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n. 25
Quaderno n. 1 - 2010
della rivista “Accademia Raffaello – Atti e studi”
ACCADEMIA RAFFAELLO
URBINO
A cura di
GUIDO ARBIZZONI CONCETTA BIANCA MARCELLA PERUZZI
ISBN 978-88-87573-43-5
ISSN 1972-0963
PRESENTAZIONE
V
Guido Arbizzoni
GUIDO ARBIZZONI
VI
PRINCIPI E SIGNORI
ANDREA CANOVA
1
Tra le voci bibliografiche di interesse generale vanno ricordati C. Frati, Di-
zionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX,
Firenze, Olschki, 1933, pp. 265-266; D. M. Robathan, Libraries of the Italian Re-
naissance, in J. Westfall Thompson (ed.), The Medieval Library, New York, Hafner,
1957 (prima ediz. 1939), pp. 509-588: 533-536; C. H. Clough, The Library of the
Gonzaga of Mantua, «Librarium», XV (1972), pp. 51-63; I. Pagliari, «Una libreria
che in Italia non v’era una simile ne’ anco a Roma». La biblioteca dei Gonzaga, in
Gonzaga. La Celeste Galeria. L’esercizio del collezionismo, a cura di R. Morselli,
Milano, Skira, 2002, pp. 111-125. Nelle pagine che seguono farò uso delle seguenti
abbreviazioni: ASDMn (Mantova, Archivio Storico Diocesano); ASMn (Mantova,
Archivio di Stato); AG (Archivio Gonzaga); IGI (Indice generale degli incunaboli
delle biblioteche d’Italia, a cura del Centro Nazionale d’Informazioni Bibliografi-
che, Roma, Libreria dello Stato, 1943-1981, 6 voll.). Ringrazio Giovanni Agosti,
Molly Bourne, Giuseppe Frasso e Marco Petoletti per i loro suggerimenti.
39
Andrea Canova
2
Gli inventari sono conservati in ASMn, AG, b. 329 e non sono mai stati
pubblicati integralmente. Per i codici francesi si veda W. Braghirolli – P. Meyer –
G. Paris, Inventaire des manuscrits en langue française possédés par Francesco
Gonzaga I, captaine de Mantoue, mort en 1407, «Romania», IX (1880), pp.
497-514, da accostare a F. Novati, I codici francesi dei Gonzaga (1890), in Id.,
Attraverso il Medio Evo. Studî e Ricerche, Bari, Laterza, 1905, pp. 255-326; una
sezione più ampia è trascritta da P. Girolla, La biblioteca di Francesco Gonzaga
secondo l’inventario del 1407, «R. Accademia Virgiliana di Mantova. R. Deputa-
zione di storia patria per l’antico ducato. Atti e memorie», n. s., XIV-XV
(1921-1923), pp. 28-72 (con una premessa di Camillo Cessi). Tra i contributi che
riguardano i documenti nel loro complesso bisogna ricordare anche V. Bertolini,
Preliminari a un’edizione degli «Inventari» della biblioteca gonzaghesca del 1407,
«Quaderni di lingue e letterature», XIV (1989), pp. 67-73. Giuseppe Frasso e io
contiamo di allestire un’edizione commentata dei documenti che identifichi il
maggior numero possibile di esemplari.
40
Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
3
Vienna, Haus-, Hof- und Staatsarchiv, It. Sp. R., Mantua, Korrespondenz,
Fasz. 6 (1721-1725): traggo le indicazioni da Pagliari, «Una libreria, p. 125 n.
4
Le lettere sono segnalate da A. Luzio – R. Renier, I Filelfo e l’umanismo
alla corte dei Gonzaga, «Giornale storico della letteratura italiana», XVI (1890),
pp. 119-217: 159-160; per i romanzi negli inventari del 1407 si vedano Braghi-
rolli – Meyer – Paris, Inventaire des manuscrits, p. 510 e Novati, I codici francesi,
pp. 286-287, 303, 316-317. Inserisce l’episodio nel più ampio contesto della rice-
zione della letteratura bretone in Italia D. Delcorno Branca, «Franceschi roman-
41
Andrea Canova
zi». Copisti, lettori, biblioteche (1992), in Ead., Tristano e Lancillotto in Italia. Stu-
di di letteratura arturiana, Ravenna, Longo, 1998, pp. 13-48: 30-31.
