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INTRODUZIONE
Santa Bernardetta rimase subito confusa a questa strana richiesta, e rispose d'impulso
che si sentiva del tutto incapace di riprodurre il sorriso dell'Immacolata. Ma, dopo aver
detto ciò, avendo compreso che quel personaggio se ne sarebbe andato ancor più deluso
e scettico, pensando al bene di quell'anima inquieta e fuori strada, disse con tutta
umiltà: «Ebbene, signore, proverò a ripetere quel sorriso dell'Immacolata, ma sappia
compatirmi se non riuscirò affatto». La pia Bernardetta, allora, si raccolse per alcuni
momenti, tenne le sue mani sul petto, e fece quindi un sorriso lungo, così dolce,
luminoso ed estatico che quel personaggio, fissando santa Bernardetta, dopo il primo
stupore, non potè_fare a meno di cadere in ginocchio lì, davanti a lei, esclamando come
fuori di sè:
"Il sorriso dell'Immacolata" è il sorriso della Piena di grazia ", della "Tutta Bella" (la
"Tota Pulchra'), e non può che essere un sorriso di grazia e di amore, di bontà e di
bellezza, di candore e di soavità celestiale. Ma se "il sorriso dell'Immacolata" è tutto
questo, che cosa deve essere la persona dell'Immacolata, il mistero dell'Immacolata?
Una risposta a questa domanda ci viene dal libro dell'Apocalisse che ci fa vedere l'Im-
macolata come la «Donna vestita di sole, coronata da dodici stelle, con la luna sotto i
suoi piedi», Vergine gravida del Verbo Incarnato, suo Figlio (cf Ap 12, 1.2.5). E qui non
si può non cadere in ginocchio, meditando e contemplando.
Primo giorno
Nella concezione macchiata di ogni discendente di Adamo si ha, quindi, la presenza del
peccato originale, che lo deturpa e lo rende, perciò, creatura "fglia dell'ira di Dio" (cf Ef
2,3). Nella concezione immacolata di Maria, invece, al posto del peccato c'è stata solo la
presenza della grazia divina che ha santificato e ha sopraelevato la creatura rendendola
"faglia di Dio", facendola cioè «partecipe della natura divina» (2 Pt 1,4), nello stato di
pura innocenza, tutta santa, bella e gradita a Dio.
Il vulcano in eruzione
Per farsi una qualche idea del mistero dell'Immacolata Concezione, si può pensare alla
legge della contrazione del peccato originale come ad una colata di lava ardente da un
vulcano in eruzione.
Il peccato originale, infatti, si trasmette per via di generazione in ogni figlio che viene
concepito, riversandosi come un torrente di fuoco vulcanico che avanza bruciando e
distruggendo tutto ciò che incontra, alberi e case, uomini e bestie, fiori e piante,
lasciando dietro di sé soltanto squallore e morte. In questo senso tutti i figli di Adamo
vengono concepiti rovinati dalla lava del peccato originale. Ogni uomo infatti può ripe-
tere con verità il versetto del Salmo che dice: «Nel peccato mi ha concepito mia madre»
(Sal 50,4).
Ebbene, a questa legge inesorabile di morte non è andata soggetta una sola creatura
adamitica: Maria di Nazaret. Ella, infatti, predestinata ad essere la Madre di Dio, per
generare Gesù, il Verbo Incarnato, fu sottratta alla contrazione della colpa d'origine con
la preservazione operata da Cristo, quale Redentore perfettissimo.
Fu come se la colata di lava ardente, nel suo avanzare distruttivo e micidiale, avesse
incontrato lungo il cammino un monte su cui era posto il più ameno giardino di fiori e di
piante pregiate. La colata di lava ha circondato il monte e ha proseguito oltre lasciando
intatto e fiorente quel giardino posto sul monte, che risalta ancora più rigoglioso e
splendido sulla zona di morte che lo circonda tutt'intorno.
Il torrente del peccato originale, fuoco distruttore e micidiale, si fermò di fronte a Maria,
di fronte a questa creatura ammirabile, predestinata ai sommi misteri dell'Incarnazione e
della Redenzione, e la lasciò intatta andando oltre nella sua marcia di rovina delle anime
di tutti i discendenti di Adamo e di Eva fino alla fine dei tempi.
