L’eme è posizionato nella parte idrofoba della catena e contiene un
atomo di ferro in grado di legarsi ad una molecola di ossigeno.
PATOLOGIE legate alla disfunzione dell’emoglobina sono distinti in due tipi: le TALASSEMIE
(disordini quantitativi nella produzione di emoglobina) e le EMOGLOBINOPATIE (disordini
qualitativi nella produzione di questa molecola) per esempio l’ANEMIA FALCIFORME. In
particolare l’anemia falciforme è genetica, ed è una disfunzione nella sintesi
dell’emoglobina, che porta ad una malformazione della catena β. Questo porta i globuli
rossi a diventare a forma di falce o mezza luna, e oltre che non riuscire a portare in modo
corretto l’ossigeno, tendono a raggrumarsi e occludere i vasi sanguigni (dolore e senso di
fatica), inoltre il corpo non li riconosce come globuli rossi e tende a eliminarli.
Inoltre gli eritrociti sono responsabili di una peculiarità fondamentale del sangue,
*I GRUPPI SANGUIGNI.
 I GLOBULI BIANCHI o LEUCOCITI sono appartenenti sia alla linea mieloide (granulociti,
monociti) sia alla linea linfoide (linfociti). Il numero dei leucociti nel sangue varia da
individuo a individuo, ma esistono dei parametri nei quali un individuo senza patologie o
deficit deve rientrare, questa si chiama FORMULA LEUCOCITARIA, i parametri possono
cambiare in caso di infiammazione. La loro funzione è quella della difesa contro elementi
estranei come batteri o virus e si definiscono non self.
 GRANULOCITI POLIMORFONUCLEATI: questo tipo di leucociti ha una vita molto
brave (2-3 giorni). I granulociti possono lasciare la corrente sanguigna per andare
dove c’è bisogno, passando fra le cellule dell’endotelio dei vasi sanguigni (questo
processo si chiama diapedesi). Per raggiungere il sito utilizzano un andamento
ameboide attraverso i tessuti e riescono ad inglobare il batterio o il materiale da
espellere. La loro funzione è quella della fagocitosi. Hanno la caratteristica di avere
un nucleo poliglobato con dei granuli citoplasmatici, e si colorano in modo diverso
a seconda degli enzimi che contengono. Si dividono in:
1. Neutrofili: è il tipo più rappresentato hanno un nucleo plurilobato e i
granuli hanno la capacità di colorarsi sia con coloranti basici che con
coloranti acidi. La loro funzione è quella della FAGOCITOSI e sono la difesa
primaria della risposta immunitaria. Nella risposta possiamo riconoscere i
seguenti eventi: 1attivazione, 2diapedesi, 3chemiotassi (migrazione
direzionata), 4fagocitosi, 5uccisione del patogeno ingerito, e 6secrezione
degli enzimi. Dopo che hanno agito i neutrofili degenerano e i loro residui
danno origine al pus, che poi viene rimosso dai macrofagi. Vengono attivati
da alcune immunoglobuline che si legano a dei recettori di membrana dei
neutrofili e formano il complesso antigene anticorpo, oppure si legano al
neutrofilo dei frammenti del complesso che stimolano la reazione.
2. Eosinofili: si colorano con coloranti acidi. sono grandi come i neutrofili ma
hanno un nucleo bilobato, sono attivati dall’istamina e dai leucotrieni. La
loro funzione è molto simile a quella dei neutrofili, fagocitano in particolare
immunocomplessi, raramente organismi interi. Possono liberare i granuli
nel caso in cui l’elemento da fagocitare sia troppo grosso.
3. Basofili: si colorano con i coloranti basici, hanno un nucleo unico o lobato.
Nei loro granuli è contenuta istamina ed eparina. L’istamina ha un potere
vasodilatatore, l’eparina e un anticoagulante. La loro funzione non è quella
fagocitaria, ma si parla di risposta nel caso di shock anafilattico, in caso di
allergie o altri eventi. Infatti i basofili prendono parte alla catena di
mediatori in risposta allo shock. Vengono rilasciati granuli con conseguente
azione dell’istamina, aumento della permeabilità dei vasi (edema e pruriti),
dei leucotrieni che provocano una sensazione di soffocamento (chiudono i
bronchi).