5
L’inventario del cardinal Francesco si legge in D. S. Chambers, A Renais-
sance Cardinal and His Worldly Goods: the Will and Inventory of Francesco Gon-
zaga (1444-1483), London, The Warburg Institute University of London, 1992,
pp. 142-188; quello di Gianfrancesco in Id., A Condottiere and His Books: Gian-
francesco Gonzaga (1446-96), «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes»,
LXX (2007), pp. 33-97: 85-97. L’edizione degli inventari di Isabella d’Este e di
Federico Gonzaga fu inserita da Luzio e Renier in coda alla nota serie di articoli
sulla cultura della marchesa apparsi sul «Giornale storico della letteratura italia-
na» (XLII, 1903); si veda ora A. Luzio – R. Renier, La coltura e le relazioni lette-
rarie di Isabella d’Este Gonzaga, a cura di S. Albonico, introduzione di G. Agosti,
Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2006, pp. 273-281. Più recentemente le liste
sono state pubblicate da Daniela Ferrari nella trascrizione completa degli inven-
tari gonzagheschi del 1540-1542 nei «Quaderni di Palazzo Te», n. s., VI (1999),
pp. 84-103, poi riproposta complessivamente in D. Ferrari, Le collezioni dei Gon-
zaga. L’inventario dei beni del 1540-1542, Cinisello Balsamo, Silvana, 2003 (i libri
alle pp. 316-324). Collaborando con l’editrice, ho cercato di dare le identificazio-
ni dei titoli nelle note a quei due lavori e di trarne qualche appunto nel mio Per
l’inventario dei libri di Federico Gonzaga, «Quaderni di Palazzo Te», n.s., VI
(1999), pp. 81-84.
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6
U. Meroni, Mostra dei codici gonzagheschi. La biblioteca dei Gonzaga da
Luigi I ad Isabella. Biblioteca Comunale, 18 settembre-10 ottobre, catalogo della
mostra, Mantova, Biblioteca Comunale, 1966.
7
Se ne veda un elenco in Pagliari, «Una libreria, p. 123 n.
8
ASDMn, Fondo Capitolo della Cattedrale, Miscellanea, busta 1648, già
2/A: la lista dei libri porta la data 20 gennaio 1482. L’inventario dei beni di Bar-
bara viene solitamente citato dalla copia in ASMn, Archivio notarile, Estensioni,
not. Antonio Cornice, reg. R 78, che contiene una lista dei libri della marchesa
trascritta di seguito al suo testamento. Questa versione non indica né la valuta-
zione dei pezzi né la loro ripartizione tra i figli.
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Andrea Canova
Lodovico de Bononia.
Dilecte noster. Perché intendiamo che lì a Venesia sono de li Plinii
tradutti in vulgare fatti a stampa, vogliamo che tu vedi haverne dui volu-
mi e mandarceli. Ulterius havemo etiam noticia che lì in Venesia se ri-
trova essere un certo spagnolo che stava altra volta cum il priore qui de
Sant’Antonio da Mantova, e forsi per aventura tu lo conosce, e ch’el fa
certe pignatelle de perfumi e altre zentilezze, cose perhò nove. Vogliamo
similiter tu faci diligentia de trovare costui e, trovandolo, compra per ca-
dauna de tutte queste zentilezze qualche parte per monstra e mandarece-
le. Mantue, die xxviii maii 1481 9.
9
ASMn, AG, b. 2897, l. 102, c. 20v. La lettera era segnalata da Antonino
Bertolotti nelle Varietà archivistiche e bibliografiche de «Il Bibliofilo», VIII (1887),
p. 178 e poi ripresa da Luzio – Renier, La coltura, p. 11 n. È noto che, in quel
periodo, il marchese Federico cercava con insistenza lavori di oreficeria, per alcu-
ni dei quali si era procurato disegni di Andrea Mantegna; al proposito rimando
al mio Gian Marco Cavalli incisore per Andrea Mantegna e altre notizie sull’orefi-
ceria e la tipografia a Mantova nel XV secolo, «Italia medioevale e umanistica»,
XLII (2001), pp. 149-179: 161-163.
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Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
10
Caius Plinius Secundus, Historia naturalis [in italiano], trad. Cristoforo
Landino, Venezia, Nicolas Jenson, 1476 (IGI 7893); Id., Historia naturalis [in ita-
liano], trad. C. Landino, Venezia, Filippo di Pietro, 1481 (IGI 7894). Su questa
traduzione va ricordato almeno C. Dionisotti, Tradizione classica e volgarizzamenti
(1958), in Id., Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1994,
pp. 151-155 (prima ediz. 1967).
