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Non possiamo che lodarti rendendoti grazie

Noi ti lodiamo, Padre santo,


per la tua grandezza:
tu hai fatto ogni cosa
con sapienza e amore.

Tu solo sei buono e fonte della vita,


e hai dato origine all’universo,
per effondere il tuo amore su tutte le creature
e allietarle con gli splendori della tua luce.

A tua immagine hai formato l’uomo,


alle sue mani operose hai affidato l’universo
perché nell’obbedienza a te, suo creatore,
esercitasse il dominio su tutto il creato.

E quando, per la sua disobbedienza,


l’uomo perse la tua amicizia,
tu non l’hai abbandonato in potere della morte,
ma nella tua misericordia
a tutti sei venuto incontro,
perché coloro che ti cercano ti possano trovare.

Molte volte hai offerto agli uomini


la tua alleanza,
e per mezzo dei profeti
hai insegnato a sperare nella salvezza.

Padre santo, hai tanto amato il mondo


da mandare a noi, nella pienezza dei tempi,
il tuo unico Figlio come salvatore.

Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo


ed è nato dalla Vergine Maria;

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ha condiviso in tutto, eccetto il peccato,
la nostra condizione umana.
Ai poveri annunziò il vangelo di salvezza,
la libertà ai prigionieri,
agli afflitti la gioia.

Per attuare il tuo disegno di redenzione


si consegnò volontariamente alla morte,
e risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita.

E perché non viviamo più per noi stessi


ma per lui che è morto e risorto per noi,
ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo,
primo dono ai credenti,
a perfezionare la sua opera nel mondo
e compiere ogni santificazione.

Padre misericordioso concedi a noi, tuoi figli,


di ottenere con la beata Maria Vergine e Madre di Dio,
con gli apostoli e i santi, l’eredità eterna del tuo regno,
dove con tutte le creature,
liberate dalla corruzione del peccato e della morte,
canteremo la tua gloria,
in Cristo nostro Signore,
per mezzo del quale tu, o Dio,
doni al mondo ogni bene.
Amen.
(Dalla Preghiera Eucaristica IV)

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Tu solo sei buono e fonte della vita
La grande Preghiera eucaristica

Ritiri spirituali per l’anno pastorale 2017-2018

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Hanno curato questo sussidio:
- Don Claudio Boldini: temi dell’Itinerario dei ritiri
- Mons. Mauro Orsatti: testi per la preparazione personale
- Don Pierino Boselli: testi eucologici e scelta dei canti
- Mons. Angelo Bonetti: testi e preghiere di papa Paolo VI
- Don Giuseppe Fusari: scelta delle immagini
- Don Luigi Porta: attualizzazioni
- Don Roberto Sottini e la Segreteria: redazione e correzione delle bozze.

Per i testi biblici:


- La Bibbia, testo CEI 2008.

In copertina:
Guitton J., L’incontro, 1971. Concesio – Collezione Paolo VI – arte contemporanea.
Jean Guitton, filosofo e scrittore francese, presente al Concilio Vaticano II e amico di
papa Paolo VI amava dedicarsi anche alla pittura. I suoi lavori, per lo più eseguiti a
spatola, raccontano con rapidità di tratto, ora episodi della Sacra Scrittura, ora trat-
teggiano volti di Cristo, degli apostoli e dei santi.
La pittura di Guitton nasce dall’esigenza di tradurre con un linguaggio fortemente
emozionale quanto la Parola di Dio fa nascere nel cuore di chi la ascolta. È un in-
contro che mette l’uomo accanto a Dio in un cammino che lo conduce, attraverso le
esperienze della vita spirituale, a quell’intimità dalla quale nasce la Chiesa, corpo di
Cristo, che si riconosce tale nel momento dell’Eucaristia.

In ultima di copertina:
Guitton J., Cristo morente in primavera contornato dagli angeli, 1977. Concesio
– Collezione Paolo VI – arte contemporanea.
Il sacrificio storico di Cristo sulla croce diventa memoriale sulla mensa eucaristica. Gli
angeli che assistono alla crocifissione sono gli stessi che vegliano sulla cena nella quale
Gesù si offre come pane e vino, corpo e sangue. Per Guitton la presenza degli angeli è il
segnale che quello che è accaduto una volta è accaduto per sempre ma la sua memoria
continua fino alla fine dei secoli proprio attraverso quella presenza soprannaturale che
raduna la Chiesa e la rende corpo vivo di Cristo.

Stampa:
Finito di stampare nel mese di Agosto 2017.

ISBN: 978-88-6146-081-2
Presentazione
Nel luglio 2009 mons. Luciano Monari consegnava alla Chiesa
bresciana la Lettera pastorale “Un solo pane, un unico corpo. L’Euca-
ristia nella vita della comunità cristiana”.
Nei primi passaggi della lettera scrive così: “Entriamo dunque
in chiesa e viviamo insieme con tutti gli altri il momento dell’Eucari-
stia, cioè di ringraziamento. Al centro della celebrazione c’è l’anàfora,
la grande Preghiera eucaristica che sta al centro della Messa”. Poi pro-
segue: «“È veramente cosa buona e giusta rendere grazie in ogni tem-
po e in ogni luogo...”. Comincia così una grande preghiera in diverse
strofe che sfocia in una dossologia, cioè in una preghiera di lode che
proclama la gloria di Dio e di Dio solo».
Il Vescovo ha voluto che in quest’Anno pastorale l’itinerario di
spiritualità per i Presbiteri, scandito dai ritiri mensili, sia guidato da
alcune importanti sottolineature che, tratte dalle Preghiere eucaristi-
che quotidianamente celebrate, aiutino a riconoscere come esse siano
la fonte e la sintesi della nostra vita come ministri che hanno consa-
crato la loro vita a Dio in Cristo Gesù e che hanno come loro centro
vivificante e propulsore l’Eucaristia. L’identità del prete è eucaristica,
chiamato a lasciarsi plasmare da quel dono inestimabile che è la vita di
Cristo offerta per la nostra salvezza, che dà senso al nostro ministero a
partire dalla sua celebrazione, affinché rifluisca nel vissuto quotidiano
come annuncio dell’Amore di Dio che vuole fare di tutti noi un solo
Corpo nutriti dell’unico Pane.
Questo si unisce all’invito forte affinché l’Eucaristia sia ben ce-
lebrata, secondo una vera e propria arte. Ancora il vescovo Luciano

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scrive: “Ne deriva che il primo impegno pastorale è la cura per una ce-
lebrazione degna dell’Eucaristia domenicale. Qui la comunità cristiana
viene convocata dal Signore, ascolta la sua Parola, fa memoria di Gesù
e della sua Pasqua, partecipa alla mensa del corpo e del sangue del Si-
gnore, viene plasmata dallo Spirito Santo ed edificata come un solo
corpo in Cristo”. E più oltre dice: “Sulla preghiera eucaristica l’unica
cosa che mi sento di dire è che venga pronunciata consapevolmente,
sapendo cioè e credendo quello che si dice, e in maniera che possa
essere capita e seguita dall’assemblea. È un’unica grande preghiera,
ma è articolata in diverse strofe e bisogna che lo stacco tra una strofa
e l’altra sia percepito. La narrazione-memoria della cena è accompa-
gnata dall’elevazione. In realtà si tratta di una “ostensione” che vuole
mostrare all’assemblea il pane e il vino “eucaristizzati”. E infine: “Non
ho dubbi: una Messa celebrata bene e partecipata suscita un impegno
personale di preghiera e di vita; una Messa celebrata male e ascoltata
passivamente prepara solo un abbandono quando la forza dell’abitu-
dine non riuscirà più a contrastare la pigrizia, la noia, l’attrazione di
esperienze diverse”. Ciò vale in maniera particolare per la Preghiera
eucaristica, che rischiamo di indebolire per la superficialità con cui
talvolta l’accostiamo, la meditiamo, la “recitiamo”.
Vivere questo itinerario è l’occasione per ricuperare la freschez-
za, la centralità decisiva della Preghiera eucaristica non solo nell’atto
celebrativo, ma in tutta la vita della comunità, ricentrandoci sul mi-
stero di Amore che ci è dato di vivere e nel quale ci è dato di inserirci
sempre di più, affinché, nutriti di Cristo, annunciamo Lui, Via Verità
e Vita.
don Roberto Sottini

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Date e temi dei ritiri

2017
11-12 OTTOBRE
Memento Domine omnium circumstantium (Canone Romano)
(1Pt 2,4-10; Sal 122)

8-9 NOVEMBRE
Offrendosi liberamente alla sua passione (Preghiera Eucaristica II)
(Eb 10,1-10; Sal 39)

13-14 DICEMBRE
Continui a radunare attorno a te un popolo (Preghiera Eucaristica III)
(Is 56,1-7; Sal 65)

2018
10-11 GENNAIO
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore (Preghiera Eucaristica IV)
(Prov 8,22-31; Sal 136)

7-8 FEBBRAIO
A noi offri un tempo di riconciliazione
(Preghiera Eucaristica della Riconciliazione I)
(Ger 31,31-34; Sal 130)

7-8 MARZO
Egli è la Parola che ci salva (Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II)
(1Gv 1,1-4; Sal 18)

9-10 MAGGIO
Il Cristo è la via che ci guida a te (Preghiera Eucaristica V/B)
(Atti 9,1-22; Sal 118,1-8)

6-7 GIUGNO
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa (Preghiera Eucaristica V/D)
(Atti 10,24-43; Is 60,1-6)

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Jean Guitton, Gli angeli contemplanti la cena, 1970
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

OTTOBRE

Memento Domine omnium circumstantium


(Canone Romano)
(1Pt 2,4-10; Sal 122)

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Memento Domine omnium circumstantium


Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e pre-
ziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edi-
ficio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2,4-6).

Meménto, Dómine, famulórum,


famularúmque tuárum (N. et N.)
et ómnium circumstántium, quorum
tibi fides cógnita est, et nota devótio,
pro quibus tibi offérimus
vel qui tibi ófferunt:
hoc sacrifícium láudis, pro se, suisque ómnibus:
pro redemptióne animárum suárum, pro spe salútis,
et incolumitátis suæ: tibíque reddunt
vota sua aeterno Deo, vivo et vero.

Ricordati di tutti i presenti,


dei quali conosci la fede e la devozione:
per loro ti offriamo e anch’essi
ti offrono questo sacrificio di lode,
e innalzano la preghiera a te,
Dio eterno, vivo e vero,
per ottenere a sé e ai loro cari
redenzione, sicurezza di vita e salute.

La composizione del canone Romano presenta due momen-


ti nei quali si fa riferimento ai vivi: in primis l’intercessione per la
Chiesa e i suoi ministri, quindi l’intercessione per i fedeli, tra di essi
in modo specifico i presenti al sacrificio eucaristico: “Ricordati Si-
gnore di tutti coloro che sono radunati intorno”. Circumstantium
indica posizione e postura: essere radunati di fronte a Dio. Essi ven-
gono detti circumstantes. Nel primo millennio lo stare in piedi era

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OTTOBRE

la posizione generale (…). Il primo modo riguarda la disposizione


spirituale generale: la loro fede e la loro pia dedizione. L’altro riguar-
da l’atto che compiono in quel momento: offrono questo sacrificio
come tributo di lode. (…). Essi non vi assistono come pigri spet-
tatori e tanto meno come profani, ma sono tutti insieme partecipi
dell’azione sacra che compiamo al cospetto di Dio» (Jungmann, Mis-
sarum Sollemnia, 1955, vol. 2, p. 129). Quindi celebrare è anzitut-
to offrire. Stare in piedi è la postura di chi è vivo. Ora, questa
postura, nella celebrazione del memoriale del mistero pasquale
sta a significare la fede di chi nel Battesimo, morto al peccato, è
stato sepolto con Cristo, e con Lui, ormai, partecipa della resur-
rezione: è vivo, sta in piedi, e celebra nell’Eucaristia la resurre-
zione del suo Signore. Il “come” stare alla presenza del Signore nella
liturgia è una preoccupazione espressa anche nel documento fonda-
mentale della riforma conciliare: si tratta della partecipazione attiva:
«Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano
come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che,
comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino
all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; (…) offren-
do la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdo-
te, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in
giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell’unità con
Dio e tra di loro di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti» (SC
48). Allo scopo di evitare una lettura distorta della partecipazione
attiva dei fedeli, o annullarla completamente, ricordiamo che questa
è intimamente connessa al sacerdozio comune. Un’autentica epifania
della Chiesa non può prescindere dalla partecipazione attiva di tut-
to il popolo di Dio alla celebrazione. Essa riguarda tutta l’assemblea
celebrante, in primis colui che presiede. Occorre, forse, re-imparare
l’ars celebrandi. L’actuosa participatio corre il rischio di essere ridotta
alla ricerca delle molte cose da far fare ai fedeli, mentre essa è, prima
di tutto, una disposizione interiore del cuore ad accogliere il miste-

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Memento Domine omnium circumstantium

ro di grazia, disposizione che successivamente si traduce nel canto,


nelle risposte, nelle acclamazioni. Il fine e il senso della celebrazione
del mistero di Cristo e della Chiesa sbiadiscono nelle unilateralità sia
clerocentriche che assemblearistiche. Quanto si compie nell’azione
liturgica è un dono di Dio che chiede la nostra risposta, non il risul-
tato delle nostre iniziative. Questa è la ragione per la quale si chiama
Eucaristia: rendimento di grazie a Dio per il dono del Figlio. D’altro
canto l’affermazione “la liturgia non si spiega ma deve parlare da sé”,
non significa che uno non debba sapere cosa “accade” nella liturgia
e non debba conoscere il senso dei vari momenti, significati, gesti,
simboli. La partecipazione attiva è epifania dell’atteggiamento inte-
riore di colui che si sente di Cristo.
Il “memento omnium” ci conduce a quel principio per il quale
l’Ecclesia, cioè quel corpo organicamente strutturato che è la Chiesa,
è soggetto delle azioni liturgiche e, soprattutto, dell’offerta eucaristi-
ca: i fedeli vivono nell’unità della Chiesa e sono membra del Corpo
di Cristo. Il sacerdote non prega solo per quelli che hanno lasciato
le loro occupazioni per essere presenti al sacrificio, con fede e devo-
zione. Certamente in coloro che sono convenuti si legge il senso e la
vocazione della Chiesa: popolo convocato alla presenza del Signore.
All’origine l’iniziativa è di Dio: secondo la Bibbia Dio chiama l’uo-
mo all’esistenza e all’incontro con Lui. Intorno all’altare le persone
terminano di essere singoli e diventano convocazione, hanno rispo-
sto impegnando la loro libertà e, donandola in obbedienza a Colui che
chiama, diventano comunità credente e celebrante: “congregavit nos
in unum Christi amor”. Non è l’iniziativa umana che favorisce l’esse-
re uno ma la Parola del Signore e la sua reale Presenza nel memoriale
eucaristico. Il sacerdote non deve fare dell’Eucaristia una proprietà
privata di cui disporre, rendendola un mezzo per un fine diverso
dalla lode. Una delle difficoltà presenti oggi nelle celebrazioni è una
certa disinvoltura interpretativa con la quale si celebra. Non mi sono
note particolari parole di censura o di scomunica nei documenti del

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OTTOBRE

Concilio Vaticano II verso i sacerdoti o i fedeli in materia di dottri-


na o di morale. Però c’è un preciso avvertimento contenuto proprio
nella Sacrosanctum Concilium: «Regolare la sacra liturgia compete uni-
camente all’autorità della Chiesa… Di conseguenza assolutamente nes-
sun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere
o mutare alcunché in materia liturgica» (22). La liturgia è la fede ce-
lebrata della Chiesa. Sacerdoti e fedeli sono intorno all’altare con un
cuor solo e un’anima sola, nell’ascolto dell’unica Parola e nella con-
divisione dell’unico Pane, in comunione con tutta la santa Chiesa.

Per la preparazione personale


In un tempo di spiccato settarismo, di interessi di parte, di mor-
tificata solidarietà, è salutare e ossigenante respirare aria universali-
stica, spalancare le finestre e lasciar entrare il sole che il buon Dio fa
sorgere su tutti, buoni e meno buoni. La liturgia educa a questo e la
celebrazione eucaristica ne è un momento privilegiato. Incontrarsi con
Cristo, confrontarsi con la sua Parola, cibarsi di Lui, favorisce l’abbat-
timento di muri e stimola la costruzione di ponti.
Nutrirsi di Lui significa creare una comunione che è intimità
profonda, partecipazione alla sua vita e alla sua missione. Il testo del-
la Prima Lettera di Pietro, citando il Salmo, introduce un’immagine,
presa dal mondo dell’edilizia. Cristo è la pietra viva, il fondamento
che sta alla base della Chiesa. E noi siamo pietre altrettanto vive che
contribuiamo a costruire questo edificio spirituale. Spirituale, più che
opporsi a materiale, fa riferimento a “Spirito”, lo Spirito di Cristo che,
come è legame di amore tra il Padre e il Figlio, così è principio della
nostra comunione con Dio e tra di noi.
I cristiani costituiscono un sacerdozio santo, sono essi stessi
sacerdoti, in quanto legati a Cristo che è il sommo ed eterno sacer-

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Memento Domine omnium circumstantium

dote, come ampiamente documentato dalla Lettera agli Ebrei. La


parola sacerdote viene da “sacro” e manifesta il suo intimo legame
con Dio, il Santo per eccellenza. Tutto ciò che entra in contatto con
Lui, assume questa sacralità: il tempio, il popolo, la terra… Possia-
mo prendere un altro termine, sinonimo di sacerdote, ma più espres-
sivo nella sua etimologia: pontefice. Se scomponiamo la parola di
origine latina, otteniamo pontem + facio cioè “faccio da ponte” che
indica bene una delle principali funzioni assegnate a questa persona.
Cristo è il pontefice per eccellenza, il sacerdote, il mediatore, come
ben precisato da Paolo: “Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche
il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1Tm 2,5).
In quanto vero Dio e vero uomo, può collegare i due mondi, quello
umano e quello divino, essere il ponte sicuro che permette il passag-
gio dell’umanità nel mondo divino.
I cristiani, in quanto legati intimamente a Cristo, partecipano
del suo sacerdozio, diventando anch’essi mediatori o pontefici, colle-
gando il mondo terreno con il mondo di Dio. Qui la spiritualità lai-
cale rifulge in tutta la sua bellezza e in tutto il suo valore. L’idea del
sacerdozio comune dei fedeli, ben radicata in questo testo biblico, sarà
ripresa e ampiamente illustrata dal Concilio Vaticano II.
L’immagine di Cristo come pietra viva è poi illustrata con due
citazioni bibliche, la prima di Is 28,16 e l’altra del Sal 118,22. Pie-
tra fondamentale, la chiama il profeta, a cui fa eco il salmista che ag-
giunge il particolare che quella pietra era stata scartata perché appa-
rentemente inutile, e perciò rigettata. L’allusione pasquale è facile da
cogliere: il riconoscimento del vero valore arriva dopo l’umiliazione e
l’abbandono.
Dalla citazione del Salmo deriva una tragica conclusione. La
pietra scartata era diventata una pietra di inciampo per alcuni che vi
inciampano perché “non obbediscono alla Parola”. Il rifiuto di Cristo
è il rifiuto della vita. Senza scadere in terrorismo psicologico e lungi
dall’usare toni alla Savonarola, deve essere richiamata con forza questa

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OTTOBRE

triste possibilità del rifiuto. Sant’Agostino direbbe: “Colui che ti ha


creato senza di te, non ti salverà senza di te”. La nostra attiva e amo-
rosa partecipazione non solo è auspicabile, ma pure necessariamente
richiesta.
Lasciato il riferimento negativo della frase precedente, ora il
tono si fa sereno e perfino esaltante, valorizzando il “popolo di Dio”,
felicissima formula che il Concilio Vaticano II adotterà per indicare la
Chiesa. Risuonano espressioni cariche di luminosità come “stirpe elet-
ta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato”.
La novità è, tra l’altro, espressa come duplice passaggio: dalle tenebre
alla luce e dalla non-misericordia alla misericordia. Quest’ultimo tema
richiama il recente Anno Santo straordinario.
“Tutti insieme, appassionatamente” era il titolo di un vecchio
film. Potrebbe essere una accomodata traduzione di Memento, Domi-
ne, omnium circumstantium.

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Il cammino dei ritiri spirituali di quest’anno è ritmato dal mes-
saggio che proviene dalle preghiere eucaristiche che quotidianamente
ci coinvolgono nella Celebrazione eucaristica.
Invochiamo lo Spirito perché nelle due epiclesi sul pane e sul
vino e sulla comunità celebrante «ci riunisca in un solo corpo».

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Memento Domine omnium circumstantium

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
VENI CREATOR SPIRITUS (AA, 251)

Veni, creátor Spíritus,


mentes tuórum visíta,
imple supérna gratía
quæ Tu creásti péctora.

Qui díceris Paráclitus,


Donum Dei altíssimi,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.

Tu septifórmis múnere,
dextræ Dei Tu dígitus,
Tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.

Accénde lumen sénsibus;


infúnde amórem córdibus;
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.

Hostem repéllas lóngius,


pacémque dones prótinus:
ductóre sic Te prævio
vitémus omne nóxium.

Per Te sciámus da Patrem,


noscámus atque Fílium,
Te utriúsque Spíritum
credámus omni témpore. Amen.

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OTTOBRE

Saluto
Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Fratelli, eletti secondo la prescienza di Dio Padre mediante la


santificazione dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo per essere
aspersi nel suo sangue, grazia e pace in abbondanza a tutti voi
(MRI, p. 294).
Ass.: E con il tuo spirito.

Salmo preparatorio 122


Non può vacillare una comunità fondata sulla fede in Dio, in cui i componenti si
sentono figli di Dio e fratelli tra di loro.

Rit.: Venite al Signore con canti di gioia.

Quale gioia, quando mi dissero:


«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i seggi del giudizio,


i seggi della casa di Davide.

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Memento Domine omnium circumstantium

Domandate pace per Gerusalemme:


sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.

Per i miei fratelli e i miei amici


io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

Colletta Salmica
Pr.: Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
nel corpo del tuo Figlio risuscitato
hai edificato la nuova Gerusalemme, la Chiesa,
per unirla nell’unità del tuo Spirito
e renderla perfetta nell’amore.
Concedi che tutti i popoli della terra
si uniscano in essa per lodarti
e tutti gli uomini,
sentendosi tuoi figli e fratelli tra di loro,
si stimino e si amino a vicenda
e vivano nella prosperità della tua pace
e nella pienezza dei tuoi beni.
Per Cristo nostro Signore.
Ass.: Amen.

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OTTOBRE

2 - Dio con tutta la mente

Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (2,4-10)


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Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta
e preziosa davanti a Dio, 5quali pietre vive siete costruiti anche voi come
edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spiritua-
li graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. 6Si legge infatti nella Scrittura:
Ecco, io pongo in Sion
una pietra d’angolo, scelta, preziosa,
e chi crede in essa non resterà deluso. 
7
Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono
la pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata pietra d’angolo
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e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A que-
sto erano destinati. 9Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale,
nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere
ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce me-
ravigliosa. 10Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo
di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete
ottenuto misericordia. 

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

Proposta di riflessione

Silenzio

21
Memento Domine omnium circumstantium

3 - Dio con tutta l’anima

Canto di accoglienza dell’Eucaristia

COM’È BELLO (AA, 268)

Rit.: Com’è bello, Signor, stare insieme


ed amarci come ami Tu; qui c’è Dio, alleluia!

La carità è paziente, la carità è benigna,


comprende, non si adira e non dispera mai.

La carità perdona, la carità si adatta,


si dona senza sosta con gioia e umiltà.

La carità è la legge, la carità è la vita,


abbraccia tutto il mondo e in ciel si compirà.

Il pane che mangiamo, il corpo del Signore,


di carità è sorgente e centro di unità.

Adorazione

Silenzio

22
OTTOBRE

Per la preghiera personale


Eucaristia, Epifania di Comunione

Se così è, ed è così, il mistero si irradia davanti a noi, finché


avremo capacità di contemplarlo, in un’epifania di comunione.
Comunione con Cristo, Sacerdote e vittima d’un Sacrificio con-
sumato in modo cruento sulla croce, incruento nella Messa, vertice
della nostra vita religiosa, dove Egli, mediante la sua parola sacramen-
tale, ridotti a semplici segni sensibili il pane ed il vino per convertirne
la sostanza nella sua carne e nel suo sangue, offre se stesso, Agnello
immolato in olocausto, ristabilendo una comunione di grazia fra gli
uomini vivi e defunti, con Dio Padre onnipotente e misericordioso.
Comunione ontologica, teologica, vitale.
Comunione ancora con Cristo, personale, mistica, interiore, co-
munione bipolare della nostra umile e caduca vita umana e mortale con
la Vita stessa di Cristo, ch’è Lui stesso Vita per definizione (Gv 14, 6), e
che ha detto di Sé: «Io sono il Pane della Vita» (Gv 6,35-49.51), così che
risuonano nella nostra profonda coscienza le parole della comunione più
intima, consostanziale: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».
(Paolo VI)
Canto di Benedizione

IL PANE DEL CAMMINO (AA, 153)

Rit.: Il tuo popolo in cammino


cerca in Te la guida.
Sulla strada verso il Regno
sei sostegno col tuo Corpo:
resta sempre con noi, o Signore!

