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UN'OPERA II
[Questo articolo apparve nel 1831 nella«Gazzetta universale di musica».
Essendo
il primo in cui si mostrano i fratelli di Davide, possa trovare qui accoglienza.
Sch.]
Giulio
Io sono il cieco che sta dinanzi alla cattedrale di Strasburgo, che ode suonar
le campane, ma non trova l'entrata. Lasciatemi in pace, o giovani, io non
capisco più gli uomini.
Voigt [Appassionato dilettante di musica, in special modo di quella
beethoveniana]
Chi biasimerà il cieco, s'egli sta dinanzi alla cattedrale e non sa dir nulla?
Basta che si tolga devotamente il cappello quando di sopra suonan le
campane.
Eusebio
Non serve a nulla che voi mettiate ad un giovane scapestrato una veste da
camera del nonno e una lunga pipa nella bocca, affinché diventi più posato e
piú ordinato. Lasciategli i riccioli svolazzanti e il suo leggero vestito!
Florestano
Non posso soffrire coloro la cui vita non è in armonia con le opere.
Florestano
RECENSORI
L'artista dovrebbe trattare gentilmente con gli uomini e con la vita, come un
dio greco; soltanto se si osasse toccarlo dovrebbe scomparire e non lasciar
dietro di sé altro che nuvole.
Florestano
E il segno dello straordinario quello di non venir compreso ogni giorno; per
comprendere il superficiale i più son sempre disposti: ad esempio, a udire
cose da virtuosi.
Eusebio
Accade nella musica come nel gioco degli scacchi. La regina [melodia] ha il
massimo potere, ma il colpo decisivo dipende dal re [armonia].
L'artista si tenga in equilibrio con la vita; altrimenti si troverà in una
posizione difficile.
Florestano
CLARA
Una voce che biasima ha una robustezza di suono maggiore di dieci voci che
lodano.
Florestano
Purtroppo
Eusebio
Chi una volta s'è posto dei limiti, da lui si richiede purtroppo che vi rimanga
sempre dentro.
Raro
Psiche in riposo colle ali ripiegate ha soltanto una mezza bellezza; deve
librarsi nell'aria!
Eusebio
CHOPIN
Audace paragone!
Raro
Perdonate agli errori della gioventù! Ci sono pur dei fuochi fatui che
mostrano al viandante la via giusta, cioè quella ch'essi non fanno.
Florestano
Si guarda alle opere di gioventù di coloro che son divenuti maestri con
tutt'altro occhio che a quelle di altri, in sé altrettanto buone, ma che hanno
soltanto promesso e non mantenuto.
Raro
La testa più insipida può nascondersi dietro a una fuga. Le fughe sono cose
dei più grandi Maestri soltanto.
Raro
Si pensi un po' quali circostanze devono riunirsi se si vuole che il bello sorga
nella sua più piena dignità e magnificenza! Noi esigiamo per questo: 1º grande,
profonda intenzione, idealità d'opera d'arte; 2º entusiasmo della
rappresentazione; 3º virtuosità d'esecuzione, insieme armonico come da
un'anima sola; 4º intimo desiderio e bisogno di chi dà e di chi riceve, la più
felice disposizione d'animo del momento [da ambedue le parti,
dell'ascoltatore e dell'artista]; 5º la più felice costellazione delle condizioni
del tempo, come pure del più particolare momento delle circostanze
secondarie, spaziali, ed altre; 6º direzione e partecipazione dell'impressione,
dei sentimenti, delle vedute - riflesso della gioia artistica nell'occhio altrui. -
Una tale coincidenza non è un getto di sei dadi con sei volte sei?
Eusebio
Pare che Beethoven abbia pianto quando essa, eseguita per la prima volta, a
Vienna, spiacque, quasi completamente, - Rossini, tutt'al più, avrebbe riso in
un simile caso. Egli si lasciò indurre a scrivere la nuova in mi maggiore, che
potrebbe esser fatta egualmente da un altro compositore. Tu sbagliasti, o
Beethoven, - ma le tue lagrime furono nobili.
Eusebio
Non tremate, voi mestieranti d'arte, per le parole che Beethoven pronunciò
sul letto di morte: «Io credo d'esser al principio», o come Jean Paul: «Mi
sembra di non aver scritto ancor nulla».
Florestano
CRITICHE E RECENSORI
L'occhio armato vede stelle, dove quello disarmato scorge soltanto ombre di
nebbia.
Florestano
il musicista colto potrà studiare una Madonna di Raffaello colla stessa utilità
con cui il pittore studierà una sinfonia di Mozart. Ancor più: allo scultore ogni
attore apparirà come una statua tranquilla, a questa le azioni di quello darà
forme di vita; al pittore la poesia diventerà immagine, il musicista trasformerà
i quadri in suoni.