11
ASMn, AG, b. 1432.
12
I sonetti sono pubblicati da A. Lanza, Lirici toscani del Quattrocento, I,
Roma, Bulzoni, 1973, p. 236, che però non trascrive le date indicate nel mano-
scritto; si veda anche S. Cremonini, Sui sonetti di Feo Belcari. Intertestualità di
una “poetica theologia”, «Studi e problemi di critica testuale», LXVIII (aprile
2004), pp. 5-36: 7.
13
ASMn, AG, b. 1100, c. 420 (già 532). Nel documento ci siamo imbattuti
indipendentemente Stefano Cremonini e io; lo pubblicherà lo stesso Cremonini
che già se n’è occupato nella sua tesi di dottorato Per l’edizione delle laude di
Feo Belcari. Altre missive di Belcari sono pubblicate da B. Figliuolo, Tre lettere
inedite di Feo Belcari a Ottone Niccolini, «Lettere italiane», LII (2000), pp.
265-271.
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14
M. Malatesti, Rime, a cura di D. Trolli, Parma, Studium Parmense, 1982.
Oltre alla voce di A. Falcioni nel Dizionario biografico degli Italiani, vol. LXVIII,
Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2007, pp. 77-81, si veda M. Santagata,
Fra Rimini e Urbino: i prodromi del petrarchismo cortigiano, in M. Santagata – S.
Carrai, La lirica di corte nell’Italia del Quattrocento, Milano, Franco Angeli, 1993,
pp. 43-95, che definisce il contesto entro il quale si muove il poeta.
15
Malatesti, Rime, pp. 61-62.
16
Fu Augusto Campana a trarre dall’ombra Ramo Ramedelli, scriba, minia-
tore e forse pure letterato nella Mantova tra i secoli XIV e XV; dopo averne
parlato in più occasioni, pubblicava le prime notizie nel suo Poesie umanistiche
sul castello di Gradara, «Studi Romagnoli», XX (1969), pp. 501-520: 502-515.
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47
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17
Per esempio, l’attività dei bronzisti operosi per le corti di Bozzolo e di
Gazzuolo attirava l’attenzione degli studiosi, specialmente di Umberto Rossi, già
sul finire dell’Ottocento; più in generale sull’argomento si può ora vedere il cata-
logo Bonacolsi l’Antico. Uno scultore nella Mantova di Andrea Mantegna e di Isa-
bella d’Este, a cura di F. Trevisani e D. Gasparotto, Milano, Electa, 2008.
18
Prima di Chambers, A Condottiere, e per la fortuna critica del documen-
to, va ricordato A. H. Allison, The Bronzes of Pier Jacopo Bonacolsi, called Antico,
«Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien», LXXXVII-LXXXIX
(1993-1994), pp. 35-310. Importanti anche gli appunti e le trascrizioni dell’inven-
tario e di altre testimonianze forniti da D. Ferrari, L’Antico nelle fonti d’archivio,
in Bonacolsi l’Antico, pp. 300-328.
19
Chambers, A Renaissance Cardinal, p. 181. Sul protonotario apostolico
Ludovico – vescovo eletto di Mantova dalla morte del fratello cardinale nel 1483
fino alla propria nel 1511, nonché collezionista e mecenate di livello – rinvio al
mio Prime ricerche su Ludovico Gonzaga vescovo eletto di Mantova, con un docu-
mento inedito riguardante Andrea Mantegna, «Annali di storia moderna e con-
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Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
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23
Negli ambienti di Antonia l’inventario ricorda comunque più di venti li-
bri, di genere piuttosto vario (Chambers, A Condottiere, p. 83). Sulla moglie di
Gianfrancesco manca una monografia soddisfacente; la bibliografia utile è indica-
ta da Chambers (pp. 61-63) e conta in primo luogo su A. Bellù, Figure femminili
nei Gonzaga del ramo di Sabbioneta e Bozzolo, in Vespasiano Gonzaga e il ducato
di Sabbioneta, a cura di U. Bazzotti et alii, Mantova, Accademia Nazionale Vir-
gliana di Scienze, Lettere e Arti, 1993, pp. 357-373. Antonia era figlia di Pirro,
principe di Altamura e duca di Venosa, e apparteneva a una famiglia di origine
provenzale (che si pensava avesse uno dei re magi come capostipite) radicatasi da
tempo nell’Italia meridionale. Diede almeno dieci figli a Gianfrancesco e gli so-
pravvisse a lungo, morendo vecchissima nel 1538. Per le sue predilezioni lettera-
rie va ricordato lo scambio epistolare del marzo 1510 con Isabella d’Este: la mar-
chesa di Mantova le faceva avere a Gazzuolo «li dui [libri] de la Tavola retonda,
la Historia del Re Artus et quella de Gottifredo de Boione» francesi e di proprietà
del marito Francesco Gonzaga (Luzio – Renier, La coltura, pp. 9-10). Le lettere
ci danno dunque una scheda minima anche sulla biblioteca del marchese France-
sco (dati gli argomenti: che si tratti di pezzi del “fondo antico”?); si apprende
inoltre che alla corte di Gazzuolo c’era un giovane e non identificato poeta che
stava scrivendo un romanzo cavalleresco e si sarebbe giovato di quelle letture per
«cavarne qualche passo o sententia» (Canova, Prime ricerche, pp. 231-232).