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Memento Domine omnium circumstantium

È il tuo Corpo, Gesù, che ci fa Chiesa,


fratelli sulle strade della vita.
Se il rancore toglie luce all’amicizia,
dal tuo cuore nasce giovane il perdono.

È il tuo Sangue, Gesù, il segno eterno


dell’unico linguaggio dell’amore.
Se il donarsi come Te richiede fede,
nel tuo Spirito sfidiamo l’incertezza.

Intercessioni
Pr.: Il Canone Romano contiene l’intercessione per la Chiesa e i suoi
ministri. Al Signore rivolgiamo la nostra preghiera.
Ass.: Fa’ che il Papa, i Vescovi, i Diaconi e i ministri servano la
comunità come Cristo che ha donato la vita per l’umanità.

Pr.: L’intercessione per i fedeli presenti all’Eucaristia esprime l’ur-


genza di recuperare la dimensione sacerdotale dei laici.
Ass.: Concedi ai Battezzati di sentirsi soggetto della celebrazione
vissuta come azione di Cristo e del popolo di Dio.

Pr.: Celebrare è inscindibilmente legato all’offrire. L’assemblea viva


con profondità di sentimenti questo impegno.
Ass.: Possano i fedeli offrire se stessi così che di giorno in giorno
siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro.

Pr.: Un’autentica epifania della Chiesa non può prescindere dalla


partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio.
Ass.: Riescano i cristiani ad impegnarsi a donare al Signore la loro
libertà per diventare una vera comunità credente e celebrante.

Pr.: Vivano le nostre comunità l’esperienza del sentirsi nel battesimo


morti al peccato e sepolti con Cristo.

24
OTTOBRE

Ass.: Possano giungere all’esperienza fondamentale di celebrare


nell’Eucaristia la risurrezione del Signore.

Padre nostro.

Canto
TANTUM ERGO (AA, 322)

Tantum ergo sacraméntum


venerémur cérnui,
et antìquum documéntum
novo cedat rìtui;
præstet fides suppleméntum
sénsuum deféctui.
Genitòri Genitòque
laus et iubilàtio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedìctio;
procedénti ab utròque
compar sit laudàtio. Amen.

Pr.: Preghiamo (MRI 1019)


O Dio, fonte di ogni comunione,
nessuno ha nulla da dare ai fratelli
se prima non comunica con te;
donaci il tuo Spirito,
vincolo di perfetta unità,
perché ci trasformi nell’umanità nuova
libera e unita nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.

Ass.: Amen.

25
Memento Domine omnium circumstantium

Benedizione
Acclamazioni pp. 162-163

Canto di reposizione

TU FONTE VIVA (AA, 253)

Tu fonte viva: chi ha sete, beva!


Fratello buono, che rinfranchi il passo;
nessuno è solo se Tu lo sorreggi,
grande Signore!

Tu, pane vivo: chi ha fame, venga!


Se Tu lo accogli, entrerà nel Regno:
sei Tu la luce per l’eterna festa,
grande Signore!

Tu segno vivo: chi Ti cerca, veda!


Una dimora troverà con gioia:
dentro l’aspetti, Tu sarai l’amico,
grande Signore!

26
OTTOBRE

4 – Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione

I “circostanti” (che sono intorno) diventano nella traduzione “i


presenti”. Cambiano le parole, non cambia la sostanza.
“Noi tuoi ministri e il tuo popolo santo” abbiamo ricevuto in-
sieme lo stesso invito, insieme l’abbiamo accolto e insieme “offriamo
alla tua maestà divina, tra i doni che ci hai dato, la vittima pura, santa
e immacolata”.
Noi ministri, insieme ai presenti formiamo un solo “noi”, con
ruoli diversi.
“Noi tuoi ministri” sembriamo distinguerci dagli altri presenti sol-
tanto quando ci battiamo il petto e ci riconosciamo peccatori. E ai “cir-
costanti” possiamo dare solo quello che noi stessi riceviamo dalla nostra
unione con Cristo, come ci ricorda la preghiera proposta in questo ritiro:
“Nessuno ha nulla da dare ai fratelli se prima non comunica con
te, Padre” (Dal Messale).

Come possiamo vivere e far vivere ai “presenti”, celebrando


la Messa, il grande messaggio della I lettera di Pietro: “Siete stirpe
eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acqui-
stato perché proclami le opere ammirevoli di lui”?

Risonanze e condivisione

Conclusione

27
Memento Domine omnium circumstantium

Antifona Mariana

SALVE REGINA (AA,308)

Salve, Regína, mater misericórdiæ;


vita, dulcédo et spes nostra, salve.

Ad te clamámus, éxsules filii Evæ.


Ad te suspirámus, geméntes et flentes
in hac lacrimárum valle.

Eia ergo, Advocáta nostra,


illos tuos misericórdes óculos
ad nos convérte.

Et Jesum, benedíctum
fructum ventris tui, nobis
post hoc exsílium osténde.

O clemens, o pia,
o dulcis Virgo Maria.

28
Jean Guitton, Expiratum, 1971
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

NOVEMBRE

Offrendosi liberamente alla sua passione


(Preghiera Eucaristica II)
(Eb 10,1-10; Sal 40)

29
Offrendosi liberamente alla sua passione

«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non
lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma
la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che
mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo
risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che
chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò
nell’ultimo giorno» (Gv 6,37-40).

È veramente cosa buona e giusta,


nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Padre santo,
per Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figlio.
Egli è la tua Parola vivente,
per mezzo di lui hai creato tutte le cose,
e lo hai mandato a noi salvatore e redentore,
fatto uomo per opera dello Spirito Santo
e nato dalla Vergine Maria.
Per compiere la tua volontà
e acquistarti un popolo santo,
egli stese le braccia sulla croce,
morendo distrusse la morte
e proclamò la risurrezione.
Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo a una sola voce la tua gloria: Santo…

Il titolo che apre il nostro ritiro è preso dal racconto dell’Ul-


tima Cena della Preghiera eucaristica II. La II Preghiera eucaristica
è davvero la più antica presente nel nostro Messale (III sec.), poiché
deriva dalla Traditio Apostolica attribuita a Ippolito, sacerdote roma-
no, quando la Chiesa celebrava ancora in greco (tradizione greco-

30
NOVEMBRE

romana). Fortemente cristocentrica, è la più usata. La sua antichità


la colloca nel periodo della Chiesa indivisa e può costituire un inte-
ressante spunto per il dialogo ecumenico. L’attuale traduzione per
l’epiclesi si discosta dal testo latino derivato da Ippolito: “Santifica
questi doni con l’effusione del tuo Spirito - Haec ergo dona, quaesu-
mus, Spiritus tui rore sanctifica”. L’immagine della rugiada per signi-
ficare lo Spirito Santo era piuttosto suggestiva e facilmente collega-
bile a Isaia 55 in cui “l’ipostasi” tra la Parola di Dio e la neve/acqua,
afferma l’efficacia sicura della Parola che come l’acqua non torna alla
sua origine senza aver prodotto l’effetto per cui è mandata. Cirillo
di Gerusalemme (Catech. 16, sullo Spirito Santo 1,11-12.16; PG
33,931-935.939-942) riprende l’immagine dell’acqua per lo Spiri-
to Santo e nel commento a Gv 4, sottolinea ai neofiti la forza dello
Spirito ma anche il rispetto che ha dell’unicità di ciascun battezzato.
Non solo la Scrittura è performante ma anche la liturgia, ambedue
abitate dallo Spirito Santo.
Il rendimento di grazie, che ha come oggetto la memoria
dell’opera di Cristo, è perciò strettamente cristologico. L’assemblea
celebra l’opera di Cristo chiamato “dilettissimo Figlio” del Padre,
definizione ispirata alla figura del Servo di Isaia (42,1-4) cui hanno
attinto sia gli evangelisti, per la teofania battesimale (Mt 3,17), sia
Paolo in Col 1,13 che esalta l’opera divina, mediante la quale sia-
mo trasferiti nel regno di Cristo, “Figlio diletto” del Padre. Dopo la
memoria dell’incarnazione l’attenzione è portata sulla Pasqua, che è
l’evento nel quale il Figlio diletto compie la volontà di salvezza del
Padre di acquistargli un popolo santo: “Stese le braccia sulla croce”.
Le conseguenze soteriologiche sono la distruzione della morte e la
proclamazione della resurrezione. Il mistero pasquale è unico e indi-
visibile sebbene costituito da momenti diversi. La volontà del Padre,
realizzata in Cristo, di acquistarsi un popolo santo suscita la lode di
tale popolo che si unisce alle schiere angeliche per cantarne la gloria,
la misericordia.

31
Offrendosi liberamente alla sua passione

Nel successivo racconto dell’istituzione, Egli, il Cristo, si of-


fre liberamente alla sua passione. L’avverbio vuole sottolineare che
Gesù volontariamente si è consegnato alla passione. Il riferimento a
Eb 10,5-10, appare chiaro: “Ecco, io vengo a fare, o Dio, la tua volon-
tà”. Il racconto dell’istituzione che si apre con la volontà di Cristo col-
lega la croce con la cena, l’evento con il suo momento sacramentale.
Così, coloro che partecipano alla celebrazione sacramentale, ricevono
la medesima grazia di salvezza causata dal mistero pasquale originario,
sono raggiunti dagli effetti di quella obbedienza filiale. Obbedendo
all’invito del Signore a reiterare la celebrazione in sua memoria, anche
noi siamo immessi nella stessa volontà di dono che guidò Gesù nella
sua obbedienza. Il fare “questo” in sua memoria comporta necessaria-
mente il nostro coinvolgimento nella sua esperienza di amore oblati-
vo: la memoria della volontà di salvezza del Padre che si compie nella
libera volontà del Figlio, mediante l’azione liturgica. Quanto noi ce-
lebriamo, attuandolo, ci rende contemporanei alla Pasqua del Signore
che ci ha salvati.
L’avverbio: “liberamente/volontariamente” ci pone nella pro-
spettiva di Cristo di fronte alla sua passione e lo rivela Signore della
situazione non succube di essa, consapevole della necessità di opporre
il dono della sua vita alla volontà di morte dei nemici, di trasformare
l’ingiustizia in giustificazione mediante il perdono. Quando celebria-
mo il memoriale del Signore Gesù s’incontrano e interagiscono tre
volontà, tre libertà: quella del Padre, del Figlio e la nostra. Non si dà
salvezza senza che qualcuno generosamente/liberamente la offra, che
un altro volontariamente indichi, con parole e opere, come acquisirla,
e un terzo che onestamente e umilmente si renda conto di averne bi-
sogno e apra così il suo cuore ad accoglierla.
Nella preghiera del Padre nostro chiediamo che sia fatta la vo-
lontà del Padre. In ogni tempo, oggi in particolare, fare la volontà di
Dio sembra essere una resa insensata. L’ignoranza delle Scritture, con
l’imporsi inarrestabile dell’autoreferenzialità, relega questa locuzione

32
NOVEMBRE

a sigillo di rassegnazione all’ineluttabile, alle disgrazie... Perché la vo-


lontà di Dio si applica solo alle pene della vita? Non esiste forse la vo-
lontà buona di Dio? La volontà divina che è all’origine della creazione
e della redenzione sollecita la volontà umana, non per sostituirla ma
per perfezionarla. L’unica perfezione è l’amore.

Per la preparazione personale


All’inefficacia dei sacrifici antichi l’Autore della Lettera agli
Ebrei oppone il valore dell’offerta sacrificale di Cristo. Siamo riman-
dati alla sua passione e al determinante significato che essa ricopre.
Lo vediamo già dalla statistica: in Marco occupa un sesto di tutto il
Vangelo. Con un po’ di enfasi, un autore tedesco, M. Kaeler, scrisse
che il Vangelo è il racconto della passione con una lunga introduzione.
La passione non è la storia di un condannato a morte, ma il cam-
mino della manifestazione messianica di Gesù, l’epifania della sua gloria.
Per liberare l’uomo dal potere della morte dovuta al peccato,
Gesù ha voluto far sua la condizione mortale di ogni uomo. La sua
morte non è stata un caso, né una tragica fatalità. Ha supplicato il Pa-
dre che lo poteva preservare, ha infine accettato questo calice amaro
con un gesto supremo di amore infinito. In lui prende corpo la figu-
ra del Servo sofferente annunciato da Isaia. Soffre, ma senza colpa,
muore, ma non per un castigo. Morendo dimostra la sua solidarietà
con tutti gli uomini. La sua morte non è situazione definitiva e di fat-
to risulterà feconda come il granellino di frumento gettato nel solco.

Il mistero della sofferenza

Nella Bibbia troviamo un concerto di grida che si eleva a Dio


per chiedere un suo intervento per il singolo o per la comunità, afflitti

33
Offrendosi liberamente alla sua passione

da tanti mali come la fame, la sete, l’incertezza del domani, la mor-


te. La sofferenza ripugna alla sensibilità umana, segno che vocazio-
ne dell’uomo è la felicità. Si guarda con fiducia al tempo del Messia,
quando tutti i mali saranno eliminati.
Le religioni vicine a Israele attribuivano il dolore degli uomini
ai capricci delle divinità. Che cosa poteva dire Israele che conosceva
un Dio buono e liberatore, un Dio che si era autodefinito JHWH,
“colui che vive” per eccellenza? I profeti pongono in relazione Dio e la
sofferenza, come fa Isaia 45,7 che afferma: «Io formo la luce e creo le
tenebre, faccio il bene e provoco il male». Questo pensiero nasce dal
fatto che per l’ebreo tutto proveniva da Dio. Però si sapeva che alcu-
ne infermità sono dovute alla vecchiaia (cf Gn 27,1) e che il peccato
causa sventura (cf Pro 13,8). Ciononostante la sofferenza resta uno
scandalo, non si riesce a conciliarla con Dio e l’empio trae le sue con-
clusioni: «Dio non esiste» (Sal 10,5).
Provati dal dolore, ma sostenuti dalla loro fede, i profeti e i sa-
pienti entrano progressivamente nel mistero (cf Sal 73,17). Scoprono
il valore purificatore del dolore, simile a quello del fuoco che libera il
metallo dalle sue scorie (cf Ger 9,6); scoprono il suo valore educativo,
simile alla correzione paterna (cf Dt 8,5) che è dura, eppure benefica.
Imparano a leggere nel dolore un piano di Dio che li supera, come
Giobbe che, dopo la sua triste esperienza, arriva a conoscere Dio in
modo nuovo (cf Gb 42,1-6). Sarà il Servo di JHWH presentato da Is
53 che toccherà il vertice dell’Antico Testamento: la sua non si pre-
senta come la sofferenza di un maledetto, bensì come la sofferenza di
uno che espia il peccato degli altri. Qui s’incrocia il mistero del Dio
buono e la realtà dell’uomo che soffre. Bisognerà attendere il Nuovo
Testamento prima che un po’ di luce venga a rischiarare questo enig-
ma. Gesù durante la sua vita cerca di asciugare molte lacrime di gente
sofferente che incontra sul suo cammino. A molti malati restituisce la
salute, a molti bisognosi offre il necessario, ad altri ancora concede il
perdono. Egli precisa che non esiste nesso meccanico e diretto tra la

34
NOVEMBRE

malattia e il peccato (cf Gv 9,3). Tuttavia non si impegna a eliminare


totalmente la sofferenza. Anzi, cosa inaudita, la presenta come una be-
atitudine: «Beati gli afflitti», «beati i perseguitati» (Mt 5,4.10).
Gesù non rifugge dalle diverse manifestazioni del dolore e soffre
in più occasioni: per l’incredulità della folla, per il rifiuto degli uomini
che non l’hanno accolto, piange davanti a Gerusalemme. Ma è la pas-
sione a concentrare tutta la sofferenza umana possibile, dal tradimento
di Giuda al rinnegamento di Pietro, passando attraverso l’isolamento
e l’abbandono totale.
La sua però non è sofferenza rassegnata, quasi un ineluttabile
destino. No, c’è qualcosa di radicalmente diverso, perché la sua è una
sofferenza ricercata, accettata e valorizzata. Gesù poteva sottrarsi a una
fine tanto crudele, poteva scegliersi una morte “più dignitosa”. Non
l’ha fatto. Prima di tutto, perché ha voluto solidarizzare con tutti gli
uomini, specialmente quelli che subiscono una morte atroce, ingiusta
e disumana. Anche in morte è stato fedele al suo programma di essere
dalla parte degli ultimi, quelli che non contano. In secondo luogo, ha
voluto insegnare che dalla sofferenza più umiliante e dalla morte più
ignominiosa può scaturire la vita. È la forte carica di amore, è l’ac-
cettazione della volontà del Padre a rendere questo dolore carico di
significato.
Con Cristo s’inaugura un’umanità nuova. Dopo la sua morte
non è più concessa la scelta tra il dolore e la felicità, ma tra il dolore
senza senso e senza compenso e la felicità raggiunta attraverso il dolo-
re; non tra la morte e la vita senza morte, ma tra la morte senza vita di
gloria e la gloria nella quale la morte è diventata premessa indispensa-
bile di vita eterna. Gesù non fu esaudito con l’aggiramento della col-
lina del Calvario e la liberazione dalla croce, ma con l’ascesa al trono,
dopo la passione, nel cielo, dove non si muore.
La vita vince la morte. È celebrato il mistero pasquale, cuore e
sostanza di ogni annuncio cristiano.

35
Offrendosi liberamente alla sua passione

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Oggi ci incontriamo con la più antica preghiera eucaristica del
Messale. Ippolito in questa preghiera usava l’immagine della rugiada
attribuita allo Spirito. Invochiamolo perché entri in noi come fre-
schezza eterna.

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
TU SEI COME ROCCIA (AA, 255)

Tu sei come roccia di fedeltà:


se noi vacilliamo, ci sosterrai,
perché Tu saldezza sarai per noi.
Certo non cadrà questa tenace rupe!

Tu sei come fuoco di carità:


se noi siamo spenti, c’infiammerai,
perché Tu fervore sarai per noi.
Ecco: arderà nuova l’inerte vita!

Tu sei come lampo di verità:


se noi non vediamo, ci guarirai,
perché Tu visione sarai per noi.
Di Te la città splende sull’alto monte!

36
NOVEMBRE

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Lo Spirito del Signore, che con la sua Parola feconda la storia
dell’uomo rendendola storia di salvezza, sia con tutti voi.
Ass.: E con il tuo spirito.

Salmo preparatorio 40
Rendiamo grazie a Dio perché il suo Figlio, facendosi uomo, ha portato la salvezza
a tutti gli uomini.

Rit.: Mia luce e mia salvezza è il Signor! Alleluia!

Ho sperato: ho sperato nel Signore


ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto dalla fossa della morte,


dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,


lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

37
Offrendosi liberamente alla sua passione

Sacrificio e offerta non gradisci,


gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.

Allora ho detto: «Ecco, io vengo.


Sul rotolo del libro di me è scritto,
che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore».

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
Signore Gesù, medico dei corpi e delle anime,
tu hai guarito i malati, hai perdonato i peccatori,
hai amato i tuoi nemici e hai detto:
“Beati quelli che hanno compassione degli altri:
Dio avrà compassione di loro”.
Insegnaci ad avere cura dei deboli e ad aiutare il nostro prossimo,
perché anche tu abbia compassione di noi,
ci sostenga e ci sollevi nel giorno del giudizio.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Ass.: Amen.

38
NOVEMBRE

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dalla lettera agli Ebrei (10, 1-10)


1
La Legge infatti, poiché possiede soltanto un’ombra dei beni
futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condur-
re alla perfezione per mezzo di sacrifici - sempre uguali, che si conti-
nuano a offrire di anno in anno - coloro che si accostano a Dio. 2Al-
trimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli
offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna co-
scienza dei peccati? 3Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno
il ricordo dei peccati. 4È impossibile infatti che il sangue di tori e di
capri elimini i peccati. 5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:

Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,


un corpo invece mi hai preparato.
6
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
7
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà”. 

8
Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici
né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono of-
ferte secondo la Legge, 9soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà.
Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. 10Me-
diante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del
corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

39
Offrendosi liberamente alla sua passione

Proposta di riflessione

Silenzio

3 - Dio con tutta l’anima

Canto di accoglienza dell’Eucaristia


HAI DATO UN CIBO (AA, 149)

Hai dato un cibo a noi, Signore,


germe vivente di bontà.
Nel tuo Vangelo, o buon Pastore,
sei stato guida e verità.

Grazie diciamo a Te, Gesù!


Resta con noi, non ci lasciare;
sei vero amico solo Tu!

Alla tua mensa accorsi siamo


pieni di fede nel mister.
O Trinità, noi T’invochiamo:
Cristo sia pace al mondo inter.

Adorazione

Silenzio

40
NOVEMBRE

Per la preghiera personale

Eucaristia, Comunione Sociale e universale


Comunione d’ineffabile efficacia sociale, principio cioè vali-
do per cementare nell’unità soprannaturale ma altresì ecclesiale e
comunitaria del Corpo mistico di Cristo quanti del pane eucaristico
si alimentano. Lo insegna ancora san Paolo: “Il calice della benedi-
zione che noi consacriamo, non è forse comunione con il sangue
di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con
il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi, pur essendo mol-
ti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”
(1Cor 10,16-17).
Comunione allora nello spazio della terra e nella dimensione
dell’umanità credente e partecipante al divino banchetto, dovunque
sia regolarmente celebrato: tutti vi sono invitati dal Signore stesso:
compelle intrare, spingili ad entrare! C’insegna la parabola evangelica
(Lc 15,23). Il fatto stesso che Cristo ha reso possibile, mediante il mi-
nistero dei sacerdoti, di moltiplicare questo benedetto pane eucaristi-
co, ch’è Lui stesso, l’Emmanuele, il Dio con noi che accompagna gli
uomini per tutti i loro sentieri, e tutti chiama con voce pentecostale
alla sua unica Chiesa, non rende forse evidente alla più semplice os-
servazione la sua divina intenzione di comunione universale? Ut omnes
unum sint, perché tutti siano una cosa sola! Così pregò Cristo in quella
notte profetica, dopo l’ultima cena.
(Paolo VI)

41
Offrendosi liberamente alla sua passione

Canto di Benedizione
SEI TU SIGNORE IL PANE (AA, 147)

Sei Tu, Signore, il pane


Tu cibo sei per noi.
Risorto a vita nuova,
sei vivo in mezzo a noi.

È Cristo il pane vero,


diviso qui fra noi:
formiamo un solo corpo
e Dio sarà con noi.

Se porti la sua croce,


in Lui tu regnerai.
Se muori unito a Cristo,
con Lui rinascerai.

Verranno i cieli nuovi,


la terra fiorirà.
Vivremo da fratelli:
la Chiesa è carità.

Intercessioni
Pr.: Gesù Cristo, in questa preghiera eucaristica, è inserito nella cre-
azione, nella redenzione e nella santificazione. Invochiamolo
per tutti noi.
Ass.: Rendici capaci di vivere la storia della salvezza come dono
divino all’umanità.

42
NOVEMBRE

Pr.: Il Signore è Parola vivente celebrata come dono e come impe-


gno.
Ass.: Possiamo portare nel groviglio dei fatti umani la liberazione
offertaci dalla Parola che salva.

Pr.: La celebrazione del mistero pasquale è vista come compimento


della volontà divina.
Ass.: Ci sia dato nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia di
accogliere, vivere ed annunciare questo evento di grazia.

Pr.: Cristo si è offerto liberamente alla sua passione confermando di


essersi incarnato per fare la volontà del Padre.
Ass. Possiamo ogni giorno trovare nell’adesione alla volontà del
Padre la nostra pace e la nostra gioia.

Pr.: Spesso il pensare comune sembra affermare che la fedeltà alla


volontà di Dio sia antistorico.
Ass.: Ci conceda il Signore di convincerci come la nostra storia di
interessi e di egoismi debba essere sostituita dalla storia della
salvezza.

Padre nostro.

Canto
TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr.: Preghiamo.
O Dio, dalla tua santità fiorisce ogni bene
negli uomini e nelle cose:
rinnova con il dono del tuo Spirito i nostri cuori,

43
Offrendosi liberamente alla sua passione

perché tu sia glorificato in ogni opera,


e tutta la storia del mondo
si disponga alla venuta del tuo Figlio
che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. (MRI 1017)
Ass.: Amen.

Benedizione
Acclamazioni pp. 162-163

Canto di reposizione
CREDO IN TE, SIGNOR (AA, 273)

Credo in Te, Signor, credo in Te:


grande è quaggiù il mister, ma credo in Te.

Luce soave, gioia perfetta sei,


credo in Te, Signor, credo in Te.

Spero in Te, Signor, spero in Te:


debole sono ognor, ma spero in Te.

Amo Te, Signor, amo Te:


o crocifisso Amor, amo Te.