Secondo giorno
Continuiamo nella nostra riflessione, ora, ed è facile renderci subito conto che se Cristo
viene prima, nel piano divino, come Verbo Incarnato, deve venire prima anche Colei che
genera il Verbo Incarnato, ossia la Madre del Verbo fatto carne. Madre e figlio fanno
unità: l'uno non può essere senza l'altra. Per questo Dio, prima dell'uomo e di tutto il
creato, - come insegna san Paolo - predestinò Cristo e sua Madre con un «unico e
identico decreto» ("uno eodemque decreto"), secondo l'espressione luminosa adoperata
dal papa Pio IX nella "Ineffabilis Deus", la Lettera Enciclica per la proclamazione del
dogma dell'Immacolata Concezione.
San Paolo, infatti, ha scritto che Gesù Cristo «è immagine del Dio invisibile, generato
prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei
cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili. Troni, Dominazioni, Principati
e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di
tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il
principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su
tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui
riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per
mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli» (Col 1,15-20).
Questi versetti della lettera di san Paolo ai Colossesi vengono giustamente chiamati i
versetti del «Primato di Cristo». Ma su di essi necessariamente, anche se non
esplicitamente, si fonda anche il «Primato di Maria», come ha intuito e affermato, da più
secoli, la grande scuola teologica francescana detta «scotista», ossia la scuola al seguito
del suo corifeo, il beato Giovanni Duns Scoto.
Tutto il creato e l'intera umanità, quindi, vengono dopo Cristo e Maria, sono stati fatti
per mezzo di loro e per loro. Per questo Essi hanno il "Primato" su tutto il disegno
creativo di Dio Uno e Trino, indipendentemente dalla previsione del peccato degli
Angeli e degli uomini. Ecco il «perché» dell'Immacolata Concezione di Maria, voluta
quindi da Dio ab ceterno, dall'eternità, in unità con Colui che è la somma gloria di Dio e
nel Quale l'universo intero realizza la suprema gloria di Dio tre volte Santo.
Non ci incanta forse il cielo con il suo colore turchino che si riflette, iridescente,
splendidissimo, negli oceani e nei mari? Il cielo abbraccia l'universo che vive e opera in
esso. Aldilà e al di sopra del cielo c'è soltanto Dio infinito.
L'Immacolata è questo cielo nel quale è contenuto tutto l'universo: e per questo Ella è
diventata la Madre universale.
L'Immacolata è questo cielo nel quale il Verbo Incarnato splende come sole che irradia
la luce divina della verità e dell'amore su «tutte le cose visibili e invisibili».
L'Immacolata è questo cielo nel quale Dio dimora come nel suo Tabernacolo, nel suo
Paradiso. Per questo Ella è chiamata anche «Tabernacolo dell'Altissimo» (Sal 46,5) e
«Paradiso di Dio», come la chiama San Germano, uno dei Padri della Chiesa.
L'Immacolata è questo cielo di cui il Verbo di Dio si è rivestito come "Suo Vestimento",
secondo l'espressione di san Francesco d'Assisi, da momento che il Verbo volle
assumere in Lei e da Lei la natura umana per farsi uomo e per essere vittima redentrice
dell'intero universo.
Terzo giorno
Egli, infatti, si servì di un nuovo Adamo e di una nuova Eva perché operassero insieme
la nostra Redenzione, così come il primo Adamo e la prima Eva avevano operato
insieme la nostra rovina. La Redenzione, perciò, è stata l'opera di restaurazione
dell'umanità decaduta. Adamo ed Eva con l'albero del bene e del male obbedirono al
serpente - ossia a satana - per la rovina dell'umanità, commettendo il primo peccato,
chiamato appunto «peccato delle origini». Il nuovo Adamo-Cristo, e la nuova Eva-
Maria, con l'albero della Croce, servirono a Dio, invece, per operare la Redenzione
universale, immolandosi per amore e con amore.
Per la sua Immacolata Concezione, Maria, la nuova Eva, ha potuto concepire il Verbo
Incarnato nel suo grembo vergine ad opera dello Spirito Santo. Per la sua Immacolata
Concezione, Maria ha potuto cooperare quale Corredentrice all'opera salvifica del
Redentore universale, Cristo. Per la sua Immacolata Concezione, per la sua Maternità
Divina, per la sua opera corredentiva, Maria è diventata nostra «Madre nell'ordine della
grazia» (LG 61).
Come nella caduta di Eva si trova la radice della nostra rovina, così nell'Immacolata
Concezione di Maria si trova la radice stessa della nostra Redenzione. La caduta di Eva
trascinò Adamo al compimento della caduta dell'umanità intera nella colpa originale.
L'Immacolata Concezione di Maria portò il Nuovo Adamo, Cristo, al compimento della
Redenzione universale, ossia all'opera di riscatto e di riacquisto della divina grazia
perduta.