 MONOCITI MACROFAGI: questo tipo cellulare è molto grande, supera ogni altro
leucocito. Il nucleo solitamente è reniforme e molto grande. I monociti sono in
grado, come i granulociti di migrare nei tessuti, e qui avviene la definitiva
differenziazione, che è quella di MACROFAGO TISSUTALE, Può essere chiamato in
modi diversi a seconda del tessuto in cui si trova. La loro funzione è quella di
FAGOCITOSI, insieme ai granulociti neutrofili sono considerati i fagociti
professionali. Sono in grado di riconoscere e di intercettare l’elemento da
fagocitare grazie a delle sostanze che rilasciano, in grado anche di influenzare la
risposta linfocitaria.
 LINFOCITI: sono le principali cellule che prendono parte alla difesa immunitaria.
Hanno una forma rotondeggiante e hanno un nucleo molto grande, che occupa
quasi tutta la cellula. Hanno la capacità di spostarsi e in alcuni casi possono anche
fagocitare, ma non è la loro funzione principale.
Si dividono in tre tipi:
1. Linfociti T: questi si sintetizzano nel midollo osseo, ma una volta che
lasciano il midollo vanno nel timo per la immunocompetenze. Sono
localizzati nel timo e nella milza.
2. Linfociti B: si differenziano completamente nel midollo. Sono i più
numerosi e migrano nei tessuti linfatici e vanno a costituire le sedi dove si
originano gli anticorpi, e si differenziano in &plasmacellule.
3. Natural Killer: sono cellule che agiscono direttamente sull’antigene e
rilasciano delle sostanze che lo uccidono, senza che ci sia una memoria
immunitaria (anche se non hanno gli anticorpi). Agiscono rilasciando i
granuli che hanno nel citoplasma, contenenti enzimi molto reattivi, quali le
perforine che sono in grado di forare la membrana plasmatica. Anche loro
sono in grado di regolare gli eventi successivi della risposta immunitaria.

 LE PIASTRINE, hanno una vita di circa 10 giorni. Sono dei frammenti cellulari derivati da
cellule molto grandi, i megacariociti, le piastrine hanno quindi una morfologia molto
particolare, essendo dei frammenti e non delle cellule vere e proprie. Hanno al loro interno
dei granuli contenenti tutti i fattori e le molecole che servono per innescare tutte le
reazioni a cascata che portano alla EMOSTASI. Le piastrine infatti hanno un ruolo
fondamentale nella coagulazione del sangue, sono le prime a intervenire in caso di lesione
ai vasi sanguigni. La prima risposta è quella di formare un tappo temporaneo (piastrine +
collagene), successivamente grazie ai fattori di coagulazione il fibrinogeno si attiva in fibrina
che forma una rete che intrappola le piastrine a formare la base del coagulo. A questo punti
inizia la contrazione del coagulo che spreme fuori il siero e avvicina i lembi lacerati del vaso.
È importante che subito dopo la risposta di coagulazione le molecole fibrina e trombina
vengano subito inattivate, altrimenti potrebbero formarsi dei trombi pericolosi in circolo.
&
Le PLASMACELLULE: sono caratterizzate da un nucleo non centrato e derivano dall’ulteriore
differenziazione dei linfociti B, la loro funzione è nella SINTESI E TRASPORTO DI ANTICORPI. Sono situate nei
linfonodi.

*I GRUPPI SANGUIGNI: il gruppo sanguigno è determinato dall’espressione di particolari antigeni sulla


membrana degli eritrociti. Questi antigeni possono essere di due tipi, A e B, poi esistono anche altri due casi
nel quale questi antigeni non sono presenti, gruppo 0, oppure siano presenti entrambi, gruppo AB.
L’organismo per proteggere un eventuale mescolamento di sangue nell’organismo, produce degli anticorpi
(che sono disciolti nel plasma), in caso di gruppo A produce anti-B, in caso di gruppo B produce anti-A, in
caso di gruppo 0 produce sia anti-A che anti-B, in caso di gruppo AB non produce nessun tipo di anticorpo.

Sapendo questa organizzazione si capisce anche la trasfusione di sangue e il perché alcuni gruppi possono
essere messi in un individuo e non in un altro.

Il gruppo 0 quindi sarà donatore universale, ma potrà ricevere il sangue sono con gruppo 0.

Il gruppo AB sarà accettore universale, ma può donare solo a gruppo AB.

Esiste poi anche un altro fattore espresso sulla membrana degli eritrociti che è detto fattore Rh, può esserci
(Rh+) o non esserci del tutto (Rh-), va tenuto conto anche di questo fattore nel caso di una trasfusione.