44
NOVEMBRE

4 – Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione

Nella sua concisione la II Preghiera Eucaristica ci ricorda come


in Cristo Morte e Risurrezione sono così strettamente unite da for-
mare l’unico grande mistero della nostra salvezza: il mistero Pasquale.
Sappiamo annunciare la vita nuova di risorti senza mettere
in ombra la Croce e viceversa?
Noi chiediamo al Padre due volte lo Spirito Santo: “Santifica
questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il
corpo e il sangue di Gesù”; “Per la comunione al corpo e al sangue di
Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo”.
La prima è sempre esaudita grazie al Sacramento. La secon-
da dipende molto anche dalla nostra santità.
Come ci prepariamo a questa grande missione?

Risonanze e condivisione

Conclusione

Antifona Mariana

SUB TUUM PRÆSIDIUM (AA, 309)

Sub tuum præsìdium confùgimus,


sancta Dei Génitrix;
nòstras deprecatiònes
ne despìcias in necessitàtibus,
sed a perìculis cunctis libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedìcta.

45
Jean Guitton, Jesus à la céne, 1974
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

DICEMBRE

Continui a radunare intorno a te un popolo


(Preghiera Eucaristica III)
(Is 56,1-7; Sal 65)

47
Continui a radunare attorno a te un popolo

«Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le genti e


in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché
grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti» (Mal 1,11).

«Padre veramente santo,


a te la lode da ogni creatura.
Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore,
nella potenza dello Spirito Santo
fai vivere e santifichi l’universo,
e continui a radunare intorno a te un popolo,
che da un confine all’altro della terra
offra al tuo nome il sacrificio perfetto».

Quest’anafora è stata elaborata dal gruppo incaricato di rifor-


mare il “Rito della Messa”. Costruita attingendo ai progetti del padre
Cipriano Vagaggini, questa Preghiera Eucaristica è stata oggetto di
particolari revisioni da parte di Paolo VI per cui la si può quasi defi-
nire sua.1 Essendo di nuova formulazione la sua peculiarità è nel non
avere alcun prefazio, per cui il celebrante può ricorrere liberamente a
diversi prefazi del Messale Romano coerentemente col tempo liturgico
o con la messa rituale/esequiale che si intende celebrare.
Dio è riconosciuto come giustamente degno di lode, perché in
Gesù Cristo fa vivere e santifica l’universo. Il quadro di lode corale
della Chiesa è trinitario: l’opera continua di creazione e santificazio-
ne del Padre è realizzata dal Figlio e dalla forza operativa dello Spiri-
to. Nel riferimento al profeta Malachia, 1,11, la comunità ecclesiale
scorge se stessa e l’Eucaristia, il più perfetto dei sacrifici. Il testo latino
recita: “oblatio munda offeratur nomini tuo”. Non è senza significato
la citazione di Malachìa che, dalla stirpe profetica, aveva senza dubbio
ereditato l’obbligo “professionale” di richiamare il popolo ad una pu-
1
CATELLA, A., CAVAGNOLI, G., Le preghiere eucaristiche, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo,
p. 65, 1988.

48
DICEMBRE

rezza di coscienza, ad una giustizia effettiva, ad una morale del bene


per evitare schizofrenia o scandalo tra la vita e il culto, tra i sacrifici
offerti a Dio e l’offerta di se stessi. Anche la Chiesa è chiamata alla
continua purificazione di se stessa nel presentarsi davanti al Padre per
offrire il memoriale di Cristo. Ne fa testo Mt 5,21-37 come anche
1Cor 11,17-33. Nelle nostre comunità cristiane è difficile sostenere
che non ci siano divisioni, la storia ci ha resi esperti in questo. Come
è possibile offrire il sacrificio di Cristo sapendo di rancori, invidie, ge-
losie… quando, forse, perfino noi stessi difettiamo di comunione col
vescovo, tra noi e coi fedeli affidatici? Possiamo cominciare un per-
corso di conversione mediante quanto la stessa liturgia eucaristica ci
offre: l’atto penitenziale. La facilità con la quale si entra e si esce dalle
celebrazioni ci fa spesso dimenticare che nella Messa, come negli altri
sacramenti, noi varchiamo la soglia del tempo e del nostro spazio e
siamo accolti da Dio. Il testo della vocazione del profeta Isaia è un pa-
radigma efficace (6,1-8). Il Dio dei nostri padri nella fede è lo stesso
anche per i figli; il rispetto, l’onore, le “mani pure alzate nel sacrificio”
gli sono dovuti sempre, anche da noi. Sebbene il volto del Padre che
ci ha rivelato il Signore sia di misericordia e perdono, a noi non viene
scontato il dovere della giustizia. A Lui la misericordia, a noi la giusti-
zia. «Terribilis est locus iste» / Questo luogo incute rispetto (Gen 28,17).
Questa è la fondamentale ragione dell’atto penitenziale che come por-
tale apre la liturgia eucaristica. L’unico figlio nel quale il Padre si com-
piace è Gesù e solo per Lui, con Lui, e in Lui il Padre accetta l’offerta
di noi stessi che è il culto spirituale cui siamo obbligati.
Un secondo elemento importante riguarda la Chiesa che si rico-
nosce convocata. È Dio infatti che continua a radunare un popolo che
dia gloria al suo nome. La comunità ecclesiale non è un frutto fuori
stagione. Piuttosto essa si riconosce collegata alle antiche comunità del
Primo Testamento nella lode della santità di Dio. I fedeli riuniti in as-
semblea offrono un sacrificio di lode, un inno di ringraziamento per le
opere di Dio ricordate nel prefazio precedente, che continuano tuttavia

49
Continui a radunare attorno a te un popolo

anche nel tempo della Chiesa. Molto opportunamente l’epiclesi che


segue è così collegata a ciò che si è proclamato precedentemente da un
avverbio di tempo: ora (ergo). Il tempo dell’antico popolo di Dio con-
tinua nel tempo della Chiesa e ciò che Dio ha fatto allora, non viene
meno ma continua ora e si propone come futuro. Il Prefazio comune
IV ci ricorda il fine della convocazione cultuale: «Tu non hai bisogno
della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti gra-
zie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci
ottengono la grazia che ci salva, per Cristo nostro Signore». Cosa accade
nell’essere circum adstantes? Troviamo la risposta nella seconda epiclesi
post-consacrazione: «(…) e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue
del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo
in Cristo un solo corpo e un solo spirito». Lo Spirito Santo santifica
non solo i doni ma anche noi. Per entrambi infatti si chiede la trasfor-
mazione. Non sono due trasformazioni svincolate, ma una duplice tra-
sformazione relazionata e interdipendente. La supplica eucaristica non
ha come termine esclusivo la trasformazione del pane e del vino perché
essa è formalmente ordinata anche alla nostra trasformazione in un solo
corpo. Il teologo medievale Tommaso Netter da Walden, morto nel
1430, così si esprimeva in una felice sintesi: «La Chiesa è il corpo misti-
co di Cristo, nel quale i singoli cristiani vengono transustanziati attraverso
l’Eucaristia». Se i doni diventano la presenza reale del Signore nella sua
Chiesa, la medesima in cosa è trasformata? Nel corpo mistico di Cristo.
Ma per quale scopo? Per essere la comunità escatologica: è Dio Padre
che la comunità radunata loda e confessa, è Lui che supplica affinché
mandi lo Spirito sui doni e su noi perché comunicando al corpo sacra-
mentale di Cristo, veniamo trasformati nel “corpo mistico di Cristo”.
La storia della salvezza testimonia che quando Dio chiama, segue una
missione. La Chiesa continuamente convocata ed “eucaristizzata” è co-
stituita in comunità profetica la cui missione è quella di “rappresentare
al vivo” l’attesa del compimento della vita nella comunione eterna col
Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

50
DICEMBRE

Per la preparazione personale


Con il capitolo 56 inizia la terza parte del libro di Isaia, chiama-
ta dagli studiosi Tritoisaia. Ora la situazione storica è molto diversa,
perché riguarda il periodo dopo il 538 a.C., quando Ciro autorizzò
con un editto il ritorno in patria degli ebrei esuli a Babilonia. Dopo
una prima comprensibile fiammata di entusiasmo all’idea di poter tor-
nare nella loro terra, subentrò la delusione per aver trovato un territo-
rio devastato, per la mancanza di fondi per la ricostruzione del tempio,
per le divisioni interne. Una vera svolta si verificò solo con la riforma
di Neemia e Esdra che iniziò nel 445.
Il Tritoisaia continua, sia pure in forma più attenuata, l’apertu-
ra universalistica del Deuteroisaia. La salvezza, tema dominante, ab-
braccia tutti i popoli, senza per questo annacquare il ruolo di Israele.
L’oracolo che funge da incipit della nuova raccolta manifesta subito
l’orientamento: “Osservate il diritto e praticate la giustizia, poiché la
mia salvezza sta per venire”. Stretto è il legame tra la salvezza, dono
di Dio, e l’impegno dell’uomo. Questo, e non tanto l’appartenenza
etnica o religiosa, sembra l’unica condizione posta per trovare una
felice relazione con Dio. L’umile ascolto della Parola di Dio e la sua
traduzione operativa nella vita diventano il nuovo metro di misura. I
lontani possono essere i nuovi vicini, esattamente come i vicini di ieri
possono trovarsi alla periferia della vita di comunione con Dio.
Il profeta lo esemplifica citando lo straniero e l’eunuco, rappre-
sentanti di categorie che non appartenevano al popolo ebraico e quin-
di, nella mentalità comune, escluse dalla salvezza. Le parole profetiche
hanno la rivoluzionaria capacità di trasformare inveterate convinzioni
e di scompaginare facili privilegi: “Agli eunuchi che osservano i miei
sabati, preferiscono quello che a me piace e restano fermi nella mia
alleanza […] darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato.
Agli stranieri che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il
nome del Signore e per essere suoi servi […] li colmerò di gioia nella

51
Continui a radunare attorno a te un popolo

mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi


sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti
i popoli” (Is 56,4-7). La liturgia torna ad essere liturgia di lode, accetta
e benedetta, perché suffragata dalla vita. Tutti sono ammessi al ban-
chetto della benevolenza divina, perché in sintonia con la condizione
posta all’inizio: “Beato l’uomo che così agisce […] che osserva il saba-
to senza profanarlo, che preserva la sua mano da ogni male” (Is 56,2).
Il testo sollecita, tra l’altro, una revisione del nostro linguaggio.
Ancora ci ostiniamo a parlare di “lontani” usando una categoria ormai
obsoleta. Lontano da chi o da che cosa? Lontano dalla chiesa, perché
non la frequentano? Siamo sicuri che siano lontani anche da Dio?
Certamente la non partecipazione alla vita ecclesiale e sacramentale è
una grave deficienza. Tutti però possiamo citare persone che, pur non
frequentando la chiesa, sono esemplari nel loro lavoro, hanno una sol-
lecitudine verso gli altri che potrebbe entrare in un manuale di morale,
vivono in prima persona la solidarietà. Basti vedere la marea di volon-
tari che riempie le nostre città e non tutti sono necessariamente catto-
lici o credenti. Qualcuno parla di cristiani anonimi. Forse lo sono per
gli altri o addirittura per se stessi, non per Cristo che valorizza come
fatto a sé il bene rivolto agli altri e non dimentica neppure il favore di
un bicchier d’acqua dato con amore.
Il popolo convocato alla mensa della parola e dell’eucaristia deve
essere “un popolo ben disposto” (Lc 1,17), ossia in sintonia con Dio.
Lo stesso profeta Isaia si era scagliato con veemenza contro un culto
staccato dalla vita. Nondimeno Paolo attacca il mondo giudaico avvol-
to e narcotizzato dai suoi privilegi quali l’alleanza, la legge, la circonci-
sione. Egli critica tali privilegi perché considerati come gingilli di cui
vantarsi, anziché opportunità di maggiore coscienza e di più radicale
impegno. Nel secondo capitolo della Lettera ai Romani rimprovera
loro di abusare del titolo di giudeo, da sempre motivo di onore, perché
richiamava l’alleanza. Eppure tale nome restava solo come una faccia-
ta dietro la quale si nascondeva il nulla. Il secondo rimprovero sta nel

52
DICEMBRE

ricercare tranquillità nella legge, nel riposarsi in essa in un abbandono


spensierato, facendo di quel gran dono un pezzo da museo. Paolo cri-
tica aspramente anche la circoncisione, smantellando l’illusione che
basti quel segno nella carne per sentirsi popolo di Dio. La circonci-
sione che non affonda le sue radici nel cuore e non trova concretezza
nelle opere è inutile titolo di onore. Paolo ha sgretolato la posizione di
privilegio pretesa dai giudei, allineandoli coi pagani peccatori.
La sua è una critica impietosa ma veritiera, che non fa sconti a
nessuno. La vera appartenenza al popolo di Dio non è certificata da
tessere di appartenenza, ma da scelte di vita e coerenza con il Vangelo.
In tempi a noi più vicini, risuona sempre attuale il monito di Paolo
VI nella Evangelii nuntiandi, al n. 41: «L’uomo contemporaneo ascolta
più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché
sono dei testimoni».
Sforziamoci di essere genuini testimoni per appartenere a
quel popolo che Dio e Cristo continuano a radunare intorno a loro.

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Il tempo liturgico dell’Avvento si apre sul mistero dell’Incarna-
zione.
La celebrazione penitenziale ci chiede di pregare il Signore per-
ché faciliti il compiersi di questo suo Mistero nella nostra vita.
Invochiamo lo Spirito perché la nostra esperienza del perdono
ci renda annunciatori miti e forti del Vangelo che salva.

53
Continui a radunare attorno a te un popolo

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
NUNC SANCTE NOBIS SPIRITUS (LU)

Nunc Sáncte nóbis Spíritus,


Unum Pátri cum Fílio,
dignáre prómptus íngeri
nóstro refúsus pectóri.

Os, língua, mens, sénsus, vígor,


Confessiónem pérsonent:
Flamméscat ígne cáritas,
Accéndat árdor próximos.

Praésta, Páter piíssime


Patríque cómpar Unice
Cum Spíritu Paráclito,
régnans per ómne saéculum. Amen.

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Il Dio della speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella
fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. (MRI,
p. 294)
Ass.: E con il tuo spirito.

54
DICEMBRE

Salmo preparatorio 65
Abbiamo ricevuto il perdono dei peccati da Dio e siamo in armonia con lui. Ci ha
introdotto nella Chiesa. Rendiamogli grazie.

Rit.: Benediciamo il Signore, a lui onore e gloria nei secoli.

Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion,


a te si sciolgono i voti.
A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale.
Pesano su di noi le nostre colpe,
ma tu perdoni i nostri delitti.

Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:


abiterà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
delle cose sacre del tuo tempio.

Con i prodigi della tua giustizia,


tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza,
fiducia degli estremi confini della terra
e dei mari più lontani.

Tu visiti la terra e la disseti,


la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini.

Coroni l’anno con i tuoi benefici,


i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.

55
Continui a radunare attorno a te un popolo

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
O Dio, creatore e salvatore,
per mezzo di Gesù, nostra primavera e nostra primizia,
ci hai liberati dalle opere di peccato
per introdurci nella terra dell’abbondanza.
Insegnaci a cercare il tuo regno e a fare la tua volontà:
tu ci darai tutto il resto, ci coronerai dei tuoi doni
e farai germogliare in noi il seme dell’immortalità.
Per Cristo nostro Signore.
Ass.: Amen.

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dal libro del profeta Isaia (56,1-7)

1
Così dice il Signore:
“Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi”.
2
Beato l’uomo che così agisce
e il figlio dell’uomo che a questo si attiene,
che osserva il sabato senza profanarlo,
che preserva la sua mano da ogni male.
3
Non dica lo straniero che ha aderito al Signore:
“Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!”.
Non dica l’eunuco:

56
DICEMBRE

“Ecco, io sono un albero secco!”.


4
Poiché così dice il Signore:
“Agli eunuchi che osservano i miei sabati,
preferiscono quello che a me piace
e restano fermi nella mia alleanza,
5
io concederò nella mia casa
e dentro le mie mura un monumento e un nome
più prezioso che figli e figlie;
darò loro un nome eterno
che non sarà mai cancellato.
6
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
7
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli”.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

Proposta di riflessione

Silenzio

57
Continui a radunare attorno a te un popolo

3 - Dio con tutta l’anima

Celebrazione della riconciliazione

Atto penitenziale

Pr.: Fratelli, in questo tempo liturgico dell’Avvento, risuona forte la


parola del Precursore, che invita a riscoprire il primato della fede
nella nostra vita, per rendere l’annuncio del Vangelo motivato,
convinto e coinvolgente.
Con il canto tipico dell’Avvento chiediamo il dono della virtù
della penitenza per vivere la consolazione con il Redentore, con-
tenuto nella nostra evangelizzazione.

Canto

RORATE CAELI (LU)

Rit.: Roráte, caeli, désuper et nubes pluant justum.

Ne iráscaris, Dómine,
Ne ultra memíneris iniquitátis:
Ecce cívitas sancti facta est
desérta: Sion desérta facta est,
Jerúsalem desoláta est,
domus sanctificatiónis tuae et glóriae tuae,
ubi laudavérunt Te patres nostri. Rit.

Peccávimus, et facti sumus


tamquam immundus nos,

58
DICEMBRE

et cecídimus quasi fólium univérsi:


et iniquitátes nostrae
quasi ventus abstulérunt nos.
Abscondísti fáciem tuam a nobis,
et allisísti nos in manu iniquitátis nostrae. Rit.

Vide Dómine afflictiónem pópuli tui


et mitte quem missúrus es.
Emítte Agnum dominatórem terrae,
de petra desérti ad montem fíliae Sion,
ut áuferat ipse jugum captivitátis nostrae. Rit.

Consolámini, consolámini, pópule meus:


cito veniet salus tua:
quare maerore consuméris,
quia innovávit te dolor?
Salvábo te, noli timére:
ego enim sum Dóminus Deus tuus,
Sánctus Israel, Redémptor tuus. Rit.

Pr.: Ora, animati dallo Spirito del Signore e illuminati dalla sapien-
za del Vangelo, riconciliamoci fra di noi e invochiamo con fede
Dio Padre, per ottenere il perdono dei nostri peccati.

Padre nostro.

Pr.: Preghiamo.
O Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia,
donaci un cuore penitente e fedele
che sappia corrispondere al tuo amore di Padre,
perché diffondiamo lungo le strade del mondo
il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

59
Continui a radunare attorno a te un popolo

Confessione individuale

Canto per l’accoglienza dell’Eucaristia

Pr.: Accogliamo l’Eucaristia “farmaco d’immortalità” perché sostenga


il nostro impegno nel confessare il peccato e nel vivere riconci-
liati con Dio e con i fratelli.

TU, QUANDO VERRAI (AA, 160)

Tu, quando verrai, Signore Gesù,


quel giorno sarai un sole per noi.
Un libero canto da noi nascerà
e come una danza il cielo sarà.

Tu, quando verrai, Signore Gesù,


insieme vorrai far festa con noi.
E senza tramonto la festa sarà,
perché finalmente saremo con Te.

Tu, quando verrai, Signore Gesù,


per sempre dirai: “Gioite con Me!”.
Noi ora sappiamo che il Regno verrà:
nel breve passaggio viviamo di Te.

Adorazione

Silenzio

60
DICEMBRE

Per la preghiera personale


Eucaristia, Sacramento della Comunione
Se volessimo suffragare di altri motivi questo Nostro proposito,
non avremmo difficoltà a trovarne molti ed eccellenti: due ad esem-
pio, che possono giovare a rendere più pia e più contenta la nostra
presente celebrazione. Ci è suggerito il primo dal movimento molte-
plice, che fermenta in tante forme diverse, in seno alla nostra società
contemporanea, e la spinge, anche nolente, verso espressioni dappri-
ma uniformi, poi unitarie; il pensiero umano, la cultura, l’azione, la
politica, la vita sociale, quella economica anche - di per sé particolare
e tendente all’interesse che distingue ed oppone i singoli interessati -
sono rivolti ad una convergenza unificatrice; il progresso lo esige e ne
dipende, la pace vi si trova e ne ha bisogno.
Ora il mistero, che Noi questa sera celebriamo, è un mistero di
unificazione, di unità mistica ed umana; ben lo sappiamo; e sebbene
esso si compia in una sfera diversa da quella puramente temporale,
non prescinde, non ignora, non trascura la socialità umana nell’atto
stesso che la suppone, la coltiva, la conforta, la sublima quando esso, il
mistero eucaristico, che chiamiamo anche a buon diritto comunione,
ci mette in ineffabile società con Cristo, e Lui mediante in società con
Dio e in società con i fratelli con diverso rapporto, a seconda ch’essi
siano o no con noi partecipi della mensa che insieme ci raccoglie, del-
la fede che unifica i nostri spiriti, della carità che ci compagina in un
solo corpo, il corpo mistico di Cristo.
(Paolo VI)

61
Continui a radunare attorno a te un popolo

Preghiera comunitaria di ringraziamento e benedizione


eucaristica

Intercessioni

Pr.: Dio è riconosciuto degno di lode perché in Cristo santifica l’u-


niverso,
Ass.: ogni comunità che celebra l’Eucaristia si riscopra come sa-
crificio offerto a Dio per la santificazione del mondo.

Pr.: La Chiesa è chiamata alla continua purificazione di se stessa per


offrire al Padre il memoriale di Cristo,
Ass.: le nostre comunità superino invidie e gelosie, divisioni e in-
comprensioni sollecitate dall’atto penitenziale della Messa.

Pr.: Noi presbiteri siamo stati ordinati per presiedere l’Eucaristia ce-
lebrata nella comunità:
Ass.: impegniamoci quotidianamente nel vivere la comunione con
il Papa, il nostro Vescovo e le comunità che siamo chiamati
a servire.

Pr.: La Chiesa si riconosce convocata dal Padre che continua a radu-


nare un popolo che dia gloria al suo nome:
Ass. le nostre assemblee offrano un sacrificio di lode, un inno di
ringraziamento per le opere compiute da Dio.

Pr.: Lo Spirito Santo invocato nella seconda epiclesi dopo la consacra-


zione fa sì che diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito:
Ass.: la comunità celebrante prenda coscienza di essere costituita
in comunità profetica che vive l’attesa del compimento della
vita nella comunione eterna con la Trinità.

62
DICEMBRE

Padre nostro.

Canto

TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr.: O Cristo, stella radiosa del mattino,


incarnazione dell’infinito amore,
salvezza sempre invocata e sempre attesa,
tutta la Chiesa ora Ti grida
come la sposa pronta per le nozze:
vieni Signore Gesù, unica speranza del mondo.
Tu che vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. (MRI, p. 1025)
Ass.: Amen.

Benedizione

Acclamazioni pp. 162-163

Canto di reposizione

TI PREGHIAM CON VIVA FEDE (AA, 170)

Ti preghiam con viva fede,


assetati siam di Te;
nella gioia di chi crede
vieni, amato Re dei re.

Rit.: O Signore, Redentore,


vieni vieni, non tardar

63
Continui a radunare attorno a te un popolo

o Bambino, Re divino,
dona pace ad ogni cuor.

O Maria, dolce aurora,


tu che annunzi il Salvator,
rendi il cuore sua dimora,
cresca l’uomo nell’amor. Rit.

T’invochiam, Sol d’Oriente,


trepidanti d’ansietà,
vieni, o luce della mente,
tutto il mondo attende già. Rit.

4 - Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione


«Continui a radunare intorno a te un popolo che … offra al tuo
nome un sacrificio perfetto».
Soltanto il sacrificio è perfetto, tutti i presenti hanno bisogno
di lasciarsi purificare.
Come possiamo aiutare il popolo a offrire “un sacrificio per-
fetto?

«Ricongiungi tutti i tuoi figli ovunque dispersi».


Anche chi è assente per colpa rimane “figlio”.
Che cosa possiamo fare per ritrovare «i figli ovunque dispersi?».

64
DICEMBRE

Risonanze e condivisione

Conclusione

Antifona Mariana
ALMA REDEMPTORIS (LU)

Alma Redemptóris Máter


quae pérvia caéli pórta mánes,
et stélla máris,
succúrre cadénti,
súrgere qui cúrat pópulo:
tu quae genuísti,
natúra miránte,
tuum sánctum Genitórem.
Vírgo prius ac postérius,
Gabriélis ab óre
súmens íllud Ave,
peccatórum miserére.

65
Jean Guitton, Cana, 1976
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

GENNAIO

Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore


(Preghiera Eucaristica IV)
(Pro 8,22-31; Sal 136)

67
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

«A me, che sono l’infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa
grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e
di far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero na-
scosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo, perché sia ma-
nifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa…» (Ef 3,8-10)

(…) è bello cantare la tua gloria,


Padre santo, unico Dio vivo e vero:
prima del tempo e in eterno tu sei,
nel tuo regno di luce infinita.
Tu solo sei buono e fonte della vita,
e hai dato origine all’universo,
per effondere il tuo amore su tutte le creature
e allietarle con gli splendori della tua luce.
Schiere innumerevoli di angeli
stanno davanti a te per servirti,
contemplano la gloria del tuo volto,
e giorno e notte cantano la tua lode.
Insieme con loro anche noi,
fatti voce di ogni creatura, esultanti cantiamo:
Santo…

Preghiera eucaristica

Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza:


tu hai fatto ogni cosa
con sapienza e amore.
A tua immagine hai formato l’uomo,
alle sue mani operose hai affidato l’universo
perché nell’obbedienza a te, suo creatore,
esercitasse il dominio su tutto il creato.

