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Giornata tipo-reggia di Versailles

I nobili che avevano l'onore di vivere nella reggia con il re, per compiacerlo lo imitavano in
tutto. Il re conservava in uno stanzino una moltitudine di parrucche di tutti i tipi e per tutte
le occasioni, erano ingombranti: alcune arrivavano ad essere alte 15 centimetri. Infatti, da
quel momento, tutti i nobili che vivevano a corte iniziarono ad utilizzare le parrucche,
profumate con particolari unguenti o anche decorate con nastri, fiocchi e a volte addirittura
gioielli.
La vita della corte dipendeva dal re come i pianeti dipendono dal Sole, così venne
chiamato Re Sole. Saint-Simon diceva:
"...Con un almanacco ed un orologio, si poteva a trecento leghe da lui, dire con precisione
ciò che faceva..."
"...si sapeva, ad un quarto da ora prima, tutto ciò che il Re stava per fare... "
La vita del sovrano si svolgeva così:
8:30 “ALZATA”- il valletto di turno si sveglia, apre le tende del letto a baldacchino, e
annuncia “Sire, voilà l’heure!” e inizia ufficialmente la giornata. Il domestico, già sveglio da
un'ora, è andato ad avvertire chi deve entrare. Uno dei due valletti alla porta va ad
avvertire il cuoco che inizia a preparare la colazione e l'altro sorveglia l'entrata perché non
entrino le persone non autorizzate. Quando il monarca è ancora nel letto possono entrare
solo le persone più intime e chi potrebbe avere delle informazioni importanti:
GRANDE ENTRATA- primo medico, primo chirurgo, familiari e figli legittimi e i domestici
che lo aiutano durante l'alzata (il primo cameriere di camera, il grande ciambellano, il
primo gentiluomo della camera dell’anno, il grande maestro del guardaroba, il padrone del
guardaroba ed il primo valletto di guardaroba di camera);
PICCOLA ENTRATA- dedicata a marescialli, sergenti, ufficiali e altre persone altolocate.
Alla fine la stanza era piena di persone perché chi entrava non usciva per lasciare il posto
alla persona successiva. Ai figli illegittimi e alle loro famiglie venivano dati numerosi
privilegi ed entravano da una porta secondaria. Luigi XIV si lava le mani con l'aceto, recita
la sua preghiera, il barbiere gli presenta varie parrucche tra le quali ne dovrà scegliere una
da indossare. Prima della seconda entrata, più numerosa, entrano i quattro segretari del
gabinetto, i primi tre valletti di guardaroba fuori camera, i due lettori della Camera, i due
amministratori e controllori dell'argenteria. Alcuni membri della corte hanno dei permessi
specifici: i “brevets d’affaires”.
“VESTIZIONE” - il sovrano chiama i suoi domestici più vicini per farlo vestire. Per esempio
il maestro del guardaroba gli infilava la manica destra e il primo cameriere quella sinistra.
“ATTESA” - i nobili attendono l'arrivo del re nelle anticamere o nel salone dell'Occhio di
Bue. Uno degli uscieri comunica i nomi delle persone più importanti, poi invita i nobili
secondo lui più qualificati ad entrare dopo la completa vestizione del re.
10:00 “MESSA” - dopo la morte della moglie di Luigi XIV tutte le mattine a quest'ora si
verifica la messa. Il monarca, seguito da un lungo corteo, circondato dalle sue guardie del
corpo arriva sulla tribuna reale. Finita la celebrazione si reca al consiglio.
11:00 “CONSIGLIO” - nella sala del consiglio si parla esclusivamente della “grande
politica”, per questo motivo venne chiamato “Alto Consiglio”. Si tiene i lunedì, ogni quindici
giorni, i mercoledì, i giovedì e le domeniche. I martedì e sabati il sovrano si dedica
alla finanza, mentre i venerdì sono dedicati ai colloqui particolari tra il sovrano e i padri
gesuiti.
