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A. del Portillo / Le virtú sacerdotali del ven. J.

Escrivá

SACERDOTI
PER UNA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE

Dal 18 al 20 aprile scorsi si é gregazione per il Clero, e le re- Portillo, Prelato dell'Opus Dei,
svolto a Pamplona l'undicesi- lazioni principali sono state te- che ha proposto il valore esem-
mo Simposio internazionale di nute dai professori Jean-Ro- piare delle virtú sacerdotali di
teologia organizzato dall'Uni- bert Armogathe, Anton Ziege- mons. Josemaría Escrivá, a po-
versitá di Navarra, sul tema naus, Juan Esquerda Bifet, Lu- chi giorni dalla pubblicazione
«La formazione dei sacerdoti cas F. Mateo-Seco, Julián Her- del decreto sulle virtú eroiche
nelle circostanze attuali». La ranz, Salvador Pie i Ninot, An- del fondatore dell'Opus Dei,
conferenza di apertura é stata tonio Livi. I lavori del Simposio promulgato da Giovanni Paolo
pronunciata dal card. Antonio sono stati conclusi da una con- II il 9 aprile 1990.
Innocenti, Prefetto della Con- ferenza di mons. Alvaro del ■ • Il

I mio saluto piú affettuoso e deferente a tutti i stioni centrali sulla natura del ministero sacerdo-
presenti. Vogliate scusarmi se ometto la consue- tale, sulla spiritualitá del sacerdote, sulla sua
ta enumerazione degli eccellentissimi e illustris- formazione, sulla sua azione pastorale ed evan-
simi signori, eccetera: vi porto tutti nel cuore, e gelizzatrice. La messe e la qualitá dei contributi
questo é molto di phi. al Simposio costituirá – in particolare, con la
Pochi giorni prima di lasciare la Cittá Eterna, la pubblicazione degli Atti – un materiale molto
sede di Pietro, ho avuto l'immensa gioia di assi- utile per arricchire le attuali riflessioni in cui
stere all'Udienza in cui Sua Santitá Giovanni tutta la Chiesa é impegnata in vista della prossi-
Paolo II ha ordinato, su richiesta della Congre- ma Assemblea del Sinodo dei Vescovi.
gazione delle Cause dei Santi, di pubblicare In questo contesto desidero parimenti situare le
Decreto sull'eroicitá delle virtú del Servo di Dio presenti considerazioni che – con il titolo Sacer-
mons. Josemaría Escrivá de Balaguer. Come fi- doti per una nuova evangelizzazione – fanno diret-
glio di un cosi fedele servitore della Chiesa, delle to riferimento alla nuova impresa evangelizzatri-
anime, le mie parole assumono, pertanto, un ce – nuova e nel contempo vecchia, perché é
taglio particolare che mi induce – lo potete ben incominciata in Cristo venti secoli fa – che i
capire – a fare riferimento a questo sacerdote tempi richiedono e alla quale il Santo Padre
che si fece romano fin nel piú intimo del suo Giovanni Paolo II ci sprona (1). Tutti abbiamo
essere, perché era persuaso che romano, nella ben presente che il Concilio Vaticano II ha
Chiesa, é sinonimo di universale, e quindi valido orientato al rinnovamento della Chiesa tutto
per tutti gli ambienti e per tutte le persone di suo insegnamento, e in particolare i Decreti sul
tutto il mondo. ministero e la vita sacerdotale, e sulla formazio-
Concludiamo oggi questo Simposio internazio- ne sacerdotale (2).
nale di teologia in cui sono state affrontate que- Avevo previsto per questo Simposio una diversa
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una situazione di fatto e certe prese di posizione
che si possono spiegare a partire da una defor-
mazione intellettuale e pratica della coscienza
dei credenti (5); ma tale appellativo – «postcri-
stiana» – sarebbe del tutto inadeguato se preten-
desse di insinuare che la dottrina di Cristo ha
perduto la capacitó di dare forma al mondo con-
temporaneo: niente di piú lontano dalla realtá,
da una realtá che la grazia di Dio ci fa toccare in
tanti ambienti e, soprattutto, nel mondo prezio-
sissimo dell'anima di moltitudini di persone.
Pertanto, l'urgenza attuale di una nuova evange-
lizzazione non puó farci dimenticare «la missio-
ne permanente di portare il Vangelo a quanti – e
sono milioni e milioni di uomini e di donne –
ancora non conoscono Cristo Redentore del-
l'uomo. É questo il compito piú specificamente
missionario che Gesú ha affidato e quotidiana-
mente riaffida alla sua Chiesa» (6). Questa mis-
sione evangelizzatrice universale richiede ap-
punto una Chiesa rinnovata, rivitalizzata con il
perenne messaggio di Cristo, traboccante di im-
peritura attualitá; in altre parole, richiede un
nuovo risveglio delle coscienze cristiane che at-
tragga il mondo alla luce di Cristo, del nostro
Cristo che, come amava ripetere con forza mons.
Mons. Alvaro del Portillo Escrivá, «non é una figura del passato. Non é un
ricordo che si perde nella storia. É vivo! Iesus
conferenza, ma é sopraggiunto un evento cosi Christus herí et hodie, ipse et in saecula – dice san
importante per l'Opus Dei, quale é il Decreto Paolo – Gesú Cristo ieri, oggi e sempre!» (7).
