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Calore
Consideriamo il primo principio in forma differenziale
dU = dq + dw
Nel lavoro infinitesimo dw è compreso ogni tipo di lavoro: d’espansione,
elettrico o altro. Il tipo di lavoro più comune che si incontra in chimica è il lavoro
d’espansione. Quando, ad esempio, vi è sviluppo o consumo di gas in una
reazione chimica, o più semplicemente quando il calore prodotto da una reazione
porta ad un cambiamento di volume del sistema. Per questo motivo, se non è
specificato, il lavoro viene considerato solo lavoro di espansione.
Ricordatevi che non necessariamente un sistema in espansione è nella fase
gassosa. I liquidi e i solidi modificano il loro volume al variare di pressione e
temperatura, anche se molto meno dei gas; tanto è vero che volendo aprire un
barattolo di vetro con il tappo di metallo che non ne vuole sapere di aprirsi, si
mette sotto l’acqua bollente, e si aspetta che il tappo di metallo si espanda, più di
quanto si espanda il vetro.
Questa equazione ci mostra una via per calcolare le variazioni d’energia interna
di un sistema che non compie lavoro, ad esempio un sistema a volume costante. È
sufficiente misurare il calore trasferito usando un calorimetro.
Calorimetria
Che cosa succede quando scaldiamo un corpo? Ovviamente questo aumenta di
temperatura. Si osserva anche il viceversa: raffreddando un corpo questo
diminuisce la propria temperatura. Fissata la quantità di calore scambiata, come
posso sapere di quanto cambia la temperatura? Questa è la domanda cui la
calorimetria vuole rispondere.
Tanto più la “dose” di calore è piccola, tanto più sarà liscia la curva.
o, alternativamente
dq
C.
dT
dU U C
Ui Ti
V (T )dT
L’alta capacità termica dell’acqua pone fine anche al “mistero della patata
bollente”. Perché le patatine fritte si raffreddano molto più velocemente delle
patate bollite? Questo nonostante le patate fritte partano da una temperatura molto
più elevata (l’olio all’ebollizione raggiunge circa i 300 °C)
È noto a tutti come sia estremamente facile ustionarsi le labbra e la lingua
cercando di addentare una patata bollita, anche lasciata raffreddare per svariati
minuti. Perché? Bollendo, la patata, già ricca d’acqua naturalmente, ne assorbe
ulteriormente, e porta la sua temperatura a 100 gradi Celsius (la temperatura
d’ebollizione dell’acqua). Data la grande capacità termica dell’acqua, anche dopo
aver emanato una grande quantità di calore, la sua temperatura è scesa solo di
pochi gradi. Le patate fritte invece, perdono parte della loro acqua naturale per
evaporazione, dato che la temperatura di ebollizione dell’olio è molto superiore a
quella dell’acqua. Se queste si riempissero d’olio bollente, sarebbero ustionanti e
McDonald non potrebbe venderle. Fortunatamente però, friggendo, le patate
formano una cuticola esterna parzialmente impermeabile all’olio. Questo permette
a parte dell’acqua di rimanere all’interno della patata, che rimane così morbida
internamente e croccante sulla superficie. Questo è anche il motivo per cui le
patate vanno gettate nell’olio già molto caldo, in modo che le patate sviluppino
subito la cuticola fritta protettiva, e non si inzuppino d’olio, risultando anche più
dietetiche.
Entalpia
La maggioranza delle reazioni chimiche studiate avviene a pressione costante
(quella atmosferica). In queste condizioni, parte dell’energia è utilizzata per
produrre lavoro se vi sono variazioni di volume. Dalla prima legge, il calore
scambiato da una reazione a pressione costante è
Uf Vf
qp dU
Ui
pdV (U
Vi
f U i ) ( pV f pVi )
Per inciso, anche sulla terra la pressione atmosferica varia con le condizioni
climatiche. Il bollettino meteo è pieno di “alte pressioni” e “basse pressioni”.
Tuttavia queste variazioni, pur essendo sufficienti ad influenzare i fenomeni
metereologici, sono troppo piccole per avere conseguenze significative sui
fenomeni chimici. Sentiamo infatti parlare di millibar, cioè di variazioni pari ad un
millesimo di un bar, molto picco quindi.
qp dH H C
Hi Ti
p (T ) dT
È più grande Cp o Cv ?
Per un certo materiale, è più grande la capacità termica a pressione costante o
quella a volume costante? Supponiamo di fornire una data quantità di calore e di
misurare l’incremento di temperatura. Lavorando a volume costante non viene
compiuto lavoro e tutto il calore viene utilizzato per aumentare l’energia interna.
Se invece lavoriamo a pressione costante, parte del calore fornito viene speso per
compiere del lavoro di espansione. In questo caso, l’incremento di energia interna,
e quindi di temperatura, è necessariamente minore. Quindi Cp è maggiore di CV.
Possiamo vedere la cosa utilizzando la matematica: TODO
Termochimica e variazioni di Entalpia
La termochimica studia il calore scambiato durante le reazioni chimiche.
