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Capitolo I
1
i1
v1
n
ii
vi
i i+1
A. Cavagnino I.1
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Convenzioni di segno
La numerazione delle fasi di eventuali avvolgimenti polifase procede progressivamente nel verso
positivo antiorario. In questo modo un eventuale vettore rotante nel verso delle rotazioni
convenzionali positive (verso antiorario) le incontra con un ritardo temporale proporzionale al loro
numero d’ordine.
In questa trattazione vengono usate le convenzioni di segno degli ‘utilizzatori’: corrente positiva
entrante nel morsetto a tensione convenzionalmente positiva. Il contrassegno • posto su ciascun
avvolgimento individua la direzione del campo magnetico prodotto dalla corrente convenzionalmente
positiva circolante nell’avvolgimento. Per descrivere un sistema elettromagnetico di questo tipo si
possono scrivere due serie di equazioni:
Equazioni elettriche
Per ciascun avvolgimento della macchina 1 si può scrivere un’equazione differenziale del seguente
tipo:
𝑣𝑣𝑖𝑖 (𝑡𝑡) = 𝑅𝑅𝑖𝑖 𝑖𝑖𝑖𝑖 (𝑡𝑡) + 𝑝𝑝𝑝𝑝𝑖𝑖 (𝑡𝑡) 𝑖𝑖 = 1, … , 𝑛𝑛 (I.1)
ove:
n numero avvolgimenti della macchina;
vi(t) tensione applicata ai morsetti;
ii(t) è la corrente circolante nell’avvolgimento;
λi(t) flusso totale concatenato con l’avvolgimento;
p = d/dt è l’operatore di derivata.
Equazioni magnetiche
Il flusso che compare nella relazione (I.1) è prodotto dalle correnti che circolano nei diversi
avvolgimenti della macchina e, pertanto, può essere espresso in funzione di queste:
𝜆𝜆𝑖𝑖 (𝑡𝑡) = λ𝑖𝑖 [𝑖𝑖𝑘𝑘 (𝑡𝑡)] 𝑖𝑖 = 1, … , 𝑛𝑛 𝑘𝑘 = 1, … , 𝑛𝑛 (I.2)
Le modalità di funzionamento di ciascuna macchina sono legate al modo in cui i singoli flussi
concatenati con gli avvolgimenti vengono prodotti dalle correnti che circolano in questi ultimi. Si può
quindi affermare che l’insieme di relazioni (I.2) caratterizza il tipo di macchina elettrica, mentre le
1
Ad eccezione di avvolgimenti con commutatore a lamelle e spazzole, per i quali compare anche un termine di forza
elettromotrice di tipo mozionale.
A. Cavagnino I.2
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
(I.1) sono generali per diverse macchine elettriche. Si noti che i legami flussi-correnti risultano non
lineari in presenza di saturazione dei circuiti magnetici, rendendo di più difficile soluzione il sistema
di equazioni (I.2).
𝜆𝜆𝜎𝜎1
𝚲𝚲𝜎𝜎 = � … � Vettore dei flussi dispersi dai singoli avvolgimenti.
𝜆𝜆𝜎𝜎𝜎𝜎
• Si definisce quota utile del flusso concatenato con un avvolgimento, quella parte del flusso che
risulta utile alla conversione elettromeccanica dell'energia; alla sua costituzione contribuiscono
di solito tutti gli avvolgimenti.
• Si definisce quota dispersa del flusso concatenato con un avvolgimento, quella parte del flusso
che non viene utilizzata per la conversione dell'energia elettrica; si può assumere che alla sua
costituzione contribuisca esclusivamente l’avvolgimento considerato.
Il flusso totale concatenato con un avvolgimento vale pertanto:
𝚲𝚲 = 𝚲𝚲𝑝𝑝 + 𝚲𝚲𝜎𝜎
Si osservi che questa suddivisione del flusso, e la definizione delle due componenti, è un’operazione
di comodo per lo sviluppo di una trattazione generale delle macchine. Nei singoli casi particolari, per
valutazioni più approfondite, può essere necessaria una più dettagliata distinzione.
A. Cavagnino I.3
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
𝐕𝐕 = 𝐑𝐑 ⋅ 𝐈𝐈 + 𝑝𝑝𝚲𝚲
� (I.3)
𝚲𝚲 = 𝐋𝐋𝜎𝜎 ⋅ 𝐈𝐈 + 𝐌𝐌𝑝𝑝 ⋅ 𝐈𝐈 = 𝐋𝐋 ⋅ 𝐈𝐈
In (I.3) le matrici R, Lσ , Mp sono la matrice delle resistenze, delle induttanze di dispersione e delle
mutue induttanze principali tra gli n avvolgimenti. Tali matrici hanno la seguente forma:
• Noto il valore istantaneo degli stati e la loro ‘voglia’ di cambiare (cioè il valore istantaneo delle
loro derivate) è possibile determinare il vettore dei flussi all’istante t+dt attraverso un semplice
processo di integrazione numerica.
Osservazioni:
• Si noti che le forzanti (ingressi) sono funzioni note del tempo, ovvero si possono calcolare ad
ogni istante di tempo indipendentemente dall’evoluzione del sistema dinamico. Viceversa, la
forma d’onda dei flussi e delle correnti non è nota a priori. Con il procedimento iterativo sopra
illustrato si possono però calcolare i valori istantanei di tali grandezze.
• In presenza di fenomeni di saturazione magnetica i coefficienti di accoppiamento della matrice
A. Cavagnino I.4
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Mp sono dipendenti dalle correnti. Pertanto il sistema delle equazioni magnetiche risulta
usualmente non lineare e, spesso, di non semplice soluzione.
• In presenza di avvolgimenti in moto relativo rispetto agli altri, alcuni elementi della matrice Mp
risultano funzione del tempo attraverso una specifica coordinata di posizione.
i1s
v1 s
i1r statore
v1 r
θ
rotore
Fig. I.2 - Suddivisione degli avvolgimenti della macchina sulla struttura di statore e rotore.
Osservazioni
A. Cavagnino I.5
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
• Le sotto-matrici Lsr, Lrs contengono i coefficienti di mutua induttanza tra gli avvolgimenti di
statore e rotore. Per ovvii motivi di simmetria della matrice 𝐋𝐋(𝜃𝜃) le due matrici risultano una
trasposta dell’altra:
𝒕𝒕
𝐋𝐋(𝜃𝜃) = �𝐋𝐋(𝜃𝜃)� ⟹ 𝐋𝐋𝑠𝑠𝑠𝑠 = (𝐋𝐋𝑟𝑟𝑟𝑟 )𝑡𝑡
Inoltre gli elementi di queste matrici sono funzione della posizione θ di rotore.
• La sotto-matrice Lrr contiene i coefficienti di auto-mutua induttanza tra gli avvolgimenti di
rotore. I coefficienti di questa sotto-matrice vengono a dipendere dalla coordinata θ di rotore
nel caso che lo statore sia anisotropo.
A. Cavagnino I.6
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Il termine dθ/dt corrisponde alla velocità media di rotazione ωr del rotore nell’intervallo di tempo dt
preso in considerazione. Ricorrendo alle equazioni (I.3), il primo termine dell’espressione precedente
può essere scritto nella seguente forma:
𝑑𝑑(𝐋𝐋⋅𝐈𝐈)
𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ 𝐕𝐕 = 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ 𝐑𝐑 ⋅ 𝐈𝐈 + 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅
𝑑𝑑𝑑𝑑
La derivata del termine L·I richiede che si tenga in considerazione la dipendenza dal tempo, attraverso
θ, degli elementi della matrice L, come indicato qui di seguito.
𝑑𝑑(𝐋𝐋⋅𝐈𝐈) 𝜕𝜕𝐋𝐋 𝑑𝑑𝐈𝐈
= 𝜔𝜔𝑟𝑟 ⋅ ⋅ 𝐈𝐈 + 𝐋𝐋
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝜕𝜕𝜕𝜕 𝑑𝑑𝑑𝑑
La derivata dell’energia magnetica rispetto al tempo si esplicita allo stesso modo, secondo
l’espressione seguente:
1 𝑑𝑑�𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅𝐋𝐋⋅𝐈𝐈� 𝑑𝑑𝐈𝐈 1 𝜕𝜕𝐋𝐋
⋅ = 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ �𝐋𝐋 ⋅ + ⋅ ⋅ 𝐈𝐈 ⋅ 𝜔𝜔𝑟𝑟 � (2)
2 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 2 𝜕𝜕𝜕𝜕
Il bilancio energetico complessivo rappresentato nella (I.8) può essere quindi scritto nella forma
seguente:
𝜕𝜕𝐋𝐋 𝑑𝑑𝐈𝐈 𝑑𝑑𝐈𝐈 1 𝜕𝜕𝐋𝐋
𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ �𝐑𝐑 ⋅ 𝐈𝐈 + 𝜔𝜔𝑟𝑟 ⋅ ⋅ 𝐈𝐈 + 𝐋𝐋 � − 𝐶𝐶𝑚𝑚 ⋅ 𝜔𝜔𝑟𝑟 = 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ �𝐑𝐑 ⋅ 𝐈𝐈 + 𝐋𝐋 ⋅ + ⋅ ⋅ 𝐈𝐈 ⋅ 𝜔𝜔𝑟𝑟 �
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑 2 𝜕𝜕𝜕𝜕
Da quest’ultima relazione è possibile formulare un’espressione della coppia motrice sviluppata dalla
macchina in funzione delle grandezze elettriche:
1 𝜕𝜕𝐋𝐋
𝐶𝐶𝑚𝑚 = ⋅ 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ ⋅ 𝐈𝐈 (I.9)
2 𝜕𝜕𝜕𝜕
𝑑𝑑𝐈𝐈 𝑑𝑑𝐈𝐈 𝑡𝑡
2
Si osservi che 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ 𝐋𝐋 ⋅ = ⋅ 𝐋𝐋 ⋅ 𝐈𝐈. Per dimostrarlo si ricordi che 𝐋𝐋 = 𝐋𝐋𝑡𝑡 ed (𝐀𝐀 ⋅ 𝐁𝐁)𝒕𝒕 = 𝐁𝐁𝑡𝑡 ⋅ 𝐀𝐀𝑡𝑡
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑑𝑑𝑑𝑑
A. Cavagnino I.7
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
ove:
𝐶𝐶𝑚𝑚 è la coppia sviluppata dalla macchina;
𝐶𝐶𝑟𝑟 è la risultante delle coppie applicate dall’esterno all’albero della macchina;
𝐽𝐽𝑒𝑒𝑒𝑒 è il momento di inerzia complessivo ridotto all’albero della macchina.
Sulla base dell’analisi sin qui condotta, si può stabilire che l’insieme tipico delle equazioni che
descrivono il comportamento dinamico completo di una macchina elettrica assume la seguente
formulazione generale (in notazione matriciale):
𝐕𝐕 = 𝐑𝐑 ⋅ 𝐈𝐈 + 𝑝𝑝𝚲𝚲
⎧ 𝚲𝚲 = 𝐋𝐋(𝜃𝜃) ⋅ 𝐈𝐈
⎪
1 𝜕𝜕𝐋𝐋
𝐶𝐶𝑚𝑚 = ⋅ 𝐈𝐈 𝑡𝑡 ⋅ ⋅ 𝐈𝐈 (I.10)
2 𝜕𝜕𝜕𝜕
⎨
⎪𝐶𝐶𝑚𝑚 − 𝐶𝐶𝑟𝑟 = 𝐽𝐽𝑒𝑒𝑒𝑒 𝑝𝑝𝜔𝜔𝑟𝑟
⎩ 𝜔𝜔𝑟𝑟 = 𝑝𝑝𝑝𝑝
I due contributi misti (statore e rotore) della coppia, indicati nella (I.12) come ‘copia di interazione’
sono uguali in quanto le due sotto-matrici Lsr ed Lrs sono una la trasposta dell’altra.
A. Cavagnino I.8
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Casi particolari:
a) Nel motore asincrono e nella macchina sincrona isotropa esistono esclusivamente coppie di
interazione elettromagnetica, in quanto le matrici Lss ed Lrr non dipendono dalla posizione θ
del rotore, mentre da quest’ultima dipendono i coefficienti di mutuo accoppiamento tra statore
e rotore.
b) Nella macchina sincrona anisotropa coesistono coppia di interazione elettromagnetica e coppia
di anisotropia di rotore (infatti le induttanze e le mutue induttanze degli avvolgimenti di statore
dipendono dalla posizione angolare θ del rotore).
c) Nei motori a riluttanza variabile, con avvolgimenti su un solo lato della macchina, possono
esistere solo coppie di anisotropia in quanto uno dei due vettori delle correnti, Ir oppure Is, è
identicamente nullo.
A. Cavagnino I.9
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
In questa forma si evidenzia come dalla conoscenza degli stati della macchina (θ, ω, Λ ) in un
generico istante t0, grazie alle prime due equazioni ordinarie si possano determinare le derivate
rispetto al tempo degli stati stessi (pθ, pω, pΛ ) nello stesso istante t0.
Attraverso un metodo di integrazione numerico si può pertanto risalire al nuovo valore degli stati
dopo un intervallo di tempo ∆t e, iterando il procedimento, si giunge alla descrizione dell’evoluzione
temporale del sistema. Basandosi sui metodi e sulle equazioni fin qui analizzate è possibile impostare
in forma semplice lo studio di diversi tipi di macchine elettriche non convenzionali.
Cm>0
θ
Cm
Cm>0
Il segno della coppia non dipende dal verso della corrente nell’avvolgimento, ma, esclusivamente,
dal quadrante in cui viene a trovarsi posizionato il rotore, come illustrato nello schema di Fig. I.3.
Volendo fare in modo che la macchina, durante una rotazione, esprima una coppia media diversa da
zero e positiva, occorre alimentarne l’avvolgimento quando il rotore si trova in uno dei due quadranti
ombreggiati nello schema.
A. Cavagnino I.10
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Altre valutazioni sul possibile funzionamento di questa macchina, senza ricorrere a metodi numerici
di integrazione delle equazioni, possono essere condotte ipotizzando una velocità di rotazione
costante del rotore e un’alimentazione sinusoidale in corrente dell’avvolgimento statorico. Con queste
posizioni l’espressione della coppia risulta:
𝜃𝜃 = 𝜔𝜔𝑟𝑟 𝑡𝑡 𝑖𝑖 = 𝐼𝐼 cos(𝜔𝜔𝜔𝜔 + 𝜑𝜑) 𝐶𝐶𝑚𝑚 = −2Δ𝐿𝐿 ⋅ 𝐼𝐼 2 cos 2 (𝜔𝜔𝜔𝜔 + 𝜑𝜑) ⋅ sin(2𝜔𝜔𝑟𝑟 𝑡𝑡)
Una elaborazione delle funzioni trigonometriche porta alla scomposizione della coppia in diversi
contributi:
𝐼𝐼 2
𝐶𝐶𝑚𝑚 = −Δ𝐿𝐿 ⋅ {2 sin(2𝜔𝜔𝑟𝑟 𝑡𝑡) + sin[2(𝜔𝜔𝑟𝑟 + 𝜔𝜔)𝑡𝑡 + 2𝜑𝜑] + sin[2(𝜔𝜔𝑟𝑟 − 𝜔𝜔)𝑡𝑡 − 2𝜑𝜑]}
4
La coppia presenta contributi oscillanti a diverse frequenze e un valore medio nullo nel tempo. Solo
nel caso in cui ω = ωr (condizione di sincronismo) può sussistere una coppia media diversa da zero:
𝐼𝐼 2
𝐶𝐶𝑚𝑚 = −Δ𝐿𝐿 ⋅ sin 2𝜑𝜑
4
A. Cavagnino I.11
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Alnico 5 1.4
Alnico 8
Samario-Cobalto 1.2
Sr Ferrite
Ba Ferrite
1
0.8
0.6
0.4
0.2
H [kA/m]
0
400 350 300 250 200 150 100 50 0
Nello studio di una macchina a magneti permanenti il magnete può essere sostituito da un circuito
elettrico equivalente, che ne simuli il comportamento sia in condizioni stazionarie, sia in condizioni
dinamiche. L’equivalenza di un magnete permanente con un elettromagnete alimentato in corrente
continua può essere dedotta, almeno per quanto concerne il comportamento in condizioni stazionarie,
attraverso il seguente procedimento.
Si immagini che la struttura rappresentata in Fig. I.5 rappresenti un circuito magnetico dotato di
traferro di sezione St e lunghezza lt , da un tratto di materiale magnetico di permeabilità elevata e da
un magnete permanente di lunghezza lm e sezione Sm , dotato della caratteristica magnetica riportata
a fianco della struttura. Se si linearizza la caratteristica del magnete attorno al possibile punto di
lavoro, la relazione tra induzione e campo all’interno del magnete possiede la seguente espressione 3:
𝐵𝐵𝑚𝑚 = 𝐵𝐵0 + 𝜇𝜇1 ⋅ 𝐻𝐻𝑚𝑚 (I.14)
3
Poiché una volta montati a bordo del dispositivo, i magneti permanenti vengono, in alcuni casi, sottoposti ad un ciclo
di stabilizzazione, la pendenza della caratteristica magnetica che va considerata in queste circostanze non è quella del
ciclo di isteresi primario del materiale (di cui è data una rappresentazione in Fig. I.4 o Fig. I.5), ma quella del ciclo parziale
di ritorno lungo il quale è stato stabilizzato il magnete.
A. Cavagnino I.12
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
lt , St , µ0
Bm
Linearizzazione
Br induzione residua
µ =∞ della caratteristica
del magnete
µ1 B0
lm, Sm, µ1 Hm
Hc campo coercitivo
NI
Il campo magnetico prodotto al traferro può essere determinato sulla base dell’espressione (I.14) e
delle seguenti relazioni:
𝐵𝐵𝑚𝑚 ⋅ 𝑆𝑆𝑚𝑚 = 𝐵𝐵𝑡𝑡 ⋅ 𝑆𝑆𝑡𝑡 𝐻𝐻𝑚𝑚 ⋅ 𝑙𝑙𝑚𝑚 + 𝐻𝐻𝑡𝑡 ⋅ 𝑙𝑙𝑡𝑡 = 0
Da semplici calcoli si ricava il seguente valore del campo al traferro:
𝐵𝐵0 ′
𝑙𝑙𝑚𝑚 𝜇𝜇0
′
𝐻𝐻𝑡𝑡 = ⋅ 𝑆𝑆 ove 𝑙𝑙𝑚𝑚 = 𝑙𝑙𝑚𝑚 ⋅ (I.15)
𝜇𝜇0 𝑙𝑙𝑡𝑡 +𝑆𝑆 𝑡𝑡 ⋅𝑙𝑙𝑚𝑚
′ 𝜇𝜇1
𝑚𝑚
Si immagini ora che la struttura illustrata nella Fig. I.5 rappresenti invece un elettromagnete, in cui il
magnete sia stato sostituito con una bobina di N spire percorse dalla corrente I e con un tratto di
materiale magnetico con le stesse dimensioni (lm e Sm) e permeabilità (µ1) del magnete permanente
originario. In questo caso il campo al traferro assume la seguente formulazione:
𝑁𝑁𝑁𝑁 ′ 𝜇𝜇0
𝐻𝐻𝑡𝑡 = 𝑆𝑆 ove 𝑙𝑙𝑚𝑚 = 𝑙𝑙𝑚𝑚 ⋅ (I.16)
𝑙𝑙𝑡𝑡 + 𝑡𝑡 ⋅𝑙𝑙𝑚𝑚
′ 𝜇𝜇1
𝑆𝑆 𝑚𝑚
Confrontando la (I.15) con la (I.16) si osserva che l’elettromagnete produce al traferro lo stesso campo
magnetico prodotto dal magnete permanente, purché siano verificate le seguenti condizioni:
𝐵𝐵0 ′ ′ 𝜇𝜇0
𝑁𝑁𝑁𝑁 = ⋅ 𝑙𝑙𝑚𝑚 e 𝑙𝑙𝑚𝑚 = 𝑙𝑙𝑚𝑚 ⋅ (I.17)
𝜇𝜇0 𝜇𝜇1
Si può quindi affermare che nello studio di una macchina elettrica, un magnete permanente è
sostituibile con una bobina percorsa da corrente in modo che la f.m.m. prodotta corrisponda alla
relazione (I.17). Inoltre al posto del magnete deve essere introdotto un traferro della stessa sezione
del magnete e di lunghezza equivalente l’m – vedi Fig. I.6.
Questa trattazione, ricavata per le condizioni stazionarie, si può in realtà ritenere valida anche in
condizioni dinamiche: infatti la corrente I nella bobina equivalente non è influenzata da eventuali
f.e.m. indotte nella spira stessa da flussi prodotti da altri circuiti della macchina.
A. Cavagnino I.13
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
lm l'm
Magnete Bobina
Occorre precisare che la bobina equivalente introdotta è una bobina fittizia; essa rappresenta in modo
equivalente l'effetto degli spin elettronici degli atomi del materiale e non è pertanto soggetta alla legge
di Lenz. Tuttavia se il materiale del magnete permanente è conduttore, esso sarà sede di correnti
indotte il cui effetto potrà eventualmente essere rappresentato con bobine addizionali chiuse in corto
circuito. Per la costruzione di un modello matematico della macchina si può quindi sostituire il
magnete con una bobina alimentata da un generatore ideale di corrente, come schematizzato in
Fig. I.6.
Cm>0
θ
Cm
Cm>0
A. Cavagnino I.14
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Nel modello dinamico precedente Lmp, M, Imp, λr sono i parametri legati alla bobina fittizia
rappresentativa dei magneti. In particolare la quantità M⋅Imp rappresenta la quantità del flusso prodotto
dal magnete permanente che si concatena con l’avvolgimento di statore quando l’asse magnetico del
magnete è parallelo all’asse magnetico dell’avvolgimento di statore (θ = 0). Tale quantità è costante
e viene definita come Λmp. L’equazione elettrica della bobina fittizia non ha nessun utilizzo pratico,
perché tale bobina è alimentata da un generatore ideale di corrente. L’aggiunta dell’equazione
magnetica di rotore permette di usare l’equazione (I.9) per il calcolo della coppia istantanea, avendo
assunto le condizioni di linearità magnetica.
𝐿𝐿𝑠𝑠 𝑀𝑀 ⋅cos 𝜃𝜃
1 𝑑𝑑�
𝑀𝑀 ⋅cos 𝜃𝜃 𝐿𝐿𝑟𝑟
� 𝑖𝑖𝑠𝑠 1 0 −𝑀𝑀 ⋅ sin 𝜃𝜃 𝑖𝑖𝑠𝑠
.. 𝐶𝐶𝑚𝑚 = ⋅ |𝑖𝑖𝑠𝑠 𝐼𝐼𝑚𝑚𝑚𝑚 | ⋅ ⋅ �𝐼𝐼 � = ⋅ |𝑖𝑖𝑠𝑠 𝐼𝐼𝑚𝑚𝑚𝑚 | ⋅ � � ⋅ �𝐼𝐼 �
2 𝑑𝑑𝑑𝑑 𝑚𝑚𝑚𝑚 2 −𝑀𝑀 ⋅ sin 𝜃𝜃 0 𝑚𝑚𝑚𝑚
A. Cavagnino I.15
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
La relazione (I.19) può essere visualizzata graficamente attraverso una famiglia di curve di
magnetizzazione (ottenute per via sperimentale o da calcolo) parametrizzate con il valore dell’angolo
θ di rotore come illustrato, a titolo esemplificativo, in figura I.9.
A. Cavagnino I.16
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
λ θ =π/2
Q P θ
Λ
θ =0
O I i
Fig. I.9 - Caratteristiche di magnetizzazione della macchina a riluttanza variabile in funzione della
posizione del rotore. L'area tratteggiata rappresenta l'energia magnetica immagazzinata nella
macchina in corrispondenza alla posizione θ del rotore e alla corrente I dell'avvolgimento.
Si osservi, nella figura, come il flusso λ vari con θ a parità di corrente i. Il massimo valore di flusso
si ottiene in corrispondenza a θ = π/2 (condizione di minima riluttanza del circuito magnetico vista
dall’avvolgimento di statore); il minimo valore del flusso si ottiene per θ = 0 (condizione di massima
riluttanza).
Come per il caso lineare, la determinazione del formalismo dell’equazione di coppia si basa sul
bilancio energetico (I.7), avendo però cura di esprimere l’energia magnetica nel modo corretto in
quanto si considera ora la presenza di saturazione. Per fare ciò basta utilizzare il bilancio (I.7) e
considerare la seguente trasformazione. Con il rotore fisso in una generica posizione θ (lavoro
meccanico nullo), si alimenti l’avvolgimento di statore in modo che in esso venga a circolare la
corrente finale I. Sia Λ il corrispondente flusso concatenato; trascurando la resistenza
dell’avvolgimento, questa operazione richiede la somministrazione al circuito magnetico di una
quantità di energia pari al seguente integrale:
Λ 𝑑𝑑𝑑𝑑 Λ
𝐸𝐸𝑊𝑊 = ∫0 𝑖𝑖(𝜆𝜆, 𝜃𝜃) ⋅ 𝑑𝑑𝑑𝑑 = ∫0 𝑖𝑖(𝜆𝜆, 𝜃𝜃) ⋅ 𝑑𝑑𝑑𝑑 (I.20)
𝑑𝑑𝑑𝑑
4
Nel caso di linearità della caratteristica magnetica il triangolo OPQ sarebbe un triangolo rettangolo di area ½ΛI e
l'espressione dell'energia magnetica sarebbe quella definita al paragrafo I.3.
A. Cavagnino I.17
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
1) Variazione della posizione del rotore di una quantità ∆θ a flusso concatenato Λ costante.
λ
θ = θ+∆θ
Q Λ P' P
θ
Ι−∆I I i
O
Fig. I.10 - Trasformazione a flusso costante.
Se si ritiene nulla la resistenza dell'avvolgimento, questo esperimento può essere condotto chiudendo
in cortocircuito i terminali dell'avvolgimento, in modo che la corrente I possa liberamente circolare
senza l'ausilio di alcun generatore esterno. Infatti, sotto queste ipotesi, l’equazione elettrica
dell'avvolgimento fornisce pλ = 0 e quindi λ = costante = Λ.
A questo punto si produca una variazione elementare ∆θ della posizione del rotore, che lo porti ad
una condizione di maggior allineamento con l'avvolgimento di statore. Il flusso λ, concatenato con
l'avvolgimento, non cambia e il punto di funzionamento P, nel piano (λ, i ), si sposta orizzontalmente
nel punto P' in corrispondenza alla caratteristica di magnetizzazione relativa alla nuova posizione del
rotore. Come si osserva graficamente da Fig. I.10. L'energia magnetica subisce una diminuzione ∆EW
rappresentata dall'area del triangolo mistilineo POP':
𝛥𝛥𝐸𝐸𝑊𝑊 = 𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎(𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃′)
Poiché durante la trasformazione non si produce lavoro elettrico nell'avvolgimento (la forza
elettromotrice indotta è identicamente nulla perché non c’è variazione di flusso concatenato), la
diminuzione di energia magnetica si traduce completamente in lavoro meccanico, che viene compiuto
dalle forze del campo sul rotore per produrre lo spostamento ∆θ. Pertanto, se si indica con Cm la
coppia generata durante lo spostamento elementare considerato, si può scrivere:
Cm Δθ = −ΔEW
ovvero:
𝜕𝜕𝐸𝐸𝑊𝑊 (𝜆𝜆,𝜃𝜃)
𝐶𝐶𝑚𝑚 = − � (I.21)
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜆𝜆=𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
Per poter eseguire correttamente la derivata presente nella (I.21), occorre esprimere preventivamente
l'energia magnetica come funzione delle sole variabili λ e θ.
A. Cavagnino I.18
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
λ θ = θ + ∆θ
Q Λ P"
∆λ θ
Q P
I i
O
Fig. I.11 - Trasformazione a corrente costante.
L'area a secondo membro rappresenta l'incremento di co-energia magnetica ∆EC 5 associata alla
trasformazione. Questa osservazione consente di esprimere la coppia nel seguente modo:
5
Mentre l'energia magnetica è definita da EW = ∫ i⋅dλ eseguito lungo la caratteristica di magnetizzazione a θ = costante,
la coenergia è definita come EC = ∫λ⋅di.
A. Cavagnino I.19
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
𝜕𝜕𝐸𝐸𝑐𝑐 (𝑖𝑖,𝜃𝜃)
𝐶𝐶𝑚𝑚 = + � (I.22)
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝑖𝑖=𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
Per poter eseguire correttamente la derivata presente nella (I.22), occorre esprimere preventivamente
l'energia magnetica come funzione delle sole variabili i e θ.
λ
θ
Q Λ P
P' θ = θ + ∆θ
P"
Trasformazione a flusso costante:
Variazione di energia magnetica
Trasformazione a corrente costante:
Variazione di coenergia magnetica
I i
Fig. I.12 - Interpretazione delle trasformazioni a flusso costante e a corrente costante. L'area del
triangolo PP'P" è infinitesima di ordine superiore rispetto alle aree dei triangoli OPP', OPP".
Le due espressioni della coppia danno lo stesso risultato, infatti le aree dei due triangoli mistilinei
OPP' e OPP", a parità di spostamento ∆θ, sono equivalenti a meno di infinitesimi superiori come
appare evidente dalla figura I.10. In altri termini la coppia prodotta dalla macchina è funzione dello
stato magnetico rappresentato dal punto P nel piano (i, λ); essa non dipende dalle modalità della
trasformazione e neanche dal fatto che la trasformazione avvenga realmente o solo in modo ‘virtuale’.
Nel caso di caratteristiche magnetiche lineari, il flusso concatenato, l'energia magnetica e la coenergia
assumono le seguenti formulazioni:
1 𝜆𝜆2 1
𝜆𝜆 = 𝐿𝐿(𝜃𝜃) ⋅ 𝑖𝑖 𝐸𝐸𝑊𝑊 = 𝐸𝐸𝑐𝑐 = = 𝐿𝐿(𝜃𝜃) ⋅ 𝑖𝑖 2
2 𝐿𝐿(𝜃𝜃) 2
Queste relazioni, più che confermare l’ovvia unicità del l’espressione della coppia, indicano le
modalità secondo cui energia magnetica e coenergia devono essere scritte in odo opportuno per poter
procedere utilmente alla loro derivazione in funzione della rotazione. Le espressioni (I.21) e (I.22)
sono alternative. Potrà convenire l'impiego dell'una o dell'altra in relazione ai singoli casi.
A. Cavagnino I.20
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
λ a) λ b)
θ+∆θ
θ+∆θ
∆λ ∆EE
θ
∆EE θ
∆λ
∆LM
∆LM
i I i
O I O
Fig. I.13 - Trasformazione elettromeccanica in condizioni di linearità magnetica e in condizioni di
saturazione magnetica.
Nel caso di una trasformazione reale o virtuale condotta a corrente I costante, può essere agevolmente
osservato un aspetto di carattere generale che riguarda l’effetto della saturazione magnetica nella
conversione elettromeccanica. Si faccia riferimento alla Fig. I.13.
Nel caso di esecuzione della trasformazione in condizioni di linearità magnetica, la Fig. I.13-a illustra
chiaramente che la quantità di lavoro meccanico prodotto è esattamente metà del lavoro elettrico
svolto dal generatore. La restante metà dell'energia, fornita per via elettrica, si trasforma in energia
magnetica. Nel caso in cui la trasformazione avvenga in condizioni di saturazione magnetica, la
Fig. I.13-b evidenzia che oltre la metà del lavoro elettrico prodotto dal generatore viene trasformato
in lavoro meccanico, mentre una quota minore di energia viene accumulata sotto forma magnetica.
Questo fatto non coinvolge aspetti di rendimento della trasformazione elettromeccanica: la quota di
energia magnetica non trasformata in lavoro meccanico è comunque recuperabile in forma elettrica.
Tuttavia un minore coinvolgimento di energia magnetica nella trasformazione è auspicabile ai fini di
riduzione della potenza scambiata tra rete e macchina (potenza reattiva).
Esempio
Si consideri l’elettromagnete rappresentato in figura, caratterizzato N spire
dalle seguenti quantità:
N il numero di spire della bobina,
x lo spessore di un singolo traferro,
lfe la lunghezza del percorso in ferro del campo
magnetico, x
S la sezione in cui è confinato il campo magnetico. S
Sia inoltre nota la relazione Hfe =Hfe(B) del materiale magnetico. Il calcolo della curva di
magnetizzazione si basa sulla legge della circuitazione magnetica:
A. Cavagnino I.21
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Il valore di induzione B può essere legato al flusso concatenato con le N spire della bobina attraverso
la relazione:
𝜆𝜆
𝐵𝐵 =
𝑁𝑁⋅𝑆𝑆
𝜆𝜆2 𝜆𝜆 𝜆𝜆 𝑙𝑙𝑓𝑓𝑓𝑓
= ⋅ 𝑥𝑥 + ∫0 𝐻𝐻𝑓𝑓𝑓𝑓 � �⋅ ⋅ 𝑑𝑑𝑑𝑑 =
𝜇𝜇0 ⋅𝑁𝑁2 ⋅𝑆𝑆 𝑁𝑁⋅𝑆𝑆 𝑁𝑁
𝜆𝜆2
= ⋅ 𝑥𝑥 + 𝐸𝐸𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊𝑊 (𝜆𝜆)
𝜇𝜇0 ⋅𝑁𝑁2 ⋅𝑆𝑆
Si può osservare che, sulla base della semplificazione introdotta nella descrizione del sistema (la
distribuzione di campo nella struttura è supposta invariante rispetto allo spessore del traferro),
l’energia magnetica complessivamente immagazzinata si compone di due termini: il primo
rappresenta la quota immagazzinata nel traferro, il secondo rappresenta l’energia immagazzinata nel
ferro dell’elettromagnete (indipendente dallo spessore del traferro).
In questo caso è utile l’applicazione di una relazione simile alla (I.21) e, tenuto conto del fatto che
l’ancora mobile si muove di moto rettilineo, il valore della forza di attrazione esercitata
dall’elettromagnete vale:
𝜕𝜕𝐸𝐸𝑊𝑊 (𝜆𝜆,𝑥𝑥) 𝜆𝜆2 𝐵𝐵2
𝐹𝐹 = − � =− =− ⋅ 𝑆𝑆
𝜕𝜕𝜕𝜕 𝜆𝜆=𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝜇𝜇0 ⋅𝑁𝑁2 ⋅𝑆𝑆 𝜇𝜇0
Il segno – presente nella determinazione della forza sta ad indicare che tale forza si oppone alla
crescita del traferro. La relazione risulta in perfetto accordo con l’espressione generale della pressione
magnetica che si esercita sulla superficie di separazione ferro-aria:
1 𝐵𝐵2
𝑝𝑝 = ⋅
2 𝜇𝜇0
A. Cavagnino I.22
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Ovviamente, per ciascun valore della posizione angolare θ del rotore, la descrizione della
caratteristica di magnetizzazione richiede di determinare i relativi coefficienti a1, a5, a7. L'energia
magnetica assume la seguente semplice espressione:
𝑎𝑎1 (𝜃𝜃) 𝑎𝑎5 (𝜃𝜃) 𝑎𝑎7 (𝜃𝜃)
𝐸𝐸𝑊𝑊 (𝜆𝜆, 𝜃𝜃) = ⋅ 𝜆𝜆2 + ⋅ 𝜆𝜆6 + ⋅ 𝜆𝜆8
2 6 8
6
In realtà, per l'espressione della coppia, si potrebbe ricorrere in modo equivalente alla definizione dell'espressione
della co-energia in funzione della corrente i e della posizione θ.
7
La scelta polinomiale non è determinante per lo sviluppo del metodo. Altre funzioni giudicate, di volta in volta, più
idonee potrebbero essere scelte per rappresentare le caratteristiche di magnetizzazione.
A. Cavagnino I.23
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
In tal modo, nel descrivere la saturazione in funzione della posizione, ci si può ridurre a tre tabelle
(a1, a5, a7) ad un solo ingresso (ovvero la posizione del rotore θ ). Si ricorda che il flusso λ, così come
la posizione θ, sono noti all’istante di calcolo considerato in quanto variabili di stato.
L'espressione della coppia si può ricavare sottoponendo le tre tabelle dei coefficienti a1, a5, a7 ad una
operazione di derivazione numerica in funzione della coordinata θ. Tale operazione di derivata,
attuata non in linea, può utilizzare una discretizzazione in θ molto fine.
𝑑𝑑𝑎𝑎1 (𝜃𝜃) 𝜆𝜆2 𝑑𝑑𝑎𝑎5 (𝜃𝜃) 𝜆𝜆6 𝑑𝑑𝑑𝑑7 (𝜃𝜃) 𝜆𝜆8
𝐶𝐶𝑚𝑚 (𝜆𝜆, 𝜃𝜃) = ⋅ + ⋅ + ⋅
𝑑𝑑𝑑𝑑 2 𝑑𝑑𝑑𝑑 6 𝑑𝑑𝑑𝑑 8
A. Cavagnino I.24
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Programma principale
Routine di integrazione
Chiamata della routine Equazioni e passaggio dei
valori t,Y(i)
Routine equazioni
• Dal vettore Y(i) delle variabili di stato si
calcola il vettore delle derivate DerY(i) delle
variabili di stato.
• Stampa dei valori delle grandezze di interesse
Se t>Tfin
Fine
A. Cavagnino I.25
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
Il vantaggio offerto da questa strada è essenzialmente quello di una estrema flessibilità nella scrittura
del codice e nell’uso dei risultati della simulazione. Per l'integrazione delle equazioni differenziali
del sistema fisico si può utilizzare una procedura di integrazione. Esistono numerose procedure di
integrazione che si adattano a diversi tipi di sistemi e alle diverse esigenze della simulazione. In
Fig. I.14 sono indicati, in via di principio, i passi necessari alla realizzazione di un programma di
simulazione.