sull'eroicitá delle virtú del nostro Fondatore, che La decisione di assumere le responsabilitá che ci
mi é parso logico – lasciando da parte ció che competono in quanto cristiani della nostra epo-
avevo preparato, e che avrebbe piú o meno ripe- ca, non é compatibile con visioni pessimiste o
tuto le cose che cosi dottamente sono state dette negative del presente. Per annunciare con effica-
dagli uni e dagli altri – presentare una testimo- cia il Regno di Dio e lavorare alla sua diffusione,
nianza delle virtú sacerdotali vissute da mons. é necessario amare il mondo in cui viviamo –
Escrivá. E mi piace offrirla proprio sotto il titolo amarlo «appassionatamente», secondo l'espres-
di Sacerdoti per una nuova evangelizzazione. sione usata dal Fondatore dell'Opus Dei e di
questa Universitá (8) –: vale a dire, contemplare
Necessitá di una nuova questa nostra situazione storica e le persone che
la compongono, «con gli occhi di Cristo stesso»,
evangelizzazione come ha scritto Giovanni Paolo II nella sua pri-
ma Enciclica (9). Cosi, nel chiaroscuro dei feno-
meni mutevoli, che in molti casi la rendono irri-
conoscibile, si scopre anche oggi i'inquietudine
La nuova evangelizzazione, soprattutto in Occi- dell'anima umana – che anda a Dio e ne sente
dente, non si rivolge a un mondo che non ha mai nostalgia – espressa da sant'Agostino nel celebre
udito la predicazione cristiana, ma, al contrario, esordio delle sue Confessioni: «Ci hai fatto, o
a un mondo in cui il messaggio di Cristo é stato Signore, per te ed é inquieto il nostro cuore
annunciato, creduto e amato, anche se oggi ap- finché non riposa in te» (10). La dinamica acce-
pare come sradicato dalle proprie origini (3). lerata che a grandi linee caratterizza la nostra
Anzi, la societá occidentale evolve, in grande epoca, é accompagnata e come plasmata dall'in-
misura, in paradossale opposizione alíe proprie quietudine di tanti cuori che camminano in con-
radici spirituali e culturali, e accanto al suo pro- tinua irrequietezza, senza riuscire a scorgere un
gresso materiale é evidente un grave regresso nord chiaro per la propria esistenza né un senso
morale (4). per la storia umana. Ebbene, proprio qui, in
Si é soliti oggigiorno parlare di questa societá mezzo a questa inquietudine, si deve proclamare
qualificandola come «postcristiana». L'aggettivo a viva voce che Colui che cercano é Cristo, e ció
é forse opportuno in qualche caso, per connotare che ignorano e a cui anelano é l'amore paterno di
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Dio, che viene offerto, a tutti e a ciascuno, in sibile una presenza piú viva della luce cristiana
Cristo e nella Chiesa (11). nella societá, deve andare di parí passo con l 'insi-
Stiamo assistendo, negli ultimi mesi, a grandi stenza sulla necessitá essenziale di un esercizio
trasformazioni in vaste zone del mondo, soprat- abbondante, generoso, umile e nel contempo
tutto nel Vecchio Continente, che sembrano an- audace, del ministero pubblico dei sacerdoti:
nunciare una nuova éra di libertó, di responsabi- «Piú le famiglie cristiane e i laici cristiani assul
litá, di solidarietá, di spiritualitá, per milioni di mono il loro ruolo nei loro molteplici impegni di
persone. Non possiamo dimenticare, tuttavia, e apostolato, piú essi hanno bisogno di sacerdoti
bisogna dirlo con dolore, che esistono anche nel- che siano pienamente sacerdoti, proprio per la
la nostra societá occidentale vasti ambienti chiu- vitalitá della loro vita cristiana. E in un altro
si e ostili alla Croce di salvezza (12), occhi che senso, piú il mondo é scristianizzato o manca di
rifiutano di ammirare la bellezza di Dio riflessa maturitá nella fede, piú ha bisogno di sacerdoti
nel volto di Cristo (13). che siano totalmente votati a testimoniare la
pienezza del mistero di Cristo» (17).
Missione di tutti nella Chiesa La Chiesa che vogliamo vedere rifiorire e dare
nuovi frutti, «la Chiesa del nuovo Avvento, la
Chiesa che si prepara di continuo alla nuova
venuta del Signore, deve essere la Chiesa del-
l'Eucaristia e della Penitenza. Soltanto sotto
questo profilo spirituale della sua vitalitá e della
Di fronte a questo nostro mondo, é chiaro — sua attivitá, essa é la Chiesa della missione divi-
insisto — che l'evangelizzazione sará nuova non na, la Chiesa in statu missionis, cosi come ce ne
per il contenuto essenziale della dottrina da an- ha rivelato il volto il Concilio Vaticano II» (18).
nunciare né per il modello di vita da proporre ai E la Chiesa dell'Eucaristia e della Penitenza é
nostri contemporanei. La novitá dovrá consiste- necessariamente la Chiesa dell'esercizio infati-
re nelle nuove energie spirituali e apostoliche cabile del sacerdozio ministeriale, é la Chiesa del
messe in gioco dai fedeli tutti, perché tutti siamo sacerdote santo, del sacerdote che ama alla radi-
partecipi e responsabili della missione della ce della sua anima, di tutto il suo essere, la
Chiesa (14). Particolare importanza rivestirá la chiamata che ha ricevuto dal Maestro, per com-
testimonianza coerente dei fedeli laici, ai quali — portarsi in ogni momento come alter Christus,
con parole di Giovanni Paolo II — «tocca testimo- come ipse Christus (19).