Lavorando a pressione o temperatura costante possiamo identificare il
calore scambiato con le variazioni di due funzioni di stato: l’entalpia e
l’energia interna.
A pressione costante, condizione tipica per moltissime reazioni chimiche,
il calore scambiato è pari alla differenza di entalpia.
Se H < 0 allora q < 0: il sistema cede calore. La reazione si dice
esotermica.
Se H > 0 allora q > 0: il sistema assorbe calore. La reazione si dice
endotermica.
il H di una reazione o processo è la differenza di entalpia tra i prodotti e i
reagenti.
il H° standard di una reazione è la differenza di entalpia tra prodotti e
reagenti, tutti nei loro stati standard, alla pressione di 1 bar e alla
temperatura fissata.
Di solito la temperatura convenzionale a cui si riportano i H è 25°C
(298.15 K) ma spesso, per i cambiamenti di fase, è comodo riportare le
differenze di entalpia alla temperatura di transizione
Nella sublimazione vi è una transizione dalla fase solida alla fase gassosa (o
viceversa) senza passare dalla fase liquida. È un processo abbastanza inusuale
da osservare in natura a pressione ambiente. Un esempio, anche se non troppo
“naturale” si può osservare in discoteca, quando il pavimento si riempie di una
nebbiolina biancastra. Quella nebbiolina è anidride carbonica direttamente
sviluppata da anidride carbonica solida, chiamata anche ghiaccio secco. Il
ghiaccio secco sublima sviluppando anidride carbonica gassosa, che essendo
più densa dell’aria non si alza da terra. Un esempio meno mondano è visibile
nelle mattinate fredde e secche. Se si è formata della brina sul parabrezza
dell’automobile, e possibile veder scomparire i cristalli di ghiaccio senza la
formazione di goccioline d’acqua.
La legge di Hess
La legge di Hess in realtà non meriterebbe l’appellativo di “legge”, poiché è
solamente l’applicazione del primo principio della termodinamica al calore
sviluppato o assorbito dalle reazioni chimiche. Non è una legge indipendente; la
ricordiamo così solamente perché il chimico russo Germain Henry Hess (1802-
1850) la enunciò qualche anno prima dell’enunciazione della legge di
conservazione dell’energia. I chimici suoi contemporanei erano poco interessati al
calore sviluppato o assorbito dalle reazioni chimiche. Invece Hess ne fece il
motivo conduttore dei suoi studi. Tra il 1839 e il 1842 eseguì una serie di
esperimenti in cui dell’acido solforico veniva prima diluito in acqua, con sviluppo
di calore, e successivamente neutralizzato con ammoniaca, con ulteriore sviluppo
di calore. Hess osservò come il calore sviluppato nei due stadi dipendeva,
ovviamente, dalla quantità d’acqua e di ammoniaca aggiunta. Tuttavia, partendo
dalla stessa quantità di acido e arrivando allo stesso volume di soluzione finale, la
somma del calore dei due stadi era con buona approssimazione costante. In altre
parole, il calore totale sviluppato in una reazione dipendeva solamente dallo stato
dei reagenti e dei prodotti, ed era indipendente dagli stadi intermedi delle reazioni.
Con le sue parole
Il calore sviluppato in una trasformazione chimica è costante, sia che avvenga
direttamente, o indirettamente in più passaggi.
Se la reazione chimica avviene a pressione costante, il calore totale sviluppato
dipende solamente dai reagenti e dai prodotti, indipendentemente dai passaggi
intermedi in cui è suddivisa la reazione. Questo avviene in virtù del fatto che,
nonostante il calore non sia, in generale, una funzione di stato, a pressione
costante il calore scambiato è uguale alla differenza di entalpia, che è una
funzione di stato.
Ora noi enunciamo così la legge di Hess
Il H di una reazione chimica è la somma dei H di reazione individuali in
cui è possibile scomporre la reazione.
Esempio: consideriamo la combustione del carbone per produrre calore
2C (s) 2O 2(g) 2CO 2 (g) H 787 kJmol 1
Possiamo notare come la somma dei H delle due reazioni parziali sia pari al
H della reazione totale
H H 1 H 2
Un modo alternativo di affermare lo stesso fatto è: data una certa quantità di
carbone, non è possibile ricavare più calore di quello che il primo principio della
termodinamica ci permette, e cioè -787 kJmol-1.
C3 H 6 ( g ) H 2( g ) C3 H 8 ( g ) H 1 12 kJmol 1
H H 1 H 2 H 3 2518 kJmol 1
TODO
Vediamo ora com’è possibile sfruttare queste reazioni per produrre energia dal
nulla: partiamo dall’anidride carbonica e dissociamola fornendo calore:
2CO 2(g) 2CO (g) O 2(g) H 3 500 kJmol 1
2CO (g) 2C (s) O 2(g) H 2 200 kJmol 1
questi due passi hanno bisogno di 700 kJmol-1, che però possiamo recuperare
bruciando, in un unico stadio, il carbonio prodotto
2C (s) 2O 2(g) 2CO 2(g) H 1 800 kJmol 1
ottenendo un avanzo netto di –100 kJmol-1. Abbiamo creato energia dal nulla,
partendo da anidride carbonica, dissociandola e sintetizzandola di nuovo.
