Sei sulla pagina 1di 4
NTHROPO & Iatria aan Ao XVIL-N.2- 2013 Mitologia IL DONO TRADITO: Gilgamesh e la pianta dell’eterna giovinezza Dott. Marco Ghione Laureato in Giurisprudenza (Genova) € forme narrative del mito hhanno sempre preso coscienza della caducita dellesperienza ‘umana e del limes invalicabi le della morte, con una profon- dita forse ineguagliabile per il pensiero razionale. Di luesto ineludibile con- Mito tra ta finitudine dell'uomo e il senso di rmistero che evoca_ ci atte- 10 un magnifico esempio le gesta dell’antico re di Uruk Gilgamesh, che il mito ‘wuole per due terzi dio e per un terzo mortal. Gli studi archeologici fanno di Gilgamesh una figura realmente esistita, Diverse iscrizioni attestano che fu il uinto re sumero della citta di Uruk, durante il venti- seiesimo secolo avanti Cristo, Intorno a lui, forse condensando altri miti su divinita e antichi so- vrani della Mesopotamia, sorse durante i secoli tuna vasta produzione epica che ha negli episodi pitt antichi a noi noti cingue poemi di eta sumera'. mito di Gilgamesh dovette godere di grande for- tuna fino dall’antichita: ci sono infatti_pervenuti circa una novantina di testi che ci raccontano del le gesta del re di Uruk, scrtti in un’area pit este- sa rispetto alla Mesopotamia propriamente deta, che comprende gran parte del Vicino Oriente, se- ‘no che il valore artistico e la portata universale delle sue imprese avevano fatto breccia nel mondo antico. La versione pit completa del poema di Gilgamesh, tun ciclo epico diviso in diverse fasi,risale all’epoca classica della civilta babilonese ed & composta da do- ici tavole, scritte in accadico, fingua franca della Me- sopotamia antica, su ognuna delle quali & inciso un dif- ferente capitolo della storia’. Fu. scoperta da Austen Henry Layard durante gli scavi della biblioteca di As- surbanipal a NInive nel 1849. Peraltro I'idea di un ciclo unico di poemi aventi per protagonista Gilgamesh sem- bra un’acquisizione dell’ LOmero di questo epas, costruito sulle fondamenta di una letteratura precedente che git si imponeva ai suoi contemporanei, sarebbe lo seriba Sin-lege-unnunni, il cui nome significa “dio della luna, ascolta la mia pre- ghiera™. E° possibile collocare la sua opera di sistema- zione e redazione finale dei poemi indipendenti in un componimento unitario tra l'undicesimo e il tredicesi- mo secolo avanti Cristo. Per vari motivi il poema di Gil- gamesh pud essere considerato tra i massimi capolavori della let- teratura di ogni tempo. Il racconto si concentra in- fatti su temi universal della condizione uma- na come Vamici 7ia, le sofferenze Jdell’amore e del istaeco e soprat- tutto, come abbia- mo visto, sul peso € enigma del de- stino mortale che at- tende 'uomo. La fragitita del’esistenza € il mistero della morte diventano il tema centrale dell’opera dal momen- to della scomparsa del fraterno amico di Gilgamesh, Enkidu, sorta di doppio sel vaggio dell’eroe del poema e compagno di imptese leggendarie come abbattimento rn ie ws a ne Dott. Marco Ghione IL DONO TRADITO. ane HROPO 1 dovoxvit-n.2-2013 oN & Iatria del gigante Humwawa e del toro celeste di Ishtar. Scon- volto dalla perdita dell’amico, Gilgamesh decide di i traprendete un pericoloso viaggio ai confini del mondo per incontrare il suo antenato Uta-napishti', seampato al Diluvio degli dei, in mo- do da scoprie il segreto della sua immortalita ‘Teatro dell’undicesima tavola del poema & pro- prio questo viaggio di Gilgamesh verso la landa abjtata da Uta-napishti Auraverso un difficile ccammino che mette a du- ra prova le ste capacita, un autentico heldenreise, il protagonisa riesce infi- ne a raggiungere la dimo- ra di Uta-napishti, situata su un’isola olte i confini ddel_ mondo. Utanapishti accoglie eroe con la narrazione del Diluvio, del modo in cui soprav- vvisse insieme alla sua fa~ . al suo bestiame costruendo un'arca per volere del dio Ea’ Al termine del Diluvio, ad Utarnapishti ed alla moglie-unici tra i morta li-viene concesso dal concilio degli det