niare come la fede cristiana costituisce l'unica Non é necessario soffermarci ulteriormente sul-
risposta pienamente valida [...] dei problemi e la necessitá del sacerdozio ministeriale per la
delle speranze che la vita pone a ogni uomo e a nuova evangelizzazione, né sulla reciproca ordi-
ogni societá. Ció sará possibile — continua il Papa nazione tra il sacerdozio ministeriale e il sacer-
— se i fedeli laici sapranno superare in sé stessi la dozio comune di tutti i fedeli: a queste e altre
frattura tra i1 Vangelo e la vita, ricomponendo questioni connesse avete giá dedicato la vostra
nella loro quotidiana attivitá in famiglia, sul lavo- attenzione in questi giorni. A tutti, pertanto, é
ro e nella societá, l'unitá di una vita che nel ben chiaro che senza un'abbondante dispensa-
Vangelo trova ispirazione e forza per realizzarsi zione dei grandi «misteri di Dio» (20), cioé del-
in pienezza» (15). l'Eucaristia e della Penitenza, e con essi dell'ali-
Con grande forza e con singolare efficacia mons. mento della parola divina, languirebbe la vita
Escrivá ha annunciato questa dottrina, con toni soprannaturale dei fedeli. La nuova evangelizza-
sempre piú attraenti e con rinnovato vigore, giá zione dipende, in modo essenziale, dal fatto che
dalla fine degli anni '20: « Noi tutti, con il Battesi- ci siano ministri che dispensino generosamente —
mo, siamo stati costituiti sacerdoti della nostra con fame di santitá propria e altrui — la parola di
stessa esistenza per offrire vittime spirituali, be- Dio e i sacramenti, uomini formati dalla Chiesa,
ne accette a Dio per mezzo di Gesit Cristo (1 Pt 2, sempre in sintonia con la Chiesa, per essere, al
5), per compiere ciascuna delle nostre azioni in cento per cento, sacerdoti alla misura della do-
spirito di obbedienza alla volontá di Dio, perpe- nazione di Cristo, sempre ben uniti al loro Ordi-
tuando cosi la missione dell'Uomo-Dio» (16). Il nario, con venerazione per tutta la gerarchia
vasto progresso dottrinale, per cui la vocazione della Chiesa, e in modo peculiare per il Romano
battesimale é stata compresa e presentata con il Pontefice.
rilievo ecclesiologico che le compete, é senza
dubbio uno dei pilastri sui quali la Chiesa si
appoggia per affrontare il suo futuro di evange-
lizzazione.

Necessitá di sacerdoti santi


L'insistenza sulla necessitá che i fedeli laici assu-
mano le proprie responsabilitá, per rendere pos-
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Contro la nuova evangelizzazione si ergono diffi- l'amorosa comunione di Dio con gli uomini, dal-
coltá numerose e, nel loro insieme, imponenti. la quale nasce la comunione degli uomini fra di
Di fronte a questa ondata che pretende di essere loro; la fede, pertanto, che il suo lavoro sacerdo-
travolgen te, il cristiano – e, forse, in modo spe- tale, come ogni azione sacerdotale nella Chiesa,
ciale il sacerdote – sperimenta, a volte con parti- é efficace proprio perché si realizzaper Christum
colare acutezza, la radicale insufficienza delle et cum Christo et in Christo (22).
proprie forze umane. Se la nuova evangelizzazione, come la prima,
Questa realtá evoca in me, con grande vivezza, come ogni evangelizzazione nella storia, e come
l'insigne figura sacerdotale del Fondatore del- ogni attivitá veramente soprannaturale, é impos-
l'Opus Dei, del quale – innalzo il mio cuore in sibile per le nostre forze umane – le forze di
rendimento di grazie alla Trinitá Santissima, per ciascuno e quelle di tutti insieme nella Chiesa –,
intercessione di Santa Maria, molto unito a mi- é tuttavia possibile per Dio, é possibile per Cri-
lioni di anime che fanno altrettanto nei cinque sto: per ció stesso, risulta possibile per noi, per
continenti – il Santo Padre ha voluto pubblicare tutti e per ciascuno, nella misura in cui tutti e
il Decreto sulle virtú eroiche, il 9 aprile scorso. A ciascuno siamo – ritengo necessaria questa insi-
ventisei anni ricevette da Dio una missione evan- stenza, che sará sempre attuale – «non solo alter
gelizzatrice di dimensioni imponenti: la missione Christus, ma ipse Christus, lo stesso Cristo» (23).
di diffondere in tutto il mondo, fra persone di Ecco la profonda ragione teologica della necessi-
tutti gli ambienti sociali, una presa di coscienza, tá della santitá personale, per ogni singola opera
teorica e pratica, fatta vita, della chiamata uni- apostolica e per la ricristianizzazione del mondo
versale alla santitá. Cosi scriveva nel 1930: «Sia- nella sua interezza. Infatti, l'identificazione con
mo venuti a dire, con l'umiltá di chi sa di essere Cristo é dono, ma é anche compito. Ogni cristia-
peccatore e poca cosa – horno peccator sum (Lc no e, in modo peculiare e proprio, il sacerdote é
5, 8), diciamo con Pietro ma con la fede di chi ipse Christus, «in modo immediato, in forma sa-
si lascia guidare dalla mano di Dio, che la santitá cramentale» (24). Non possiamo – non dobbia-
non é cosa per privilegiati: che il Signore chiama mo! – dimenticare che tale identificazione costi-
tutti noi, che da tutti attende Amore: da tutti, tuisce anche la meta definitiva, l'oggetto di un
ovunque siano; da tutti, di qualunque stato, pro- compito, una responsabilitá personale per rea-
fessione o mestiere. Perché questa vita quotidia- lizzare in ciascuno di noi ció che diceva san Pao-
na, normale, senza rilievo, puó essere mezzo di lo: «Per me il vivere é Cristo» (25); «non sono
santitá: [...] tutti i cammini della terra possono piú io che vivo, ma é Cristo che vive in me» (26).
essere occasione di un incontro con Cristo» (21). Leviamo dunque bene in alto questo programma
Anche le difficoltá che il nostro Fondatore in- per l'uomo e per la donna del mondo d'oggi e di
contró in tutto il corso della sua vita furono tutti i tempi, affinché anch'essi lo assumano in
gigantesche; tuttavia, l'efficacia della grazia di pienezza.