Eusebio
Che nella musica, romantica in sé, possa formarsi una speciale scuola
romantica, è difficile di credere.
Florestano
Non è sufficiente che il giovane elabori la vecchia forma classica dei maestri
nel suo spirito; occorre anche elaborarla nel loro.
Eusebio
La musica è l'arte che s'è sviluppata più tardi; i suoi inizi furono le semplici
disposizioni della gioia e del dolore [modo maggiore e minore]; anzi il meno
colto non pensa che possano esistere passioni più determinate, perciò gli è
così difficile la comprensione di tutti i maestri più individuali [di Beethoven,
di Franz Schubert]. Con l'approfondirsi nei segreti dell'armonia si è riusciti ad
esprimere le più fini sfumature del sentimento.
Eusebio
Se vuoi conoscere l'uomo, chiedigli chi sono i suoi amici, cosí se vuoi
giudicare il pubblico, guarda che cosa applaude, - guarda anzi che fisionomia
assume in genere dopo ciò che ha udito...
MODESTIA SFACCIATA
Il modo di dire "L'ho messa nella stufa", nasconde nel fondo una modestia
molto sfacciata: il mondo non sarà ancora infelice per un'opera mal riuscita...
Non posso soffrire gli uomini che metton nella stufa le loro composizioni.
Florestano
SULLA COMPOSIZIONE
Il nostro discorso del trono è breve. A dire il vero, ad ogni primo di gennaio i
giornali sogliono promettere molte cose, ma senza avere in mano l'annata
futura. Il lettore si spieghi il motto di Shakespeare, che già un tempo iniziava
questi fogli da noi pubblicati [«quelli, che vengono per sentire soltanto cose
dilettevoli, e il rumore degli scudi, o per vedere un uomo in abito variopinto e
guarnito di giallo - quelli, sbagliano...» (Prologo dell'Enrico VIII)], in un modo
che ci possa conservare la sua benevolenza. Se abbiamo completamente
adempiuto alle nostre promesse e abbiamo corrisposto all'aspettazione, che
l'ampio progetto doveva invero far crescere di molto, non vogliamo decidere
noi. Nel riconoscere il carattere giovanile della nostra impresa forse stanno
le obbiezioni che si potrebbero fare. In sostanza, il corpo e lo spirito - e
voglia il Cielo regalare quest'ultimo a quello - rimarranno in avvenire i
medesimi. Ci resta ancora da spiegare quel che riguarda la continuazione
della parte critica di questi fogli.
L'epoca dei complimenti reciproci s'avvia poco per volta verso la tomba;
confessiamo che non vogliamo concorrere in nessun modo alla sua rinascita.
Chi non ha il coraggio di attaccare a fondo il lato cattivo d'una cosa, difende
il bene soltanto a metà. O artisti, specialmente voi, compositori, non potete
credere come eravamo felici quando potevamo lodarvi senza misura.
Conosciamo benissimo il linguaggio col quale si dovrebbe parlare dell'arte
nostra, - quello della benevolenza; ma con tutta la buona volontà non sempre
si può lasciar agire la benevolenza, se si deve favorire gli ingegni o tener
indietro i non ingegni.
Nel breve tempo della nostra attività abbiamo fatto parecchie esperienze.
I nostri principi erano stati stabiliti sin dall'inizio. Essi sono semplici, e cioè:
ricordare con insistenza l'epoca antica e le sue opere, attirare l'attenzione
sul fatto, che solo ad una sorgente cosi pura si possano rafforzare nuove
bellezze artistiche - in seguito combattere il tempo recentemente trascorso,
come un tempo anti-artistico, perché non aveva altro intento all'infuori di
aumentare la virtuosità esteriore - preparare e affrettare l'avvento, infine,
d'una nuova epoca poetica.
Una parte del pubblico ci ha compreso ed ha riconosciuto che imparzialità e
prima di tutto vivo interessamento hanno guidato i nostri giudizi.
Un'altra parte non v'ha nemmeno badato e stava aspettando tranquillamente
il principio della fine di tutta questa storia.
Sarebbe, del resto, addirittura inesplicabile, come si pretendeva da noi,
discutere di cose che per la critica non esistono più che tanto.
Una terza parte chiamava il nostro sistema indelicato, pedante.