A titolo di esempio si consideri il circuito elettrico L
rappresentato nella figura a lato. L’obiettivo è risolvere
numericamente l’evoluzione libera del sistema, C i
v
supponendo inizialmente carico il condensatore (alla R
tensione v0). Si adottino come variabili di stato la tensione
v sul condensatore e la corrente i nell’induttanza. In questo
caso le equazioni del sistema risultano le seguenti:
𝑑𝑑𝑑𝑑
⎧𝑣𝑣 = 𝑅𝑅 ⋅ 𝑖𝑖 + 𝐿𝐿 ⋅ 𝑑𝑑𝑑𝑑
⎪ 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑖𝑖 = −𝐶𝐶 ⋅
𝑑𝑑𝑑𝑑
⎨ 𝑣𝑣| = 𝑣𝑣
⎪ 𝑡𝑡=0 0
⎩ 𝑖𝑖|𝑡𝑡=0 = 0
𝑑𝑑𝑑𝑑 1 𝑖𝑖
0 − 𝑣𝑣 0 −
� 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑑𝑑𝑑𝑑 � = �1 𝐶𝐶
𝑅𝑅 �
𝐶𝐶
⋅ � � + � � = �𝑣𝑣−𝑅𝑅⋅𝑖𝑖 � (I.23)
− 𝑖𝑖 0
𝑑𝑑𝑑𝑑 𝐿𝐿 𝐿𝐿 𝐿𝐿
A. Cavagnino I.26
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
A. Cavagnino I.27
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
‘ Routine Equazioni
‘
Sub Equazioni(t, Y, Der, Stampa As Integer)
‘
‘ Calcolo derivate (Eqz. 1.22bis)
Der(1) = (Y(2) - RR * Y(1)) / LL
Der(2) = -Y(1) / CC
'
' Processo di stampa (vengono stampati i valori di t,i,v)
If Stampa = 1 Then
r = r + 1
Cells(r, 1) = t
Cells(r, 2) = Y(1)
Cells(r, 3) = Y(2)
End If
End Sub
Simulazione diretta
In questo caso l’integrazione delle equazioni differenziali del circuito avviene attraverso una
particolare trattazione delle equazioni differenziali. Con riferimento al caso preso in esame le
equazioni (I.23) possono essere discretizzate (metodo del 1° ordine) nel seguente modo particolare:
A. Cavagnino I.28
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
𝑖𝑖(𝑡𝑡+Δ𝑡𝑡)−𝑖𝑖(𝑡𝑡)
𝑣𝑣(𝑡𝑡 + Δ𝑡𝑡) ≅ 𝑅𝑅 ⋅ 𝑖𝑖(𝑡𝑡 + Δ𝑡𝑡) + 𝐿𝐿 ⋅
Δ𝑡𝑡
� 𝑣𝑣(𝑡𝑡+Δ𝑡𝑡)−𝑣𝑣(𝑡𝑡)
(I.24)
𝑖𝑖(𝑡𝑡 + Δ𝑡𝑡) ≅ +𝐶𝐶 ⋅
Δ𝑡𝑡
Se si indicano con:
RL = L/Δt resistenza equivalente induttiva,
RC =Δt/C resistenza equivalente capacitiva, i(t)
Le relazioni sopra riportate sono interpretabili i(t+∆t) RL
dal circuito equivalente illustrato nella figura a
lato. Questo circuito usa esclusivamente
resistenze e generatori di tensione e corrente. RC R
v(t+∆t)
A. Cavagnino I.29
Capitolo I: Aspetti generali delle macchine elettriche
A. Cavagnino I.30
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
Capitolo II
II.1 - Introduzione
Nel capitolo I è stata presentata una metodologia per la descrizione matematica di una macchina
elettrica. In particolare sono state definite come equazioni magnetiche, quelle relazioni che legano
i flussi concatenati dai diversi avvolgimenti alle correnti che percorrono tutti gli avvolgimenti della
macchina. Si ricorda la loro formulazione generale:
⋅ ⋅ (II.1)
⋯ ⋯ 0 ⋯
⋮ ⋱ ⋮ ⋮ ⋱ ⋮ ⋮ ⋱ ⋮
⋯ 0 ⋯ ⋯
In particolare la matrice L può essere scomposta nella somma di due matrici: una matrice Lσ che
rappresenta i contributi dei flussi locali al flusso concatenato complessivo, e una matrice Mp i cui
elementi dipendono dal concatenamento del flusso principale (flusso fondamentale che attraversa
il traferro). Le equazioni magnetiche, e in particolare gli elementi della matrice Mp, dipendono
dalla disposizione geometrica degli avvolgimenti e dalla conformazione del traferro. Tali
equazioni, al contrario delle equazioni elettriche (completamente generali), sono quelle che
caratterizzano il tipo costruttivo di macchina elettrica in esame.
Poiché gli elementi della matrice Lσ non rivestono particolare rilevanza nella conversione
elettromeccanica dell’energia, in questo capitolo verranno presi in considerazione esclusivamente
i criteri di formazione dei parametri della matrice Mp in relazione alla geometria generale della
A. Cavagnino II.1
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
macchina. Si farà riferimento particolare agli avvolgimenti distribuiti tipici delle macchine a
campo rotante. Le determinazioni condotte si basano su alcune ipotesi semplificative che sono
necessarie per una impostazione generale delle soluzioni:
1. Permeabilità del ferro infinita: si può così ritenere che la f.m.m. prodotta da un
avvolgimento cada tutta nell’attraversamento del traferro.
2. Apertura delle cave infinitesima: questa ipotesi consente di schematizzare i conduttori
contenuti in una cava, come se fossero privi di dimensioni trasversali e pertanto assimilabili
a conduttori puntiformi concentrati in corrispondenza alla mezzeria della cava al traferro.
3. Presenza delle sole componenti fondamentali delle distribuzioni spaziali al traferro: si può
così considerare le distribuzioni di f.m.m., delle onde di campo e di induzione al traferro
limitate alla loro sola componente di prima armonica.
I principali simboli usati nelle pagine seguenti ed il loro significato sono appresso illustrati:
^ ............ apice indicante il valore massimo di una grandezza sinusoidale;
............ coordinata angolare del traferro;
A1() ..... distribuzione fondamentale di f.m.m.;
P ............ numero di coppie polari della macchina;
q ............ numero cave per polo e per fase;
Zf ........... numero di conduttori in serie per fase;
Rt ........... raggio medio di traferro;
La........... lunghezza attiva dei conduttori.
Contemporaneamente, per le macchine trifase, si imposterà la base per una teoria vettoriale
geometrica che consenta uno studio sintetico del funzionamento in condizioni transitorie. In
particolare, si introdurrà il concetto di vettori spaziali o vettori di macchina.
A. Cavagnino II.2
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
nr : n. cave accorciamento
β : passo di cava
nr
nrβ: passo di
accorciamento
α : coordinata
di traferro
L’avvolgimento può essere a passo intero (detto anche a passo diametrale) oppure a passo accorciato
di un certo numero di cave, come illustrato in Fig. II.1.
Quando l’avvolgimento è percorso da una corrente di valore istantaneo i, l’ampiezza della
fondamentale di f.m.m. prodotta al traferro è espressa dalla seguente forma generale (vedi parte di
Costruzioni Elettromeccaniche):
⁄
⋅ cos ⋅ ⁄
(II.2)
⋅
(II.3)
A. Cavagnino II.3
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
A1(α) = A1sin(α)
A1 A1sin(α)
α
α
A1 r
Versore della
Disposizione distribuzione
schematica
dell’avvolgimento
la descrizione della distribuzione spaziale di f.m.m. può essere affidata alla rappresentazione
vettoriale (II.4), ove r è il versore orientato secondo l’asse dell’avvolgimento.
⟹ ⋅ ⋅ (II.4)
Per comodità si può pensare di associare il significato di vettore anche al numero equivalente di spire
N’, secondo la seguente definizione:
⋅ ⟹ ⋅
Con questa convenzione ogni avvolgimento presente nella macchina potrà sinteticamente essere
rappresentato attraverso un vettore N’ di ampiezza data dalla (II.2) e orientato secondo l’asse
magnetico dell’avvolgimento.
A. Cavagnino II.4
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
2 N’1
0⋅
N’2 N’sinα2
2
1⋅ α2 N’m
2 N’cosα2
2⋅ α3
…
2 N’3
1 ⋅ α4
N’4 αm
Indicando con N’ il numero di spire equivalenti uguali per ciascun avvolgimento, ciascun vettore N’k,
che individua l’azione magnetizzante lungo il traferro della generica fase k del sistema, è dato da:
⋅ cos ⋅ sin
⋅ cos ⋅ sin (II.6)
…
⋅ cos ⋅ sin
Se gli avvolgimenti sono percorsi da un sistema di correnti polifase qualunque di valore istantaneo
i1(t), i2(t), i3(t), … im(t), la distribuzione spaziale istantanea di f.m.m. globalmente prodotta, può essere
scritta nella seguente forma complessa:
⋅∑ ⋅
Il vettore A1ris di ampiezza e fase variabili nel tempo, secondo le relazioni (II.8), individua la
posizione e l’ampiezza dell’onda fondamentale di f.m.m. prodotta dal sistema di correnti. Se le
correnti variano nel tempo anche l’onda di f.m.m. si modificherà in ampiezza e posizione.
| |⋅ (II.8)
| | ⋅ ∑ ⋅ cos 1 ∑ ⋅ sin 1
∑ ⋅
tan
∑ ⋅
A. Cavagnino II.5
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
∗
∗ ∗ ∗ (II.9)
0
∗
Il vettore f.m.m. risultante descritto nelle (II.7) in questo caso può essere elaborato nel modo seguente:
⋅ ∑ ⋅ cos 1 ∑ ⋅ sin 1
∗ ∗
⋅ ∑ ⋅ cos 1 ∑ ⋅ sin 1
∗ ∗
⋅ ∑ ⋅ cos 1 ∑ ⋅ sin 1
Si osservi come esclusivamente la componente equilibrata del sistema di correnti trifase sia in grado
di fornire una distribuzione di f.m.m. lungo il traferro. La componente temporale di modo comune
non produce alcun effetto di magnetizzazione (spaziale) risultante lungo il traferro.
Conseguentemente possiamo ritenere che esistono infinite terne di valori di corrente di fase i1 , i2 , i3
che, differendo solo per la componente di modo comune i0/3, sono in grado di produrre la stessa
distribuzione fondamentale di f.m.m. al traferro.
Sviluppando ulteriormente i calcoli attraverso l’esplicitazione delle sommatorie e delle funzioni
trigonometriche si giunge alla seguente formulazione del vettore f.m.m. risultante:
A. Cavagnino II.6
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
∗ ∗ ∗ √ ∗ √ ∗ ∗ √ ∗ ∗
⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ 2
La parte reale e immaginaria del vettore A1ris possono essere riscritte attraverso l’introduzione di un
vettore corrente di modulo I*max e di fase generica θ:
∗
⋅| | ⋅ cos sin
| ∗ | ∗ ∗ ∗
2
∗ ∗
tan ∗
√ ⋅
Il legame tra valori istantanei del sistema equilibrato di correnti e le nuove grandezze I*max e θ può
essere facilmente dedotto come segue:
∗ ∗ √ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗
| | ⋅ cos ; ⋅ 2 | | ⋅ sin ;
e, in definitiva:
∗ | ∗ | ⋅ cos
∗ ∗ √3 1 ∗
2
| |⋅ sin cos | | ⋅ cos
2 2 3
∗ ∗
4
| | ⋅ cos
3
Le componenti equilibrate delle correnti di fase possono essere interpretate come componenti del
vettore I*max lungo gli assi delle bobine di fase, come illustrato in Fig. II.4. Il vettore I*max è chiamato
vettore (spaziale di) corrente.
I*max
i*1
θ
i*3
i*2
2 3
∗ ∗ | ∗ |⋅
⋅ ove (II.10)
A. Cavagnino II.7
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
Il vettore I*max è un vettore corrente associato alla distribuzione risultante di f.m.m. che ha fase uguale
e modulo proporzionale al vettore A1ris.
Una particolare proprietà del vettore corrente I*max consiste nel fatto che le sue proiezioni sull’asse
delle bobine di fase definiscono il valore istantaneo delle componenti equilibrate delle correnti di
fase; quest’ultime che producono il vettore f.m.m. risultante corrispondente come illustrato nella
Fig. II.4. Ne consegue che la conoscenza del vettore corrente e del termine di squilibrio i0 del sistema
di correnti di fase consente di risalire in modo univoco al sistema di correnti di fase i1, i2, i3.
Fig. II.4 - Effetto della presenza di cave lungo il traferro sulla distribuzione di campo.
A. Cavagnino II.8
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
∙ ∙ (II.11)
∙
Nel caso che la distribuzione di f.m.m. sia generata da un avvolgimento trifase, il vettore induzione
risulta:
∗
∙ (II.12)
∙
Il coefficiente KC, noto come coefficiente di Carter, è tipicamente maggiore dell’unità e produce
l’attenuazione dell’ampiezza della sinusoide di campo richiesta dalla presenza delle scanalature.
Da quest’ultima relazione si osserva che, nelle macchine a ‘traferro costante’, i diversi vettori spaziali
I, A, H, B sono tutti in fase tra loro. La dipendenza dal tempo di questi vettori, sottolineata nella
(II.11) e (II.12), indica che il loro modulo e la loro fase dipendono dai valori istantanei delle correnti
degli avvolgimenti.
A. Cavagnino II.9
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
A1 A1
B1
B1
Fig. II.5 - Determinazione delle distribuzioni fondamentali di induzione lungo i due assi d e q.
Ψ
β
q
A1q B1q
Si noti che ltd e ltq non sono traferri fisici della macchina (ad esempio il traferro minimo, in asse d, o
massimo, in asse q), ma sono quantità equivalenti ai fini del calcolo diretto della fondamentale di
induzione a partire dalla fondamentale di f.m.m., come sinteticamente schematizzato in Fig. II.5.
Sotto l’ipotesi di linearità magnetica, la distribuzione fondamentale risultante di induzione si può
ottenere ricomponendo gli effetti prodotti separatamente dalle due componenti della f.m.m.:
(II.13)
A. Cavagnino II.10
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
Mentre nel caso di macchina isotropa le relazioni (II.11) e (II.12) indicano che i vettori A1ris, I, B1,
H1 sono tutti in fase tra loro, in presenza di anisotropia il vettore B1 (e con esso il vettore H1) è ruotato
di un angolo β rispetto ai vettori A1ris e I, come si osserva dalla ricostruzione eseguita in Fig. II.6.
Tendenzialmente il vettore B1 e il vettore H1 tendono a disporsi con orientamento intermedio tra la
direzione del vettore f.m.m. e la direzione di minima riluttanza della macchina, rappresentata in
questo caso dall’asse d.
Una scrittura sintetica, alternativa alla (II.13), del vettore B1 può essere la seguente:
∙ (II.14)
Ove le grandezze lteq e β sono funzione del grado di anisotropia (ltd /ltq ) e della posizione ψA del
vettore A1ris rispetto agli assi d,q.
∙ ∙ cos sin
tan
La (II.14) mantiene validità generale, sia per macchine a struttura isotropa (ltd /ltq =1), sia per macchine
a struttura anisotropa (ltd /ltq ≠1).
In particolare si può osservare che l’angolo β di sfasamento tra f.m.m. e flusso risulta identicamente
nullo nel caso di macchina isotropa. Tale angolo risulta altresì nullo nel caso di orientamento della
f.m.m. secondo uno dei due assi di simmetria d e q (ψA=0 e ψA=90° rispettivamente).
Una volta calcolata (o nota a priori) l’ampiezza della distribuzione fondamentale di induzione al
traferro si può a questo punto definire il valore del flusso di macchina. Il flusso di macchina o flusso
utile è il flusso collegato ad una semionda (polo) della distribuzione fondamentale di induzione al
traferro.
Se indichiamo con Rt il raggio della circonferenza di traferro su cui è conosciuta la distribuzione di
induzione B1(α) di ampiezza B1, e con La la lunghezza assiale della macchina, il flusso utile è espresso
dalla seguente relazione:
∙ ∙ (II.15)
Esplicitando nella (II.15) l’espressione di B1 nelle forme (II.11) o (II.13) si ottengono e seguenti
espressioni alternative del flusso:
Macchina isotropa:
∙
∙ ; (II.16)
∙
A. Cavagnino II.11
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
Flusso di macchina
B1
Induzione media = 2B1 /π
Macchina anisotropa:
∙ ∙ (II.17)
∙ ∙
∙
I simboli t, d, q costituiscono le riluttanze equivalenti di traferro rispettivamente per la macchina
isotropa e per la macchina anisotropa secondo gli assi di simmetria d,q. Nel caso della macchina
anisotropa le lunghezze equivalenti ltd, ltq del traferro devono intendersi già comprensive della
correzione di Carter in presenza di eventuali scanalature.
Asse d Asse d
A1ris A1ris
N’
A1d A1d
N’ 2π/m θ B1d
B1
2π/m
N’ Фu
d d
Asse q Asse q q
A. Cavagnino II.12
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
ove la riluttanza equivalente ai fini del calcolo della fondamentale di flusso vale:
1 ∙
2
A. Cavagnino II.13
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
∙ (II.18)
L’espressione (II.18) può essere riformulata introducendo il concetto di numero equivalente di spire
ai fini del concatenamento di flusso:
∙ (II.19)
A. Cavagnino II.14
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
∙ cos
Se si attribuisce al numero equivalente di spire N un significato (N) vettoriale analogo a quello già
attribuito al numero di spire equivalenti N’ per la definizione della f.m.m., il flusso utile concatenato
con una bobina, quando distribuzione di induzione e asse dell’avvolgimento formino un angolo β
diverso da zero, può essere scritto nella forma generale di prodotto scalare tra vettori:
∙ cos (II.20)
Se ora si introduce il versore nk dell’asse magnetico della generica bobina, il flusso da questa
concatenato, dato dalla (II.20), può essere scritto anche nella seguente forma:
∙
ove Λu = N Φu è interpretabile come il vettore spaziale di flusso concatenato in fase con il vettore
flusso utile Φu e con il vettore induzione B1 (vedi schema alla pagina precedente).
Il flusso utile prodotto al traferro dal solo avvolgimento a viene rappresentato dal vettore:
, ∙
Da quest’ultima relazione si può ricavare la mutua induttanza che lega i due avvolgimenti:
A. Cavagnino II.15
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
, ∙
cos (II.21)
Osservando che vale l’identità N’a ∙Nb = Nb ∙N’a, si verifica facilmente che la mutua induttanza Mba è
identicamente uguale alla mutua induttanza Mab. Inoltre, attraverso la (II.21) è anche possibile
definire la mutua induttanza Maa dell’avvolgimento a verso sé stesso:
∙
(II.22)
Se l’avvolgimento a è percorso dalla corrente ia il vettore flusso utile al traferro può essere ottenuto
attraverso le seguenti relazioni (per l’ultima di esse si ricorda la sua validità solo in presenza di
linearità magnetica):
cos
sin
∙ ∙
, cos ∙ sin ∙
L’espressione del flusso concatenato dall’avvolgimento b è derivabile dalla (II.20) e può essere scritta
esprimendo il vettore Nb nelle sue componenti secondo gli assi d, q (si ricordi che il prodotto scalare
di vettori perpendicolari è nullo).
cos ∙ sin ∙
A. Cavagnino II.16
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
∙ ∙
, , cos cos sin sin
La mutua induttanza tra i due avvolgimenti a e b può essere quindi espressa nella seguente forma
generale:
, ∙ ∙
cos cos sin sin (II.24)
La muta induttanza data da (II.24) può essere posta nella seguente forma alternativa:
Il termine ½(Md+Mq) può essere interpretato come mutua induttanza media tra gli avvolgimenti,
mentre il termine ½(Md-Mq) rappresenta la mutua induttanza di anisotropia. Quest’ultimo termine è
infatti nullo in caso di macchina isotropa (Md = Mq).
L’auto induttanza principale a meno delle dispersioni dell’avvolgimento a (ovvero il caso δ=0
ed N’b= N’a e Nb= Na) è data da:
cos 2 (II.26)
A. Cavagnino II.17
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
; ∙
Atot, Im
Avvolgimento trifase 1: linea continua
Avvolgimento trifase 2: linea tratteggiata
A(1)1ris, I(1)
A(2)1ris, I(2)
1
Si ricorda che per sistema equilibrato di grandezze si intende un sistema di valori istantanei delle grandezze che
dà luogo a somma identicamente nulla in ogni istante di tempo considerato. Tali risultano il sistema di correnti di fase in
una connessione a stella senza neutro, oppure il sistema delle tensioni concatenate di un’alimentazione trifase. Si presti
attenzione però al fatto che i valori istantanei di tensione e correnti sono quelli applicati/assorbiti da ciascuna fase,
indipendentemente dal collegamento fisico tra le fasi del sistema trifase.
2
Con avvolgimento a distribuzione sinusoidale dei conduttori si intende un avvolgimento in grado di agire (f.m.m.
prodotte) e reagire (f.e.m. indotte) esclusivamente a distribuzioni sinusoidali di campo iso-periodiche.
A. Cavagnino II.18
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
La distribuzione di campo magnetico e di f.m.m. risultante dall’azione dei diversi avvolgimenti sarà
ottenibile dalla somma dei vettori prodotti da ciascun avvolgimento trifase, come indicato in Fig. II.9.
Immaginiamo, per semplicità, che tutti gli avvolgimenti trifase abbiano lo stesso numero di spire
equivalenti N’. La f.m.m. complessivamente prodotta al traferro può essere scritta in una semplice
forma vettoriale geometrica:
∑ ∙ (II.27)
Il vettore corrente Im risultante dalla somma vettoriale dei singoli vettori corrente viene detto corrente
magnetizzante del sistema di avvolgimenti. Il sistema trifase di correnti rappresentato da questo
vettore su un generico avvolgimento k basterebbe da solo a produrre la f.m.m. risultante dall’azione
complessiva.
Si consideri, per semplicità, una macchina dotata di due avvolgimenti trifase identici disposti
rispettivamente su statore (S) e su rotore (R) e sfasati di un angolo θ. Si immagini inoltre la macchina
a traferro costante. Sotto queste condizioni i vettori flusso utile e flusso utile concatenato, sono
descrivibili in base alle (II.16) e (II.20) nel modo seguente:
∙
; ; ∙ (II.28)
Osservazioni
Il concetto di induttanza di magnetizzazione riassume in sé i diversi accoppiamenti magnetici che
esistono tra le singole bobine degli avvolgimenti trifase e contiene quindi tutte le informazioni fornite
dalla matrice Mp descritta all’inizio del paragrafo II.6.
Tale induttanza non risponde al concetto di autoinduttanza di una bobina che viene usualmente
definito come rapporto tra flusso concatenato da una bobina e corrente che percorre la stessa bobina.
Infatti l’induttanza definita dalla (II.29) è definita come rapporto tra il flusso contemporaneamente
prodotto da tutte le bobine e concatenato da una singola bobina e l’ampiezza della corrente nella
singola bobina. Confrontando le (II.29) con le (II.24) si può affermare che (limitatamente alla
distribuzione sinusoidale dell’induzione al traferro) l’induttanza di magnetizzazione vale 3/2 volte
l’induttanza di una bobina del sistema trifase.
A. Cavagnino II.19
Capitolo II: Modellistica degli avvolgimenti in corrente alternata
I flussi totali concatenati dalle bobine di ciascun avvolgimento di statore e di rotore possono essere
ottenuti come somma del flusso utile concatenato e dei singoli flussi dispersi. In forma vettoriale le
equazioni magnetiche possono essere scritte nella forma seguente:
∙ ∙
(II.30)
∙ ∙
oppure, introducendo i concetti di induttanza totale di statore (LS ) e di induttanza totale di rotore
(LR ), si può scrivere:
∙ ∙
ove (II.31)
∙ ∙
Le equazioni (II.31) sono equivalenti alle equazioni magnetiche scritte nella forma matriciale
all’inizio del capitolo. A questo punto anche le equazioni elettriche possono essere poste in forma
vettoriale, introducendo i vettori tensione di alimentazione come vettori le cui proiezioni sugli assi
delle bobine dei corrispondenti avvolgimenti rappresentano le tensioni istantanee applicate.
∙
(II.32)
∙
V(S)
Avvolgimento S Avvolgimento S
pΛ(S)
θ I(S) θ
I(S)
Avvolgimento R RSI(S)
Avvolgimento R Λ (S)
LσSI(S) Λ(S)
Λu
Im RRI(R)
Λ(R) LσRI(R) Λ(R)
I(R) pΛ(R)
V(R)
I(R)
Equazioni magnetiche Equazioni elettriche
Si ricorda che i diagrammi vettoriali sopra riportati non hanno nulla in comune con i diagrammi
fasoriali (comunemente usati nella rappresentazione del funzionamento in regime sinusoidale delle
macchine elettriche). I vettori qui impiegati sono vettori istantanei e sono in grado di rappresentare
pertanto il funzionamento della macchina sotto qualunque forma di alimentazione (purchè
equilibrata) e in qualunque condizione transitoria. Si presti attenzione al fatto che, in dinamica, i
vettori derivata non sono generalmente perpendicolare al vettore derivato.
A. Cavagnino II.20
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
Capitolo III
Trasformazioni di sistema di
riferimento
A. Cavagnino III.1
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
Le equazioni elettriche della macchina si diversificano secondo i punti di vista: le f.e.m. indotte
negli avvolgimenti potranno di volta in volta essere interpretate come f.e.m. trasformatoriche
(dovute alla variabilità nel tempo di un flusso concatenato), ovvero come f.e.m. mozionali (dovute
a una velocità relativa v fra onda di campo e conduttori). La definizione di tali f.e.m. verrà meglio
descritta in seguito (vedi Capitolo X); per ora si forniscono solo le formulazioni generali:
f.e.m. trasformatoriche;
∙ ∙ ∙ f.e.m. mozionali.
Sotto certe ipotesi semplificative, cui si accennerà in dettaglio nei singoli casi, le operazioni di
trasformazione di una macchina in un’altra equivalente sotto il profilo elettromagnetico e le
operazioni di trasformazione relative alla posizione dell’osservatore, possono essere condotte
attraverso l’impiego di differenti tipi di operazioni lineari sulle grandezze elettromagnetiche
utilizzate per lo studio della macchina. Queste operazioni verranno nel seguito identificate da
matrici indicate con i termini:
T: trasformazione trifase-bifase;
R: trasformazione di rotazione.
n1
x1 *
x2 *
x3 *
n2 n3
Fig. III.1 - Componenti del vettore spaziale X secondo le tre direzioni n1, n2 e n3.
(III.2)
A. Cavagnino III.2
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
Siano ordinatamente x1*, x2*, x3* le componenti del vettore X secondo i tre versori.
∗ ∗ ∗
; ; (III.3)
Le tre componenti x1*, x2*, x3* possiedono somma nulla (costituiscono, in altre parole, una terna
di valori equilibrati), infatti per le (III.3) e (III.1) si può facilmente osservare:
∗ ∗ ∗
0 (III.4)
Viceversa, dati tre valori equilibrati x1*, x2*, x3* è sempre possibile risalire al vettore X attraverso
la seguente espressione:
∗ ∗ ∗
0 (III.5)
∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗
x3 *
n1
x2 *
3/2 X
X
x1 *
x2 *
x3 *
n2 n3
Fig. III.2 - Costruzione del vettore X a partire dalle componenti secondo i versori n1, n2 e n3.
Se la terna di valori non è equilibrata sarà ancora possibile definire un vettore X sulla base delle
(III.5), ma non sarà possibile il passaggio inverso; cioè non è possibile risalire dalla conoscenza
del vettore X alla determinazione dei valori di partenza.
A. Cavagnino III.3
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
Per verificare ciò si scelga una terna generica di valori x1, x2, x3 avente somma diversa da zero.
Sia:
0 (III.6)
Questa terna di valori è scomponibile nel modo seguente:
∗
∗ ∗
ove ∑ 0 (III.7)
∗
I valori asteriscati costituiscono la componente equilibrata della terna, mentre il valore x0 definito
dalla (III.6) indica la presenza di una componente di modo comune o omopolare nella terna. La
costruzione del vettore X secondo la forma (III.5) dà, in questo caso, origine alla seguente
espressione:
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
Osservazioni:
Solo la componente equilibrata della terna originaria di valori x1, x2, x3 è in grado di
definire il vettore X.
Viceversa il vettore X è in grado di rappresentare solo le componenti equilibrate di
terne di valori qualunque.
Nel caso di terne generiche non equilibrate, la corrispondenza tra un vettore e una
generica terna di valori non può essere una corrispondenza biunivoca. Esistono infinite
terne di valori x1, x2, x3 (ovvero una per ogni arbitrario valore di x0 nelle (III.7)) in
grado di produrre lo stesso vettore X. Per completare la corrispondenza occorre
aggiungere al vettore X anche il valore x0 dovuto alla componente omopolare.
Conclusione
Una terna di valori qualunque x1, x2, x3 rappresentata in forma matriciale dal vettore algebrico X123
(ennupla ordinata di numeri) può essere completamente rappresentata da un vettore geometrico X
(e quindi spaziale!) nel piano n1, n2, n3 e dal valore x0 secondo il seguente schema:
↔ ; (III.8)
A questo punto possiamo osservare che, per la descrizione del vettore geometrico X, la base
costituita dai tre versori n1, n2, n3 è ridondante. In realtà, per individuare il vettore X è sufficiente
una base costituita da due versori ortogonali a, b. Scegliendo, per comodità, la coppia dei nuovi
versori a, b in modo che il versore a coincida con il versore n1 e il versore b ruotato positivamente
di 90° rispetto al versore a (come illustrato nella Fig. III.3) si ottengono le seguenti relazioni
vettoriali tra le due basi vettoriali.
A. Cavagnino III.4
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
a n1
Data la generica terna di valori X123 indicata nella (III.8), sappiamo che essa può essere
rappresentata attraverso un vettore geometrico X e il valore x0.
; (III.9)
Impiegando questo nuovo riferimento (a, b), la terna di valori x1, x2, x3 può essere trasformata in
modo biunivoco nella terna di valori xa, xb, x0 in base alle (III.10), ove xa, xb sono le componenti
di X rispetto al riferimento a, b.
√ √ (III.11)
A. Cavagnino III.5
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
∙ ; ∙ (III.13)
Viene quindi definito Xabo il vettore xa, xb, x0 ottenuto dalla applicazione della trasformazione T a
X123. Nell’interpretazione geometrica dei due vettori X123 e Xab0 si può rilevare che l’operazione
di trasformazione T non altera il vettore geometrico X (né in modulo, né in fase), ma fa
corrispondere la sua descrizione sul riferimento trifase 123 ad una analoga descrizione sul
riferimento bifase a, b come indicato in Fig. III.3.
Si può concludere che la trasformata non altera il vettore, ma solo le ennuple ordinate di numeri,
ovvero il sistema di riferimento.
Per mantenere invariata la formula (III.14) per il calcolo della potenza nel sistema trasformato
(ovvero conservare il formalismo delle potenze), in base alla relazione (III.15), occorre che la
trasformazione T goda della seguente proprietà, ove U è la trasformazione identità.
∙ ∙ (III.17)
A. Cavagnino III.6
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
2 ⁄3 ⁄3 ⁄3 2 ⁄3 0 0
0 √3 ⁄3 √3 ⁄3 ∙ ∙ 0 2 ⁄3 0
0 0 3
I valori di h e k possono, a questo punto, essere determinati in modo che il prodotto T0T0t dia la
matrice unità. Si ricava quindi:
;
√
Esempio:
Se V123 e I123 sono i vettori rappresentativi di una terna di tensioni e di correnti simmetrica ed
equilibrata su un carico trifase, si potrà scrivere:
cos cos
cos 2 ⁄3 cos 2 ⁄3
cos 4 ⁄3 cos 4 ⁄3
Le grandezze trasformate secondo la T, sugli assi ‘ab0’risultano:
cos cos
sin sin
0 0
Se avessimo usato la trasformazione To, avremmo ottenuto:
3⁄ 2 ∙ cos 3⁄2 ∙ cos
3⁄ 2 ∙ sin 3⁄2 ∙ sin
0 0
A. Cavagnino III.7
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
La potenza elettrica trifase ricavata nei tre casi risulta identica e vale:
∙ ∙ ∙ cos formulazione trifase originaria
∙ ∙ ∙ cos formulazione con trasformazione T
∙ ∙ ∙ cos formulazione con trasformazione T0
Si osservi come nel caso di un sistema equilibrato l’asse omopolare risulti inutilizzato nella
descrizione del sistema trifase.
Si osservi inoltre che la trasformata trifase bifase conserva la forma d’onda della prima
componente - xa(t) x1(t) – ma non quella delle altre componenti.
a
xα
X xa
b
xb
xβ
A. Cavagnino III.8
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
cos sin
sin
cos (III.19)
Esempio
Sia data la coppia di grandezze bifase riferite ad assi fissi ‘ab’:
cos
sin
Si riferiscano tali grandezze ad una coppia di assi ‘’ ruotanti con velocità angolare costante in
senso antiorario pari a . Le grandezze trasformate in questo nuovo riferimento si ottengono
applicando la trasformazione R e ponendo = t:
cos sin cos
∙
sin cos sin 0
Un’interpretazione di questa scrittura evidenzia la possibilità di trasformare fenomeni che
avvengono in corrente alternata, in fenomeni equivalenti in corrente continua. Questa caratteristica
insita nella trasformazione di rotazione potrà, in alcune circostanze, essere utilizzata al fine di
semplificare le equazioni elettriche delle macchine in corrente alternata.
A. Cavagnino III.9
Capitolo III: Trasformazioni di sistema di riferimento
TABELLA III.1
OPERATORI PER LA TRASFORMATA DI ROTAZIONE DEI SISTEMI DI RIFERIMENTO (S.D.R.)
cos sin
Oraria Antioraria
sin cos
cos sin
Antioraria Oraria
sin cos
A. Cavagnino III.10
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Capitolo IV
Macchina ad induzione
1s
α
θ
1r
3r
2r
2s 3s
Fig. IV.1 - Assi di simmetria di una macchina a induzione trifase.
1
Per quanto concerne le diversificazioni, che sussistono nella realtà tra i due avvolgimenti di statore e di rotore in
termini di numero di spire e di numero di fasi (come nel caso d rotori a gabbia di scoiattolo), si faccia riferimento a quanto
illustrato nel corso di Macchine Elettriche e nella parte di Costruzioni Elettromeccaniche sul concetto di equivalenza di
avvolgimenti e di riporto dei loro parametri ad un numero prefissato di spire e di fasi.
A. Cavagnino IV.1
Capitolo IV: Macchina ad induzione
1. Traferro costante
2. Assenza di saturazione magnetica.
Come indicato in Fig. IV.1 si numerino da 1 a 3 in senso antiorario gli avvolgimenti di statore e di
rotore e si prenda come riferimento per le rotazioni l’asse dell’avvolgimento 1 di statore. Si indichi
con θ la rotazione in senso antiorario dell’asse dell’avvolgimento 1 di rotore rispetto all’asse
dell’avvolgimento 1 di statore e con α la coordinata angolare di traferro (valutata a partire dall’asse 1
di statore).
Gli sviluppi di calcolo, che seguono, prendono in considerazione una macchina ideale a rotore avvolto
con doppia alimentazione (statore e rotore). Il caso tipico dei motori con avvolgimento di rotore in
corto circuito sarà quindi ottenibile come particolarizzazione della teoria generale.
Terminologia:
A. Cavagnino IV.2
Capitolo IV: Macchina ad induzione
𝑠𝑠 𝑠𝑠 𝑠𝑠
𝐕𝐕123 = 𝐑𝐑123 ∙ 𝐈𝐈123 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠123
� 𝑟𝑟
𝐕𝐕123 = 𝐑𝐑𝑟𝑟123 ∙ 𝐈𝐈123
𝑟𝑟
+ 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟123
(IV.2)
𝚲𝚲𝑠𝑠123 𝑠𝑠 𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
= 𝐋𝐋𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈123 + 𝐌𝐌123 ∙ 𝐈𝐈123 𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌123𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟
∙ 𝐈𝐈123
� 𝑟𝑟 𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟
𝚲𝚲123 = 𝐋𝐋𝑟𝑟𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈123 + 𝐌𝐌123 ∙ 𝐈𝐈123 + 𝐌𝐌123 ∙ 𝐈𝐈123
Le matrici che compaiono nelle equazioni elettriche e magnetiche hanno dimensioni 3x3. Tuttavia le
matrici di resistenza e quelle relative alle induttanze di dispersione di statore e rotore si riducono
(nelle macchine simmetriche) a matrici unità caratterizzate da due soli parametri resistivi e da due
soli parametri di dispersione:
1 0 0 1 0 0
𝑠𝑠
𝐑𝐑123 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 �0 1 0�; 𝐑𝐑𝑟𝑟123 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 �0 1 0�
0 0 1 0 0 1
(IV.3)
1 0 0 1 0 0
𝐋𝐋𝑠𝑠𝜎𝜎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 �0 1 0�; 𝐋𝐋𝑟𝑟𝜎𝜎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 �0 1 0�
0 0 1 0 0 1
In base alle premesse sulla configurazione degli avvolgimenti di statore e rotore (vedi nota 1 al
paragrafo IV.1) i valori Rr, Lσr nelle (IV.3) devono intendersi valori equivalenti di rotore riportati
all’avvolgimento di statore.