68
GENNAIO

E quando, per la sua disobbedienza,


l’uomo perse la tua amicizia,
tu non l’hai abbandonato in potere della morte,
ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro,
perché coloro che ti cercano ti possano trovare.

Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza,


e per mezzo dei profeti
hai insegnato a sperare nella salvezza.
Padre santo, hai tanto amato il mondo
da mandare a noi, nella pienezza dei tempi,
il tuo unico Figlio come salvatore.
Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo
ed è nato dalla Vergine Maria;
ha condiviso in tutto, eccetto il peccato,
la nostra condizione umana.

Ai poveri annunziò il vangelo di salvezza,


la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia.
Per attuare il tuo disegno di redenzione
si consegnò volontariamente alla morte,
e risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita.

E perché non viviamo più per noi stessi


ma per Lui che è morto e risorto per noi,
ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo,
primo dono ai credenti,
a perfezionare la sua opera nel mondo
e compiere ogni santificazione.

69
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

L’aspetto rilevante di questa Preghiera Eucaristica è di presentare


un prefazio proprio e invariabile. In questo si discosta dalla tradizione
romana, e si avvicina alle anafore della tradizione orientale.
Lo schema generale della Preghiera Eucaristica IV differisce nel
post-Sanctus, che qui è molto ampliato e costituisce la continuazione
della lode iniziata nel prefazio: alla contemplazione della grandezza di
Dio segue l’evocazione dell’opera della salvezza da lui operata.
L’uso di questa anafora nella celebrazione esige la pazienza, non
la fretta. Il percorso che questa Preghiera Eucaristica ci fa compiere ri-
chiede infatti una certa contemplazione nel lasciarsi avvincere e avvol-
gere dalla memoria delle grandi opere di Dio culminate nella Pasqua
di Cristo. La Preghiera Eucaristica inizia cantando la gloria di Dio nel
suo “regno di luce infinita”, gloria che va declinandosi in molti modi.
La natura di Dio è bontà e vita.
La grandezza di Dio suscita in noi una risposta consapevole e
attiva, risposta che si ottiene se viviamo ciò che celebriamo. In questo
modo la liturgia diviene pienezza nella vita del credente.
Magnificare Dio è nostro dovere (cfr. Maria), fonte di salvezza
perché origine di ogni cosa è l’amore divino la cui gloria è manifesta
ovunque.
La seconda parte del rendimento di grazie è sviluppata sotto
forma di anamnesi della salvezza. È molto importante questo raccor-
do tra l’onnipotenza divina e il suo riflesso nella storia di un popolo:
la santità di Dio non è chiusa in se stessa, bensì si riflette nella vita
degli uomini.
Nel post-Sanctus si dice infatti: “Noi ti lodiamo, Padre santo,
per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore”,
così che se la lode per la “grandezza di Dio” è cantata nel prefazio, il
ricordo che Egli “ha fatto ogni cosa con sapienza e amore” costituisce
il cuore dell’anamnesi. La storia della salvezza dalla creazione alla mor-
te e resurrezione del Figlio fino all’effusione dello Spirito testimonia
l’amore tenace di Dio culminato in Cristo e nel dono dello Spirito.

70
GENNAIO

La prima strofa si concentra sul racconto della creazione. La sa-


pienza e l’amore di Dio profusi nel grande atlante della creazione sono
un tema caro alla Scrittura del Primo Testamento.
Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità e lo ha fatto a im-
magine della propria natura (Sap 2,23). La vita comunicata a tut-
to l’uomo, che «divenuto uno di noi» (Gen 3,22), ha garantito ciò
che Dio ha di più proprio: l’eternità. La creazione è l’atto con cui
Dio pone in essere, perché esistano, tutte le cose e l’uomo, luogo
dell’intenzionalità positiva, vivificante di Dio che ama: “Poiché tu
ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato, se
avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata” (Sap 11,24),
spazio che stabilisce una relazione reale tra le creature e il Creatore.
Il ricordo dell’azione sapiente e buona del Creatore all’interno del-
la celebrazione eucaristica apre un percorso di riflessione e di pre-
ghiera di grande suggestione e dalle importanti conseguenze. Papa
Francesco nell’enciclica Laudato si’ a conclusione della Lettera offre
degli spunti appropriati: «L’ideale non è solo passare dall’esteriorità
all’interiorità per scoprire l’azione di Dio nell’anima, ma anche arri-
vare a incontrarlo in tutte le cose, come insegnava san Bonaventura:
«La contemplazione è tanto più elevata quanto più l’uomo sente in
sé l’effetto della grazia divina o quanto più sa riconoscere Dio nelle
altre creature» (233). Analogamente: «San Giovanni della Croce in-
segnava che tutto quanto c’è di buono nelle cose e nelle esperienze
del mondo «si trova eminentemente in Dio in maniera infinita o,
per dire meglio, Egli è ognuna di queste grandezze che si predicano»
(234). Come interpretare la contemplazione della Parola di Dio nella
creazione con la liturgia? «I Sacramenti sono un modo privilegiato in
cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della
vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare
il mondo su un piano diverso. L’acqua, l’olio, il fuoco e i colori sono
assunti con tutta la loro forza simbolica e si incorporano nella lode.
La mano che benedice è strumento dell’amore di Dio e riflesso del-

71
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

la vicinanza di Cristo che è venuto ad accompagnarci nel cammino


della vita. L’acqua che si versa sul corpo del bambino che viene bat-
tezzato è segno di vita nuova. (…). Il Cristianesimo non rifiuta la
materia, la corporeità; al contrario, la valorizza pienamente nell’atto
liturgico, nel quale il corpo umano mostra la propria natura inti-
ma di tempio dello Spirito e arriva a unirsi al Signore Gesù, anche
Lui fatto corpo per la salvezza del mondo» (235). «Nell’Eucaristia il
creato trova la sua maggiore elevazione. (…) Il Signore, al culmine
del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità
attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro,
affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eu-
caristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo,
il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio
incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio.
(…). L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto
il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in
gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è pro-
tesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione
con il Creatore stesso» (236). Santificare il giorno domenicale non
potrebbe significare anche cura del creato?

Per la preparazione personale


Creatio ex nihilo è un concetto filosofico, alieno dalla mentalità
biblica, intrisa di concretezza. Per esprimere il concetto del nulla, il
primo capitolo della Bibbia riporta che “la terra era informe e deserta”,
letteralmente “vuoto e deserto”, espressione che richiama facilmente
il territorio che ancora oggi è per il 60% deserto. Il secondo capitolo,
sempre rimanendo sul piano concreto, ricorre alla formulazione “nes-
sun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era

72
GENNAIO

spuntata perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e
non c’era uomo che lavorasse il suolo” per dire che, mancando acqua e
lavoro umano, non poteva esserci nulla. Bisognerà attendere l’incontro
con la filosofia greca per trovare l’idea di creatio ex nihilo, come sarà
possibile trovare nel libro della Sapienza.
Nel frattempo continua la formulazione per via negativa “Quan-
do non esistevano gli abissi… quando ancora non vi erano le sorgenti
cariche d’acqua, prima che fossero fissate le basi dei monti…”. Allora
non c’era proprio nulla? Risposta affermativa per le realtà create, ri-
sposta negativa per quelle increate. L’autore biblico afferma l’esisten-
za della Sapienza, una qualità tipica di Dio, una realtà che avrà la sua
piena identificazione in Cristo, come afferma Paolo: “Cristo è potenza
di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,24).
L’idea della sapienza, nello sviluppo della rivelazione biblica in-
terpretata con Cristo stesso, ha sorprendenti e piacevoli conseguenze.
Se la creazione porta l’impronta della sapienza-Cristo, una specie di
firma o di griffe come dicono i francesi, allora tutto profuma di divi-
nità. Giovanni lo aveva detto nel prologo: “Veniva nel mondo la luce
vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Già i Padri della Chiesa e gli antichi scrittori avevano apprez-
zato e valorizzato simile affermazione di universalità, a dir poco ri-
voluzionaria. Secondo Giustino, il Logos si era rivelato pure ai Greci
e ai barbari; lo stesso Socrate aveva parzialmente conosciuto Cristo;
la dottrina di Platone, degli Stoici, dei poeti greci non era estranea a
quella di Cristo. Nella stessa scia, Clemente Alessandrino non esitò
ad affermare l’esistenza di un testamento greco, quasi il mondo pa-
gano fosse stato preparato a ricevere Cristo come il mondo giudai-
co lo fu dalle Scritture. Il risultato è sorprendente e piacevolmente
innovativo: accettata tale illuminazione, ne consegue che, di fatto,
tutti partecipano dei benefici apportati dal Logos. L’idea, assente nei
documenti del Magistero, fa la sua felice e provvidenziale comparsa

73
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

per la prima volta nel testo conciliare della costituzione dogmatica


Lumen gentium, quando tratta del rapporto della Chiesa con i non
cristiani: «[...] Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla
salvezza a coloro che senza colpa da parte loro non sono ancora ar-
rivati a una conoscenza esplicita di Dio, e si sforzano, non senza la
grazia divina, di condurre una vita retta. Perché tutto ciò che di buo-
no e di vero si trova in loro, è ritenuto dalla chiesa una preparazione
al vangelo, e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché
abbia finalmente la vita» (LG, 16).

Siamo partiti dalle meraviglie del creato e siamo arrivati alla me-
raviglia dell’uomo, di ogni uomo, amato e illuminato dal Logos. Cre-
azione e uomo sono strettamente collegati e uno funzionale all’altro:
tutto il creato è il meraviglioso salotto che Dio ha allestito per l’uomo
e questi deve prendersene cura con amoroso impegno, se non vuole
incamminarsi verso l’autodistruzione. L’ha richiamato con vibranti
parole Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. La connessione crea-
to-uomo (o popolo) non era sfuggita all’ispirato cantore del Sal 135
(136) e neppure a filosofi della caratura di E. Kant che disse un gior-
no: “Due cose non cessano di stupirmi: il cielo stellato sopra di me e
la legge morale dentro di me”.

Davanti allo stupore di tutto questo, sgorga spontanea la lode
ammirata dell’orante: “Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore”.

74
GENNAIO

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
L’incarnazione del Signore ha manifestato l’amore di Dio che,
attraverso il suo Figlio, entra in rapporto con tutti i limiti umani per
redimerli e trasformarli in segni efficaci della presenza di Dio nella
storia degli uomini.
In questo ritiro, quasi come frutto dell’Incarnazione, siamo
chiamati a riconoscere le grandi opere di Dio magnificando l’amore
di Dio culminato in Cristo e nel dono dello Spirito che invochiamo
con fede.

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
VIENI SPIRITO D’AMORE (CDP, 570)

Vieni, vieni, Spirito d’amore,


ad insegnar le cose di Dio,
vieni, vieni, Spirito di pace,
a suggerir le cose che lui ha detto a noi.

Noi ti invochiamo spirito di Cristo,


vieni tu dentro di noi.
Cambia i nostri occhi, fa’ che noi vediamo
la bontà di Dio per noi.

75
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

Insegnaci a sperare, insegnaci ad amare


insegnaci a lodare Iddio
insegnaci a pregare, insegnaci la via
insegnaci tu l’unità.

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Fratelli, Dio che aveva parlato per mezzo dei profeti, in questi
giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio. Innalziamo a Lui la
nostra lode riconoscente.
Ass.: Benediciamo il Signore, a Lui onore e gloria nei secoli.

Salmo preparatorio 136


Narrare le gesta del Signore significa lodarlo. Tutto è stato da lui creato. Celebriamo
i prodigi dell’amore di Dio.

Rit.: Noi ti lodiamo e ti benediciamo. (Cdp)

Rendete grazie al Signore perché è buono,


perché il suo amore è per sempre.
Rendete grazie al Dio degli dèi,
perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Signore dei signori,


perché il suo amore è per sempre.
Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,
perché il suo amore è per sempre.

76
GENNAIO

Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,


perché il suo amore è per sempre.
Ci ha liberati dai nostri avversari,
perché il suo amore è per sempre.

Egli dà il cibo a ogni vivente,


perché il suo amore è per sempre.
Rendete grazie al Dio del cielo,
perché il suo amore è per sempre.

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
O Dio, buono, grande e potente,
che ci ami di un amore eterno,
noi ti rendiamo grazie per Cristo nostro Signore.
Tu hai creato tutte le cose in cielo e in terra
per mezzo di lui e in lui,
in lui ci hai donato ogni grazia,
con lui ci hai fatto passare dalla morte alla vita.
Fa’ che comprendiamo a quale traguardo tu ci chiami,
facci conoscere la grandiosa ricchezza che ci hai preparato,
e guidaci al possesso della tua eredità insieme con Gesù.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Ass.: Amen.

77
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dal libro dei proverbi (8,22-31)


22
Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
23
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
24
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
25
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
26
quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
né le prime zolle del mondo.
27
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
28
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
29
quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne ol-
trepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra,
30
io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo
davanti a lui in ogni istante,
31
giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

Proposta di riflessione

Silenzio

78
GENNAIO

3 - Dio con tutta l’anima

Canto di accoglienza dell’Eucaristia

SIGNORE SEI VENUTO (CDP, 728)

Signore, sei venuto fratello in mezzo a noi.


Signore, hai portato amore e libertà.
Signore, sei vissuto nella povertà:
noi Ti ringraziamo, Gesù.

Rit.: Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia! (2v)

Signore, sei venuto fratello nel dolore.


Signore, hai parlato del regno dell’amore.
Signore, hai donato la tua vita a noi:
noi Ti ringraziamo, Gesù. Rit.

Signore, sei risorto e resti in mezzo a noi.


Signore, ci hai chiamati e resi amici tuoi.
Signore, Tu sei via alla verità:
noi Ti ringraziamo, Gesù. Rit.

Adorazione

Silenzio

79
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

Per la preghiera personale


Eucaristia, Comunione con i fratelli che soffrono
Ed ecco, Fratelli e Figli carissimi, che la realtà profonda e so-
prannaturale del mistero pasquale ci riporta nella realtà, mistica sì, ma
anche visibile e sperimentale, della società nascente da Cristo, il suo
corpo mistico, la Chiesa, che vorremmo inondata, proprio in virtù di
questo Giovedì Santo, dalla grazia propria di questo giorno benedet-
to, la grazia della comunione, la grazia dell’unità, con Cristo e con se
stessa; ed a questo fine chiediamo a voi tutti il concorso della vostra
preghiera, della vostra spirituale collaborazione.
E aggiungiamo simile voto per tutta la Chiesa cattolica. Noi
pensiamo in questo momento a tutta la nostra grande fraternità che in
questa sera, disseminata in tutta la terra, compie con pari sentimento
il medesimo rito pasquale; pensiamo a quelle comunità, impedite o
mortificate, dove continua la Passione del Signore; pensiamo alle gio-
vani Chiese dei Paesi in territori di missione; e a tutta questa immensa
e amatissima comunione mandiamo il Nostro benedicente saluto: ave,
Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica; ave, Chiesa viva di Cristo:
tutti in Lui oggi siamo uno.
(Paolo VI)

Canto di benedizione

MISTERO DELLA CENA (AA, 148)

Mistero della Cena è il Corpo di Gesù.


Mistero della Croce è il Sangue di Gesù.
E questo pane e vino è Cristo in mezzo ai suoi,
Gesù risorto e vivo sarà sempre con noi.

80
GENNAIO

Mistero della Chiesa è il Corpo di Gesù.


Mistero della pace è il Sangue di Gesù.
Il pane che mangiamo fratelli ci farà.
Intorno a questo altare l’amore crescerà.

Intercessioni

Pr.: La preghiera eucaristica proposta ci ha sollecitati ad essere voce


di ogni creatura. Chiediamo al Signore di riscoprirlo presente
in ogni cosa per ringraziarlo e invocarlo.
Ass.: Il tuo amore effuso sulle creature e la gioia dello splendore
della tua luce ci rendano capaci di cantare la tua lode.

Pr.: Il Signore ha fatto ogni cosa con sapienza e amore e di fronte


alla nostra incostanza ci viene incontro perché lo possiamo tro-
vare.
Ass.: Ci hai donato, o Padre, il tuo Figlio come Salvatore. Fa’ che
non viviamo più per noi stessi, ma per Lui che è morto e ri-
sorto per noi.

Pr.: Il Padre ci ha donato come primo dono lo Spirito Santo per


compiere ogni santificazione.
Ass.: Concedici di poter cogliere nella creazione, nella risurrezio-
ne del tuo Figlio e nell’effusione dello Spirito la testimo-
nianza del tuo amore tenace.

Pr.: L’anno liturgico valorizza pienamente la corporeità nell’atto li-


turgico nel quale il corpo manifesta la sua propria natura.
Ass.: Ci sia dato di mostrarci come tempio dello Spirito così da
unirci a Gesù, anche Lui fatto corpo per la salvezza del
mondo.

81
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

Pr.: L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il


creato che, uscito dalle mani di Dio, ritorna a lui in una adora-
zione gioiosa.
Ass.: Celebrando l’Eucaristia ci convinciamo sempre più di essere
in cammino verso le sante nozze, verso l’unificazione con il
creatore stesso.

Padre nostro.

Canto

TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr: Preghiamo
O Dio, vera luce della nostra coscienza,
in te solo sappiamo ciò che è bene;
il tuo Spirito ci salvi dall’oscura notte del male
in cui nessuno può operare,
perché camminiamo come figli della luce
sulle orme del tuo Cristo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. (MRI, p. 1021)
Ass.: Amen.

Benedizione

Acclamazioni pp. 162-163

82
GENNAIO

Canto di reposizione

QUANTA SETE (AA, 144)

Quanta sete nel mio cuore:


solo in Dio si spegnerà.
Quanta attesa di salvezza
solo in Dio si sazierà.
L’acqua viva che Egli dà
sempre fresca sgorgherà.
Il Signore è la mia vita,
il Signore è la mia gioia.

Se la strada si fa oscura,
spero in Lui: mi guiderà.
Se l’angoscia mi tormenta
spero in Lui: mi salverà.
Non si scorda mai di me,
presto a me riapparirà.
Il Signore è la mia vita,
il Signore è la mia gioia.

4 - Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione

«In questo memoriale celebriamo la morte di Cristo, la sua Ri-


surrezione… in attesa ti offriamo il sacrificio a te gradito». Fra la ce-
lebrazione e il compimento c’è un cammino da percorrere a piccoli
passi, per diventare “offerta viva in Cristo”.

83
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore

La nostra vita spirituale, il nostro ministero sono fondati


sull’amore di Dio Creatore e Redentore? Sappiamo continuare
lungo la giornata l’offerta presentata nell’Eucaristia?

«Ricordati… di tutti i defunti dei quali tu solo hai conosciuto


la fede».
Sappiamo conciliare la nostra missione di insegnare il van-
gelo col rispetto dell’azione di Dio nel segreto dei cuori?
Lo insegnava anche S. Paolo: “Noi non intendiamo far da pa-
droni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia”
(2Cor 1,24).

Risonanze e condivisione

Conclusione

Antifona Mariana

VIRGO DEI GENITRIX (LU)

Virgo Déi Génitrix, quem tótus non càpit òrbis:


in túa se cláusit viscera fáctus hómo.

Véra fides Geniti purgávit crímina múndi,


et tíbi virgínitas invioláta manet.

Te mátrem pietátis, ópem te clámitat órbis:


subvénias fámulis, o benedicta, túis.

Glória mágna Pátri, cómpar sit gloria Náto,


Spirítui Sáncto glória mágna Déo.
Amen.

84
Jean Guitton, Gesù e l’adultera, 1970
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

FEBBRAIO

A noi offri un tempo di riconciliazione


(Preghiera Eucaristica della Riconciliazione I)
(Ger 31,31-34; Sal 130)

85
A noi offri un tempo di riconciliazione

È veramente giusto renderti grazie,


Padre santo, Dio di bontà infinita.
Tu continui a chiamare i peccatori
a rinnovarsi nel tuo Spirito
e manifesti la tua onnipotenza
soprattutto nella grazia del perdono.
Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza,
e tu invece di abbandonarli
hai stretto con loro un vincolo nuovo
per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore:
un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare.
Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace,
perché affidandoci unicamente alla tua misericordia
ritroviamo la via del ritorno a te,
e aprendoci all’azione dello Spirito Santo
viviamo in Cristo la vita nuova,
nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli.
Per questo mistero della tua benevolenza,
nello stupore e nella gioia della salvezza ritrovata,
ci uniamo all’immenso coro degli angeli e dei santi
per cantare la tua gloria:
Santo, Santo, Santo...

Le due Preghiere eucaristiche della riconciliazione hanno un’o-


rigine molto recente e contingente: l’anno santo del 1975. Sono state
promulgate unitamente alle tre anafore per le Messe con i Fanciulli. Le
preghiere eucaristiche ricalcano con fedeltà il tema della riconciliazio-
ne, tipico di ogni anno santo, e pongono in luce i temi dell’azione di
Dio per la conversione e il rinnovamento dell’uomo: ritorno al Padre
nel rinnovamento della vita, che ha un reale riscontro nella riconcilia-
zione verso i fratelli/Chiesa. Ciascuna delle due forma un tutt’uno, ra-
gione per la quale non si possono usare quando è prescritto il prefazio

86
FEBBRAIO

proprio. Tuttavia, si annota che possono essere usate con altri prefazi
che si riferiscano ai temi della penitenza e del rinnovamento della vita.
Le brevissime premesse spiegano gli aspetti della riconciliazione che
sono ragione di ringraziamento a Dio.

Il tema portante della I Preghiera eucaristica della Riconcilia-


zione è: “la riconciliazione come ritorno al Padre”. La bontà e l’onni-
potenza di Dio si manifestano soprattutto nella grazia del perdono.
La perseveranza divina nell’offrire il perdono e l’invito ai peccatori
(noi) ad affidarsi unicamente e con totale fiducia alla misericordia
del Padre, Dio di bontà infinita, fa emergere per contrasto il dram-
ma del peccato dell’uomo. Il popolo di Dio non fa memoria sola-
mente dei doni di Dio e del suo rifiuto di abbandonarlo alle conse-
guenze del peccato, ma deve anche guardare con onestà alle molte
volte che ha infranto l’alleanza con Dio. Al reiterarsi del peccato,
Dio agisce secondo misericordia, per amore del suo Nome, facen-
do sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, perché Lui non è un
uomo! È sorprendente questo modo di agire di Dio nei confronti
degli uomini: non solo non si arrende alla dura cervice del suo po-
polo, ma consolida per l’eternità la sua alleanza con esso nel dono
del Figlio diletto. È la Pasqua del Cristo, eterna e definitiva alleanza
che nessuno potrà mai spezzare. Il riferimento ai capitoli 8-10 della
Lettera agli Ebrei offre il quadro di riferimento nel quale si presenta
l’alleanza sigillata nella morte e resurrezione del Signore. Cosa com-
porta per il credente che la nota dominante sia l’annuncio dell’alle-
anza nuova in Gesù Cristo? Rendersi conto di quanto Dio ci ami in
Cristo disegna una nuova via di vita nel servizio, nella guida dello
Spirito Santo. Se l’uomo è passivo, nulla cambia nei suoi giorni, se
invece accoglie il messaggio, inizia un’esperienza singolare. Questa
fedeltà di Dio che continuamente chiama a sé l’uomo nell’abbrac-
cio di pace, è motivo di profonda gratitudine che la Chiesa celebra
cantando con gli angeli e coi santi.