Dio nella sua vita, una vita spesa gioiosamente – Pertanto, oggi come ieri e come sempre, di fron-
talvolta con grande dolore – in eroica corrispon- te alle sfide di ogni epoca, la domanda: «Di che
denza al dono di Dio, fu stupefacente. tipo di sacerdoti la Chiesa e il mondo hanno oggi
Ricordo un episodio avvenuto nell'agosto del bisogno?», ha una risposta che incomincia neces-
1958. II Fondatore dell'Opus Dei camminava un sariamente cosi: «La Chiesa e il mondo hanno
giorno per la City londinese e, nel passare davan- bisogno di sacerdoti santi», cioé di sacerdoti che,
ti alle sedi centrali di banche famose e di grandi consapevoli della propria limitatezza e miseria,
imprese commerciali e industriali, di fronte al si sforzino con decisione di percorrere i cammini
panorama di un mondo umanamente potente della santitá, della perfezione della caritá, dell'i-
ma indifferente e addirittura ostile alla cose di dentificazione con Cristo, in fedele corrispon-
Dio, avverti in modo particolarmente vivo tutta denza alla grazia divina. Non é una risposta nuo-
la sua debolezza, la sua incapacitó di realizzare la va, ma é una risposta sempre attuale, sempre
missione che aveva ricevuto, trent'anni prima, di necessaria, sempre decisiva. Il Concilio Vaticano
permeare di spirito evangelico tutte le realtá II lo ha affermato a chiare lettere: «I sacerdoti
umane, di mettere Cristo al vertice di tutte le sono specialmente obbligati a tendere a questa
attivitá degli uomini. Ma, immediatamente, sentí perfezione, poiché essi – che hanno ricevuto una
con chiarezza nel proprio intimo una locuzione nuova consacrazione a Dio mediante I'Ordina-
divina: «Tu non puoi, ma Io si». zione – vengono elevati alla condizione di stru-
Era un'ulteriore conferma di ció che sempre era menti vivi di Cristo Eterno Sacerdote, per prose-
stata nella sua anima, nella sua condotta, una guire nel tempo la sua mirabile opera» (27).
piena certezza soprannaturale: la fede sicura, L'identificazione con Cristo esige una vita di
certa, che é lo stesso Cristo – yero ed eterno preghiera e di penitenza; e questo, non come
sacerdote della nuova Alleanza, stabilita defini- «affare privato» del sacerdote, ma come condi-
tivamente nel suo Sangue – il solo a realizzare zione della sua efficacia pastorale, proprio per-
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ché il sacerdote, di per sé, non puó, ma proprio come durante la prima colazione, mentre en..
anche perché nella misura in cui é Cristo, si puó. trambi leggevamo i giornali, appena nostro Pa..
In questo contesto, mi viene in mente anche dre incominciava a leggere, restava assorto, im-
un'annotazione che mons. Escrivá scrisse nel merso in Dio; appoggiava la fronte sul palmo di
1932. Ritengo che questi riferimenti siano di una mano e smetteva di leggere il giornale, per
giustizia, se consideriamo che il Venerabile Ser- fare orazione. Grande fu la mia emozione guan-
vo di Dio, spinto dall'azione divina, ha portato do, dopo la sua morte, lessi nei suoi Appunti
all'altare migliaia di sacerdoti, incardinati in tan- intimi questa annotazione del 1934, in cui é pla-
te diocesi e nella Prelatura dell'Opus Dei. Nel smato con estrema semplicitá il suo dialogo con
contemplare ancora una volta nella sua orazione il Signore: «Orazione: anche se io non te la do
la grandezza della missione che Dio gli aveva [...], me la fai sentire fuori tempo e, a volte,
affidato, scriveva: «Sento che anche se rimanessi leggendo il giornale, ho dovuto dirti: Lasciami
solo nell'impresa, per divina permissione, anche leggere! — Quanto sei buono, Gesú mio! E io,
se mi trovassi disonorato e povero — piú di quan- invece...» (31).
to lo sono ora — e malato... non avrei dubbio della Sarebbe molto lungo commentare adeguata-
divinitá dell'Opera, né della sua realizzazione! E mente la ricchezza della vita di orazione di que-
ratifico la mia convinzione che i mezzi sicuri per sto sacerdote — sacerdote sempre! nella quale
portare a compimento la Volontá di Gesú, prima lo Spirito Santo lo condusse indubbiamente ad
dell'agire e del darsi da fare, sono: pregare, pre- altissime vette di unione mistica in mezzo alta
gare, pregare: espiare, espiare, espiare» (28). vita ordinaria, attraversando anche durissime
purificazioni passive dei sensi e dello spirito.