24
Su di lui si vedano innnazitutto G. M. Besutti OSM, Repertori e sussidi
generali. Edizioni del secolo XV (1476-1500), e A. M. Serra OSM, Memoria di fra
Paolo Attavanti, in Bibliografia dell’Ordine dei Servi, vol. I, Bologna, Centro di Studi
OSM, 1971, rispett. pp. 79-113; 213-254. Tra la bibliografia precedente: O. Pogni,
Paolo Attavanti commentatore di Dante, «Miscellanea storica della Valdelsa», XXIX
(1921), pp. 123-144 e la voce redazionale Attavanti, Paolo in Dizionario biografico
degli Italiani, IV, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1962, pp. 531-532.
50
Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
25
P. Attavanti, Commento volgare e latino del salmo LXXXX “Qui habitat in
adiutorio Altissimi”, [Pavia, Christophorus de Canibus, c. 1495] (IGI 7193). Se
anche regge l’ipotesi relativa a data, luogo e tipografo, il testo va comunque col-
locato tra il 1479 (data delle nozze tra Gianfrancesco e Antonia ricordate nell’o-
puscolo) e il 1483 (perché il cardinal Francesco è menzionato come ancora vivo).
Nella lettera dedicatoria Paolo dice di avere composto l’opera prima dell’Historia
Mantuana. Sul movimentato epilogo del soggiorno mantovano del predicatore,
che nutriva anche forti interessi per la letteratura in volgare e soprattutto per
Dante, fa luce una lettera datata Bologna, 17 febbraio 1485 (ASMn, AG, b.
1142, c. n. n.). Attavanti scrive al marchese Francesco di avere dovuto lasciare la
città perché alcuni funzionari del vescovo lo aveva falsamente accusato di mole-
stie verso alcune parrocchiane in modo da farlo rinunciare al suo beneficio. Sulla
vicenda rimando al mio Cultura letteraria, in corso di stampa.
26
Serra, Memoria, pp. 242-244 segnala i quattro codici noti che trasmettono
le due opere encomiastiche, tra i quali spicca il ms. A.IV.18 (112) della Biblioteca
Comunale Teresiana di Mantova (sul quale si veda la scheda di R. Perini in A casa
di Andrea Mantegna. Cultura artistica a Mantova nel Quattrocento, catalogo della
mostra, a cura di R. Signorini e D. Sogliani, Cinisello Balsamo, Silvana, 2006, n.
84, pp. 430-432). Si tratta di un esemplare molto elegante con stemma gonzaghe-
sco: probabilmente è una copia di dedica. Per i pezzi in volgare si vedano E. Nar-
ducci, Sei canzone cavate dal ‘Canzonero Gonzago’ fra quaranta generatione di varie
canzone per Maestro Paulo Fiorentino a lo Ill.mo Principe Federico nelle quali si
contiene brevemente quasi tutta la istoria Gonzaga e Mantovana, Roma, Fratelli
Centenari, 1886 (per nozze Torlonia-Monroy Lanza) e Serra, Memoria, p. 244.
27
Chambers, A Condottiere, pp. 87 e 96.
28
Dell’Expositio si conoscono le stampe: [Milano, Leonard Pachel e Ulrich
Scinzenzeler, 1479] (IGI 8171); [Milano, Leonard Pachel e Ulrich Scinzenzeler,
1480 circa] (IGI 8173) e [Venezia, Erhard Ratdolt, 1483-85] (IGI 8174).