Con questa grazia divina riacquistata dal Nuovo Adamo e dalla Nuova Eva, ossia dal
Redentore e dalla Corredentrice, noi abbiamo avuto la figliolanza divina che ci eleva
all'ordine soprannaturale, per cui siamo figli di Dio» e possiamo chiamare Dio nostro
«Padre», Gesù nostro «Fratello», Maria nostra «Madre». Perché "Immacolata", dunque,
Maria santissima, unita al Redentore, è diventata Madre Corredentrice, ossia Madre di
tutti i redenti, Madre universale. Al contrario della prima Eva peccatrice, che ha
condannato tutti gli uomini a nascere macchiati dalla colpa delle origini, Maria è stata la
nuova Eva corredentrice, che ha cooperato con il Figlio Redentore per la nostra rigene-
razione alla vita divina della grazia. Per questo, Ella soltanto, Maria Immacolata, è la
vera «Madre dei viventi» (Gen 3,20), la nostra «madre nell'ordine della grazia», come
insegna il Vaticano II (LG 61).
San Leopoldo Mandic', l'umile e grande Santo cappuccino del secolo XX, fra le
invocazioni mariane delle Litanie Lauretane, preferiva particolarmente l'invocazione
Causa della nostra letizia, prega per noi. Quando egli recitava le Litanie Lauretane,
infatti, all'invocazione Causa della nostra letizia, si fermava prima per qualche istante a
guardare l'immagine della Madonna con gli occhi pieni di luce e con l'espressione del
volto che voleva esprimere ogni volta la più viva riconoscenza verso di Lei.
È stata Lei, infatti, che con la sua Immacolata Concezione e con la divina Maternità
corredentiva, tutta associata al divin Figlio Redentore, «con Lui e sotto di Lui», - come
precisa il Vaticano II (LG 56) - ha restaurato la nostra vita soprannaturale, ridandoci la
letizia» della filiazione divina, la «letizia» della vita di grazia, la «letizia» della
riapertura della «Porta» del Paradiso: e tutto ciò l'ha fatto dandoci Gesù, la sorgente
infinita di ogni letizia e gioia per il cielo e per la terra. Nell'invocazione «Causa della
nostra letizia», san Leopoldo Mandic' contemplava ogni volta con commozione questo
mistero dell'Immacolata Corredentrice, nostra salvezza e nostra vita, nostra pace e nostra
letizia.
Quarto giorno
Dopo la caduta di Adamo ed Eva, nostri progenitori, nella colpa originale, l'umanità,
privata dello stato felice di grazia e del tesoro della filiazione divina, secondo l'originario
piano creativo di Dio, si trovò ridotta allo stato di peccato che la rese figlia dell'ira di Dio
(cf Ef 2,3).
Grazie alla sua misericordia, però, Dio presentò il suo piano di Redenzione per la povera
umanità profetizzando, appunto, due nuovi Progenitori - una nuova Eva ed un nuovo
Adamo - che avrebbero espiato la colpa dei primi Progenitori, in opposizione vittoriosa
al serpente infernale. Fu allora che risuonarono le parole divine dirette al serpente:
«Porrò inimicizia fra te e la donna, fra il tuo seme e il sito seme, essa ti schiaccerà la
testa e tu le insidierai al calcagno» (Gen 3,15).
è solo «inimicizia», che comporta lotta e scontro, ma vi è anche la vittoria della «Donna»
che, per la virtù del Figlio, «schiaccia» la testa al serpente.
In conclusione, si può forse sintetizzare il tutto, dicendo che nella «Donna» si impersona
l'Immacolata Concezione e ogni grazia, mentre nel «serpente» si impersonano il peccato
originale ed ogni peccato.
Con quale speranza e fiducia, quindi, i nostri poveri Progenitori avranno pensato a
questa vittoriosa «nemica» del serpente, Genitrice del Redentore Divino e Madre
Corredentrice dell'umanità redenta? Con quanta speranza e fiducia l'avranno attesa,
pregando e sospirando di giorno in giorno? La testa del serpente schiacciata dal piede
dell'Immacolata Corredentrice in virtù dei meriti di Cristo Redentore - «essa ti schiac-
cerà la testa» - era la visione confortatrice della vittoria di Dio sul demonio, della vittoria
della grazia sul peccato.
Nella vita del beato Guglielmo Chaminade, grande apostolo di Maria santissima, si legge
che, da vecchio, diventato cieco, quando lo portavano vicino alla statua dell'Immacolata,
che si trovava in fondo al viale del giardino del convento, posava ogni volta le sue mani
sul piede dell'Immacolata che schiaccia la testa al serpente, e ripeteva con forza: «Questo
piede ti schiaccia e ti schiaccerà sempre la testa!».
