Qualcosa se ne salvò
La tesi di laurea e le lezioni su Bonifacio VIII
111 Capitolo II
Documenti
2.1. Elenco dei titoli e documenti del candidato, per il concorso di storia moderna
all'Accademia scientifico letteraria di Milano (1905), 112 – 2.2. Breysig; deutsche
Kraft, Leidenschaft und Kult-u-r. Una cartolina del 1907 da Dresda al Professor
Gioacchino Volpe, 115 – 2.3. G. Volpe, Pagine autobiografiche di un operaio
tedesco, testo di una lettera aperta inviata da Berlino al «Rubicone», S. Arcangelo
di Romagna, 9 agosto 1903, 118 – 2.4. Per una integrazione alla “Cronologia degli
scritti di Gioacchino Volpe” di Umberto Massimo Miozzi. Addenda 1894-1914,
124 – 2.5. Raccolte agli anni Venti e collocazione dei manoscritti editi all'interno
dei gruppi di carte sondati, 138 – 2.6. Lettere volpiane attinenti l'edizione
muratoriana delle cronache pisane [1902-1907]. Due lettere di Gaetano Salvemini
a Gioacchino Volpe dell'inizio del 1906, 144
227 Capitolo IV
La tesi di laurea del 1899
4.1. Studi sulla repubblica pisana e sulle relazioni di Pisa con la Toscana e
l'Impero nella prima metà del '300. La tesi di laurea, 227 – 4.2. Indice
redazionale, 328 – 4.3. Fonti archivistiche, 329 – 4.4. Fonti cronachistiche e
bibliografia, 334 – 4.5. Indice dei nomi e dei luoghi, 337
349 Capitolo V
«Procediamo insieme, o amici repubblicani e socialisti alla
conquista del nuovo mondo». Lettera ad Amilcare Cipriani
379 Capitolo VI
Le lezioni su Bonifacio VIII
6.1. Il Pontificato di Bonifacio VIII. Lezioni all'Accademia Scientifico-letteraria di
Milano, a.a. 1910-1911, 379 – 6.2. Fonti e bibliografia, 505 – 6.3. Indice dei nomi,
510
515 Bibliografia
Introduzione
Anche chi credesse nella fedeltà degli specchi sa quanto sia saggio non
pretender troppo. La tentazione a deformare, propria di ogni specchio, do-
vrebbe infatti esser frenata da una forte e prudente volontà di scarto. Così
non è stato e una tendenza pertinace ad una presunta completezza ha preval-
so, per più di un lustro, con tutto il difettoso portato di ridondanza e di
ingenua fede nell’irrinunciabile importanza di ogni singolo pezzo che gli è
familiare.
Altri insomma verrà, rileggerà, interpreterà, farà sintesi e tirerà le fila.
Perché mettere a disposizione materiali di lavoro è la principale ambizione di
questi tre miei corposi testi di storiografia volpiana.
I primi due raccolgono ciò che, nell’Archivio di Santarcangelo di Roma-
gna, è sopravvissuto della sua medievistica, dalla tesi di laurea del 1899 alle
lezioni milanesi del primo dopoguerra; il terzo raccoglie le sue lezioni di
Storia moderna all'Università Internazionale degli Studi Sociali “Pro Deo” di
Roma, degli anni ‘50.
Al primo impatto, non ci aspetti una Wunderkammer; assomiglia piuttosto
a uno di quegli studi (qui a Bologna Morandi o Carducci) che, come dichia-
rato nelle brochure per i turisti rari e distratti, ambiscono a religiosamente
conservare gli ambienti materiali della eccezionale produzione intellettuale
che lì avvenne.
E qui avvenne una tesi di laurea (una delle due, quella universitaria pisa-
na; non quella perduta di abilitazione normalistica che riman perduta), il suo
curriculum al 1905 con ulteriori sconosciuti scritti, e qualche altro documen-
to tipo una lettera a Cipriani (speriamo mai spedita o ne verrebbe un Volpe
… repubblicano!), una dispensa universitaria su Bonifacio VIII (questa recu-
perata a Milano), due corsi di lezione di storia della storiografia dell’imme-
diato primo dopoguerra, dal medioevo al Settecento e dal Settecento
all’Ottocento, e un mezzo migliaio di pagine di lezioni alla Università “Pro
Deo” sulla Rivoluzione francese, su Napoleone, sul Risorgimento e
sull’Italia fino alla Grande Guerra, a loro modo gustose anche per il contesto
morloniano.
Conferma e perfezionamento di ciò che già sappiamo, insomma, piccole
sorprese a parte, a cui aggiungere un corredo di strumenti di cui negli anni è
maturata l’esigenza di aggiornamento – soprattutto aggiornamenti bibliogra-
fici di e su Volpe, e l’indice del mai pubblicato secondo volume di Nel Re-
gno di Clio.
E qui, infatti, anche qualcosa di ciò che non avvenne ha lasciato traccia:
nella raccolta del suo Medio Evo italiano del 1923 Volpe apriva con le Que-
stioni fondamentali sull'origine e svolgimento dei Comuni italiani (Disegno
di un'opera ... che non è stata mai scritta) dove aggiungeva al titolo del suo
famosissimo saggio del 1904 una chiosa in parentesi, una sorta di epitaffio,
poi eliminata nelle riedizioni successive, richiamando il suo progetto
sull’Origine e primo svolgimento dei Comuni nell’Italia longobarda che non
riuscì mai a venire alla luce neppure nella sua riformulazione come studio
dei rapporti tra Stato e Chiesa in età comunale che ne era costola e che rap-
presenta il contesto elaborativo degli scritti, apparentemente localistici, su
Massa Marittima, Volterra e la Lunigiana. Ma quelle molte carte erano state
nel frattempo elaborate e stese, anche per lo svolgimento di lezioni e confe-
renze.
E ora tornano a disposizione di chi volesse seguire con attenzione la bio-
grafia intellettuale volpiana per ciò che è stato e per ciò che non è stato, in
entrambi i casi moltissimo.