Sei sulla pagina 1di 24

NOVENA ALL’IMMACOLATA CONCEZIONE (illustrata)

Padre Stefano Maria Manelli frate francescano dell'Immacolata

CASA MARIANA EDITRICE

Via Piano della Croce 6

83040 Frigento (AV)

tel.: 0825 444415 begin_of_the_skype_highlighting 0825


444415 end_of_the_skype_highlighting

INTRODUZIONE

"Il sorriso dell'Immacolata"

Santa Bernardetta Soubirous, la veggente delle apparizioni dell'Immacolata avvenute


nel 1858 nella grotta di Massabielle a Lourdes, era ricercata da molte persone che, per
interesse spirituale, o soltanto per curiosità, volevano parlarle, interrogarla e sapere
molte cose di quelle apparizioni dell'Immacolata che stavano creando un movimento di
grande portata nella Chiesa intera e nella Francia, in particolare.

Tra gli altri, un giorno, si presentò a Lourdes un personaggio importante, inquieto e


turbato, ben poco credente e per nulla praticante, il quale voleva incontrare e conoscere
santa Bernardetta Soabirous, l'umile e povera ragazza, che era sempre molto riservata e
tanto timida. Il personaggio riuscì a incontrarla e dopo alcune domande e risposte che
lo lasciarono abbastanza scettico, volle però chiedere a Bernardetta una sola cosa: «Se
la Madonna, apparendo, aveva talvolta sorriso, come era il sorriso dell'Immacolata?...
poteva la veggente ripeterlo per farglielo vedere? ... ».

Santa Bernardetta rimase subito confusa a questa strana richiesta, e rispose d'impulso
che si sentiva del tutto incapace di riprodurre il sorriso dell'Immacolata. Ma, dopo aver
detto ciò, avendo compreso che quel personaggio se ne sarebbe andato ancor più deluso
e scettico, pensando al bene di quell'anima inquieta e fuori strada, disse con tutta
umiltà: «Ebbene, signore, proverò a ripetere quel sorriso dell'Immacolata, ma sappia
compatirmi se non riuscirò affatto». La pia Bernardetta, allora, si raccolse per alcuni
momenti, tenne le sue mani sul petto, e fece quindi un sorriso lungo, così dolce,
luminoso ed estatico che quel personaggio, fissando santa Bernardetta, dopo il primo
stupore, non potè_fare a meno di cadere in ginocchio lì, davanti a lei, esclamando come
fuori di sè:

«Sì, sì, ho visto l'Immacolata e il suo sorriso!...».


E da quell'istante iniziò la vera conversione di quel personaggio che era scettico e fuori
strada; e fu una conversione mirabile per il bene che il convertito iniziò a compiere
vivendo una vita eroica di fede, di preghiera e di buone opere, senza risparmio di
sacrificio personale. "Il sorriso dell'Immacolata" era stato capace di capovolgerlo.
Anche la stampa si interessò di quel personaggio, e la sua storia servì di richiamo e di
incoraggiamento a quanti si recavano a Lourdes per ottenere grazie per l'anima e per il
corpo.

"Il sorriso dell'Immacolata" è il sorriso della Piena di grazia ", della "Tutta Bella" (la
"Tota Pulchra'), e non può che essere un sorriso di grazia e di amore, di bontà e di
bellezza, di candore e di soavità celestiale. Ma se "il sorriso dell'Immacolata" è tutto
questo, che cosa deve essere la persona dell'Immacolata, il mistero dell'Immacolata?
Una risposta a questa domanda ci viene dal libro dell'Apocalisse che ci fa vedere l'Im-
macolata come la «Donna vestita di sole, coronata da dodici stelle, con la luna sotto i
suoi piedi», Vergine gravida del Verbo Incarnato, suo Figlio (cf Ap 12, 1.2.5). E qui non
si può non cadere in ginocchio, meditando e contemplando.

La Novena in onore dell'Immacolata è appunto l'occasione d'oro dell'incontro e della


conoscenza dell'Immacolata nel suo mistero di grazia; e voglia "il sorriso
dell'Immacolata" accompagnarci in questa Novena e svelarsi ogni giorno alla nostra
anima inondandola dei suoi raggi divini di amore e di bellezza che sono il sublime
riflesso creato dell'increato amore e bellezza di Dio.

Primo giorno

CHE COS'È L'IMMACOLATA CONCEZIONE?

L'Immacolata Concezione è una verità di fede della


Chiesa cattolica. La dottrina cattolica, infatti, insegna che
la Vergine Maria, all'atto della sua concezione nel
grembo materno, fin dal primo istante, non fu né toccata,
né macchiata dal peccato originale, perché venne
interamente preservata da esso, e quindi concepita
immacolata, ossia tutta pura, tutta piena di grazia. Tale
verità venne definita solennemente dogma di fede dal
Sommo Pontefice, il beato Pio IX, l'8 dicembre 1854, con
la Bolla di definizione dogmatica Ineffabilis Deus.
Guardando Maria Santissima e contemplando l'ineffabile
mistero della sua Immacolata Concezione si può riflettere
e comprendere bene la differenza fra la nostra concezione
macchiata nel grembo della nostra mamma, e la concezione immacolata di Maria, ossia
la sua concezione senza macchia avvenuta nel grembo della sua mamma, sant'Anna.
Ogni concezione di un essere umano nel grembo materno, infatti, viene sempre segnata,
o meglio sfregiata dalla contrazione del peccato originale che macchia l'anima e la
deturpa. Perciò è una concezione macchiata da quella che fu la prima colpa, commessa
dai nostri Progenitori. La concezione di Maria nel grembo della sua mamma, invece, è
avvenuta senza la contrazione di quella colpa, ma con la preservazione totale dal peccato
adamitico, e perciò è stata una concezione senza la macchia delle origini, ossia tutta
immacolata.

Nella concezione macchiata di ogni discendente di Adamo si ha, quindi, la presenza del
peccato originale, che lo deturpa e lo rende, perciò, creatura "fglia dell'ira di Dio" (cf Ef
2,3). Nella concezione immacolata di Maria, invece, al posto del peccato c'è stata solo la
presenza della grazia divina che ha santificato e ha sopraelevato la creatura rendendola
"faglia di Dio", facendola cioè «partecipe della natura divina» (2 Pt 1,4), nello stato di
pura innocenza, tutta santa, bella e gradita a Dio.

Discendente da Adamo e da Eva, dunque, l'intera umanità, dopo la caduta, era


tristemente condannata, purtroppo, alla contrazione del peccato originale all'atto stesso
della concezione di ogni nuovo essere umano nel grembo materno. Soltanto Maria di
Nazaret, invece, predestinata da Dio fin dall'eternità quale Madre del Verbo Incarnato,
indipendentemente dalla previsione della caduta dei progenitori, non è andata soggetta
alla contrazione del peccato originale in vista e per i meriti del Figlio Redentore, pur
essendo anch'ella discendente di Adamo e di Eva, figlia della stirpe regale di Davide.

Il vulcano in eruzione

Per farsi una qualche idea del mistero dell'Immacolata Concezione, si può pensare alla
legge della contrazione del peccato originale come ad una colata di lava ardente da un
vulcano in eruzione.

Il peccato originale, infatti, si trasmette per via di generazione in ogni figlio che viene
concepito, riversandosi come un torrente di fuoco vulcanico che avanza bruciando e
distruggendo tutto ciò che incontra, alberi e case, uomini e bestie, fiori e piante,
lasciando dietro di sé soltanto squallore e morte. In questo senso tutti i figli di Adamo
vengono concepiti rovinati dalla lava del peccato originale. Ogni uomo infatti può ripe-
tere con verità il versetto del Salmo che dice: «Nel peccato mi ha concepito mia madre»
(Sal 50,4).

Ebbene, a questa legge inesorabile di morte non è andata soggetta una sola creatura
adamitica: Maria di Nazaret. Ella, infatti, predestinata ad essere la Madre di Dio, per
generare Gesù, il Verbo Incarnato, fu sottratta alla contrazione della colpa d'origine con
la preservazione operata da Cristo, quale Redentore perfettissimo.