13:00 “PRANZO” - il re pranza in camera sua a un tavolo da solo. E' detto “piccolo
coperto” perché meno importante rispetto alla cena. Finito il pasto, il sovrano va a
prepararsi per la passeggiata o per la caccia.
15:00 “PASSEGGIATA o CACCIA” - la cognata di Luigi XIV che apprezza anche lei questa
attività, ricorda:
“Il nostro Re amava la caccia con tutto il suo cuore, soprattutto la caccia al cervo ed al
volatile".
Il sovrano va a caccia almeno tre volte a settimana. Più tardi, con la scoperta del biliardo,
il suo hobby preferito cambia. Quando non è a caccia, il Re porta a spasso due o tre delle
sue cagne preferite. Fuori dei suoi Giardini di Versailles, Luigi XIV si reca spesso a Marly o
a Trianon. Alla fine della sua vita, il sovrano, che si sposta con difficoltà, continua le sue
visite facendosi spingere su una sedia a rotelle.
19:00 “SERATE D'APPARTAMENTO” - Le Mercure Galant di dicembre 1682 spiega:
“Tale si manifesta la bontà del Re, dal suo ritorno da Fontainebleau, che permette l'entrata
al suo grande appartamento di Versailles, il lunedì, il mercoledì, ed il giovedì di ogni
settimana, per giocare ad ogni tipo di giochi, dalle sei della sera fino alle dieci”.
In seguito, come provano le fonti storiche, non ci sono giorni definiti e le serate di
appartamento possono tenersi in qualsiasi giorno della settimana.
22:00 “CENA” - questo pasto si svolge nell'anticamera del salone dell'Occhio di Bue. Al
tavolo col sovrano erano seduti i figli, i nipoti e i cugini. I cibi vengono riscaldati prima nella
sala delle guardie della cena.
23:00 “VA A DORMIRE” - L’andata a letto del Re si svolge nello stesso modo dell'alzata,
ma in senso inverso.
La camera del Re viene invasa da una folla di cortigiani fino a quando il monarca decide di
andare a dormire. Si toglie cappello, guanti, bastone, cinturone e spada e fa una
preghiera.
Il primo cameriere custodisce il candelabro che sarà dato al fortunato signore che dovrà
illuminare il re perché mentre si veste pubblicamente il Re con i suoi abiti per la notte, è
necessario illuminare la scena. La camera si svuota lentamente e rimangono solo le
persone più intime e il fortunato addetto a tenere il candelabro fino a quando il cameriere
chiude la porta e si sdraia ai piedi del letto. Così si conclude la giornata “ordinaria” di Luigi
XIV.
“L'uso e l'abuso del superfluo costituivano per il re il continuo affascinante, temerario
banco di prova per il suo stesso potere. Come ha splendidamente dimostrato Elias l'avere
concentrato tutti i poteri nella sua stessa persona impediva a Luigi XIV di separare la sua
figura pubblica da quella privata, la sua dimensione sociale da quella individuale. Le sue
funzioni, anche le più intime e personali erano e dovevano restare di dominio pubblico
proprio perché il suo prestigio e il perseguimento della gloria che il suo rango richiedeva,
esigevano organizzazione e trasparenza. Tutto quello che il re faceva dal “lever” del
mattino al “coucher” della sera, era importante esattamente come la conquista di
un territorio ambito o il trattato di pace stipulato con un secolare nemico. Non solo ogni
minimo atto era della massima importanza, aveva quindi un riconoscimento ufficiale tale
da porlo a modello universale di comportamento corretto e unanimamente condiviso, ma
richiedeva un'ambientazione che fosse parimenti ufficiale, capace di sublimare nella
maniera più esemplare ogni semplice azione quotidiana, al punto tale che nei parametri di
valutazione dei comuni mortali il naturale e il comune per il re corrispondevano all'artefatto
e all'eccezione per l'individuo qualunque”

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