87
A noi offri un tempo di riconciliazione

Perché anche il credente, non riesce ad affidarsi con fiducia


a Dio? Riferirsi alla instancabile misericordia di Dio significa anche
affermare la consapevole distanza che l’uomo pone tra sé e Dio. L’in-
tera storia della salvezza registra peccati terribili: idolatria, apostasia,
crudeltà verso gli indifesi, nefandezze sessuali nonostante il richiamo
della Legge e dei profeti; ma anche noi cristiani andiamo alla deriva
cercando altrove la gioia e il senso della vita all’interno di una cultura/
mondo che ormai nella maggioranza considera Dio un non-senso. De-
finire Dio “Padre santo”, affiancandogli la constatazione della continua
ribellione a Lui, disegna il profilo del peccatore: è colui che è disilluso
di Dio e non spera più in Lui. È l’uomo, cerca altrove le motivazioni
del suo vivere come ha sinteticamente ben espresso il profeta Geremia:
«Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato
me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate» (2,13).
Che senso ha affidarsi a Dio, in una situazione post-cristiana
nella quale Dio è considerato un non-senso? Acquisire intellettual-
mente l’esistenza di Dio è ancora possibile, ma il giudizio di valore
non c’è più e, quindi, sebbene molti pensino che Dio esista, in qual-
che modo o sotto qualunque nome, non sanno cosa farsene, è irrile-
vante. Posto il problema in questi termini si può intuire la felice scelta
dell’anafora nell’espressione: “…perché affidandoci unicamente alla tua
misericordia” piuttosto che: “affidandoci a Te”; se, infatti, una cono-
scenza teorica di Dio è ininfluente alla fede, la percezione della sua
manifestazione attraverso l’indulgenza e la misericordia “provocas/in-
vitas”, i credenti a un ritorno a Dio stesso. Un difetto di fede suppone
un vuoto di conoscenza, cioè di percezione della misericordia divina
nella sua manifestazione. Da qui nasce il non - senso di Dio. E comun-
que, nonostante la responsabile ignoranza dell’uomo o il suo sottrarsi
all’esperienza del perdono, Dio mantiene il suo costante interesse per
lui, il rifiuto non lo ferma né scoraggia (Os 11,7-9).
La volontà di Papa Francesco di aprire un Anno santo è stata una
sfida all’autoreferenzialità e una proposta: almeno i credenti, scoprano

88
FEBBRAIO

nell’esperienza personale e comunitaria l’instancabile dono di grazia e del


perdono di Dio e, conquistati da tanto amore, trovino la strada del ritorno
alla casa paterna. La composizione di questa Preghiera eucaristica, dovuta
all’Anno santo del 1975, può essere usata in altre circostanze di una co-
munità cristiana, in primis in Quaresima. La celebrazione con questa Pre-
ghiera eucaristica diventa in tal modo il tempo di riconciliazione e di pace
per noi, qui, oggi. Nella celebrazione del memoriale del Signore, il Padre si
fa incontro a noi nel Figlio che ha sancito la nuova ed eterna alleanza nel
suo sangue, alleanza definitiva dalla quale, se l’uomo può recedere a causa
del suo peccare, Dio mai si sottrae. Ogni celebrazione eucaristica è una
dichiarazione di amore fedele, di Cristo Sposo alla Chiesa sua Sposa,
fino al tempo in cui verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti.

Per la preparazione personale


Il cuore nuovo di cui parla Geremia è il cuore riconciliato dopo
l’infarto del peccato. Il cuore nella Bibbia ha un valore molto più am-
pio del significato affettivo che la nostra simbologia gli attribuisce. Esso
equivale al centro della persona e potrebbe essere l’io di ognuno oppure
la sua personalità. Rifare il cuore equivale a rifare tutta la persona. La
riconciliazione è il procedimento principale per la novità di vita.
Geremia certifica che l’iniziativa è di Dio e Paolo concorda che
è proprio Lui a “riconciliare a sé il mondo in Cristo” (2Cor 5,19).
Poiché solo Lui è in grado di compiere tale opera, si esclude ogni pos-
sibilità di appropriazione da parte dell’uomo, beneficiario del dono
di Dio. Ma è lo stesso Dio a chiedere collaborazione agli uomini, co-
sicché il principio teologico-cristologico sfocia in quello ecclesiale: “È
stato Dio infatti [...], affidando a noi la parola della riconciliazione.
Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esor-
tasse per mezzo nostro” (2Cor 5,19-20).

89
A noi offri un tempo di riconciliazione

La necessità della riconciliazione suppone la peccaminosità per-


sonale. Un compito dell’Apostolo - e di ogni pastore - sarà appunto di
richiamare le strutture di peccato che impediscono all’uomo di costru-
ire una nuova personalità con Cristo: la riconciliazione, infatti, è un
atto creativo che risistema una creatura fragile e vittima del peccato.
Occorre prendere coscienza del proprio stato e aprirsi all’amore di Dio
manifestato in Cristo. Questo significa l’accorato appello: “Vi sup-
plichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (5,20).
“Rialzaci, Signore Dio nostro, fa’ risplendere il tuo volto su di
noi e saremo salvi”, singhiozza lo sconsolato cantore del salmo 80, a cui
fa eco l’accorata supplica di quell’altro: “Purificami con issopo e sarò
mondato [...]. Crea in me, o Dio, un cuore puro e rinnova in me uno
spirito saldo” (Sal 51,9.12). La loro voce echeggia fra le molte che da
un capo all’altro della Bibbia si levano a chiedere a Dio un intervento
per modificare il corso degli eventi e le situazioni delle persone. Que-
ste, manifestando il loro pentimento, esprimono il momento dell’ini-
zio, con il quale si sganciano dal passato e si protendono verso qual-
cosa di nuovo. Ciò che i Greci ritenevano impossibile ed esprimevano
nelle loro massime «gli dei stessi non saprebbero cambiare il passato»,
diventa nella Bibbia una esigenza che Gregorio di Nissa così sintetiz-
za: “Quaggiù si va sempre di inizio in inizio fino all’inizio senza fine”.
La volontà di cominciare da capo e di essere sempre nuovi, co-
stituisce un segno epifanico di quell’atteggiamento complesso e com-
plessivo che si chiama conversione.
La conversione biblica affonda le sue radici nello spessore teo-
logico dell’alleanza, intesa come l’iniziativa divina di fare comunione
con un partner umano, fondandosi sul rapporto personale e dialogico,
espresso nel programmatico “Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio
popolo”. Nonostante sia postulato il requisito della santità, “Siate santi
perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2), che garanti-
sce l’armonico mantenimento dell’alleanza, il partner umano, spesso
dimentico o incapace di fedeltà, si rivolge a divinità più compiacenti

90
FEBBRAIO

che additano strade più familiari o promettono facili incontri faccia a


faccia. Questa cronica incapacità di essere fedele all’alleanza richiede
alla Bibbia di parlare sempre di riconciliazione o di conversione, intesa
come il ritorno alla fedeltà del primo e più puro amore.
La conversione è a Dio, ma anche al fratello e con il fratello.
Essa non si restringe alla sfera intimistica e si dilata negli ambiti del
vissuto quotidiano. Ecco perché esige sempre una concretezza stori-
ca, una esteriorità (o sacramentalità). Alle tre categorie elencate in Lc
3,10-14 che chiedono che cosa fare, il Battista risponde indicando il
giusto comportamento corrispondente alla loro situazione. Se però il
fare non trova corrispondenza nel cuore, risuona minaccioso il rim-
provero dei profeti: “Lacerate il cuore e non le vostre vesti” (Gl 2,13).
La conversione è ritorno a Dio e cambiamento del cuore, op-
zione per il Regno, disponibilità agli impulsi dello Spirito, rinuncia a
se stessi per diventare come bambini secondo la bella espressione di
Mt 18,3. Perciò la conversione non è mai intesa come un fatto episo-
dico ed estemporaneo, bensì come atteggiamento costante che inte-
ressa tutta l’esistenza. Si può essere sempre più fedeli all’alleanza, ci si
può avvicinare sempre più a Dio, si può sempre cominciare da capo.
Quindi il processo di conversione non interessa solo ed esclusivamen-
te il grande peccatore, ma ogni cristiano che vuole approfondire la
sua vita di fede. Ecco perché nel vangelo di Giovanni scompaiono i
termini convertire, conversione e si lascia il posto a concetti di sequela
(Gv 10,27), di amore e di osservanza dei comandamenti (cf Gv 14,15).
Al principio ateo degli assiro-babilonesi del vivere ina ramina-
schu cioè in modo autonomo, staccato da Dio, l’uomo biblico oppone
il principio della costante conversione che lo porta a vivere sempre più
vicino a Dio, anzi, con Dio e in Dio, grazie alla presenza in noi dello
Spirito che ci fa gridare «Abbà! Padre!» (Rm 8,15).
La conversione cristiana incomincia nel tempo, ma trova la sua
piena e definitiva perfezione alle soglie dell’eternità.

91
A noi offri un tempo di riconciliazione

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Alle soglie della Quaresima la prima Preghiera eucaristica della
Riconciliazione ci ricorda che siamo chiamati a rinnovarci nello Spiri-
to, presentato dalla Liturgia come “remissione di tutti i peccati”.
Invochiamolo perché in questo impegno della fede sia per noi
voce unica, rugiada feconda, compimento del perdono.

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
TU SEI VIVO FUOCO (AA, 248)

Tu sei fresca nube


che ristori a sera,
del mio giorno sei rugiada.
Ecco, già rinasce di freschezza eterna
questo giorno che sfiorisce.
Se con Te, come vuoi,
cerco la sorgente,
sono nella pace.

Tu sei voce amica


che mi parli a sera,
del mio giorno sei conforto.

92
FEBBRAIO

Ecco, già risuona


d’allegrezza eterna
questo giorno che ammutisce.
Se con Te, come vuoi,
cerco la Parola,
sono nella pace.

Tu sei sposo ardente


che ritorni a sera,
del mio giorno sei l’abbraccio.
Ecco, già esulta
di ebbrezza eterna
questo giorno che sospira.
Se con Te, come vuoi,
mi consumo amando,
sono nella pace.

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Il Dio della speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella
fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. (MRI,
p. 294)
Ass.: E con il tuo spirito.

Salmo preparatorio 130


Prigionieri nell’abisso del peccato invochiamo Dio nostro Salvatore. Con tutta la
Chiesa cantiamo la certezza della nostra redenzione.

93
A noi offri un tempo di riconciliazione

Rit.: Spero nel Signore e aspetto sulla sua parola (AA, 23)

Dal profondo a te grido, o Signore;


Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,


Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,


Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
O Dio misericordioso,
che perdoni e non tieni conto delle colpe,
tu hai fatto sorgere per il tuo popolo l’aurora della salvezza,
quando hai inviato agli uomini colui che è la “Parola”

94
FEBBRAIO

ed è diventato un uomo.
Non abbandonarci nel profondo dell’angoscia,
dove ci hanno gettato i nostri peccati,
fa’ che ascoltiamo gli ambasciatori inviati da Gesù
che ci esortano a lasciarci riconciliare con te;
libera da ogni colpa i nostri fratelli defunti
e conferma in noi la speranza che insieme con loro
risorgeremo in Cristo a vita nuova.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Ass.: Amen.

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dal libro del profeta Geremia (31,31-34)


31
Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore -, nei quali con la
casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. 32Non
sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi
per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno in-
franto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. 33Questa sarà
l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni - oracolo
del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore.
Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34Non dovran-
no più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti
mi conosceranno, dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore -,
poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

95
A noi offri un tempo di riconciliazione

Proposta di riflessione

Silenzio

3 - Dio con tutta l’anima

Canto di accoglienza dell’Eucaristia

ADORO TE DEVOTE (AA, 325)

Adóro te devóte, látens Déitas,


quæ sub his figúris, vere látitas:
tibi se cor meum totum súbjicit,
quia, te contémplans, totum déficit.

Visus, tactus, gustus, in te fállitur,


sed audítu solo tuto créditur:
credo quidquid díxit Dei Fílius;
nihil hoc verbo veritátis vérius.

In cruce latébat sola Déitas,


at hic látet simul et humánitas:
ambo támen crédens átque cónfitens,
peto quod petívit latro pœnitens.

O memoriále mortis Dómini,


panis vivus, vitam præstans hómini,
præsta meæ menti de Te vívere,
et Te illud semper dulce sápere.

96
FEBBRAIO

Plagas, sicut Thomas, non intúeor,


Deum támen meum te confíteor.
Fac me tibi sémper mágis crédere,
in te spem habére, te dilígere.

Pie pellicáne, Jesu Dómine,


me immúndum munda tuo sánguine,
cujus una stilla salvum fácere,
totum mundum quit ab ómni scélere.

Jesu, quem velátum nunc aspício,


oro fíat illud, quod tam sítio:
ut, te reveláta cernens fácie,
visu sim beátus tuæ glóriæ. Amen.

Adorazione

Silenzio

Per la preghiera personale


Eucaristia, la più autentica forma dell’Amore

Siamo inseguiti da questo ineffabile, irrefrenabile amore. Siamo


così conosciuti, ricordati, assediati da questo potente e silenzioso amo-
re, che non ci dà tregua, che vuole a noi comunicarsi, che vuole da noi
essere compreso, ricevuto, ricambiato. Tutto il cristianesimo è qui. Il
cristianesimo è comunione della vita divina, in Cristo, con la nostra.
Il cristianesimo è appropriazione di Dio; e Dio è carità, è amore.

97
A noi offri un tempo di riconciliazione

Anche a questo ha provveduto il Signore da quella sera benedet-


ta. Per capire ciò che Egli ha detto a questo proposito, dopo la scon-
certante lezione d’amore e d’umiltà data ai suoi con la lavanda dei
loro piedi, dobbiamo figurarci di avere Lui, Gesù Cristo, qui fra noi,
in questa sua Chiesa romana, che ne custodisce le parole, i poteri, gli
esempi, la perenne promessa; e dobbiamo chiedere a noi stessi: che
cosa Egli ci direbbe? quale raccomandazione ci farebbe? quale lezione
collegherebbe al suo mistero pasquale, che stiamo celebrando? Taccia-
no un istante, interiormente, i nostri animi, ed ascoltiamo: «Io vi do
il comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato
voi...» (Io. 13,34). Ancora si parla di amore. Ma questa volta l’amore
deve partire da noi. All’amore ricevuto da Cristo deve seguire il no-
stro per i nostri simili, per la comunità che ci trova uniti d’intorno a
Lui, la presenza fisica, occasionale, esteriore, deve farsi unione spiri-
tuale, perpetua, interiore; così si forma la Chiesa, così si compagina il
suo Corpo mistico. Una nuova circolazione di carità ci deve rendere
da nemici amici, da estranei fratelli. Con questo paradossale impegno:
dobbiamo amare come Lui ci ha amati.
(Paolo VI)

Canto di benedizione

UBI CARITAS (AA, 211)

Rit.: Ubi caritas est vera, Deus ibi est.

Congregávit nos in unum Christi amor.


Exultemús et in ipso iucundémur.
Timeamus et amémus Deum vivum.
Et ex corde diligámus nos sincéro.

98
FEBBRAIO

Simul ergo cum in unum congregámur:


Ne nos mente dividámur, caveámus.
Cessent iúrgia malígna, cessent lites.
Et in médio nostri sit Christus Deus.

Simul quoque cum beátis videamus


gloriánter vultum tuum Christe Deus:
gáudium quod est imménsum atque probum,
saécula per infiníta saeculórum. Amen.

Intercessioni

Pr.: Il Signore continua a chiamare i peccatori per manifestare la sua


onnipotenza nella grazia del perdono:
Ass.: conceda a quanti infrangono la sua alleanza di ricostruire con
Cristo vincoli così profondi che nulla potrà mai spezzarli.

Pr.: Anche a noi presbiteri viene offerto “un tempo di riconciliazione


e di pace” perché possiamo ritrovare la via del ritorno al Signore:
Ass.: concedi a tutti noi, Signore, nello stupore e nella gioia della
salvezza ritrovata, di poter cantare la gloria del Risorto che
ci libera da ogni male.

Pr.: Dio sollecita la conversione e il rinnovamento dell¹uomo ritor-


nando al Padre nella riconciliazione con i fratelli nella Chiesa:
Ass. la bontà e l’onnipotenza di Dio si manifestino nella grazia
del perdono affinché tutti i peccatori si affidino unicamente
alla misericordia del Padre.

Pr.: Il Signore, mediante il profeta Geremia, annuncia che il suo


popolo ha abbandonato lui, sorgente d’acqua viva, per scavarsi
cisterne screpolate:

99
A noi offri un tempo di riconciliazione

Ass.: ci aiuti il Signore a coltivare il bisogno profondo di lui, affi-


dandoci unicamente alla sua misericordia che facilita il no-
stro ritorno a Dio.

Pr.: L’anno della misericordia aperto da papa Francesco ha avuto


come intento quello di aiutare i credenti a scoprire l’instancabile
dono di grazia e del perdono di Dio:
Ass.: nella celebrazione del memoriale del Signore l’Eucaristia
diventi dichiarazione di amore fedele, di Cristo sposo alla
Chiesa sua sposa, fino al tempo in cui verrà nella gloria a
giudicare i vivi e i morti.

Padre nostro.

Canto

TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr: Preghiamo.
O Dio, fonte della pace,
dolcezza di quanti confidano in te,
donaci nel tuo Spirito il gusto del bene
e fa’ che obbediamo sempre al tuo Cristo,
liberi e perseveranti nel tuo volere.
Per Cristo nostro Signore. (MRI, p. 1023)
Ass.: Amen.

Benedizione

Acclamazioni pp. 162-163

100
FEBBRAIO

Canto di reposizione

SE TU MI ACCOGLI (AA, 192)

Se nell’angoscia più profonda,


quando il nemico assale,
se la tua grazia mi circonda,
non temerò alcun male:
T’invocherò, mio Redentore,
e resterò sempre con Te.

Signore, a te veniam fidenti:


tu sei la vita, sei l’amor.
Dal sangue tuo siam redenti,
Gesù, Signore, Salvator.
Ascolta, tu che tutto puoi:
vieni, Signor, resta con noi!

4 - Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione


L’odierna Preghiera Eucaristica ci ricorda l’essenza della vita cri-
stiana: «Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace, perché
...ritroviamo la via del ritorno a te, e … viviamo in Cristo la vita nuo-
va, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli».
La vita nuova del discepolo si esprime nella lode a Dio e nel
servizio dei fratelli?

Leggiamo oggi nel nostro Testo:


“Al principio ateo del vivere in modo autonomo, staccato da

101
A noi offri un tempo di riconciliazione

Dio, l’uomo biblico oppone il principio della costante conversione


che lo porta a vivere sempre più vicino a Dio, anzi, con Dio e in Dio”.
“Rendersi conto di quanto Dio ci ami in Cristo disegna una
nuova via di vita nel servizio”?
S. Teresa di Calcutta: “Dobbiamo trasformare tutta la nostra
vita in preghiera, imparando a pregare il nostro lavoro senza mai so-
stituire il lavoro alla preghiera” (Regola,17)

Risonanze e condivisione

Conclusione

Antifona Mariana

TOTA PULCHRA (RN, 222)

Tota pulchra es María,


et mácula originális
non est in te.
Tu glória Jerusalém,
Tu lætitia Israel,
Tu honorificéntia
Pópuli nostri.

Tu advocáta peccatórum.
O María, o María
virgo prudentíssima,
mater clementíssima.
Ora pro nobis.
Intercéde pro nobis,
ad Dóminum, Jesum Christum.

102
Jean Guitton, Maria Maddalena, 1967
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

MARZO

Egli è la Parola che ci salva


(Preghiera eucaristica della Riconciliazione II)
(1Gv 1,1-4; Sal 19)

103
Egli è la Parola che ci salva

“Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro
come uno che ha autorità…” (Mc 1,21).

È veramente giusto ringraziarti e glorificarti,


Dio onnipotente ed eterno,
per la mirabile opera della redenzione
in Cristo nostro salvatore.
Riconosciamo il tuo amore di Padre
quando pieghi la durezza dell’uomo,
e in un mondo lacerato da lotte e discordie
lo rendi disponibile alla riconciliazione.
Con la forza dello Spirito
tu agisci nell’intimo dei cuori,
perché i nemici si aprano al dialogo,
gli avversari si stringano la mano
e i popoli si incontrino nella concordia.
Per tuo dono, o Padre
la ricerca sincera della pace
estingue le contese,
l’amore vince l’odio
e la vendetta è disarmata dal perdono.
E noi, uniti agli angeli,
cantori della tua gloria,
innalziamo con gioia
l’inno di benedizione e di lode: Santo…
Noi ti benediciamo, Dio onnipotente,
Signore dei cieli e della terra,
per Gesù Cristo tuo Figlio
venuto nel tuo nome:
egli è la mano che tendi ai peccatori,
la parola che ci salva,
la via che ci guida alla pace. (…)

104
MARZO

Motivo di ringraziamento per la Chiesa è “la mirabile opera


della redenzione in Cristo nostro salvatore”, che opera anche oggi
nel mondo, presentato “lacerato da lotte e discordie”. Il quadro
negativo, corrispondente alla verità anche ai nostri giorni, non
scoraggia l’opera divina di amore che piega la durezza del cuore
umano rendendolo disponibile alla riconciliazione, che è la chiave
di lettura di tutta l’opera del Figlio. Questa azione divina del Padre
si realizza nella virtù dello Spirito Santo che opera nella coscienza
degli uomini affinché si aprano al dialogo, perché si stringano le
mani e i popoli raggiungano la concordia. La forza dello Spirito
operante nei cuori degli operatori di pace li rende coraggiosi nello
spegnere le contese, all’origine dei conflitti, e forti nella carità che
disarma l’odio e la vendetta. Il desiderio di riconciliazione e pace è
frutto di un cuore buono; per questo è il cuore dell’uomo che deve
essere guarito perché: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina
l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono
le intenzioni cattive: ...» (Mc 7,20-21); Paolo nella lettera ai Gala-
ti elenca i frutti dello Spirito contrapposti a quelli della carne: «Il
frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolen-
za, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è
legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne
con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito,
camminiamo anche secondo lo Spirito» (5,22-26); è quel che è nato
dallo Spirito che esercita la sua forza di persuasione e conversione
nell’intimo della coscienza. È questa la terra santa nella quale il
granello di senape del Regno cresce per trasformare la società nella
signoria di Dio. La riconciliazione fiorisce da una volontà buona.
Quanto Dio ha compiuto in Cristo suscita nella Chiesa l’inno di
ringraziamento: “venuto accanto a ogni uomo piagato nel corpo e
nello spirito versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino
della speranza”, vicino a ogni uomo, anche a chi ha volontariamen-
te scelto il peccato allontanandosi da Lui. Parole e gesti di Gesù

105
Egli è la Parola che ci salva

tradiscono la sua comunione con Dio: Cristo che offre la sua vita
volge il cuore dei figli verso il Padre, e al proposito di condividere
col prossimo il perdono ricevuto.
“Egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva,
la via che ci guida alla pace”. I tre titoli con cui Gesù è ricordato:
parola, mano, via, descrivono la sua persona compassionevole verso
un’umanità sfinita da una stanchezza mortale. Un’unica volta Gesù
nei vangeli legge le Scritture e lo fa nella liturgia. Era a Nazaret, in
mezzo ai fratelli in preghiera, in giorno di sabato (Lc 4,16-21). Stan-
do al testo evangelico quelle persone che erano attorno a Gesù sono
le uniche che hanno udito coi loro orecchi e visto coi loro occhi “la
Parola” leggere a voce alta la Scrittura. La sua missione si apre svol-
gendo il rotolo di Isaia: “Lo Spirito del Signore è su di me…” (Is
61,1). L’anno di grazia che Gesù apre e inaugura nella sua persona
è dentro una cornice liturgica, e dall’atto di culto prende avvio il
suo ministero. Perché Cristo è la parola che salva? Come è possibi-
le? Perché è risorto, è il vivente (Ap 1,18); perché è la Parola che è
dall’eternità nel seno del Padre (Gv 1,18); perché la sua parola è viva,
efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra
fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e
delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4,12).
Perché anche oggi, come a Nazaret, lo Spirito Santo accompagna la
lettura della Parola e ne ispira l’interpretazione.
La celebrazione liturgica appare oggi non solo come il qua-
dro entro il quale è collocata la Bibbia per essere offerta al popolo
cristiano, luogo privilegiato dell’ascolto, ma è rapportata all’azione,
tanto da formare un’unità col rito: diventa azione, si compie. Quan-
to viene proclamato è attuato, è realizzato, reso contemporaneo. La
parola biblica non perde la sua storicità né la sua formulazione let-
teraria, ma risuona oggi nel rito come realtà viva e attuale, prose-
gue il suo cammino, si inserisce nella trama della storia del nostro
tempo. I racconti biblici diventano un Hodie (Oggi) nell’azione

106
MARZO

eucaristica. L’assemblea è la diretta destinataria della Parola di Dio.


Oggi Dio parla ancora al suo popolo redento da Cristo e stabilisce
un dialogo con lui.1 La Chiesa sempre ha creduto a questa divina
presenza di Cristo nella sua Parola, tanto che «Alla parola di Dio e
al mistero eucaristico la Chiesa ha tributato sempre e dappertutto
ha voluto e stabilito che si tributasse la stessa venerazione, anche se
non lo stesso culto; mossa dall’esempio del suo Fondatore, essa non
ha mai cessato di celebrare il mistero pasquale, riunendosi insieme
per leggere “in tutte le Scritture ciò che a lui si riferiva” (Lc 24,27),
e attualizzare, con il memoriale del Signore e i sacramenti, l’opera
della salvezza» (OLM 10).
Considerato che in generale la lettura è oggi in preoccupante
crisi, e, considerato che la Rivelazione è giunta a noi in forma scritta,
per cui è indispensabile saper e voler leggere, nelle nostre celebra-
zioni va curata meglio la proclamazione della Scrittura. I lettori non
devono essere improvvisati; essi prestano la voce, come Giovanni
Battista, e sono a disposizione della Parola perché essa venga detta
distintamente, con rispetto, da un luogo dignitoso, curato e ben vi-
sibile. Alla Parola va lo stesso affetto e attenzione di Maria di Betania
che si è così scelta la parte migliore.