il privi- legio dell'immortalita. Uta-napishti rimarca come il pri- vilegio dell"immortaliti fu un‘assoluta eecezione, un dono che in altre parole non potrd essere elargito nuo- vamente a un mortale. Quindi il saggio antenato del Di- luvio sfida 'eroe a rimanere desto per sei giomi e sette notti, ma Gilgamesh fallsce nel!’ impresa, cadendo as- sopito. In questo racconto, una delle prime saghe con- segnate a noi dalla cultura mesopotamica, Ia prova non superata da Gilgamesh ha indubbio sapore di una sconfitta, il suo sonno sembra il triste e inevitable compagno della condizione mortale dell’uomo. (C’@ un momento nella narrazione, dopo questa impas- se, che sembra tutavia garantire a Gilgamesh una svol- ta positiva e un riscatto da un viaggio atrimenti vano. FFinvito che gli fa Uta-napisht alla raccolta di una pian- ta miracolosa, che si trova in fondo all'oceano, Tutta- via la pianta degli abissi, piuttosto che il dono supremo della vita eterna, sembra avere proprieta palingenetiche, ‘almeno per due differenti ragioni. In primo luogo Uta- nnapishti accenns alla pianta magica solo dopo aver spie- gato al re di Uruk che la condizione di immortale & per ui un traguardo irraggiungibile e dopo che lerve stes- so ha fallito la prova del sonno, a cui & stato sottoposto. E? chiaro che al compositor! del poema doveva essere 2 ben noto il paralleismo tra fa fine della vita ed il riposo nottumo, piccola morte che accompagna I'uomo al ter- tine di ogni giommo. A questo punto Uta-napishti inea- rica il proprio battelliere di lavare Gilgamesh con pro- fui @ vestirlo con abiti regali, quindi i scortarlo fino ad Uruk. Ma_ proprio allora, su_suggeri- mento della moglie, Uta-napishti: decide di ricompensare il viaggio di Gilgame- sh con il. segreto della pianta’: Allora Uia-Napishai disse a tui, a Gilga- mesh: “Sei giunto fin qui, © Gilgamesh, con duri sforzie fatiche, quale ricompensa potrd. quindi darti er il two viaggio di ritorno? Ti sveleré, 0 Gilgamesh, un se- rete assai_nasco- sto, un arcano che conoscono gli Dei Esiste una pianta simile alla Spina Santa’, ed ha spine che pungono chi la prende al pari della rosa canina, Ma se riesci a co- alierla, tomnerai nuovamente giovane”. Larbusto della giovinezza cresce sotto le acque che cir- condano I'isola, le acque dell’ Abisso o Apzu, che nella cosmologia babilonese sono il regno di a, il nume del- leartie della conoscenza": Non appena Gilgamesh com- prese quanto aveva detto, scavo un buco, si lego alle caviglie pesanti macigni che lo traseinarono in fondo, nell’ Oceano ai Sotto Subito il re di Uruk rende chiaro cosa vorra fare con la Pianta, una volta tornato in patria": Allora Gilgamesh disse a Ur-shanabi, il Nocchiero: Ec- 0 la pianta, 0 Ur-shanabi, I erba-del-battto-del-Cuo- re, grazie a essa tun womo pud riottenere il suo vigore. La porter ad Uruk, ne daré una parte aun vecchio per provare le sue qualita! Infatti il suo nome & Vecchio- cche-ritorna-Giovane. Io stesso la manger® per ripren- dere it vigore det miei anni 1 secondo indizio che ci aiuta a comprendere quali sia- no le virta del premio promesso a Gilgamesh & dato dal suo ingerimento da parte di un serpente, che sottrae co- i per sempre al re di Uruk la pianta, Infatti durante il viaggio che lo riporta ad Uruk, Gilgamesh incontra una polla d'acqua e decide di far sosta per un bagno. Nel Anno XVI-N.2-2013 NTHROPO & Iatria aos frattempo una biscia, attirato dal profumo della pianta, si avvicina ¢ la porta via, divorandola in un lampo. Da quella volta in poi il serpente acquisisce la facolta di cambiare pelle. A Gilgamesh non rimane altro che lamentare la vanita dei suoi sforzi. Il racconto di questa tavola si interrom- pe con un finale che ci & giunto incompleto, dove il re i Uruk mostra orgoglioso le mura della cit al battel- liere Ur-shanabi’ . E’ quasi certo che nell otica natura- listica degli antichi caldet i serpenti fossero creature cui cera attribuita la capacita di rigenerarsi ringiovanendo, ¢ Ja Toro muta ne era la prova inequivocabile. Peraltro & possibile che il mito della pianta spieghi la forza del ve- leno del serpente. La vis necandi dell'animale, detinito da Gilgamesh dopo il furto “leone della terra”, sareb- be cos! un effetto permanente delle virt dell’erba di Uta-napishti, che sotto questo aspetto pud essere vista come un pharmakon dalla natura ambivalente, sia be- nefica che nociva, Ad ogni modo dietro l'incidente del- la serpe che divora la pianta della giovinezza, potrebbe risiedere un leit-motiv del pensiero religioso mesopota- mico. E’ indicativa a questo riguardo Finsistenza del patriarea del Diluvio nel ribadire i limiti della natura tumana, una lezione che Gilgamesh nel poema ascolta ancora prima, per bocea dell'ostessa divina Siduti, che Jo dissuade dalla ricerca di cid che all'uomo & negato. Si tratta di un motivo sostanziale delta cultura mitica e religiosa di queste antiche civilta. La stessa origine de- ‘gli uomini nel mito, prima sumerico € poi babilonese. ci spiega il ruolo dell’uomo nel cosmo. Enki cred gli uo- mini plasmandolidall’arglla perché fossero i servitori Dott, Marco Ghione IL DONO TRADITO. i al {93} ~ degli dei e producessero cibo per loro. Fin dalle o esiste quindi una precisa linea di demarcazione tra uo- mo e dio, che resta in sostanza invalicabile. Su queste basi possiamo pensare a Gigamesh come ad una sorta di Prometeo sfortunato, che con la sua cattura dell’erba cche ringiovanisce viola il rigido pactum subiectionis che sta all’ origine del genere umano, ¢ tuttavia con estrema rapidita il serpente nel divorare la pianta rista- bilisce il naturale ordine delle cose. Va inoltre osserva- to che la figura del serpente si presenta nella mitologia € nel culto mesopotamico in abiti di sicuro presti principale tempio di Marduk, dio poliade di Babilonia, era I'Esagila. Al suo ingresso stavano quattro porte, su ‘ognuna delle quali era scolpita una coppia di serpenti di bronzo. Ma il legame trail cultoe il serpente risulta an- cora piti forte poiché nell’Esagila era presente anche tuna pozza di acqua dolce, simbolo dell’ Apzu. Pabisso che si estendeva sotto la terra emersa, limite ultimo del cosmo", dove Gilgamesh si era tuffato per cogliere l’er- ba che ringiovanisce. Siamo alla presenza quindi degli stessi elementi del quadro mitico di Gilgamesh al mo- mento della sua partenza dalla dimora di Uta-napishti. E’ quindi possibile che nel mito ¢ nel culto babilonese il motivo del serpente e dellerba dotata di particolari pro- prieta avesse una certa ricorrenza. Va osservato comun- que che nei documenti pit antichi, cinque poem di et sumerica che narrano le imprese di Gilgamesh, e che per gran parte confluirono pi tardi nell’epopea babilo- nese, non si trova traccia della pianta della giovinezza. Possiamo nondimeno scoprite ancora una volta degli elementi simili nella mitologia dei sumeri, che ci ri- ‘mandano un ruolo sacro del serpente come custode delle forze della generazione e della vitalita. Il dio Nin- gishzida, adorato nel piccolo centro di Gishbanda e nel- la cita di Lagash, guardiano dell’oltretomba, aveva per cemblema un doppio serpente attorcigliato come il cadu- Anno XVIL-N.2-2013, avss A NTHROPO Dott. Marco Ghione IL DONO TRADITO. & Iatria ceo di Hermes'. In origine probabilmente era ident ccato con una serpe dalla testa umana, I] suo niome @ re- so da Jacobsen nella locuzione “Signore dell’Albero Buono”. Divinitd ctonia ¢ legata alla vegetazione all’aldila, Ningishzida nel compendio astrologico MUL-Apin & associato alla costellazione dell’Idra" Il nome del dio e i suoi attributi sembrano allora riman- darci allo stesso plesso tematico che abbiamo visto cemergere nell’epica di Gilgamesh. Tale topos del ser- pente e dell’albero prodigioso-come & noto-si ritrova ‘anche in Genesi 3, alle radici stesse della cultura occi- dentale.