Fu come se la colata di lava ardente, nel suo avanzare distruttivo e micidiale, avesse
incontrato lungo il cammino un monte su cui era posto il più ameno giardino di fiori e di
piante pregiate. La colata di lava ha circondato il monte e ha proseguito oltre lasciando
intatto e fiorente quel giardino posto sul monte, che risalta ancora più rigoglioso e
splendido sulla zona di morte che lo circonda tutt'intorno.

Il torrente del peccato originale, fuoco distruttore e micidiale, si fermò di fronte a Maria,
di fronte a questa creatura ammirabile, predestinata ai sommi misteri dell'Incarnazione e
della Redenzione, e la lasciò intatta andando oltre nella sua marcia di rovina delle anime
di tutti i discendenti di Adamo e di Eva fino alla fine dei tempi.

Questa è l'Immacolata Concezione: un paradiso di grazia, un giardino di candore e di


bellezza. Unico, esso non ha l'eguale. Il mistero dell'Immacolata «contiene molti altri
misteri - afferma san Massimiliano M. Kolbe - che col tempo saranno svelati».
L'Immacolata Concezione, perciò, è un firmamento di stelle nel quale Dio pone la sua
stessa dimora, perché, come insegna san Luigi Maria Grignion da Montfort, Dio «ha
fatto un mondo per l'uomo viatore, questo nostro; ha fatto un mondo per l'uomo beato, il
paradiso; ha fatto un mondo per Sé e gli ha dato il nome di Maria» (Il segreto di Maria,
19).

PROPOSITO: Guardare all'Immacolata, giardino di grazia, e recitare il Rosario


chiedendo a Lei la grazia di rendere la mia anima un giardino di virtù, liberandolo dagli
sterpi dei difetti e dall'immondizia dell'impurità.

Secondo giorno

PERCHÉ L'IMMACOLATA CONCEZIONE?

Non è difficile rispondere a questa domanda: l'Im-


macolata Concezione ci è stata data per la gloria di Dio e
per la salvezza nostra. Maria Santissima, infatti, è stata
voluta da Dio "immacolata", per un disegno di gloria a
Dio e di salvezza per l'umanità.

Questa risposta è stata data particolarmente dalla


Teologia francescana per merito di san Francesco, il
Poverello di Assisi, il quale, alla scuola di san Paolo,
parlando di Cristo, il Verbo Incarnato, su cui è stato fatto
l'uomo, ha detto così: «Considera, o uomo, in quale
sublime condizione ti ha posto Dio che ti creò e ti fece a
immagine del suo diletto Figlio secondo il corpo, e a sua
similitudine secondo lo spirito».

L'uomo è stato fatto su Cristo, dunque, che è il Verbo


fatto carne. Ma, riflettendo su questa affermazione, possiamo ben capire che se l'uomo è
stato fatto su Cristo, significa che Cristo viene prima dell'uomo nel disegno creativo di
Dio. Non si tratta di un prima cronologico, è vero, ma di un prima nella mente e nel vo-
lere di Dio, equivalente all'idea che l'artista ha della sua opera prima di realizzarla.

Continuiamo nella nostra riflessione, ora, ed è facile renderci subito conto che se Cristo
viene prima, nel piano divino, come Verbo Incarnato, deve venire prima anche Colei che
genera il Verbo Incarnato, ossia la Madre del Verbo fatto carne. Madre e figlio fanno
unità: l'uno non può essere senza l'altra. Per questo Dio, prima dell'uomo e di tutto il
creato, - come insegna san Paolo - predestinò Cristo e sua Madre con un «unico e
identico decreto» ("uno eodemque decreto"), secondo l'espressione luminosa adoperata
dal papa Pio IX nella "Ineffabilis Deus", la Lettera Enciclica per la proclamazione del
dogma dell'Immacolata Concezione.

San Paolo, infatti, ha scritto che Gesù Cristo «è immagine del Dio invisibile, generato
prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei
cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili. Troni, Dominazioni, Principati
e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di
tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il
principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su
tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui
riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per
mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli» (Col 1,15-20).

Questi versetti della lettera di san Paolo ai Colossesi vengono giustamente chiamati i
versetti del «Primato di Cristo». Ma su di essi necessariamente, anche se non
esplicitamente, si fonda anche il «Primato di Maria», come ha intuito e affermato, da più
secoli, la grande scuola teologica francescana detta «scotista», ossia la scuola al seguito
del suo corifeo, il beato Giovanni Duns Scoto.

La pagina della lettera di san Paolo ai Colossesi ci fa ben comprendere, in effetti, il


"perché" dell'Immacolata Concezione di Maria. Quale Madre di Cristo, il quale è stato
«generato prima di ogni creatura», Maria Vergine è voluta anch'Ella da Dio «prima di
ogni creatura» per dare la vita a Colui per mezzo del quale «sono state create tutte le
cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili». Cielo e terra
sono stati fatti per mezzo di Cristo, che è stato fatto da Maria sua Madre, e tutte le cose
«sussistono in lui», ossia sussistono in Colui che è stato fatto da Maria sua Madre.

Tutto il creato e l'intera umanità, quindi, vengono dopo Cristo e Maria, sono stati fatti
per mezzo di loro e per loro. Per questo Essi hanno il "Primato" su tutto il disegno
creativo di Dio Uno e Trino, indipendentemente dalla previsione del peccato degli
Angeli e degli uomini. Ecco il «perché» dell'Immacolata Concezione di Maria, voluta
quindi da Dio ab ceterno, dall'eternità, in unità con Colui che è la somma gloria di Dio e
nel Quale l'universo intero realizza la suprema gloria di Dio tre volte Santo.

Cielo, tabernacolo, vestimento di Dio L'Immacolata Concezione può essere considerata,


quindi, come il cielo di Dio, il cielo nel quale il Verbo Incarnato è come il sole che
spazia dando luce e vita a tutte le cose che sono «nei cieli e sulla terra», a tutte le cose
«visibili e invisibili» (Col 1,16).

Non ci incanta forse il cielo con il suo colore turchino che si riflette, iridescente,
splendidissimo, negli oceani e nei mari? Il cielo abbraccia l'universo che vive e opera in
esso. Aldilà e al di sopra del cielo c'è soltanto Dio infinito.

L'Immacolata è questo cielo nel quale è contenuto tutto l'universo: e per questo Ella è
diventata la Madre universale.

L'Immacolata è questo cielo nel quale il Verbo Incarnato splende come sole che irradia
la luce divina della verità e dell'amore su «tutte le cose visibili e invisibili».

L'Immacolata è questo cielo nel quale Dio dimora come nel suo Tabernacolo, nel suo
Paradiso. Per questo Ella è chiamata anche «Tabernacolo dell'Altissimo» (Sal 46,5) e
«Paradiso di Dio», come la chiama San Germano, uno dei Padri della Chiesa.

L'Immacolata è questo cielo di cui il Verbo di Dio si è rivestito come "Suo Vestimento",
secondo l'espressione di san Francesco d'Assisi, da momento che il Verbo volle
assumere in Lei e da Lei la natura umana per farsi uomo e per essere vittima redentrice
dell'intero universo.

PROPOSITO: Con la recita del Rosario, chiedere all'Immacolata la grazia di custodire


sempre la purezza della mia anima e la castità del mio corpo per avere la presenza di Dio
inabitante in me, evitando ad ogni costo ogni peccato mortale.

Terzo giorno

L'IMMACOLATA CONCEZIONE E LA NOSTRA


SALVEZZA

Dopo la caduta di Adamo ed Eva, nostri Progenitori, nel


peccato originale, tutta la discendenza umana si è trovata
condannata a contrarre, per via di generazione, la stessa
loro colpa fino alla fine dei tempi.

Subito dopo la caduta nel peccato, di fatto, la condizione


dei Progenitori si presentava drammatica e senza scampo:
tutta la discendenza adamitica sarebbe stata "figlia
dell'ira" di Dio (cf Ef 2,3), anziché «figlia» dell'amore di
Dio, che aveva collocato Adamo ed Eva in uno stato di
«giustizia originale» da trasmettere a tutti i loro
discendenti, per costituire la famiglia di Dio nel paradiso
terrestre e celeste.
Dopo la caduta nel peccato, perciò, Adamo ed Eva si videro perduti, e non sembrava
restare altro per loro che la più cupa disperazione, frutto amarissimo del peccato
commesso. La Misericordia di Dio, però, sempre paziente e pietoso, intervenne a salvare
il piano creativo del suo amore in maniera così straordinaria ed efficace da lasciare
davvero stupiti.