Per la preparazione personale


La parola è la forma di comunicazione più comune e abituale,
propria dell’animale superiore, l’uomo. Gli altri animali non parla-
no, emettono dei suoni: il cane abbaia, l’elefante barrisce, la rondine
squittisce. La parola qualifica la persona umana che, anche per que-
sto, si distingue dagli altri animali. Necessita un lungo apprendistato
1
FALSINI, R., L’assemblea eucaristica, cuore della domenica, Milano, Ancora Editrice, 2004,
pp. 131-162.

107
Egli è la Parola che ci salva

per imparare a parlare e, poiché arte, si apprende passando attraverso


diversi stadi.
Una volta che abbiamo imparato a parlare, non abbiamo con-
cluso il nostro iter di apprendimento. Ogni lingua conosce una gam-
ma di sfumature per esprimere il linguaggio. Dai vocaboli più comuni
come “dire” e “parlare” a quelli più ricercati e capaci di manifestare
consistenti sfumature; dalle forme eleganti e culturalmente elevate di
“filosofare”, “discettare”, a quelle povere e negative: “chiacchierare”,
“cianciare”, “blaterare”, “ciarlare”, “sproloquiare”… Il linguaggio è un
segno di maturità e di cultura: dai 1000 vocaboli del linguaggio comu-
ne alla ricchezza lessicale di Gabriele D’Annunzio, cultore delle parole
e della loro musicalità. Potremmo leggere, per esempio, la sua poesia
La pioggia nel pineto…

La parola oggi è inflazionata, perché migliaia di parole ci ro-


tolano addosso a ogni ora del giorno e anche della notte; pensiamo
all’informazione radiotelevisiva, alla propaganda. E noi non siamo da
meno, con fiumi di parole che diciamo ogni giorno. Per fortuna non
è stato ancora brevettato il contaparole, né esiste una tassa sulle parole
pronunciate. Saremmo tutti indebitati. Solitamente la quantità è in-
versamente proporzionale alla qualità: più aumentano le parole, meno
valore si dà alle medesime.

Ricordiamo, senza attardarci, la triste possibilità della parola


inquinata, quella detta per imbrogliare, per allontanare dalla verità. È
l’antiparola, il contrario e la contraffazione della parola. La bugia az-
zera la comunicazione e inquina i rapporti umani.

Della parola si è voluto servire anche Dio quando entrò in re-


lazione con gli uomini. Anche noi oggi siamo partecipi di quel dialo-
go, grazie alla Parola di Dio. Di essa abbiamo una sublime trattazione
nella costituzione conciliare Dei Verbum, spesso richiamata nell’Esor-

108
MARZO

tazione postsinodale Verbum Domini. Il titolo lascia facilmente intui-


re il contenuto. Incontriamo il dinamismo sublime e misterioso della
parola divina e della parola umana che entrano in relazione.

La Parola di Dio raggiunge il suo vertice con Cristo, chiamato


appunto Parola, Verbum in latino e Logos in greco. Con questa Parola
fatta carne è stato più facile entrare in relazione con Dio, perché si è
fatta visibile, perché ha usato immagini ed espressioni dell’uomo co-
mune. Una delle prime azioni di tale Parola incarnata è stata quella di
chiamare alcune persone - gli apostoli - che condividessero l’avventura
spirituale dell’annuncio e della comunicazione. Con insolita efferve-
scenza, anche a scapito della correttezza grammaticale, il prologo della
Prima Lettera di Giovanni mostra l’esuberanza di un incontro con la
Parola che ha trasformato la vita degli apostoli. Non contenti di tale
scoperta, hanno la gioia e la missione di condividere tale scoperta per-
ché altri, possibilmente tutti, entrino nel dinamismo della comunione
che lega con tale Parola e, suo tramite, nel circuito della vita trinitaria:
“Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello
che abbiamo veduto con i nostri occhi e che le nostre mani toccarono
del Verbo della vita… quello che abbiamo veduto e udito, noi l’an-
nunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.
E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.
Questo vi scriviamo perché la nostra gioia sia piena” (1Gv 1,1-4).

Convinti con il Salmo che: “Lampada ai miei passi la tua parola,


luce sul mio cammino” (Sal 119,105), concordi con gli Ebrei del va-
lore dello Shema Israel (Dt 6,4) che si specifica nel Nuovo Testamento
con l’imperativo divino dato ai discepoli sul santo monte: “ascoltate-
lo” (Mc 9,7), perché Gesù è la Parola fatta carne (Gv 1,14) e perciò la
Parola Vivente, concludiamo che il vertice della parola è il silenzio di
amore, come suggerisce il mistico san Giovanni della Croce.

109
Egli è la Parola che ci salva

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Meditare il valore della comunione in quanto annunciatori del
Vangelo comporta, in questo tempo della Quaresima, il riconoscere
la misericordia di Dio che ci fa incontrare con il suo perdono legato
alla conversione dell’uomo. Tutti noi, in questa Quaresima, più che
sentirci cercatori di Dio dobbiamo sentirci cercati da Lui, anche per-
ché Lui ci attende prima ancora che noi abbiamo mosso i nostri passi.
Al termine della Quaresima celebreremo i misteri della nostra
salvezza. Invochiamo lo Spirito perché in questo cammino impegna-
tivo della fede sia per noi fondamento dell’unico corpo di Cristo,
nell’impegno della testimonianza dell’amore.

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
LO SPIRITO DI DIO (AA, 245)

Lo Spirito di Dio dal cielo scenda


e si rinnovi il mondo nell’amore:
il soffio della grazia ci trasformi
e regnerà la pace in mezzo a noi.
La guerra non tormenti più la terra
e l’odio non divida i nostri cuori.
Uniti nell’amore,
formiamo un solo corpo nel Signore.

110
MARZO

La carità di Dio in noi dimori


e canteremo, o Padre, la tua lode:
celebreremo unanimi il tuo nome,
daremo voce all’armonia dei mondi.
Viviamo in comunione vera e santa,
fratelli nella fede e la speranza.
Uniti nell’amore,
andremo verso il Regno del Signore.

Lo Spirito di Dio è fuoco vivo,


è carità che accende l’universo.
S’incontreranno i popoli del mondo
nell’unico linguaggio dell’amore.
I poveri saranno consolati,
giustizia e pace in Lui si abbracceranno.
Uniti nella Chiesa,
saremo testimoni dell’amore.

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: La grazia e la pace del Signore che si immola sia con tutti voi.
Ass.: E con il tuo spirito.

Salmo preparatorio 19
Dio ci viene incontro come luce che sorge. Nello splendore del cielo leggiamo la
gloria di Dio.

111
Egli è la Parola che ci salva

Rit.: A te Signore innalzo l’anima mia (AA, 4)

I cieli narrano la gloria di Dio,


e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. 
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia. 

Gli ordini del Signore sono giusti,


fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.

Il timore del Signore è puro, dura sempre;


i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
più preziosi dell’oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.

Anche il tuo servo in essi è istruito,


per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
O Dio, nostro Padre,
hai mandato a noi la tua Parola di luce,
il vero sole che manifesta a tutti gli uomini la tua gloria,
e con i messaggeri del Vangelo hai fatto giungere
la sua voce fino ai confini del mondo.
Apri i nostri cuori alla luce dei tuoi comandamenti,
concedici di gustare la dolcezza della tua legge:

112
MARZO

purificati da ogni peccato saliremo con Cristo nella sommità dei cieli.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Ass.: Amen.

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo (1Gv 1,1-4)


1
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito,
quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contem-
plammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - 2la vita
infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza
e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si mani-
festò a noi -, 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo
anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra
comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 4Queste
cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

Proposta di riflessione

Silenzio

113
Egli è la Parola che ci salva

3 - Dio con tutta l’anima

Celebrazione della confessione

Celebrare la riconciliazione significa rimanere nella speranza,


che sgorga dalla certezza che il Signore, avendoci amati sino alla fine,
ricompone la piena e perfetta comunione con Lui e con i fratelli.

Aspersione dell’acqua benedetta (MRI, p. 1034)

Pr.: Fratelli carissimi, invochiamo la benedizione di Dio, nostro


Padre, perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia
del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nel-
la morte redentrice del Signore per risorgere con Lui a vita
nuova.

Tutti pregano in silenzio

Pr.: O Dio creatore, che nell’acqua e nello Spirito hai dato forma e
volto all’uomo e all’universo:
Ass.: Purifica e benedici la tua Chiesa.

Pr.: O Cristo, che dal petto squarciato sulla croce hai fatto scaturire
i sacramenti della nostra salvezza:
Ass.: Purifica e benedici la tua Chiesa.

Pr.: O Spirito Santo, che dal grembo battesimale della Chiesa ci hai
fatto rinascere come nuove creature:
Ass.: Purifica e benedici la tua Chiesa.

114
MARZO

Pr.: O Dio, che raduni la tua Chiesa, sposa e corpo del Signore, be-
nedici il tuo popolo e ravviva in noi, per mezzo di quest’acqua,
il gioioso ricordo e la grazia della prima Pasqua nel Battesimo.
Per Cristo nostro Signore.
Ass.: Amen.

Pr.: Ed ora, mentre veniamo aspersi con l’acqua benedetta, ricono-


sciamo e confessiamo, con il canto, i nostri peccati davanti a
Dio e alla comunità.

ATTENDE DOMINE (LU)

Atténde Dómine, et miserére,


quia peccávimus tibi.

Ad Te, Rex summe, ómnium redémptor,


óculos nostros sublevámus flentes:
exáudi, Christe, supplicántum préces.

Déxtera Pátris, lápis anguláris,


Via salútis, iánua cæléstis,
áblue nostri máculas delícti.

Rogámus, Deus, tuam majestátem:


áuribus sacris gémitus exáudi:
crimina nostra plácidus indúlge.

Tibi fatémur crìmina admíssa:


contríto corde pándimus occúlta:
tua, Redémptor, piétas ignóscat.

115
Egli è la Parola che ci salva

Innocens cáptus, nec repúgnans ductus,


téstibus fálsis pro impiis damnátus:
quos redemísti, Tu consérva, Christe.

Pr.: Concludiamo la preghiera chiedendo perdono e impegnandoci


a perdonare.

Padre nostro.

Pr.: O Padre, per la tua benevolenza la creazione continua e sorge il


sole sui buoni e sui cattivi: libera l’uomo dal peccato che lo se-
para da Te e lo divide in se stesso; fa’ che, nell’armonia interiore
creata dallo Spirito, diventiamo operatori di pace e testimoni
del tuo amore. (MRI 1017)
Per Cristo nostro Signore.
Ass.: Amen.

Confessione

Canto di accoglienza dell’Eucaristia

Pregare l’Eucaristia significa riconoscere che la carne di Cristo


immolata sulla croce è segno efficace del perdono e della redenzione.

O CRISTO REDENTORE (AA, 199)


Con la sua morte lavò le nostre colpe (dalla liturgia)

O Cristo Redentore
per noi dal ciel disceso,
di questa carne il peso
vestisti nel dolor:

116
MARZO

su dura croce esanime


scontasti i nostri error.

Gesù noi t’adoriamo


dalla croce pendente;
noi Ti benediciamo
per le genti redente.

Perdona, o Dio d’amore,


dall’alto della croce:
preghiamo con la voce
degli umili, o Signore:
perdona a noi colpevoli
d’avere agito mal. Rit.

Adorazione

Silenzio

Per la preghiera personale


Eucaristia, pienezza di comunione ecclesiale

E la prima indicazione è proprio questa relativa alla comunio-


ne ecclesiale, che qui ci riunisce e che ora acquista una singolare pie-
nezza, un suo proprio significato. Questo è un momento particolare
di comunione fra noi, fra quanti hanno accolto il nostro invito e ci
hanno fatto dono della loro presenza. Se mai occasione felice ci è of-
ferta per realizzare le parole del Signore: «Dovunque due o tre perso-

117
Egli è la Parola che ci salva

ne sono riunite nel mio nome, Io sono in mezzo a loro», questa è per
noi, mentre appunto questo suo nome, e solo il suo nome, polarizza
la nostra assistenza, ed emerge fra noi, come se qui ora Egli fosse e tra
poco sacramentalmente sarà, e fin d’ora riempie di Sé le nostre ani-
me, e le affratella nella fede, nella concordia, nella pace, nel gaudio di
saperci e di sentirci «chiesa», cioè unione, suo unico ovile, suo corpo
mistico. Cada in questo momento ogni distanza fra noi, ogni diffiden-
za, ogni noncuranza, ogni estraneità; cada ogni rancore, ogni rivalità;
e procuri ognuno di noi di sperimentare «quanto è bello e quanto è
giocondo che dei fratelli si trovino insieme»; e avverta ciascuno den-
tro di sé come l’aver la fortuna d’essere, come la prima comunità dei
credenti, «un Cuor solo e un’anima sola» significhi realizzare la nostra
impegnativa qualifica di cristiani cattolici. La carità dentro la Chiesa,
la carità, che la raduna e la compone, la carità che la specifica «corpo
mistico» e rende fratelli tutti quelli che ne accettano la socialità orga-
nizzata, la carità umile, amica e solidale fra di noi fedeli e seguaci e
ministri di Cristo, è il primo esigente requisito per sedere alla mensa
del Giovedì Santo.
(Paolo VI)

Canto di benedizione

O CAPO INSANGUINATO (AA, 202)

Nell’ora della morte il Padre ti salvò.


Trasforma la mia sorte: con te risorgerò.
Contemplo la tua croce, trionfo del mio re,
e chiedo la tua pace: Gesù, pietà di me.

Mistero di dolore, eterna carità!


Tu doni, o Redentore, le vera libertà.

118
MARZO

Fratello di ogni uomo noi ritorniamo a te


Speranza di perdono, Gesù, pietà di me.

Intercessioni

Pr.: Nel mondo lacerato da lotte e discordie annunciamo “la mira-


bile opera della redenzione in Cristo nostro Salvatore”.
Ass.: L’opera dell’amore divino pieghi la durezza del cuore umano
rendendolo disponibile alla riconciliazione.

Pr.: Il desiderio di riconciliazione e di pace è frutto di un cuore buono


che viene guarito dallo Spirito che dona i suoi frutti di santità.
Ass.: Le nostre coscienze siano la terra santa nella quale il granello
di senape del Regno trasforma la società rendendola capace
di condividere col prossimo il perdono ricevuto.

Pr.: Gesù tende la mano ai peccatori, è la Parola che ci salva e la via


che ci guida alla pace.
Ass.: Possiamo in ogni Eucaristia entrare in comunione con il Cri-
sto, persona compassionevole verso un’umanità sfinita da
una stanchezza mortale.

Pr.: La Parola di Dio risuona nel rito come realtà viva e attuale in-
serendosi nella trama del nostro tempo.
Ass.: L’assemblea si senta sempre più destinataria della Parola di
Dio così che il messaggio biblico diventi l’oggi di Dio nell’a-
zione eucaristica.

Pr.: La rivelazione è giunta a noi in forma scritta e Dio oggi parla


ancora al suo popolo redento da Cristo.

119
Egli è la Parola che ci salva

Ass.: I lettori prestino la voce, come Giovanni Battista, al Messia


che annuncia la salvezza e la comunità si apra alla Parola
proclamata come Maria che “si è scelta la parte migliore”.

Canto

TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr.: O Dio, che ami l’innocenza


e la ridoni a chi l’ha perduta,
volgi verso di te i nostri cuori
e donaci il fervore del tuo Spirito,
perché possiamo esser saldi nella fede
e operosi nella carità.
Per Cristo nostro Signore. (MRI p.95)
Ass.: Amen.

Benedizione

Acclamazioni pp. 162-163

Canto di reposizione

TI SALUTO O CROCE SANTA (Repertorio nazionale)


Per mezzo di Cristo siamo stati salvati (dalla Liturgia)

Rit.: Ti saluto o Croce santa,


che portasti il Redentor:
gloria, lode, onor Ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

120
MARZO

Sei vessillo glorioso di Cristo,


sua vittoria e segno d’amor:
il suo sangue innocente fu visto
come fiamma sgorgare dal cuor. Rit.

O Agnello divino, immolato


sulla croce crudele, pietà!
Tu, che togli dal mondo il peccato,
salva l’uomo che pace non ha. Rit.

4 - Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione

Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza


dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi di-
sponibile alla riconciliazione. In questa preghiera chiediamo al Padre:
«Donaci il tuo Spirito, perché sia tolto ogni ostacolo sulla via della
concordia, e la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di
unità e strumento della tua pace».

Ci limitiamo a “servire” i fratelli o cerchiamo di dare il no-


stro contributo “perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversa-
ri si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia”?

Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le


contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono».
Possiamo dire che è questo il nostro programma pastorale?

121
Egli è la Parola che ci salva

Risonanze e condivisione

Conclusione

Antifona Mariana

AVE REGINA CÆLORUM (AA, 307)

Ave Regína cælorum,


ave Dómina angelórum:
Salve, radix, salve, porta,
ex qua mundo lux est orta.
Gaude, Virgo gloriósa
super omnes speciósa.
Vale, o valde decóra
et pro nobis Christum exóra.

122
Jean Guitton, Discepoli di Emmaus, 1958
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

MAGGIO

Il Cristo è la via che ci guida a te


(Preghiera eucaristica V/B)
(At 9,1-22; Sal 119,1-8)

123
Il Cristo è la via che ci guida a te

Questa preghiera eucaristica forma un tutto unico con il suo prefa-


zio, che non si può mai cambiare. Di conseguenza, non si può dire quan-
do è prescritto un prefazio proprio. È particolarmente adatta per i formu-
lari delle Messe «per varie necessità».

È veramente giusto renderti grazie,


Dio grande e misericordioso,
che hai creato il mondo
e lo custodisci con immenso amore.

Tu vegli come Padre su tutte le creature


e riunisci in una sola famiglia
gli uomini creati per la gloria del tuo nome,
redenti dalla croce del tuo Figlio,
segnati dal sigillo dello Spirito.

Il Cristo, tua Parola vivente,


è la via che ci guida a te,
la verità che ci fa liberi,
la vita che ci riempie di gioia.

Per mezzo di lui innalziamo a te l’inno di grazie


per questi doni della tua benevolenza
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
proclamiamo la tua lode: Santo…

124
MAGGIO

Ti glorifichiamo, Padre santo:


tu ci sostieni sempre nel nostro cammino
soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio,
ci raduna per la santa cena.
Egli, come ai discepoli di Emmaus,
ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

Un documento della congregazione per il culto divino, del 1979,


stabiliva la sufficienza delle quattro preghiere eucaristiche del Messale,
mantenendo, comunque, per particolari circostanze, la possibilità di
ulteriori testi. Questa Preghiera eucaristica ne è l’esempio attuato. La
Chiesa svizzera nel suo Sinodo del 1972, ottenne l’approvazione per
nuove anafore dalla s. Sede e così nel 1974 il testo venne approvato
dalla Congregazione. La prima editio typica latina si avrà nel 1991 per
consentirne la traduzione nei Messali nazionali. In Italia questa anafo-
ra “quadriforme” è stata approvata il 5 gennaio 1980. Il testo è com-
posto da una parte fissa e una variabile tanto da far pensare a quattro
testi con i quattro titoli. Variabili sono il prefazio e le intercessioni. Il
resto è fisso. Si tratta di quattro variazioni sul tema che potrebbe suo-
nare così: Dio guida la sua Chiesa all’unità, in Cristo, via verità e vita.
Il titolo latino della Preghiera eucaristica V/B è “Iesus via ad Patrem”.
L’uso di questa preghiera è indicato nelle messe: per l’evangelizzazione
dei popoli, per i cristiani perseguitati, per la patria, per le autorità civili,
per gli organismi soprannazionali, per il progresso dei popoli, all’ini-
zio dell’anno civile. Il tema del cammino è palesemente ricorrente nel-
le quattro formulazioni a testimonianza dell’identità e dell’intenzione
della Chiesa (σύνοδος: syn – odos: cammino insieme) nel mondo.

Il prefazio esordisce benedicendo Dio anzitutto per la creazione


e anche per la provvidenza tramite la quale tiene in essere ogni creatu-
ra. La sollecitudine divina non è rivolta esclusivamente all’uomo e non
a un solo popolo. La preghiera recepisce una bella sensibilità verso la

125
Il Cristo è la via che ci guida a te

creazione nella sua totalità. Quando queste parole vengono pronun-


ciate il creato esulta, anch’esso in gemente attesa, perché i credenti lo
riconoscono quale Parola “illustrata”, atlante multicolore aperto agli
occhi di tutte le genti. E, tuttavia, se i cieli narrano la gloria di Dio,
essa rifulge in pienezza nell’uomo vivente, tra tutte le creature, l’unica,
fatta a immagine di Dio, l’unica eletta a essere luogotenente del Cre-
atore, custode di tutto ciò che esiste. Dio ha un progetto di fraternità
universale perché la sua cura è per gli uomini (Eb 2,16). La liturgia
ricorda questa volontà di Dio attraverso tre participi passati: creati,
redenti, segnati. I tre verbi riconducono all’economia salvifica trinita-
ria nella storia dell’umanità: l’inizio è volontà del Padre, la redenzione
è l’opera del Figlio, il sigillo dono dello Spirito Santo che custodisce,
sostiene e accompagna la creazione e la redenzione verso il compimen-
to. Malgrado la creazione, malgrado la Legge, la circoncisione e le pro-
messe di Dio, (Rm 1-3), l’uomo, il popolo dell’Alleanza per un verso
e l’umanità per un altro, si sono allontanati da Dio e non hanno più
trovato la strada del ritorno. Nella pienezza del tempo Dio mandò suo
Figlio (Gal 4,4) rivelatosi via, verità e vita (Gv 14,6). Chi vede il Cri-
sto vede il Padre, chi ascolta il Cristo sente la Parola del Padre e, sebbe-
ne, viviamo nel non-ancora, la strada è ormai ritrovata: non aderendo
a delle idee, ma alla persona di Gesù Cristo che viene dal Padre ed è
tornato al Padre. La celebrazione del mistero pasquale è fatta di Parola
e di pane per il cammino. Il richiamo alla dimensione itinerante della
Chiesa trova ampi riscontri soprattutto nelle preghiere presidenziali
ogni volta che si fa riferimento alla casa del Padre, alla gloria dei santi,
alla comunione eterna, al banchetto, alle nozze eterne… la tensione
escatologica è parte fondamentale della liturgia, la speranza della fede
trova nella celebrazione liturgica continua conferma e alimento, maga-
ri meno nella predicazione. Affermare che Cristo è la via che conduce
al Padre significa ammettere che non siamo arrivati e che il richiamo
di s. Paolo a fissare lo sguardo sulle realtà invisibili rimane in tutta la
sua importanza e peso nella vita dei credenti, i quali dovrebbero, dun-

126
MAGGIO

que, dare il giusto peso alle cose visibili e il giusto peso a quelle invi-
sibili (2Cor 4,18). Oggi, forse, la liturgia rimane l’unica voce, spesso
nel deserto, che ricordi, anche ai credenti, che siamo viatores, (in Atti
9,2 la nuova fede è definita “Via”) cioè viaggiatori, l’unica voce che osi
ridimensionare l’ego smisurato degli uomini affermando la signoria
di Dio, l’unica voce che proclami con fermezza una giustizia che sarà
amministrata senza dubbio e senza esitazione, ma anche l’unica voce
che, accorata, ricorda la misericordia sul giudizio nel tempo della sto-
ria, l’unica voce che dona una Parola che scalda il cuore nel gelo delle
relazioni, perché il Cristo si è fatto prossimo a questa umanità per ri-
condurla al Padre e mai l’abbandonerà: “Io sono con voi sempre” (Mt
28,18), “Ecco sto alla porta e busso” (Ap 3,20).

Per la preparazione personale


Nella storia di ogni uomo ci sono incontri e fatti decisivi che
hanno enormi conseguenze. Per Paolo fu determinante l’evento di
Damasco, un’esperienza capitale che ha cambiato la sua vita, e pure
ha orientato in modo nuovo la storia del cristianesimo nascente. Fu
l’incontro con una persona, Cristo, un innamoramento che incendiò
la vita, orientandola sui binari della missione.
L’evento di Damasco, che è come l’atto di morte del fariseo
Saulo e l’atto di nascita dell’apostolo Paolo, è solitamente classificato
come conversione, e lo documenta anche la festa liturgica del 25 gen-
naio. Se per conversione intendiamo un cambiamento notevole e ra-
dicale, la parola può essere accettata e ritenuta. Oggi sono sempre più
numerosi gli autori che trovano inadeguato tale termine, perché non
si adatterebbe bene al caso di Paolo. Si privilegia perciò la categoria di
vocazione, o, meglio ancora, di innamoramento.