Santitá sacerdotale Consentitemi, tuttavia, di sottolineare che se

& vita di orazione


questi e moltissimi altri fatti, di cui abbiamo
prova, evidenziano una specifica azione dello
Spirito Santo nella sua anima, la profonditá con
cui si radicó nella sua vita, nella sua giornata —
giorno e notte — l'abito della continua orazione
mentale, rivela nel contempo la fedeltá e la gene-
Osservate, osservi ciascuno di noi, che «fra la rositá del suo dedicarsi ai tempi quotidiani di
santitá e la preghiera esiste necessariamente una meditazione e di orazione mentale e alla recita
relazione tale che non é possibile l'una senza del Breviario e delle altre preghiere vocali. Anzi,
l'altra. É veritá questa frase del Crisostomo: l'irruzione straordinaria di Dio nella sua anima
"Penso che risulti evidente a tutti che é semplice- fu spesso come la risposta divina a questa fedeltá
mente impossibile vivere virtuosamente senza all'orazione mentale nei momenti in cui gli riu-
l'ausilio dell'orazione" (De praecatione, orat.I)» sciva particolarmente costosa o difficile. Per
(29). esempio, in una sua annotazione — fra le molte
«Forse negli ultimi anni — scriveva Giovanni Pao- del 1931 — asseriva: «Ieri, nel pomeriggio, alle
lo II a tutti i sacerdoti in occasione del Giovedi tre, salii sul presbiterio della chiesa del Patrona-
Santo 1979 — [...] si é discusso troppo sul sacerdo- to per fare un po' di orazione davanti al SS.mo
zio, sull'"identitá" del sacerdote, sul valore della Sacramento. Non ne avevo voglia. Ma me ne
sua presenza nel mondo contemporaneo, ecc., e stetti 11 come un fantoccio. A volte, rientrando in
al contrario si é pregato troppo poco. Non c'é me, pensavo: Tu lo vedi, buon Gesú, che se sto
stato abbastanza slancio per realizzare lo stesso qui é per Te, per farti piacere. Niente. La mia
sacerdozio mediante la preghiera, per rendere immaginazione se ne andava via per suo conto,
efficace il suo autentico dinamismo evangelico, lontano dal corpo e dalla volontá come il cane
per confermare l'identitá sacerdotale. É la pre- fedele che, steso ai piedi del suo padrone, dorme
ghiera che indica lo stile essenziale del sacerdo- sognando scorribande e caccia e amiconi (cani
zio» (30). come lui) e si agita e guaisce piano piano... ma
La necessitá di essere uomini di orazione riporta senza allontanarsi dal suo padrone. Cosi io, ero
nuovamente al mio pensiero la figura del nostro completamente cane, guando mi resi conto che,
Fondatore e la sua straordinaria feconditá apo- senza volerlo, ripetevo delle parole latine sulle
stolica. Non é possibile, nei limiti di queste mie quali non mi ero mai soffermato e che non avevo
parole, tracciare neppure un breve schizzo di motivo di conservare nella memoria: anche
quello che é stata la sua vita di orazione conti- adesso, per ricordarle, avró bisogno di leggerle
nua, della quale sono stato diretto testimone — dalla schedina, che sempre mi porto in tasca per
nella misura in cui ció é possibile — per quaran- annotare ció che Dio vuole (In quella schedina,
t'anni. Non esito ad affermare che Dio gli con- di cui sto parlando, istintivamente, portato dal-
cesse con abbondanza il dono della contempla- l'abitudine, annotai 11 stesso, sul presbiterio, la
zione infusa. Ricordo, fra tanti altri particolari, frase, senza darle importanza): + cosi dicono le
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parole della Scrittura che mi trovai sulle labbra: concreto, «il sacerdote – con parole di Pio XII –
"Et fui tecum in omnibus ubicumque ambulasti, deve cercare di riprodurre nella sua anima tutto
nnans regnum tuum in aeternum": applicai l'in- quello che accade sull'altare. Cosi come Gesú
fi
telligenza al senso della frase, ripetendola ada- Cristo immola sé stesso, il suo ministro deve
gio. E poi, ieri sera, anche oggi, guando sono immolarsi con lui; cosi come Gesú espia i peccati
tornato a rileggere queste parole (perché, – ripe- degli uomini, anche lui, seguendo l'arduo cam-
to – come se Dio si fosse preso l'impegno di mino dell'ascetica cristiana, deve lavorare alla
ratificarmi che furono sue, non le ricordo da una propria e all'altrui purificazione» (35). Il sacer-
volta all'altra) ho capito bene che Cristo-Gesú dote deve essere uomo penitente e perseverante-
mi ha fatto capire, per nostra consolazione, che mente penitente, non soltanto mortificato; deve
"l'Opera di Dio sará con Lui dappertutto, ad espiare, in unione con la Croce di Cristo, i propri
affermare il regno di Gesú Cristo per sempre"» peccati e quelli di tutti; deve poter dire con san
(32). Paolo «sopporto per voi e completo nella mia
E nell'orazione perseverante di ogni giorno, con carne quello che manca al patimenti di Cristo, a
facilitó o con ariditá, che il sacerdote, come ogni favore del suo corpo che é la Chiesa» (36).
cristiano, riceve da Dio – anche in forma straor- Il Fondatore dell'Opus Dei non solo accettó con
dinaria, se necessario – luci nuove, fermezza nel- gioia la Croce, nella malattia, nella persecuzio-
la fede, sicura speranza nell'efficacia sopranna- ne, in ogni genere di difficoltá esterne e nelle
turale del suo lavoro pastorale, rinnovato amore: purificazioni interiori che Dio gli fece attraversa-
in una parola, l'impulso per perseverare in que- re, ma inoltre la cercó, con la profonda convin-
sto lavoro e la radice dell'effettiva efficacia del zione che incontrare la Croce é incontrare Cri-
lavoro stesso. Senza orazione, e senza orazione sto. Cosi si esprimeva, con parole di singolare
che si sforza di essere continua, in mezzo alle elevatezza teologica e mistica, in una meditazio-
mille occupazioni, non vi é identificazione con ne, il 28 aprile 1963, rammentando momenti
Cristo, in quanto essa ha di compito, sul fonda- particolarmente duri di circa trent'anni prima:
mento di quanto ha di dono. Piú ancora, oso «Quando il Signore mi dava quei colpi, intorno
affermare che un sacerdote senza orazione, se all'anno 31, io non capivo. E improvvisamente, in
non falsifica l'immagine che offre di Cristo – mezzo a quell'amarezza cosi grande, queste pa-
Modello per tutti –, la presenta come una nebu- role: Tu sei mio figlio (Sal 2,7), tu sei Cristo. E io
losa che non attrae e non orienta, che non serve sapevo soltanto ripetere:Abba, Pater!; Abba, Pa-
come nord al popolo che ci vede e che ci ascolta. ter!, Abba!, Abba!, Abba! E adesso lo vedo con
Molte volte ho sentito mons. Escrivá affermare una luce nuova, come una nuova scoperta: come
che «l'Opera di Dio é stata fatta con l'orazione»: si vede, col passare degli anni, la mano del Signo-
con queste parole non applicava teoricamente al re, della Sapienza divina, dell'Onnipotente. Tu,
frutto del suo lavoro un luogo comune della vita Signore, hai fatto si che io capissi che avere la
spirituale, ma esprimeva una realtá profonda- Croce é trovare la felicitó, la gioia. E la ragione –
mente assimilata e sentita, del tutto equivalente lo vedo piú chiaramente che mai – é questa:
all'affermazione, pure frequente sulle sue lab- avere la Croce é identificarsi con Cristo, é essere
bra, secondo cui l'Opera l'ha fatta e la fa Dio. Cristo e, per questo, essere figlio di Dio» (37).