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟
Per quanto concerne le matrici di accoppiamento magnetico 𝐌𝐌123 , 𝐌𝐌123 , 𝐌𝐌123 , 𝐌𝐌123 si può
osservare che essendo matrici 3x3 prevedono la presenza di ben 36 parametri. In realtà, vista la
simmetria degli avvolgimenti e le ipotesi semplificative adottate, questo numero è apparente e
osserveremo che un unico parametro (unito alle relazioni geometriche di posizione reciproca degli
avvolgimenti) può essere sufficiente alla descrizione magnetica della macchina.
Queste relazioni consentono di unificare i parametri delle matrici di auto e mutuo accoppiamento dei
diversi avvolgimenti della macchina.
Gli avvolgimenti di fase di statore sono caratterizzati dai numeri N’, N di spire e sono reciprocamente
𝑠𝑠𝑠𝑠
sfasati di multipli di 120° elettrici. Pertanto la matrice 𝐌𝐌123 può essere descritta nel modo seguente:
A. Cavagnino IV.3
Capitolo IV: Macchina ad induzione
1 −1⁄2 −1⁄2
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑁𝑁′ 𝑁𝑁
𝐌𝐌123 = 𝑀𝑀 �−1⁄2 1 −1⁄2�; 𝑀𝑀 = (IV.4)
ℜ𝑡𝑡
−1⁄2 −1⁄2 1
Analogamente gli avvolgimenti di rotore, formati dagli stessi numeri di spire e ugualmente sfasati di
𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑠𝑠𝑠𝑠
multipli di 120° elettrici, danno luogo ad una matrice 𝐌𝐌123 identica alla matrice 𝐌𝐌123 :
1 −1⁄2 −1⁄2
𝑟𝑟𝑟𝑟
𝐌𝐌123 = 𝑀𝑀 �−1⁄2 1 −1⁄2�
−1⁄2 −1⁄2 1
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟
Per quanto concerne le matrici 𝐌𝐌123 e 𝐌𝐌123 , che determinano gli accoppiamenti tra fasi di statore e
di rotore, esse devono risultare una trasposta dell’altra per motivi di simmetria della matrice totale
degli accoppiamenti L(θ ):
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟 )𝑡𝑡
𝐌𝐌123 = (𝐌𝐌123 (IV.5)
Considerando gli sfasamenti tra i diversi avvolgimenti di statore e di rotore illustrati in Fig. IV.1,
dette matrici assumono le seguenti forme:
cos 𝜃𝜃 cos(𝜃𝜃 + 2𝜋𝜋⁄3) cos(𝜃𝜃 + 4𝜋𝜋⁄3)
𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌123 = 𝑀𝑀 �cos(𝜃𝜃 + 4𝜋𝜋⁄3) cos 𝜃𝜃 cos(𝜃𝜃 + 2𝜋𝜋⁄3)�
cos(𝜃𝜃 + 2𝜋𝜋⁄3) cos(𝜃𝜃 + 4𝜋𝜋⁄3) cos 𝜃𝜃
(IV.6)
cos 𝜃𝜃 cos(𝜃𝜃 + 4𝜋𝜋⁄3) cos(𝜃𝜃 + 2𝜋𝜋⁄3)
𝑟𝑟𝑟𝑟
𝐌𝐌123 = 𝑀𝑀 �cos(𝜃𝜃 + 2𝜋𝜋⁄3) cos 𝜃𝜃 cos(𝜃𝜃 + 4𝜋𝜋⁄3)�
cos(𝜃𝜃 + 4𝜋𝜋⁄3) cos(𝜃𝜃 + 2𝜋𝜋⁄3) cos 𝜃𝜃
A. Cavagnino IV.4
Capitolo IV: Macchina ad induzione
𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐈𝐈123 𝐋𝐋𝑠𝑠𝜎𝜎 + 𝐌𝐌123 ⋮ 𝐌𝐌123 𝚲𝚲𝑠𝑠123
� ⋯ �=� ⋯ ⋮ ⋯ �∙� ⋯ � (IV.7)
𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟
𝐈𝐈123 𝐌𝐌123 ⋮ 𝐋𝐋𝜎𝜎 + 𝐌𝐌123 𝚲𝚲𝑟𝑟123
𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟
Successivamente, attraverso la conoscenza del sistema delle tensioni di alimentazione e delle correnti
ricavate in base alla (IV.7), si possono calcolare le derivate dei flussi concatenati.
𝚲𝚲𝑠𝑠123 𝑠𝑠
𝐕𝐕123 𝑠𝑠
𝐑𝐑123 𝑠𝑠
𝐈𝐈123
𝑝𝑝 � ⋯ � = � ⋯ � − � ⋯ � ∙ � ⋯ � (IV.8)
𝚲𝚲𝑟𝑟123 𝑟𝑟
𝐕𝐕123 𝐑𝐑𝑟𝑟123 𝐈𝐈123
𝑟𝑟
Conoscendo gli stati e le loro derivate all’istante t, si può procedere alla determinazione dei flussi
concatenati all’istante t + Δt mediante un opportuno metodo di integrazione numerica.
Lo schema di calcolo così definito risulta laborioso e spesso inutilmente complicato. Infatti ad ogni
passo di calcolo occorre invertire le sei equazioni magnetiche (IV.7) in relazione alla nuova posizione
θ assunta dal rotore. Si osserva inoltre che, per le normali macchine asincrone alimentate dalla rete
trifase a tre fili, le connessioni a stella o a triangolo impongono che le correnti, ovvero le tensioni di
fase, abbiano somma nulla. Pertanto, in questi casi le equazioni elettriche e le equazioni magnetiche
risultano linearmente dipendenti.
Alcune notevoli semplificazioni possono essere introdotte nelle espressioni matriciali delle equazioni
magnetiche, utilizzando le trasformazioni di sistema di riferimento.
A. Cavagnino IV.5
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Si osserva che le equazioni elettriche non hanno subito alcuna modifica formale. Tuttavia questa
trasformazione ha alterato il significato ed i valori istantanei delle grandezze V, I, Λ.
Le equazioni magnetiche trasformate possono pertanto essere espresse nella seguente forma:
𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0
𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑠𝑠
∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑠𝑠𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑟𝑟
∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0
� 𝑟𝑟𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟
𝚲𝚲𝑎𝑎𝑎𝑎0 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0 + 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0 + 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0
A. Cavagnino IV.6
Capitolo IV: Macchina ad induzione
In particolare si osserva che le relazioni di eguaglianza tra le matrici di partenza valgono anche per
le matrici trasformate:
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑠𝑠𝑠𝑠 )𝑡𝑡
𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 = 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 = (𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0
Mentre la prima identità appare evidente, per la seconda occorre una breve dimostrazione.
𝑠𝑠𝑠𝑠 )𝑡𝑡 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠 )𝑡𝑡 (𝐓𝐓 )𝑡𝑡
(𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 = (𝐓𝐓0 ∙ 𝐌𝐌123 ∙ 𝐓𝐓0−1 )𝑡𝑡 = (𝐓𝐓0−1 )𝑡𝑡 ∙ (𝐌𝐌123 ∙ 0
Dalla trattazione fatta al punto precedente si osserva che l’asse 0 (omopolare) della macchina
A. Cavagnino IV.7
Capitolo IV: Macchina ad induzione
trasformata sia disaccoppiato dagli assi 1,2. In forma esplicita le equazioni relative all’asse 0 di statore
e di rotore assumono la seguente formulazione (avendo sostituito l’equazione magnetica in quella
elettrica):
𝑣𝑣𝑠𝑠0 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑠𝑠0 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝑝𝑝𝑖𝑖𝑠𝑠0 𝑣𝑣𝑟𝑟0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝑖𝑖𝑟𝑟0 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝑝𝑝𝑖𝑖𝑟𝑟0
Queste equazioni possono essere risolte autonomamente, in modo indipendente tra loro e dalle
equazioni sugli assi 1,2 della macchina bifase - si notino gli zeri in (IV.10). In assenza di componenti
omopolari sulla tensione di alimentazione o sulla corrente di alimentazione, come accade
rispettivamente nel caso di connessione a triangolo (vs0 = 0) e a stella (is0 = 0) dell’avvolgimento di
statore, tali equazioni forniscono la soluzione nulla per le correnti omopolari. Anche negli
avvolgimenti di rotore, tipicamente chiusi in cortocircuito, non può esistere componente omopolare
di corrente; infatti la soluzione generale dell’equazione differenziale si riduce a quella dell’omogenea
associata:
Poiché è necessariamente esistito un istante di tempo in cui IR0 era nullo, qualsiasi transitorio di ir (t)
a valle di tale instante vede una condizione iniziale in corrente nulla.
Si deduce quindi che il numero di equazioni differenziali atte a descrivere il modello della macchina
a induzione originaria, nei casi di interesse pratico, si abbassa effettivamente da sei a quattro, ed il
pedice 0 si può tranquillamente eleminare dalle equazioni:
𝐕𝐕 𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝒔𝒔 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎
𝑠𝑠
+ 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠𝑎𝑎𝑎𝑎 𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎
𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑠𝑠
∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑠𝑠𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑟𝑟
∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎
� 𝑎𝑎𝑎𝑎
𝑟𝑟 𝑟𝑟 � 𝑟𝑟𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑠𝑠
𝐕𝐕𝑎𝑎𝑎𝑎 = 𝑅𝑅𝒓𝒓 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑟𝑟
𝚲𝚲𝑎𝑎𝑎𝑎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎 + 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑟𝑟𝑟𝑟
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑟𝑟
∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎
3 3
𝑥𝑥𝑎𝑎 (𝑡𝑡) = � 𝑥𝑥2 (𝑡𝑡) 𝑥𝑥𝑏𝑏 (𝑡𝑡) = � [𝑥𝑥2 (𝑡𝑡) + 𝑥𝑥3 (𝑡𝑡)]
2 2
A. Cavagnino IV.8
Capitolo IV: Macchina ad induzione
isa
vsa
θ
ira
isb vra
vsb
irb vrb
Fig. IV.2 - Schema della macchina equivalente dopo la trasformazione trifase - bifase.
L’effetto della trasformazione trifase-bifase è quello di identificare una macchina con due sole fasi di
statore e di rotore, ma perfettamente equivalente in termini dinamici ed energetici alla macchina
trifase. Le equazioni scritte interpretano esattamente il comportamento di tale macchina e
suggeriscono anche un criterio costruttivo secondo cui essa può essere realizzata.
• Poiché la macchina bifase equivalente deve mantenere la stessa coppia e le stesse dimensioni
della macchina trifase originaria 2 e deve ospitare due avvolgimenti anziché tre su ogni lato
(statore, rotore), si può pensare di dotare la macchina di un numero di cave pari a 2/3 del numero
di cave originarie.
• Le cave, dotate della stessa altezza al fine di rispettare la costanza dell’induzione magnetica
nelle corone, potranno essere allargate nella proporzione 3/2 rispettando il vincolo di mantenere
costante l’induzione nei denti (essendo costanti, per ipotesi, il diametro e l’induzione al traferro
sono costanti).
• La dislocazione degli avvolgimenti avrà luogo nella stessa esatta maniera in cui essi sono
dislocati spazialmente nella macchina originaria 3. Poiché lo spazio di cava disponibile per gli
avvolgimenti è aumentato di 3/2 sarà possibile realizzare tali avvolgimenti con un numero di
conduttori maggiorato o di sezione maggiorata.
La trasformazione utilizzata suggerisce di aumentare sia il numero di conduttori che la loro sezione
secondo un rapporto pari a �3⁄2.
• Tensioni e correnti nominali equivalenti della macchina risultano pertanto maggiorate nello
stesso rapporto rispetto a tensioni e correnti nominali della macchina trifase originaria,
rispettando così la costanza del flusso utile e della densità di corrente nei conduttori.
2
Nella parte di Costruzioni Elettromeccanica si vedrà che la coppia elettromagnetica definisce le dimensioni della
macchina, ovvero i volumi, quando si fissano gli sfruttamenti delle parti attive: la densità di flusso nelle sezioni del
circuito magnetico (denti, gioghi e traferro) e la densità di corrente nei conduttori. Pertanto per la corretta interpretazione
del concetto di equivalenza tra la macchina trifase e la macchina descritto in termini costruttivi, si devono considerare
cotanti gli sfruttamenti elettromagnetici.
3
Ovvero la struttura di avvolgimento cambia solo per il numero delle fasi, ma non per il numero di poli e passo
di avvolgimento.
A. Cavagnino IV.9
Capitolo IV: Macchina ad induzione
• Le resistenze degli avvolgimenti e le perdite nel rame della macchina così costruita restano
inalterate. La resistenza non cambia in quanto aumentano nella stessa misura la sezione dei
conduttori e la lunghezza complessiva dell’avvolgimento (in quanto aumentano il numero di
spire; la lunghezza di spira media rimane invariata). Le perdite in condizioni nominali non
cambiano in quanto l’aumentato valore della corrente nominale produce dissipazione solo su
due avvolgimenti anziché su tre.
• Le induttanze di dispersione risultano anch’esse invariate. Poiché, nell’ipotesi di distribuzione
sinusoidale del campo al traferro e di assenza di effetti dovuti alle testate, gli unici contributi
alla dispersione sono dati dai flussi presenti in cava secondo la seguente relazione:
𝑁𝑁2
𝐿𝐿𝜎𝜎 ≈ 𝐿𝐿𝜎𝜎 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 =
ℜ𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
Si osserva che la riluttanza equivalente di cava risulta maggiorata nella misura di 3/2 per
l’aumentata larghezza e il numero di conduttori elevato al quadrato aumenta nella stessa
ragione.
• Al contrario, l’induttanza dell’avvolgimento dovuta al flusso principale aumenta nel rapporto
3/2 (cioè secondo il quadrato dell’incremento del numero di conduttori). Nella formula
dell’induttanza sopra riportata, la riluttanza equivalente relativa al cammino del flusso
principale, che attraversa il traferro, non si modifica nella trasformazione. Infatti l’altezza di
traferro rimane costante.
ar
θ
β 90-θ
br
Fig. IV.3 - Schematizzazione degli assi rotorici della macchina asincrona bifase.
A. Cavagnino IV.10
Capitolo IV: Macchina ad induzione
L’idea perseguita è quella di rappresentare gli avvolgimenti ad assi di simmetria mobili presenti sul
rotore con una coppia di avvolgimenti, che, ancorché mobili nei loro conduttori, presentino assi di
simmetria magnetica fissi e coincidenti con gli assi degli avvolgimenti di statore. 4
Come mostrato in Fig. IV.1, si indichino con α , β i due assi ortogonali di riferimento solidali allo
statore. Per motivo di semplicità si facciano coincidere gli assi α , β con gli assi di statore as, bs. In
tal caso le grandezze di statore non dovranno subire alcuna trasformazione.
𝑠𝑠 𝑠𝑠
𝐗𝐗 𝛼𝛼𝛼𝛼 = 𝑿𝑿𝑎𝑎𝑎𝑎
Per le grandezze di rotore, in base allo schema di Fig. IV.1, si individuano invece le seguenti relazioni
con il procedimento già indicato al Capitolo precedente:
𝑥𝑥𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑥𝑥𝑟𝑟𝑟𝑟 cos 𝜃𝜃 − 𝑥𝑥𝑟𝑟𝑟𝑟 sin 𝜃𝜃
�𝑥𝑥 = 𝑥𝑥 sin 𝜃𝜃 + 𝑥𝑥 cos 𝜃𝜃
𝛽𝛽𝛽𝛽 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟
che corrispondono alla seguente trasformazione oraria del sistema di riferimento (si veda la Tabella
III.1).
La matrice non può entrare sotto la derivata temporale poiché contiene l’angolo θ dipendente dal
tempo. Si ricorre quindi al seguente artifizio per eliminare la dipendenza dai valori istantanei sui
vecchi assi ar, br.
𝑟𝑟 𝑟𝑟
𝐕𝐕𝛼𝛼𝛼𝛼 = 𝑅𝑅𝒔𝒔 ∙ 𝐈𝐈𝛼𝛼𝛼𝛼 + 𝐑𝐑 𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝�𝐑𝐑−1 𝑟𝑟
𝜃𝜃 ∙ 𝚲𝚲𝛼𝛼𝛼𝛼 �
4
Questo tipo di avvolgimenti è rappresentabile da avvolgimenti a collettore (avvolgimenti di tipo chiuso
comunemente descritti nelle trattazioni delle macchine a corrente continua) , dove la posizione delle spazzole definisce
anche la posizione del loro asse magnetico.
A. Cavagnino IV.11
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Il prodotto 𝐑𝐑 𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝𝐑𝐑−1
𝜃𝜃 assume la seguente espressione matriciale:
ove:
0 1
𝛀𝛀𝑟𝑟 = 𝜔𝜔𝑟𝑟 ∙ � �
−1 0
Osservazioni
In seguito alle elaborazioni dovute alla trasformazione di rotazione, l’eventuale sistema di tensioni di
alimentazione del rotore viene modificato dalla trasformazione di rotazione secondo la seguente
forma:
𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 cos 𝜃𝜃 − 𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 sin 𝜃𝜃
�𝑣𝑣 = 𝑣𝑣 sin 𝜃𝜃 + 𝑣𝑣 cos 𝜃𝜃
𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟
Questa operazione cambia la pulsazione elettrica della sorgente di alimentazione rotorica di una
quantità pari alla pulsazione ωr = dθ/dt, ovvero pari alla velocità di rotazione. Ad esempio se:
𝑣𝑣 = 𝑉𝑉 cos 𝜔𝜔𝜔𝜔 𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑉𝑉 cos(𝜔𝜔𝜔𝜔 + 𝜃𝜃)
� 𝑟𝑟𝑟𝑟
𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑉𝑉 sin 𝜔𝜔𝜔𝜔
⇒ �
𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑉𝑉 sin(𝜔𝜔𝜔𝜔 + 𝜃𝜃)
In pratica, per l’osservatore di statore, i fenomeni elettrici di rotore vengono descritti come se il rotore
fosse fermo 5. In conseguenza di ciò anche la f.e.m. di tipo trasformatorico indotta nel rotore risulta
scomposta in :
5
Si pensi al funzionamento a regime di un motore asincrono a gabbia con lo statore alimentato alla pulsazione elettrica
ωe = 2πf ). Dal corso di Macchine Elettriche è noto che i fenomeni elettrici indotti a rotore sono alla pulsazione
elettrica di scorrimento (ωer =s⋅ωe, ove s = (ωe - P⋅ωr) /ωe , essendo P il paia poli della macchina). Poiché la posizione
(elettrica) del rotore vale θe = P⋅ωr⋅t, risulta che i fenomeni elettrici di rotore riferiti agli assi α, β fissi a statore sono
sempre alla pulsazione elettrica ωe, cioè alla pulsazione che vede un osservatore di rotore quando s = 1.
A. Cavagnino IV.12
Capitolo IV: Macchina ad induzione
La composizione della matrice 𝛀𝛀𝑟𝑟 indica infatti che la componente di flusso di rotore su un asse
produce f.e.m. sull’asse in quadratura, così come accade nell’avvolgimento di armatura di una
macchina a corrente continua.
𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌𝛼𝛼𝛼𝛼 𝑠𝑠𝑠𝑠
=𝐌𝐌𝛼𝛼𝛼𝛼 𝑟𝑟𝑟𝑟
=𝐌𝐌𝛼𝛼𝛼𝛼 𝑟𝑟𝑟𝑟
=𝐌𝐌𝛼𝛼𝛼𝛼 = 3 𝑀𝑀 �1 0
�
2 0 1
A. Cavagnino IV.13
Capitolo IV: Macchina ad induzione
i sα
vs α
i rα
i s β vs i rα
β
vr α
i rβ
i rβ vr β
Fig. IV.4 - Schema della macchina equivalente dopo la trasformazione di rotazione degli assi di rotore.
A. Cavagnino IV.14
Capitolo IV: Macchina ad induzione
e pertanto le equazioni stesse possono essere riscritte con notazione complessa vettoriale, nel modo
seguente:
𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 𝚲𝚲 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚
� � 𝑠𝑠 (IV.15)
𝐕𝐕𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚
ove 𝐈𝐈𝑚𝑚 = 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 rappresenta ancora la corrente magnetizzante.
I vettori che compaiono nelle equazioni sopra scritte hanno validità generale in condizioni transitorie
e non vanno confusi con i corrispondenti fasori utilizzati nello studio del funzionamento in regime
sinusoidale. In particolare si osservi che l'operatore complesso ‘j’ usato in questa trasformazione, è
un operatore spaziale e non un operatore temporale.
Come si può facilmente osservare confrontando le equazioni scritte per componenti, ovvero le (IV.13)
e (IV.14), con la notazione complessa (IV.15) la seconda risulta molto più compatta da scrivere.
Inoltre, la notazione complessa consente, rispetto alla notazione scalare, una più immediata
interpretazione di fenomeni transitori della macchina, e, in casi particolari, porta rapidamente ad una
semplice soluzione analitica.
A. Cavagnino IV.15
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Tensione ai
morsetti di statore
Corrente di rotore
A. Cavagnino IV.16
Capitolo IV: Macchina ad induzione
La corrente ed il flusso di rotore non si estinguono istantaneamente assieme alla corrente di statore.
Il vettore corrente rotorica e analogamente il flusso totale concatenato con il rotore si annullano con
legge esponenziale secondo la costante di tempo Lr /Rr . La velocità di rotazione del vettore corrente
e della distribuzione di induzione associata ruotano, in questa fase, sincroni con il rotore alla velocità
ω r.
La presenza di questo flusso ruotante alla velocità di rotore è rilevabile sperimentalmente come effetto
sugli avvolgimenti di statore. Infatti, se si osserva la tensione su una fase di statore, dopo
l’interruzione dell’alimentazione si nota un’oscillazione smorzata ad una frequenza pari alla velocità
di rotazione dell’albero. Questo fenomeno assume una certa importanza durante le manovre di
apertura seguite da una rapida richiusura dell’interruttore di alimentazione, ad esempio in seguito ad
una commutazione degli avvolgimenti di statore in fase di avviamento, come nel caso
dell’avviamento stella/triangolo. La presenza del flusso residuo sostenuto dal rotore può essere causa
di elevate sovracorrenti allo ristabilirsi dell’alimentazione.
A. Cavagnino IV.17
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Sia Pa la potenza elettrica istantanea fornita al motore dalle sorgenti di alimentazione di statore e di
rotore. Con l’aiuto delle equazioni della macchina, tale potenza può essere definita e sviluppata nel
seguente modo 6:
𝑃𝑃𝑎𝑎 = 𝐕𝐕𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐕𝐕𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟
Nell’espressione analitica sono identificabili e interpretabili i seguenti termini:
𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ |𝐈𝐈𝑠𝑠 |2 + 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ |𝐈𝐈𝑟𝑟 |2 = 𝑃𝑃𝐽𝐽𝐽𝐽𝐽𝐽𝐽𝐽𝐽𝐽
𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝑝𝑝𝐈𝐈𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝑝𝑝𝐈𝐈𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝑝𝑝𝐈𝐈𝑚𝑚 × 𝐈𝐈𝑚𝑚
1
= 𝑝𝑝(𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ |𝐈𝐈𝑠𝑠 |2 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ |𝐈𝐈𝑟𝑟 |2 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ |𝐈𝐈𝑚𝑚 |2 ) = 𝑃𝑃𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
2
−𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝐶𝐶𝑚𝑚 ∙ 𝜔𝜔𝑟𝑟 = 𝑃𝑃𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚
In questo bilancio energetico non è presente la tipica voce delle perdite nel ferro. Infatti, nella
trattazione fin qui sviluppata, le ipotesi semplificative hanno condotto a trascurare questa non idealità
del materiale magnetico. Nella elaborazione della espressione di Pmagnetizzante occorre osservare che la
derivata di un vettore spaziale X è esprimibile, in rappresentazione complessa, nel modo seguente:
1 𝑑𝑑|𝐗𝐗|
⎧𝜎𝜎 = |𝐗𝐗| 𝑑𝑑𝑑𝑑
Derivata relativa del modulo
𝑝𝑝𝐗𝐗 = (𝜎𝜎 + 𝑗𝑗𝑗𝑗) ∙ 𝐗𝐗 ove
⎨ 𝑑𝑑𝑑𝑑
⎩ 𝜔𝜔 = 𝑑𝑑𝑑𝑑 Velocità istantanea di rotazione
1 𝑑𝑑|𝐈𝐈| 1 𝑑𝑑|𝐈𝐈|2
𝑝𝑝𝐈𝐈 × 𝐈𝐈 = (𝜎𝜎 + 𝑗𝑗𝑗𝑗)𝐈𝐈 × 𝐈𝐈 = σ𝐈𝐈 × 𝐈𝐈 = ∙ |𝐈𝐈|2 =
|𝐈𝐈| 𝑑𝑑𝑑𝑑 2 𝑑𝑑𝑑𝑑
Dall’espressione della potenza meccanica la coppia motrice istantanea prodotta dal motore può,
pertanto, essere espressa in uno dei seguenti modi:
Notazione complessa:
𝐶𝐶𝑚𝑚 = (−𝑗𝑗𝑗𝑗𝚲𝚲𝑟𝑟 ) × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = −𝑗𝑗𝑗𝑗(𝐿𝐿𝑟𝑟 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝐈𝐈𝑠𝑠 ) × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = −𝑗𝑗𝑗𝑗𝐿𝐿𝑚𝑚 𝐈𝐈𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝑃𝑃𝐿𝐿𝑚𝑚 |𝐈𝐈𝑠𝑠 ∧ 𝐈𝐈𝑟𝑟 | (IV.17)
Notazione per componenti:
𝐶𝐶𝑚𝑚 = 𝑃𝑃�𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 − 𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 � = 𝑃𝑃𝐿𝐿𝑚𝑚 �𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 − 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 � (IV.18)
Si osservi come la coppia risulti indipendente, in prima approssimazione, dal numero di poli anche
se nella (IV.17) e (IV.18) compare esplicitamente il numero delle coppie polari P. Infatti, la
descrizione dei concatenamenti di flusso tramite l’angolo elettrico θe si può interpretare come i flussi
concatenati relativi ad una coppia polare, con tutte le coppie polari dell’avvolgimento connesse in
serie (ovvero percorse dalla stessa corrente).
(6) L’operatore × utilizzato nelle espressioni seguenti individua il prodotto scalare tra vettori e non deve essere
confuso con il prodotto in campo complesso: (x+jy) × (u+jv) = u⋅x+v⋅y
A. Cavagnino IV.18
Capitolo IV: Macchina ad induzione
⎨ 𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 ⎨𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠
⎪𝑣𝑣 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 − 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 ⎩𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠
⎩ 𝑟𝑟𝑟𝑟
𝐶𝐶𝑟𝑟 = 𝑃𝑃�𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 − 𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 � − 𝐽𝐽𝑒𝑒𝑒𝑒 ∙ 𝑝𝑝𝜔𝜔𝑟𝑟
ove
Jeq ... è momento di inerzia totale del motore e dell'eventuale carico, riportato all’asse della
macchina;
Cr .... è coppia resistente.
Ai fini di una soluzione delle equazioni attraverso un linguaggio di programmazione tali equazioni
possono utilmente essere riscritte nel seguente ordine e nella seguente forma:
Nelle seguenti figure sono rappresentati degli schemi di integrazione delle equazioni dinamiche della
macchina asincrona, che impiegano linguaggi di programmazione dedicati: Simulink e P-Spice. La
macchina è rappresentata nella versione da motore con rotore cortocircuitato, caso tipico del motore
a gabbia.
A. Cavagnino IV.19
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Asse α Asse β
Rs Rs
Lr/Δ + is α Lr/Δ +
λsβ isβ
Σ Σ
- λsα - - -
vs α 1/s Lm/Δ vsβ 1/s Lm/Δ
+ λsα + λsβ
Pωrλrβ Pωrλrα
- λrα + λrβ
1/s Lm/Δ 1/s Lm/Δ
- λrα - - λrβ -
Σ Σ
+ ir α Ls/Δ + irβ
Ls/Δ
Rr Rr
P
vsα ir α
×
× Asse α
λrα +
Cm ωr
P + 1/Jeq 1/s
vsβ irβ -
× -
× Asse β λ Cr
rβ
Fig. IV.6 - Schema Simulink del modello dinamico completo del motore asincrono
con rotore in corto circuito.
A. Cavagnino IV.20
Capitolo IV: Macchina ad induzione
irα irβ ωr Cr
vsα Lm imα Lm imβ
vsβ −P ωrλrα
Pωrλrβ
P Lm(isβ irα-isα irβ)
Fig. IV.7 - Schema P-Spice del modello dinamico completo del motore asincrono.
iαs
v1
i1 =√(2/3)iαs+√(1/3)i0s vαs=√(2/3)v1-√(1/6)v2-√(1/6)v3
iβs
v2
i2 = -√(1/6)iαs+√(1/2)iβs+√(1/3)i0s vβs=√(1/2)v2-√(1/2)v3
i0s
v3
i3 = -√(1/6)iαs-√(1/2)iβs+√(1/3)i0s v0s=√(1/3)v1+√(1/3)v2+√(1/3)v3
Fig. IV.8. - Schema P-Spice di interfacciamento tra il modello del motore e la rete reale.
L’impiego di programmi di simulazione orientati alla descrizione circuitale dei sistemi, come P-
Spice, è particolarmente consigliato nello studio di situazioni in cui si vogliano analizzare
specificamente i fenomeni di interazione tra le macchine elettriche e l’elettronica di potenza usata per
il loro funzionamento. In questo caso si pone generalmente il problema di connettere tra loro il
dispositivo elettronico di alimentazione (generalmente trifase) con la macchina rappresentata da un
modello equivalente bifase. Un modo di superare questa difficoltà può consistere nel ricorso a
generatori dipendenti di corrente e di tensione secondo lo schema di Fig. IV.7.
A. Cavagnino IV.21
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Nel funzionamento in regime sinusoidale simmetrico, tutti i vettori possiedono ampiezza e posizione
reciproca costante. Tutti i vettori risultano sincroni e conseguentemente gli operatori di derivata, nelle
equazioni differenziali, possono essere risolti nel modo seguente.
𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚
𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝚲𝚲𝑠𝑠
� �𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚 (IV.19)
𝐕𝐕𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝚲𝚲𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟
𝐈𝐈𝑚𝑚 = 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑟𝑟
Le equazioni della macchina possono essere convenientemente interpretate dal circuito equivalente
di Fig. IV.9 in cui i vettori rotanti sono trattabili come normali fasori. Si noti che tutti i fenomeni
elettromagnetici, incluso quelli indotti a rotore, sono isofrequenziali ed alla pulsazione elettrica
imposta a statore in quanto tutte le equazioni sono riferiti agli assi fissi α, β.
Rs Lσs Lσr Rr
Is
jPωrΛr
Vs Lm Im
Λs Ir
Λr
A. Cavagnino IV.22
Capitolo IV: Macchina ad induzione
le equazioni a regime della macchina a induzione si possono riscrivere nel modo classico, già
introdotto ed usato nei corsi di Macchine Elettriche in regime stazionario (sinusoidale):
Le (IV.20) sono interpretate dal tradizionale circuito equivalente riportato in Fig. IV.10, con le
seguenti notazioni:
• I vettori tensione e corrente usati sono √3 volte i vettori usati nella trattazione monofase
(essendo quest’ultimi espressi in valore efficace).
• I parametri usati nel modello dinamico sono identici a quelli del circuito equivalente
stazionario.
• Il circuito di Fig. IV.10 rappresenta tutta la macchina trifase di partenza e non solo una sua fase.
Ad esempio, usando le ampiezze dei vettori del modello dinamico a regime, le potenze non
devono essere calcolate moltiplicando per il numero di fasi ( 𝑃𝑃𝐽𝐽𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 |𝐈𝐈𝑠𝑠 |2 ,
𝑃𝑃𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡 = (𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝑠𝑠)|𝐈𝐈𝑟𝑟 |2 , …).
Is Rs Lσs Rr /s Lσr
Ir
Vs Lm Im
A. Cavagnino IV.23
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Rete trifase
Batteria
Per il regime con alimentazione continua tutti i vettori sono costanti (in modulo e non ruotano);
conseguentemente, le loro derivate sono identicamente nulle. Le equazioni della macchina assumono
quindi la seguente forma:
𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟
𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠
� � 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠
𝐕𝐕𝑟𝑟 = 0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟
𝐶𝐶𝑚𝑚 = −𝑗𝑗𝑗𝑗𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑟𝑟
Noto il vettore Vs si può esplicitare la corrente di statore nelle diverse espressioni. Infatti la corrente
di statore risulta indipendente dalla velocità di rotazione ed è data da:
𝐕𝐕𝑠𝑠
𝐈𝐈𝑠𝑠 =
𝑅𝑅𝑠𝑠
La notazione vettoriale per tensioni e correnti continue non deve trarre in inganno. I numeri complessi
stanno ad indicare le componenti continue di tensione e corrente presenti sui due assi geometrici della
macchina. L'equazione elettrica di rotore può essere riscritta nella seguente forma:
𝐕𝐕𝑠𝑠
𝐕𝐕𝑟𝑟 = 0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑟𝑟 𝐈𝐈𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑚𝑚
𝑅𝑅𝑠𝑠
La corrente di rotore in modulo e fase (osservata dal riferimento fisso di statore) vale pertanto:
𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑟𝑟 −𝑗𝑗𝑅𝑅𝑟𝑟
𝐈𝐈𝑟𝑟 = ∙ 𝐕𝐕𝑠𝑠 = − ∙ 𝐕𝐕𝑠𝑠
𝑅𝑅𝑠𝑠 (𝑅𝑅𝑟𝑟 −𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑟𝑟 ) 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑅𝑅𝑟𝑟2 +(𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑟𝑟 )2
La coppia motrice in funzione della velocità di rotazione del motore è diagrammata in Fig. IV.12.
Dalla espressione ottenuta si osserva che la coppia sviluppata dalla macchina è sempre contraria al
moto e la massima coppia frenante si ottiene per una velocità di rotazione generalmente modesta, in
quanto l’induttanza totale di rotore è elevata:
𝑅𝑅𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙|𝐕𝐕𝑠𝑠 | 2 1
𝜔𝜔𝑟𝑟 |𝐶𝐶𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 = 𝐶𝐶𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 = − � �
𝑃𝑃𝐿𝐿𝑟𝑟 𝑅𝑅𝑠𝑠 2𝐿𝐿𝑟𝑟
Si noti che il regime di funzionamento per alimentazione c.c. è un caso particolare dell’alimentazione
a corrente impressa descritta al paragrafo successivo.
A. Cavagnino IV.24
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Cm
Ir
ωr|C max ωr
Cmax
Fig. IV.12 - Caratteristiche elettromeccaniche del motore asincrono alimentato in corrente continua.
A. Cavagnino IV.25
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Il modello alimentato in tensione (IV.19) viene indicato come modello del V ordine, comparendo
cinque equazioni differenziali (quattro nelle equazioni elettriche, più la consueta equazione dinamica
della parte meccanica). Il modello alimentato in corrente (IV.21) viene usualmente identificato come
modello del terzo ordine, dove il flusso concatenato di statore e la sua tensione di alimentazione
diventano uscite del modello.
Per lo studio del funzionamento a regime in corrente sinusoidale rimane valida la sostituzione
dell’operatore di derivata con il prodotto jωe. Pertanto, in condizione di corrente impressa puramente
sinusoidale risulta:
0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗(𝜔𝜔𝑒𝑒 − 𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 )𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠 𝚲𝚲𝑟𝑟
� 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠
𝐶𝐶𝑚𝑚 = −𝑗𝑗𝑗𝑗𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟
ove 𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠 = (𝜔𝜔𝑒𝑒 − 𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 ) rappresenta la pulsazione elettrica di scorrimento. Osservando dalla prima
equazione che:
𝑅𝑅𝑟𝑟
−𝑗𝑗𝚲𝚲𝑟𝑟 = ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟
𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠
Non resta che determinare il modulo della corrente di rotore in funzione di quella nota di statore;
sostituendo l’equazione magnetica di rotore in quella elettrica e ricordando che si lavora a regime
sinusoidale si ottiene:
𝑗𝑗𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠 𝐿𝐿𝑚𝑚 2 𝐿𝐿2
𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐈𝐈𝑟𝑟 = − (𝑅𝑅 ∙ 𝐈𝐈 ⇒ |𝐈𝐈𝑟𝑟 |2 = 𝑚𝑚
∙ |𝐈𝐈𝑠𝑠 |2
𝑟𝑟 +𝑗𝑗𝑗𝑗𝑠𝑠𝑠𝑠 𝐿𝐿𝑟𝑟 ) 𝑠𝑠 2 2 𝐿𝐿2
𝑅𝑅𝑟𝑟 +𝜔𝜔𝑠𝑠𝑐𝑐 𝑟𝑟
ed infine:
𝑅𝑅𝑟𝑟 𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠 𝐿𝐿2𝑚𝑚
𝐶𝐶𝑚𝑚 = 𝑃𝑃 ∙ |𝐈𝐈𝑠𝑠 |2
𝑅𝑅𝑟𝑟2 +𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠
2 𝐿𝐿2
𝑟𝑟
mentre, dal corso di Macchine Elettriche, è noto che per un’alimentazione in tensione il punto di
funzionamento a coppia massima rispetta la seguente relazione:
𝑅𝑅𝑟𝑟
𝜔𝜔𝑠𝑠𝑠𝑠 |𝐶𝐶𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 =
𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 +𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎
Poiché l’induttanza totale di rotore è molto maggiore dell’induttanza di dispersione totale, per lo
stesso motore asincrono, il tratto stabile della caratteristica per un’alimentazione in corrente risulta
molto più ripido del tratto stabile relativo ad un’alimentazione in tensione.