127
Il Cristo è la via che ci guida a te

Alla chiamata divina Paolo risponde con generosità e totalmen-


te: “Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato
una perdita a motivo di Cristo” (Fil 3,7). Sta qui, nell’amore a Cristo,
la chiave interpretativa dell’evento che ha reso Paolo un innamorato
e un apostolo infaticabile del suo Signore. Paolo si sente “afferrato da
Cristo”. Dispensato dal catecumenato, è subito neofita. Non si può
annunciare Cristo se prima non si è fatta un’esperienza personale, pro-
fonda e prolungata. Per questo si ritira tre anni nel deserto di Arabia
che diventa la sua Nazareth, luogo privilegiato di contemplazione e di
appropriazione del mistero. Poi, consolidatosi il rapporto di amore,
inizia la sua avventura di apostolo, pronto a portare ovunque il vangelo
che salva. Proprio perché conquistato da Cristo sarà conquistatore di
uomini, ai quali vorrà raccontare la sua esperienza. Dalla mistica pas-
sa alla pastorale, dall’esperienza personale alla testimonianza agli altri.
Da quell’incontro fioriscono, sia la scoperta di Cristo come l’U-
nico amore, sia la passione di portarlo agli uomini.

Centralità di Cristo

Cristo è come lo spartiacque teologico della vita di Paolo che si


può distinguere nettamente in due periodi: senza Lui e con Lui. Dal
momento dell’incontro, Cristo è collocato al centro, sta al di sopra di
tutto e di tutti, è l’Unico. Lo sentiamo dire dalla viva voce dell’Aposto-
lo: “Quello che poteva essere per me un guadagno l’ho considerato una
perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di
fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il
quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatu-
ra al fine di guadagnare Cristo” (Fil 3,7-8). Se mistica equivale a parteci-
pare intimamente alla vita di Cristo, allora Paolo è il primo mistico della
storia e tale appare dai suoi scritti: “Chi mi separerà dall’amore di Cri-
sto? [...] né morte, né angeli [...] né alcuna altra creatura potrà mai sepa-
rarmi dall’amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore” (Rm 8,38-39).

128
MAGGIO

Missione ai pagani

La scoperta della centralità di Cristo diventa la molla potente


e segreta di una straordinaria attività, l’unica motivazione della sua
passione ecclesiale. Verso le comunità ha un atteggiamento di grande
affetto e di sollecitudine, come con le comunità di Filippi e Tessaloni-
ca, che diventa zelo focoso ed aspro, quando il vangelo è annacquato
o tradito, come si verificò in Galazia.
Nel Crocifisso, Paolo ha scorto i segni più luminosi dell’amore e
potrà dire: “Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù
Cristo e questi crocifisso” (1Cor 2,2). La vita con Cristo non è proiettata
su uno schermo di facilità, né si muove sulle note del “tutto va sempre
bene”. Al contrario, l’annunciatore del vangelo incontra difficoltà di
ogni tipo. Eppure, per amore di Cristo, si sottopone a una vita impossi-
bile, descrittaci nella stupenda pagina autobiografica di 2Cor 11,23-28.
La presenza di Cristo non toglie all’uomo il suo limite né la sua
povertà: il Paolo delle esperienze mistiche è il medesimo che deve ogni
giorno lottare con se stesso, perché sperimenta la fragilità e la miseria
umana: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché
dimori in me la potenza di Cristo [...] quando sono debole è allora che
sono forte” (2Cor 12,9-10).
Nonostante tante difficoltà e sofferenze, Paolo rimane un uomo
che vive di gioia; non solo, la raccomanda con insistenza agli altri,
quasi indicandola come un marchio di appartenenza. Nella Lettera ai
Filippesi, soprattutto, il tema della gioia ritorna con martellante insi-
stenza, reso visibile anche dall’impiego, per ben 16 volte, del sostanti-
vo o del verbo che la indicano. Egli sa per lunga e provata esperienza
che la radice della gioia sta nell’amore che Cristo ha dimostrato all’uo-
mo (cf 1Tm 1,12-16).
Ribadisce spesso che la sua missione non è un incarico ecclesia-
stico, ma un vero carisma divino che lo ha mutato e lo ha reso testi-
mone e apostolo.

129
Il Cristo è la via che ci guida a te

Sarebbe uno sbaglio limitarsi a considerare Paolo e la sua avventura


spirituale. La sua vocazione, con il mirabile intreccio di chiamata e di ri-
sposta, di gioia e di sofferenza, di dono ricevuto e di dono offerto, è come
un prisma che scompone e riflette la storia di ogni uomo. Ognuno di noi
può rammentare persone e avvenimenti che, una volta incontrati o vis-
suti, hanno colorato diversamente la vita, aiutando a guardare il mondo
con occhi nuovi. Le cose di tutti i giorni, il lavoro, le amicizie, l’impegno
politico e sociale, la sensibilità spirituale, hanno cominciato a navigare in
acque più chiare, dopo l’esperienza di un innamoramento che ha rivelato
qualcosa di noi stessi e ci ha aperti agli altri. È l’incontro con qualcuno
che ha dato spessore al nostro essere e al nostro vivere. Ognuno ha il suo
“qualcuno” al quale potrà fare riferimento, tutti abbiamo “Qualcuno”
che identifichiamo in Dio, in Cristo, nello Spirito, che entra nella nostra
vita, forse senza la veemenza di Damasco, ma non meno forte e capace di
trasformare la vita, indirizzandola verso la sua piena realizzazione.

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Il tempo pasquale che stiamo vivendo ci invita a contemplare il
Risorto primizia di quanti trovano in lui il senso completo della loro vita.
Siamo invitati a riconoscere il Signore come via che ci riconduce
al Padre, come verità che ci dona la libertà dei figli di Dio, come vita
che ci rinnova con la gioia pasquale.
Invochiamo lo Spirito perché ci aiuti a ritrovare la salvezza nei
segni e nei gesti pasquali del Risorto.

130
MAGGIO

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
O FONTE DELL’AMORE (AA, 124)

O fonte dell’amore, o immensa carità,


o Spirito che regni per sempre in ogni età.
A Te con gioia canti chi vive e crede in Te;
innalzi lodi e inni chi T’ama e spera in Te.

Tu sei pastore e guida di questa umanità:


i popoli del mondo raccogli in unità!
A Te con gioia canti chi vive e crede in Te;
diffonda la Parola chi T’ama e spera in Te.

Tu reggi la tua Chiesa, le doni verità:


i figli tuoi eletti conduci a santità.
A Te con gioia canti chi vive e crede in Te;
sia sempre sale e luce chi T’ama e spera in Te.

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Lo Spirito del Signore che riempie l’universo, che tutto unisce
e conosce ogni linguaggio, sia con tutti voi.
Ass.: E con il tuo spirito.

131
Il Cristo è la via che ci guida a te

Salmo preparatorio 119


La vera felicità consiste nel camminare secondo la legge del Signore. Con la Chiesa
accogliamo la Parola di Dio: si riassume nel comandamento dell’amore di cui Gesù
ci ha dato l’esempio.

Rit.: Cantate al Signore un canto nuovo, alleluia!


Egli ha fatto meraviglie, alleluia!

Beato l’uomo di integra condotta,


che cammina nella legge del Signore.
Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

Non commette ingiustizie,


cammina per le sue vie.
Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

Siano diritte le mie vie,


nel custodire i tuoi decreti.
Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.

Ti loderò con cuore sincero


quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

132
MAGGIO

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
O Signore Gesù, tu sei la nostra via verso il Padre.
Concedi di ubbidire sempre alla sua volontà
e noi ti renderemo grazie con cuore sincero.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Ass.: Amen.

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dagli Atti degli apostoli (9,1-22)


1
Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del
Signore, si presentò al sommo sacerdote 2e gli chiese lettere per le sina-
goghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a
Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appar-
tenenti a questa Via. 3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per
avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4e,
cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi
perséguiti?”. 5Rispose: “Chi sei, o Signore?”. Ed egli: “Io sono Gesù,
che tu perséguiti! 6Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò
che devi fare”. 7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano
fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. 8Sau-
lo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così,
guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. 9Per tre giorni rimase
cieco e non prese né cibo né bevanda.
10
C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in
una visione gli disse: “Anania!”. Rispose: “Eccomi, Signore!”. 11E il Si-

133
Il Cristo è la via che ci guida a te

gnore a lui: “Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di
Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando 12e ha
visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani
perché recuperasse la vista”. 13Rispose Anania: “Signore, riguardo a
quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a
Gerusalemme. 14Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacer-
doti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”. 15Ma il Signore
gli disse: “Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affin-
ché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; 16e
io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. 17Allora Ana-
nia andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello,
mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada
che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito
Santo”. 18E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recu-
però la vista. Si alzò e venne battezzato, 19poi prese cibo e le forze gli
ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,
20
e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. 21E
tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: “Non è
lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo
nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi
dei sacerdoti?”.
22
Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusio-
ne tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

Proposta di riflessione

Silenzio

134
MAGGIO

3 - Dio con tutta l’anima

Canto di accoglienza dell’Eucaristia

VICTIMÆ PASCHÁLI (AA, 227)

Víctimæ pascháli laudes


ímmolent christiáni.
Agnus redé mit oves:
Christus ínnocens Patri
reconciliávit peccatóres.
Mors et vita duéllo
conflixére mirándo:
dux vitæ, mórtuus, regnat vivus.
Dic nobis María:
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes, sudárium
et véstes.
Surréxit Christus spes mea:
præcédet suos in Galiléam.
Scimus Christum surrexísse
a mórtuis vere.
Tu nobis, victor Rex, miserére.

Adorazione

Silenzio

135
Il Cristo è la via che ci guida a te

Per la preghiera personale


Eucaristia e Chiesa

Sia questo, fratelli, in quest’ora, il nostro studio, il nostro pro-


posito: trarre dall’Eucaristia l’insegnamento, anzi il principio della no-
stra comunione ecclesiale. È stato ben detto: l’Eucaristia fa la Chiesa;
consociatur Ecclesia: la Chiesa, celebrando l’Eucaristia, diventa Chiesa,
cioè società, fratellanza, comunione.
L’agape eucaristica è il momento della sua pienezza, della sua
vitalità. Suppone la fede, genera l’amore. È il segno della sua unità, è
il vincolo della sua carità (sempre s. Agostino che parla).
Un’osservazione ci sembra importante a questo punto: mentre
nella fase eucaristica della comunione col corpo reale di Cristo noi sia-
mo, si può dire, prescindendo dalle disposizioni requisite a tale incon-
tro, passivi, recettivi, cioè noi riceviamo la comunione, nella fase in-
vece della comunione operativa della grazia specifica della Eucaristia,
la “res”, come dicono i teologi, che tende a compaginarci col corpo
mistico di Cristo, noi siamo impegnati ad essere attivi, cioè a collabo-
rare con la grazia, ad assecondare l’impulso e l’impegno che a noi viene
dalla partecipazione all’agape, alla carità unificante ed operante della
celebrazione eucaristica. Noi siamo invitati ed aiutati a formare il cor-
po mistico, cioè la Chiesa, la società dei cristiani, come Gesù l’ha volu-
ta, sorretta, anzi, ministerialmente generata dal sacerdozio gerarchico,
e fraterna in una comunità sgombra da ogni interno steccato egoistico.
Quale dovere, quale programma ci deriva perciò dalla celebra-
zione tipica dell’Eucaristia, propria del Giovedì Santo, giorno comme-
morativo della sua istituzione e rivelatore delle sue divine intenzioni!
Gesù si fa Eucaristia, cioè vittima incruenta che lo rispecchia vittima
incruenta nel sacrificio della croce per la nostra redenzione, in modo
che, credenti e redenti, noi possiamo essere in simultanea comunione
con Lui e fra noi una cosa sola.
(Paolo VI)

136
MAGGIO

Canto di Benedizione

CRISTO È RISORTO. ALLELUIA! (R.N.)


Si, ne siamo certi, Cristo è davvero risorto (dalla Liturgia)

Rit.: Cristo è risorto, alleluia!


Vinta è ormai la morte, alleluia!

Canti l’universo, alleluia,


un inno di gioia al nostro Redentor. Rit.

Con la sua morte, alleluia,


ha ridato all’uomo la vera libertà. Rit.

Segno di speranza, alleluia,


luce di salvezza per questa umanità. Rit.

Intercessioni

Pr.: Dio veglia come Padre su tutte le creature e le riunisce in una


sola famiglia.
Ass.: Tutti gli uomini creati per la gloria di Dio facciano esperien-
za della redenzione attuata dalla croce di Cristo e dal sigillo
santificante dello Spirito.

Pr.: Malgrado la creazione, la legge, le promesse di Dio, il popolo


dell’alleanza e l’umanità si sono allontanati da Dio.
Ass.: Gli uomini tutti aderendo alla persona di Gesù Cristo e il-
luminati dalla parola di Paolo fissino lo sguardo sulle realtà
invisibili alle quali tendiamo per vocazione battesimale.

137
Il Cristo è la via che ci guida a te

Pr.: La liturgia è la voce che ricorda ai credenti di essere dei viandan-


ti verso l’infinito.
Ass.: Possiamo ogni giorno affermare la signoria di Dio liberan-
doci dai messianismi facili e dal prevalere dei vari interessi
particolari.

Pr.: L’umanità ha bisogno che la giustizia sia promossa con fermezza,


senza dubbio e senza esitazione dentro il tempo della storia.
Ass.: Sappiamo accogliere Cristo che si è fatto prossimo a questa
umanità per ricondurla al Padre senza mai abbandonarla.

Pr.: La volontà divina è espressa al passato in questa preghiera euca-


ristica con tre verbi: creati, redenti e segnati.
Ass.: Il progetto di fraternità universale si esprima nell’evange-
lizzazione dei poveri, nella difesa dei cristiani perseguitati e
negli organismi soprannazionali.

Padre nostro.

Canto

TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr.: Preghiamo.
O Dio, luce vera ai nostri passi è la tua parola,
gioia e pace ai nostri cuori;
fa’ che illuminati dal tuo Spirito
l’accogliamo con fede viva,
per scorgere nel buio delle vicende umane
i segni della tua presenza.
Ass.: Amen.

138
MAGGIO

Benedizione

Acclamazioni pp. 162-163

Canto di reposizione

ALLELUIA! LA SANTA PASQUA


(Repertorio nazionale)
Gesù, mia speranza, è risorto (dalla Liturgia)

Rit.: Alleluia, Alleluia, Alleluia!

1. La santa Pasqua illumini


di viva fede gli uomini
redenti e fatti liberi, alleluia! Rit.

2. Non lutto, non più lacrime,


il pianto ceda al giubilo:
sconfitte son le tenebre, Alleluia. Rit.

4 - Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione

Ancora una preghiera al Padre sulla riconciliazione: «Rendici


aperti e disponibili verso i fratelli che incontriamo sul nostro cammi-
no, perché possiamo condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le
speranze, e progredire insieme sulla via della salvezza».
Spesso ci accontentiamo di eliminare muri e fossati che creano
separazioni.

139
Il Cristo è la via che ci guida a te

Ora ci viene proposto l’ideale insegnato da S. Paolo: “Benedite


coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con
quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto”
(Rm 12,14-15).
Riusciamo a fare qualche passo in questa direzione?

Risonanze e condivisione

Antifona Mariana

REGINA CÆLI (AA, 228)

Regína cæli, laetáre, allelúia:


quia quem meruísti portáre, allelúia,
resurrexít, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.

140
Jean Guitton, La Chiesa nel tempo del Concilio, 1962
Concesio, Collezione Paolo VI – arte contemporanea

GIUGNO

Hai raccolto tutte le genti


nell’unità della Chiesa
(Preghiera eucaristica V/d)
(At 10,24-43; Is 60,1-6)

141
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

Valgono le stesse indicazioni rubricali della precedente Preghiera


eucaristica. Se si volesse controllare l’originale latino nel Messale roma-
no in tale lingua si ponga attenzione all’ordine: questa anafora detta 5/d
(dove D sta per quarta) in realtà è la prima: 5/a. L’uso di questa Preghiera
eucaristica è indicato nelle messe: per la Chiesa, per il Papa, per il Vesco-
vo, per l’elezione del Vescovo, per un concilio o un Sinodo, per i sacerdoti,
per il sacerdote celebrante, per i ministri della Chiesa, per una riunione
spirituale o pastorale.

È veramente giusto renderti grazie,


e innalzare a te,
Signore, Padre buono,
l’inno di benedizione e di lode.

Per mezzo del tuo Figlio,


splendore d’eterna gloria, fatto uomo per noi,
hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa.
Con la forza del tuo Spirito
continui a radunare in una sola famiglia i popoli della terra,
e offri a tutti gli uomini
la beata speranza del tuo regno.
Così la Chiesa risplende
come segno della tua fedeltà all’alleanza
promessa e attuata in Gesù Cristo, nostro Signore.

Per questo mistero di salvezza


ti lodano i cieli ed esulta la terra
e la Chiesa unanime canta la tua gloria:

Santo, Santo, Santo...

142
GIUGNO

Ti glorifichiamo, Padre santo:


tu ci sostieni sempre nel nostro cammino
soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio,
ci raduna per la santa cena.
Egli, come ai discepoli di Emmaus,
ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

Il titolo dato a questa Preghiera eucaristica rischia di disto-


glierci dal vero motivo del rendimento di grazie che è a fondamento
della Chiesa stessa in cammino verso l’unità: la redenzione nel sacri-
ficio di Cristo non viene neppure menzionata. L’opera compiuta da
Dio per mezzo del suo Figlio, infatti, fa memoria dell’incarnazione:
“splendore d’eterna gloria” (Eb 1,3), per poi passare subito al Pa-
dre che ha raccolto tutti i popoli nell’unità della Chiesa (Gv 10,16)
con l’opera dello Spirito Santo. L’economia della salvezza continua
(At 2,8-11) nel tempo della Chiesa affinché a tutte le genti sia of-
ferta la beata speranza del regno (Tt 2,11-13). Quando la Chiesa
riunita celebra l’Eucaristia, è segno della fedeltà di Dio e strumento
che la realizza; l’azione liturgica, infatti, è evento che realizza ciò di
cui fa memoria. Forse dovremmo esserne più consapevoli per esse-
re testimoni efficaci. È lo splendore di questo amore tenace di Dio
in Cristo che deve risplendere nella Chiesa specialmente nella sua
preghiera; quando, infatti, la Chiesa celebra il mistero di Cristo non
ha alcuna preoccupazione apologetica o ideologica ma, piuttosto,
desidera rendere manifesta la sua natura missionaria. Nata come
convocazione santa per l’intera umanità, diventa «…come segno in-
nalzato sui popoli, sotto il quale i dispersi figli di Dio si raccolgono
in unità, finché si faccia un solo ovile e un solo pastore» (SC 2). La
Chiesa apre le sue porte a tutti gli uomini perché è depositaria, non
padrona, di un dono che Le è stato affidato: «Il mistero nascosto
da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro
Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in

143
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti
che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascu-
no con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo»
(Col 1,26-28).
L’accento posto sulla Chiesa post-pentecostale all’interno del
prefazio, mette un po’ in ombra la redenzione del Cristo; l’assenza di
riferimento al mistero pasquale rischia di indebolire il fondamento
che crea la vera unità. Rimane vero che l’unità della Chiesa in Cristo,
è un ulteriore segno, insieme alla fedeltà divina, che il mondo vede
ogni volta che essa si riunisce in assemblea liturgica. Naturalmente se
tale assemblea non è unita non è assemblea. Parlare di unità è parlare
di un attributo essenziale e imprescindibile del sacramento eucaristi-
co. S. Agostino nel celebre discorso ai neofiti ricorda a tutti noi qual
è il fondamento dell’unità/comunione dei credenti: «Queste cose,
fratelli, si chiamano sacramenti proprio perché in esse si vede una
realtà e se ne intende un’altra. Ciò che si vede ha un aspetto mate-
riale, ciò che si intende produce un effetto spirituale. Se vuoi com-
prendere il mistero del corpo di Cristo, ascolta l’Apostolo che dice
ai fedeli: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra (1Cor 12,27). Se voi
dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore
è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete
rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il
Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo,
perché sia veritiero il tuo Amen. Perché dunque il corpo di Cristo nel
pane? Non vogliamo qui portare niente di nostro; ascoltiamo sempre
l’Apostolo il quale, parlando di questo sacramento, dice: Pur essen-
do molti formiamo un solo pane, un solo corpo (1Cor 10,17). Cercate
di capire ed esultate. Unità, verità, pietà, carità. Un solo pane: chi è
questo unico pane? Pur essendo molti, formiamo un solo corpo. Ri-
cordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma
da molti. Chi riceve il sacramento dell’unità e non conserva il vin-
colo della pace riceve non un sacramento a sua salvezza ma una pro-

144
GIUGNO

va a suo danno» (Sermo, 272,2). Cristo sacramento, Cristo nel suo


Corpo mistico, sono inseparabili; il primo giustifica l’esistenza del
secondo, il secondo rende manifesto il primo. Nelle nostre assemblee
liturgiche l’altare, ma anche l’ambone nell’intenzione della riforma,
è il punto di convergenza dei nostri sguardi (“Gli occhi di tutti nella
sinagoga stavano fissi sopra di lui” Lc 4,21), e il luogo dove il cuore
trova il suo ristoro, la fatica il suo riposo, la vita l’unione all’oblazio-
ne pura e santa, la sola accetta al Padre, come sacrificio spirituale.
La centralità dell’altare, che è Cristo, fa la diversità e singolarità di
ognuno, la ricchezza per il bene di tutti. Quando dimentichiamo
questo, tollerando o fomentando polemiche, discordie, rivalità, in-
vidie, gelosie…, le nostre celebrazioni non sarebbero nemmeno da
iniziare, perché mancano i presupposti irrinunciabili, non sono gra-
dite a Dio, danno scandalo e smettono di essere segno dell’amore e
della fedeltà di Dio verso i suoi figli.

Per la preparazione personale


L’episodio di Pietro e Cornelio segna una svolta importantissi-
ma nella storia della prima comunità cristiana. Due mondi distanti
o per lungo tempo in rotta di collisione, si avvicinano fino ad incon-
trarsi e ad abbracciarsi, grazie all’azione dello Spirito che illumina le
menti e riscalda i cuori.
Con la sua bella presentazione, Luca favorisce un’istintiva sim-
patia del lettore verso Cornelio e il mondo pagano. Aleggia il dinami-
smo di una spiritualità capace sia di relazionarsi bene con Dio e con gli
altri, sia di orientare la vita alle aperture del divino. Il lettore impara
anche che la storia è diretta da Dio che interseca le situazioni umane,
instradandole verso il meglio.

145
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

Poi Luca ci regala una seconda bella pennellata nella figura di


Pietro. Dopo la visione e il comando di mangiare animali impuri, pos-
siamo percepire tutta la sua ambascia spirituale, educato da una tradi-
zione più che millenaria al rispetto della volontà divina espressa nella
legge, e ora sollecitato a un radicale abbandono. Com’è possibile che
la legge fino ad oggi normativa, abbia perso il suo valore a tal punto
che occorre fare il contrario? Come ad Abramo, chiamato a sacrificare
il figlio che Dio stesso gli aveva dato come erede e inizio di un grande
popolo, così ora a Pietro la volontà divina sembra contraddire se stes-
sa: prima dispone una cosa e poi chiede esattamente l’opposto.
La rappresentazione di un Pietro riflessivo, che si interroga
sul significato della sua esperienza, indica il modo corretto dell’uomo
davanti allo straordinario e anche all’incomprensibile. C’è comunque
uno sforzo che è partecipazione attiva, responsabile, intelligente, an-
che se incapace di sciogliere l’enigma. Pietro si distingue dalla gran
massa dei rinunciatari o dei pusillanimi che si arrendono davanti alle
difficoltà. L’esperienza del mistero è l’occasione per superare gli an-
gusti confini del proprio essere e lo stimolo a inoltrarsi verso l’ignoto.
L’uomo, per natura esploratore, non deve temere di “osare”, tanto più
quando è sollecitato da un’esperienza interiore.
Tutto prende contorni più chiari e meglio definiti con l’arrivo
degli uomini inviati da Cornelio. È soprattutto l’intervento dello Spi-
rito, che Luca fa entrare in scena direttamente, a far capire al lettore
che le due visioni sono legate e appartengono a un unico progetto
divino.
Pietro compie un itinerario di conversione, di abbandono del
proprio mondo fino a quel momento ricercato, per mettersi in cam-
mino verso un altro, suggerito dalla coscienza o da fatti nuovi. È
un’inversione di rotta, un drastico cambio di mentalità. Accetta di
mettersi in viaggio con i messaggeri inviati da Cornelio. Il suo è uno
spostamento geografico, ma soprattutto morale, un avvicinamento
di corpi e, più ancora, di mentalità. Siamo all’alba di una straordina-

146
GIUGNO

ria trasformazione, annunciata dall’aurora dell’incontro di Pietro con


Cornelio. Nelle loro persone sono rappresentati due gruppi che final-
mente hanno l’opportunità di incontrarsi, premessa per una futura
comprensione e una successiva fruttuosa collaborazione.
Luca valorizza l’esercizio teologico di combinare principi ed
eventi, leggendo tutto alla luce di un medesimo Spirito e Signore. Il
felice risultato è il superamento della divisione settaria, dell’aureo iso-
lazionismo in cui si chiudevano i Giudei nel timore di una contami-
nazione con il mondo pagano. Lo Spirito ha guidato gli eventi, sug-
gerendo a Cornelio e a Pietro di incontrarsi in un abbraccio di mutua
comprensione e di promettente apertura per la futura missione.
Il discorso di Pietro ha l’eloquenza delle cose evidenti. Egli ha
compreso che i pagani non sono più da classificare come impuri. In
più, ha costatato che il raggio di benevolenza divina non illumina solo
Israele, perché anche tra i pagani esistono persone di cui Dio gradisce
la devozione e la condotta. Pietro mette i suoi ascoltatori di fronte a
quel mistero di Cristo che viene descritto in Ef 3,5-6, con il suo ca-
rattere di evento impensabile che ora è stato rivelato. Risultato finale
ed esaltante dell’opera di Cristo, fatta conoscere e resa presente dalla
testimonianza apostolica, è “la remissione dei peccati” (v. 43) che, for-
mulata diversamente, indica la condizione dell’uomo nuovo, inserito
in Cristo e nella comunità ecclesiale.
Luca rende ancora oggi al lettore attento il prezioso servizio di
una prospettiva teologica degli avvenimenti: Pietro supera i tabù ali-
mentari e di segregazione obbedendo all’ordine di Dio che, per mezzo
di visioni, gli ha rivelato la sua volontà; l’annuncio del vangelo ai paga-
ni che Pietro ha fatto in casa di Cornelio è suggellato dalla discesa del-
lo Spirito Santo. In tal modo è eliminato ogni possibile dubbio circa
la legittimità della missione ai pagani e le condizioni per ammetterli a
pieno diritto nella chiesa. L’episodio di Cornelio ha dato l’avvio uffi-
ciale o il benestare per la missione ad extra.
Gli attori umani sono sempre di più spostati ai lati, lasciando al

147
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

centro l’azione divina. Lo Spirito che poco prima aveva operato attra-
verso la vocazione di Saulo, ora opera attraverso l’esperienza di Pietro.
Agli uomini il nobile compito di collaborare con Lui. Nasce una chie-
sa aperta al soffio dello Spirito, pronta ad accogliere il compito della
evangelizzazione dei pagani.
Il lettore impara che la missione è un atto di obbedienza a Dio
per la salvezza degli uomini e per realizzarla occorre semper audere, ave-
re cioè l’audacia di abbandonare le proprie posizioni o convinzioni per
lasciarsi avvincere dalle innovative proposte dello Spirito.