L’EMOPOIESI: è la generazione di tutte le cellule appartenenti alla parte corpuscolare del sangue. Questa si
divide in due ambiti a seconda del tempo in cui è posizionata, si parla infatti di:

EMOPOIESI PRENATALE: prima della nascita, quindi nel feto ci sono degli organi che svolgono funzioni
emopoietiche che nell’adulto non fanno. Infatti l’emopoiesi prima della nascita di divide nelle varie fasi che
comprendono uno specifico organo: emopoiesi vitellina, epatica, splenica, timica e midollare. Sono quasi
tutte di tipo eritropoietico, a parte quella epatica nella quale si formano anche granulociti e monociti.
Quella splenica (nella milza), e quella timica, sono quasi parallele sulla linea temporale. L’unica che poi
rimane nello stadio adulto è quella midollare, a parte per i linfociti T che vengono rilasciati dalla milza.

EMOPOIESI POSTNATALE: si parla di emopoiesi postnatale principalmente quella in fase adulta, quella che
rimarrà per tutta la vita dell’individuo. Avviene prevalentemente nel midollo osseo dove ci sono due tipi
cellulari che daranno origine ai corpuscoli sanguigni. Si parla di CELLULE STAMINALI MULTIPOTENTI che si
possono differenziare in tutti i tipi cellulari del sangue, che sono accompagnate però da quelle STAMINALI
COMMITTED, cioè quelle cellule che seguiranno specificatamente la linea mieloide o la linea linfoide. I vari
tipi cellulari hanno, dopo una primissima differenziazione, una CELLULA PROGENITRICE IN SPECIFICO:

GLI ERITROCITI hanno come progenitrice l’ERITROBLASTO, che deve accumulare emoglobina, e le proteine
necessarie per la vita dell’eritrocito maturo, visto che poi avverrà l’ultimo stadio che è la perdita del nucleo.
Si parla infatti di RETICOLOCITO, cellule che ha ridotto notevolmente le sue dimensioni per perdere il
nucleo, ma contiene sempre dei ribosomi, quando il processo sarà terminato, l’ERITROCITO sarà liberato
nel sangue.

I GRANULOCITI hanno una progenitrice in comune con i monociti (CFU-GM) che si differenzierà in
MIELOBLASTO (nella serie CFU-G), che dopo processi di ingrandimento e specializzazione dei granuli
(neutrofili, eosinofili o basofili), diventerà un granulocito maturo per essere immesso nella circolazione.

I MONOCITI invece hanno un diverso decorso rispetto ai granulociti, ma si parla sempre di linea germinale
CFU-GM che poi segue la linea monocitica CFU-M, con precursore il MONOBLASTO, che diventa monocito e
rilasciato nel sangue. La vera e propria differenziazione si ha quando, dopo 40 ore, lascia il sangue per
trasferirsi nel connettivo e sviluppare enzimi e aumentare le sue dimensioni, e diventare un MACROFAGO
ATTIVATO, con funzione specifica di fagocitosi.

LE PIASTIRNE invece hanno come progenitore il MEGACARIOCITO, il quale staziona nel midollo, ma esso
deriva da un’ulteriore cellula progenitrice che è il MEGACARIOBLASTO, che per diventare così grande inizia
a duplicare il nucleo senza dividersi e inizia a creare dei canalicoli e vescicole. A questo punto arriviamo al
megacariocito che grazie alle numerose spaccature nel citoplasma riesce a produrre piastrine
“spezzettandosi”.

 LA LINFA: la linfa è un liquido che scorre nei vasi linfatici, al suo interno ci sono i linfonodi, e una
parte liquida formata da sali minerali, colesterolo e lectina. La funzione della linfa è quella che
richiamare tutti i liquidi di scarto dei tessuti e di riversarli nel sangue. Sono dei vasi a fondo cieco
che partono appunto dai tessuti e diventano man mano più grandi, in modo che una parte venga
riassorbita e poi a livello del dotto toracico e del dotto linfatico venga riversata dentro ad una vena
all’altezza del petto. I vasi linfatici scorrono parallelamente ai vasi sanguigni, e sono più permeabili,
hanno inoltre un epitelio che fa delle valvole impedendo il reflusso in senso contrario (come nelle
vene).

Gli organi linfatici: sono linfonodi, timo, midollo osseo e milza.