Quinto giorno
Che cosa è avvenuto, allora, perché la concezione di Maria nel grembo della mamma
sant'Anna, anziché macchiata fosse immacolata? In che cosa è consistito l'intervento di
Dio affinchè non ci fosse la contrazione della colpa d'origine all'atto della concezione di
Maria nel grembo materno?
L'intervento salvifico di Dio per il riscatto dell'umanità intera liberata dalla schiavitù di
satana e del peccato è consistito nella Redenzione universale operata da Gesù, il
Salvatore, il Verbo fatto carne. Nell'Incarnazione redentrice, infatti, culminata nella
Passione e Morte sulla Croce, Gesù Redentore ha avuto l'intento e la missione di
redimere tutti gli uomini liberandoli, appunto, dalla colpa originale contratta.
Il secondo intento del Redentore, ossia la liberazione dalla colpa originale per tutti gli
altri uomini fino alla fine dei tempi, ha fatto seguito a quel primo intento. Secondo tale
progetto salvifico, quindi, nell'attuazione del piano redentivo si è avuta anzitutto la
Redenzione preservativa dalla colpa, operata unicamente per Maria, e poi la Redenzione
liberativa dalla colpa, per tutta la discendenza di Adamo ed Eva.
Per questo, si deve capire che l'atto della Redenzione di Maria non è l'atto della
Redenzione ordinaria e comune a tutti noi discendenti di Adamo. L'atto della
Redenzione di Maria è infatti un atto unico, straordinario: è l'atto perfettissimo della
Redenzione preservativa, atto riservato esclusivamente a Maria. In tal modo, Maria non
è tanto la prima dei redenti, quanto è la «.sola pre-redenta», o meglio l'«unica super-
redenta», perché redenta in modo diverso, ossia nel modo più sublime: «sublimiori
modo», dice l'Enciclica Ineffabilis Deus.
La distinzione fra i due modi di Redenzione, dunque, - quello comune a noi tutti e quello
«più sublime» riservato a Maria - è fondamentale, perché mentre la Redenzione
liberativa, comune a tutti, riscatta l'uomo già rovinato dal peccato contratto nella
concezione, la Redenzione preservativa di Maria, invece, non ha nessun legame con il
peccato dal momento che Maria, preservata dalla stessa contrazione della colpa
adamitica, viene concepita direttamente immacolata e santa, intatta e piena di grazia.
Tra gli Scritti di san Francesco d'Assisi, infatti, leggiamo questa mirabile antifona
mariana: «Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, fra le
donne, figlia e ancella dell'altissimo Re, il Padre celeste, Madre del santissimo Signore
nostro Gesù Cristo, Sposa dello Spirito Santo».
In poche frasi, san Francesco d'Assisi, teologo mistico, presenta l'Immacolata nella sua
unicità, espressa in luce trinitaria altissima, a richiamo ravvicinato dell'antica espressione
dei Padri che consideravano e chiamavano Maria Santissima «complementum Trini-
tatis», («complemento della Santissima Trinità»), a richiamo, ancor più suggestivo,
dell'espressione di santa Maria Maddalena de' Pazzi, la celebre mistica carmelitana, che
definiva Maria Santissima «sazietà della Santissima Trinità».
PROPOSITO: Recitare il santo Rosario e ad ogni "Gloria al Padre... " ringraziare Dio
soprattutto perchè ci ha donato l'Immacolata, quale Figlia del Padre, Madre del Figlio,
Sposa dello Spirito Santo.
Sesto giorno
e che risulta essere, quindi, tutta grazia. In questo possiamo cogliere il contenuto
interamente e superlativamente positivo del dogma dell'Immacolata Concezione.
Per contrasto e in antitesi, d'altra parte, tale contenuto in negativo del termine
immacolata (che significa assenza della macchia) serve ad esprimere con maggiore
efficacia e intensità il contenuto positivo di cui viene a sostanziarsi l'Immacolata
Concezione. Quanto più in Lei, di fatto, era assente, radicalmente, la macchia del
peccato originale, tanto più era presente, in pienezza e totalità, la grazia divina, che la
rendeva «consorte della divina natura», come insegna san Pietro apostolo (2Pt 1,4).