A. Cavagnino IV.26
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Alimentazione I
Cm Alimentazione V
Cmax
Fig. IV.13 - Caratteristica Cm-ωr del motore asincrono alimentato in corrente ed in tensione.
Si osservi ancora una volta che il caso di frenatura in c.c. del motore asincrono, descritto al paragrafo
precedente, corrisponde ad un sotto-caso dell’alimentazione in corrente (con ωe, ovvero ωs, nulla).
A. Cavagnino IV.27
Capitolo IV: Macchina ad induzione
d isd α
vsd
θ∗
ird
vrd
irq
β vrq
isq
vsq
∗ ∗ ∗
𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠
� −𝑗𝑗𝜃𝜃∗ ∗ ∗ ∗
𝑒𝑒 ∙ 𝐕𝐕𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝚲𝚲𝑟𝑟
∗ ∗ ∗
𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝚲𝚲 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟
� −𝑗𝑗𝜃𝜃∗ 𝑠𝑠 ∗ ∗
𝑒𝑒 ∙ 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠
∗
La trasformazione dei due termini del tipo 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 comporta la seguente scomposizione:
∗ ∗ ∗ 𝑑𝑑𝜃𝜃∗
𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝑒𝑒 −𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝑝𝑝�𝑒𝑒 𝑗𝑗𝜃𝜃 ∙ 𝚲𝚲∗ � = 𝑝𝑝𝚲𝚲∗ + 𝑗𝑗𝜔𝜔∗ 𝚲𝚲∗ ove 𝜔𝜔∗ =
𝑑𝑑𝑑𝑑
Se si indicano con l’apice asterisco le grandezze riferite agli assi (d, q) rotanti si ottengono le seguenti
equazioni del motore:
𝐕𝐕𝑠𝑠∗ = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠∗ + 𝑝𝑝𝚲𝚲∗𝑠𝑠 + 𝑗𝑗𝜔𝜔∗ 𝚲𝚲∗𝑠𝑠 𝚲𝚲∗ = 𝐿𝐿𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠∗ + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟∗
� ∗ � ∗𝑠𝑠 (IV.22)
𝐕𝐕𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟∗ + 𝑝𝑝𝚲𝚲∗𝑟𝑟 + 𝑗𝑗𝜔𝜔∗ 𝚲𝚲∗𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲∗𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟∗ + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠∗
ed in termini scalari:
𝑣𝑣𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑠𝑠 − 𝜔𝜔∗ 𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟
⎧ ⎧ 𝜆𝜆 = 𝐿𝐿 𝑖𝑖 + 𝐿𝐿 𝑖𝑖
⎪ 𝑣𝑣𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝜔𝜔∗ 𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑚𝑚 𝑟𝑟𝑟𝑟
A. Cavagnino IV.28
Capitolo IV: Macchina ad induzione
α
i sα
vs α
Pieno accoppiamento Ifeα
3/2 M
Rfe
I rα 3/2 M
Rfe Rr
i s β vs β Ifeβ Rr
I rβ
𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟
� 𝑓𝑓𝑓𝑓 = 0 = 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 ∙ 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠
𝐕𝐕 � 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � (IV.23)
0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 𝐈𝐈𝑚𝑚 = 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓
A. Cavagnino IV.29
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Si osservi, come nelle equazioni magnetiche, oltre alle correnti reali Is, Ir, anche la corrente fittizia di
perdita Ife intervenga nella determinazione dei flussi concatenati, inclusi quelli dispersi.
Si definisca la corrente equivalente totale sugli assi a, b di statore:
𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓
Tenendo conto della seconda equazione elettrica, la corrente di statore effettivamente assorbita ai
morsetti vale:
𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠
𝐈𝐈𝑠𝑠 = 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 − 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 + essendo 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 = −
𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓
Il sistema di equazioni del motore può essere semplificato nel seguente modo:
𝑅𝑅
𝐕𝐕 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 + �1 + 𝑠𝑠 � 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟
� 𝑠𝑠 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 �
𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠
0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟
Il sistema così impostato consente di valutare la corrente totale equivalente di statore; è possibile
risalire, dalla corrente totale equivalente di statore, alla corrente di avvolgimento di statore, attraverso
una delle seguenti espressioni:
𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 𝐕𝐕𝑠𝑠 −𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 𝐕𝐕𝑠𝑠 +𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 ∙𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐈𝐈𝑠𝑠 = 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 + = 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 + =
𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 𝑅𝑅 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 +𝑅𝑅𝑠𝑠
�1+𝑅𝑅 𝑠𝑠 �∙𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓
𝑓𝑓𝑓𝑓
Le equazioni scalari della macchina a P coppie polari, riferite ad un sistema di assi fissi α, β di statore
sono espresse di seguito.
𝑣𝑣 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 + �1 + 𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 �𝑝𝑝𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 𝜆𝜆 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟
⎧ 𝑠𝑠𝑠𝑠 ⎧ 𝑠𝑠𝑠𝑠
⎪𝑣𝑣 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 + �1 + 𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 �𝑝𝑝𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 ⎪ 𝜆𝜆𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟
𝑠𝑠𝑠𝑠
⎨ 𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 ⎨𝜆𝜆𝑟𝑟𝛼𝛼 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠
⎪ ⎪𝜆𝜆 = 𝐿𝐿 𝑖𝑖 + 𝐿𝐿 𝑖𝑖
⎩ 𝑣𝑣𝑟𝑟𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 − 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑟𝑟𝑟𝑟 ⎩ 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑚𝑚 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠
𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 ⁄�1 + 𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝑣𝑣𝑠𝑠𝑠𝑠 ⁄�𝑅𝑅𝑠𝑠 + 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 � 𝑖𝑖𝑓𝑓𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 − 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠
� �
𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 = 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 ⁄�1 + 𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝑣𝑣𝑠𝑠𝑠𝑠 ⁄�𝑅𝑅𝑠𝑠 + 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 � 𝑖𝑖𝑓𝑓𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 − 𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠
A. Bilancio energetico
Il bilancio energetico e l’espressione della coppia possono essere ricavati in analogia a quanto già
visto in questo capitolo. Se si indica con Pa la potenza elettrica assorbita dal motore, in base alle
(IV.23), si ottengono i seguenti sviluppi:
𝑃𝑃𝑎𝑎 = 𝐕𝐕𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐕𝐕𝑓𝑓𝑒𝑒 × 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝐕𝐕𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 =
A. Cavagnino IV.30
Capitolo IV: Macchina ad induzione
𝑃𝑃𝑎𝑎 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝐈𝐈𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 × 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 +𝑅𝑅𝑟𝑟 𝐈𝐈𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟
2
𝑃𝑃𝑎𝑎 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 |𝐈𝐈𝑠𝑠 |2 + 𝑅𝑅𝑟𝑟 |𝐈𝐈𝑟𝑟 |2 + 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 �𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠 × 𝐈𝐈𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟 − 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 × 𝐈𝐈𝑟𝑟
Questa espressione del bilancio delle potenze consente di identificare i seguenti termini:
L’espressione della potenza meccanica e della coppia risultano formalmente identiche a quelle
ricavate nei precedenti casi. Ovviamente, con la comparsa delle perdite nel ferro nel bilancio di
potenze il valore istantaneo della coppia varia rispetto al caso di trascurare detta quota di perdita.
B. Regime sinusoidale
In regime sinusoidale a pulsazione ωe le (IV.23) risultano le seguenti:
𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝚲𝚲𝑠𝑠
𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 �
� 0 = 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 ∙ 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝚲𝚲𝑠𝑠 �
0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗(𝜔𝜔𝑒𝑒 − 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 )𝚲𝚲𝑟𝑟 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 �
e, sostituendo le espressioni dei flussi e introducendo il concetto di scorrimento 𝑠𝑠 = (𝜔𝜔𝑒𝑒 − 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 )⁄𝜔𝜔𝑒𝑒 :
𝐕𝐕𝑠𝑠 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 �
�0 = 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 ∙ 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 � + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 �
0 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ �𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑓𝑓𝑓𝑓 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 �
Il circuito equivalente che corrisponde a queste equazioni è il seguente:
Isf Ir
Vs Rfe Ife Lm Im
Fig. IV.16 - Circuito equivalente in regime sinusoidale con perdite nel ferro.
La posizione della resistenza delle perdite nel ferro a monte dell’induttanza di dispersione di statore
è giustificabile con il fatto che anche i flussi dispersi di statore contribuiscono a produrre perdite nel
ferro di dentatura.
A. Cavagnino IV.31
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Λp=Lm⋅Im
Lm
Im
Fig. IV.17 - Caratteristiche di saturazione del flusso principale del motore asincrono.
Per introdurre nel modello la dipendenza da Im della induttanza di magnetizzazione occorre elaborare
le prove a vuoto ed in cortocircuito del motore, in modo da presentare tale dipendenza attraverso una
approssimazione funzionale o sotto forma di tabella.
Tuttavia occorre tenere presente che, nel processo di integrazione delle equazioni del motore (4.24),
sono noti ad un certo istante i valori dei flussi totali di statore e di rotore Λs e Λr , mentre non sono
note la corrente magnetizzante né l’induttanza di magnetizzazione. Le equazioni magnetiche della
macchina risultano non lineari e di soluzione difficile o comunque dispendiosa.
Una tecnica approssimata, che consente di semplificare il problema della determinazione di Is e Ir a
partire dalla conoscenza di Λs e Λr, consiste nell’impiego, al generico passo di calcolo i, del valore
dell’induttanza di magnetizzazione Lm,i-1 ricavato al passo di calcolo precedente. In questa maniera
l’inversione delle equazioni magnetiche può aver luogo in modo semplice.
Partendo dalla sottostante espressione vettoriale dei flussi concatenati:
A. Cavagnino IV.32
Capitolo IV: Macchina ad induzione
2
|𝐈𝐈𝑚𝑚 | = �(𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 )2 + �𝑖𝑖𝑠𝑠𝑠𝑠 + 𝑖𝑖𝑟𝑟𝑟𝑟 � = √3𝐼𝐼𝑚𝑚,𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟𝑟
Un secondo metodo più rigoroso, che consente di risolvere correttamente e velocemente il sistema di
equazioni magnetiche non lineari, si basa sul seguente procedimento.
Si consideri la seguente espressione:
𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝚲𝚲𝑠𝑠 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝚲𝚲𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 (𝐈𝐈𝑠𝑠 + 𝐈𝐈𝑟𝑟 ) + (𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ) ∙ 𝐿𝐿𝑚𝑚 (𝐼𝐼𝑚𝑚 )𝐈𝐈𝑚𝑚 =
= 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚 + (𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ) ∙ 𝐿𝐿𝑚𝑚 (𝐼𝐼𝑚𝑚 ) ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚
Se si pone:
𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎
𝛼𝛼𝑠𝑠 = 𝛼𝛼𝑟𝑟 =
𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 +𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 +𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎
si può definire il seguente vettore di flusso Λ*, come combinazione lineare dei flussi totali di statore
e di rotore.
𝐿𝐿 ∙𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎
𝚲𝚲∗ = 𝛼𝛼𝑟𝑟 ∙ 𝚲𝚲𝑠𝑠 + 𝛼𝛼𝑠𝑠 ∙ 𝚲𝚲𝑟𝑟 = �(𝐿𝐿 𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 (𝐼𝐼𝑚𝑚 )� ∙ 𝐈𝐈𝑚𝑚
𝜎𝜎𝜎𝜎 +𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 )
In questa relazione si nota che la combinazione lineare dei vettori flusso concatenato di statore e
rotore secondo i coefficienti αr e αs , è rappresentata da un vettore la cui fase coincide con la fase
della corrente magnetizzante Im e il cui modulo dipende dal modulo della stessa corrente.
Dalle prove a vuoto ed in corto circuito del motore è possibile costruire per diversi valori di tensione
di alimentazione la Tabella IV.1, interpreta graficamente in Fig. IV.18. Per i dettagli della costruzione
della Tabella IV.1 si veda al paragrafo IV.12.
A. Cavagnino IV.33
Capitolo IV: Macchina ad induzione
TABELLA IV.1
RILIEVO DELLA SATURAZIONE MAGNETICA DEL FLUSSO PRINCIPALE
Im Lm |𝐈𝐈𝑚𝑚 | = √3 ∙ 𝐼𝐼𝑚𝑚 �𝚲𝚲𝑝𝑝 � = 𝐿𝐿𝑚𝑚 ∙ |𝐈𝐈𝑚𝑚 | |𝚲𝚲∗ | = 𝛼𝛼𝑟𝑟 ∙ 𝚲𝚲𝑠𝑠 + 𝛼𝛼𝑠𝑠 ∙ 𝚲𝚲𝑟𝑟
Im1 Lm1 √3 ∙ 𝐼𝐼𝑚𝑚1 Λp1 Λ*1
Im2 Lm2 √3 ∙ 𝐼𝐼𝑚𝑚2 Λp1 Λ*2
… … … … …
Imk Lmk √3 ∙ 𝐼𝐼𝑚𝑚𝑚𝑚 Λpk Λ*k
Λ*
αrΛs+αsΛr
Λp=Lm⋅Im
Lm
Lσr//Lσs Im
Im
Per costruire la tabella occorre tenere presente la differenza di valore che le correnti assumono nel
modello bifase, rispetto ai valori efficaci di fase della macchina reale. Infatti, in regime sinusoidale,
la relazione, che lega le grandezze elettriche efficaci di fase della macchina trifase, come tensioni,
correnti e flussi concatenati, ai valori massimi delle corrispondenti grandezze della macchina bifase,
è una relazione di proporzionalità secondo un coefficiente pari a √3.
La Tabella IV.1, così costruita, può utilmente essere impiegata nella soluzione delle equazioni
magnetiche della macchina. Il procedimento di calcolo può essere enucleato nel seguente modo:
3. Usando la tabella, si entri nella quarta colonna con la quantità Λ* e si ricavi dalla terza
colonna il valore di induttanza Lm corrispondente;
A. Cavagnino IV.34
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Prova a vuoto
La prova a vuoto della macchina consiste nella misura della corrente e della potenza elettrica assorbite
dalla macchina, quando essa sia alimentata con una tensione data e sia lasciata libera di ruotare alla
sua velocità di regime. Tale velocità è normalmente poco diversa dalla velocità di sincronismo poiché
A. Cavagnino IV.35
Capitolo IV: Macchina ad induzione
usualmente le coppie resistenti dovute ad attriti ed effetti ventilanti sono modeste. E' importante che
la terna di tensioni di alimentazione utilizzata sia simmetrica, infatti l'eventuale presenza di
componenti inverse può rendere molto più complesse le valutazioni dei parametri. Quando si vogliano
utilizzare i risultati della prova per ricavare informazioni sul comportamento del motore in condizioni
di flusso diverse da quelle nominali, la prova stessa va condotta anche per valori di tensione di
alimentazione diversi dalla tensione nominale.
Saturazione
Traferro precoce
Vs
Cava di rotore
Vc0 Is
Fig. IV.19 - Caratteristica V-I durante la prova a rotore bloccato per motori a cave chiuse.
A. Cavagnino IV.36
Capitolo IV: Macchina ad induzione
IR
VS Rfe ES Em Xm Vc0
Ife Im
Fig. IV.20 - Circuito equivalente monofase del motore asincrono utilizzato per l’elaborazione della
prova a vuoto e prova a rotore bloccato.
A. Prova a vuoto
La porzione di circuito equivalente interessato dalla prova a vuoto è illustrato nella figura seguente.
PjS
Pmec+fe
RS XσS ImR=I
I0
IR≈0 Pmec+fe
Pfe
P0 Pfe Pmec
Rfe ES0 Em Xm
V0
Ife Im Pmec
Vnom V0
A. Cavagnino IV.37
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Dalla prova a vuoto dovranno innanzitutto essere distinte nella potenza misurata le perdite resistive
nei conduttori di statore (PjS) dalle perdite meccaniche e nel ferro quindi dovranno essere isolate, ad
esempio attraverso un idoneo processo di estrapolazione, le perdite nel ferro Pfe. Per poter
efficacemente estrapolare la curva delle potenze è necessario che le misure condotte sul motore
funzionante a vuoto siano estese a valori molto bassi di tensione. La quota Pfe così isolata rappresenta
le perdite nel ferro convenzionali del motore. In realtà la quota Pfe contiene al suo interno oltre alle
vere perdite nel ferro anche quote di potenza meccanica e di dissipazione nei conduttori di rotore.
Tuttavia, data la semplicità del modello la definizione convenzionale potrà essere ritenuta valida. Il
risultato di questa prima elaborazione consente pertanto di costruire la Tabella IV.2, in grado di
descrivere la dipendenza del termine Pfe dalla tensione di alimentazione.
𝑃𝑃𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚+𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝑃𝑃0 − 3𝑅𝑅𝑠𝑠 𝐼𝐼02
TABELLA IV.2
ELABORAZIONE PRELIMINARE DELLA PROVA A VUOTO
V0 P0 I0 Pfe = P0-3RSI02-Pmec
V01 P01 I01 Pfe1
V02 P02 I02 Pfe2
… … … …
𝐸𝐸𝑠𝑠0 = �(𝑉𝑉0 − 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝐼𝐼0 cos 𝜑𝜑0 )2 + (𝑅𝑅𝑠𝑠 𝐼𝐼0 sin 𝜑𝜑0 )2
ϕ0
e conseguentemente si possono valutare i seguenti parametri e le I0
seguenti grandezze del circuito equivalente:
2
𝐸𝐸𝑠𝑠0 𝐸𝐸𝑠𝑠0 𝐸𝐸𝑠𝑠0
𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 = 3 𝐼𝐼𝑓𝑓𝑓𝑓 = 𝐼𝐼𝑚𝑚 = �𝐼𝐼02 − 𝐼𝐼𝑓𝑓𝑓𝑓
2
𝑋𝑋𝑠𝑠 = 𝑋𝑋𝑚𝑚 + 𝑋𝑋𝜎𝜎𝜎𝜎 =
𝑃𝑃𝑓𝑓𝑓𝑓 𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 𝐼𝐼𝑚𝑚
La tabella IV.2 può essere completata con le ulteriori colonne, come indicato in Tabella IV.3.
A. Cavagnino IV.38
Capitolo IV: Macchina ad induzione
TABELLA IV.3
ELABORAZIONE INTERMEDIA DELLA PROVA A VUOTO
Fig. IV.21 - Andamento tipico dei valori di Rfe e XS per un motore di normale impiego industriale.
Dalla sola prova a vuoto non è possibile separare il termine di induttanza di dispersione dal termine
di induttanza di magnetizzazione. Tale prova è in grado di fornire esclusivamente il valore
dell’induttanza totale di statore XS. Si deve osservare che sia il valore della resistenza rappresentativa
delle perdite nel ferro, sia, soprattutto, il valore di XS sono fortemente influenzati dalla non linearità
magnetica e pertanto i rispettivi valori sono variabili con la tensione di alimentazione. In Fig. IV.21
è riportato un andamento tipico dei valori di Rfe e XS per un motore di normale impiego industriale.
In assenza di altre informazioni e con una certa approssimazione, per altro non molto influente sulle
caratteristiche elettromeccaniche della macchina, si potrà ritenere:
A. Cavagnino IV.39
Capitolo IV: Macchina ad induzione
IR
Vc Rfe ES Em Xm Vc0
Ife Im
1 1 𝑋𝑋𝑐𝑐𝑐𝑐
𝑋𝑋𝜎𝜎𝜎𝜎 = 𝑋𝑋𝜎𝜎𝜎𝜎 ≈ 𝑋𝑋𝑐𝑐𝑐𝑐 ⇒ 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ≈
2 2 𝜔𝜔𝑒𝑒
𝑋𝑋𝑚𝑚
𝑋𝑋𝑚𝑚 = 𝑋𝑋𝑠𝑠 − 𝑋𝑋𝜎𝜎𝜎𝜎 ⇒ 𝐿𝐿𝑚𝑚 =
𝜔𝜔𝑒𝑒
TABELLA IV.4
ELABORAZIONE FINALE DELLA PROVA A VUOTO
A. Cavagnino IV.40
Capitolo IV: Macchina ad induzione
Sezione 1:
Sezione 3:
𝐸𝐸𝑠𝑠2 𝑆𝑆3
𝑃𝑃3 = 𝑃𝑃2 − 3 𝑄𝑄3 = 𝑄𝑄2 𝑆𝑆3 = �𝑃𝑃32 + 𝑄𝑄32 𝑉𝑉3 = 𝑉𝑉2 = 𝐸𝐸𝑠𝑠 𝐼𝐼𝑠𝑠∗ = 𝐼𝐼3 =
𝑅𝑅𝑓𝑓𝑓𝑓 3𝐼𝐼3
Si noti che il valore di Rfe deve essere desunto dalla Tabella IV.3 per interpolazione delle colonne
ES0, Rfe in corrispondenza del valore di ES calcolato nella sezione 2.
Sezione 4:
𝑆𝑆4
𝐼𝐼4 = 𝐼𝐼3 = 𝐼𝐼𝑠𝑠∗ 𝑃𝑃4 = 𝑃𝑃3 𝑄𝑄4 = 𝑄𝑄3 − 3𝑋𝑋𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐼𝐼42 𝑆𝑆4 = �𝑃𝑃42 + 𝑄𝑄42 𝐸𝐸𝑚𝑚 = 𝑉𝑉4 =
3𝐼𝐼4
Sezione 5:
2
𝐸𝐸𝑚𝑚 𝑆𝑆5
𝑃𝑃5 = 𝑃𝑃4 𝑄𝑄5 = 𝑄𝑄4 − 3 𝑆𝑆5 = �𝑃𝑃52 + 𝑄𝑄52 𝑉𝑉5 = 𝑉𝑉4 = 𝑉𝑉𝑚𝑚 𝐼𝐼𝑟𝑟 = 𝐼𝐼5 =
𝑋𝑋𝑚𝑚 3𝑉𝑉5
dove il valore di Xm deve essere desunto dalla tabella IV.4 per interpolazione delle colonne Em, Xm
in corrispondenza del valore di Em calcolato nella Sezione 4.
A questo punto possono essere determinati i due coefficienti restanti RR e XσR:
𝑃𝑃5 𝑄𝑄5 −3𝑉𝑉𝑐𝑐0 𝐼𝐼5
𝑅𝑅𝑟𝑟 = 𝑋𝑋𝜎𝜎𝜎𝜎 =
3𝐼𝐼52 3𝐼𝐼52
Per la costruzione della Tabella IV.1 necessaria per risolvere il modello dinamico in presenza di
saturazione, i valori del modulo del vettore flusso Λ*, da associare ai valori di induttanza di
magnetizzazione, devono essere calcolati in accordo alla seguente relazione:
1 1
|𝚲𝚲∗ | = √3𝐼𝐼𝑚𝑚 � 𝐿𝐿𝑐𝑐𝑐𝑐 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 � = |𝐈𝐈𝑚𝑚 | ∙ � 𝐿𝐿𝑐𝑐𝑐𝑐 + 𝐿𝐿𝑚𝑚 �
4 4
A. Cavagnino IV.41
Capitolo IV: Macchina ad induzione
A. Cavagnino IV.42
Capitolo V: La macchina sincrona
Capitolo V
La macchina sincrona
ir
vr
q
is2
vs2
2 vs3 3
is3
A. Cavagnino V.1
Capitolo V: La macchina sincrona
Verrà infine particolarmente analizzato il modello di macchine in cui l’eccitazione sia prodotta da
magneti permanenti.
Nella trattazione verrà impiegata la seguente terminologia:
1, 2, 3: indici identificativi delle 3 fasi di statore;
d, q: indici identificativi degli assi di simmetria di rotore;
r: indice identificativo dell’avvolgimento rotore;
α: angolo di traferro;
P: numero di coppie polari degli avvolgimenti;
n(α): densità di conduttori di un avvolgimento;
N(α): distribuzione progressiva dei conduttori di un avvolgimento;
lt (α): spessore di traferro;
µ0: permeabilità dell’aria;
R: raggio di traferro;
L: lunghezza attiva dei conduttori;
θ: sfasamento spaziale tra asse 1 di statore e asse d di rotore.
A. Cavagnino V.2
Capitolo V: La macchina sincrona
Come indicato al Capitolo I, la natura della macchina elettrica risiede nelle equazioni magnetiche e,
pertanto, si devono esplicitare le auto e mutue induttanze tra gli avvolgimenti. Il procedimento di
calcolo di detti coefficienti per strutture anisotrope è già stato discusso al Capitolo II e qui di seguito
brevemente riconsiderato con una formulazione leggermente diversa.
1 2𝜋𝜋
𝑁𝑁𝑠𝑠2 (𝛼𝛼) = 𝑁𝑁𝑠𝑠 cos �𝛼𝛼 − �
2 3
1 4𝜋𝜋
𝑁𝑁𝑠𝑠3 (𝛼𝛼) = 𝑁𝑁𝑠𝑠 cos �𝛼𝛼 − �
2 3
1
𝑁𝑁𝑟𝑟 (𝛼𝛼, 𝜃𝜃) = 𝑁𝑁𝑟𝑟 cos(𝛼𝛼 − 𝜃𝜃)
2
ove gli angoli α e θ vengono misurati a partire dall’asse di simmetria dell’avvolgimento 1, che viene
quindi preso come riferimento. I valori Ns ed Nr sono rappresentativi del numero di spire degli
avvolgimenti di statore e rotore, equivalenti ai fini della distribuzione fondamentale di f.m.m.
Sulla base di quanto visto al Capitoli II, la distribuzione della caduta di tensione magnetica prodotta
dagli avvolgimenti di statore e di rotore al traferro della macchina è, quindi, rappresentabile nella
seguente forma:
𝐴𝐴(𝛼𝛼, 𝜃𝜃) = 𝑁𝑁𝑠𝑠1 (𝛼𝛼)𝑖𝑖𝑠𝑠1 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 (𝛼𝛼)𝑖𝑖𝑠𝑠2 + 𝑁𝑁𝑠𝑠3 (𝛼𝛼)𝑖𝑖𝑠𝑠3 + 𝑁𝑁𝑟𝑟 (𝛼𝛼, 𝜃𝜃)𝑖𝑖𝑟𝑟 (V.2)
A. Cavagnino V.3
Capitolo V: La macchina sincrona
distribuzione di induzione, che possa poi essere facilmente impiegata per il calcolo dei coefficienti di
accoppiamento, viene considerato lo sviluppo in serie di Fourier dell’inverso della lunghezza di
traferro, arrestato alla prima armonica utile.
1
𝑔𝑔(𝛼𝛼, 𝜃𝜃) = = 𝑔𝑔𝑖𝑖 + 𝑔𝑔𝑎𝑎 cos 2(𝛼𝛼 − 𝜃𝜃) + ⋯ (V.3)
𝑙𝑙𝑡𝑡 (𝛼𝛼,𝜃𝜃)
Il termine gi indica il valore medio di 1/lt mentre il termine ga stabilisce il grado di anisotropia della
macchina. La distribuzione di induzione, generata al traferro da tutti gli avvolgimenti della macchina,
assume la seguente formulazione:
𝐴𝐴(𝛼𝛼,𝜃𝜃)
𝐵𝐵(𝛼𝛼, 𝜃𝜃) = 𝜇𝜇0 = 𝜇𝜇0 𝐴𝐴(𝛼𝛼, 𝜃𝜃) ∙ [𝑔𝑔𝑖𝑖 + 𝑔𝑔𝑎𝑎 cos 2(𝛼𝛼 − 𝜃𝜃) + ⋯]
𝑙𝑙𝑡𝑡 (𝛼𝛼,𝜃𝜃)
e l’espressione del flusso concatenato con un generico avvolgimento j la cui posizione è dislocata di
un angolo β rispetto all’origine, è data da:
2𝜋𝜋
𝜆𝜆𝑗𝑗 (𝜃𝜃) = 𝜇𝜇0 𝑅𝑅𝑅𝑅 ∫0 𝐴𝐴(𝛼𝛼, 𝜃𝜃) ∙ [𝑔𝑔𝑖𝑖 + 𝑔𝑔𝑎𝑎 cos 2(𝛼𝛼 − 𝜃𝜃) + ⋯] ∙ 𝑁𝑁𝑗𝑗 (𝛼𝛼, 𝛽𝛽)𝑑𝑑𝑑𝑑 (V.4)
Per ottenere un’espressione generale del coefficiente di auto e mutuo accoppiamento principale
dei quattro avvolgimenti della macchina, si considerino due avvolgimenti caratterizzati dalle seguenti
distribuzioni progressive di conduttori:
1
𝑁𝑁𝑗𝑗 (𝛼𝛼) = 𝑁𝑁1 cos(𝛼𝛼 − 𝛽𝛽)
2
1
𝑁𝑁𝑘𝑘 (𝛼𝛼) = 𝑁𝑁2 cos(𝛼𝛼 − 𝛾𝛾)
2
Il coefficiente di mutua induttanza tra due avvolgimenti generici j, k della macchina è dato dalla
seguente relazione generale (vedi parte di Costruzioni Elettromeccaniche):
2𝜋𝜋 𝑁𝑁𝑘𝑘 (𝛼𝛼)∙𝑁𝑁𝑗𝑗 (𝛼𝛼)
𝑀𝑀𝑗𝑗𝑗𝑗 (𝜃𝜃) = 𝜇𝜇0 𝑅𝑅𝑅𝑅 ∫0 𝑑𝑑𝑑𝑑
𝑙𝑙𝑡𝑡 (𝛼𝛼,𝜃𝜃)
2𝜋𝜋
𝜇𝜇0 𝑁𝑁1 𝑁𝑁2 𝑔𝑔𝑖𝑖 ∫0 cos(𝛼𝛼 − 𝛽𝛽) cos(𝛼𝛼 − 𝛾𝛾) 𝑑𝑑𝑑𝑑 +
𝑀𝑀𝑗𝑗𝑗𝑗 (𝜃𝜃) = 𝑅𝑅𝑅𝑅 � 2𝜋𝜋 �
4
𝑔𝑔𝑎𝑎 ∫0 cos(𝛼𝛼 − 𝛽𝛽) cos(𝛼𝛼 − 𝛾𝛾) cos 2(𝛼𝛼 − 𝜃𝜃) 𝑑𝑑𝑑𝑑
Dalle formule sopra illustrate deriva la seguente espressione generale per il coefficiente di
accoppiamento:
𝜋𝜋 1
𝑀𝑀𝑗𝑗𝑗𝑗 (𝜃𝜃) = 𝜇𝜇0 𝑁𝑁1 𝑁𝑁2 𝑅𝑅𝑅𝑅 �𝑔𝑔𝑖𝑖 cos(𝛾𝛾 − 𝛽𝛽) + 𝑔𝑔𝑎𝑎 cos(2𝜃𝜃 − 𝛾𝛾 − 𝛽𝛽)� (V.5)
4 2
A. Cavagnino V.4
Capitolo V: La macchina sincrona
Sulla base della (V.5), i coefficienti di auto e mutua induttanza degli avvolgimenti sono composti da
due contributi:
• un termine dipendente dal traferro medio della macchina e indipendente dalla posizione del
rotore (mutua induttanza isotropa)
• un termine dipendente dall’anisotropia geometrica e dalla posizione del rotore (mutua
induttanza anisotropa)
Nella successiva trattazione sarà utile introdurre le seguenti definizioni di coefficienti di permeanza
della macchina sincrona:
𝜋𝜋
𝑚𝑚𝑖𝑖 = 𝜇𝜇0 𝑅𝑅𝑅𝑅 ∙ 𝑔𝑔𝑖𝑖 permeanza media;
4
𝜋𝜋
𝑚𝑚𝑎𝑎 = 𝜇𝜇0 𝑅𝑅𝑅𝑅 ∙ 𝑔𝑔𝑎𝑎 semi-oscillazione di permeanza dovuta all’anisotropia;
8
𝑚𝑚𝑑𝑑 = 𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 permeanza in asse diretto;
𝑚𝑚𝑞𝑞 = 𝑚𝑚𝑖𝑖 − 𝑚𝑚𝑎𝑎 permeanza in quadratura.
1
d
θ
2π/3
2 3
4π/3
Si scelga come asse di riferimento per gli sfasamenti l’asse di simmetria dell’avvolgimento 1. A
questo punto risultano determinati gli angoli γ e β. I coefficienti di auto e mutua induttanza dei diversi
avvolgimenti di statore, dovuti al flusso principale e deducibili dalla (V.6), sono riepilogati in
Tabella V.1.
A. Cavagnino V.5
Capitolo V: La macchina sincrona
Tabella V.1
COEFFICIENTI DI ACCOPPIAMENTO STATORE-STATORE
Indici avvolgimento β γ Mutua induttanza
1 1 0 0 𝑁𝑁𝑠𝑠2 {𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 cos(2𝜃𝜃)}
1 2𝜋𝜋
1 2 0 2π/3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 �− 𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − ��
2 3
1 4𝜋𝜋
1 3 0 4π/3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 �− 𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − ��
2 3
4𝜋𝜋
2 2 2π/3 2π/3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 �𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − ��
3
1
2 3 2π/3 4π/3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 �− 𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 cos(2𝜃𝜃)�
2
2𝜋𝜋
3 3 4π/3 4π/3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 �𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − ��
3
𝑠𝑠𝑠𝑠
La matrice 𝐌𝐌123 che compare nelle (V.1) può essere spezzata nella somma delle seguenti due matrici:
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
la matrice 𝐌𝐌123,𝑖𝑖 (ovvero la matrice isotropa dovuta alla permeanza media mi ) e la matrice 𝐌𝐌123,𝑎𝑎
che descrive l’anisotropa dovuta all’oscillazione di permeanza ma. Tali matrici sono qui di seguito
scritte in dettaglio.
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌123 = 𝐌𝐌123,𝑖𝑖 + 𝐌𝐌123,𝑎𝑎
1 1
1 − −
2 2
1 1�
𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌123,𝑖𝑖 = 𝑀𝑀𝑖𝑖 ∙ ��− 2 1 − �
2
ove 𝑀𝑀𝑖𝑖 = 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑖𝑖
1 1
− − 1
2 2
2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
cos(2𝜃𝜃) cos �2𝜃𝜃 − � cos �2𝜃𝜃 − �
3 3
Siano Nr le spire dell’avvolgimento di eccitazione di rotore. In questo caso gli angoli β rappresentano
la posizione dei tre assi di statore e l’angolo γ risulta uguale a θ; pertanto la (V.5) può essere scritta
nella seguente forma:
𝜋𝜋 1
𝑀𝑀𝑗𝑗𝑗𝑗 (𝜃𝜃) = 𝜇𝜇0 𝑅𝑅𝑅𝑅 ∙ 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ �𝑔𝑔𝑖𝑖 + 𝑔𝑔𝑎𝑎 � cos(𝜃𝜃 − 𝛽𝛽) = 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 cos(𝜃𝜃 − 𝛽𝛽)= (V.7)
4 2
A. Cavagnino V.6
Capitolo V: La macchina sincrona
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟
Le matrici 𝐌𝐌123 e 𝐌𝐌123 risultano una la trasposta dell’altra e assumono la seguente formulazione
matriciale:
cos(𝜃𝜃)
2𝜋𝜋
𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌123 𝑟𝑟𝑟𝑟 )𝑡𝑡
= (𝐌𝐌123 = 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ ∙ �cos �𝜃𝜃 − 3
�� ove 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ = 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑
4𝜋𝜋
cos �𝜃𝜃 − �
3
In base alla (V.5) e tenendo presente che, per l’avvolgimento di rotore, gli angoli β e γ sono entrambi
uguali a θ si ottiene:
𝑟𝑟𝑟𝑟 𝜋𝜋 1
𝐌𝐌123 = 𝑀𝑀𝑟𝑟 = 𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 = 𝜇𝜇0 𝑅𝑅𝑅𝑅 ∙ 𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙ �𝑔𝑔𝑖𝑖 + 𝑔𝑔𝑎𝑎 � (V.8)
4 2
Coefficienti di dispersione
I flussi dispersi di statore e di rotore dipendono dalle singole correnti degli avvolgimenti e pertanto
le matrici di induttanza si presentano nella tipica forma diagonale unitaria, che, nel caso dell’unico
avvolgimento di rotore degenera nell’elemento stesso.
A. Cavagnino V.7
Capitolo V: La macchina sincrona
1 0 0
𝐋𝐋𝑠𝑠𝜎𝜎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ �0 1 0� 𝐋𝐋𝑟𝑟𝜎𝜎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ |1|
0 0 1
Si può ora osservare che tra le grandezze 𝑀𝑀𝑖𝑖 , 𝑀𝑀𝑎𝑎 , 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ ed 𝑀𝑀𝑟𝑟 esiste la relazione:
Essa risulta massima per θ = 0° (asse d allineato con l’asse magnetico della fase considerata):
𝐿𝐿1𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝑠𝑠1 + 𝑀𝑀𝑖𝑖 + 𝑀𝑀𝑎𝑎 ;
mentre risulta minima per θ = 90° (asse d perpendicolare con l’asse magnetico della fase considerata):
𝐿𝐿1𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝑠𝑠1 + 𝑀𝑀𝑖𝑖 − 𝑀𝑀𝑎𝑎 ;
Si definiscono:
- auto induttanza di fase in asse diretto: 𝑀𝑀𝑑𝑑 = 𝑀𝑀𝑖𝑖 + 𝑀𝑀𝑎𝑎 = 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑
- auto induttanza di fase in quadratura: 𝑀𝑀𝑞𝑞 = 𝑀𝑀𝑖𝑖 − 𝑀𝑀𝑎𝑎 = 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑞𝑞
Mentre i coefficienti 𝑀𝑀𝑖𝑖 e 𝑀𝑀𝑎𝑎 possono essere considerati sostanzialmente coefficienti di comodo per
descrivere l’effetto dell’onda di permeanza sui mutui accoppiamenti di statore, i coefficienti induttivi
𝑀𝑀𝑑𝑑 e 𝑀𝑀𝑞𝑞 rappresentano delle induttanze fisiche: sono infatti le autoinduttanze principali (e di
fondamentale) di una fase di statore quando uno dei due assi di simmetria del rotore è allineato con
l’asse magnetico della fase considerata.