Cosi pregava a voce alta, il 27 marzo 1975: «Co- La vita penitente di mons. Escrivá consisté, so-
me é stato fatto l'Opus Dei? L'hai fatto Tu, prattutto, nel continuo rinnegamento di sé nei
Signore, con quattro buoni a pulla... Stulta mun- mille particolari della vita quotidiana, ma anche
di, infirma mundi, et ea quae non sunt (cfr 1 Cor 1, in una forte penitenza corporale. Fra tante altre
26-27). Si é compiuta tutta la dottrina di san manifestazioni della sua unione con la Croce di
Paolo: hai cercato mezzi completamente illogici, Cristo, potrei soffermarmi, per esempio, sugli
del tutto inetti, e hai esteso il lavoro in tutto il anni in cui, a causa della guerra civile spagnola,
mondo» (33). le scomoditá e le privazioni di ogni genere erano
tali che qualunque persona, anche molto mortifi-
Santitá sacerdotale cata, avrebbe considerato sufficiente sopportar-

& vita di penitenza


le offrendole a Dio. Mons. Escrivá, invece, ri-
spondendo alle richieste amorose del Signore,
vide che tutto ció non era sufficiente per corri-
spondere alla sua chiamata e che doveva fare di
piú. Lo potei comprovare personalmente, so-
prattutto nei mesi che trascorsi con lui nella
La sequela e l'identificazione con Gesú Cristo Legazione dell'Honduras a Madrid: tutti noi che
richiedono, insieme all'orazione, il prendere su eravamo coló rifugiati pativamo davvero la fame,
di sé la Croce ogni giorno (34), la partecipazione ma egli sapeva prescindere, con naturalezza, an-
volontaria al mistero della Croce redentrice. In che dal poco che c'era, praticando un digiuno
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molto rigoroso, come fece in molte altre epoche dedizione totale al ministero che si traduce in
della sua vita. Per esempio, dopo la sua morte ho un'incessante attivitá per il bene delle anime
potuto leggere una sua annotazione del 22 giu- aldilá di ció che la stretta giustizia potrebbe esi:
gno 1933, indirizzata al suo confessore, in cui gere dal sacerdote verso i fedeli affidati alla sua
esprimeva i propositi di penitenza formulati du- cura pastorale.
rante un corso di ritiro spirituale di poco prima. Anche su questo aspetto non posso fare a meno
Ecco le sue testuali parole: «II Signore mi chiede di rievocare la figura amabilissima del nostro
indubbiamente, Padre, di intensificare la peni- Fondatore. Per la sua instancabile dedizione al
tenza. Quando sono fedele su questo punto, ministero non furono mai scusa la fatica, la ma-
sembra che 1'Opera prenda nuovo impulso». E lattia o l'avversitá delle circostanze. Questa cari-
specifica, di seguito, i propositi concreti: «Disci- tá pastorale, che porta a un darsi senza condizio-
pline: lunedi, mercoledi e venerdi: piú una ni al servizio delle anime (43), permea necessa-
straordinaria nelle vigilie delle feste del Signore riamente, con speciali sfumature, la fraternitá
o della SS.ma Vergine: un'altra settimanale sacerdotale, che é elemento integrante della co-
straordinaria, come supplica o ringraziamento. munione, intesa come unitá affettiva ed effettiva
«Cilici: due al giorno, fino all'ora di pranzo: fino che deriva dalla comune partecipazione ai me-
a cena, uno: Martedi, alla cintola, e venerdi alle desimi beni. Una fraternitá sacerdotale che non
spalle, come finora. confonde l'unitá con l'uniformitá, che rispetta la
«Dormire: sul pavimento, se é di legno, o senza legittima liberta di tutti, anche nel vasto campo
materasso a letto, martedi, giovedi, sabato. della spiritualitá sacerdotale.
«Digiuno: i sabati, prendendo solamente quello Potrei parlare a lungo dell'amore e del servizio,
che mi danno alla prima colazione» (38). davvero eroici, del Fondatore dell'Opus Dei ver-
Non si tratta necessariamente di seguire un de- so i suoi fratelli sacerdoti. Ricordo, per esempio,
terminato cammino di penitenza, ma é necessa- che fra i numerosissimi corsi di ritiro che, su
rio affermare che l'identificazione con Cristo e, richiesta di molti Vescovi, egli predicó a sacerdo-
pertanto, l'efficacia nel ministero sacerdotale, ti in tutta la Spagna fino a guando si trasferí a
richiedono una forte esperienza della Croce nel- Roma, ne diresse uno anche alla comunitá degli
la propria carne e nel proprio spirito. E questo, Agostiniani de El Escorial, nell'ottobre 1944. Il
ancor piú ai giorni nostri, ancor piú per l'evange- giorno prima si ammaló: la febbre gli salí a 39
lizzazione di un mondo in gran parte sommerso gradi, ma egli non si fermó davanti all'ostacolo.
nell'edonismo. Solo alla luce della fede tutto ció Lo accompagnai io. Nonostante la temperatura
ha senso: alla luce della fede nel mistero della elevata, che il giorno dopo arrivó ai 40 gradi,
Redenzione, nel mistero del Figlio di Dio, fatto predicó per intero gli esercizi, riuscendo a far si
obbediente fino alla morte, e morte di Croce che gli ascoltatori non notassero la malattia.
(39).