51
Andrea Canova
Non è poi del tutto perspicua la voce «Uno libro nominato Ar-
nao de la Rosa» che Chambers identifica dubitativamente con la
Practica medicinae di Arnaldo da Villanova 29. Io azzarderei tuttavia
un travisamento del francese Roman de la rose. Se non mi sbaglio,
troviamo qui un esemplare del romanzo che Guido Gonzaga chiede-
va a Petrarca in una data imprecisata prima del 1340 e che Petrarca
gli spediva a malincuore, cercado di indirizzarlo verso i classici latini
con una nota epistola metrica 30. E troviamo anche la prova di una
mirabile longevità, nelle corti padane, della vecchia guardia gotica,
che aiuta a capire certe inclinazioni allegoriche ben vive ancora in
Matteo Maria Boiardo e nel suo meno brillante emulo Francesco
Cieco da Ferrara 31. Peraltro Francesco visse a Bozzolo per parec-
chio tempo e probabilmente compose lì la prima parte del suo
Mambriano, che però andò a stampa solo postumo nel 1509 32.
Un altro appunto. Manteniamo pure tutte le riserve sulle effet-
tive doti di Gianfrancesco nel campo umanistico, perlomeno in at-
tesa di trovarne prove evidenti, però non si può dire, con Cham-
29
Chambers, A Condottiere, p. 87.
30
Poesie minori del Petrarca sul testo latino ora corretto volgarizzate da poeti
viventi o da poco defunti, II, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani,
1831, pp. 342-345; sull’episodio si veda E. H. Wilkins, Vita del Petrarca, nuova
edizione, a cura di L. C. Rossi, traduz. di R. Ceserani, Milano, Feltrinelli, 2003
(ediz. orig. 1961), p. 29.
31
C. Dionisotti, Entrée d’Espagne, Spagna, Rotta di Roncisvalle (1959), in
Id., Boiardo e altri studi cavallereschi, a cura di G. Anceschi e A. Tissoni Benve-
nuti, Novara, Interlinea, 2003, pp. 15-50: 36 e n. e G. Frasso, Un poeta improvvi-
satore nella ‘familia’ del cardinale Francesco Gonzaga: Francesco Cieco da Firenze,
«Italia medioevale e umanistica», XX (1977), pp. 395-400 separavano la figura
storica di Francesco da quella di suoi omonimi contemporanei. Il quadro era poi
precisato da J. E. Everson, The identity of Francesco Cieco da Ferrara, «Bibliothè-
que d’Humanisme et Renaissance», XLV (1983), pp. 487-502 e della Everson si
veda pure la voce Francesco Cieco da Ferrara, in Dizionario biografico degli Italia-
ni, vol. XLIX, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 715-718 (cui
rinvio anche per lo spoglio bibliografico). L’edizione di riferimento (tutt’altro che
impeccabile) del poema è: Francesco Cieco da Ferrara, Libro d’armi e d’amore
nomato Mambriano, a cura di G. Rua, Torino, UTET, 1926.
32
Per le edizioni del testo si veda J. E. Everson, Bibliografia del «Mambria-
no» di Francesco Cieco da Ferrara, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1994, da inte-
grare con E. Barbieri, A proposito di una recente bibliografia del «Mambriano», in
«Libri & documenti», XXIV (1998), pp. 42-52.
52
Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
bers, che la Corona aurea di Iacopo Bruto sia l’unico libro stampa-
to che porti una dedica al Gonzaga 33. Bisogna tornare ai primi
anni Settanta del Quattrocento e a una delle diatribe incandescen-
ti tra umanisti alle prese con il testo dei classici. Sul finire dell’e-
state del 1473 Domizio Calderini presentava a Lorenzo il Magnifi-
co il suo commento agli epigrammi di Marziale, ovvero il mano-
scritto oggi Laurenziano 53. 33, nel quale polemizzava con Nicco-
lò Perotti, già a sua volta esegeta ed editore del poeta latino 34. Il
codice conteneva un’Apologia nella quale Calderini asseriva di ave-
re pronto un libello contro Perotti, che aveva criticato le sue inter-
pretazioni del testo di Marziale scrivendo ad amici comuni. Il
commento andava a stampa l’anno successivo: la princeps è Roma,
Johann Gensberg per Giovanni Luigi Toscani, 22 marzo 1474
(IGI 2356) e nel libro, all’epistola dedicatoria a Lorenzo, se ne
aggiungeva un’altra «Ioanni Francisco Lodovici principis Mantua-
ni filio». Nella lettera Domizio ricordava addirittura che proprio
Gianfrancesco lo aveva stimolato a raccogliere e pubblicare il
commento, essendo solito alleggerire la noia del campo militare
con i versi di Marziale 35. Calderini dava anche un termine crono-
33
J. Brutus, Corona aurea, Venezia, Giovanni Tacuino, 15 gennaio 1496
(IGI 2211); è un trattato in diversi capitoli sull’anima (Chambers, A Condottiere,
pp. 73, 81).