A. Cavagnino V.8
Capitolo V: La macchina sincrona
Prima di procedere ad ulteriori sviluppi si riassumono le equazioni della macchina sincrona trifase
anisotropa, prima di applicare le opportune trasformazioni.
Equazioni elettriche:
𝑣𝑣𝑠𝑠1 𝑅𝑅𝑠𝑠 0 0 0 𝑖𝑖𝑠𝑠1 𝜆𝜆𝑠𝑠1
𝑣𝑣𝑠𝑠2 0 𝑅𝑅𝑠𝑠 0 0 𝑖𝑖 𝜆𝜆
�𝑣𝑣 � = � � ∙ � 𝑠𝑠2 � + 𝑝𝑝 � 𝑠𝑠2 �
𝑠𝑠3 0 0 𝑅𝑅𝑠𝑠 0 𝑖𝑖𝑠𝑠3 𝜆𝜆𝑠𝑠3
𝑣𝑣𝑟𝑟 0 0 0 𝑅𝑅𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑟𝑟
Equazioni magnetiche
𝜆𝜆𝑠𝑠1 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 0 0 0 𝑖𝑖𝑠𝑠1 𝑀𝑀𝑖𝑖 − 𝑀𝑀𝑖𝑖 ⁄2 − 𝑀𝑀𝑖𝑖 ⁄2 0 𝑖𝑖𝑠𝑠1
𝜆𝜆𝑠𝑠2 0 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 0 0 𝑖𝑖 − 𝑀𝑀𝑖𝑖 ⁄2 𝑀𝑀𝑖𝑖 − 𝑀𝑀𝑖𝑖 ⁄2 0 𝑖𝑖𝑠𝑠2
� �=� � ∙ � 𝑠𝑠2 � + � �∙� �+
𝜆𝜆𝑠𝑠3 0 0 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 0 𝑖𝑖𝑠𝑠3 − 𝑀𝑀𝑖𝑖 ⁄2 − 𝑀𝑀𝑖𝑖 ⁄2 𝑀𝑀𝑖𝑖 0 𝑖𝑖𝑠𝑠3
𝜆𝜆𝑟𝑟 0 0 0 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝑖𝑖𝑟𝑟 0 0 0 𝑀𝑀𝑟𝑟 𝑖𝑖𝑟𝑟
2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
𝑀𝑀𝑎𝑎 cos(2𝜃𝜃) 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − � 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − � 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ cos(𝜃𝜃)
3 3
�𝑀𝑀 cos �2𝜃𝜃 − 2𝜋𝜋� 𝑖𝑖𝑠𝑠1
��
4𝜋𝜋 2𝜋𝜋
𝑎𝑎 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − � 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos(2𝜃𝜃) 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ cos �𝜃𝜃 −
𝑖𝑖𝑠𝑠2
3 3 3
+ ∙ � �
𝑀𝑀𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − � 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ cos �𝜃𝜃 − �� 𝑖𝑖𝑠𝑠3
4𝜋𝜋 2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
� 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − 3
� 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos(2𝜃𝜃)
3 3 𝑖𝑖𝑟𝑟
2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
𝑀𝑀𝑑𝑑∗ cos(𝜃𝜃) 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ cos �𝜃𝜃 − � ∗
𝑀𝑀𝑑𝑑 cos �𝜃𝜃 − � 0
3 3
ove
𝑀𝑀𝑖𝑖 = 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑖𝑖 𝑀𝑀𝑎𝑎 = 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑎𝑎 𝑀𝑀𝑑𝑑∗ = 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑎𝑎 𝑀𝑀𝑟𝑟 = 𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑
A. Cavagnino V.9
Capitolo V: La macchina sincrona
Fig. V.3 - Effetti dell’onda di riluttanza sulle linee di campo e sulle distribuzioni fondamentali di
induzione al traferro (sinusoidi tratteggiate) generate da una spira diametrale (Icava costante).
Grazie alla Fig. V.4 è possibile osservare come negli istanti di tempo nei quali il rotore non si trova
in una posizione di simmetria rispetto all’asse magnetico dell’avvolgimento di statore, quest’ultimo
concatena meno flusso di fondamentale (il vettore spaziale Φ1) rispetto a quello da lui effettivamente
generato (il vettore spaziale Φ*). Si noti inoltre che nell’ambito delle ipotesi di validità del modello
dinamico, le armoniche spaziali dell’induzione non vengono concatenate dagli avvolgimenti di
statore essendo quest’ultimi a distribuzione sinusoidale.
Fase 1
Asse d Ns⋅ia
Φ*
Fmmd
Φd Φ1
θ
Fmmq
Φq
Asse q
A. Cavagnino V.10
Capitolo V: La macchina sincrona
I coefficienti induttivi Md e Mq sono gli stessi definiti a pag. V.8 ed assumono un significato fisico.
Essi rappresentano infatti l’auto induttanza principale di una fase quando l’asse d (o l’asse q) è
allineato all’asse magnetico della fase stessa. Nel caso si macchine sincrone isotrope si vede subito
che:
𝑁𝑁𝑠𝑠2
ℜ𝑒𝑒𝑒𝑒_𝑑𝑑 = ℜ𝑒𝑒𝑒𝑒_𝑞𝑞 = ℜ𝑡𝑡 ⇔ 𝑀𝑀11 =
ℜ𝑡𝑡
Ricordando che:
1 1
𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 2 𝜃𝜃 = ∙ (1 + 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 2𝜃𝜃); 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠2 𝜃𝜃 = ∙ (1 − 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 2𝜃𝜃)
2 2
l’auto induttanza M11 può essere convenientemente riscritta introducendo i coefficienti di comodo
Mi e Ma nella seguente forma:
𝑀𝑀𝑑𝑑 +𝑀𝑀𝑞𝑞 𝑀𝑀𝑑𝑑 −𝑀𝑀𝑞𝑞
𝑀𝑀11 = + 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 2𝜃𝜃 = 𝑀𝑀𝑖𝑖 + 𝑀𝑀𝑎𝑎 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 2𝜃𝜃
2 2
L’equazione precedente corrisponde al coefficiente già riportato a pagina V.8 ed a quello calcolabile
tramite l’equazione (II.24), poste che ψ = θ.
Come ulteriore sviluppo si calcola la mutua induttanza tra l’avvolgimento 2 e l’avvolgimento 1
partendo dalle proiezioni del vettore dei flussi Φd e Φq sull’asse magnetico della fase 2. Gli angoli
necessari per il calcolo delle proiezioni sono riportati nello schema seguente.
A. Cavagnino V.11
Capitolo V: La macchina sincrona
Fase 1
Asse d Ns⋅ia
Fmmd
Φd
θ Fmmq
120°-θ Φq θ - 30°
Fase 2
θ - 30°
Asse q
2𝜋𝜋 𝜋𝜋
𝛷𝛷21 = 𝛷𝛷𝑑𝑑 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 � − 𝜃𝜃� + 𝛷𝛷𝑞𝑞 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 �𝜃𝜃 − �
3 6
𝜋𝜋
Osservando che 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐(𝛼𝛼) = 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐(−𝛼𝛼) e che 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐(𝛼𝛼) = 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 �𝛼𝛼 − � i flusso concatenato con la fase 2
2
risulta:
𝑁𝑁𝑠𝑠2 𝑖𝑖1 2𝜋𝜋 𝑁𝑁𝑠𝑠2 𝑖𝑖1 2𝜋𝜋
𝜆𝜆21 = 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 𝜃𝜃 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 � − 𝜃𝜃� − 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 𝜃𝜃 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 � − 𝜃𝜃�
ℜ𝑒𝑒𝑒𝑒_𝑑𝑑 3 ℜ𝑒𝑒𝑒𝑒_𝑞𝑞 3
1
𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑎𝑎 ∙ 𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠𝑠 𝛽𝛽 = − [𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐(𝛼𝛼 + 𝛽𝛽) + 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐(𝛼𝛼 − 𝛽𝛽)]
2
si ottiene l’espressione:
1 𝑀𝑀𝑑𝑑 +𝑀𝑀𝑞𝑞 𝑀𝑀𝑑𝑑 −𝑀𝑀𝑞𝑞 2𝜋𝜋 𝑀𝑀𝑖𝑖 2𝜋𝜋
𝑀𝑀21 = − + cos �2𝜃𝜃 − �=− + 𝑀𝑀𝑎𝑎 cos �2𝜃𝜃 − �
2 2 2 3 2 3
Anche in questo caso si è ottenuta la stessa espressione della mutua induttanza tra la fase 2 e la fase 1
presentata a pag. V.9 oppure a pag. II.17 se nell’equazione (II.25) si pone:
2𝜋𝜋
𝛿𝛿 =
3
4𝜋𝜋 (1)
𝜓𝜓 =
3
2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
1
Si ricorda che cos �2𝜃𝜃 − � = cos �2𝜃𝜃 + �
3 3
A. Cavagnino V.12
Capitolo V: La macchina sincrona
�2⁄3 0 1⁄√3
𝐓𝐓0−1 = 𝐓𝐓0𝑡𝑡 = �−1⁄√6 1⁄√2 1⁄√3�
−1⁄√6 − 1⁄√2 1⁄√3
La trasformazione delle equazioni elettriche e magnetiche avviene con la stessa logica di quella vista
al capitolo precedente.
Trasformazione delle equazioni elettriche:
𝐓𝐓 ∙ 𝐕𝐕 𝑠𝑠 = 𝑅𝑅 ∙ 𝐓𝐓 ∙ 𝐈𝐈 𝑠𝑠 + 𝑝𝑝(𝐓𝐓0 ∙ 𝚲𝚲𝑠𝑠123 )
� 0 123 𝑟𝑟 𝒔𝒔 0 123
𝐕𝐕 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈 𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟
Trasformazione delle equazioni magnetiche:
Si osservi che:
- le grandezze di rotore non vengono modificate;
- La matrice 𝐓𝐓0 può essere commutata con l’operatore di derivata, in quanto i suoi elementi sono
costanti nel tempo.
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟
- Le matrici trasformate 𝐓𝐓0 ∙ 𝐌𝐌123 e 𝐌𝐌123 ∙ 𝐓𝐓0𝑡𝑡 risultano ancora l’una la trasposta dell’altra,
grazie alla ortonormalità della matrice 𝐓𝐓0 .
Si indichino con i pedici ab0 le grandezze di statore trasformate. Le equazioni elettriche e magnetiche
sopra riportate possono essere riscritte nella nuova base di riferimento:
𝐕𝐕 𝑠𝑠 = 𝑅𝑅 ∙ 𝐈𝐈 𝑠𝑠 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑠𝑠𝑎𝑎𝑎𝑎0
� 𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑟𝑟 𝒔𝒔 𝑎𝑎𝑎𝑎0
𝐕𝐕 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝐈𝐈 𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝚲𝚲𝑟𝑟
𝚲𝚲𝑠𝑠 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0
𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎𝑎 𝑠𝑠
∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑠𝑠𝑠𝑠
+ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 ∙ 𝐈𝐈 𝑟𝑟
� 𝑎𝑎𝑎𝑎0𝑟𝑟 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑠𝑠 𝑟𝑟𝑟𝑟
𝚲𝚲 = 𝐋𝐋𝑟𝑟𝜎𝜎 ∙ 𝐈𝐈 𝑟𝑟 + 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 ∙ 𝐈𝐈𝑎𝑎𝑎𝑎0 + 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 ∙ 𝐈𝐈 𝑟𝑟
A. Cavagnino V.13
Capitolo V: La macchina sincrona
1 0 0
𝑠𝑠𝑠𝑠 3
𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0,𝑖𝑖 = 𝑀𝑀𝑖𝑖 ∙ �0 1 0�
2
0 0 0
𝑠𝑠𝑠𝑠
La matrice 𝐌𝐌123,𝑎𝑎 è assimilabile ad una matrice a tre elementi a, b, c (tali che a+b+c=0) a simmetria
ciclica sinistrorsa:
2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
cos(2𝜃𝜃) cos �2𝜃𝜃 − � cos �2𝜃𝜃 − �
3 3 𝑎𝑎 𝑏𝑏 𝑐𝑐
= 𝑀𝑀𝑎𝑎 ∙ ��cos �2𝜃𝜃 − � cos �2𝜃𝜃 − �=�
𝑠𝑠𝑠𝑠 2𝜋𝜋 4𝜋𝜋
𝐌𝐌123,𝑎𝑎 � cos(2𝜃𝜃) � 𝑏𝑏 𝑐𝑐 𝑎𝑎�
3 3
4𝜋𝜋 2𝜋𝜋 𝑐𝑐 𝑎𝑎 𝑏𝑏
cos �2𝜃𝜃 − � cos(2𝜃𝜃) cos �2𝜃𝜃 − �
3 3
�2⁄3 −1⁄√6 −1⁄√6 𝑎𝑎 ∙ �3⁄2 (𝑏𝑏 − 𝑐𝑐)⁄√2 0 𝑎𝑎 ∙ 3�2 (𝑏𝑏 − 𝑐𝑐) ∙ √3�2 0
� 0 1⁄√2 − 1⁄√2� ∙ �𝑏𝑏 ∙ �3⁄2 (𝑐𝑐 − 𝑎𝑎)⁄√2 0� = �
(𝑏𝑏 − 𝑐𝑐) ∙ √3�2
�
−𝑎𝑎 ∙ 3�2 0
1⁄√3 1⁄√3 1⁄√3 𝑐𝑐 ∙ �3⁄2 (𝑎𝑎 − 𝑏𝑏)⁄√2 0 0 0 0
Sostituendo ad a, b, c i termini della matrice originaria si ottiene:
cos(2𝜃𝜃) sin(2𝜃𝜃) 0
𝑠𝑠𝑠𝑠 3
𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0,𝑎𝑎 = 𝑀𝑀𝑎𝑎 ∙ � sin(2𝜃𝜃) − cos(2𝜃𝜃) 0�
2
0 0 0
A. Cavagnino V.14
Capitolo V: La macchina sincrona
esse risultano una trasposta dell’altra, come le matrici originarie; quindi il calcolo viene condotto solo
per una delle due.
cos(2𝜃𝜃)
�2⁄3 −1⁄√6 −1⁄√6 2𝜋𝜋 cos 𝜃𝜃
𝑟𝑟𝑟𝑟
𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 𝑟𝑟𝑟𝑟 𝑡𝑡 ∗
= (𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎0 ) = 𝑀𝑀𝑑𝑑 ∙ � 0 � ∙ �cos �2𝜃𝜃 − �� = �3 𝑀𝑀∗ ∙ � sin 𝜃𝜃 �
1⁄√2 − 1⁄√2 3
2 𝑑𝑑
1⁄√3 1⁄√3 1⁄√3
4𝜋𝜋
cos �2𝜃𝜃 − � 0
3
A. Cavagnino V.15
Capitolo V: La macchina sincrona
1
d θ
α is1
vs1
is2
ir
vs2
vr
2 q
Osservazioni:
Le equazioni della macchina sincrona trasformata corrispondono allo schema di macchina
rappresentata in Fig. V.5. La macchina bifase si può pensare ottenuta attraverso il riavvolgimento in
modalità bifase dei circuiti di statore. La macchina bifase equivalente viene ad avere le seguenti
caratteristiche:
• un numero di cave pari a 2/3 del numero di cave della macchina primitiva;
• una larghezza di cava di statore pari a 3/2 della larghezza di cava della macchina trifase;
• un numero di conduttori pari a �3⁄2 e di sezione �3⁄2 rispetto ai conduttori originari;
Come conseguenza si ottengono le seguenti variazioni dei parametri e delle grandezze caratteristiche:
• Tensione e corrente equivalenti vengono alterate rispettivamente in base all’aumento del
numero e della sezione dei conduttori;
• Le resistenze restano inalterate in quanto aumentano nella stessa proporzione i conduttori e la
loro sezione;
• Le reattanze di dispersione restano inalterate in quanto le cave risultano 3/2 volte più larghe e
il numero di conduttori aumenta con la radice quadrata di 3/2.
• Mutue ed auto-induttanze di statore variano col quadrato del numero di spire e risultano 3/2
volte più grandi;
• L’autoinduttanza di rotore non cambia.
• Le mutue induttanze tra statore e rotore si modificano in relazione al mutato numero di
conduttori di statore e cioè secondo la radice quadrata di 3/2.
• L’asse omopolare della macchina risulta normalmente irrilevante nella descrizione del suo
funzionamento. Esso è disaccoppiato dagli altri assi:
𝑣𝑣𝑠𝑠0 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑖𝑖𝑠𝑠0 + 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝑝𝑝𝑖𝑖𝑠𝑠0
A. Cavagnino V.16
Capitolo V: La macchina sincrona
Trasformazione di rotazione
Come già osservato anche per la macchina a induzione, le equazioni elettriche e magnetiche rilevanti
per lo studio del comportamento della macchina sono quelle relative agli assi a e b. L'asse omopolare,
come sopra ricordato, è generalmente ininfluente ed autonomo e verrà per questo trascurato nel
seguito dello studio.
Al fine di semplificare i coefficienti di accoppiamento tra i diversi avvolgimenti della macchina
bifase, è utile riferire le equazioni elettriche e magnetiche di statore ad una coppia di assi fissa con il
rotore e coincidenti con i due assi di simmetria di quest’ultimo, come indicato in Fig. V.6. Per questo
occorre introdurre la seguente trasformazione di rotazione, e la sua inversa, per le grandezze ed i
parametri di statore:
cos 𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃 − sin 𝜃𝜃
𝐑𝐑 𝜃𝜃 = � � 𝐑𝐑−1 𝑡𝑡
𝜃𝜃 = 𝐑𝐑 𝜃𝜃 = � �
− sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃
Occorre osservare che la trasformazione di rotazione diretta qui introdotta è esattamente l’inversa
della trasformazione di rotazione introdotta nel caso della macchina ad induzione: in quel caso infatti,
occorreva riportare le grandezze fisiche di rotore a grandezze equivalenti sugli assi di statore.
d a
La trasformazione si applica solo agli assi a, b di statore e dà origine alle seguenti grandezze
trasformate:
𝐗𝐗 𝑑𝑑𝑑𝑑 = 𝐑𝐑 𝜃𝜃 ∙ 𝐗𝐗 𝑎𝑎𝑎𝑎 𝐗𝐗 𝑎𝑎𝑎𝑎 = 𝐑𝐑𝑡𝑡𝜃𝜃 ∙ 𝐗𝐗 𝑑𝑑𝑑𝑑
A. Cavagnino V.17
Capitolo V: La macchina sincrona
Nel caso di una terna simmetrica sinusoidale di tensioni per la macchina trifase originale, le tensioni
va e vb valgono:
3 3
𝑣𝑣𝑎𝑎 = � 𝑉𝑉 cos 𝜔𝜔𝜔𝜔 𝑣𝑣𝑏𝑏 = � 𝑉𝑉 sin 𝜔𝜔𝜔𝜔
2 2
⎨ 3 3
𝑣𝑣𝑞𝑞 = � 𝑉𝑉(− cos 𝜔𝜔𝜔𝜔 sin 𝜃𝜃 + sin 𝜔𝜔𝜔𝜔 cos 𝜃𝜃) = � 𝑉𝑉 sin(𝜔𝜔𝜔𝜔 − 𝜃𝜃)
⎩ 2 2
In caso di funzionamento a regime, in condizioni di sincronismo, essendo 𝜃𝜃 = 𝜔𝜔𝜔𝜔 + 𝜑𝜑, le due tensioni
trasformate risultano continue.
A. Cavagnino V.18
Capitolo V: La macchina sincrona
ove:
𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑,𝑖𝑖 𝑠𝑠𝑠𝑠
= 𝐑𝐑 𝜃𝜃 ∙ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎,𝑖𝑖 ∙ 𝐑𝐑𝑡𝑡𝜃𝜃 𝑠𝑠𝑠𝑠
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑,𝑎𝑎 𝑠𝑠𝑠𝑠
= 𝐑𝐑 𝜃𝜃 ∙ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎,𝑎𝑎 ∙ 𝐑𝐑𝑡𝑡𝜃𝜃
𝑠𝑠𝑠𝑠
e poiché 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎,𝑖𝑖 è una matrice unità, a meno del fattore moltiplicativo, la sua trasformata risulta
identica:
𝑠𝑠𝑠𝑠 3 1 0
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑,𝑖𝑖 = 𝑀𝑀𝑖𝑖 � �
2 0 1
mentre per la parte anisotropa si ottiene:
𝑠𝑠𝑠𝑠 3 cos 𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 cos 2𝜃𝜃 sin 2𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃 −sin 𝜃𝜃
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑,𝑎𝑎 = 𝑀𝑀𝑎𝑎 � �∙� �∙� �
2 − sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃 sin 2𝜃𝜃 − cos 2𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃
𝑠𝑠𝑠𝑠 3 cos 𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 3 1 0
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑,𝑎𝑎 = 𝑀𝑀𝑎𝑎 � �∙� � = 𝑀𝑀𝑎𝑎 � �
2 − sin 𝜃𝜃 cos 𝜃𝜃 sin 𝜃𝜃 −cos 𝜃𝜃 2 0 −1
𝑠𝑠𝑠𝑠 𝑠𝑠𝑠𝑠
La matrice 𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑,𝑎𝑎 deriva dal prodotto 𝐑𝐑 𝜃𝜃 ∙ 𝐌𝐌𝑎𝑎𝑎𝑎 e risulta uguale a:
Equazioni magnetiche:
con:
𝑠𝑠𝑠𝑠 3 1 0 3 1 0 3 2 𝑚𝑚𝑑𝑑 0
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑 = 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑖𝑖 ∙ � � + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑎𝑎 ∙ � �= 𝑁𝑁 ∙ � 0 𝑚𝑚𝑞𝑞 �
2 0 1 2 0 −1 2 𝑠𝑠
𝑠𝑠𝑠𝑠 3 1 𝑟𝑟𝑟𝑟 3
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑 = � 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 𝑚𝑚𝑑𝑑 � � 𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑 = � 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 𝑚𝑚𝑑𝑑 ∙ |1 0|
2 0 2
𝑟𝑟𝑟𝑟
𝐌𝐌𝑑𝑑𝑑𝑑 = 𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑
A. Cavagnino V.19
Capitolo V: La macchina sincrona
Le equazioni della macchina sincrona sugli assi d, q corrispondono allo schema di macchina
rappresentata in Fig. V.7. Esse possono essere interpretate come le equazioni di una macchina a
corrente continua dotata di due avvolgimenti di armatura a collettore.
In forma esplicita le equazioni delle componenti istantanee vengono scritte nel modo seguente:
𝑣𝑣𝑑𝑑 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑑𝑑 − 𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑞𝑞 𝜆𝜆𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝑑𝑑 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝑀𝑀 ∙ 𝑖𝑖𝑟𝑟
� 𝑣𝑣𝑞𝑞 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑞𝑞 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑞𝑞 + 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑑𝑑 � 𝜆𝜆𝑞𝑞 = 𝐿𝐿𝑞𝑞 ∙ 𝑖𝑖𝑞𝑞 (V.9)
𝑣𝑣𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝑖𝑖𝑟𝑟 + 𝑝𝑝𝜆𝜆𝑟𝑟 𝜆𝜆𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝑟𝑟 ∙ 𝑖𝑖𝑟𝑟 + 𝑀𝑀 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑
ove:
3 3 3 3
𝐿𝐿𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 ; 𝐿𝐿𝑞𝑞 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑞𝑞 ; 𝑀𝑀 = � 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 ; 𝐿𝐿𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 .
2 2 2 2
d
id
ir vd
q
vr
iq
vq
A. Cavagnino V.20
Capitolo V: La macchina sincrona
asse q
j ωe Lq I
Rs I
F.e.m. di anisotropia
V j ωe (Ld - Lq ) Id
F.e.m. di eccitazione
j ωe M Ir = E0
Iq
Id asse d
Ir
Fig. V.8 - Diagramma vettoriale della macchina sincrona anisotropa.
le equazioni di statore possono essere scritte nella seguente forma e visualizzate nel diagramma
mostrato in Fig. V.8.
𝐕𝐕 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 ∙ 𝐈𝐈 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 M ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 �𝐿𝐿𝑑𝑑 − 𝐿𝐿𝑞𝑞 � ∙ 𝐈𝐈𝑑𝑑 (V.11)
A. Cavagnino V.21
Capitolo V: La macchina sincrona
Nella (V.11) il termine 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 M ∙ 𝐈𝐈𝑟𝑟 rappresenta la f.e.m. a vuoto E0 della macchina sincrona a campo
avvolto (caratteristica di eccitazione); si osservi che il vettore spaziale/fasore Ir è definito come:
𝐈𝐈𝑟𝑟 = 𝐼𝐼𝑟𝑟 + 𝑗𝑗0 𝐴𝐴
Nel caso di macchine a magneti permanenti la f.e.m. a vuoto viene espressa come:
𝐄𝐄0 = 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝚲𝚲𝑚𝑚 = 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 (Λ 𝑚𝑚 + 𝑗𝑗0)
ove Λm è la quota di flusso principale prodotto dal magnete e concatenato con l’avvolgimento di
statore. Nella (V.11) si presti attenzione al vettore corrente in asse d (ovvero 𝐈𝐈𝑑𝑑 = 𝐼𝐼𝑑𝑑 + 𝑗𝑗0 𝐴𝐴).
Si noti che per la costrizione del diagramma vettoriale di Fig. V.8 è necessario conoscere, non solo la
corrente di armatura I, ma anche la sua componente in asse d. Questa impostazione del diagramma
vettoriale non è unica; essa tuttavia si presta ad applicazioni immediate nel caso in cui la macchina
venga impiegata come generatore elettrico su rete di potenza prevalente.
Infatti, nell’impiego della macchina sincrona come generatore, un tipico problema che si presenta è
quello della gestione della potenza reattiva che occorre mettere in gioco in concomitanza con la
generazione di potenza elettrica. Il problema consiste nella determinazione della corrente di
eccitazione necessaria a sostenere la potenza elettrica generata con il relativo fattore di potenza. Se
sono noti i parametri della macchina, il valore di tensione, di corrente e il relativo fattore di potenza,
il valore della corrente di eccitazione è facilmente determinabile attraverso la costruzione vettoriale
illustrata in Fig. V.9. Il diagramma è costruito con le convenzioni di segno degli utilizzatori (per la
quale valgono i segni dell’equazione (V.11) e pertanto presenta qualche diversità rispetto al
diagramma vettoriale dell’alternatore che è tradizionalmente disegnato con le convenzioni di segno
dei generatori.
Asse q
-Rs I
ϕ Asse d
O
Iq I
Id
A. Cavagnino V.22
Capitolo V: La macchina sincrona
Il primo passo per la risoluzione del problema consiste nell’individuare, nel piano di
rappresentazione, la posizione degli assi d e q della macchina. Dall’osservazione della relazione
(V.11) si nota che verso e direzione dell’asse q sono definiti dalla seguente somma vettoriale:
���� = 𝐕𝐕 − 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐈𝐈 − 𝑗𝑗𝑋𝑋𝑞𝑞 ∙ 𝐈𝐈
OP
ove Ls è l'induttanza sincrona della macchina. L’equazione (V.12) rappresenta il seguente circuito
equivalente, da intendersi come modello dinamico in regime sinusoidale, ovvero rappresentativo di
tutta la macchina e non solo di una fase della macchina trifase di partenza.
I Rs Ls
V E0
Un secondo modo di costruzione del diagramma vettoriale si può basare sulla seguente elaborazione
delle equazioni (V.10). Ricordando che per le induttanze sincrone Ld, Lq valgono le seguenti
espressioni:
3 3
𝐿𝐿𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 (𝑚𝑚𝑖𝑖 + 𝑚𝑚𝑎𝑎 )
2 2
3 3
𝐿𝐿𝑞𝑞 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑞𝑞 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 (𝑚𝑚𝑖𝑖 − 𝑚𝑚𝑎𝑎 )
2 2
3 1
𝐿𝐿𝑎𝑎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑎𝑎 = �𝐿𝐿𝑑𝑑 − 𝐿𝐿𝑞𝑞 �
2 2
Le equazioni (V.10) riscritte con questi nuovi parametri sono date da:
A. Cavagnino V.23
Capitolo V: La macchina sincrona
ove I* rappresenta, nel piano complesso (d, q) il vettore coniugato del vettore I. Il diagramma
vettoriale corrispondente è riportato in Fig. V.10. Si noti che per la costruzione di questo diagramma
si deve conoscere la posizione degli assi d e q rispetto al vettore corrente.
L’equazione di tensione (V.13), così come la (V.11), è scritta con la convenzione di segno degli
utilizzatori elettrici, ovvero pensando ad un funzionamento da motore della macchina sincrona.
jXaI* q
Xi= (Xd +Xq)/2
V RsI
E0=jωe M Ir
I*
A. Cavagnino V.24
Capitolo V: La macchina sincrona
= �𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑2 + 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑞𝑞2 + 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝑖𝑖𝑟𝑟2 � + → perdite Joule di statore e rotore;
L'espressione generale della coppia dinamica generata da una macchina asincrona anisotropa è quindi
fornita da:
𝐶𝐶𝑚𝑚 = 𝑃𝑃�𝜆𝜆𝑑𝑑 ∙ 𝑖𝑖𝑞𝑞 − 𝜆𝜆𝑞𝑞 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 � (V.14)
𝐶𝐶𝑚𝑚 = 𝑃𝑃�𝜆𝜆𝑚𝑚 𝑖𝑖𝑞𝑞 + �𝐿𝐿𝑑𝑑 − 𝐿𝐿𝑞𝑞 �𝑖𝑖𝑑𝑑 𝑖𝑖𝑞𝑞 � macchina a magneti permanenti (V.16)
A. Cavagnino V.25
Capitolo V: La macchina sincrona
• per la macchina anisotropa pura (es: motori sincroni a riluttanza) la corrente deve essere
iniettata a 45° elettrici rispetto agi assi d e q in quanto, a parità di modulo del vettore corrente,
la condizione id = iq massimizza il prodotto id⋅iq;
• per la macchina mista (es: rotore ad osso di morto, motori sincroni a riluttanza ‘rifasati con
magneti, motori sincroni a magneti permanenti interni) esiste un angolo ottimale compreso
tra 0° e 45° (dipendente dai parametri della macchina: Ld, Lq, M⋅ir o λm) dove posizionare il
vettore di corrente.
Si noti che le condizioni di orientamento del vettore spaziale della corrente di statore rispetto alla
posizione rotorica deve essere verificato istante per istante. Pertanto, i moderni controlli vettoriali
della macchina sincrona utilizzano inverter di tipo PWM (Pulse Width Modulation).
asse q
j Xq I
V
β
Rs I
j (Xd -Xq ) Id
E0
Iq I
Id asse d
Ir
Fig. V.11 - Fasi dei vettori V ed I rispetto alla f.e.m. E0.
Alimentazione in corrente
Indicando con I e ψ l’ampiezza e la fase, rispetto alla f.e.m. a vuoto, del vettore corrente di statore I,
le componenti in assi d, q della corrente possono essere calcolate come:
𝐼𝐼𝑑𝑑 = 𝐼𝐼 cos 𝜓𝜓 𝐼𝐼𝑞𝑞 = 𝐼𝐼 sin 𝜓𝜓
A. Cavagnino V.26
Capitolo V: La macchina sincrona
Alimentazione in tensione
Indicando con V e β l’ampiezza e fase, rispetto alla f.e.m. a vuoto, della tensione di alimentazione,
dal diagramma vettoriale di Fig. V.11 si ottengono le seguenti relazioni:
𝑉𝑉𝑑𝑑 = 𝑉𝑉 sin 𝛽𝛽 = 𝑋𝑋𝑞𝑞 𝐼𝐼𝑞𝑞 − 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝐼𝐼𝑑𝑑
Nel caso in cui la resistenza degli avvolgimenti di statore sia trascurabile rispetto alle reattanze
sincrone della macchina (tipicamente per macchine lente, ma di coppia elevata, oppure macchine
veloci di piccola coppia), le correnti in assi d, q assumono le seguenti formulazioni semplificate:
𝑉𝑉�𝑋𝑋𝑞𝑞 cos 𝛽𝛽−𝑅𝑅𝑠𝑠 sin 𝛽𝛽� 𝑋𝑋𝑞𝑞 𝐸𝐸0 𝑉𝑉 cos 𝛽𝛽 𝐸𝐸0
𝐼𝐼𝑑𝑑 = − ≈ −
𝑋𝑋𝑑𝑑 𝑋𝑋𝑞𝑞 +𝑅𝑅𝑠𝑠2 𝑋𝑋𝑑𝑑 𝑋𝑋𝑞𝑞 +𝑅𝑅𝑠𝑠2 𝑋𝑋𝑑𝑑 𝑋𝑋𝑑𝑑
L’espressione della coppia assume la classica veste seguente, già vista durante il corso di macchine
elettriche in regime stazionario.
1 𝐸𝐸0 𝑉𝑉 sin 𝛽𝛽 1 �𝑋𝑋𝑑𝑑 −𝑋𝑋𝑞𝑞 �
𝐶𝐶𝑚𝑚 ≈ � + 𝑉𝑉 2 sin 2𝛽𝛽�
𝜔𝜔𝑟𝑟 𝑋𝑋𝑑𝑑 2 𝑋𝑋𝑑𝑑 𝑋𝑋𝑞𝑞
Per l’implementazione di tali equazioni in Simulink, si faccia riferimento alla parte di esercitazione.
Qui di seguito si riporta per completezza il modello circuitale in Pspice.
A. Cavagnino V.27
Capitolo V: La macchina sincrona
ove:
3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 3 𝑁𝑁𝑠𝑠2
𝐿𝐿′𝜎𝜎𝜎𝜎 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 ∙ 𝑅𝑅𝑟𝑟′ = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙
2 𝑁𝑁𝑟𝑟2 2 𝑁𝑁𝑟𝑟2
i’r
Lmd id + i’r Lmq imq
vd vq
v’r
Jeq
ωr
Cresistente
P(λd iq - λq id)
Fig. V.12 - Schema PSpice del modello dinamico della macchina sincrona.
A. Cavagnino V.28
Capitolo V: La macchina sincrona
Dal calcolo della velocità di rotazione ωr è poi possibile, attraverso una ulteriore integrazione, ricavare
l’angolo θ di rotazione e costruire quindi le tensioni di alimentazione vd, vq del modello attraverso la
trasformazione T0 e la trasformazione di rotazione.
Si noti che l’alternatore è sempre studiato come se fosse un motore (cioè utilizzando 𝑖𝑖𝑑𝑑′ e 𝑖𝑖𝑞𝑞′ ), ma
grazie alla seguente definizione, i valori di 𝑖𝑖𝑑𝑑 e 𝑖𝑖𝑞𝑞 sono le componenti di corrente secondo la
convenzione ‘positiva’ dei generatori elettrici.
A. Cavagnino V.29
Capitolo V: La macchina sincrona
Va ricordato che, nel caso comune in cui avvolgimento di eccitazione e avvolgimento di fase di
armatura non abbiano lo stesso numero di spire, i parametri del modello della macchina possono
essere scritti nella seguente forma:
3 3
𝐿𝐿𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 𝐿𝐿𝑞𝑞 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑞𝑞
2 2
3 3
𝑀𝑀 = � 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 𝐿𝐿𝑟𝑟 = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑
2 2
Occorre inoltre ricordare che il modello della macchina fa riferimento alle fasi reali e pertanto, nelle
valutazioni che seguiranno, verranno prese in considerazioni esclusivamente tensioni e correnti
efficaci di fase. Secondo il tipo di collegamento degli avvolgimenti di armatura sarà pertanto
necessario ridurre le misure di linea a misure equivalenti di fase.
Prova a vuoto
La prova a vuoto viene condotta ponendo in rotazione la macchina e misurando la f.e.m. prodotta ai
morsetti di una fase in corrispondenza a diversi valori della corrente di eccitazione. Il risultato della
prova dà luogo ad una caratteristica affetta dalla saturazione dei circuiti magnetici, come illustrato in
Fig. V.13
La descrizione delle condizioni di funzionamento della prova a vuoto si ricavano dalle equazioni di
macchina ponendo Id = 0 e Iq = 0 nelle (V.19). Indicando con Ẽ0 il valore efficace della f.e.m. misurata
a vuoto su una fase, ricordando le trasformazioni utilizzate, si ottiene:
3 √3∙𝐸𝐸�0
𝑀𝑀 = � 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 =
2 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐼𝐼𝑟𝑟
A. Cavagnino V.30
Capitolo V: La macchina sincrona
E0
Pωr = ωe = costante
Ir ir
Pertanto da questa prova è possibile dedurre il valore della mutua induttanza statore-rotore. Si osservi,
in figura, come questo valore sia fortemente influenzato dalle condizioni di saturazione raggiunte
nella prova.