Una vita radicata
Santitá sacerdotale & centrata nell'Eucaristia
& caritá pastorale
Rivolgiamo ora le nostre riflessioni a un altro
Sarebbe superfluo soffermarmi a considerare aspetto importante, all'aspetto piú radicale e
che il ministero esige che il sacerdote sia anche centrale della vita del sacerdote, che é garanzia
uomo d'azione, poiché ció salta agli occhi con della sua efficacia evangelizzatrice.
chiarezza meridiana. Dal punto di vista della Preghiera, penitenza, azione guidata da un'in-
fede, possiamo considerare altrettanto evidente stancabile caritá pastorale. Sono come le coordi-
che il motore dell'attivitá pastorale del sacerdote nate nelle quali abbiamo contemplato l'identifi-
si radica esclusivamente nella caritá di Cristo: cazione del sacerdote con Gesú Cristo, in ció che
Caritas Christi urget nos (40), afferma san Paolo. tale identificazione implica di compito personale
Un amore soprannaturale che scaturisce come in corrispondenza al dono di Dio. Ma cadrei in
frutto della Croce, essendo – secondo le parole una gravissima omissione se tralasciassi di consi-
di san Tommaso d'Aquino – «una certa parteci- derare che la vita cristiana e, specialmente, que-
pazione della Carita infinita, che é lo Spirito sti aspetti della vita sacerdotale, devono essere
Santo» (41). Infatti, soltanto la caritá, che sa radicati, centrati e, pertanto, unificati nel Sacrifi-
mostrarsi paziente e benigna, che tutto copre, cio di Cristo, nella santa Messa, nell'Eucaristia.
tutto crede e tutto sopporta (42), puó rendere La santa Messa, infatti, é «il centro e la radice di
ragione non giá del compimento piú o meno tutta la vita del presbitero» (44), come ha ricor-
esatto di determinati doveri pastorali, ma di una dato il Concilio Vaticano II, con parole che era-
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no state molte volte ripetute da mons. Escrivá Messa, ma ieri mi é costata una fatica tremenda.
(45). Un duro sforzo! Ho visto che la Messa é vera-
Non vi é dubbio che questa centralitá del Sacrifi- mente Opus Dei, lavoro, come lavoro é stata per
co Eucaristico é una realtá nella vita di ogni Cristo la sua prima Messa: la Croce. Ho visto che
cristiano, ma nel sacerdote questo fatto acquista il compito del sacerdote, la celebrazione della
sfumatu re particolari. Come afferma Giovanni Santa Messa, é un lavoro per confezionare l'Eu-
Paolo II, «mediante la nostra ordinazione – la cui caristia; vi si sperimenta dolore, e gioia, e stan-
celebrazione é vincolata alla santa Messa sin chezza. Ho sentito nella mia carne la spossatezza
dalla prima testimonianza liturgica – noi siamo di un lavoro divino». Non ho dubbi che tale
uniti in modo singolare ed eccezionale all'Euca- scoperta era la risposta a una richiesta che co-
ristia. Siamo, in certo modo, "da essa" e "per rtantemente rivolgeva a noi che gli stavamo ac-
essa". Siamo anche, e in modo particolare, re- canto: «Chiedete al Signore che io sappia essere
sponsabili "di essa"» (46). piú devoto nella Santa Messa, che ogni giorno
Sento fi bisogno di tornare di nuovo all'esimia cresca la mia fame di rinnovare il Santo Sacrifi-
figura sacerdotale del Fondatore di questa Uni- cio».
versitá: per me é qualcosa di inevitabile, e so che,
come lo é per me, anche per voi é motivo di gioia.
La dimensione mariana
della vita del sacerdote
Per quarant'anni, giorno dopo giorno, sono stato
testimone del suo impegno per trasformare ogni
giornata in un olocausto, in un prolungamento
del Sacrificio dell'Altare. La santa Messa era il
centro della sua eroica dedizione al lavoro e la
radice che vivificava la sua lotta interiore, la sua Ai piedi della Croce di Cristo, sul Calvario, c'era
vita di preghiera e di penitenza. Grazie a questa Maria, sua Madre, «e 11 accanto a lei ii discepolo
unione con il Sacrificio di Cristo, la sua attivitá che egli amava» (48). La tradizione della Chiesa
pastorale acquisi un valore santificatore impres- ha sempre visto rappresentati, nella figura del-
sionante: davvero, in ciascuna delle sue giornate, l'apostolo san Giovanni, tutti i cristiani, tutti gli
tutto era operatio Dei, Opus Dei, un autentico uomini e tutte le donne che hanno ricevuto nel
cammino di preghiera, di intimitá con Dio, di sacramento del Battesimo, come carattere inde-
identificazione con Cristo nella sua dedizione lebile, una partecipazione al sacerdozio di Cri-
totale per la salvezza del mondo. sto. Le parole del Signore agonizzante sulla Cro-
Esternamente non ci fu mai nulla di straordina- ce ci dischiudono una dimensione essenziale del-
rio o di singolare nella Messa di mons. Escrivá, la vita cristiana: «Ecco tua Madre» (49). É, con
anche se era impossibile non cogliere la sua pro- parole di Giovanni Paolo II, « la dimensione ma-
fonda devozione. Fin dall'inizio del suo ministe- riano della vita dei discepoli di Cristo: non solo di
ro sacerdotale si sforzó di non dar spazio né alla Giovanni, che in quell'ora stava sotto la Croce
routine né alla precipitazione nel celebrare il insieme alla Madre del suo Maestro, ma di ogni
Santo Sacrificio, nonostante l'abituale scarsitá di discepolo di Cristo, di ogni cristiano» (50).