34
Sull’umanista vanno ricordati almeno J. Dunston, Studies in Domizio Cal-
derini, e C. Dionisotti, Calderini, Poliziano e altri, entrambi in «Italia medioevale
e umanistica», XI (1968), rispett. pp. 71-150 e 151-185; la voce di A. Perosa,
Calderini (Calderinus, Caldarinus, de Caldarinis), Domizio (Domitius, Domicius,
Dominicus), nel Dizionario biografico degli Italiani, vol. XVI, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, 1973, pp. 597-605 e M. Campanelli, Polemiche e filologia ai
primordi della stampa. Le «Observationes» di Domizio Calderini, Roma, Edizioni
di Storia e Letteratura, 2001.
35
Ho consultato l’edizione Martialis, Epigrammata, comm. D. Calderini, Ve-
nezia, Tommaso de Blavis e soci, 12 giugno 1482 (IGI 6224) nell’esemplare di
Milano, Biblioteca Ambrosiana, inc. 1165. Questa la parte iniziale dell’epistola:
«Domitius Calderinus Ioanni Francisco Lodovici principis Mantuani filio salu-
tem. [N]on fuissent tot exemplis editi commentarii nostri quos superiore aestate
emiseramus nisi tu magna ex parte impulisses qui Martialis et ingenium amas et
iocos in sago ac castris aliquando legere statuisti, nam quum Homerus Mantua-
nus civis tuus, quem Graecum Alexander perpetuum comitem habuit, inter tubas
tantum canat nunc quoniam ocium est, a bellis illius lectione intermissa, huius
salibus, quem Verus imperator Maronem suum appellabat, animum in aestivis re-
53
Andrea Canova
laxabis. Haereditaria nam tibi studia sunt nec ab his discedere potes nisi cum
maioribus tuis tum Lodovico patre doctissimo principe te indignum filium fateri
velis, sed quum domesticam laudem ac nobilitatem facile sustineas humanitate,
prudentia, rei militaris industria, studio quoque litterarum, quae a domo tua om-
ni tempore cultae et ornatae fuerunt, dignum te prestas Gonzaga familia Franci-
scoque in primis cardinali fratreque dignitate omnium in se benivolentia singulari
virtute quod accepit a familia nominis vel illustravit vel certe integrum propagavit
in posteros [...]» (c. a1v). La scheda si potrebbe aggiungere a un dossier sulle
“letture da campo” dei signori del Rinascimento che risulterebbe interessante,
magari tenendo a mente una bella sequenza del Mestiere delle armi di Ermanno
Olmi.
36
Chambers, A Condottiere, pp. 48-49 e n.
37
Ivi, p. 91.
54
Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
38
Epistolario di Coluccio Salutati, a cura di F. Novati, vol. III, Roma, Forza-
ni e C., 1896, pp. 102-105.
39
Sul ms. J.I. 22-23 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino si ve-
dano ultimamente le schede di G. Mariani Canova in Andrea Mantegna e i Gon-
zaga. Rinascimento nel Castello di San Giorgio, catalogo della mostra, a cura di F.
Trevisani, Milano, Electa, 2006, n. III. 15, pp. 234-243 e di S. L’Occaso in An-
drea Mantegna 1431-1506, catalogo della mostra, a cura di G. Agosti e D. Thié-
55
Andrea Canova
baut, edizione italiana rivista e corretta, Milano, Officina Libraria, 2008, nn.
110-111, pp. 283-285.
40
Supponeva un coinvolgimento A. Conti, Andrea Mantegna, Pietro Guin-
daleri ed altri maestri nel Plinio di Torino, «Prospettiva», LIII-LVI (1988-1989),
pp. 264-277.
41
G. Ferraù, La «Historia urbis Mantuae Gonzagaeque familiae», in Bartolo-
meo Sacchi il Platina (Piadena 1421 – Roma 1481). Atti del Convegno internazio-
nale di studi per il V centenario (Cremona, 14-15 novembre 1981), a cura di A.