Per ciò che riguarda questa opposizione non vogliamo ammettere delle
ragioni basse, ma quelle più nobili e cioè che i nostri compagni d'arte in
genere non sono esteriormente i più ricchi e non si dovrebbe amareggiare
loro quanto occorre al sostentamento della vita sovente acquistato con
tanta fatica, scoprendo un avvenire senza gioia, o che è doloroso sapere,
dopo aver fatta una lunga strada, che non si è presa la giusta; perché noi
sappiamo benissimo come il musicista, e del resto qualsiasi artista, non
dovrebbe dedicarsi, senza danno per la sua arte, a nessun'altra occupazione
che nella vita civile potrebb'essergli di sostegno.
Ma non vediamo in che cosa noi dovremmo essere superiori alle altre arti ed
alle altre scienze i cui partiti si trovano apertamente in isfida l'uno contro
l'altro, né come potrebbe esser compatibile con l'onore dell'arte e con la
verità della critica, lo starsene a contemplare tranquillamente i tre nemici
giurati dell'arte nostra e delle altre, cioè i privi d'ingegno, gli ingegni dozzinali
[non troviamo altra parola migliore], e infine gli scribacchini pieni d'ingegno.
Nessuno deve credere che noi avessimo, per esempio, qualcosa contro certe
celebrità della giornata. Queste han valore, perché riempiono perfettamente i
posti che son loro destinati dal possente genio dei tempi. Esse sono inoltre,
come purtroppo bisogna confessare a se stessi, i capitali con cui gli editori
[e costoro devono ben esserci] coprono in parte la perdita che spesso
subiscono nella produzione di opere classiche. Ma almeno tre quarti delle
altre celebrità sono contraffatte, indegne di essere pubblicate. La folla è
coperta fino ai capelli di note, si confonde, scambia l'una cosa per l'altra; così
si ruba inutilmente il tempo all'editore, allo stampatore, all'incisore,
all'esecutore e all'auditore. Ma l'arte deve essere qualcosa di più d'un gioco o
d'un passatempo. -
Queste furono le nostre vedute sin dall'inizio di questa rivista, e le facemmo
balenare qua e là, senza però esprimerle decisamente, perché speravamo
che in parte le opere di qualche giovane e nobile spirito che era nostro
dovere proteggere, e in parte un'omissione premeditata di tutti quei
"conglomerati" comuni, avrebbero soppresso la mediocrità nel modo più
rapido. Confessiamo che più tardi giungemmo ad un dilemma. Molti lettori
avranno notato e si saranno lamentati che lo spazio da noi destinato alla
critica non stava in relazione al numero delle opere pubblicate; così non
erano messi in grado di farsi un'idea di tutte le pubblicazioni, sia buone che
cattive. Erano i tre principali nemici, di cui sopra abbiam detto, che
rendevano questo difficile. Ma perché il lettore raggiungesse un punto di
vista da cui potesse veder tutto intorno a sé come in un cerchio, dovevamo
pensare di trovare un modo che non pregiudicasse la discussione del
necessario e dell'importante.
Le singole opere di queste tre classi hanno fra di loro tanta somiglianza
[appartengono alla prima quelle prive di vita, alla seconda quelle frivole, alla
terza quelle dei mestieranti] che, caratterizzando una sola composizione, si
potrebbe descrivere tutta la classe nei suoi tratti fondamentali. Quindi, dopo
esserci consultati con artisti, ai quali sta a cuore tanto la vita dell'artista
quanto l'elevazione dell'arte, vogliamo tener pronte per quelle composizioni
che, non secondo una sola opinione, ma secondo il coscienzioso
convincimento di tanti si possono registrare in una delle classi suddette, tre
uniche recensioni stereotipe, sotto le quali non si metterà altro che i titoli
delle composizioni. Non occorre assicurare quanto noi desideriamo che
questo elenco sia il più breve possibile e che discuteremo a parte ed in
articoli più o meno lunghi tutto ciò che si distinguerà, anche soltanto per un
piccolo tratto felice.
Cominci dunque l'annata nuova questa confessione! Si dice sovente: "L'anno
nuovo, un anno vecchio", ma noi vogliamo sperare un anno migliore.
«'Egregio Signore,
tosto avrò messo in ordine la mia biblioteca musicale. Dovreste vedere
com'è bella. Colonne d'alabastro all'interno, specchi con tendine di seta,
busti di compositori, magnifica insomma. Ma per adornarla nel modo più
prezioso, vi prego d'inviarmi ancora le opere complete di Beethoven, perché
mi piace molto.'
Ma che cosa ancora dovrei dire, proprio non saprei...»
Finora non abbiamo avuto da fare che col vestito, eccoci ora alla stoffa di cui
esso è tessuto, alla composizione musicale.