2CO 2(g) 2CO 2(g) H 100 kJmol 1
Questo purtroppo non è possibile, essendo vietato dalla prima legge della
termodinamica.
Sebbene non sia facilmente incendiabile, a volte può capitare che lo zucchero
prenda fuoco mentre, in un pentolino, si cerca di preparare del caramello,
sciogliendo in poca acqua lo zucchero e facendolo fondere pian piano. Se si
scalda con troppo vigore, lo zucchero fuso può prendere fuoco e bruciare con
sviluppo di molto calore, mostrando direttamente il suo alto contenuto energetico.
Se bruciata, una mole di glucosio produce 2815 kJmol-1 di calore. Cosa succede
se, invece di bruciare all’aria, il glucosio viene assimilato dal corpo umano? Nel
nostro corpo i carboidrati sono trasformati e assimilati in una serie di reazioni
biochimiche; tuttavia i prodotti finali sono sempre, acqua e anidride carbonica,
come nella combustione. Questo significa che, secondo la legge di Hess, l’energia
che una mole di glucosio mette a disposizione del corpo umano è esattamente pari
al calore sviluppato nella combustione descritta in precedenza, indipendentemente
dal numero di reazioni intermedie. Nella combustione, l’energia si libera tutta
sotto forma di calore, mentre nel nostro corpo, parte di quella energia viene
utilizzata per compiere lavoro, movendo i muscoli degli arti, contraendo
ritmicamente il cuore, espandendo i polmoni ed eseguendo tutti i movimenti,
volontari e involontari, che ci mantengono vivi. Un’altra parte viene utilizzata per
fornire energia a reazioni endotermiche e il resto viene immagazzinata nei legami
di molecole sintetizzate a questo scopo.
Non vorrei aver dato l’impressione che l’energia si libera solamente mediante
la combustione. Questo non è assolutamente vero. Le proteine ad esempio, se
bruciate, producono una certa quantità di calore. Quando vengono metabolizzate
dal corpo umano, l’azoto contenuto viene invece trasformato, ed espulso, sotto
forma di urea. Poiché i prodotti metabolici sono diversi da quelli ottenuti
semplicemente bruciando le proteine in presenza di ossigeno, non è possibile
utilizzare un normale calorimetro per misurare l’energia sviluppata. Una soluzione
utilizzata in passato è stata quella di chiudere un animale in un calorimetro (!!!),
somministrargli del cibo e misurare così il calore prodotto.
Cibo Energia
Carboidrati 4 Kcal/g
Grassi 9 Kcal/g
Proteine 4 Kcal/g
Il risultato di queste misure è riassunto sull’etichetta di molti cibi in Calorie per
grammo (notate la lettera maiuscola, per distinguerle dalle piccole calorie. Una
Caloria equivale ad una Kilocaloria). Giusto per dare un’idea, 2000 Kilocalorie,
l’apporto calorico giornaliero di una dieta non troppo ricca, sono sufficienti per
portare all’ebollizione quasi 30 litri d’acqua.
Oggi noi sappiamo con esattezza quali cibi sono digeriti e quali no, e possiamo
misurare con esattezza il potere energetico. Queste informazioni sono state
ottenute con pazienti esperimenti su animali ed esseri. Gli scienziati hanno
misurato il calore sviluppato dai vari cibi con lunghi e complessi esperimenti.
Addirittura, verso la fine del secolo scorso, vennero costruiti dei calorimetri
enormi, per poter contenere bovini, ovini e perfino uomini. Questi vivevano per
alcuni giorni all’interno del calorimetro. Il calore prodotto veniva misurato
accuratamente, assieme all’anidride carbonica prodotta, all’acqua e all’ossigeno
consumato
Tutto questo per fortuna non è più necessario. Per conoscere il contenuto
calorico dei ChocoCrispies, la Kellog’s non rinchiude, fantozzianamente, dei
dipendenti in enormi calorimetri costringendoli a cibarsi solo di cereali al
cioccolato per poter misurare il calore prodotto. È sufficiente eseguire un’analisi
chimica del cibo e classificare le componenti nelle varie tipologie. Per molti
alimenti queste informazioni si trovano di solito stampate sull’etichetta.
Perché si ingrassa?
Perché si ingrassa? In ultima analisi è “colpa” del principio della conservazione
dell’energia. Se l’entalpia di metabolizzazione dei cibi che assumiamo in un
giorno è superiore al calore sviluppato e al lavoro eseguito nello stesso giorno,
l’energia in eccesso non può svanire nel nulla. Il corpo umano la immagazzina
sintetizzando principalmente grassi, che fungono da serbatoio di energia. È
possibile notare dalla tabella precedente che, a parità di peso, i grassi
immagazzinano più energia di zuccheri o proteine. Per non ingrassare la
termodinamica ci pone di fronte a due e solo due scelte: o si mangia di meno o si
consuma di più facendo più esercizio.
[FIGURA]
Legge di Kirchoff