Prova in corto-circuito
Questa prova prevede la misura della corrente erogata dall’alternatore quando, in presenza di una
corrente di eccitazione Ir, l'armatura sia chiusa in corto circuito. Le equazioni della macchina, in
queste condizioni, possono essere scritte ponendo Vd = 0 e Vq = 0 nelle (V.19). Si ottiene pertanto:
0 = −𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐼𝐼𝑑𝑑 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 𝐼𝐼𝑞𝑞
�
0 = −𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝐼𝐼𝑞𝑞 − 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑑𝑑 𝐼𝐼𝑑𝑑 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑀𝑀𝐼𝐼𝑟𝑟
ICTO
Is
Ir ir
A. Cavagnino V.31
Capitolo V: La macchina sincrona
Si osservi che, in questo caso la corrente Id rappresenta tutta la corrente di armatura della macchina
trasformata, in quanto in asse q non è presente corrente. Se si indica con Ĩs il valore efficace della
corrente di cortocircuito di fase, rilevato in corrispondenza ad una corrente di eccitazione Ir, si ottiene:
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑑𝑑 𝐼𝐼𝑑𝑑 = 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑑𝑑 √3 ∙ 𝐼𝐼̃𝑠𝑠 =𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑀𝑀𝐼𝐼𝑟𝑟 = 𝐸𝐸0
Da cui:
𝑀𝑀𝐼𝐼𝑟𝑟
𝐿𝐿𝑑𝑑 = =𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 3 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 = 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 ∙ 𝐼𝐼𝑟𝑟
√3∙𝐼𝐼̃𝑠𝑠 2 √2∙𝐼𝐼̃𝑠𝑠
Se la prova di corto circuito viene eseguita per più valori di corrente di eccitazione, si osserva in
generale una dipendenza lineare della corrente di cortocircuito dalla corrente di eccitazione stessa.
Infatti, come per altro può essere dedotto dalle equazioni, la corrente di corto circuito:
𝐸𝐸0
𝐼𝐼𝑑𝑑 =
𝑋𝑋𝑑𝑑
tende a produrre un effetto magnetizzante opposto a quello prodotto dalla corrente di eccitazione e
pertanto il flusso di macchina risulta modesto e la saturazione magnetica è assente (pur usando valori
di Ir elevati). L’ampiezza della corrente di cortocircuito a regime non è generalmente pericolosa per
la macchina sincrona e risulta confrontabile con la sua corrente nominale. L’effetto smagnetizzante
si evince più chiaramente pensando alla notazione complessa delle (V.20), ovvero ai vettori spaziali
rappresentati sul piano complesso:
𝐕𝐕 = (0 + j0) = −𝑗𝑗𝑋𝑋𝑑𝑑 𝐈𝐈𝑑𝑑 + 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑀𝑀𝐈𝐈𝑟𝑟 = −𝑗𝑗𝑋𝑋𝑑𝑑 𝐈𝐈𝑑𝑑 + 𝐄𝐄0
asse q
E0
I=Id asse d
Ir
- jXd Id
A. Cavagnino V.32
Capitolo V: La macchina sincrona
Motore Macchina
primo sincrona
V, I, P Rete
Variac
Eccitazione
A
Questa prova può essere condotta allo scopo di determinare sia l'induttanza di dispersione di armatura
sia il rapporto tra numeri di spire equivalenti di statore e rotore. I risultati ottenuti sono tanto più
attendibili quanto più piccolo è il valore della resistenza di armatura. La prova viene eseguita nel
seguente modo utilizzando il circuito schematizzato in Fig. V.16.
La macchina sincrona viene portata al sincronismo attraverso un motore primo e connessa alla rete
attraverso un autotrasformatore a rapporto variabile. Una volta eseguito il parallelo si regolano
l'eccitazione del sincrono e la coppia del motore in modo che la macchina scambi con la rete
esclusivamente potenza reattiva. In queste condizioni si misurano i valori di corrente di eccitazione
Ir1, di corrente di armatura Is1, e di tensione ai capi della macchina Vs1. Successivamente si modifica
la tensione ai capi della macchina sincrona variando il rapporto di trasformazione
dell'autotrasformatore e si ritoccano conseguentemente i valori della corrente di eccitazione ed
eventualmente della coppia del motore primo in modo che la corrente scambiata con la rete abbia lo
stesso valore Is1 e sia ancora sfasata di 90° con la tensione. In queste condizioni si misurano i nuovi
valori della corrente di eccitazione Ir2 e della tensione Vs2 ai capi della macchina.
Caratteristica a vuoto: Ιs = 0
Vs
Ir ir
A. Cavagnino V.33
Capitolo V: La macchina sincrona
3 3
√3 ∙ (𝑉𝑉𝑠𝑠 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝐼𝐼𝑠𝑠1 ) = 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑚𝑚𝑑𝑑 �− 2 𝑁𝑁𝑠𝑠2 √3 ∙ 𝐼𝐼𝑠𝑠1 + �2 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 𝐼𝐼𝑟𝑟 �
3 1
𝑉𝑉𝑠𝑠 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝐼𝐼𝑠𝑠1 = 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑚𝑚𝑑𝑑 �− 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝐼𝐼𝑠𝑠1 + 𝑁𝑁𝑟𝑟 𝐼𝐼𝑟𝑟 �
2 √2
A primo membro compare l'espressione della f.e.m. prodotta dalla macchina in virtù del flusso di
macchina realmente presente. A secondo membro, entro parentesi tonde, è evidenziata la f.m.m.
risultante responsabile della produzione del flusso di macchina.
∗
Indicando con E il valore efficace della f.e.m. e con 𝐼𝐼𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 il valore equivalente di corrente di rotore che
da solo produrrebbe a vuoto la f.e.m. E , si ottiene:
∗
𝐸𝐸 = 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑚𝑚𝑑𝑑 𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 𝐼𝐼𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒
∗ 3 𝑁𝑁𝑠𝑠
𝐸𝐸 = 𝑉𝑉𝑠𝑠 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 𝐼𝐼𝑠𝑠1 𝐼𝐼𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 = 𝐼𝐼𝑟𝑟 − 𝐼𝐼 = 𝐼𝐼𝑟𝑟 − 𝛼𝛼𝐼𝐼𝑠𝑠1
√2 𝑁𝑁𝑟𝑟 𝑠𝑠1
∗
I valori corrispondenti di E ed 𝐼𝐼𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 individuano punti appartenenti alla caratteristica a vuoto della
macchina sincrona e, come conseguenza, i punti della caratteristica Vs - Ir a corrente di armatura
costante e cos ϕ =0 risultano traslati rispetto ai corrispondenti punti della caratteristica a vuoto di un
vettore u costante rappresentato in Fig. V.18, le cui componenti consentono di determinare sia il
coefficiente α che l'induttanza di dispersione di statore Lσs.
Caratteristica a αIs1
vuoto
ωeLσsIs1
u
Vs
*
Iecc Ir ir
A. Cavagnino V.34
Capitolo V: La macchina sincrona
x'
Caratteristica
a vuoto u
Erogazione della
O' B corrente Is1 alla
tensione Vs
Erogazione
della corrente Vs
x Is1 in corto
circuito
C Ir ir
O
Se il punto C rappresenta il valore di corrente di rotore per cui la macchina eroga la corrente Is1 in
corto-circuito (Vs=0), ovviamente esso appartiene alla caratteristica a carico costante passante per B.
Sia C che B devono essere ottenuti con la stessa traslazione u da punti della caratteristica a vuoto.
Poiché in corto circuito la macchina è dissatura, si può ritenere che il punto della caratteristica a
vuoto, di cui C risulta traslazione, si trovi sul tratto lineare Ox della caratteristica stessa. Il vettore
traslazione u potrebbe essere identificato dal punto C e da uno qualunque dei punti della semiretta
Ox .
Per determinare direzione e modulo del vettore u riportiamo, a partire da B un segmento O'B=OC e
da O' una semiretta O'x' parallela ad Ox. Per quanto detto il vettore cercato deve avere un estremo in
B e l'altro sulla semiretta O'x'. Ma poichè anche B deve provenire dalla stessa traslazione u di un
punto della caratteristica a vuoto, si conclude che l'estremo cercato del vettore deve essere comune
alla semiretta O'x' e alla caratteristica a vuoto. In Fig. V.19 è indicato il procedimento grafico
descritto.
A. Cavagnino V.35
Capitolo V: La macchina sincrona
Icto,permanente(t)
Ir0
ifase(t)
Fig. V.20 - Andamenti tipici della corrente di fase e di eccitazione durante il cortocircuito.
A. Cavagnino V.36
Capitolo V: La macchina sincrona
• la velocità della macchina è costante durante il corto circuito (da cui 𝑃𝑃𝜔𝜔𝑟𝑟 = 𝜔𝜔𝑒𝑒 );
• il corto circuito avviene a partire da una condizione di funzionamento a vuoto.
Nel funzionamento a vuoto preesistente al corto circuito le correnti di armatura sono nulle e la
corrente di eccitazione è costante:
𝑖𝑖𝑟𝑟 = 𝐼𝐼𝑟𝑟0 𝑖𝑖𝑑𝑑 = 𝑖𝑖𝑞𝑞 = 0
Pur conoscendo tali condizioni iniziali, una soluzione algebrica completa del transitorio di
cortocircuito non è possibile. Pertanto l’analisi verrà condotta per due intervalli temporali successivi
caratterizzati da differenti tipi di semplificazione delle equazioni differenziali.
La condizione λr = costante impone una stretta relazione, durante tutta questa fase transitoria
‘fittizia’, tra la corrente in asse d e la corrente di rotore:
𝑀𝑀
𝑖𝑖𝑟𝑟 = 𝐼𝐼𝑟𝑟0 + ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 (V.24)
𝐿𝐿𝑟𝑟
L’eq. (V.24) mostra chiaramente che se c’è una variazione della corrente id la corrente di rotore non
può rimanere costante durante i primi istanti del guasto.
Sostituendo questa espressione di ir in quella del flusso di statore in asse d si ottiene la seguente
espressione:
A. Cavagnino V.37
Capitolo V: La macchina sincrona
𝑀𝑀2
𝜆𝜆𝑑𝑑 = − �𝐿𝐿𝑑𝑑 − � 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝑀𝑀 ∙ 𝐼𝐼𝑟𝑟0 = −𝐿𝐿′𝑑𝑑 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝑀𝑀 ∙ 𝐼𝐼𝑟𝑟0
𝐿𝐿𝑟𝑟
L'induttanza:
𝑀𝑀2
𝐿𝐿′𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝑑𝑑 −
𝐿𝐿𝑟𝑟
viene definita induttanza sincrona transitoria in asse diretto ed assume un ruolo fondamentale per
valutare le correnti di guasto. Ricordando le definizioni di Ld, Lr e M l’induttanza sincrona transitoria
può essere valutata come:
2
3
��2𝑁𝑁𝑠𝑠 𝑁𝑁𝑟𝑟 ∙𝑚𝑚𝑑𝑑 �
𝑀𝑀2 3
𝐿𝐿′𝑑𝑑 = 𝐿𝐿𝑑𝑑 − = 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + 𝑁𝑁𝑠𝑠2 ∙ 𝑚𝑚𝑑𝑑 − 3
𝐿𝐿𝑟𝑟 2 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 +2𝑁𝑁𝑟𝑟2 ∙𝑚𝑚𝑑𝑑
Osservando ora che le induttanze di dispersione sono molto più piccole delle induttanze di
magnetizzazione si può ricavare la seguente relazione approssimata:
3 𝑁𝑁 2
𝐿𝐿′𝑑𝑑 ≈𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎 + � 𝑠𝑠 � 𝐿𝐿𝜎𝜎𝜎𝜎
2 𝑁𝑁𝑟𝑟
Da quest’ultima equazione si evince che i primi istanti del cortocircuito sono governati dalle
induttanze di dispersione della macchina e che l’ordine di grandezza dell’induttanza sincrona
transitoria è dell’ordine di un decimo dell’induttanza sincrona in asse d.
Le equazioni elettriche di statore possono essere riscritte in termini di correnti nella forma seguente:
𝐿𝐿′𝑑𝑑 ∙ 𝑝𝑝𝑖𝑖𝑑𝑑 = −𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 𝑖𝑖𝑞𝑞
� (V.25)
𝐿𝐿𝑞𝑞 ∙ 𝑝𝑝𝑖𝑖𝑞𝑞 = −𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙ 𝑖𝑖𝑞𝑞 − 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑀𝑀𝐼𝐼𝑟𝑟0
e la loro soluzione è ricavata nei seguenti passaggi scrivendo il sistema dinamico nella sua forma
canonica:
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞
−𝑃𝑃𝑑𝑑′ √3 ∙ 𝐸𝐸�0 = 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑀𝑀𝐼𝐼𝑟𝑟0
𝑖𝑖𝑑𝑑 𝐿𝐿′𝑑𝑑 𝑖𝑖𝑑𝑑 0
𝑝𝑝 �𝑖𝑖 � = � 𝜔𝜔 𝐿𝐿′ � ∙ �𝑖𝑖 � + � �0 � ove 𝑃𝑃𝑑𝑑′ = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝐿𝐿′𝑑𝑑
𝑞𝑞 − 𝑒𝑒 𝑑𝑑
−𝑃𝑃𝑞𝑞 𝑞𝑞 √3 ∙ 𝐸𝐸
𝐿𝐿𝑞𝑞 𝑃𝑃𝑞𝑞 = 𝑅𝑅𝑠𝑠 ⁄𝐿𝐿𝑞𝑞
2
�𝑃𝑃𝑑𝑑′ +𝑃𝑃𝑞𝑞 � �𝑃𝑃𝑑𝑑′ +𝑃𝑃𝑞𝑞 �
𝑠𝑠1,2 = − ± 𝑗𝑗�𝜔𝜔𝑒𝑒2 − � �
2 2
Si ricorda che s1 e s2 sono i poli del sistema: essi ne definiscono l’evoluzione libera nel tempo. Nel
caso di macchine di potenza superiore a qualche kVA i valori delle reattanze 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 e 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 sono molto
maggiori di Rs ed i poli della risposta propria del sistema possono essere scritti nella seguente forma
approssimata:
�𝑃𝑃𝑑𝑑′ +𝑃𝑃𝑞𝑞 �
𝑠𝑠1,2 ≅ − ± 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒 = −𝑃𝑃𝑚𝑚 ± 𝑗𝑗𝜔𝜔𝑒𝑒
2
A. Cavagnino V.38
Capitolo V: La macchina sincrona
La soluzione a regime del sistema di equazioni differenziali fornisce i valori di corrente che si
instaurano dopo il corto circuito al termine della prima fase considerata. Per determinarle basta
considerare nullo l’operatore di derivata (p = d/dt = 0) nelle (V.22).
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 ∙√3∙𝐸𝐸�0 √3∙𝐸𝐸�0
𝐼𝐼𝑑𝑑,∞ = ≅
𝑅𝑅𝑠𝑠2 +𝜔𝜔𝑒𝑒2 𝐿𝐿𝑞𝑞 𝐿𝐿′𝑑𝑑 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑
𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙√3∙𝐸𝐸�0 𝑅𝑅𝑠𝑠 ∙√3∙𝐸𝐸�0
𝐼𝐼𝑞𝑞,∞ = ≅
𝑅𝑅𝑠𝑠 +𝜔𝜔𝑒𝑒2 𝐿𝐿𝑞𝑞 𝐿𝐿′𝑑𝑑
2 𝜔𝜔𝑒𝑒2 𝐿𝐿𝑞𝑞 𝐿𝐿′𝑑𝑑
Le condizioni iniziali per t = 0 (id = iq = 0), possono essere poste nella forma pid = id = 0, da cui:
0 = 𝐼𝐼𝑑𝑑,∞ + 𝐴𝐴 ∙ cos 𝜑𝜑 → 𝐴𝐴 = −𝐼𝐼𝑑𝑑,∞ ⁄cos 𝜑𝜑
� 𝑅𝑅𝑠𝑠 𝑅𝑅𝑠𝑠
0 = −𝑃𝑃𝑚𝑚 ∙ cos 𝜑𝜑 − 𝜔𝜔𝑒𝑒 sin 𝜑𝜑 → tan 𝜑𝜑 = −𝑃𝑃𝑚𝑚 ⁄𝜔𝜔𝑒𝑒 = − � + ��2
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞
Trascurando l’influenza della resistenza di statore nell’espressione delle ampiezze delle componenti
di corrente si ottengono le seguenti espressioni approssimate:
√3∙𝐸𝐸�0
𝑖𝑖𝑑𝑑 (𝑡𝑡) = ∙ (1 − 𝑒𝑒 −𝑃𝑃𝑚𝑚 𝑡𝑡 cos 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡)
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑
√3∙𝐸𝐸�0
𝑖𝑖𝑞𝑞 (𝑡𝑡) = ∙ 𝑒𝑒 −𝑃𝑃𝑚𝑚 𝑡𝑡 sin 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞
e ricorrendo alle trasformazioni inverse (rotazione inversa e bifase-trifase) la corrente della fase 1
della macchina reale è esprimibile come segue:
2
𝑖𝑖𝑠𝑠1 (𝑡𝑡) = � �𝑖𝑖𝑑𝑑 (𝑡𝑡) ∙ cos 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡 − 𝑖𝑖𝑞𝑞 (𝑡𝑡) ∙ sin 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡�
3
√2∙𝐸𝐸�0 1 √2∙𝐸𝐸�0
𝑖𝑖𝑠𝑠1 (𝑡𝑡) = ∙ cos 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡 − ��𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 + 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 � + �𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑞𝑞 − 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 � cos 2𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡�𝑒𝑒 −𝑃𝑃𝑚𝑚 𝑡𝑡
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 2 𝜔𝜔𝑒𝑒2 𝐿𝐿′𝑑𝑑 𝐿𝐿𝑞𝑞
ove Ẽ0 è il valore efficace della f.e.m. a vuoto e 𝑋𝑋𝑑𝑑′ = 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑 è la reattanza sincrona transitoria
in asse d della macchina.
Poiché 𝑋𝑋𝑑𝑑′ < 𝑋𝑋𝑑𝑑 , nei primi istanti del corto circuito le correnti erogate assumono valori
nettamente maggiori di quelli che si instaurano a regime. D’altro canto, si presti attenzione al
fatto che la soluzione di regime del modello dinamico valido per la sola fase 1 non è la vera
A. Cavagnino V.39
Capitolo V: La macchina sincrona
corrente di cortocircuito a regime calcolabile nelle fasi (di ampiezza di √2 ∙ 𝐸𝐸�0 �𝑋𝑋𝑑𝑑 )
utilizzando il modello dinamico dell’alternatore (vedi pag. V.32).
2) una componente distorcente smorzata, a frequenza doppia, e di ampiezza normalmente
modesta e quindi poco visibile.
3) una componente unidirezionale smorzata con la costante di tempo:
′ 1 𝐿𝐿′𝑑𝑑 ∙𝐿𝐿𝑞𝑞
𝜏𝜏𝑐𝑐𝑐𝑐 = =2
𝑃𝑃𝑚𝑚 𝑅𝑅𝑠𝑠 �𝐿𝐿′𝑑𝑑 +𝐿𝐿𝑞𝑞 �
Assumendo trascurabili le cadute di tensione dovute alla resistenza degli avvolgimenti di statore, le
(V.26) indicano che i corrispondenti flussi concatenati sono nulli (λd = λq = 0). La componente in
asse q della corrente è quindi anch’essa nulla (dalla seconda equazione magnetica), verificando che
l’asse q non interviene nella fase 2, così come succedeva per il funzionamento a regime di
cortocircuito descritto al paragrafo precedente.
La corrente statorica in asse d e la corrente di eccitazione ir sono legate dalla relazione:
𝐿𝐿𝑑𝑑
0 = −𝐿𝐿𝑑𝑑 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 + 𝑀𝑀 ∙ 𝑖𝑖𝑟𝑟 → 𝑖𝑖𝑟𝑟 = 𝑖𝑖
𝑀𝑀 𝑑𝑑
Pertanto, l’equazione elettrica di rotore può essere riscritta in termini di corrente id, dove Vr è una
tensione continua.
𝐿𝐿𝑑𝑑 𝐿𝐿𝑑𝑑 𝐿𝐿𝑟𝑟
𝑉𝑉𝑟𝑟 = 𝑅𝑅𝑟𝑟 ∙ 𝑖𝑖𝑑𝑑 + � − 𝑀𝑀� 𝑝𝑝𝑖𝑖𝑑𝑑 (V.27)
𝑀𝑀 𝑀𝑀
Il valore iniziale della corrente per il transitorio della fase 2 è quello fornito dalla risposta a regime
della fase 1, mentre il valore a regime è ricavabile ponendo p = 0 nella (V.27).
A. Cavagnino V.40
Capitolo V: La macchina sincrona
√3∙𝐸𝐸�0
𝐼𝐼𝑑𝑑,0 ≅
𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿′𝑑𝑑
𝑉𝑉𝑟𝑟 𝑀𝑀 √3∙𝐸𝐸�0
𝐼𝐼𝑑𝑑,∞ = =
𝑅𝑅𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑑𝑑 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝐿𝐿𝑑𝑑
L’espressione della corrente statorica in asse d e della corrispondente corrente di fase sono date da:
′
𝑖𝑖𝑑𝑑 (𝑡𝑡) = 𝐼𝐼𝑑𝑑,∞ + �𝐼𝐼𝑑𝑑,0 − 𝐼𝐼𝑑𝑑,∞ � ∙ 𝑒𝑒 −𝑡𝑡⁄𝜏𝜏𝑐𝑐𝑐𝑐
2 (V.28)
𝑖𝑖𝑠𝑠1 (𝑡𝑡) = � 𝑖𝑖𝑑𝑑 (𝑡𝑡) ∙ cos 𝜔𝜔𝑒𝑒 𝑡𝑡
3
ove:
′ 𝐿𝐿𝑑𝑑 ∙𝐿𝐿𝑟𝑟 −𝑀𝑀2
𝜏𝜏𝑐𝑐𝑐𝑐 =
𝑅𝑅𝑟𝑟 𝐿𝐿𝑑𝑑
Osservazioni:
I risultati dedotti in questa trattazione sono ovviamente approssimati, in quanto i due fenomeni
transitori, studiati separatamente, nella realtà sono sovrapposti. Inoltre per l'interpretazione del
fenomeno di cortocircuito istantaneo occorrerebbe un modello di macchina decisamente più
complesso di quello qui utilizzato. Infatti nei primi istanti di cortocircuito intervengono fenomeni di
circolazione di corrente nel ferro massiccio di rotore delle espansioni polari oltreché nelle eventuali
gabbie smorzatrici della macchina.
In Fig. V.21 è riportato un esempio di modello più adatto ad un'analisi più approfondita dei transitori
veloci. Ma la complicazione del modello non consiste tanto nella moltiplicazione del numero di
equazioni, quanto nella determinazione sperimentale dei parametri necessari a descrivere i nuovi
circuiti.
id
Gabbia smorzatrice vd
in asse q
Circuiti in ferro di rotore
ir
vr
Fig. V.21 - Schematizzazione della macchina per la simulazione di fenomeni transitori veloci.
A. Cavagnino V.41
Capitolo V: La macchina sincrona
YM(1)
YM(2)
600 YM(3)
YM(4)
400
Ica,perm
200
0
Ym(1)
-200 Ym(2)
Ym(3)
Ym(4)
-400
0.0 0.1 0.2 0.3
Pur nella loro semplicità, le valutazioni fin qui condotte forniscono un criterio per l’elaborazione dei
risultati della prova di corto circuito transitoria condotta sulla macchina. Partendo da una condizione
di funzionamento sincrono a vuoto dell’alternatore (alternatore a 2 poli connesso in parallelo alla rete
a 50 Hz senza scambio di corrente: Vrete = E0 = 270 V di fase) si separi l’alternatore dalla rete e si
pongano in corto circuito i morsetti di statore. Si registri oscillograficamente il transitorio di corrente
che consegue a quest’ultima manovra.
In Fig. V.20 è illustrato il tipico andamento di una delle correnti di fase di statore per una macchina
caratterizzata dai seguenti valori dei parametri:
Rs = 0.1 Ω; Rr = 0.02 Ω
Ld = 0.0165 H; Lq = 0.0165 H; M = 0.0150 H
Lr = 0.0165 H
Le elaborazioni dell’oscillogramma possono essere condotte nel modo seguente. Si contrassegnino
ordinatamente con Ym(i) ed YM(i) i valori minimi e massimi dell’oscillogramma di corrente di
Fig. V.22 e si annotino i corrispettivi istanti di tempo tm(i) e tM(i).
La sequenza dei punti (rappresentata dai quadratini bianchi nella Fig. V.23) può essere
convenientemente interpolata attraverso una funzione esponenziale del tempo. Dal processo di
interpolazione è quindi possibile ottenere la costante di tempo τ’cc, il cui valore teorico è dato da:
A. Cavagnino V.42
Capitolo V: La macchina sincrona
300
Ampiezza componente alternativa smorzata:
250 y = 337.96e-6.7815t
100
50
0
0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35
Fig. V.23 - Determinazione delle costanti di tempo e delle ampiezze delle componenti transitorie
delle correnti di corto circuito.
Dai calcoli basati sui valori dei parametri precedentemente definiti risulta τ’cc = 0.049 s, mentre
dall’elaborazione dell’oscillogramma si ottiene un valore τ’cc = 1/20.675 = 0.048 s, sufficientemente
concorde con quello valutato teoricamente.
Per quanto concerne l’ampiezza della componente unidirezionale, questa non riveste particolare
significato in quanto è fortemente influenzata dalla scelta dell’istante del corto circuito.
Per rilevare l’ampiezza delle oscillazioni di corrente dovuta a questa componente si può operare in
modo analogo a quanto fatto per la componente unidirezionale. Si costruisca allo scopo una tabella
temporale formata da:
1 1
𝑇𝑇𝑐𝑐𝑐𝑐 (𝑖𝑖) = [𝑡𝑡𝑚𝑚 (𝑖𝑖) + 𝑡𝑡𝑀𝑀 (𝑖𝑖)] ′ (𝑖𝑖)
𝑌𝑌𝑐𝑐𝑐𝑐 = [𝑌𝑌𝑀𝑀 (𝑖𝑖) − 𝑌𝑌𝑚𝑚 (𝑖𝑖)] − 𝐼𝐼𝑐𝑐𝑐𝑐,𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝𝑝
2 2
ove Ica,perm è l’ampiezza della corrente di corto circuito permanente misurata al termine del transitorio
di corto circuito (pari a √2 ∙ 𝐸𝐸�0 �𝑋𝑋𝑑𝑑 , vedi Fig. V.20). Grazie all’interpolazione esponenziale dei punti
così ottenuti (rappresentati con il simbolo ♦ nella Fig. V.21) si può operare il seguente confronto:
Dall’elaborazione dell’oscillogramma: i’ca(0) = 338 A τ’ca = 1/6.78 = 0.147 s
Dai calcoli teorici con i parametri noti: i’ca(0) = 350 A τ’ca = 1/6.98 = 0.143 s
A. Cavagnino V.43
Capitolo V: La macchina sincrona
A. Cavagnino V.44
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Capitolo VI
assi di simmetria
Ia
lt(
p
p Ia/2
Ia/2 0 a()
e()
Fig. VI.1 - Schema di disposizione degli avvolgimenti di una macchina a commutatore e lunghezza
equivalente del traferro in funzione della coordinata .
A. Cavagnino VI.1
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
La macchina possiede due assi di simmetria geometrica: l’asse polare, che è individuato dalla linea
di mezzeria dei poli di statore, e l’asse interpolare o asse neutro che risulta perpendicolare al
precedente. Si immagini che l’asse delle spazzole, che adducono corrente all’avvolgimento di rotore,
sia inclinato di un angolo rispetto all’asse neutro della macchina.
Siano inoltre:
Na il numero complessivo di conduttori dell’avvolgimento d’armatura;
Ne il numero complessivo di conduttori dell’avvolgimento di campo;
R il raggio di indotto;
L la lunghezza attiva;
lt0 l’altezza equivalente del traferro sotto le espansioni polari;
p l’estensione angolare al traferro delle espansioni polari.
La distribuzione di densità di conduttori dei due avvolgimenti di campo e di armatura è data da:
(VI.1)
assi di simmetria
e() e()
a() a()
0
A. Cavagnino VI.2
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Aris()
Ae ()
Aa()
2
Sulla base della circuitazione magnetica sulle linee di campo e per le proprietà di simmetria
dell’elettromagnete in studio, si possono scrivere le seguenti relazioni per la f.m.m. prodotta
singolarmente da campo e armatura:
(VI.2)
dove:
sqw() è un’onda rettangolare di periodo 2, ampiezza unitaria e simmetria dispari;
trw() è un’onda triangolare di ampiezza unitaria, periodo 2 a simmetria pari.
L’attuale coordinata di traferro prende origine dall’asse neutro. La f.m.m. risultante lungo il traferro
quando la macchina funziona a carico è data dalla (VI.3) e rappresentata in Fig. VI.3.
(VI.3)
(VI.4)
La lunghezza del traferro risulta piccola esclusivamente sotto le espansioni polari. Nei vani
interpolari il traferro può essere ritenuto praticamente infinito.
A. Cavagnino VI.3
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Aris()
1/lt0 1/lt()
B() 2
Va inoltre osservato che lo spessore del traferro sotto le espansioni polari deve anch’esso essere
maggiorato rispetto al traferro geometrico secondo un altro coefficiente di Carter che tenga conto
della presenza delle cave di rotore.
Flusso di macchina
Nel caso di una macchina a commutatore, viene definito come flusso al traferro, il flusso che
attraversa il piano neutro della macchina. Tale flusso, con riferimento alla Fig. VI.4, può essere
pertanto definito nel seguente modo:
∙ ∙ ∙ ∙ ∙ ∙
dove la funzione assume la formulazione riportata qui di seguito e gli andamenti mostrati in
Fig. VI.5.
| |
∙ ∙ | |
Γ ,
| |
∙ ∙ | | | |
La funzione vale -1 per valori di negativi, zero per = 0, e +1 per > 0.
A. Cavagnino VI.4
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
1.6
=150°
1.4
=180°
=120°
1.2
=90°
1.0
=60°
0.8
0.6
0.4
0.2
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Il flusso attraverso il piano neutro è prodotto dai contributi congiunti di armatura e campo. In
particolare, il contributo di armatura si annulla nel caso in cui , cioè nel caso in cui le spazzole
siano poste in posizione neutra. Si osservi inoltre che il contributo di armatura si somma al contributo
di eccitazione se lo spostamento delle spazzole rispetto all’asse neutro è tale da produrre flusso di
armatura concorde con quello di eccitazione; in caso contrario il contributo è di tipo sottrattivo.
∙ ∙ ∙ ∙
e ricordando la (VI.5):
∙
∙ ∙ ∙ Γ , (VI.6)
In realtà, nell’espressione del flusso concatenato, vanno comprese anche quelle quote di flusso
corrispondenti alle linee di induzione, che non attraversano il traferro e non sono state considerate
nella distribuzione B(). In assenza di fenomeni di saturazione e tenuto conto dei flussi dispersi di
eccitazione si possono definire i seguenti elementi induttivi che definiscono il flusso totale
concatenato con l’avvolgimento di eccitazione:
∙
∙ ∙ ∙ autoinduttanza dell’avvolgimento di eccitazione
∙
∙Γ , ∙ ∙ mutua induttanza eccitazione-armatura
quando le spazzole sono in posizione neutra (= 0) il termine di mutua induttanza risulta nullo.
A. Cavagnino VI.5
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Poiché i due semi-avvolgimenti di armatura sono in parallelo, la f.e.m., che si genera alle spazzole in
conseguenza della variazione del flusso concatenato di armatura, è la stessa nei due semi-
avvolgimenti. Si può quindi definire come flusso concatenato di armatura a, il concatenamento con
uno solo dei due semi-avvolgimenti di armatura del flusso prodotto complessivamente sia
dall’avvolgimento di campo sia dall’intero avvolgimento di armatura.
Il flusso a, a meno dei flussi dispersi, è quindi definito da:
∙
∙ ∙ ∙ ∙ ∙ ∙ H , Γ , (VI.7)
ove la funzione è la stessa già introdotta e descritta in Fig. VI.4, mentre la funzione è
definita e illustrata in Fig. VI.6:
| |
H ,
∙ 12| | ∙ | | 6 3 3 | |
2.2
=180°
2.0
1.8
1.6
=150°
1.4
1.2
1.0
=120°
0.8
0.6
=90°
0.4
=60°
0.2
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
A. Cavagnino VI.6
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Analogamente a quanto visto per il flusso concatenato di eccitazione, anche per l’armatura, in assenza
di fenomeni di saturazione e tenuto conto dei flussi dispersi, si possono definire i seguenti elementi
induttivi:
∙
∙H , ∙ ∙ autoinduttanza dell’avvolgimento di eccitazione
∙
∙Γ , ∙ ∙ mutua induttanza eccitazione-armatura
Quando le spazzole sono in posizione neutra (=0) il termine di mutua induttanza risulta nullo e il
termine di auto-induttanza è minimo:
∙
∙ ∙ ∙
Ψ ∙ ∙ ∙ ∙ (VI.8)
∙ ∙
∙ ∙ ∙ ∙ ∙
La soluzione dei due integrali fornisce la seguente espressione del flusso pseudo-concatenato:
∙
Ψ ∙ ∙ A , B ,
2 ∙ | |
A ,
2 2| | | |
| |
∙ | |
B ,
| |
∙ 2 | |
A. Cavagnino VI.7
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
7 1.6
=90°
6 1.4
=120°
1.2
5
=150°
1.0
4 =150° =60°
=120°
0.8
3
=90° 0.6
2
=60° 0.4
1 0.2
0 0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Fig. VI.7 - Coefficienti per il calcolo del flusso pseudo-concatenato di armatura in funzione
dell’inclinazione dell’asse delle spazzole () e dell’estensione polare ( ).
Il flusso pseudo-concatenato dipende sia dalla corrente di armatura che dalla corrente di eccitazione
secondo la seguente relazione:
Ψ (VI.9)
∙
M ∙B , ∙
M 0
, ∙ ∙ ∙ ∙
A. Cavagnino VI.8
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Nel caso di avvolgimenti a commutatore, occorre considerare il moto dei conduttori che originano la
distribuzione progressiva N() rispetto al riferimento. Se l’avvolgimento è in condizioni di moto
relativo con velocità r = d /dt rispetto al sistema di riferimento che definisce la posizione di
traferro, si avrà:
,
∙ ∙ ∙ ∙ , ∙ ∙ ∙ ∙
ovvero, ricordando la relazione che lega la distribuzione al numero progressivo dei conduttori:
,
∙ ∙ ∙ ∙ , ∙ ∙ ∙ ∙ ∙
Il primo integrale fornisce la f.e.m. di tipo trasformatorico, il secondo la forza elettromotrice di tipo
mozionale. In particolare, l’aspetto formale del secondo integrale permette di comprendere
l’opportunità di introdurre in (VI.8) il concetto di flusso pseudo-concatenato a della distribuzione
di induzione B() con l’avvolgimento a1(). Si conclude che la f.e.m. indotta nell’avvolgimento di
armatura della macchina a corrente continua deve esse calcolato come mostrato in (VI.10),
evidenziando la componente trasformatorica e mozionale
∙Ψ (VI.10)
∙Ψ
(VI.11)
ove:
Ra , Re sono le resistenze degli avvolgimenti di armatura e di eccitazione;
a , e sono i flussi totali concatenati;
va , ve sono le tensioni applicate ai due avvolgimenti;
a flusso pseudo-concatenato, vedi (VI.9).
A. Cavagnino VI.9
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
∙ ∙ 2 ∙
A commento dell’espressione (VI.13) si può affermare che, affinché vi sia generazione di coppia,
occorre che sia presente corrente sull’armatura della macchina. Non è altrettanto necessario che la
macchina sia eccitata: infatti, in conseguenza dell’anisotropia geometrica della struttura di statore,
esiste un contributo di coppia dovuto alla sola corrente di armatura (coppia di anisotropia).
Le espressioni (VI.11)-(VI.13) descrivono il modello generale di macchina a commutatore. Nei
paragrafi seguenti verranno esaminati i modelli di alcune macchine particolari dedotti dal modello
generale.
∙
(VI.14)
, ,…
Le (VI.14) descrivono il ben noto circuito equivalente illustrato nella Fig. VI.8.
A. Cavagnino VI.10
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Ra La e Re
ia ie
va Me ier Le ve
In particolare il termine , presente nei due set di equazioni, può essere posto in relazione con il
flusso di macchina e definito al paragrafo VI.3 secondo la seguente relazione:
Si ricorda che nel corso di macchine elettriche in regime stazionario tale quantità viene generalmente
denominata come (essendo u = e , P: paia poli, a: coppie di vie interne):
Queste perdite possono essere anche inglobate nel circuito equivalente del motore attraverso un
generatore ideale di corrente di opportuno valore im (generalmente determinabile da misure sulla
macchina reale), che riduce la corrente utile alla produzione della coppia, come illustrato nella
Fig. VI.9:
A. Cavagnino VI.11
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Ra La iutile e Re
ia ie
va imecc ea Le ve
Fig. VI.9 - Rappresentazione delle perdite meccaniche nel circuito equivalente (ea= Me ier).
Per quanto concerne le perdite nel ferro ed il modo di rappresentarle occorre fare alcune riflessioni
sulla loro origine. Sostanzialmente si possono distinguere due tipi di perdite nel ferro:
1. Perdite nel ferro dovute al moto di rotazione del rotore nel campo magnetico prodotto
dalla eccitazione.
2. Perdite nel ferro dovute ai disturbi presenti sulla corrente di armatura e quindi sul flusso
di armatura.
A. Cavagnino VI.12
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Ra La iu e Re
ia il ie
va iq Rq ip ea Le ve
Rp
, (VI.16)
La resistenza equivalente Rq può essere pensata disposta in parallelo all’induttanza di armatura del
motore, come mostrato in Fig. VI.10
Modello del motore a corrente continua inclusivo delle perdite nel ferro
Le discussioni sulle perdite meccaniche e nel ferro, condotte al paragrafo precedente, e lo schema del
circuito equivalente dedotto in Fig. VI.10, consentono di costruire il modello matematico di una
macchina a corrente continua con eccitazione separata e in condizioni di linearità delle caratteristiche
flusso - corrente.