Osservo innanzi tutto ch'io posso giudicare soltanto dalla riduzione per
pianoforte, in cui però sono indicati gli strumenti nei passi più importanti. Ma
se anche non vi fossero, tutto mi pare così orchestralmente intuito e
pensato, ogni strumento è così chiaramente a suo posto, vorrei dire usato
nella sua forza sonora, originale, che un buon musicista potrebbe, eccettuate,
s'intende, le nuove combinazioni e i nuovi effetti orchestrali, in cui Berlioz si
dice sia veramente geniale, riuscire a compiere lui stesso una discreta
partitura.
Se mai m'è caduto sott'occhio un giudizio ingiusto, è quello così sommario
del signor Fétis, che dice: "Je vis, qu'il manquait d'idées mélodiques et
harmoniques". Ammettiamo pure ch'egli possa negare a Berlioz, come del
resto ha pur fatto, fantasia, invenzione, originalità - ma ricchezza melodica
ed armonica! Non mi passa affatto pel capo l'intenzione di polemizzare
contro quella critica, scritta del resto in modo brillante e pieno di spirito,
giacché non è ch'io ravvisi in essa animosità personale o ingiustizia, ma
addirittura cecità, assoluta mancanza d'un organo speciale per questo
genere di musica. Tanto, non occorre che il lettore debba credermi in
qualcosa, che non abbia trovato egli stesso. E sebbene, di sovente, esempi
musicali strappati dall'insieme finiscano per far nascere prevenzioni, voglio
tentare tuttavia di rendere con ciò più evidente il particolare.
Per ciò che riguarda il valore armonico della nostra sinfonia, si riconosce in
essa ad ogni modo il compositore diciottenne, impacciato, che non si cura
granché di ciò che ha vicino a destra o a sinistra, e corre difilato
all'essenziale. Se, per esempio, Berlioz vuoi passare da sol bemolle in re, ci
va senza tanti complimenti (si veda a pag. 16). Scuoti pure il capo a ragione
per un simile modo di fare! - ma musicisti ragionevoli che hanno sentita la
sinfonia a Parigi, mi hanno assicurato che quei passo non si sarebbe nemmen
potuto scrivere in un modo diverso: anzi, qualcuno ha lasciato cadere a
proposito della musica di Berlioz, queste strane parole: "Que cela est fort
beau, quoique ce ne soit pas de la musique". Anche se ciò è un po' campato
in aria, in questo caso se ne può comprendere il significato.
acquista sempre più nei passi che seguono. Già dall'inizio della seconda parte
diventa più interessante e continua così finché, attraverso vividi accordi,
riesce in do maggiore. Nella seconda parte è costruito nota per nota con un
nuovo ritmo e con nuove armonie, come trio. Ritorna ancora una volta nel
finale, ma infiacchito e rallentato. Nella terza parte, come recitativo, è
interrotto dall'orchestra; qui prende l'espressione della più terribile passione
fino allo stridente tono di la bemolle, dove sembra ricadere come senza forze.
Riappare più tardi soave e tranquillo, sospinto dal tema principale. Nella
marche au supplice vuoi far sentire ancora una volta la sua voce, ma è
troncato dal coup fatal; nella vision è eseguito da un comunissimo clarinetto
in mi e in mi bemolle, appassito, disonorato, insudiciato. Berlioz l'ha fatto di
proposito.
Il secondo tema della prima parte scaturisce direttamente dal primo; e sono
così stranamente annodati l'uno all'altro, che non si può affatto designare il
principio e la fine del periodo, finché finalmente si libera la nuova idea
che ricompare poco dopo, nel basso, quasi inosservata. La riprende ancora in
seguito e l'abbozza con estrema ingegnosità; in questo ultimo esempio si
chiarisce meglio il modo del suo sviluppo.
I motivi della seconda parte sono intrecciati meno artificiosamente; il tema
appare di preferenza nei bassi; è assai fine il modo con cui Berlioz sviluppa
una battuta presa dallo stesso tema. In forme graziose egli riporta l'uniforme
idea principale della terza parte: Beethoven stesso non avrebbe potuto
trattarla più accuratamente. L'intera frase è piena di relazioni ingegnose così
una volta egli salta dal do alla settima diminuita; più in là utilizza molto bene
questo tratto insignificante.
e in sol minore:
Nell'ultima parte presenta il Dies irae prima in semibrevi, poi in semiminime,
in ultimo in crome, mentre le campane suonano, ad intervalli determinati,
tonica e dominante.
La fuga doppia che segue (Berlioz la chiama modestamente soltanto un
fugato) è, anche se dissimile da una di Bach, di una costruzione ben chiara e
regolare.