Campana e P. Medioli Masotti, Padova, Antenore, 1981, pp. 21-38: 25 e n.
42
Wilkins, Vita del Petrarca, pp. 112-113.
43
Novati, I codici francesi, pp. 283-285.
56
Le biblioteche dei Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento
44
R. Sabbadini, Briciole umanistiche. XXV. Gregorio Correr, «Giornale stori-
co della letteratura italiana», XLVI (1905), pp. 65-69: 65-66. Su Correr si veda P.
Preto, voce Correr, Giorgio, nel Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto
della Enciclopedia Italiana, 1983, pp. 497-500; si dispone anche dell’edizione del-
le Opere, a cura di A. Onorato, Messina, Sicania per il Centro di Studi Umani-
stici dell’Università di Messina, 1994, 2 voll.
45
Soprattutto per quanto riguarda le ricerche di libri di Ludovico fa ora il
punto P. Pellegrini, L’esperienza umanistica a Mantova da Vittorino da Feltre a
Battista Spagnoli, in corso di stampa nella Storia della cultura mantovana, vol. I;
tra le voci di rilievo a questo proposito va ricordato R. Signorini, Acquisitions for
Ludovico II Gonzaga’s Library, «Journal of the Warburg and Courtauld Institues»,
XLIX (1981), pp. 180-183.
46
ASMn, AG, b. 2886, l. 35, c. 17r. La lettera mi pare inedita; non è co-
munque mai entrata – che io sappia – nella letteratura sulla circolazione dei clas-
sici alla corte di Mantova.
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La voce di A. Ventura, Canal, Nicolò nel Dizionario biografico degli Italia-
ni, vol. XVII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1974, pp. 662-668 si
può aggiornare con M. L. King, Umanesimo e patriziato a Venezia nel Quattro-
cento, vol. II: Il circolo umanistico veneziano. Profili, Roma, Il Veltro, 1989 (ediz.
orig. 1985), pp. 500-503 (ma si veda anche ad indicem).
48
Ventura, Canal, Nicolò, p. 666.
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A. Luzio – R. Renier, Il Platina e i Gonzaga, «Giornale storico della lette-
ratura italiana», XIII (1889), pp. 430-440: 431-432.
50
La ricostruzione più completa è quella di D. S. Chambers, Giovanni Pie-
tro Arrivabene (1439-1504): Humanistic Secretary and Bishop (1984), in Id., Re-
naissance Cardinals and their Worldly Problems, Aldershot, Variorum, 1997, pp.
397-438, ma si veda pure Id., A Renaissance Cardinal, ad indicem.
51
G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori nelle reda-
zioni del 1550 e 1568, vol. IV: Testo, a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, Firenze,
S.P.E.S., 1976, p. 268.
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ASMn, AG, b. 843, c. 721. La lettera era segnalata da Luzio – Renier, I
Filelfo, pp. 157-158.
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Il documento era pubblicato da A. Bertolotti nelle Varietà archivistiche e
bibliografiche de «Il Bibliofilo», VII (1886), pp. 26-27: 26 e poi recuperato da
Luzio – Renier, I Filelfo, pp. 157-158. Confondeva le notizie Meroni, Mostra, pp.
57-58 scrivendo che il manoscritto fornito dal duca di Modena era stato «colla-
zionato su di un codice dell’Arrivabene».
54
M. D. Reeve, The editing of Pliny’s «Natural History», «Revue d’histoire
des textes», n. s., II (2007), pp. 107-179: 146, 172; Id., The Ambrosiani of Pliny’s
«Natural History», in Nuove ricerche su codici in scrittura latina dell’Ambrosiana.
Atti del Convegno. Milano, 6-7 ottobre 2005, a cura di M. Ferrari e M. Navoni,
Milano, Vita e Pensiero, 2007, pp. 269-279: 270-271.
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Si vedano gli esempi addotti da Chambers, Giovanni Pietro Arrivabene,
pp. 411, 418.
56
ASMn, AG, b. 2910, l. 172, cc. 30v-31r. Da uno scambio di lettere del
febbraio precedente veniamo a sapere che Francesco aveva chiesto a Lorenzo un
Plauto e un Lucrezio emendati da Poliziano («homo di tanta doctrina quanto
alcun altro de li tempi nostri») e che Lorenzo gli aveva spedito un Plauto corret-
to da Poliziano e un Lucrezio corretto da Michele Marullo (ASMn, AG, b. 2910,
l. 169, c. 64v; b. 1085, c. 293 bis).