Questo insieme di equazioni, unitamente all’equazione meccanica all’albero, può essere scritto nella
seguente forma, direttamente utilizzabile per il calcolo automatico, quando si trascurino i fenomeni
di saturazione:
A. Cavagnino VI.13
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
(VI.17)
Il sistema di equazioni differenziali, scritto nelle variabili di stato ia, ie, ed r , per poter essere
integrato richiede la conoscenza delle seguenti grandezze in funzione del tempo:
va tensione di armatura
ve tensione di eccitazione
Cr coppia resistente del carico.
L’inclusione delle perdite meccaniche nel modello (VI.17) non costituisce un problema se si conosce
il generatore di corrente imecc di Fig. VI.9, in quanto basta aggiungerlo alla corrente ip che descrive
le perdite nel ferro mozionali.
Il modello (VI.17) pur presentando prodotti di variabili di stato (ier , ieia ), è solo apparentemente
non lineare. Infatti la seconda equazione differenziale, relativa al circuito di eccitazione, è risolubile
in modo autonomo separatamente dalle altre; la corrente ie può, perciò, essere determinata come
funzione del tempo, rendendo il sistema lineare del 2° ordine, con parametri tempo-dipendenti. Nel
caso di macchine a magneti permanenti le equazioni (VI.17) vengono generalmente riscritte
introducendo il parametro KE (costante di f.e.m.) ovvero il parametro equivalente KT (costante di
coppia).
(VI.18)
A. Cavagnino VI.14
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Ra La
ia il
Rp iu
va iq Rq ip ir
vc C
Cr
va(t)
1 il
1 r
Ra+s La K
Cm
s Jeq
iq
Ra
1
Ra
1
Ra+Rq Rp
K
ea= Kr
A. Cavagnino VI.15
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
La costante di tempo meccanica descrive il transitorio ideale di velocità del motore, quando si possa
trascurare l'effetto ritardante dell'induttanza. Riferendoci sempre al circuito equivalente di Fig. VI.11
e portando a zero i valori dell'induttanza di armatura La, la costante di tempo meccanica vale
(assumendo KE KT):
∙
∙ ∙ ≅
∙
ove . Solitamente nei cataloghi la costante di tempo meccanica viene calcolata con
Rap = Ra in quanto vengono trascurate le perdite nel ferro.
L’indicazione a catalogo di queste due costanti di tempo, consente di valutare per calcolo l’induttanza
di armatura e il momento d’inerzia del motore a partire dalla costante di f.e.m. e dal valore della
resistenza di armatura. Tali parametri possono essere inoltre indicativi della prontezza del motore
nell’esecuzione dei comandi, ma più utili per valutare le capacità di accelerazione del motore possono
essere a volte ad esempio il rapporto Cmax /J, oppure la potenza transitoria (power rate) Cmax2 /J. In
ogni caso, fermo restando il fatto che, a parità di altri valori, minori momenti di inerzia e minori
induttanze sono comunque preferibili, non esiste in assoluto un coefficiente di qualità cui riferirsi
nella scelta o nella valutazione di un motore; il confronto tra i diversi tipi deve essere fatto in relazione
al tipo e alle esigenze della applicazione e alle modalità di controllo adottate.
Tuttavia, allo scopo di ottenere un’indicazione generale delle prestazioni dinamiche del motore a
corrente continua a eccitazione fissa o a magneti permanenti, si possono determinare le costanti di
tempo che ne regolano la risposta in transitorio:
A. Cavagnino VI.16
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
∙ ∙
0
∙ ∙ 0
⁄
,
La risposta transitoria del motore risulta smorzata, non oscillante, se la costante di tempo elettrica
risulta inferiore ad 1/4 della costante di tempo meccanica; altrimenti i transitori spontanei della
macchina evolvono con oscillazioni smorzate.
Alcune considerazioni molto generali possono essere condotte riguardo all'influenza esercitata sul
tipo di comportamento dinamico dalla taglia e dalle scelte dimensionali del motore. Si prenda come
riferimento un motore a corrente continua di normale costruzione e si provveda a modificarne le
dimensioni secondo criteri di similitudine geometrica. Nell'operazione si immagini di lasciare
inalterati l'avvolgimento di armatura e le densità di sfruttamento dei materiali attivi : la densità di
corrente dei conduttori di armatura () e densità di flusso al traferro (Bt)1. Si indichino con e i
rapporti secondo cui vengono modificate rispettivamente le dimensioni assiali e radiali della
macchina e si indichino con apice le grandezze della macchina modificata. I diversi parametri che
caratterizzano il motore assumono la seguente dipendenza dai valori dei due rapporti:
∙ ∙
∙
∙ ∙
∙ ∙
∙
∙ ∙
La costante di tempo elettrica, la costante di tempo meccanica e l’accelerazione nominale del motore
si modificano come:
⁄
∙
Sulla base di queste valutazioni e con i limiti citati in nota 1, si può affermare che un aumento delle
dimensioni radiali rende il motore più ‘pigro’ e meno smorzato. Un aumento delle dimensioni assiali
non altera sensibilmente il comportamento dinamico del motore. Tendenzialmente un motore snello
risulta quindi più pronto di un motore tozzo.
1
Queste ipotesi non possono essere considerate accettabili in assoluto, poiché la loro applicazione in larga scala altera
le sovratemperature della macchina, le sollecitazioni meccaniche e le condizioni di commutazione. Tuttavia le indicazioni
che ne conseguono caratterizzano in modo generale delle linee di tendenza di tipo progettuale.
A. Cavagnino VI.17
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Se si dispone di queste tabelle di valori per l’identificazione delle caratteristiche non lineari, la
rappresentazione del fenomeno di saturazione può essere eseguita attraverso l’adozione delle variabili
di stato ia , r , e e . Le equazioni del sistema possono essere riscritte in una forma pronta
all’integrazione, usando come base le (VI.18).
∙
∙
∙ (VI.19)
A. Cavagnino VI.18
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
A()
At()
Afe() A()
Questo modo di considerare la saturazione può essere adottato in macchine, che per motivi costruttivi,
non risentano degli effetti distorcenti della reazione di indotto: macchine a traferro elevato, macchine
dotate di avvolgimenti compensatori. Ovviamente, per macchine a magneti permanenti o ad
eccitazione costante le equazioni che descrivono le grandezze di eccitazione risultano prive di
significato o irrilevanti.
Per una prima analisi di questo aspetto, e nell’ipotesi di piccole escursioni nella zona di non-linearità
delle caratteristiche magnetiche, si può pensare di approssimare At () in serie di Taylor con potenze
dispari in funzione della f.m.m. totale A():
A. Cavagnino VI.19
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
∙ ⋯
e indicando per brevità:
≅ ∙
≅ 1 ∙ 3 ∙ ∙ ∙
1 ∙ ∙ 3 ∙ ∙ (VI.20)
Poiché gli integrali che definiscono i flussi e , e , a dipendono solo da termini con simmetria pari,
solo il primo addendo della (VI.20) contribuisce a questi flussi; pertanto essi potranno essere scritti
nella forma seguente, che evidenzia la loro dipendenza dalle correnti ie, ia:
Φ , λ , Ψ ⟹ ∙ ∙
Il flusso a , che dipende dai termini con simmetria dispari (ovvero da trw() ), verrà fornito
esclusivamente dal secondo addendo della (VI.20). Pertanto esso viene ad assumere la forma:
λ ⟹ ∙ ∙
Le espressioni precedenti hanno, come si è detto, validità limitata a piccole variazioni dei valori di
corrente di eccitazione e di armatura nella zona di saturazione; esse non possono pertanto essere usate
per realizzare un modello soddisfacente della macchina, ma consentono di compiere le seguenti
osservazioni di carattere generale:
A. Cavagnino VI.20
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
sull’armatura per effetto dell’accoppiamento, possono dar luogo ad azioni non trascurabili sul
comportamento della macchina e sulla caratteristica di coppia.
Volendo introdurre compiutamente i fenomeni descritti nel modello dinamico, occorre scrivere le
equazioni elettriche e magnetiche nella loro forma generale2:
Ψ , ∙
(VI.18)
Ψ , ∙
λ ,
λ ,
L’impiego di questo modello presenta due ordini di difficoltà:
r = cost
Ea
cia +cia
ie
ie(t)
2
Le equazioni che seguono non prendono in considerazione le perdite nel ferro.
3
Per quanto concerne questo punto, si osserva, che una buona approssimazione della relazione d (A), può essere
rappresentata dalla caratteristica di eccitazione a vuoto della macchina e = e (ie).
A. Cavagnino VI.21
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
∙ ∙
Poiché lo stato dell’avvolgimento di eccitazione, in termini di corrente ie, risulta assegnato e costante,
si assumono come variabili di stato della macchina le grandezze ia , r.
L’algoritmo di simulazione può essere articolato nei seguenti passaggi:
1. Nota all’istante t la correnti ia , si calcola la distribuzione A() di f.m.m. generata dai due
avvolgimenti lungo il traferro come specificato in (VI.3).
2. Dalla caratteristica a vuoto si desume il valore della costante di coppia media KEmedia (ia) usando
la seguente relazione (ove c = ½ Na / Ne).
∙
∙
∙
3. Noti KEmedia ed ia si calcolano le derivate delle variabili di stato secondo le seguenti equazioni:
∙
Per abbreviare il processo di calcolo, nel caso di eccitazione costante, il valore della costante di f.e.m.
KEmedia può essere precalcolato per diversi valori della corrente di armatura e tabulato in funzione di
quest'ultima. In tal modo si evita al punto 2 l'esecuzione dell'integrale e il valore della costante di
f.e.m. può essere ottenuto per interpolazione dalla tabella.
A. Cavagnino VI.22
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
A carico
Ea0 = Va
Ra Ia
B
Ea a carico
H ie
Ie
Fig. VI.15 - Caratterizzazione del funzionamento a carico della macchina a corrente continua.
velocità a carico
KE
cIa
KE0
KEmedio(ie, ia)
ie
Ie0 -cIa Ie0 Ie0 +cIa
Fig. VI.16 - Semplificazione dell’effetto smagnetizzante della reazione d’indotto.
A. Cavagnino VI.23
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
carico
A
Ea0 = Va
P Ra Ia
B
Ea a carico
cIa
H ie
Ie0
Fig. VI.17 - Valutazione del passaggio da vuoto a carico in presenza di smagnetizzazione.
Nel caso in cui l’effetto smagnetizzante della reazione d’indotto non possa invece essere trascurato,
si può ritenere presente, per valori piccoli della corrente di armatura, una smagnetizzazione
proporzionale al quadrato della corrente stessa, come già osservato. Per alti valori di Ia, la
smagnetizzazione si produce secondo una legge di lineare con la corrente, come si può dedurre dalla
Fig. VI.16:
,
Come risultato, nel passaggio da vuoto a carico il motore a corrente continua, subisce una variazione
di velocità minore di quella che si avrebbe in assenza del fenomeno di smagnetizzazione. Si noti che
a livello di progetto il valore nominale di Ie0 è scelto nell’intorno del ginocchio di saturazione della
caratteristica di eccitazione.
Descrivendo l’effetto smagnetizzante in termini di una riduzione della corrente di eccitazione pari a
cIa, nella Fig. VI.17 si osserva che, fin quando il punto P rappresentativo della f.e.m. a carico, si
trova alla destra della caratteristica di f.e.m. a vuoto , si ha una riduzione della velocità nel passaggio
a carico del motore. Se però l’effetto smagnetizzante risulta così intenso da portare il punto P a sinistra
della suddetta caratteristica, nel passaggio a carico della macchina si osserverà un aumento della
velocità anziché una riduzione. Questo fenomeno dà luogo ad un tratto di caratteristica di corrente di
armatura e di coppia, con pendenza positiva rispetto alla velocità di rotazione del motore.
Cm Caratteristica
smagnetizzata Zona di instabilità
Caratteristica
ideale
0
Fig. VI.18 - Instabilità meccanica della macchina per effetto della smagnetizzazione.
A. Cavagnino VI.24
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Serie stabilizzatrice
Ia
Poli principali
Carichi meccanici, che intercettino la caratteristica del motore in corrispondenza di questo intervallo,
non possono dar luogo ad un funzionamento stabile e producono pertanto un funzionamento
irregolare lungo un ciclo limite indicato nella Fig. VI.18.
Per eliminare questo disturbo, senza ricorrere agli avvolgimenti compensatori, si può dotare il motore
di un circuito supplementare di eccitazione che controbilanci l’effetto smagnetizzante della corrente
di armatura. Questo circuito può essere realizzato con alcune spire percorse dalla corrente di armatura
e disposte sui nuclei polari della macchina. Per evitare, che con l’inversione della corrente d'armatura,
il fenomeno si ripresenti nel funzionamento da generatore o da motore in marcia indietro, occorre che
la corrente nella serie stabilizzatrice continui a produrre lo stesso effetto della corrente principale di
eccitazione. Uno schema d'inserzione tipico può pertanto essere realizzato con un ponte a diodi, come
illustrato in Fig. VI.19.
A. Cavagnino VI.25
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Ciclo di lavoro
stabilizzato Bm
Retta di traferro
M’ Hm
Al cessare della sollecitazione i punti di lavoro di questa porzione si riportano sulla retta di traferro
secondo un ciclo più basso (M’ P0). Come conseguenza, il flusso prodotto dal magnete permanente
subisce un’attenuazione; il motore non sarà più in grado di funzionare correttamente alla sua potenza
di targa. Molti costruttori forniscono, da questo punto di vista, il valore di corrente massima tollerabile
dall'armatura del motore sotto il termine massima corrente prima della smagnetizzazione.
Al fine di limitare questo effetto nocivo della corrente di armatura si possono adottare soluzioni
costruttive diverse: ad esempio i magneti possono essere collocati non direttamente affacciati al
traferro (un esempio è illustrato qualitativamente nella Fig. VI.21); si possono interporre tra magnete
e traferro espansioni polari di ferro dolce; si può sagomare il traferro aumentandolo laddove la
reazione di indotto è più intensa.
Va inoltre ricordato che l’adozione di magneti al samario-cobalto (SmCo) limita il rischio di
smagnetizzazione in quanto il ciclo stabilizzazione viene a coincidere con il ciclo di isteresi
principale.
N S
N S
S N
N S
A. Cavagnino VI.26
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
;
(VI.19)
∙
∙
∙
Funzionamento Cm,Ia
Funzionamento
Limite di commutazione da dissipatore
Cm da motore
o di smagnetizzazione
Ia
Coppia o corrente
Limiti di commutazione di spunto
r
Auto
ventilazione r
Funzionamento
da generatore
A. Cavagnino VI.27
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Va osservato che la macchina può essere convenientemente utilizzata, esclusivamente nei due
quadranti del piano C, caratterizzati da >0. In particolare, il funzionamento da motore si ottiene
in corrispondenza a valori positivi della coppia e della corrente di armatura. Il funzionamento da
generatore è oggi utilizzato, non tanto per produrre energia elettrica, quanto per ottenere una frenatura
elettrica efficiente. La caratteristica di coppia tracciata nel diagramma, è quella ideale. Nella realtà,
oltre ai fenomeni di saturazione precedentemente discussi, che possono alterare la forma della curva
di coppia, occorre considerare i limiti fisici del motore, che parzializzano il campo di impiego dello
stesso nel piano C,.
Nella Fig. VI.22, a sinistra, sono indicati le principali cause che possono ridurre l’uso del motore sia
in condizioni transitorie, che a regime. Nelle relazioni seguenti vengono riportate le espressioni delle
grandezze elettriche e meccaniche nelle condizioni di funzionamento a vuoto:
1 (VI.20)
Con i motori a eccitazione separata sono possibili due regolazioni indipendenti della tensione di
armatura e della corrente di eccitazione. Gli effetti di queste regolazioni si possono dedurre dalle
equazioni (VI.19)-(VI.20 ) e sono schematizzate in Fig VI.23. Ovviamente, per i motori a magneti
permanenti è attuabile esclusivamente la regolazione di armatura.
Cm ; Ia Cm (e+e)
Cm (e)
Va+Va
a (e+e)
Va
a (e)
r
r
Regolazione di armatura Regolazione di campo
Le (VI.21) e il diagramma di Fig. VI.24 sono puramente indicativi del funzionamento del motore ad
eccitazione serie, in quanto la saturazione del flusso principale altera sensibilmente le curve di coppia
e corrente a bassa velocità.
A. Cavagnino VI.28
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Cm, Ia
Corrente di spunto
Funzionamento
da motore
r
Si può osservare in linea generale, che il motore ad eccitazione serie possiede una caratteristica di
coppia che non si annulla al crescere della velocità. Il funzionamento a vuoto di questo motore può
risultare dunque pericoloso. Le regolazioni di armatura e di campo comportano in generale una
traslazione e una diversa ‘pendenza’ delle caratteristiche di coppia e di corrente.
Va inoltre segnalato che, a bassi valori di velocità e alti valori di corrente, l’effetto della saturazione
magnetica rende meno probabili i risultati delle formule (VI.21), come già osservato durante il corso
di Macchine Elettriche in regime stazionario.
I motori ad eccitazione serie possono funzionare anche in corrente alternata, grazie al fatto che il
segno della coppia non dipende dal segno della tensione di alimentazione. Le equazioni del motore,
per caratteristica di eccitazione magneticamente lineare e spazzole posizionate sull’asse neutro, sono
date da:
∙ ∙ ∙ ∙ ∙
V
r = 0
r =
Fig. VI.25 - Diagramma vettoriale del motore CC ad eccitazione serie in c.a.
A. Cavagnino VI.29
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
A. Cavagnino VI.30
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Cm
Questi motori sono del tipo a eccitazione separata e possono usare convenientemente la regolazione
di armatura sotto la velocità base e la regolazione di campo tra la velocità base e la velocità massima.
La regolazione di campo risulta conveniente nella zona di funzionamento a potenza costante, in
quanto consente di sfruttare al meglio le caratteristiche di potenza dell’alimentatore del motore, come
illustrato nello schema di Fig. VI.26. Un fattore di qualità per i motori destinati a questo tipo di
applicazioni è il rapporto tra velocità massima e velocità base, detto anche rapporto di deflussaggio.
A. Cavagnino VI.31
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Regolazione di armatura:
Condizioni base Va = Vb max /b
Va=Vb; Ia =Ib; e =b Ia = Ib b /max
Cmax
e = b
Potenza alimentatore:
Vb Ibmax /b
Regolazione di campo:
Va = Vb
Cmin Ia = Ib
e = bb /max
Potenza alimentatore:
base max Vb Ib
Fig. VI.27 - Valutazioni sulla scelta del sistema di regolazione di velocità
di un motore per lavorazioni meccaniche
Nel campo di velocità comprese tra b e max il motore può erogare una potenza massima costante e
pari a:
∙ ∙
ove si indica con Cmin la coppia del motore alla velocità max. Il rapporto di riduzione può essere
scelto in modo da portare a coincidere max e 2. Per soddisfare le richieste del carico la caratteristica
di impiego del motore deve coprire completamente l’area di impiego prevista per il carico, come
illustrato in Fig. VI.27. Occorre pertanto che:
∙ e
C1 Cb
Caratteristica
del motore
Cmin
Caratteristica
del carico C2
1 ’1 = b 2 = max
A. Cavagnino VI.32
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Cm
Avvolgimento
Reostato di campo
di campo
r
Fig. VI.29 - Motore ad eccitazione serie per trazione (sinistra) e caratteristiche di coppia (destra)
A. Cavagnino VI.33
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Motore a riluttanza
Questo motore possiede il solo avvolgimento di armatura, lo statore, pur provvisto di poli salienti,
non è dotato di eccitazione. Grazie all’inclinazione dell’asse del commutatore rispetto agli assi di
simmetria della macchina è possibile produrre una coppia motrice dovuta all’anisotropia della
struttura magnetica di statore. Il segno della coppia è funzione dell’inclinazione delle spazzole. La
trattazione del motore a riluttanza discende dalle equazioni generali della macchina a commutatore.
Eliminando nelle (VI.11) le equazioni e le grandezze relative all’avvolgimento di eccitazione si
ottengono le seguenti relazioni:
∙ ∙Ψ
Ψ ∙
Ψ ∙ ∙
che, confrontate con le espressioni relative al motore ad eccitazione serie, differiscono esclusivamente
per la presenza del parametro Ma al posto del parametro Me.
ia
va
A. Cavagnino VI.34
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Motore a repulsione
Questo motore si presenta con l’avvolgimento di armatura chiuso in corto circuito attraverso una
coppia di spazzole disposte su un asse inclinato rispetto alla posizione neutra. L’avvolgimento di
eccitazione, alimentato in corrente alternata, produce un flusso che, concatenandosi parzialmente con
l’avvolgimento di armatura, genera in quest’ultimo un f.e.m. alternata e corrispondentemente una
corrente. Le equazioni matematiche, che reggono i fenomeni elettrici e magnetici sopra accennati,
sono le seguenti:
0 ∙Ψ
ove:
Ψ
L’espressione della coppia risulta dalla (VI.13) qui di seguito ricordata per comodità:
Ψ
in tale espressione si distinguono i due contributi di coppia:
coppia di interazione: ;
coppia di anisotropia: .
In particolare, per questo tipo di motore i due contributi di coppia sono permanentemente di segno
opposto, comunque si sposti l’asse delle spazzole; è pertanto opportuno ridurre il coefficiente Ma
utilizzando ad esempio un’ampia estensione delle espansioni polari della macchina (vedi pag. VI.8).
A. Cavagnino VI.35
Capitolo VI: La macchina a corrente continua
Nei diagrammi seguenti sono illustrate in modulo e in fase le principali grandezze del motore in
funzione della velocità di rotazione. Va osservato che tali caratteristiche possono essere fortemente
influenzate dai valori di resistenza del circuito di campo e del circuito di armatura, dall’inclinazione
delle spazzole e dall’estensione delle espansioni polari.
Ve
Ia r >0
Cm
Ie Ia
Diagramma vettoriale
del motore a repulsione Ie
0
r r <0
A. Cavagnino VI.36
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Appendice A
A. Cavagnino A.1
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ii P iu
S
Vi D vu
N
Fig. A.1 - Struttura di un chopper ad un quadrante.
La struttura di questo chopper viene detta ad un quadrante, in quanto la tensione e la corrente di uscita
possono assumere valori esclusivamente positivi, sia istantanei e, ovviamente, in termini medi.
Il principio di funzionamento consiste nella regolazione per parzializzazione della tensione di uscita.
Questa operazione è affidata all’interruttore statico, che, con successive manovre di apertura e
chiusura, fornisce al carico una tensione sotto forma di impulsi di durata variabile. Se con T si indica
l’intervallo di tempo tra due operazioni di chiusura successive dell’interruttore statico (periodo del
chopper) e con la frazione di T per cui l’interruttore resta chiuso (duty-cycle), il valore medio risulta
fornito dalla relazione seguente:
, ∙ ove 0 1 (A.1)
La regolazione del valore medio della tensione fornita al carico avviene attraverso una graduazione
del valore . Tale risultato si può ottenere attraverso diverse tecniche di comando dell’interruttore.
Il valore di può essere modificato ad esempio mantenendo fisso il periodo T e regolando il tempo
di chiusura dell’interruttore; si parla in questo caso di chopper a frequenza fissa. Oppure può essere
mantenuto costante il tempo di conduzione (interruttore chiuso) e variato il periodo T, o possono
essere variati entrambi i tempi; in questo caso si dice che il chopper è comandato a frequenza
variabile. Le diverse tecniche possono essere scelte in relazione al tipo di controllo che si vuole
effettuare sulle grandezze di uscita.
vu
Vi
Vu,media
t
T
A. Cavagnino A.2
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ii P R L
S iu
Vi vu D E()
A. Cavagnino A.3
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Durante la fase di conduzione, la corrente sul carico proviene direttamente dalla rete di alimentazione
attraverso l’interruttore statico (S) mentre il diodo (D) risulta contropolarizzato; durante la fase di non
conduzione, essendo l’interruttore (S) aperto, la corrente continua a circolare nel carico attraverso il
diodo (D). Supponendo che la corrente iu(t) non si annulli mai durante il funzionamento, se ne può
calcolare il valore medio a regime nel seguente modo:
∙ ∙ ∙
, ∙
L’ultimo integrale risulta nullo a regime, essendo iu (0) = iu (T), e quindi, ricordando la (A.1) si può
scrivere:
∙
, (A.4)
Si osserva che il valore medio della corrente sul carico non dipende dalla induttanza presente nel
circuito, ma esclusivamente dai valori medi della tensione di uscita e della f.e.m. del carico, e dalla
resistenza del carico.
La relazione (A.4) risulta applicabile in condizioni di funzionamento continuo del chopper. Quando
i valori Vi ed E risultano prossimi tra loro, il funzionamento della struttura diventa intermittente a
causa del periodico annullarsi della corrente di carico durante le fasi di non conduzione. In queste
condizioni la (A.1) e la (A.4) cessano di essere valide.
A. Cavagnino A.4
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
∙ 0
(A.5)
∙
Poiché a regime, al tempo T deve essere iu (0) = iu (T) si può ricavare la seguente condizione tra i
valori I1 e I0 :
∙
(A.6)
∙ 1 ∙
Perché le (A.6) possano valere, e quindi possa esistere effettivamente una condizione di regime per
il funzionamento occorre che la differenza I1-I0 calcolabile dalle (A.6) sia la stessa, ovvero:
∙ ∙ 1 ∙ (A.7)
∙
Δ ∙ 1 ∙ (A.8)
Nella Fig. A.5 è riportato l’andamento dell’ampiezza del ripple di corrente, in funzione del duty-cycle
del chopper. Si nota che il ripple risulta ovviamente nullo per valori del duty-cycle 0 e 1; esso
raggiunge il massimo in corrispondenza ad un duty-cycle del 50% :
∙
Δ , (A.9)
LIu 0.25
Vi T 0.20
0.15
0.10
0.05
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Fig. A.5 - Ampiezza del ripple di corrente in funzione del grado di conduzione.
A. Cavagnino A.5
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Perdite di
commutazione
Tensione di Corrente
contropolarizzazione
Un aumento della frequenza di commutazione è preferibile dai punti di vista sopra descritti e
migliora addirittura la prontezza del sistema nella esecuzione dei comandi.
Purtroppo all’aumentare della frequenza di commutazione dell’interruttore statico aumenta
anche la potenza dissipata per perdite di commutazione.
Nella Fig. A.6 è rappresentato un tipico andamento della tensione e della corrente in un interruttore
statico durante una manovra di chiusura. La commutazione, nel componente reale avviene in un
tempo finito, durante il quale sono presenti contemporaneamente ai capi del componente tensione e
corrente. Necessariamente la potenza associata viene dissipata in forma termica dal componente.
La quantità di energia perduta ad ogni commutazione di chiusura, o di apertura dell’interruttore,
moltiplicata per la frequenza di commutazione, fornisce la potenza media dissipata. La potenza cresce
ovviamente in modo lineare con la frequenza. Tale fenomeno limita la frequenza massima a cui un
componente può commutare.
Gli interruttori statici oggi utilizzabili si dividono in diverse famiglie basate su tecnologie diverse.
Componenti di piccola potenza consentono di lavorare a frequenze normalmente più alte dei
componenti della stessa tecnologia destinati a commutare potenze più elevate. Anche tra componenti
di diversa concezione vale grossolanamente una regola analoga.
SCR (tiristori) 0.1 - 1kHz; 1MVA.
BJT (transistori bipolari) 1-10 kHz; 10kVA.
IGBT (transistori a gate isolato) 5-20 kHz; 10kVA.
MOS-FET >100kHz; 1kVA.
A. Cavagnino A.6
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
, ∙ ∙
, ∙ ∙ ∙ ∙ ∙ ∙
, ∙ , ∙ .
Poiché, nel caso di diodo e interruttore ideali, non ci sono perdite nei componenti di commutazione,
deve necessariamente risultare che la potenza istantanea di ingresso deve essere uguale alla potenza
istantanea di uscita:
∙ ∙
Se si può ritenere costante e pari a Vi la tensione di alimentazione del chopper, si possono scrivere le
seguenti relazioni, ricordando anche la (A.4):
∙ . ∙ , ∙ .
∙ ∙ ,
∙ . ∙ ∙ . ∙ , ,
Ingresso Uscita
. ∙
. ∙ . .
A. Cavagnino A.7
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
iu(t)
Rete Diodo
t
vu(t)
t
Lf
ii is P iu
ic S
Vi vc D vu
Cf
A. Cavagnino A.8
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
vc
T
T
Is,medio +Q
-Q
Per studiare gli effetti del filtro supponiamo che la corrente Iu del carico sia sufficientemente livellata
da poter essere ritenuta costante. Se si indicano con:
. ∙ .
Per un calcolo approssimato dei valori di capacità di filtro e di induttanza, si può ritenere che la
corrente richiesta dal chopper sia attribuibile:
Durante l’intervallo di tempo T, che corrisponde alla fase di conduzione dell’interruttore, la corrente
ic è data da:
1 ∙ .
e nel tempo considerato e nel tempo considerato la tensione sul condensatore raggiunge il valore:
∙
∙ .
A. Cavagnino A.9
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Durante l’intervallo di tempo residuo di durata (1-)T in cui l’interruttore è aperto la corrente ic vale:
∙ .
L’induttanza Lf del filtro ha il compito di livellare la corrente richiesta dalla rete di alimentazione.
Nelle applicazioni, un’oscillazione troppo elevata della corrente è nociva al buon funzionamento del
sistema. In particolare, nel campo della trazione elettrica, disturbi presenti nella corrente richiesta alla
catenaria di alimentazione possono produrre interferenze di tipo elettromagnetico con i sistemi di
telesegnalazione o telecomando.
Per quanto concerne il dimensionamento dell’induttanza Lf, si può ragionare come segue. Detto Vi il
valore della tensione di alimentazione, ed essendo vc(t) l’andamento della tensione sul condensatore
di filtro, si può stimare l’andamento della corrente nell’induttanza attraverso l’equazione:
vc
Vc
i Ii
T
T
Fig. A.10 - Oscillazioni di tensione sul condensatore e di corrente sull'induttanza del filtro.
A. Cavagnino A.10
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Assumendo valido l’andamento del ripple di tensione stimato nella (A.11), si può calcolare, per la
corrente di linea, la seguente ampiezza di oscillazione picco-picco. Il valor massimo del ripple si
ottiene, come al solito, per un valore di parzializzazione pari a 0.5.
∙ ∙
Δ ∙ . Δ ,
.
(A.12)
∙ ∙
≪ ove
Inoltre il condensatore usato dovrà poter sopportare la massima corrente efficace che lo attraversa
durante il funzionamento. A questo proposito si può osservare, che tale condizione si verifica ancora
una volta in condizioni di = 0.5, e per un valore di corrente di uscita perfettamente livellata si ha:
.
,
A. Cavagnino A.11
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Iu,medio
=1
Zona di funzionamento
discontinuo
E/Vi
0.5 1.0
Fig. A.11 - Caratteristiche di regolazione del chopper.
Nel piano Iu,medio , E() / Vi, la relazione precedente dà origine a una famiglia di rette parallele
caratterizzate dal parametro . La lettura di queste caratteristiche ci avverte che, fissati i valori E/Vi
e la resistenza del carico, è possibile controllare con legge lineare il valor medio della corrente
attraverso una regolazione di . Tuttavia la linearità della regolazione cade, quando il valore di
scende eccessivamente rispetto al valore E() / Vi del carico. In queste condizioni il funzionamento
del chopper diventa discontinuo e la corrente di carico si annulla durante ogni periodo T.
A. Cavagnino A.12
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Nel caso, peraltro abbastanza usuale, in cui si possano trascurare le cadute di tensione resistive nella
maglia di uscita, la corrente iu(t) nel carico evolve con una oscillazione triangolare attorno al valor
medio. L’ampiezza dell’oscillazione è nota e vale a regime:
∙
Δ ∙ 1
Affinché il funzionamento del chopper sia continuo occorre che il valor medio di corrente risulti
superiore a metà del ripple, cioè:
∙
, ∙ 1 , (A.13)
La (A.13) individua nel piano Iu,medio , E() / Vi una regione parabolica sopra la quale il chopper opera
in condizioni di continuità di corrente. In questa regione valgono le curve di regolazione indicate
dalla (A.4). Sotto questa regione il funzionamento diventa intermittente e il valor medio della corrente
iu(t) è valutabile attraverso la Fig. A.12 e i seguenti calcoli.
∙ ,
, ∙ ∙ , , ∙
In definitiva risulta:
⁄
, ∙ ∙ ⁄
(A.14)
Il valor medio della corrente nel carico alimentato dal chopper si annulla esclusivamente per un valore
di = 0 oppure quando la f.e.m. prodotta dal carico uguaglia la tensione di alimentazione. Dalla
(A.14) si osserva come l’ampiezza della zona di funzionamento discontinuo dipenda ancora una volta
dal valore T/L, le cui implicazioni sono state già discusse.
vu(t)
Vi
Iu,max
E()
T T
T
Fig. A.12 - Tensione e corrente di uscita nel funzionamento discontinuo del chopper ad un quadrante.
A. Cavagnino A.13
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ii ip iu
ic L
Tp
vc C id
Vi ia D vu
L Ta
ir Lr
Tr
Transitorio di accensione
Si immagini che il tiristore Tp sia spento e che la corrente Iu del carico sia condotta dal diodo D. Si
immagini inoltre che il condensatore C risulti carico ad una tensione Vco leggermente superiore a Vi.
Il tiristore principale à polarizzato direttamente e quando viene impulsato il suo gate, può entrare in
conduzione. Se nello stesso istante in cui si comanda il tiristore principale, si innesca anche il tiristore
Tr, nascono due transitori:
transitorio di spegnimento del diodo D e commutazione della corrente di carico Iu sulla rete;
transitorio di scarica e ricarica in verso opposto della capacità nel circuito.
A. Cavagnino A.14
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ip
ir
id ii
Vco
vu
Vi
vc
t
1
Questo transitorio ha una durata 2 > 1 ed è generato dal gruppo LrC con capacità inizialmente carica
al valore Vco. La durata 2 è data da:
ove
∙
Il valore Lr deve essere scelto in modo da limitare la corrente di picco Ir,max che si sovrappone alla
corrente Iu nel tiristore principale causando un sovraccarico momentaneo:
, ∙
Al termine di questa fase la capacità risulta carica alla tensione -Vc0. Terminati i due transitori il
chopper risulta chiuso e mantiene stabilmente in connessione la rete con il carico. L’unico
semiconduttore attivo in questa fase è il tiristore principale.
Transitorio di spegnimento
Se si impulsa il tiristore ausiliario Ta si dà origine ad un rapido transitorio iniziale di commutazione
della corrente dal tiristore principale al tiristore ausiliario. Se le induttanze di protezione dei tiristori,
Lsono piccole, la durata della commutazione è breve e la tensione del condensatore non si modifica
sensibilmente. Dal termine del transitorio di commutazione la corrente di carico fluisce dalla rete
attraverso il condensatore e il tiristore Ta. In tale condizione la tensione sul carico risulta data da
A. Cavagnino A.15
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ip ia id
vu
vc
vc t
Tcp
2 3
∙
Fin quando la tensione del condensatore è negativa il tiristore principale risulta contropolarizzato. La
durata della contropolarizzazione vale:
Essa deve essere, in ogni caso, superiore al tempo di ‘turn-off’ del tiristore principale per garantirne
l’effettivo spegnimento. Per questo occorre scegliere un valore di capacità sufficiente. Il transitorio
prosegue fin quando la tensione sul carico permane positiva, per una durata pari a:
A. Cavagnino A.16
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
osservare come le manovre di commutazione richiedano un tempo finito. È infatti evidente come, in
seguito ad una manovra di chiusura dell’interruttore statico principale, la struttura invii sul carico un
impulso di tensione di durata non inferiore al tempo ton,min = 1 + 2.
Il calcolo della massima frequenza di commutazione risulta condizionato da questo tempo minimo di
conduzione. Se, ad esempio, si volesse ottenere dal chopper un valore minimo predefinito per la
tensione media di uscita, pari a Vu,min, occorre prevedere un ‘duty-cycle’ min dato da:
,
Per poter salire in frequenza di commutazione occorre ridurre i tempi1 e 2 , ovvero i valori L e C
dell’induttanza e della capacità di spegnimento. Ma una riduzione del valore di induttanza urta contro
il limite di corrente di picco ripetitivo sopportabile dal tiristore principale, mentre una riduzione del
valore della capacità è limitata dalla necessità di rispettare il tempo di contropolarizzazione del
tiristore principale.
A. Cavagnino A.17
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ii P iu
Vi Modello
S E() logico ii
D vu iu del vu
Vi
S chopper
N
Un modello logico della struttura del chopper analizzato deve poter fornire la tensione di uscita (ai
capi del diodo D) in funzione dello stato dell’interruttore e delle condizioni generali della rete e del
carico. Oltre allo stato dell’interruttore, possono infatti influenzare il valore della tensione vu, il valore
della corrente iu e la f.e.m. E() eventualmente prodotta dal carico.
Un modello logico utile nella maggioranza dei casi si basa sul seguente schema operativo:
Ingressi:
Stato dell’interruttore statico (S = 0 aperto / 1 chiuso).
Valore della tensione ai morsetti di ingresso Vi.
Valore della corrente in uscita iu.
Valore della f.e.m. a vuoto del carico E().
Uscite:
Valore della corrente di ingresso ii.
Valore della tensione di uscita vu.