Egli, infatti, si servì di un nuovo Adamo e di una nuova Eva perché operassero insieme
la nostra Redenzione, così come il primo Adamo e la prima Eva avevano operato
insieme la nostra rovina. La Redenzione, perciò, è stata l'opera di restaurazione
dell'umanità decaduta. Adamo ed Eva con l'albero del bene e del male obbedirono al
serpente - ossia a satana - per la rovina dell'umanità, commettendo il primo peccato,
chiamato appunto «peccato delle origini». Il nuovo Adamo-Cristo, e la nuova Eva-
Maria, con l'albero della Croce, servirono a Dio, invece, per operare la Redenzione
universale, immolandosi per amore e con amore.

Per la sua Immacolata Concezione, Maria, la nuova Eva, ha potuto concepire il Verbo
Incarnato nel suo grembo vergine ad opera dello Spirito Santo. Per la sua Immacolata
Concezione, Maria ha potuto cooperare quale Corredentrice all'opera salvifica del
Redentore universale, Cristo. Per la sua Immacolata Concezione, per la sua Maternità
Divina, per la sua opera corredentiva, Maria è diventata nostra «Madre nell'ordine della
grazia» (LG 61).

Come nella caduta di Eva si trova la radice della nostra rovina, così nell'Immacolata
Concezione di Maria si trova la radice stessa della nostra Redenzione. La caduta di Eva
trascinò Adamo al compimento della caduta dell'umanità intera nella colpa originale.
L'Immacolata Concezione di Maria portò il Nuovo Adamo, Cristo, al compimento della
Redenzione universale, ossia all'opera di riscatto e di riacquisto della divina grazia
perduta.

Con questa grazia divina riacquistata dal Nuovo Adamo e dalla Nuova Eva, ossia dal
Redentore e dalla Corredentrice, noi abbiamo avuto la figliolanza divina che ci eleva
all'ordine soprannaturale, per cui siamo figli di Dio» e possiamo chiamare Dio nostro
«Padre», Gesù nostro «Fratello», Maria nostra «Madre». Perché "Immacolata", dunque,
Maria santissima, unita al Redentore, è diventata Madre Corredentrice, ossia Madre di
tutti i redenti, Madre universale. Al contrario della prima Eva peccatrice, che ha
condannato tutti gli uomini a nascere macchiati dalla colpa delle origini, Maria è stata la
nuova Eva corredentrice, che ha cooperato con il Figlio Redentore per la nostra rigene-
razione alla vita divina della grazia. Per questo, Ella soltanto, Maria Immacolata, è la
vera «Madre dei viventi» (Gen 3,20), la nostra «madre nell'ordine della grazia», come
insegna il Vaticano II (LG 61).

La «causa della nostra letizia»


Quanto deve essere grande, perciò, la nostra riconoscenza verso l'Immacolata
Concezione! Dalla prima Eva peccatrice, infatti, noi abbiamo avuto la morte. Dalla
seconda Eva corredentrice, abbiamo avuto la vita. Dall'Immacolata Corredentrice, infatti,
l'umanità ha riottenuto la grazia della filiazione divina, ha riottenuto, cioè, la vita delle
anime rigenerate e inondate dalla partecipazione alla stessa natura divina (cf 2Pt 1,4).
Dall'Immacolata Corredentrice, dunque, è scaturita la vera letizia dell'universo.

San Leopoldo Mandic', l'umile e grande Santo cappuccino del secolo XX, fra le
invocazioni mariane delle Litanie Lauretane, preferiva particolarmente l'invocazione
Causa della nostra letizia, prega per noi. Quando egli recitava le Litanie Lauretane,
infatti, all'invocazione Causa della nostra letizia, si fermava prima per qualche istante a
guardare l'immagine della Madonna con gli occhi pieni di luce e con l'espressione del
volto che voleva esprimere ogni volta la più viva riconoscenza verso di Lei.

È stata Lei, infatti, che con la sua Immacolata Concezione e con la divina Maternità
corredentiva, tutta associata al divin Figlio Redentore, «con Lui e sotto di Lui», - come
precisa il Vaticano II (LG 56) - ha restaurato la nostra vita soprannaturale, ridandoci la
letizia» della filiazione divina, la «letizia» della vita di grazia, la «letizia» della
riapertura della «Porta» del Paradiso: e tutto ciò l'ha fatto dandoci Gesù, la sorgente
infinita di ogni letizia e gioia per il cielo e per la terra. Nell'invocazione «Causa della
nostra letizia», san Leopoldo Mandic' contemplava ogni volta con commozione questo
mistero dell'Immacolata Corredentrice, nostra salvezza e nostra vita, nostra pace e nostra
letizia.

PROPOSITO: Recitare piamente il Rosario con le Litanie Lauretane, fermandomi a


meditare in particolare sull'invocazione "Causa della nostra letizia", per ringraziare
l'Immacolata Corredentrice con la più grande riconoscenza filiale.

Quarto giorno

L'IMMACOLATA CONCEZIONE E IL PECCATO


ORIGINALE

Tra l'Immacolata Concezione e il peccato originale c'è


opposizione radicale e totale. L'Immacolata Concezione,
infatti, è purezza nivea, il peccato originale, invece, è
macchia tenebrosa; l'Immacolata Concezione è grazia
divina, il peccato originale è disgrazia diabolica;
l'Immacolata Concezione è vita per un'eternità beata, il
peccato originale è morte per un'eternità senza Dio.

Per capire in qualche modo l'opposizione netta fra


l'Immacolata Concezione e il peccato originale può essere
utile ripensare alla scena drammatica avvenuta nel giardino dell'Eden, agli albori
dell'umanità.

Dopo la caduta di Adamo ed Eva, nostri progenitori, nella colpa originale, l'umanità,
privata dello stato felice di grazia e del tesoro della filiazione divina, secondo l'originario
piano creativo di Dio, si trovò ridotta allo stato di peccato che la rese figlia dell'ira di Dio
(cf Ef 2,3).

A questo punto, il capovolgimento della situazione provocò, per i Progenitori e per la


loro discendenza, la cacciata dal Paradiso terrestre, con la chiusura della porta del
Paradiso celeste, con la conseguente condanna ad una vita amara e triste, destinata
soltanto alla perdizione nell'inferno eterno del «serpente».

Grazie alla sua misericordia, però, Dio presentò il suo piano di Redenzione per la povera
umanità profetizzando, appunto, due nuovi Progenitori - una nuova Eva ed un nuovo
Adamo - che avrebbero espiato la colpa dei primi Progenitori, in opposizione vittoriosa
al serpente infernale. Fu allora che risuonarono le parole divine dirette al serpente:
«Porrò inimicizia fra te e la donna, fra il tuo seme e il sito seme, essa ti schiaccerà la
testa e tu le insidierai al calcagno» (Gen 3,15).

L'inimicizia fra il "serpente" e la "Donna" si presenta chiara e netta. Altrettanto chiara e


netta si presenta la vittoria. Tra il «serpente» e la «Donna», cioè, non vi

è solo «inimicizia», che comporta lotta e scontro, ma vi è anche la vittoria della «Donna»
che, per la virtù del Figlio, «schiaccia» la testa al serpente.

La «Donna» e il «serpente» che si contrappongono rappresentano appunto la


contrapposizione fra FImmacolata Concezione e il peccato originale. Essi sono in
opposizione irriducibile, ed è quella l'opposizione che si prolunga, potrebbe dirsi, e si fa
presente dolorosamente anche in ogni uomo impegnato in quella lotta drammatica fra la
«carne e lo Spirito», che è descritta così bene da san Paolo (cf Gal 5,17).

La «Donna» ha la potenza divina, il «serpente» ha la potenza satanica; la «Donna» è


tutta luce di innocenza celeste, il «serpente» è il «principe» delle tenebre infernali (cf Gv
12,13); la «Donna» è «piena di grazia» (Lc 1,28), il «serpente» è pieno di peccato; la
«Donna» è genitrice della vita, il «serpente» è «omicida fin dall'inizio» (Gv 8,44).