Celebrazione

Accoglienza

Introduzione
Concludiamo il percorso dei ritiri spirituali illuminati dai mes-
saggi delle preghiere eucaristiche che, in quest’anno, in forme molte-
plici, ci sono stati consegnati.
Lo Spirito, primo dono pasquale del Risorto, testimonia che
là dove la debolezza umana si apre al Signore, Lui si manifesta come
forza liberante e come luce che rischiara i passi dell’evangelizzatore.
Invochiamo lo Spirito perché invada i nostri cuori così da ren-
dere autentico ciò che in noi è sviato.

148
GIUGNO

1 - Dio con tutto il cuore

Canto di inizio
VENI, SANCTE SPIRITUS (AA, 252)

Veni, Sancte Spíritus,


et emítte caélitus
lucis tuæ rádium.

Veni, pater páuperum,


veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.

Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ
dulce refrigérium.

In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solátium.

O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.

Sine tuo númine,


nihil est in hómine,
nihil est innóxium.

Lava quod est sórdidum,


riga quod est áridum,
sana quod est sáucium.

149
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

Flecte quod est rígidum,


fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.

Da tuis fidélibus,
in Te confidéntibus,
sacrum septenárium.

Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium. Amen.

Saluto

Pr.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass.: Amen.

Pr.: Il Signore sia con voi.


Ass.: E con il tuo spirito.

Salmo preparatorio: Cantico di Isaia 60,1-6


La vera felicità consiste nel camminare secondo la legge del Signore. Con la Chiesa
accogliamo la Parola di Dio: si riassume nel comandamento dell’amore di cui Gesù
ci ha dato l’esempio.

Rit.: Cantate al Signore un canto nuovo, alleluia!


Egli ha fatto meraviglie, alleluia!

Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,


la gloria del Signore brilla sopra di te.

150
GIUGNO

Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,


nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.

Cammineranno i popoli alla tua luce,


i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.

A quella vista sarai raggiante,


palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te,
verranno a te i beni dei popoli.

Uno stuolo di cammelli ti invaderà,


dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

Colletta Salmica

Pr.: Preghiamo.
Padre onnipotente,
tuo Figlio ha rinunziato a tutto
ed è diventato come un servo, uomo fra gli uomini;
si è abbassato ed è stato ubbidiente fino alla morte.
Nel momento del dolore è stato abbandonato da tutti,
ma tu lo hai innalzato sopra tutte le cose

151
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

e gli hai dato il nome più grande.


Fa’ che sappiamo seguire con perseveranza la sua via
e con lui ti loderemo in eterno.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Ass.: Amen.

2 - Dio con tutta la mente


Disponiamoci all’ascolto della Parola di Dio

Dagli Atti degli Apostoli (10,23b-43)


23b
Il giorno seguente, Pietro partì con loro e alcuni fratelli di
Giaffa lo accompagnarono. 24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cor-
nelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva in-
vitato. 25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro
e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. 26Ma Pietro lo rialzò,
dicendo: “Àlzati: anche io sono un uomo!”. 27Poi, continuando a
conversare con lui, entrò, trovò riunite molte persone 28e disse loro:
“Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da
stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profa-
no o impuro nessun uomo. 29Per questo, quando mi avete mandato
a chiamare, sono venuto senza esitare. Vi chiedo dunque per quale
ragione mi avete mandato a chiamare”. 30Cornelio allora rispose:
“Quattro giorni or sono, verso quest’ora, stavo facendo la preghiera
delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un
uomo in splendida veste 31e mi disse: “Cornelio, la tua preghiera è
stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine. 32Manda dun-
que qualcuno a Giaffa e fa’ venire Simone, detto Pietro; egli è ospite
nella casa di Simone, il conciatore di pelli, vicino al mare”. 33Subito
ho mandato a chiamarti e tu hai fatto una cosa buona a venire. Ora

152
GIUGNO

dunque tutti noi siamo qui riuniti, al cospetto di Dio, per ascoltare
tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato”.
34
Pietro allora prese la parola e disse: “In verità sto rendendo-
mi conto che Dio non fa preferenza di persone, 35ma accoglie chi lo
teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. 36Questa
è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace
per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. 37Voi sapete ciò
che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il
battesimo predicato da Giovanni; 38cioè come Dio consacrò in Spirito
Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanan-
do tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era
con lui. 39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella
regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo
a una croce, 40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si
manifestasse, 41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio,
a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione
dai morti. 42E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare
che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. 43A lui tutti
i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il
perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.

Parola di Dio.
Ass.: Rendiamo grazie a Dio.

Proposta di riflessione

Silenzio

153
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

3 - Dio con tutta l’anima

Canto di accoglienza dell’Eucaristia

PÁNGE LINGUA (AA, 322)

Pánge, lingua, gloriosi


Córporis mystérium
Sanguinísque pretiósi,
quem in mundi prétium
Fructus ventri generósi
Rex effúdit gentium.

Nobis datus, nobis natus


ex intácta Virgine,
et in mundo conversátus,
sparso verbi sémine,
sui moras incolátus
miro clausit órdine.

In suprémæ nocte cœnæ,


recúmbens cum frátribus,
observáta lege plene
cibis in legálibus,
cibum turbae duodénæ
se dat suis mánibus.

Verbum caro panem verum


Verbo carnem éfficit,
fitque sanguis Christi merum,
et si sensus déficit,
ad firmándum cor sincérum
sola fides sùfficit.

154
GIUGNO

Adorazione

Silenzio

Per la preghiera personale


Eucaristia, sacrificio di Cristo

Ma una terza riflessione s’impone: durante la Cena parlano an-


cora le figure: il pane diventa Corpo, ma conserva le apparenze di
pane; il vino diventa Sangue ma a vederlo appare ancora come vino:
cioè qui la morte di Cristo è incruenta, è tuttora rappresentata. La
Croce è nascosta, ma l’oblazione che sarà consumata sulla Croce è già
in atto: l’Eucaristia è sacrificio!
Così che il Sacrificio dell’altare e quello della Croce sono la stes-
sa misteriosa realtà: nell’uno l’altro riflette realmente il dramma della
Croce (Cfr. S. Augustini In Pr. 21,27: PL 36,178).
Qui le nostre forze speculative sembrano arrestarsi. Il capo si
inchina, e adora, e la mente vacilla davanti a Realtà così superiori alla
nostra capacità di misurarle e di contenerle. Vengono alle labbra le pa-
role del povero padre dell’epilettico nel Vangelo del Signore: «Credo,
sì, ma tu aiutami nella mia incredulità». Ma il cuore prosegue, come
il nostro qui, questa sera, ed esclama come San Pietro dopo il discorso
di Cristo sull’Eucaristia-sacrificio: «Signore, da chi andremo noi? Tu
hai parole di vita eterna».
(Paolo VI)

155
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

Canto di Benedizione

DA OGNI LUOGO, O DIO


Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo (Ger 31,33)

Da ogni luogo, o Dio, raccogli i figli tuoi;


ti sveli nel mistero, nel Cristo parli a noi.
Lodiamo, a Lui uniti, la sua maestà:
risplenda ai nostri cuori l’eterna verità.

Fedeli al tuo invito noi stiamo innanzi a Te.


Mirabile è il tuo nome, Signore, nostro re.
Vediamo alla tua luce le nostre infedeltà:
siam popolo che implora l’immensa tua bontà.

Intercessioni

Pr.: Il Padre per mezzo del Figlio ha raccolto tutte le genti nell’unità
della Chiesa che risplende come segno della fedeltà divina all’al-
leanza.
Ass.: Possiamo essere certi che quando siamo riuniti per celebrare
l’Eucaristia, manifestiamo la fedeltà di Dio che realizza ciò
che noi stiamo compiendo.

Pr.: Quando la Chiesa celebra il mistero di Cristo desidera rendere


manifesta la sua dimensione missionaria.
Ass.: Possiamo diventare segno innalzato sui popoli, sotto il quale
i dispersi figli di Dio si raccolgono in unità finché si faccia
un solo ovile sotto un solo pastore.

Pr.: La Chiesa apre le sue porte a tutti gli uomini perché è deposita-
ria di un dono che le è stato affidato.

156
GIUGNO

Ass.: Il Signore renda il nostro ministero presbiterale come un


servizio alle comunità istruendo ciascuno con sapienza per-
ché diventi uomo perfetto in Cristo.

Pr.: L’unità della Chiesa di Cristo e la fedeltà divina, sono i segni


che il mondo vede ogni volta che essa si riunisce in assemblea
liturgica.
Ass.: Ci sia dato sempre più di convincerci che l’unità è l’attributo
essenziale e imprescindibile del sacramento eucaristico così
che veramente siamo in Cristo ciò che riceviamo nel sacra-
mento.

Pr.: Nelle nostre assemblee liturgiche l’altare e l’ambone sono il pun-


to di convergenza dei nostri sguardi e il luogo dove il cuore tro-
va il suo ristoro.
Ass.: Possiamo vivere in pienezza l’adesione di messaggi dell’am-
bone e dell’altare così che, evitando discordie e gelosie, le
nostre celebrazioni risultino gradite a Dio e testimonianti
di fronte al mondo.

Padre nostro.

Canto

TANTUM ERGO (AA, 322) vedi p. 25

Pr.: Preghiamo.
O Dio, dal tuo essere sgorga ogni divenire;
fa’ che le vicende del mondo
e l’agitarsi inquieto degli uomini
obbediscano al tuo disegno,

157
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa

come il mare in tempesta


obbedì al comando del tuo Figlio,
perché nel tuo Spirito si plachi ogni cuore
e la Chiesa goda sempre della tua pace.
Per Cristo nostro Signore. (MRI 1023)
Ass.: Amen.

Benedizione

Acclamazioni pp. 162-163

Canto di reposizione

SE QUALCUNO HA DEI BENI (AA, 141)

Rit. Se qualcuno ha dei beni in questo mondo,


e chiudesse il cuore agli altri nel dolor,
come potrebbe la carità di Dio rimanere in lui?

Insegnaci, Signore, a mettere la nostra vita


a servizio di tutto il mondo. Rit.

La nostra Messa sia l’incontro con Cristo


la comunione con quelli che soffrono. Rit.

158
GIUGNO

4 - Dio con tutte le forze

Per l’attualizzazione e la condivisione

«Continui a radunare in una sola famiglia i popoli della terra, e


offri a tutti gli uomini la beata speranza del tuo regno. Così la Chiesa
risplende come segno della tua fedeltà all’alleanza promessa e attuata
in Gesù Cristo, nostro Signore».
Il cammino ecumenico è lento e faticoso. Eppure è voluto da Gesù.
Cerchiamo almeno di pregare il Padre e di superare inutili
pregiudizi?

Risonanze e condivisione

Conclusione

LIETA ARMONIA (AA, 297)

Lieta armonia nel gaudio del mio spirito si espande:


l’anima mia magnifica il Signor:
Lui solo è grande, Lui solo è grande!

Umile ancella degnò di riguardarmi dal suo trono


e grande e bella mi fece il Creator:
Lui solo è buono, Lui solo è buono!

E me beata dirà in eterno delle genti il canto.


Mi ha esaltata per l’umile mio cuor:
Lui solo è santo, Lui solo è santo!

159
APPENDICE

Rito della Benedizione eucaristica


secondo il Rituale Romano

Canto

Orazione

Signore Gesù Cristo,


che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa’ che adoriamo con viva fede
il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue,
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Oppure

O Padre, che nella morte e risurrezione del tuo Figlio


hai redento tutti gli uomini,
custodisci in noi l’opera della tua misericordia,
perché nell’assidua celebrazione
del mistero pasquale
riceviamo i frutti della nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.

161
Benedizione con l’ostensorio o la pisside

Acclamazioni

1. Dio sia benedetto.


Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto il suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran madre di Dio, Maria santissima.
Benedetta la sua santa e immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.

2. Anima di Cristo, santificami.


Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Entro le tue piaghe nascondimi.
Non permettere che io mi separi da Te.
Dal maligno nemico difendimi.
Nell’ora della mia morte chiamami.
E fa’ che io venga a Te, per lodarTi con i tuoi Santi,
nei secoli dei secoli.
Amen.

162
APPENDICE

3. Supplica eucaristica
(dalla Didaché)

Noi Ti benediciamo, Padre nostro,


per la santa vite di Davide, tuo servitore,
che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo Figlio;
a Te gloria per sempre.
Amen.

Noi Ti benediciamo, Padre nostro,


per la vita e la conoscenza che ci hai rivelate
per mezzo di Gesù, tuo Figlio;
a Te la gloria per sempre.
Amen.

Come questo pane spezzato,


prima disperso sulle colline,
raccolto è diventato uno,
così anche la tua Chiesa
si raccolga dalle estremità della terra nel tuo Regno;
poiché tua è la gloria
e la potenza per sempre.
Amen.

4. Sole che non tramonta

O Cristo, pane vivo disceso dal cielo,


o grande Sole che mai tramonta
all’orizzonte della Chiesa e del mondo,
rendici capaci di rimanere con Te
in silenzio di amore e di adorazione.
Esposti ai tuoi raggi divini

163
saremo pienamente trasformati in Te,
anche tutto il creato divenga Eucaristia
e l’inno cosmico di rendimento di grazie al Padre,
Amore che Ti ha donato,
diventi pura lode nel silenzio. Amen.

Canto di reposizione

164
CANTI ALTERNATIVI

165
CANTI ALTERNATIVI

COM’È BELLO (AA, 268)

Rit.: Come è bello, Signor, stare insieme


ed amarci come ami Tu: qui c’è Dio, alleluia!

La carità è paziente, la carità è benigna,


comprende, non si adira e non dispera mai.

La carità perdona, la carità si adatta,


si dona senza sosta, con gioia ed umiltà.

La carità è la legge, la carità è la vita,


abbraccia tutto il mondo e in ciel si compirà.

PADRE PERDONA (CdP, 499)


Venite acclamiamo alla roccia della nostra salvezza (Sal 95,1)

Rit.: Signore, ascolta: Padre, perdona!


Fa’ che vediamo il tuo amore.

A Te guardiamo, Redentore nostro,


da Te speriamo gioia di salvezza:
fa’ che troviamo grazia di perdono.

Ti confessiamo ogni nostra colpa,


riconosciamo ogni nostro errore
e Ti preghiamo: dona il tuo perdono.

O buon pastore, Tu che dai la vita,


Parola certa, roccia che non muta,
perdona ancora, con pietà infinita.

167
DA OGNI LUOGO, O DIO
Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo (Ger 31,33)

Da ogni luogo, o Dio, raccogli i figli tuoi;


ti sveli nel mistero, nel Cristo parli a noi.
Lodiamo, a Lui uniti, la sua maestà:
risplenda ai nostri cuori l’eterna verità.

Fedeli al tuo invito noi stiamo innanzi a Te.


Mirabile è il tuo nome, Signore, nostro re.
Vediamo alla tua luce le nostre infedeltà:
siam popolo che implora l’immensa tua bontà.

HAI DATO UN CIBO

Hai dato un cibo a noi, Signore,


germe vivente di bontà.
Nel tuo Vangelo, o buon Pastore,
sei stato guida e verità.

Rit.: Grazie diciamo a Te, Gesù!


Resta con noi, non ci lasciare;
sei vero amico solo Tu!

Alla tua mensa accorsi siamo


pieni di fede nel mister.
O Trinità, noi T’invochiamo:
Cristo sia pace al mondo inter.

168
CANTI ALTERNATIVI

ADORO TE DEVOTE (AA, 325)

Adoro Te devote, latens Deitas,


Quae sub his figuris vere latitas:
Tibi se cor meum totum subiicit,
Quia te contemplans totum deficit.

Visus, tactus, gustus in te fallitur,


Sed auditu solo tuto creditur.
Credo quidquid dixit Dei Filius:
Nil hoc verbo Veritatis verius.

In cruce latebat sola Deitas,


At hic latet simul et humanitas;
Ambo tamen credens atque confitens,
Peto quod petivit latro paenitens.

Plagas, sicut Thomas, non intueor;


Deum tamen meum te confiteor.
Fac me tibi semper magis credere,
In te spem habere, te diligere.

O memoriale mortis Domini!


Panis vivus, vitam praestans homini!
Praesta meae menti de te vivere
Et te illi semper dulce sapere.

Pie pellicane, Iesu Domine,


Me immundum munda tuo sanguine.
Cuius una stilla salvum facere
Totum mundum quit ab omni scelere.

169
Iesu, quem velatum nunc aspicio,
Oro fiat illud quod tam sitio;
Ut te revelata cernens facie,
Visu sim beatus tuae gloriae. Amen.

VENITE AL SIGNORE CON CANTI DI GIOIA (CdP, 123)


Salmo 99

Ant. Venite al Signore con canti di gioia!

O terra tutta acclamate al Signore,


servite il Signore nella gioia,
venite al suo volto con lieti canti!

Riconoscete che il Signore è il solo Dio:


egli ci ha fatto, a lui apparteniamo,
noi, suo popolo, e gregge che egli pasce.

Venite alle sue porte nella lode,


nei suoi atri con azione di grazie;
ringraziateLo, benedite il suo nome!

Sì, il Signore è buono,


il suo amore è per sempre,
nei secoli è la sua verità.

Sia gloria al Padre onnipotente,


al Figlio, Gesù Cristo, Signore,
allo Spirito Santo. Amen.

170
CANTI ALTERNATIVI

CREDO IN TE, SIGNOR (AA, 273)

Credo in Te, Signor, credo in Te:


grande è quaggiù il mister, ma credo in Te.

Rit.: Luce soave, gioia perfetta sei,


credo in Te, Signor, credo in Te.

Spero in Te, Signor, spero in Te:


debole sono ognor, ma spero in Te.

Amo Te, Signor, amo Te:


o crocifisso Amor, amo Te.

Resta con me, Signor, resta con me:


pane che dai vigor, resta con me.

INVOCAZIONE ALLO SPIRITO

Rit.: Vieni Santo Spirito,


manda a noi dal cielo un raggio,
un raggio di luce.

Vieni Padre dei poveri, vieni datore dei doni


luce dei cuori, luce dei cuori.

Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima


dolcissimo sollievo, dolcissimo sollievo.

Nella fatica riposo, nel calore riparo


nel pianto conforto, nel pianto conforto.

171
Luce beatissima, invadi i nostri cuori
senza la tua forza nulla, nulla è nell’uomo.

Lava ciò che è sordido, scalda ciò che è gelido


rialza chi è caduto, rialza chi è caduto.

Dona ai tuoi fedeli, che in Te confidano


i sette santi doni, i sette santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa


dona eterna gioia, dona eterna gioia.

LA CREAZIONE GIUBILI (CdP, 668)


Tutte le cose sono state create per lui e in vista di lui (Col 1,16)

La creazione giubili insieme agli angeli.


Ti lodi, Ti glorifichi, o Dio altissimo.
Gradisci il coro unanime di tutte le tue opere:

Rit.: Beata sei tu, o Trinità, per tutti i secoli.

Sei Padre, Figlio e Spirito e Dio unico.


Mistero imperscrutabile, inaccessibile.
Ma con amore provvido raggiungi tutti gli uomini.

In questo tempio amabile ci chiami e convochi,


per fare un solo popolo di figli docili.
Ci sveli e ci comunichi la vita tua ineffabile.

172
CANTI ALTERNATIVI

IL PANE DEL CAMMINO (AA, 153)

Rit.: Il tuo popolo in cammino


cerca in Te la guida.
Sulla strada verso il Regno
sei sostegno col tuo Corpo:
resta sempre con noi, o Signore!

È il tuo Corpo, Gesù, che ci fa Chiesa,


fratelli sulle strade della vita.
Se il rancore toglie luce all’amicizia,
dal tuo cuore nasce giovane il perdono.

È il tuo Sangue, Gesù, il segno eterno


dell’unico linguaggio dell’amore.
Se il donarsi come Te richiede fede,
nel tuo Spirito sfidiamo l’incertezza.

173
SOMMARIO

SOMMARIO

Presentazione 7
Date e temi dei ritiri 9

11-12 OTTOBRE
Memento Domine omnium circumstantium 11
(Canone Romano)
Per la preparazione personale 15
Celebrazione 17
1. Dio con tutto il cuore 18
2. Dio con tutta la mente 21
3. Dio con tutta l’anima 22
4. Dio con tutte le forze 27

8-9 NOVEMBRE
Offrendosi liberamente alla sua passione 29
(Preghiera Eucaristica II)
Per la preparazione personale 33
Celebrazione 36
1. Dio con tutto il cuore 36
2. Dio con tutta la mente 39
3. Dio con tutta l’anima 40
4. Dio con tutte le forze 45

13-14 DICEMBRE
Continui a radunare attorno a te un popolo 47
(Preghiera Eucaristica III)
Per la preparazione personale 51
Celebrazione 53
1. Dio con tutto il cuore 54
2. Dio con tutta la mente 56
3. Dio con tutta l’anima 58
4. Dio con tutte le forze 64

175
10-11 GENNAIO
Hai fatto ogni cosa con sapienza e amore 67
(Preghiera Eucaristica IV)
Per la preparazione personale 72
Celebrazione 75
1. Dio con tutto il cuore 75
2. Dio con tutta la mente 78
3. Dio con tutta l’anima 79
4. Dio con tutte le forze 83

7-8 FEBBRAIO
A noi offri un tempo di riconciliazione 85
(Preghiera Eucaristica della Riconciliazione I)
Per la preparazione personale 89
Celebrazione 92
1. Dio con tutto il cuore 92
2. Dio con tutta la mente 95
3. Dio con tutta l’anima 96
4. Dio con tutte le forze 101

7-8 MARZO
Egli è la Parola che ci salva 103
(Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II)
Per la preparazione personale 107
Celebrazione 110
1. Dio con tutto il cuore 110
2. Dio con tutta la mente 113
3. Dio con tutta l’anima 114
4. Dio con tutte le forze 121

176
SOMMARIO

9-10 MAGGIO
Il Cristo è la via che ci guida a te 123
(Preghiera Eucaristica V/B)
Per la preparazione personale 127
Celebrazione 130
1. Dio con tutto il cuore 131
2. Dio con tutta la mente 133
3. Dio con tutta l’anima 135
4. Dio con tutte le forze 139

6-7 GIUGNO
Hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa 141
(Preghiera Eucaristica V/D)
Per la preparazione personale 145
Celebrazione 148
1. Dio con tutto il cuore 149
2. Dio con tutta la mente 152
3. Dio con tutta l’anima 154
4. Dio con tutte le forze 159

Appendice
Rito della Benedizione eucaristica secondo il Rituale Romano 161

Canti alternativi 165

177
Impaginazione e stampa

Litos S.r.l. – Gianico (Bs)


www.litos.srl

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