In realtà, per la sua predestinazione eterna a Madre del Verbo Incarnato, voluta da Dio
con un unico e identico decreto ("uno eodemque decreto"), l'Immacolata non ha avuto
assolutamente nulla a che fare con il peccato. Predestinata da Dio ab aeterno, ossia
indipendentemente dalla previsione della caduta dei Progenitori nella colpa originale,
Maria, pur sempre inserita nella discendenza adamitica, non poteva essere raggiunta, e
ancor meno toccata, dal peccato, e quindi neppure dalla concupiscenza, la quale
«proviene dal peccato e al peccato inclina», come insegna il Concilio di Trento.
Nel pensiero e nel progetto di Dio, infatti, Ella doveva essere la Madre tutta santa del
Santissimo Figlio Divino, Gesù Cristo, il Verbo Incarnato. E tale fu Ella, di fatto, fin dal
primo istante della sua santa Concezione nel grembo materno di sant'Anna, per quell'atto
perfettissimo della Redenzione preservativa, operata dal Figlio Redentore, che la creò
immacolata e tutta piena di grazia.
Nel piano creativo dell'universo, quindi, Maria fu voluta da Dio e apparve come
un'Aurora di luce radiosa che non solo non è stata neppure sfiorata dalla tenebra della
colpa, ma che piuttosto ha messo in fuga ogni tenebra di peccato, portando Ella con sé e
da sé quel sole splendente, che è Dio suo Figlio, il Verbo Incarnato, Gesù Cristo, «luce
del mondo» (Gv 8,12).
L'«aurora che sorge» (Ct 6,10) è un'immagine biblica dell'Immacolata fra le più
suggestive e seducenti, è vero, ma è soltanto un'immagine. Che cosa sia la realtà di
grazia dell'Immacolata, nessuna immagine può essere assolutamente in grado di
presentarla se non in minimi accenni e lontani segnali. San Massimiliano, infatti,
parlando della sublimità del mistero dell'Immacolata dice che l'affermazione di san
Paolo, «Occhio non vide, nè orecchio udì, nè mai entrò in cuore di uomo» (1Cor 2,9), "si
può applicare in tutta la sua pienezza anche in questo caso".
Nella vita di san Pio da Pietrelcina si legge che, una sera, stando sulla veranda del
convento, mentre il popolo devotamente cantava il canto popolare mariano «Dell'aurora
tu sorgi più bella», alle parole del ritornello che dicono alla Madonna, «Bella tu sei qual
sole, bianca più della luna, e le stelle, le più belle, non son belle al par di te», Padre Pio
disse apertamente: «Se la Madonna è bella come il sole, la luna e le stelle, preferisco non
andare in Paradiso...». Ci fu un confratello che, udite queste parole, pensò di ribattere e
disse a Padre Pio, con vivacità: «Ma, Padre, se il sole, la luna e le stelle non dicono nulla
della bellezza della Madonna, che cosa è allora la sua reale bellezza?». E Padre Pio gli
rispose con voce misteriosa, guardando in alto: «Eh, hai voglia!...».
Se l'anima in grazia, dicono i Santi, possiede i raggi della bellezza divina, che cosa deve
essere la bellezza trasfigurata di Colei nella quale, come dice san Francesco d'Assisi, «fu
ed è ogni pienezza di grazia ed ogni bene»?
Settimo giorno
Fin dall'inizio dell'Enciclica, di fatto, il papa Pio IX afferma che Dio circondò e arricchì
l'Immacolata, fin dalla sua concezione, di un amore così grande che, «attingendo dal
tesoro della divinità, la ricolmò - assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi -
dell'ab-
Ma il supremo Magistero della Chiesa non esita a spingersi ancora più in alto, nella sua
valutazione, quasi a voler superare ogni limite del pensiero e del linguaggio umano,
affermando che l'Immacolata, preservata «da ogni macchia di peccato», è stata creata,
nella sua stessa concezione, «tutta bella e perfetta», ricca di tale e tanta «perfezione di
innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno,
all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente».
Da queste affermazioni del supremo Magistero della Chiesa, è ben facile capire che il
mistero dell'Immacolata è la radice feconda di tutta la grandezza e sublimità di Maria
quale Vergine Madre di Dio e Madre universale, quale Corredentrice e Mediatrice di
tutte le grazie, quale Assunta e Regina del Cielo e del cosmo.