In conclusione, si può forse sintetizzare il tutto, dicendo che nella «Donna» si impersona
l'Immacolata Concezione e ogni grazia, mentre nel «serpente» si impersonano il peccato
originale ed ogni peccato.

«Ella ti schiaccerà la testa!»

Appare evidente, in realtà, la contrapposizione diretta fra 1' Immacolata Concezione e il


peccato; e la contrapposizione non riguarda soltanto il peccato originale, ma qualsiasi
peccato, di ogni genere. Con l'Immacolata Concezione di Maria, infatti, inizia il piano
salvifico di Dio ricco di misericordia (cf Ef 2,4) nei riguardi del povero genere umano
ridotto a "figlio dell'ira" di Dio (Ef 2,3) per la miseranda caduta dei progenitori.

L'Immacolata Concezione, di fatto, è stata la grande «nemica» di satana, è stata Colei


che con il suo Figlio, e per la potenza del suo Figlio, schiaccia la testa al serpente con il
suo «piede immacolato», com'è detto espressamente nell'Enciclica Ineffabilis Deus, per
la definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione.

Con quale speranza e fiducia, quindi, i nostri poveri Progenitori avranno pensato a
questa vittoriosa «nemica» del serpente, Genitrice del Redentore Divino e Madre
Corredentrice dell'umanità redenta? Con quanta speranza e fiducia l'avranno attesa,
pregando e sospirando di giorno in giorno? La testa del serpente schiacciata dal piede
dell'Immacolata Corredentrice in virtù dei meriti di Cristo Redentore - «essa ti schiac-
cerà la testa» - era la visione confortatrice della vittoria di Dio sul demonio, della vittoria
della grazia sul peccato.

Nella vita del beato Guglielmo Chaminade, grande apostolo di Maria santissima, si legge
che, da vecchio, diventato cieco, quando lo portavano vicino alla statua dell'Immacolata,
che si trovava in fondo al viale del giardino del convento, posava ogni volta le sue mani
sul piede dell'Immacolata che schiaccia la testa al serpente, e ripeteva con forza: «Questo
piede ti schiaccia e ti schiaccerà sempre la testa!».

L'Immacolata Corredentrice, in virtù di Cristo Redentore, è la nostra vittoria sul demonio


e sulla morte, sull'errore e su ogni male. Ricordiamolo sempre, a nostro sostegno e
conforto, rinnovando ogni volta la nostra gratitudine verso di Lei.

PROPOSITO: In ogni tentazione mi rivolgerò all'Immacolata Corredèntrice pregandola


soprattutto con il Rosario affinchè mi venga in aiuto schiacciando Ella, "con il suo piede
immacolato", la testa al velenoso "serpente" tentatore.

Quinto giorno

COME È AVVENUTA L'IMMACOLATA


CONCEZIONE?

Se Maria di Nazaret è discendente di Adamo ed Eva,


come ha potuto essere concepita senza contrarre anch'ella
la macchia del peccato originale? Se la contrazione del
peccato originale si ha per via di generazione, che cosa è
avvenuto perché la generazione di Maria fosse immune
da tale contrazione?
«Nel peccato mi ha concepito mia madre», ha scritto il salmista (Sal 50,4). Questa è la
legge universale, perché tutti abbiamo peccato in Adamo, insegna san Paolo (cf 1 Cor
15). La contrazione del peccato originale, di conseguenza, è retaggio dell'intera
discendenza umana, per ogni singolo uomo che viene alla luce. E' il triste retaggio che,
dai Progenitori in poi, viene trasmesso per via di generazione, fino alla fine dei tempi.

Che cosa è avvenuto, allora, perché la concezione di Maria nel grembo della mamma
sant'Anna, anziché macchiata fosse immacolata? In che cosa è consistito l'intervento di
Dio affinchè non ci fosse la contrazione della colpa d'origine all'atto della concezione di
Maria nel grembo materno?

L'intervento salvifico di Dio per il riscatto dell'umanità intera liberata dalla schiavitù di
satana e del peccato è consistito nella Redenzione universale operata da Gesù, il
Salvatore, il Verbo fatto carne. Nell'Incarnazione redentrice, infatti, culminata nella
Passione e Morte sulla Croce, Gesù Redentore ha avuto l'intento e la missione di
redimere tutti gli uomini liberandoli, appunto, dalla colpa originale contratta.

Ma c'era soprattutto e anzitutto un intento primario e una missione primaria in Cristo


nell'operare la Redenzione universale, ed era l'intento e la missione di operare,
unicamente per Maria di Nazaret, la preservazione dalla stessa contrazione del peccato
originale, affinché Maria non fosse soggetta e neppure sfiorata dalla colpa adamitica fin
dal primo istante della sua concezione nel grembo materno.

Il secondo intento del Redentore, ossia la liberazione dalla colpa originale per tutti gli
altri uomini fino alla fine dei tempi, ha fatto seguito a quel primo intento. Secondo tale
progetto salvifico, quindi, nell'attuazione del piano redentivo si è avuta anzitutto la
Redenzione preservativa dalla colpa, operata unicamente per Maria, e poi la Redenzione
liberativa dalla colpa, per tutta la discendenza di Adamo ed Eva.

La Redenzione preservativa di Maria è considerata, per questo, Redenzione perfettissima


e più sublime, rispetto alla nostra redenzione che è soltanto liberativa. Cristo,
unicamente per Maria, sua Madre, è stato appunto il Redentore perfettissimo, secondo
l'intuizione luminosa e l'insegnamento del beato Giovanni Duns Scoto.

Per questo, si deve capire che l'atto della Redenzione di Maria non è l'atto della
Redenzione ordinaria e comune a tutti noi discendenti di Adamo. L'atto della
Redenzione di Maria è infatti un atto unico, straordinario: è l'atto perfettissimo della
Redenzione preservativa, atto riservato esclusivamente a Maria. In tal modo, Maria non
è tanto la prima dei redenti, quanto è la «.sola pre-redenta», o meglio l'«unica super-
redenta», perché redenta in modo diverso, ossia nel modo più sublime: «sublimiori
modo», dice l'Enciclica Ineffabilis Deus.

La distinzione fra i due modi di Redenzione, dunque, - quello comune a noi tutti e quello
«più sublime» riservato a Maria - è fondamentale, perché mentre la Redenzione
liberativa, comune a tutti, riscatta l'uomo già rovinato dal peccato contratto nella
concezione, la Redenzione preservativa di Maria, invece, non ha nessun legame con il
peccato dal momento che Maria, preservata dalla stessa contrazione della colpa
adamitica, viene concepita direttamente immacolata e santa, intatta e piena di grazia.

L'Immacolata in luce trinitaria

È evidente, quindi, che l'Immacolata Concezione appartiene a un ordine a sé, frutto


dell'unico atto perfettissimo di Redenzione, compiuto dal Redentore esclusivamente per
Maria. In tal modo Maria, pur essendo discendente e figlia di Adamo, è anzitutto, e
ancor più, figlia di Dio, da Lui voluta ab aeterno immacolata e santa, collocata molto al
di sopra di ogni altra creatura angelica e terrestre.

Tra gli Scritti di san Francesco d'Assisi, infatti, leggiamo questa mirabile antifona
mariana: «Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, fra le
donne, figlia e ancella dell'altissimo Re, il Padre celeste, Madre del santissimo Signore
nostro Gesù Cristo, Sposa dello Spirito Santo».

In poche frasi, san Francesco d'Assisi, teologo mistico, presenta l'Immacolata nella sua
unicità, espressa in luce trinitaria altissima, a richiamo ravvicinato dell'antica espressione
dei Padri che consideravano e chiamavano Maria Santissima «complementum Trini-
tatis», («complemento della Santissima Trinità»), a richiamo, ancor più suggestivo,
dell'espressione di santa Maria Maddalena de' Pazzi, la celebre mistica carmelitana, che
definiva Maria Santissima «sazietà della Santissima Trinità».

PROPOSITO: Recitare il santo Rosario e ad ogni "Gloria al Padre... " ringraziare Dio
soprattutto perchè ci ha donato l'Immacolata, quale Figlia del Padre, Madre del Figlio,
Sposa dello Spirito Santo.