1. Il MIDOLLO OSSEO, qui è dove avviene la parte primaria della sintesi delle componenti
essenziali per il sistema linfatico, i linfociti infatti si differenziano qui. Il midollo si
differenzia in due tipi a seconda della costituzione, MIDOLLO GIALLO (fatto da adipociti) e
MIDOLLO ROSSO (molto vascolarizzato ed emopoietico). Il midollo rosso è quasi
onnipresente alla nascita, ma man mano rimane solo nelle ossa piatte (clavicole, sterno,
coste, bacino, cranio, ecc..). Il midollo rosso è quello che ci interessa e si divide in un
comparto vascolare e un comparto emopoietico. Il comparto vascolare ricco di vasi
sanguigni che superano l’osso compatto e circolano per tutto il midollo. Il comparto
emopoietico si inserisce fra i vasi e comprende tutte le cellule del sangue e i loro
precursori. Vi troviamo infatti gruppi di eritroblasti che si posizionano molto vicini ai vasi,
come anche i megacariociti che riversano le piastrine direttamente nel circolo sanguigno.
Lontano invece troviamo mieloblasti e monoblasti, anche mastociti che per far entrare le
loro cellule nel sangue devono attraversare le cellule avventiziali che si spostano.
L’emopoiesi è tutta extravasale.
2. Il TIMO è uno degli organi emopoietici nel tempo prima della nascita. Nella zona corticale
sono stipati i linfociti T, che in questa sede si differenziano grazie alla timosina, prodotta
dallo stesso timo e dalla citochina. Quest’organo quindi ha sia funzioni immunitarie che
ghiandolari. Con la crescita il rimo degenera e le sue dimensioni diventano sempre più
ridotte (soprattutto quando ci sono degli eventi che portano a dei picchi ormonali, vedi
pubertà e gravidanza)
3. I LINFONODI sono distribuiti lungo tutto il decorso dei vasi linfatici, e nell’uomo si
raggruppano in zone ben specifiche, come le ascelle, l’inguine e il collo. La loro struttura è
divisa in tre zone, CORTICALE (ricca di linfociti B), PARACORTICALE (ricca di linfociti T) e
MIDOLLARE (ricca di linfociti T e B, plasmacellule e macrofagi). Al linfonodo convergono
molti vasi linfatici al quale portano linfa ma da uno solo esce, a livello dell’ilo, dal quale
escono anche arterie e vene. I linfonodi hanno una forma reniforme o tonda.
4. La MILZA e un organo che si trova subito sotto al diaframma a sinistra. Appare come un
organo granuloso circondato da una capsula di tessuto fibrillare denso. Ha la funzione di
eritrocateresi, immunologica e di riserva di sangue che in eventuali casi viene richiamato.
Si divide in una polpa bianca e in una pola rossa, che si inseriscono secondo l’andamento
dei vasi splenici. La polpa bianca è attaccata ai vasi sanguigni e ospita linfociti T e B, in
particolare i CORPUSCOLI DI MALPIGHI sono quelli più ricchi di linfociti B e si inseriscono
nella polpa bianca. La polpa rossa invece è ricca di elementi corpuscolati del sangue e di
macrofagi.

IMMUNITA’

L’immunità è una definita come una serie di reazioni che porta al combattere agenti patogeni o estranei.
Porta quindi a riconoscere il SELF dal NON-SELF, cioè ciò che non è estraneo da ciò che invece lo è. I
principali riconoscitori del self e del non-self sono i linfociti T. L’immunità di un organismo si distingue in
due grandi e importanti categorie, che hanno sia un meccanismo sia un procedimento completamente
diverso. Si distingue:

IMMUNITA’ INNATA: con il termine innata si definiscono tutta una serie di processi aspecifici che prima
prevengono il patogeno e nel caso lo attaccano. Si parla infatti si PRIMA DIFESA, risposta uguale per una
grande varietà di organismi, sono elementi costitutivi e presenti a prescindere. Il nostro organismo è infatti
dotato di un pattern di recettori di riconoscimento per molti tipi di antigeni.

Il tipo di barriere aspecifiche che noi abbiamo possono essere FISICO-CHIMICHE (pelle, membrane, mucose,
peli) oppure possono essere ENZIMI LITICI (come il lisozima nella saliva, o il pH molto acido del nostro
stomaco). Ci sono anche MECCANISMI CELLULARI DI ELIMINAZIONE (fagocitosi) e infine MARCATORI
SOLUBILI (come le citochine prodotte dai macrofagi). Ne esistono molte, come anche la febbre, ad elevate
temperature ci sono batteri che non resistono. Altre molecole aspecifiche che attaccano patogeni è IL
SISTEMA DEL COMPLEMENTO, che comprende una serie di proteine che innescano delle reazioni a catena
che attivano altre cellule che riescono combattere efficacemente il patogeno.
IMMUNITA’ ACQUISITA: si tratta di una specie di memoria immunitaria che i nostri linfociti sono in grado di
tenere. Questo tipo ci permette di avere delle reazioni amplificate e più rapide dopo che un anticorpo è
stato prodotto. Si divide in due tipi a seconda degli elementi coinvolti: IMMUNITA’ UMORALE (linfociti B) e
CELLULARE (linfociti T). La prima è in grado di riconoscere direttamente l’antigene grazie agli anticorpi
prodotti dai linfociti B. La seconda contribuisce a ricettare le cellule infettate o morte ed eliminarle.