* Echi di una botanica magica sono inoltre pre- senti nella medicina e nella terapeutica dell'antica Me- sopotamia, Ai fondamenti della medicina degli antichi babilonesi troviamo del resto conoscenze sulle propricta ¢ ibenefici di un impressionante numero di piante, pur- troppo difficili da identificare. Il fatto poi che l'arte cu- rativa di Babilonia fosse composta da un intreccio piut- tosto inestricabile di diagnostica e magia & provato dll” esistenza di due differenti figure curatrci, i cui ruoli tendevano tuttavia a volte a sovrapporsi, Vasu ¢ Nasipu ‘© masmassu’”. II primo rivestiva una funzione eminen- temente diagnostica, mentre il secondo si occupava de- ali esorcismi e delle pratiche magiche o divinatorie re- lative alla malattia. I morbi avevano la loro eziologia in attacchi esterni al corpo del malato, molto spesso intru- sioni di demoni. La professione medica ci riporta infine a Sin-leqe-unnunni ed al suo ambiente, poiché il com- positore dell’epica di Gilgamesh esercitava la profes- sione di esorcista con il compito di scacciare e allonta- nnare i mali, un incatico che presenta forti congruenze con quanto faceva 'asipu'. Sulla scorta di questo ulti- ‘mo clemento ci sentiamo di dire che nel poema del so- ‘vrano di Uruk possono respirare richiami e motivi ben not alla farmacopea dell’ antica Babilonia, anche se lo into di secoli che ci separa da loro ci rende complessa identificazione delle erbe e delle loro modalita di im- piego. Di certo il ciclo di Gilgamesh rimase una cura per anima ¢ uno straordinario canto dei suoi affanni, © in questo la sua efficacia sfida il tempo, ta nascita¢ il declino di imperi come le mura di Uruk che il suo re vo- leva rendere eterne, Note "Vedi Andrew R. George, trans. & edit., The Babylon- ian Gilgamesh Epic: Critical Edition and Cuneiform Texts, Oxford University press, Oxford, 2003, pp-7-16. La dodicesima e ultima tavola rappresenta una sorta di appendice del ciclo di Gilgamesh e contiene una tradu- zione quasi alla letera del poema sumerico Gilgame- sh, Enkidu e gli Inferi ‘The Babylonian Gilgamesh Epic... ct. pp. 19-20. * Andrew R. George, The Epic of Gilgamesh, « new translation, Penguin, London, 1999, pp. XXIV-XXV. ° Uta-napishti & In versione accadica di Ziusudra, l'eroe sumero del Diluvio. «Ea rappresenta nel pantheon accadico ¢ in seguito babi- 94 lonese Hequivalente di Enki, dio sumerico delle acque dolei e della conoscenza. In Andrew R. George, The Epic of Gilgamesh, cit, p. 98, XI 279-286, traduzione propria, Tra le versioni ita- liane dell'epopea di Gilgamesh si impongono La saga di Gilgamesh, a cura di Giovanni Pettinato, Rusconi Milano, 1992; L’Epopea di Gilgamesh, a cura di Jean Bottero, Mediterranee, Roma, 2008, trad. it. di Claudio Saporetti, edizione originale Jean Botteto, L’ Epopee de Gilgamesh, Gallimard, Paris, 1992. Il volume di Peti- nato & di particolare pregio poiché contiene i frammen- ti delle saghe seritte su Gilgamesh fuori da Babilonia, ‘ovvero poemi itt, hurrti ed elamit T nomi delle piante sono puramentefittizi data 'im- possibiliti di riconoscere con certezza a quali siriferis- se il poeta. E’ nondimeno certo che ne I testo ci siri- ferisce a un vegetale provvisto di spine. ‘The Epic of Gilgamesh, cit. p. 98, XI 287-290. {d., pp. 98-99, XI 294-300, Id. p. 99, XI 321-326. Il finale dell'undicesima tavola ® assai lacunoso. Id, p.99, XI 314. L*Apzu o abisso delle aeque dolei costtuiva il regno del dio Ea, padre di Marduk. I! tempio dell’ Esagila era consi- derato la proiezione sulla tera della dimora di Ba, e della residenza celeste del dio An, In tal modo Esagila se- ‘guendo lo schema di un ideale axis mundi sorgeva in cor- rispondenza dell'abitazione del dio signore delle acque e della dimora della divinta uranica. Vedi Stefan Maul, Die altoriemtalische Heuptstad: ~ Abbitd und Nabel der Wel in Die Oriemtalische Stadt: Konsinuitat, Wandel. Bruch. 1 Internationale Colloquium der Deutschen Orient-Gesell- schaft. 9-10. Mai 1996 in Halle'Saale, Saarbricker Druckerei und Verlag, pp.109-124 ‘Troviamo questo simbolo in un canopo attribuito al re Gudea di Lagash, che governd 'omonima citta della bassa mesopotamia intorno al 2120 avanti Cristo. Il ca-

Potrebbero piacerti anche