Quanta pena, perciò, e quanta cecità si trova in coloro che oggi parlano, invece, di
ridimensionamento della grandezza di Maria, preoccupati che l'Immacolata possa essere
troppo lodata ed esaltata. Il supremo Magistero della Chiesa ama l'Immacolata,
glorificandola ed incoronandola al sommo dei Cieli. Noi, invece, da veri meschini,
crediamo di amare l'Immacolata ridimensionandola e «scoronandola» della sua gloria
più eccelsa. Il supremo Magistero della Chiesa colloca l'Immacolata molto al di sopra
«di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi». Noi, invece, vogliamo collocarla al nostro
basso livello di povere creature ricche di miserie. Il supremo Magistero della Chiesa
attribuisce all'Immacolata una così sublime «perfezione di innocenza e di santità da non
poterne concepire una maggiore dopo Dio». Noi, invece, da stolti e orgogliosi, la
vogliamo considerare «una di noi», ossia una povera creatura, anch'ella con i suoi limiti,
difetti e dubbi. Il supremo Magistero della Chiesa arriva ad affermare che «nessuno,
all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente» il mistero dell'Immacolata. Noi
invece, con le nostre teste piccole e vuote, siamo arrivati a dire che dell'Immacolata si è
già detto «troppo», e che quindi «basta!».
Nella vita di san Massimiliano Maria Kolbe, il santo martire e «Folle dell'Immacolata»,
si legge che, studiando egli appassionatamente il mistero dell'Immacolata in chiave
Cristologica e Pneumatologica, arrivava ad affermare che di fronte all'insondabile
profondità e all'incommensurabile ricchezza del mistero mariano, in realtà, fino ad oggi,
dell'Immacolata Concezione si è detto «quasi nulla»!... Quando poi egli rifletteva sul
mistero ineffabile dell'Immacolata, divenuta Madre di Dio, per opera dello Spirito Santo,
di fronte all'impossibilità di comprenderne la sublime trascendenza, adoperava la
significativa espressione: «Qui la testa gira!...». Il mistero dell'Immacolata, infatti,
trasporta le piccole e povere menti umane nelle stratosfere dell'incommensurabile
trascendenza divina.
Ottavo giorno
Di qui si comprende ancor meglio che il primato assoluto e universale di Cristo, Dio
Incarnato, non può non essere, in subordine, il primato assoluto e universale anche
dell'Immacolata, Madre di Lui, voluta «con l'unico e identico decreto, con cui fu
prestabilita da Dio l'Incarnazione della Divina Sapienza», «congiunta con lui con
strettissimo e indissolubile vincolo», come afferma luminosamente la Bolla dogmatica
Ineffabilis Deus.
Quale somma grandezza e quale ineguagliabile gloria comporti tutto questo per Maria
non è dato a noi di misurarlo e neppure di immaginarlo. Ma può bastare la mirabile
Lettera Enciclica, Ineffabilis Deus, scritta dal papa Pio IX per la definizione dogmatica
dell'Immacolata Concezione, a darci alcune idee che non possono non stupire per la
trascendente sublimità dei contenuti e delle espressioni, le quali riecheggiano e
sintetizzano l'immenso patrimonio di gloria dell'Immacolata Madre, lasciatoci e
trasmessoci dalla Chiesa lungo i due millenni di storia del Cristianesimo e della
Mariologia.
L'autorità del supremo Magistero della Chiesa, che parla per mezzo della Bolla
dogmatica Ineffabilis Deus, ci garantisce infallibilmente che l'Immacolata Concezione è
stata «sempre ornata con gli splendori della perfettissima santità» per «l'eccelsa dignità
della Madre di Dio, [...] uscita dalla bocca dell'Altissimo, completamente perfetta, bella
e interamente cara a Dio [...] sede di tutte le grazie, ornata di tutti i carismi del divino
Spirito, anzi tesoro quasi infinito e abisso inesausto dei medesimi carismi».
L'Immacolata ha brillato del fulgore «di tutti i doni celesti, di quella pienezza di grazia, e
di quella innocenza, per cui fu come un miracolo ineffabile di Dio, anzi il culmine di
tutti i miracoli, riuscendo degna Madre di Dio, e [..] fu superiore a ogni lode sia umana
che angelica, [...] fu un tabernacolo creato da Dio stesso, formato dallo Spirito Santo e
veramente purpureo».
Aveva ben ragione san Bonaventura di affermare che, «tanta è l'eccellenza della gloriosa
Vergine, che nel parlare di Lei e lodarla si può mancare solo per difetto», dando ragione
quindi al celebre motto di san Bernardo «De Maria numquam satis», ossia Maria non
può essere mai abbastanza lodata, dando ragione anche a san Pio da Pietrelcina il quale
durante un'estasi, contemplando la bellezza di Maria, esclamò: «Se non ci fosse la fede,
gli uomini ti direbbero Dea!».