 Immunità umorale: i linfociti B riconoscono l’antigene che si lega con le Ig espresse sulla
membrana. A questo punto si innescano dei meccanismi che portano al processo si SELEZIONE
CLONALE, che è un processo nel quale il linfocita si divide e segue due linee germinali, una linea è
quella delle PLASMACELLULE (forma attivata) che iniziano a produrre anticorpi per l’antigene. E una
diversa linea quella dei LINFOCITI B DELLA MEMORIA (inattivi), in grado di esprimere l’antigene e di
vivere per periodi relativamente prolungati. Quest’ultimo tipo di cellule servono in caso di una
secondo attacco da parte di quel patogeno, per avere una reazione più immediata e amplificata.
 Immunità cellulare: i linfociti T si presentano in due tipi, LINFOCITI T CITOTOSSICI (Tc) e LINFOCITI T
HELPER (Th). I Th sono in grado di riconoscere cellule infettate da batteri o virus e di eliminarle
immediatamente rilasciando molecole come le perforine e sostanze tossiche per le cellule. Invece
le TH sono in grado di attivare i linfociti B e la selezione clonale di essi, e contemporaneamente,
sempre con il rilascio di citochine di indurre la cellula ad esprimere l’antigene.
I linfociti T helper e citotossici sono in grado di distinguere il self dal non self grazie al processo che
avviene nel timo. Qui vengono espressi dai Th i marcatori differenziali CD4 e dai Tc i CD8. In questa
fase i linfociti incontrano cellule che esprimono MHC self e MHC non-self. Eventuali errori da parte
dei linfociti nel riconoscimento del self e del non-self comportano la morte e la degradazione degli
stessi linfonodi.
GLI MHC sono dei complessi presenti sulla membrana cellulare e servono per il legame con
l’antigene peptidico. Nel caso in cui non sia legato a questo è riconosciuto come self nel caso
contrario invece è riconosciuto come non-self e innescherà la reazione di linfociti Th e Tc. Si
dividono in due classi: MHC II e MHC I, il primo è presente solo su cellule APC, il secondo è presente
su tutte le cellule.
LINFOCITOPOIESI: avviene diversamente in caso di linfociti B o T, i linfociti B vengono prodotti e
differenziati nel midollo (umani) o nella borsa di Fabrizio (uccelli) a partire da un’origine comune a
quelli T, i LINFOBLASTI. Questo si differenzia poi in due linee germinali, PRELINFOCITI B e
PRELINFOCITI T. I primi raggiungono la differenziazione (esprimono le Ig) e poi si riversano nel
sangue. I secondi invece si spostano direttamente nel corticale TIMO e iniziano la vera e propria
differenziazione, verranno poi immessi nel sangue e nei vasi linfatici.
TESSUTO MUSCOLARE
Il tessuto muscolare è la componente principale dei muscoli, questi organi hanno la capacità di trasformare
l’anergia chimica rilevata da un processo ATPasico, in energia meccanica di contrazione. La contrazione
avviene per tutti i tipi grazie all’interazione dell’actina con la miosina. Il tessuto muscolare si divide in
MUSCOLARE STRIATO E MUSCOLARE LISCIO. Il tessuto muscolare striato a sua volta si divide secondo la
localizzazione, se è adeso alle ossa, si chiama SCHELETRICO, se invece costituisce il miocardio del cuore si
chiamerà CARDIACO. La differenza principale fra quello scheletrico e quello cardiaco, è che le cellule nel
primo sono cellule polinucleate con origine sinciziale, invece le cellule del miocardio sono mononucleate
che formano in sincizio funzionale grazie alle gap junction.

TESSUTO MUSCOLARE STRATO SCHELETRICO:

Viene chiamato striato per la presenza di bande longitudinali alternate chiare e scure. Ed è comandato dal
sistema nervoso volontario, in questo sistema, a ogni fibra muscolare arriva una innervazione.

L’unità funzionale dei muscoli striati scheletrici è la FIBRA MUSCOLARE, che è circondata dall’endomisio,
tessuto connettivale che deriva dall’epimisio, che si interconnette fra i fasci muscolari (insieme di fibra
muscolari

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