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A. Poliziano, Silvae, a cura di F. Bausi, Firenze, Olschki, 1996, pp. 3-44: 3 e
n. Sul personaggio si veda almeno la voce di P. Meli nel Dizionario biografico degli
Italiani, vol. LXXIII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2009, pp. 124-127.
Per l’inventario dei suoi oggetti d’arte: J. Shearman, The Collections of the Younger
Branch of the Medici, «Burlington Magazine», CXVII (1975), pp. 12-27.
58
A conferma dei rapporti molto amichevoli tra i due si può ricordare che,
agli inizi del 1494, Francesco aveva chiesto a Lorenzo di essere padrino della
figlia Eleonora, appena nata (A. Luzio – R. Renier, Mantova e Urbino. Isabella
d’Este ed Elisabetta Gonzaga nelle relazioni famigliari e nelle vicende politiche, To-
rino-Roma, Roux 1893, pp. 68-69 n.).
59
ASMn, AG, b. 1085, c. 293 ter. Anche questo documento era segnalato
da Bertolotti ne «Il Bibliofilo», VII (1886), p. 27; veniva poi ripreso da Luzio –
Renier, La coltura, p. 11 e n.
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ASMn, AG, b. 1085, c. 293 quater.
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Le Castigationes andarono a stampa nel 1492/1493, dunque Poliziano ne
possedeva una copia manoscritta; si ricorda l’edizione critica dell’opera: Hermolai
Barbari castigationes plinianae et in Pomponium Melam, edidit Giovanni Pozzi,
Patavii, In aedibus Antenoreis, 1973-1979, 4 voll. Sull’operato di Poliziano e sui
codici da lui impiegati si veda V. Fera, Un laboratorio filologico di fine Quattro-
cento: la «Naturalis historia», in O. Pecere – M. D. Reeve (eds.), Formative stages
of classical traditions: latin texts from Antiquity to the Renaissance. Proceedings of
a conference held at Erice, 16-22 October 1993, as the 6th Course of International
School for the Study of Written Records, Spoleto, Centro Italiano di Studi sull’Al-
to Medioevo, 1995, pp. 435-466.
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Schede aggiornate sui manoscritti in Firenze e la scoperta dell’America.
Umanesimo e geografia nel ’400 fiorentino, cat. a cura di S. Gentile, Firenze,
Olschki, 1992, n. 23, pp. 54-56 (Ricc. 488); n. 24, pp. 56-58 (Laur. 82. 1); I ma-
noscritti datati della Biblioteca Riccardiana di Firenze, vol. I: Mss. 1-1000, a cura
di T. De Robertis e R. Miriello, Impruneta-Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo,
1997, n. 113 (Ricc. 488).
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Sul testimone diviso: R. W. Hunt, A Manuscript from the Library of Co-
luccio Salutati, in A. S. Osley, Calligraphy and Palaeography. Essays presented to
Alfred Fairbank on his 70th Birthday, London, Faber & Faber, 1965, pp. 75-79;
A. C. de la Mare, The Handwriting of Italian Humanists, vol. I, Oxford, Uni-
versity Press for the Association Internationale de Bibliophilie, 1973, pp. 42, 58.
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J. M. S. Cotton, Ex-libris Politiani II (Incunabula Bodleiana), «The Mo-
dern Language Review», XXXII (1937), 394-399; si veda poi il censimento di I.
Maïer, Les manuscrits d’Ange Politien. Catalogue descriptif avec dix-neuf docu-
ments inédits en appendice, Genève, Droz, 1965, pp. 351-352. Contestava l’auto-
grafia delle postille L. Cesarini Martinelli nell’edizione da lei curata di A. Polizia-
no, Commento inedito alle Selve di Stazio, Firenze, Sansoni, 1978, pp. XVI,
XXI.
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M. Bourne, Francesco II Gonzaga: The Soldier-Prince As Patron, Roma,
Bulzoni, 2008 (e se ne veda anche la recensione di Giovanni Agosti in c.d.s. in
«Prospettiva»); la tesi di dottorato da cui deriva il libro ha un titolo eloquente
Out of the Shadow of Isabella. The Artistic Patronage of Francesco II Gonzaga,
Fourth Marquis of Mantua (1484-1519).
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Indice
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