3) l'Immacolata Concezione, per cui Ella fu «preservata» dal peccato originale per
l'opera del «Perfettissimo Redentore».
Questa è tutta «gloria più gloria» che il beato Scoto ha donato alla Madre Tutta Santa.
San Massimiliano Maria Kolbe, il «Folle dell'Immacolata», che ha edificato due «Città
dell'Immacolata» e ha fondato il movimento mariano «Milizia dell'Immacolata», ha
lasciato scritto sotto forma di preghiera, ciò che ferveva nel suo animo di apostolo
ardente, oltre ogni misura: «Concedimi di lodarti, o Vergine Santissima! Concedimi di
contribuire ad una sempre maggiore esaltazione di Te, alla più grande esaltazione
possibile di Te! Concedimi di renderti una tale gloria che nessuno mai ti ha tributato
finora! Concedi ad altri di superarmi nello zelo e a me di superare loro, cosicché in una
nobile emulazione la tua gloria si accresca sempre più profondamente, sempre più
rapidamente, sempre più intensamente, come desidera Colui che ti ha innalzato in modo
così ineffabile al di sopra di tutti gli esseri!».
Questi sono gli esempi del vero amore filiale, mai sazio nel glorificare l'Immacolata.
PROPOSITO: Alla scuola dei Santi, con la preghiera del Rosario e con la meditazione
impariamo a conoscere sempre meglio la Madonna per amarla e imitarla, venerarla e
contemplarla, mai sazi di glorificarla soprattutto con la nostra vita "pura".
Nono giorno
A noi è dato sapere le «grandi cose» (Lc 1,49) che l'Onnipotente ha fatto a Maria,
Vergine davidica, donandole la Concezione Immacolata con la pienezza di grazia, da cui
deriva ogni altra grazia, ossia deriva: la grazia della Maternità Divina e verginale, la
grazia della Sponsalità Divina con lo Spirito Santo, la grazia della Corredenzione e
Mediazione universale, la grazia della Maternità spirituale, la grazia dell'Assunzione in
anima e corpo al Cielo, la grazia della Regalità universale nel Regno dei cieli. Siamo
davvero ai vertici dell'Amore di Dio a Maria!
Abbiamo altri modelli a noi più proporzionati, fatti su nostra misura: sono i Santi di ogni
tempo e di ogni luogo. Da san Giuseppe e santa Elisabetta, da san Giovanni Battista e
san Giovanni evangelista, dagli Apostoli, dai martiri, dalle vergini, dai Santi e dalle
Sante dei tempi andati, fino a quelli dei nostri giorni: quali schiere imponenti e gloriose
sono essi, maestri e modelli dell'amore all'Immacolata nei due millenni di storia della
Chiesa! La loro vita è scuola di amore santo all'Immacolata: un amore degno del
Paradiso.
Resta sempre vero, tuttavia, che nessuno potrà mai eguagliare l'amore di Gesù
all'Immacolata: neppure tutti gli Angeli e i Santi insieme! Su ciò dovrebbero riflettere
quanti oggi si atteggiano a giudici censori di coloro che sono instancabili e insaziabili
nell'amare 1'Immacolata. Da san Giovanni evangelista a sant'Efrem, da san Giovanni
Damasceno a san Bernardo, dal beato Giovanni Duns Scoto a san Bernardino da Siena,
da san Lorenzo da Brindisi a san Luigi Maria Grignion da Montfort, da sant'Alfonso
Maria de' Liguori a san Massimiliano Maria Kolbe: è una corona di astri ardenti e
luminosi che hanno brillato e che brillano nel firmamento di Dio, a gloria perenne
dell'Immacolata, della Divina Madre e Regina, amata senza misura e senza limiti.
Si pensi poi all'amore verso l'Immacolata che ha bruciato i cuori dei Fondatori di
Congregazioni mariane, di Istituti e di Associazioni dedicate all'Immacolata; si pensi ai
Fondatori di Chiese e di Santuari, di Cappelle e di altari consacrati all'Immacolata; si
pensi, ancor più, al Fondatore di «Città dell'Immacolata», come quelle di san
Massimiliano Maria Kolbe in Polonia (Niepokalanow) e in Giappone (Mugenzai No
Sono).
Tra gli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe - il Santo martire «folle» di amore
all'Immacolata - si trova questa frase significativa che il Santo ripeteva con una certa
frequenza per tacitare le insinuazioni di chi parlava di esagerazione nell'amare la
Madonna, facendo paventare il pericolo di una qualche forma di «mariolatria».