Sesto giorno

L'IMMACOLATA CONCEZIONE E LA GRAZIA


DIVINA

Se possiamo dire che fra l'Immacolata Concezione e il


peccato c'è lotta e contrapposizione irriducibile,
ugualmente, e ancor più, possiamo dire che fra l'Im-
macolata Concezione e la grazia divina c'è, al contrario,
unione costante e fusione piena.

Si può subito dire, anzi, che l'Immacolata Concezione fa


unità profonda con la stessa pienezza della grazia divina.
Ciò appare evidente dalle parole con cui l'Arcangelo
Gabriele, all'Annunciazione, salutò la Vergine Maria
chiamandola «piena di grazia» (Lc 1,28), quasi a personificarla e a scolpirla in
quell'unica parola greca - checaritomene - che significa appunto «piena di grazia».

L'Immacolata Concezione, dunque, dobbiamo considerarla una realtà misterica ricca di


grazia divina, che si attua, anzi, come pienezza stessa della grazia divina,

e che risulta essere, quindi, tutta grazia. In questo possiamo cogliere il contenuto
interamente e superlativamente positivo del dogma dell'Immacolata Concezione.

Il termine «immacolata», infatti, etimologicamente significa «senza macchia», ed


esplicita quindi il contenuto dell'Immacolata Concezione soltanto in negativo, quasi a
dire, in effetti, che la Madonna è l'Immacolata, nel senso che è «la senza macchia», che è
priva, cioè, della colpa originale, nulla dicendo, però, espressamente, del grande bene
che in Lei prende il posto del peccato, ossia quello della divina grazia che la inonda, la
penetra, la trasfigura, la sopraeleva all'Ordine dell'Unione ipostatica.

Per contrasto e in antitesi, d'altra parte, tale contenuto in negativo del termine
immacolata (che significa assenza della macchia) serve ad esprimere con maggiore
efficacia e intensità il contenuto positivo di cui viene a sostanziarsi l'Immacolata
Concezione. Quanto più in Lei, di fatto, era assente, radicalmente, la macchia del
peccato originale, tanto più era presente, in pienezza e totalità, la grazia divina, che la
rendeva «consorte della divina natura», come insegna san Pietro apostolo (2Pt 1,4).

In realtà, per la sua predestinazione eterna a Madre del Verbo Incarnato, voluta da Dio
con un unico e identico decreto ("uno eodemque decreto"), l'Immacolata non ha avuto
assolutamente nulla a che fare con il peccato. Predestinata da Dio ab aeterno, ossia
indipendentemente dalla previsione della caduta dei Progenitori nella colpa originale,
Maria, pur sempre inserita nella discendenza adamitica, non poteva essere raggiunta, e
ancor meno toccata, dal peccato, e quindi neppure dalla concupiscenza, la quale
«proviene dal peccato e al peccato inclina», come insegna il Concilio di Trento.

Nel pensiero e nel progetto di Dio, infatti, Ella doveva essere la Madre tutta santa del
Santissimo Figlio Divino, Gesù Cristo, il Verbo Incarnato. E tale fu Ella, di fatto, fin dal
primo istante della sua santa Concezione nel grembo materno di sant'Anna, per quell'atto
perfettissimo della Redenzione preservativa, operata dal Figlio Redentore, che la creò
immacolata e tutta piena di grazia.

«L'Aurora che sorge» (Ct 6,10)

Nel piano creativo dell'universo, quindi, Maria fu voluta da Dio e apparve come
un'Aurora di luce radiosa che non solo non è stata neppure sfiorata dalla tenebra della
colpa, ma che piuttosto ha messo in fuga ogni tenebra di peccato, portando Ella con sé e
da sé quel sole splendente, che è Dio suo Figlio, il Verbo Incarnato, Gesù Cristo, «luce
del mondo» (Gv 8,12).
L'«aurora che sorge» (Ct 6,10) è un'immagine biblica dell'Immacolata fra le più
suggestive e seducenti, è vero, ma è soltanto un'immagine. Che cosa sia la realtà di
grazia dell'Immacolata, nessuna immagine può essere assolutamente in grado di
presentarla se non in minimi accenni e lontani segnali. San Massimiliano, infatti,
parlando della sublimità del mistero dell'Immacolata dice che l'affermazione di san
Paolo, «Occhio non vide, nè orecchio udì, nè mai entrò in cuore di uomo» (1Cor 2,9), "si
può applicare in tutta la sua pienezza anche in questo caso".

Nella vita di san Pio da Pietrelcina si legge che, una sera, stando sulla veranda del
convento, mentre il popolo devotamente cantava il canto popolare mariano «Dell'aurora
tu sorgi più bella», alle parole del ritornello che dicono alla Madonna, «Bella tu sei qual
sole, bianca più della luna, e le stelle, le più belle, non son belle al par di te», Padre Pio
disse apertamente: «Se la Madonna è bella come il sole, la luna e le stelle, preferisco non
andare in Paradiso...». Ci fu un confratello che, udite queste parole, pensò di ribattere e
disse a Padre Pio, con vivacità: «Ma, Padre, se il sole, la luna e le stelle non dicono nulla
della bellezza della Madonna, che cosa è allora la sua reale bellezza?». E Padre Pio gli
rispose con voce misteriosa, guardando in alto: «Eh, hai voglia!...».

Se l'anima in grazia, dicono i Santi, possiede i raggi della bellezza divina, che cosa deve
essere la bellezza trasfigurata di Colei nella quale, come dice san Francesco d'Assisi, «fu
ed è ogni pienezza di grazia ed ogni bene»?

PROPOSITO: Custodire e coltivare sempre la grazia di Dio nella mia anima


particolarmente con la recita giornaliera del santo Rosario e con l'esercizio delle virtù
che abbelliscono e impreziosiscono l'anima.

Settimo giorno

L'IMMACOLATA: "GRAZIA SU GRAZIA"

Per conoscere il paradiso di grazia incommensurabile che


era Maria Santissima è sufficiente leggere alcune
affermazioni contenute nel documento più autorevole del
Magistero supremo della Chiesa, ossia la Bolla di
definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione. La
lettera Enciclica Ineffabilis Deus del papa Pio IX, infatti,
contiene la sintesi più alta e sapiente della dottrina cat-
tolica, infallibile, sulla verità di fede dell'Immacolata
Concezione, spiegata brevemente in tutti i suoi aspetti.
Riguardo alla ricchezza incommensurabile della grazia
divina dell'Immacolata Concezione, ad esempio, le
espressioni che adopera il supremo Magistero della
Chiesa nell'Enciclica - e non certo un qualche devoto
esaltato o massimalista senza valore - sono di una portata
così immensa che sembrano quasi voler raggiungere e sfiorare la stessa infinità di grazia
di Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Fin dall'inizio dell'Enciclica, di fatto, il papa Pio IX afferma che Dio circondò e arricchì
l'Immacolata, fin dalla sua concezione, di un amore così grande che, «attingendo dal
tesoro della divinità, la ricolmò - assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi -
dell'ab-

bondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario... ».

Già da quest'affermazione dell'Enciclica è possibile farsi una valutazione così sublime


della ricchezza di grazia dell'Immacolata, fin dal primo istante della sua concezione, che,
al suo confronto, la somma della grazia divina delle creature più alte fatte da Dio - tutti
gli Angeli e tutti i Santi - è inferiore alla grazia di Colei che ha ricevuto «tutti i doni
celesti in modo tanto straordinario».

Ma il supremo Magistero della Chiesa non esita a spingersi ancora più in alto, nella sua
valutazione, quasi a voler superare ogni limite del pensiero e del linguaggio umano,
affermando che l'Immacolata, preservata «da ogni macchia di peccato», è stata creata,
nella sua stessa concezione, «tutta bella e perfetta», ricca di tale e tanta «perfezione di
innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno,
all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente».

Da queste affermazioni del supremo Magistero della Chiesa, è ben facile capire che il
mistero dell'Immacolata è la radice feconda di tutta la grandezza e sublimità di Maria
quale Vergine Madre di Dio e Madre universale, quale Corredentrice e Mediatrice di
tutte le grazie, quale Assunta e Regina del Cielo e del cosmo.

A questa glorificazione di Maria hanno contribuito certamente i millenni di fede del


popolo di Dio, illuminato fin dall'inizio dal Protovangelo (Gen 3,15), che presentò ai
derelitti progenitori, Adamo ed Eva, caduti in peccato, la profezia della sublime
«Donna», Vergine e Madre, che con il Figlio Redentore avrebbe schiacciato la testa al
serpente ingannatore.