FELIX MENDELSSOHN
Gli uomini poco raffinati sono generalmente inclini a non afferrare nella
musica senza testo che dolore o gioia o (cosa che giace nel mezzo) dolce
melanconia, ma non sono capaci di trovare le più fini sfumature della
passione, come là la collera, il pentimento, qui i momenti d'intimità familiare, il
benessere, ecc., perciò è loro difficile anche la comprensione di maestri
come Beethoven, Franz Schubert, che hanno potuto tradurre nella lingua dei
suoni ogni momento della vita. Così io credo di riconoscere in qualcuno dei
'moments musicaux' di Schubert persino i conti del sarto ch'egli non era in
condizione di pagare, tanto chiaro aleggia in essi un dispiacere da
borghesuccio. In una delle marce di Schubert, Eusebio dichiarò chiaro e
tondo di riconoscere tutto il 'Landsturm' austriaco, cornamuse in testa,
prosciutti e salcicce alla baionetta. Questo, però, è troppo soggettivo.
Ma fra gli effetti strumentali puramente comici, citerò i timpani accordati
all'ottava nello scherzo della sinfonia in re minore di Beethoven, il passo dei
corni
in quella in la maggiore, e soprattutto i diversi incisi in re maggiore,
nell'adagio, coi quali si ferma improvvisamente e sorprende per tre volte
(come tutta l'ultima parte poi della stessa sinfonia è ciò che di più umoristico
può presentarci la musica strumentale), poi il pizzicato dello scherzo della
sinfonia in do minore, sebbene li dentro rumoreggi un po' qualche cosa.
Così, ad un passo dell'ultima parte della sinfonia in fa maggiore un'intera
orchestra ben nota e abile cominciò a ridere, perché nel disegno del basso
pretendeva di udire nettamente il nome di uno dei suoi membri più stimati
[Belcke]. Anche il disegno interrogativo
nello stesso tempo nei bassi o nei timpani, ci raffigura un vero Falstaff.
L'ultima parte del quintetto [op. 29] produce un'impressione umoristica, dal
disegno impertinentemente bello
fino all'entrata improvvisa della misura in 2/4 che vuole annientare la misura
in 6/4 che la combatte. È certo che Beethoven nell'andante scherzoso entra
lui stesso in scena (come Grabbe con la lanterna nella sua commedia) o
tiene un soliloquio che comincia così: Cielo! - che scompiglio hai prodotto! -
ecco, le parrucche scuoteranno la testa (veramente sarebbe il contrario),
ecc.
Ben burlesche poi sono le conclusioni nello scherzo della sinfonia in la
maggiore, e nell'allegretto dell'ottava. Sembra proprio di vedere il
compositore gettar la penna che probabilmente è stata abbastanza cattiva.
Poi i corni alla conclusione dello scherzo della sinfonia in si bemolle, che con
ancora una volta vogliono come riprendere lo slancio. E come se ne trova poi
in Haydn! (Meno nell'ideale Mozart.) Fra i moderni, Weber eccettuato, non
può non essere citato specialmente Marschner, la cui attitudine pel comico
sembra esser largamente superiore alla lirica.
Florestano
LETTERE FANTASTICHE
[Queste lettere potrebbero anche intitolarsi "Verità e Poesia"; esse
riguardano il primo concerto tenuto al Gewandhaus nell'ottobre 1835 sotto la
direzione di Mendelssohn (Schumann).]
I
Eusebio a Clara
Eusebio
II
A Clara
Eusebio
FELIX MENDELSSOHN BARTHOLDY
Sonate per pianoforte [op. 6]
FRANZ SCHUBERT
Prima grande sonata [in la minore], op. 42. - Seconda grande sonata [in re
maggiore], op. 53. - Fantasia o Sonata [in sol maggiore], op. 78. - Prima
grande sonata a 4 mani [in si bemolle maggiore], op. 30.
AFORISMI
DEL SUONARE A MEMORIA
Florestano
Florestano
Eusebio
Raro
ROSSINI
Florestano
La farfalla volò sulla via dell'aquila, ma questa la scansò per non schiacciarla
con un colpo d'ala.
Eusebio
ITALIANO E TEDESCO
1836
UN MONUMENTO A BEETHOVEN
(4 opinioni in proposito)
I.
II.
Gionata.
III.
Eusebio.
IV.
Raro.
FEDERICO CHOPIN
I.
Florestano.
II.
Eusebio.
1837
Jeanquirit.
Eusebio.
IL VECCHIO CAPITANO
FRAMMENTI DA LIPSIA
I.
Gli Ugonotti di Meyerbeer
II.
Il Paolo di Mendelssohn
1838 - 1853