Diceva il Santo: «Non temete di amare troppo la Madonna, perché non l'amerete mai
come l'ha amata Gesù!». Giustissimo. L'amore di Gesù è l'amore di una Persona Divina.
L'amore di un Angelo o di un Santo, invece, è sempre l'amore di una creatura, angelica o
umana che sia. Non è possibile nessun confronto. Anche l'amore di tutti i Cori degli
Angeli in Cielo e di tutti gli uomini insieme sulla terra non potrebbe raggiungere né
equiparare l'amore all'Immacolata di Gesù «solo». E se anche tutti gli uomini fossero
«folli» di amore all'Immacolata, come san Massimiliano Maria Kolbe, ugualmente non
sarebbe possibile nessun confronto con l'amore all'Immacolata di Gesù «solo». E allora,
chi mai e perché mai si deve temere di amare «troppo» l'Immacolata?
SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA
- si è fatto preparare da Lei per la missione redentiva, nei trent'anni di vita intima a
Nazaret;
- si è fatto offrire da Lei al Padre sulla Croce, Vittima immolata per la Redenzione
universale;
Nel cammino storico del piano salvifico di Dio, appare chiaro che Gesù, dell'intera sua
vita terrena, ha vissuto trent'anni solo per la sua Divina Madre e nell'intimità con la sua
Divina Madre, a Nazareth, mentre ha vissuto solo tre anni per la missione pubblica della
predicazione evangelica fra gli uomini. E chi può descrivere quei trent'anni di
convivenza tra il divin Figlio innamoratissimo e la sua Mamma? Quali effusioni
tenerissime di affetto il Bambino Gesù, il Pargolo e l'Infante divino non avrà donato alla
dolcissima Mamma con i suoi baci e abbracci amorosissimi, sempre ricambiati, a
profusione, dall'affettuosissima Mamma?
San Massimiliano Maria Kolbe, in una delle sue preghiere, chiede proprio questo
all'Immacolata: «Concedimi di renderti una tale gloria che nessuno mai ti ha tributato
finora». E, di fatto, per l'Immacolata, riuscito a fare cose che hanno certamente dello
straordinario e dell'incredibile, come le due "Città dell'Immacolata", una in Polonia e
l'altra in Giappone. Dalle parole e dalle opere, quindi, appare ben chiaro che l'aspirazio-
ne di san Massimiliano a glorificare l'Immacolata voleva andare al di là di ogni misura,
si direbbe, anzi, che volesse arrivare ad una glorificazione dell'Immacolata così alta, da
essere senza precedenti, magari in assoluto!
Tale aspirazione di san Massimiliano, però, si può dire che abbia avuto il suo magnifico
fondamento reale in quelle «grandi cose» ("magnalia Dei") che Dio Onnipotente ha fatto
in Maria, come Ella stessa ha cantato nel Magnificat (Lc 1,49), e quelle «grandi cose»
sono state tutte così divine e trascendenti, da risultare davvero impensabili alla povera
mente umana. Quelle «grandi cose», infatti, sono state l'opera di Dio il quale ha
glorificato la sua Mamma:
- con la Maternità divina verginale ad opera dello Spirito Santo, per cui l'Immacolata è
stata la Semprevergine, quale Figlia del Padre, Madre del Figlio e Sposa dello Spirito
Santo, quasi un vero «complementum Trinitatis»;
E non finisce qui la glorificazione della Madonna da parte del Figlio Gesù, perchè Egli
l'ha voluta anche: Madre dell'umanità,
e alla fine della vita l'ha glorificata con la gloriosa Assunzione in anima e corpo al Cielo
e con la celeste incoronazione quale Regina del Paradiso, Regina dell'universo.
Che cosa mai, dunque, Gesù avrebbe potuto fare in più per glorificare l'Immacolata? Per
questo Lui, e soltanto Lui, è realmente l'ideale assoluto dell'infinito amore e dell'infinita
gloria da donare all'Immacolata. E proprio questo ideale assoluto di amore e di gloria san
Massimiliano ha sempre cercato di fare suo consacrando tutto se stesso con un voto
speciale all'Immacolata, e spingendo tutti gli uomini a consacrarsi all'Immacolata in
quella maniera che non ammette proprio nessun limite, ossia con la consacrazione
illimitata.
Perchè non fare anche noi la Consacrazione illimitata all'Immacolata, alla scuola di san
Massimiliano Maria Kolbe? Alla scuola dei Francescani dell'Immacolata, frati e suore,
che vivono con il Voto mariano della consacrazione illimitata all'Immacolata?