Riflettendo su questo, noi dovremmo cadere sempre in ginocchio dinanzi all'Immacolata,


riconoscendoci sinceramente, da parte nostra, per quello che siamo, ossia esseri
meschini, polvere di terra, groviglio di miserie, ben poveri e miseri rispetto alla
sublimità di grazia di Lei, creatura pur sempre umana, sì, ma superiore, in grazia e
santità, in bellezza e potenza, ad ogni misura, inferiore soltanto all'infinità pura di Dio.

Quanta pena, perciò, e quanta cecità si trova in coloro che oggi parlano, invece, di
ridimensionamento della grandezza di Maria, preoccupati che l'Immacolata possa essere
troppo lodata ed esaltata. Il supremo Magistero della Chiesa ama l'Immacolata,
glorificandola ed incoronandola al sommo dei Cieli. Noi, invece, da veri meschini,
crediamo di amare l'Immacolata ridimensionandola e «scoronandola» della sua gloria
più eccelsa. Il supremo Magistero della Chiesa colloca l'Immacolata molto al di sopra
«di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi». Noi, invece, vogliamo collocarla al nostro
basso livello di povere creature ricche di miserie. Il supremo Magistero della Chiesa
attribuisce all'Immacolata una così sublime «perfezione di innocenza e di santità da non
poterne concepire una maggiore dopo Dio». Noi, invece, da stolti e orgogliosi, la
vogliamo considerare «una di noi», ossia una povera creatura, anch'ella con i suoi limiti,
difetti e dubbi. Il supremo Magistero della Chiesa arriva ad affermare che «nessuno,
all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente» il mistero dell'Immacolata. Noi
invece, con le nostre teste piccole e vuote, siamo arrivati a dire che dell'Immacolata si è
già detto «troppo», e che quindi «basta!».

«Qui la testa gira!...»

Nella vita di san Massimiliano Maria Kolbe, il santo martire e «Folle dell'Immacolata»,
si legge che, studiando egli appassionatamente il mistero dell'Immacolata in chiave
Cristologica e Pneumatologica, arrivava ad affermare che di fronte all'insondabile
profondità e all'incommensurabile ricchezza del mistero mariano, in realtà, fino ad oggi,
dell'Immacolata Concezione si è detto «quasi nulla»!... Quando poi egli rifletteva sul
mistero ineffabile dell'Immacolata, divenuta Madre di Dio, per opera dello Spirito Santo,
di fronte all'impossibilità di comprenderne la sublime trascendenza, adoperava la
significativa espressione: «Qui la testa gira!...». Il mistero dell'Immacolata, infatti,
trasporta le piccole e povere menti umane nelle stratosfere dell'incommensurabile
trascendenza divina.

PROPOSITO: Inginocchiamoci dinanzi ad una immagine di Maria Santissima per


recitare il santo Rosario, senza stancarci mai di lodarla e benedirla con il cuore di figli
sempre lieti e fieri della sua grandezza e bellezza.

Ottavo giorno

L'IMMACOLATA: "GLORIA SU GLORIA"

«Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente» (Lc 1,49).


Tutta la gloria dell'Immacolata proviene da Dio Uno e
Trino. Dio Padre, infatti, ha eletto l'Immacolata sua
Figlia; Dio Figlio l'ha eletta sua Madre; Dio Spirito Santo
l'ha eletta sua Sposa. L'Immacolata è stata realmente
voluta quale «complemento della Santissima Trinità»,
come si legge in alcuni testi di Patristica, citati di
frequente lungo i secoli.

Nel disegno eterno di Dio, l'Immacolata Concezione è la


radice primaria e feconda del mistero di Maria, che fa
unità inscindibile con la Maternità Divina e universale. Maria Santissima, infatti, è, nel
suo essere costitutivo, l'Immacolata per la missione della Maternità divina, corredentiva,
universale, regale. L'Immacolata è la "piena di grazia" nel suo essere; è la Madre del
Verbo Incarnato e dell'universo nel suo operare. Ella è stata voluta da Dio, è stata creata
da Dio proprio per questo.

Di qui si comprende ancor meglio che il primato assoluto e universale di Cristo, Dio
Incarnato, non può non essere, in subordine, il primato assoluto e universale anche
dell'Immacolata, Madre di Lui, voluta «con l'unico e identico decreto, con cui fu
prestabilita da Dio l'Incarnazione della Divina Sapienza», «congiunta con lui con
strettissimo e indissolubile vincolo», come afferma luminosamente la Bolla dogmatica
Ineffabilis Deus.

Quale somma grandezza e quale ineguagliabile gloria comporti tutto questo per Maria
non è dato a noi di misurarlo e neppure di immaginarlo. Ma può bastare la mirabile
Lettera Enciclica, Ineffabilis Deus, scritta dal papa Pio IX per la definizione dogmatica
dell'Immacolata Concezione, a darci alcune idee che non possono non stupire per la
trascendente sublimità dei contenuti e delle espressioni, le quali riecheggiano e
sintetizzano l'immenso patrimonio di gloria dell'Immacolata Madre, lasciatoci e
trasmessoci dalla Chiesa lungo i due millenni di storia del Cristianesimo e della
Mariologia.

L'autorità del supremo Magistero della Chiesa, che parla per mezzo della Bolla
dogmatica Ineffabilis Deus, ci garantisce infallibilmente che l'Immacolata Concezione è
stata «sempre ornata con gli splendori della perfettissima santità» per «l'eccelsa dignità
della Madre di Dio, [...] uscita dalla bocca dell'Altissimo, completamente perfetta, bella
e interamente cara a Dio [...] sede di tutte le grazie, ornata di tutti i carismi del divino
Spirito, anzi tesoro quasi infinito e abisso inesausto dei medesimi carismi».

L'Immacolata ha brillato del fulgore «di tutti i doni celesti, di quella pienezza di grazia, e
di quella innocenza, per cui fu come un miracolo ineffabile di Dio, anzi il culmine di
tutti i miracoli, riuscendo degna Madre di Dio, e [..] fu superiore a ogni lode sia umana
che angelica, [...] fu un tabernacolo creato da Dio stesso, formato dallo Spirito Santo e
veramente purpureo».

Ricca e suggestiva, inoltre, è la simbologia biblica veterotestamentaria di cui il papa Pio


IX si serve nell'Enciclica, ricordando espressamente alcuni fra i più importanti e
significativi simboli biblici: l'arca della salvezza, la scala di Giacobbe, il roveto ardente,
la torre inespugnabile, il giardino sigillato, la città di Dio, il giglio tra le spine, la terra
vergine, il paradiso, il legno immarcescibile, la fonte limpida, il tempio divinissimo, il
tesoro di immortalità, l'aurora «da ogni parte splendente».

Più sublime e trascendente di tutte, infine, è la pagina dell'Enciclica con le espressioni


che vogliono scolpire la suprema bellezza e santità dell'Immacolata Concezione,
forzando, potrebbe dirsi, le parole umane a dire l'inesprimibile, attingendo sempre al
patrimonio dei Santi Padri e scrittori della Chiesa, i quali «chiamarono spessissimo la
Madre di Dio coi titoli di immacolata, e immacolata sotto ogni aspetto, innocente ed
innocentissima, [...] tutta pura, tutta intemerata, la stessa purità e innocenza, più bella
della bellezza, più venusta della venustà, più santa della santità [...] colei che fu
superiore a tutti, Dio solo eccettuato, e fu per natura più bella, più formosa, più santa
degli stessi Cherubini, dei Serafini e di ogni altra milizia angelica, alla cui lode non sono
affatto sufficienti sia le lingue terrene, che le celesti».

Aveva ben ragione san Bonaventura di affermare che, «tanta è l'eccellenza della gloriosa
Vergine, che nel parlare di Lei e lodarla si può mancare solo per difetto», dando ragione
quindi al celebre motto di san Bernardo «De Maria numquam satis», ossia Maria non
può essere mai abbastanza lodata, dando ragione anche a san Pio da Pietrelcina il quale
durante un'estasi, contemplando la bellezza di Maria, esclamò: «Se non ci fosse la fede,
gli uomini ti direbbero Dea!».

