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Una delle opere meno conosciute di Benjamin Britten è il ciclo di canzoni Songs From the Chinese

op.58, scritto nel 1957 ed eseguito per la prima volta da Peter Pears e Julian Bream durante il
festival di Aldebugh nel 1957. Pears aveva da poco iniziato una collaborazione con il giovane
chitarrista, pertanto, fu naturale per Britten scegliere la chitarra per accompagnare il tenore.
Il ciclo comprende sei canzoni con testi tratti dalla raccolta Chinese Poems, che racchiude le
traduzioni di Arthur Waley di brani della tradizione letteraia cinese. Britten decide di scegliere, tra
le poesie della raccolta, quelle che secondo lui potessero meglio evocare le sue personali
meditazioni sull'avanzamento dell'età, la decadenza del corpo e la perdità dell'innocenza.
I testi che aprono e chiudono il ciclo (The big chariot e Dance song) sono i più antichi tra i testi
scelti, presentano quindi inevitabilmente delle differenze stilistiche con le poesie interne (The old
lute, The heard boy, The autumn wind e Depression). Questa scelta non fu certo casuale: il
compositore decise di iniziare e concludere il ciclo con le poesie più impersonali, così da non
lasciar trapelare le sue reali emozioni. The big Chariot e Dance song sono rispettivamente un
ammonimento verso le brutture della fama e un compianto per la morte di un unicorno (the dance
song). Al contrario, il registro linguistico si fa più intimo nei brani centrali.
La scrittura chitarristica è varia e straordinariamente concisa; ancora una volta Britten da saggio
della sua grande abilità di strumentatore, utilizzando la chitarra in modo sapiente ed elegante, in uno
scambio tematico continuo con la parte vocale. Nonostante il titolo, il brano non presenta
orientalismi musicali ed è stilisticamente molto simile ad altri lavori dell'autore (la componente
orientale è certamente quella filosofica).

Depression" è caratterizzato da un glissando spettrale sulla chitarra mentre le parole riflettono sulla
decadenza del corpo. Il nome ingannevolmente "Dance Song" parla di una caccia per un unicorno
da parte dei servitori di un duca. Sembra che Britten ricordi che un unicorno rappresenta
tradizionalmente la castità. La cattura dell'unicorno fa sì che Britten si soffermi sulla parola
"Ahimè!" terminando il lavoro con il suo tema ricorrente di distruzione dell'innocenza

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