L’analisi conduce alla individuazione della seguente struttura logica:
Iu<0 Vu=E
E>0
S=0 Iu>0
S=1
Iu>0
Vi<E
Iu<0 Vu=E
A. Cavagnino A.18
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Vu=0
Y
E<0 Iu>0
N
Y
S=0 Vi<0 : OR (somma logica) Vu=E
N
N
Vi>E Iu>0
Y
Vu=Vi
La corrente di ingresso si desume facilmente per tutti i casi esaminati da un semplice bilancio di
potenze istantanee:
∙
Si noti che la mappa logica indicata in Fig. A.15 può essere semplificata in maniere alternative
rispetto a quella rappresentata in Fig. A.16.
In Fig. A.18 è rappresentato l’andamento della tensione di uscita e delle correnti di uscita e di ingresso
di un chopper ad un quadrante, caricato con un circuito R,L,E, in cui la E(t) ha andamento sinusoidale
nel tempo. Il chopper è pilotato con un duty-cycle pari a 0.4. La f.e.m presenta un offset pari a metà
della tensione del bus in continua ed una ampiezza maggior di Vi/2 per portare la struttura nel
funzionamento pulsato. Si possono osservare tutte condizioni di funzionamento del chopper
corrispondenti ai casi esaminati nei punti precedenti.
E(t)
vu
iu
Fig. A.18 - Impiego del modello logico del chopper abbassatore di tensione:
tensioni e correnti su carico R, L, E(t).
A. Cavagnino A.19
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ii P iu
L D
Vi S Vu
, 1 ∙ ove 0 1 (A.15)
A. Cavagnino A.20
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
vPN
Vu
ii
Vi
T t
Fig. A.20 - Forme d’onda di tensione e corrente nel chopper elevatore di tensione.
e le equazioni differenziali che reggono i transitori della corrente ii , se si tiene presente la resistenza
del circuito induttivo, sono date da:
0 0
∙ con (A.16)
da cui:
⁄ ⁄
∙ ∙ 1 0
(A.17)
⁄ ⁄
∙ ∙ 1
La analogia delle forme d’ onda di tensione e di corrente prodotte da questa struttura con quelle
presenti nel chopper abbassatore, ci consentono di scrivere il valor medio della corrente assorbita
dalla rete primaria nel seguente modo:
∙
, (A.18)
In questo tipo di chopper è fondamentale il ruolo di accumulazione di energia svolto dall’ induttanza
nel trasferimento di potenza dalla sorgente a tensione più bassa alla sorgente a tensione più alta. In
diretta simmetria con il chopper abbassatore di tensione si possono riportare le seguenti espressioni.
Se la tensione di alimentazione del chopper è costante (pari a Vi) e la tensione di uscita è costante
(pari a Vu), si può scrivere:
∙ . ∙ , ∙ .
1 ∙ ∙ ,
1 ∙ ∙ . ∙ , , ∙ .
A. Cavagnino A.21
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
1 ∙ ∙ . ∙ . (A.19)
Ingresso Uscita
, 1 ∙
. . 1 ∙ ,
Questa struttura di chopper viene raramente usata da sola, più frequentemente essa è accoppiata alla
struttura di chopper abbassatore di tensione per formare un chopper bidirezionale in corrente, ovvero
il chopper a due quadranti discusso al paragrafo seguente.
A. Cavagnino A.22
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
0 0 Vi 0 / Vi 0 Vi E() 0 Vi 0 / Vi 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
1 1
1 0 Vi Vi Vi Vi Vi Vi Vi Vi Vi
La corrente di ingresso del chopper risulta, come al solito dal bilancio energetico:
∙
Dalla tabella precedente si osserva che le uniche combinazioni degli interruttori statici, che
consentono di definire in maniera non ambigua il valore della tensione di uscita, sono fornite dalle
combinazioni:
S1 = 1 & S2 = 0 Vu = Vi
S1 = 0 & S2 = 1 Vu = 0
Pertanto una tecnica di pilotaggio di questo chopper, che consente di controllare in modo efficace e
semplice la tensione media di uscita (sempre positiva, espressa dalla (A.1)), consiste nel pilotaggio
degli interruttori statici con modalità exor (or esclusivo). Con questa tecnica, nella struttura, risulta
sempre presente un interruttore chiuso ed uno aperto ed il chopper non funzionerà mai in modo
discontinuo. Risulta quindi possibile definire uno stato logico unico per l’intera struttura:
S=1 S1 = 1 & S2 = 0
S=1 S1 = 0 & S2 = 1
A. Cavagnino A.23
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
vu=S1 Vi vu = Vi
N N
S1=0 S2=0 Iu > 0
Y Y
E<0 E>Vi Y vu = 0
Iu Iu,old > 0 N
Vu = E
iu = 0
Fig. A.22 - Modello logico del chopper a due quadranti bidirezionale in corrente
( : somma logica - OR; : prodotto logico – AND).
vu = SVi iu = Sii
A. Cavagnino A.24
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
ii
S1 D1 D3 S3
iu
Vi L vu
S2 D2 D4 S4
1 1
0
1 0 +Vi
+Vi 0
A. Cavagnino A.25
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
vu = +Vi
Y
S1 =1 S4 =1
N
vu = -Vi
Y
S2 =1 S3 =1
N
vu = 0
Fig. A.24 - Modello logico del chopper a quattro quadranti ( : prodotto logico – AND).
Dall’analisi del sistema si deduce che esclusivamente quattro combinazioni degli interruttori danno
luogo ad una definizione certa della tensione di uscita. Nelle altre condizioni, la tensione di uscita
dipende dal verso della corrente sul carico (pari al valore riportato in alto a destra della casella se iu >
0, oppure al valore in basso a sinistra della casella quando iu < 0) e dalla condizione di funzionamento
continuo o discontinuo in analogia a quanto discusso in dettaglio per il chopper a due quadranti. Per
poter commutare correttamente la struttura da uno stato all’altro, occorre, anche in questa occasione,
produrre una commutazione graduale consistente nella apertura dell’interruttore chiuso e nella
successiva chiusura dell’interruttore aperto di ciascun ramo (interblocchi).
Le transizioni di stato corrispondono ai percorsi evidenziati attorno alla mappa logica riportata alla
pagina precedente. Si può osservare che la commutazione della tensione avviene in conseguenza della
manovra di apertura di un interruttore, ovvero della successiva manovra di chiusura considerando il
verso della corrente.
Negli stati a tensione ambigua si possono inoltre avere condizioni di funzionamento intermittente del
chopper analoghe a quanto discusso per il chopper a due quadranti. Un modello logico semplificato
del chopper a quattro quadranti, che non prende in considerazione né gli stati in cui la tensione di
uscita è indefinita, né gli stati proibiti, e che risulta utile per molti casi di funzionamento, è
rappresentabile attraverso lo schema decisionale riportato in Fig. A.24.
A. Cavagnino A.26
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Ap M
Am
M +
COMPARATORE U T P
P -
U
Fig. A.25 - Pilotaggio a frequenza fissa del chopper con la tecnica portante – modulante:
M - segnale di riferimento per la tensione di uscita (modulante); P - onda triangolare portante.
∙ (A.20)
A. Cavagnino A.27
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
P
Ap M
Am
+P
M + T
CMP-a Ua Ua S1 , S2
P -
+ Ub S3 , S4
CMP-b Ub
-
Vi
Vab
Fig. A.26 - Pilotaggio a frequenza fissa del chopper 4-quadranti con la tecnica
portante - modulante a tre livelli: M – modulante; P - onda triangolare portante.
Nel caso di chopper a quattro quadranti una tecnica di modulazione, che consenta di fornire una
tensione di uscita variabile su tre livelli (-Vi, 0, Vi) con utile riduzione del ripple di corrente può essere
realizzata nel seguente modo. Per il ramo ‘a’ del chopper (vedi Fig. A.27) il comando a S1 ed S2
viene sintetizzato sulla base della differenza M-P, nel modo descritto per il chopper a due quadranti,
mentre per gli interruttori S3 S4 del ramo ‘b’ esso viene sintetizzato sulla base della differenza P-M.
I duty-cycle dei due rami sono dati da:
∙ ∙
mentre il duty-cycle equivalente ai fini del valor medio della tensione Vab del chopper risulta:
(A.21)
Il valore di varia in questo caso da -1 a +1 in conseguenza del segno del segnale modulante. È
importante osservare come la frequenza apparente sul carico risulti doppia rispetto alla frequenza di
commutazione dei singoli interruttori, con conseguenti vantaggi sul ripple di corrente. In particolare
il ripple di corrente si annulla per = -1, 0, +1.
S1 S3
a b
Vi
S2 S3
A. Cavagnino A.28
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
Trigger con
isteresi 1
Iu > Irif + Iu Vu = 0
0 Iu,rif Iu
Iu < Irif - Iu Vu = Vi
iu
Iu,rif
Iu - Margine di
vu
U oscillazione
Iu,rif +
A. Cavagnino A.29
Appendice A: La conversione c.c. / c.c.
A. Cavagnino A.30
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Appendice B
rete a
rete c.a. c.a. frequenza e
primaria filtro tensione
a 50 Hz c.c. c.c. variabile
A. Cavagnino B.1
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Mentre la regolazione della frequenza di uscita è compito esclusivo della struttura di conversione c.c./
c.a. (inverter in senso stretto), la regolazione della tensione può essere demandata al convertitore c.a./
c.c. ovvero può essere affidata allo stesso convertitore c.c./ c.a.
Il primo caso si definisce inverter con circuito intermedio (bus) in continua a tensione variabile.
Il secondo caso è detto inverter con circuito intermedio (bus) in continua a tensione fissa.
La disponibilità di queste strutture consente in generale un impiego più flessibile dei motori in
corrente alternata e in particolare consente di utilizzare come motori anche macchine che
tradizionalmente venivano impiegate esclusivamente come macchine generatrici di potenza elettrica
(macchine sincrone).
Tuttavia le forme d’onda di tensione disponibili in uscita non risultano più sinusoidali. Esse sono in
generale fortemente distorte e possiedono un contenuto armonico, in alcuni casi, estremamente
complesso. Questo fatto provoca, nei carichi elettrici alimentati (tipicamente nei motori), il passaggio
di correnti distorte e un aumento generale delle perdite a parità di potenza utilizzata.
Gli inverter si classificano in due tipologie fondamentali a seconda della grandezza elettrica (tensione
o corrente) che viene imposta al carico:
ii
S1 D1 D3 S3
iu
Vi
vu
S2 D2 D4 S4
A. Cavagnino B.2
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Vcc
vu iu
D1 S1
D4 S4 t
D2 S2
D3 S3
S1 S2
comandi in chiusura
A. Cavagnino B.3
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
14
3 14
14
5
7
1 2 3 4 5 6 7 8
La forma d’onda della tensione di uscita è, come si è detto, un’onda quadra. Il suo contenuto armonico
è fornito in Fig. B.4 e dalla relazione (B.1).
∑ sin (B.1)
Comando in PWM
La tecnica di comando denominata PWM consente di utilizzare la struttura di inverter sia per la
regolazione della frequenza che per la regolazione della tensione. Gli interruttori vengono commutati,
come accade nel chopper, in modo da fornire in uscita una tensione formata da impulsi positivi e
negativi di durata complementare gradualmente variabile. Uno dei possibili metodi è illustrato in
Fig. B.5.
modulante portante
1 Am
+Vcc
-Vcc
A. Cavagnino B.4
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
AmVcc
f
fp -4fm fp +4fm 2fp -3fm 2fp +3fm
fm fp 2fp
Fig. B.6 - Contenuto armonico di un’onda PWM: Am, fm ampiezza e frequenza della modulante,
fp frequenza portante di ampiezza unitaria.
Il comando PWM prevede il confronto tra un’onda sinusoidale, di frequenza pari alla frequenza
desiderata in uscita e di ampiezza proporzionale al valore di fondamentale di tensione di uscita voluto
(onda modulante), e un’onda triangolare a frequenza più elevata (onda portante).
Gli interruttori S1, S4 vengono chiusi durante gli intervalli in cui l’onda sinusoidale modulante risulta
superiore all’onda triangolare portante. Gli interruttori S2, S3 vengono chiusi invece, durante le fasi
in cui l’onda modulante risulta inferiore all’onda portante. La forma d’onda di tensione prodotta in
uscita ha l’andamento tipico illustrato dal diagramma di Fig. B.5; essa evolve tra valori opposti di
tensione +Vcc e -Vcc attraverso una serie di rapide commutazioni e pertanto ha un andamento molto
diverso da quello sinusoidale auspicato. Tuttavia nel suo spettro sono perfettamente riprodotte le
informazioni di modulo, fase e frequenza contenute nell’onda sinusoidale modulante.
Dallo spettro della tensione di uscita riportato in Fig. B.6 si possono dedurre alcune osservazioni
importanti:
La tensione di uscita contiene una riga in corrispondenza della frequenza dell’onda modulante.
L’ampiezza di questa riga è proporzionale alla profondità di modulazione Am e alla tensione
continua di alimentazione dell’inverter Vcc.
Le armoniche di distorsione sono rappresentate da schiere di righe centrate attorno a multipli
della frequenza di portante e decrescenti di ampiezza al crescere della distanza dal loro centro.
Da queste osservazioni consegue che l’inverter è in grado di produrre in uscita una tensione alternata
con frequenza ed ampiezza regolabili; per regolare la frequenza è necessario regolare la frequenza
dell’onda modulante, per regolare l’ampiezza della tensione fondamentale è necessario regolare
l’ampiezza della modulante.
Inoltre, se il sistema fisico, che costituisce il carico dell’inverter, è rappresentabile con un circuito di
natura prevalentemente induttiva e la frequenza della portante è sufficientemente grande rispetto alla
frequenza di fondamentale, le armoniche di corrente prodotte risultano fortemente filtrate e la corrente
sul carico si discosta poco dall’andamento sinusoidale ideale.
A. Cavagnino B.5
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
vu
iu
Fig. B.7 - Forma d’onda di tensione e di corrente sul carico, con comando PWM dell’inverter.
In Fig. B.7 è riportata la forma d’onda di corrente assorbita da un carico induttivo puro in
corrispondenza ad una tensione di tipo PWM.
Si osservi come la corrente si presenti di forma sinusoidale con un ‘ripple’ sovrapposto di tipo
triangolare. Per ottenere correnti poco distorte con inverter comandati in PWM è quindi necessario
che le righe di disturbo legate alla frequenza di portante siano a frequenza molto alta rispetto alla riga
di modulante. Risulta pertanto consigliabile che la frequenza dell’onda triangolare portante sia
almeno di un ordine di grandezza superiore alla frequenza della modulante.
La tecnica PWM risulta preferibile al comando in onda quadra, in termini di prontezza di regolazione
della tensione. Infatti, nel caso di inverter pilotato ad onda quadra, come già osservato, una variazione
della tensione può essere prodotta attraverso una regolazione della tensione continua da parte del
convertitore c.a./c.c. a monte dell’inverter. Questo comporta un ritardo di regolazione imputabile alla
presenza del filtro tra convertitore c.a./c.c. ed inverter.
D’altronde, a parità di frequenza fondamentale di uscita, l’inverter PWM è chiamato a commutare a
frequenza nettamente più alta (almeno 10 volte) di un inverter pilotato ad onda quadra. Questo
comporta maggiori perdite per commutazione nei componenti dell’inverter e maggiori sollecitazioni
all’isolamento del carico in termini di dV/dt.
A. Cavagnino B.6
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Vi
D1 S1 iuf vu_inverter
D4 S4 t
D2 S2
D3 S3
S1 S2
comandi in chiusura
Fig. B.9 - Corrente di uscita del bus c.c. verso l’inverter.
Tali valori negativi della corrente si verificano in tutti i casi in cui l’inverter è chiamato a fornire
potenza reattiva sul lato in c.a.; in questi casi, se la struttura di conversione c.a./c.c. (ponte a diodi,
ponte a SCR) non consente l’inversione del verso della corrente, le correnti negative possono circolare
nel condensatore del filtro; in questo caso il condensatore assolve una funzione molto simile a quella
del condensatore di rifasamento.
In condizioni di recupero di energia dal carico in c.a. (ad esempio, nel caso di frenatura di un motore)
la corrente nel bus in c.c. assume valori medi negativi per consistenti intervalli di tempo.
Se la potenza recuperata dall’inverter non può essere trasmessa a monte a causa della presenza di un
convertitore unidirezionale, la corrente negativa associata transita nel condensatore C aumentandone
la tensione. In tal modo la potenza recuperata dal carico viene a immagazzinarsi nel condensatore del
filtro in forma di energia elettrostatica.
Quando l’entità dell’energia da recuperare è elevata, la tensione sul condensatore può raggiungere
valori pericolosi per il condensatore stesso e per le strutture di conversione. In questi casi viene
inserita in parallelo al condensatore, (ad esempio attraverso un interruttore statico comandato dalla
stessa tensione del bus in c.c.) una resistenza dimensionata in modo da dissipare in calore l’energia
eccedente rispetto alla massima immagazzinabile. Questa resistenza è usualmente denominata
resistenza di frenatura (Rfr) con implicito riferimento al recupero di energia cinetica di un motore.
A. Cavagnino B.7
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
+ +
Rete c.a. Stadio in c.c.
principale
1 - -
+
2
A. Cavagnino B.8
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Icc A
S1 S3 S5
R
Vcc S
T
S2 S4 S6
B
Inverter trifase
Nelle applicazioni industriali, ove il carico sia costituito da motori trifase in c.a., l’inverter viene
costruito nella versione trifase. Lo schema tipico è riportato in Fig. B.11. L’inverter trifase potrebbe,
in realtà, essere realizzato affiancando tre strutture di inverter monofase; tuttavia questa soluzione
risulta dispendiosa in termini di componenti e, come accade nei sistemi trifase, si può ottenere un
drastico risparmio se la struttura dell’inverter viene realizzato attraverso tre strutture di chopper a 2
quadranti.
Come noto, ciascun chopper a 2 quadranti è in grado di imporre, al suo morsetto centrale una tensione
nulla o pari alla tensione Vcc dello stadio di ingresso, qualunque sia il verso della corrente di uscita.
Se i tre chopper, che costituiscono l’inverter, vengono comandati in onda quadra o in PWM con ritardi
in sequenza pari a 120° elettrici, i potenziali dei morsetti R, S, T riferiti al morsetto B
dell’alimentazione assumono gli andamenti riportati in Fig. B.12 per la modulazione ad onda quadra
(sulla sinistra) e PWM (sulla destra).
VR VR
VS VS
VRS
Vcc 2Vcc/3
VRS
A. Cavagnino B.9
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
La forma d’onda dei potenziali riferiti al morsetto B possiede una componente unidirezionale di
ampiezza pari a metà della tensione continua di ingresso. Questa componente scompare quando si
considerino le tensioni concatenate tra i diversi morsetti di uscita. In Fig. B.12 è rappresentata, per le
due tecniche di modulazione dell’inverter, la tensione concatenata VRS. È inoltre indicato, per il caso
di comando in onda quadra, l’andamento della tensione stellata baricentrica.
Per il calcolo delle tensioni concatenate e stellate a partire dalla conoscenza dei potenziali, possono
essere utili le seguenti espressioni:
ove:
Il contenuto armonico delle tensioni concatenate e stellate prodotte dall’inverter trifase è analogo a
quello dell’inverter monofase; risultano tuttavia assenti, perchè omopolari, tutte le armoniche
multiple di tre della fondamentale. In particolare, per la tecnica di modulazione in onda quadra, lo
sviluppo in serie di Fourier della tensione concatenata e della tensione stellata risulta espresso dalle
seguenti relazioni:
√
∑ sin
∑ sin
A. Cavagnino B.10
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
√
,
Inverter trifase:
√
,
Inverter PWM
Come già descritto, l’inverter monofase o trifase risulta costituito da gruppi di commutazione
(‘gambe’, ‘legs’) ciascuno dei quali è assimilabile ad un chopper a 2 quadranti. Nella tecnica PWM
lo stato degli interruttori S1, S2 è determinato dal confronto tra un segnale modulante m(t) ed una
onda triangolare portante.
Si consideri una onda triangolare di periodo Tp e di ampiezza unitaria, e si consideri un generico
segnale modulante che interseca l’onda triangolare, come indicato nello schema di Fig. B.13.
L’impulso di tensione di ampiezza Vcc, che viene generato nell’intorno dell’istante ti, ha una durata
Ti che può essere calcolata nel seguente modo:
A. Cavagnino B.11
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
1 m(ti) m(t)
t
S1
ti
trw(t)
Vcc
Tp
vu
S2
Vcc Ti
t
Fig. B.13 - Struttura elementare della gamba di inverter ed impulso di tensione di uscita.
L’approssimazione dell’espressione della durata dell’impulso è tanto migliore quanto più alto è il
rapporto tra la frequenza portante e la frequenza del segnale modulante. Ovviamente per ogni gamba
dell’inverter sarà presente un diverso segnale modulante, che all’istante di riferimento ti darà luogo
ad un analogo impulso di tensione di diversa durata.
Come caso generale si considerino due rami di un inverter polifase pilotati attraverso l’impiego di
due diversi segnali modulanti m1, m2. Sia il semiperiodo dell’onda portante e i la durata
dell’impulso della tensione concatenata d’uscita vu(t) = vP1 - vP2.
Con riferimento alla Fig. B.14 la tensione concatenata presenta un impulso ad ogni semiperiodo di
portante; l’impulso di tensione è positivo se m1 > m2 , mentre nel caso opposto è negativo. Per quanto
osservato, nel caso del chopper a 2 quadranti, la durata dell’impulso di tensione è data da:
| |
≅
Trw(t)
m1(t)
1
ti t
S1 S2
m2(t)
P1 vu(t) P2
Vcc
S3 S4
vu(t)
Vcc
t
Fig. B.14 - Struttura di commutazione di un inverter polifase e durata del impulso di tensione di uscita.
A. Cavagnino B.12
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Il valore efficace Vu della forma d’onda di tensione, che nasce da questa tecnica di modulazione, può
essere calcolato sulla base della definizione. Se Tm indica il periodo dei segnali modulanti ed N è il
numero di semiperiodi di portante compresi nel periodo delle modulanti, vale:
∑ ∑ | |
, ≅ ∙
L’espressione che compare sotto radice corrisponde alla definizione di valor medio raddrizzato del
segnale m(t) = [m1(t)-m2(t)]/2 che si può definire come differenziale modulante. Quindi, in forma
generale, si può scrivere che il valore efficace di una tensione concatenata che scaturisce da un
differenziale modulante m(t) è data da:
, ≅ ∙
Nei casi di normale interesse (inverter monofase o trifase pilotati con tecnica sinusoidale) si può far
ricorso alla seguente formula, che si riferisce alla tensione efficace concatenata prodotta da due
modulanti sinusoidali di egual ampiezza Am , di eguale frequenza e sfasate tra loro di un angolo .
, ∙ sin
Si noti che Am è l’ampiezza della sinusoide modulante riferita all’ampiezza dell’onda triangolare; essa
viene anche definita profondità di modulazione ed il suo valore è normalmente compreso tra 0 e 1.
Inverter monofase: , ∙
√
Inverter trifase e modulati sinusoidali: , ∙
Occorre ricordare ancora una volta che le formule ricavate hanno valore sufficientemente
approssimato nel caso, per altro usuale, di frequenza di portante molto alta rispetto alla frequenza di
modulante.
Sempre sotto questa ipotesi si può asserire che il contenuto armonico, presente nel differenziale di
modulazione m(t), viene fedelmente riprodotto nella tensione concatenata di uscita dell’inverter. Se
lo sviluppo in serie di Fourier del differenziale di modulazione fornisce:
∑ ∙ sin
A. Cavagnino B.13
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
ove Vh,portante rappresenta le armoniche temporali a frequenze multiple della frequenza fondamentale.
In particolare, per la fondamentale, si ottiene la seguente relazione:
, ∙
√
Nella tabella seguente vengono riassunti i valori efficaci totali e di fondamentale ottenibili con
inverter monofasi e differenti tipi di comando.
2 2 √3 2
Vrms,totale / Vcc 1 1
3
2√2 √6 √3
Vrms,fondamentale / Vcc
√2 √2 2√2 √2
2 2√2 2
√2
Vrms,tot / Vrms,fond
2√2 3 √3
A. Cavagnino B.14
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Ionda_quadra
IPWM
A. Cavagnino B.15
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Dalla Fig. B.15 si osserva che con alimentazione PWM la corrente che circola nel carico induttivo,
preso come riferimento, risulta praticamente sinusoidale; il valore efficace corrisponde, praticamente,
a quello dovuto ad una alimentazione sinusoidale:
, ≅ , ∙
√
La corrente prodotta dall’inverter ad onda quadra ha, invece, andamento triangolare; a parità di
fondamentale di tensione e di corrente, il valore efficace può essere calcolato attraverso i seguenti
passaggi:
, ∙ , ∙
√
Tale rapporto indica che, a parità di fondamentale, nel caso di carico induttivo puro, l’inverter ad
onda quadra produce una quantità leggermente superiore di perdite nel rame, sia rispetto
all’alimentazione sinusoidale sia rispetto all’inverter PWM. Tuttavia, quando il carico non produce
un’attenuazione lineare delle armoniche di corrente in funzione del loro ordine, tale rapporto può
peggiorare sensibilmente e l’incremento delle perdite nel rame per l’inverter ad onda quadra rispetto
all’inverter PWM e rispetto all’alimentazione sinusoidale può arrivare fino al 20%.
Le seguenti formule rappresentano il rapporto di perdite nel rame tra l’alimentazione in onda quadra
e l’alimentazione sinusoidale a pari ampiezza di tensione fondamentale. Il rapporto perdite è fornito
in funzione del fattore di potenza del carico alla frequenza fondamentale di alimentazione.
⁄
,
∙ 1 ∙ ⁄
,
,
⁄
∙∑
,
L’attenuazione non lineare delle armoniche di corrente può essere prodotta da valori non trascurabili
della resistenza serie del carico induttivo o, come nel caso del motore asincrono, da una
diversificazione del circuito equivalente alle diverse frequenze. In Fig. B.16 è rappresentato
l’incremento relativo di perdite in funzione del fattore di potenza del carico, sia per l’inverter
monofase, sia per l’inverter trifase.
A. Cavagnino B.16
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
1.50 1.00
Cos
Rapporto perdite
1.40 inverter / sinusoide 0.80
monofase
trifase
1.30 cos fi 0.60
1.20 0.40
1.10 0.20
1.00 0.00
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Fase dell'impedenza alla frequenza fondamentale [°]
Fig. B.16 - Incremento delle perdite nel ferro introdotto dall’inverter ad onda quadra
al variare della fase dell’impedenza (alla frequenza fondamentale).
Le perdite per isteresi dipendono dall’area del ciclo di isteresi del materiale e dalla frequenza con cui
questo viene descritto. Nel caso di magnetizzazione simmetrica e nel caso in cui non vengano generati
cicli minori, l’area del ciclo di isteresi dipende esclusivamente dal valore massimo Bmax di induzione
raggiunto.
i(t) Ra
v(t) N Rfe
A. Cavagnino B.17
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Le perdite per isteresi non dipendono dalla forma d’onda temporale dell’induzione. Purtroppo la
funzione Areaciclo(Bmax) è assegnabile solo in modo empirico per i diversi materiali. Secondo
Steinmetz ad esempio essa può convenientemente essere approssimata, per un certo intervallo di
valori di induzione, dalla seguente formula:
Le perdite per correnti parassite, almeno per valori di frequenza modesti e per magnetizzazione
sinusoidale, dipendono dall’induzione e dalla frequenza secondo una relazione giustificabile per via
teorica:
∙ ∙ [W/kg]
Nel caso in cui l’andamento temporale di B(t) non sia sinusoidale, questa voce di perdita può essere
calcolata armonica per armonica, dallo sviluppo in serie di Fourier dell’onda B(t):
∙∑ ∙ ∙ [W/kg]
| |
e, ricordando la definizione di valor medio raddrizzato di una grandezza alternata, il valore massimo
raggiunto dall’induzione nel nucleo è data da:
1
Questa relazione risulta certamente corretta se, in ogni istante di tempo, la tensione v(t) e la sua armonica
fondamentale mantengono segno uguale. Il verificarsi di questa condizione consente anche di garantire la non sussistenza
di cicli minori di isteresi.
A. Cavagnino B.18
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Ricordando l’espressione delle perdite per correnti parassite fornita in precedenza si può pertanto
scrivere:
∙∑ , ∙ ∙ (B.3)
In conclusione, dalle formule (B.2) e (B.3) si può ricavare la seguente formulazione, particolarmente
significativa, delle perdite nel ferro:
∙ ∙ ∙ (B.4)
A parità di ampiezza fondamentale tensioni con forma d’onda diversa danno luogo a perdite per
isteresi variabili in relazione al loro valor medio e perdite per correnti parassite variabili in relazione
al loro valore efficace.
In considerazione di questo fatto può essere utile caratterizzare le forme d’onda di tensione delle
diverse sorgenti statiche di alimentazione in base ai seguenti due parametri:
(B.5)
, ,
Le perdite nel ferro conseguenti ad una alimentazione distorta, a pari frequenza della fondamentale
ed in sinusoidale, saranno valutabili nel seguente modo:
∙ , ∙ , (B.6)
Sulla base della relazione (B.6) si possono eseguire alcune valutazioni specifiche su particolari forme
d’onda tipiche.
* Monofase
≅ 1.234
8
≅ 1.111
2√2
A. Cavagnino B.19
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
≅ 0.950
6√3
≅ 1.047
3
* Trifase (tensione baricentrica)
≅ 1.097
9
≅ 1.047
3
Inverter PWM
Per gli inverter comandati con tecniche PWM a tre livelli, si può ritenere che il coefficiente sia
praticamente unitario. Per le tecniche a di comando a due livelli il calcolo del coefficiente è inutile
in quanto per queste tecniche cade il requisito di nota 1, inoltre sono presenti cicli di isteresi minori
lungo il ciclo principale.
Il coefficiente risulta, in tutti i casi di comandi PWM, notevolmente più alto che nel caso di comando
ad onda quadra. Esso viene a dipendere in misura molto consistente dall’indice di modulazione, come
illustrato in Fig.B.18.
p p
8
7 Sfasamento modulanti 180
Sfasamento modulanti 120
6
4
3
0
0.00 0.10 0.20 0.30 0.40 0.50 0.60 0.70 0.80 0.90 1.00
Indice di modulazione
Fig. B.18 - Incremento delle perdite per correnti parassite nel ferro in presenza di alimentazione PWM
rispetto al corrispondente caso sinusoidale, in funzione dell’indice di modulazione.
A. Cavagnino B.20
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
5
B = 0.58 T
4 B = 1.04 T
B = 1.50 T
3
formula
0
0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
Profondità di modulazione
Fig. B.19: Perdite specifiche in una lamiera magnetica con alimentazione PWM:
confronto formula (B.6) e misure.
Nella Fig. B.18 si fa riferimento a modulanti sinusoidali. La didascalia ‘modulanti sfasate di 180°’ si
riferisce tipicamente ad inverter di tipo monofase, mentre la didascalia ‘modulanti sfasate di 120°’
si riferisce ad inverter trifase. Le tecniche che utilizzano modulanti trifase con armoniche omopolari
si comportano, per quanto concerne le perdite per correnti parassite, meglio delle tecniche sinusoidali
pure.
In Fig. B.19 sono presentate le perdite nel ferro specifiche al variare della profondità di modulazione.
Da detta figura si osserva un vantaggio, in termini di perdite nel ferro nel carico, a comandare
l’inverter con indici di modulazione elevati. Si noti come, con una frequenza di fondamentale fissata,
per imporre la stessa fondamentale di induzione al variare dell’indice di modulazione si debba
regolare opportunamente il bus c.c. Questa modalità non è generalmente disponibile per inverter
industriali, che non risultano quindi adatti per eseguire le prove relative alla Fig. B.19.
Va osservato che secondo il modello (B.4), le perdite nel ferro tendono a diminuire al crescere della
frequenza (per materiali magnetici di interesse 2), se la tensione di alimentazione non modifica il
suo valore efficace e il suo valore medio. Questo fatto sta ad indicare che, nelle tecniche PWM,
l’aumento della frequenza portante, anziché provocare un aumento delle perdite nel ferro, produce un
loro leggero abbassamento2. Tale abbassamento, giustificato nella formula dalla riduzione del peso
delle perdite per isteresi, in realtà risulta ancora maggiore se si considera l’effetto pelle e il
conseguente incremento di resistenza apparente delle lamiere.
2
Per ulteriori approfondimenti si suggerisce la seguente pubblicazione: A.Boglietti, P.Ferraris, M.Lazzari,
M.Pastorelli, “Influence of the Inverter Characteristics on the Iron Losses in PWM Inverter-Fed Induction Motors”, IEEE
Transactions on Industry Applications, Vol. 32, No. 5, September/October 1996, pp.1190-1194.
A. Cavagnino B.21
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Icc Lf
S1 S3 S5
D1 C D3 C D5
R
S
T
D2 C D4 C D6
S2 C S4 S6
A. Cavagnino B.22
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Icc C eR eS eT
Lc eR(t)
S1 S3
C
D1 C R
S t
C T
C D6
commutazione commutazione
C naturale forzata
S6
Fig. B.21 - Situazione iniziale della struttura per lo studio della commutazione.
Tale corrente viene smistata sulle fasi del carico dalla struttura di inverter in modo da produrre un
andamento alternato alla frequenza desiderata. In questa operazione risultano attive nell’inverter due
sole fasi alla volta.
Icc Icc
S1 S3 S1 S3
Ceq
Ceq
D1 D3 D1 D3
R R
S i1 S
i3
T T
D6 D6
S6 S6
(a) (b)
A. Cavagnino B.23
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Δ 0
In caso contrario (e <0) la commutazione può essere forzata dalla carica sui condensatori. Per questo
è sufficiente che la tensione Vco sia maggiore di zero. In entrambi i casi S3 può entrare
immediatamente in conduzione, provocando lo spegnimento del tiristore S1.
Si analizzi il caso di una commutazione forzata (e<0). Una volta spento S1 , la corrente compie il
percorso indicato in Fig. B.22-a. Poiché il carico è puramente induttivo e la corrente Icc che lo
attraversa è costante, tra le fasi R eT è attiva esclusivamente la differenza di potenziale e; il diodo
D3 risulta quindi contropolarizzato dalla tensione vc - e.
La corrente continua ad entrare nella fase R. I condensatori del gruppo superiore si comportano, in
questa fase, come un unico condensatore di capacità equivalente data da:
1.5 ∙
Per effetto della corrente Icc, il condensatore equivalente tende a ridurre progressivamente e quindi
ad invertire la sua carica. La tensione ai suoi capi cambia secondo la legge:
Quando la tensione vc - e si annulla, il diodo D3 può entrare in conduzione. La corrente Icc comincia
gradualmente a diminuire nel ramo contenente D1 (i1) e ad aumentare nel ramo contenente D3 (i3)
come illustrato in Fig. B.22-b. La variazione delle correnti i1 e i3 nei due rami avviene secondo la
legge:
Δ ∙ sin
Quando la corrente i1 diventa nulla, il transitorio di commutazione termina. La corrente Icc è stata
commutata sulla fase S. La tensione sul condensatore equivalente si assesta al valore -Vco fornito dalla
seguente espressione:
In corrispondenza, le tensioni sui condensatori reali risultano modificate in modo tale che i due
condensatori, disposti tra le fasi R-S ed S-T, presentino l’armatura positiva alla tensione Vc0 , rivolta
verso il catodo del SCR S3; il condensatore tra R e T risulta invece scarico. In questo modo la struttura
superiore è pronta ad eseguire una nuova commutazione, che preveda lo spegnimento di S3 in
corrispondenza all’accensione di S1 o di S5. La struttura inferiore si comporta in modo esattamente
analogo, quando sia chiamata a commutare. In Fig. B.23 è riportato l’andamento temporale del
fenomeno di commutazione dell’inverter di corrente.
A. Cavagnino B.24
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
vc
Vco
i1 i3
Icc t
e
IR IS IT IR
IS
IT
A. Cavagnino B.25
Appendice B: La conversione c.c. / c.a.
Icc
t
IT S1-S6 IT S1-S6
Durante la fase di conduzione sulle fasi R, T, con i tiristori S1,S6 accesi, viene impulsato il tiristore
S2. Con questa operazione la corrente Icc viene cortocircuitata dalla struttura, tramite S1 ed S2. La
corrente nel carico si annulla. La normale conduzione sul carico può essere ripresa impulsando
nuovamente il tiristore S6.
Un’ulteriore importante funzione connessa con l’impiego di un inverter di corrente concerne la
modalità di recupero di energia dal carico. Nel caso dell’inverter di tensione, si è osservato come il
recupero di energia comporti una inversione della corrente nello stadio intermedio in c.c.; si sono
altresì accennate le difficoltà di gestione della corrente negativa e del recupero definitivo nella rete
principale della potenza recuperata.
Nel caso di un inverter di corrente il recupero di energia dal carico avviene per inversione della
tensione, che l’inverter trasmette allo stadio intermedio in corrente continua. A questo proposito, si
osservino i due diagrammi, riportati in Fig. B.26, relativi a due condizioni limite di trasferimento di
potenza. In entrambe le condizioni di funzionamento la corrente nello stadio intermedio mantiene lo
stesso verso; è, quindi, possibile recuperare in rete la potenza di frenatura attraverso un unico ponte
a SCR.
(a) eR eS (b) eR eS
A
Icc
Vcc Vcc
S1 S3 S5 t t
R
Vcc S
eS eT eS eT
T IR IS IT
S2 S4 S6 t t
B
IS IT IR
A. Cavagnino B.26
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