«La più grande esaltazione possibile!»

Il «Dottore dell'Immacolata», il beato Giovanni Duns Scoto, stabilì il principio secondo


cui bisogna sempre attribuire alla Madonna «ciò che è più eccellente, purché non
contraddica all'autorità della Chiesa e della Scrittura». Perciò egli, genio sommo del
pensiero teologico, poté attribuire alla Madonna tre novità che non trovavano spazio di
accoglienza fino ad allora in Teologia, ossia:

1) il principio attivo della Maternità Divina di Maria;

2) la sua predestinazione assoluta (relativa e implicita) al Primato universale con Cristo;

3) l'Immacolata Concezione, per cui Ella fu «preservata» dal peccato originale per
l'opera del «Perfettissimo Redentore».

Questa è tutta «gloria più gloria» che il beato Scoto ha donato alla Madre Tutta Santa.

San Massimiliano Maria Kolbe, il «Folle dell'Immacolata», che ha edificato due «Città
dell'Immacolata» e ha fondato il movimento mariano «Milizia dell'Immacolata», ha
lasciato scritto sotto forma di preghiera, ciò che ferveva nel suo animo di apostolo
ardente, oltre ogni misura: «Concedimi di lodarti, o Vergine Santissima! Concedimi di
contribuire ad una sempre maggiore esaltazione di Te, alla più grande esaltazione
possibile di Te! Concedimi di renderti una tale gloria che nessuno mai ti ha tributato
finora! Concedi ad altri di superarmi nello zelo e a me di superare loro, cosicché in una
nobile emulazione la tua gloria si accresca sempre più profondamente, sempre più
rapidamente, sempre più intensamente, come desidera Colui che ti ha innalzato in modo
così ineffabile al di sopra di tutti gli esseri!».

Questi sono gli esempi del vero amore filiale, mai sazio nel glorificare l'Immacolata.
PROPOSITO: Alla scuola dei Santi, con la preghiera del Rosario e con la meditazione
impariamo a conoscere sempre meglio la Madonna per amarla e imitarla, venerarla e
contemplarla, mai sazi di glorificarla soprattutto con la nostra vita "pura".

Nono giorno

L'IMMACOLATA: COME AMARLA?

L'amore all'Immacolata, da parte nostra, acquista valore


di pregio, a seconda del grado di conoscenza del-
l'Immacolata. E vero, infatti, che ad una conoscenza
ridotta e difettosa dell'Immacolata, non potrà mai cor-
rispondere un amore pieno e perfetto; ad una conoscenza
incerta e tiepida non potrà mai corrispondere un amore
stabile e ardente; ad una conoscenza deficiente ed errata
non potrà mai corrispondere un amore integro ed
illuminato.

Come amare l'Immacolata, dunque? Bisogna amarla con


l'amore totale, ardente e illuminato. L'esemplare più alto e
sublime di questo amore all'Immacolata è uno solo:
l'amore di Gesù, del Verbo Incarnato. Come ha amato
Egli l'Immacolata? Chi può rispondere a questo
interrogativo? Chi può misurare l'ardore e l'estensione dell'amore all'Immacolata nel
Cuore dell'Uomo-Dio?

A noi è dato sapere le «grandi cose» (Lc 1,49) che l'Onnipotente ha fatto a Maria,
Vergine davidica, donandole la Concezione Immacolata con la pienezza di grazia, da cui
deriva ogni altra grazia, ossia deriva: la grazia della Maternità Divina e verginale, la
grazia della Sponsalità Divina con lo Spirito Santo, la grazia della Corredenzione e
Mediazione universale, la grazia della Maternità spirituale, la grazia dell'Assunzione in
anima e corpo al Cielo, la grazia della Regalità universale nel Regno dei cieli. Siamo
davvero ai vertici dell'Amore di Dio a Maria!

Abbiamo altri modelli a noi più proporzionati, fatti su nostra misura: sono i Santi di ogni
tempo e di ogni luogo. Da san Giuseppe e santa Elisabetta, da san Giovanni Battista e
san Giovanni evangelista, dagli Apostoli, dai martiri, dalle vergini, dai Santi e dalle
Sante dei tempi andati, fino a quelli dei nostri giorni: quali schiere imponenti e gloriose
sono essi, maestri e modelli dell'amore all'Immacolata nei due millenni di storia della
Chiesa! La loro vita è scuola di amore santo all'Immacolata: un amore degno del
Paradiso.

Anch'essi, però, hanno cercato di riprodurre l'amore stesso di Gesù all'Immacolata,


bramando di conformarsi a Lui e di commisurare il loro amore all'amore
incommensurabile di Lui, Verbo Incarnato. La perfezione ultima del nostro amore
all'Immacolata, infatti, non può essere altra che quella di Gesù. Chi più imita, più
assomiglia e più si assimila a Gesù nell'amare l'Immacolata, quegli può possedere
l'amore più santo e perfetto all'Immacolata.

Resta sempre vero, tuttavia, che nessuno potrà mai eguagliare l'amore di Gesù
all'Immacolata: neppure tutti gli Angeli e i Santi insieme! Su ciò dovrebbero riflettere
quanti oggi si atteggiano a giudici censori di coloro che sono instancabili e insaziabili
nell'amare 1'Immacolata. Da san Giovanni evangelista a sant'Efrem, da san Giovanni
Damasceno a san Bernardo, dal beato Giovanni Duns Scoto a san Bernardino da Siena,
da san Lorenzo da Brindisi a san Luigi Maria Grignion da Montfort, da sant'Alfonso
Maria de' Liguori a san Massimiliano Maria Kolbe: è una corona di astri ardenti e
luminosi che hanno brillato e che brillano nel firmamento di Dio, a gloria perenne
dell'Immacolata, della Divina Madre e Regina, amata senza misura e senza limiti.

Le espressioni più alte dell'amore all'Immacolata, infatti, possiamo leggerle in migliaia e


migliaia di pagine scritte dai Santi Padri, scritte da Papi e da Dottori della Chiesa, scritte
da mistici e da contemplativi, da teologi e da scrittori di ogni tempo. Si tratta di un patri-
monio d'inestimabile valore per l'intelligenza e per il cuore di ogni uomo, pascolo di
amore e di luce per ogni cristiano che voglia essere vero figlio di Maria.

Si pensi poi all'amore verso l'Immacolata che ha bruciato i cuori dei Fondatori di
Congregazioni mariane, di Istituti e di Associazioni dedicate all'Immacolata; si pensi ai
Fondatori di Chiese e di Santuari, di Cappelle e di altari consacrati all'Immacolata; si
pensi, ancor più, al Fondatore di «Città dell'Immacolata», come quelle di san
Massimiliano Maria Kolbe in Polonia (Niepokalanow) e in Giappone (Mugenzai No
Sono).

Più di tutto, infine, l'amore all'Immacolata si esprime attraverso la consacrazione totale


di se stessi alla Madonna, alla scuola dei due più grandi maestri, san Luigi Maria
Grignion da Montfort e san Massimiliano Maria Kolbe: consacrazione vissuta
nell'imitazione di Maria fino all'identificazione con Lei; alimentata e animata dalla
preghiera mariana costante e fedele, ardente e perseverante. Chi non sa, ad esempio,
della passione dei Santi per la preghiera del santo Rosario, da san Domenico in poi, fino
ai nostri giorni? Come non ricordare qui, in particolare, l'esempio portentoso di san Pio
da Pietrelcina che sgranava Rosari su Rosari, di giorno e di notte, con quelle sue mani
piagate e sanguinanti?

«Non temete di amare troppo l'Immacolata»

Tra gli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe - il Santo martire «folle» di amore
all'Immacolata - si trova questa frase significativa che il Santo ripeteva con una certa
frequenza per tacitare le insinuazioni di chi parlava di esagerazione nell'amare la
Madonna, facendo paventare il pericolo di una qualche forma di «mariolatria».
Diceva il Santo: «Non temete di amare troppo la Madonna, perché non l'amerete mai
come l'ha amata Gesù!». Giustissimo. L'amore di Gesù è l'amore di una Persona Divina.
L'amore di un Angelo o di un Santo, invece, è sempre l'amore di una creatura, angelica o
umana che sia. Non è possibile nessun confronto. Anche l'amore di tutti i Cori degli
Angeli in Cielo e di tutti gli uomini insieme sulla terra non potrebbe raggiungere né
equiparare l'amore all'Immacolata di Gesù «solo». E se anche tutti gli uomini fossero
«folli» di amore all'Immacolata, come san Massimiliano Maria Kolbe, ugualmente non
sarebbe possibile nessun confronto con l'amore all'Immacolata di Gesù «solo». E allora,
chi mai e perché mai si deve temere di amare «troppo» l'Immacolata?

PROPOSITO: Se imitare Gesù è la vera e somma perfezione di ogni cosa, voglio


impegnarmi a imitare Gesù i particolarmente nell'amare la Madonna come Lui, senza
limiti, senza riserve, senza misure.

SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA

GESÙ: IDEALE DELL'AMORE ALL'IMMACOLATA

L'amore vero spinge a donarsi alla persona amata.


L'amore vero spinge a lodare e a innalzare la persona
amata. L'amore vero è fatto così, si esprime così, si attua
così.

Anzitutto, l'amore vero spinge a donare se stesso alla


persona amata. Quando poi l'amore è totale, spinge a
donare tutto se stesso alla persona amata. Donare se
stesso, infatti, vale più di tuti i gioielli e i beni di questo
mondo. Così insegna il Cantico dei cantici: «Se uno desse
tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non
ne avrebbe che dispregio» (Ct 8,7).

Ancora più grande è l'amore, inoltre, quando spinge non


solo a donarsi, ma anche a sacrificarsi e a immolarsi per
la persona amata, come ha detto Gesù con le sue divine
parole: «Nessuno ha amore più grande di chi sacrifica se stesso per i suoi amici» (Gv
15,13). Ebbene, Gesù ha amato proprio così l'Immacolata, e l'ha amata nella maniera
unica, creandola anzitutto immacolata, ossia piena di ogni grazia, fin dal primo istante
della sua concezione, con la Redenzione preservativa, operando cioè miracolosamente
quale suo per-

sonale ed esclusivo Redentore perfettissimo, secondo l'insegnamento del beato Giovanni


Duns Scoto nella spiegazione della verità dell'Immacolata Concezione.
Dopo il dono della concezione immacolata di Maria, poi, Gesù, «nella pienezza dei
tempi», ha donato tutto se stesso, come Verbo di Dio, alla Vergine Immacolata, come
dice l'Apostolo Paolo (Gal 4,4). E così, di seguito, Egli

- si è fatto «fare» Verbo incarnato da Lei: «factum ex muliere» (Gal l.c.);

- si è fatto allattare e allevare da Lei, nella prima infanzia e fanciullezza;

- si è fatto preparare da Lei per la missione redentiva, nei trent'anni di vita intima a
Nazaret;

- si è fatto accompagnare da Lei fin sul Calvario;

- si è fatto offrire da Lei al Padre sulla Croce, Vittima immolata per la Redenzione
universale;

- si è donato, infine, a Lei nell'Eucaristia, quale suo nutrimento divino "soprasostanziale"


lungo il resto della vita da Lei trascorsa su questa povera terra di «triboli e spine» (Gen
3,18).

Nel cammino storico del piano salvifico di Dio, appare chiaro che Gesù, dell'intera sua
vita terrena, ha vissuto trent'anni solo per la sua Divina Madre e nell'intimità con la sua
Divina Madre, a Nazareth, mentre ha vissuto solo tre anni per la missione pubblica della
predicazione evangelica fra gli uomini. E chi può descrivere quei trent'anni di
convivenza tra il divin Figlio innamoratissimo e la sua Mamma? Quali effusioni
tenerissime di affetto il Bambino Gesù, il Pargolo e l'Infante divino non avrà donato alla
dolcissima Mamma con i suoi baci e abbracci amorosissimi, sempre ricambiati, a
profusione, dall'affettuosissima Mamma?

Ugualmente, da ragazzo, da giovane, da uomo maturo, Gesù è stato sempre a Nazareth,


«sottomesso» alla Madre e a san Giuseppe (Lc 2,51), sempre ricco dell'amore più santo e
divino, con tutte le espressioni dell'affettuosità pura e ardente dell'età in crescita. Gesù
ha amato divinamente la Mamma, via via, con il cuore di ragazzo, con il cuore di
adolescente, con il cuore di giovane, con il cuore di uomo maturo. Chi può dire la
gamma delle espressioni e delle sfumature di un amore divino-umano santissimo che dal
cuore e dalle parole, dagli sguardi e dai gesti di Gesù si riversava di continuo sulla
Mamma avvolgendola, penetrandola, tenendola sempre più sovraelevata all'ordine
dell'Unione ipostatica, con cui Ella sperimentava, può dirsi, la trascendente parentela
d'amore con Dio Uno e Trino, quale Figlia del Padre, quale Madre del Figlio e quale
Sposa dello Spirito Sànto?

"La gloria che nessuno mai ti ha tributato finora"

San Massimiliano Maria Kolbe, in una delle sue preghiere, chiede proprio questo
all'Immacolata: «Concedimi di renderti una tale gloria che nessuno mai ti ha tributato
finora». E, di fatto, per l'Immacolata, riuscito a fare cose che hanno certamente dello
straordinario e dell'incredibile, come le due "Città dell'Immacolata", una in Polonia e
l'altra in Giappone. Dalle parole e dalle opere, quindi, appare ben chiaro che l'aspirazio-
ne di san Massimiliano a glorificare l'Immacolata voleva andare al di là di ogni misura,
si direbbe, anzi, che volesse arrivare ad una glorificazione dell'Immacolata così alta, da
essere senza precedenti, magari in assoluto!

Tale aspirazione di san Massimiliano, però, si può dire che abbia avuto il suo magnifico
fondamento reale in quelle «grandi cose» ("magnalia Dei") che Dio Onnipotente ha fatto
in Maria, come Ella stessa ha cantato nel Magnificat (Lc 1,49), e quelle «grandi cose»
sono state tutte così divine e trascendenti, da risultare davvero impensabili alla povera
mente umana. Quelle «grandi cose», infatti, sono state l'opera di Dio il quale ha
glorificato la sua Mamma:

- con la predestinazione ab aeterno quale Madre Divina;

- con l'unico decreto di predestinazione (uno eodemque decreto) insieme al Verbo


Incarnato, per la Redenzione universale;

- con l'Immacolata Concezione per mezzo dell'atto di Redenzione perfettissima;

- con la Maternità divina verginale ad opera dello Spirito Santo, per cui l'Immacolata è
stata la Semprevergine, quale Figlia del Padre, Madre del Figlio e Sposa dello Spirito
Santo, quasi un vero «complementum Trinitatis»;

- con la trascendente elevazione e appartenenza di Maria all'Ordine dell'Unione


ipostatica.

E non finisce qui la glorificazione della Madonna da parte del Figlio Gesù, perchè Egli
l'ha voluta anche: Madre dell'umanità,

Madre della Chiesa,

Corredentrice universale e Mediatrice di tutte le grazie;

e alla fine della vita l'ha glorificata con la gloriosa Assunzione in anima e corpo al Cielo
e con la celeste incoronazione quale Regina del Paradiso, Regina dell'universo.

Che cosa mai, dunque, Gesù avrebbe potuto fare in più per glorificare l'Immacolata? Per
questo Lui, e soltanto Lui, è realmente l'ideale assoluto dell'infinito amore e dell'infinita
gloria da donare all'Immacolata. E proprio questo ideale assoluto di amore e di gloria san
Massimiliano ha sempre cercato di fare suo consacrando tutto se stesso con un voto
speciale all'Immacolata, e spingendo tutti gli uomini a consacrarsi all'Immacolata in
quella maniera che non ammette proprio nessun limite, ossia con la consacrazione
illimitata.
Perchè non fare anche noi la Consacrazione illimitata all'Immacolata, alla scuola di san
Massimiliano Maria Kolbe? Alla scuola dei Francescani dell'Immacolata, frati e suore,
che vivono con il Voto mariano della consacrazione illimitata all'Immacolata?

PROPOSITO: Voglio conoscere la "consacrazione all'Immacolata" e voglio prepararmi


a farla con tutto l'impegno di viverla giorno per giorno, per essere tutto puro, "tutto
dell'Immacolata".

Potrebbero piacerti anche