tempo per le sue molteplici attivitá pastorali. Al L'identificazione con Cristo ha questa dimensio-
contrario, tendeva spontaneamente a celebrare ne fondamentale. Essere alter Christus, ipse Chri-
la Messa con calma, approfondendo ogni testo e stus comporta necessariamente essere figli di
il senso di ogni gesto liturgico, fino al punto che, Santa Maria. E, cosi come l'identificazione con il
per molti anni, dovette positivamente sforzarsi – Signore é, insieme, dono e compito, anche la
in accordo con quanto gli veniva confermato filiazione alla Santissima Vergine é un dono: «un
nella direzione spirituale – di andare piú in fret- dono che Cristo stesso fa personalmente a ogni
ta, per non richiamare l'attenzione e sapendosi uomo» (51); ed é anche un compito, che l'evan-
al servizio del fedeli che disponevano, per la gelista riassume in poche parole: «E da quel
Messa, di molto meno tempo. In questo conte- momento il discepolo la prese nella sua casa»
sto, si capisce quello che scrisse nel 1932, come (52). «Affidandosi filialmente a Maria – com-
un sospiro sfuggito dalla sua anima: «Durante la menta il Romano Pontefice – il cristiano, come
santa Messa, gli orologi dovrebbero fermarsi» l'apostolo Giovanni, accoglie "fra le sue cose
(47). proprie" la Madre di Cristo e la introduce in
L'intensitá con cui egli si univa personalmente al tutto lo spazio della propria vita interiore» (53).
Sacrificio del Signore nell'Eucaristia, culminó in Se questo vale per ogni cristiano, vale per un
qualcosa che non esito a considerare un peculia- nuovo titolo per il sacerdote, che é stato chiama-
re dono, e che il Padre stesso raccontó, con to a partecipare in modo nuovo al sacerdozio di
grande semplicitá, ji 24 ottobre 1966: «Sono arri- Cristo e a vivere incentrato in modo particolare
vato a sessantacinque anni per fare una scoperta nel sacrificio della Croce. Come discepolo del
meravigliosa. Mi affascina celebrare la Santa Signore deve affidarsi filialmente a Maria, trat-
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tarla come Madre e imparare da Lei che cosa della Redenzione; parimenti il sacerdote che ha
significa avere «anima sacerdotale»: l'anelito di ricevuto il potere di agire in persona Christi Capi-
corredimere con Cristo, la sete di anime, lo spiri- tis «ha bisogno» dell'aiuto materno della Vergi-
to di riparazione; insomma, il desiderio di acqui- ne nel suo ministero. Senza Maria non si puó
sire gli stessi sentimenti di Gesú Cristo (54). raggiungere un'esistenza veramente sacerdota-
Come ministro del Signore, non puó dimentica- le.
re, guando rinnova il Sacrificio del Calvario e
dispensa i tesori della grazia di Cristo, che, ai
piedi della Croce, la Vergine Maria «si consacró Conclusione: formazione alla
pienamente al mistero della redenzione umana» santitá
(55), e che il Corpo e il Sangue di Cristo che si
fanno presenti sull'altare sono gli stessi che Egli
ricevette dalla sua Santissima Madre.
L'ultimo Concilio ha esortato i presbiteri a «ve- Le attuali circostanze sociali, e la nuova impresa
nerare e amare con devozione e culto filiale la di evangelizzazione in cui tutti siamo impegnati,
Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, Regina impongono di impostare a fondo un personale
degli apostoli, Ausilio dei presbiteri nel loro mi- miglioramento qualitativo del nostro sacerdozio
nistero» (56). Come sperimentó il Fondatore e, di conseguenza, della formazione sacerdotale.
dell'Opus Dei la realtá meravigliosa dell'ausilio Nella recente Lettera ai sacerdoti in occasione
materno della Santissima Vergine nel suo mini- del Giovedi Santo, Giovanni Paolo II ha scritto:
stero sacerdotale! Lo ricordava con queste paro- «Oggi, forse, in vista del terzo Millennio dalla
le nella festa di san Giuseppe 1975, pochi mesi venuta di Cristo, sperimentiamo in modo piú
prima di morire, volgendo lo sguardo al suo lavo- profondo la grandezza e le difficoltá della messe:
ro pastorale negli anni Trenta: «Quante ore "La messe é molta"; ma avvertiamo anche la
camminai in quella mia Madrid, ogni settimana, mancanza di operai: "Gli operai sono pochi" (Mt
da una parte all'altra, avvolto nel mio mantello! 9,37). "Pochi": e ció riguarda non soltanto la
[...] Quei Rosari completi, recitati per strada – quantitá, ma anche la qualitá! Di qui allora la
come potevo, ma senza abbandonarli quoti- necessitá della formazione!» (57).
dianamente [...] Non avrei mai pensato che por- Come avrete studiato con profonditá in questi
tare avanti l'Opera avrebbe comportato tanta tre giorni di Simposio, é indispensabile far si che
pena, tanto dolore fisico e morale: soprattutto i sacerdoti acquisiscano negli anni della loro pre-
morale [...] Iter para tutum! Madre mia! Madre! parazione, e nella successiva formazione perma-
Non avevo altro che Te! Grazie, Madre! [...] nente, una chiara coscienza dell'identitá che sus-
Madre, Cor Mariae dulcissimum! Oh, quanto ho siste fra la realizzazione della loro vocazione
ricorso a Te! personale – essere sacerdote nella Chiesa –, e
«E altre volte, parlando e predicando, renden- l'esercizio del ministero in persona Christi Capi-
domi conto che non valevo nulla, che non ero tis. Il loro servizio alla Chiesa consiste, essenzial-
nulla, ma con una certezza... Madre!, Madre mente (altri modi di servire, per un sacerdote,
mia! Non abbandonarmi!, Madre!, Madre mia!». possono essere legittimi, ma restano secondari),
Erano esclamazioni profondamente sincere, di nel personificare attivamente e umilmente in
figlio, che scaturivano dalla sua anima sacerdota- mezzo ai fratelli Cristo Sacerdote che dá vita alla
le, proprio nell'ultima festa di san Giuseppe che Chiesa e la purifica, Cristo Buon Pastore che la
egli celebró su questa terra, perché nel suo cuore conduce in unitá al Padre, e Cristo Maestro che
– e anche nel suo nome, Josemaría – Maria e la conforta e la stimola con la sua Parola e con
Giuseppe si trovavano indissolubilmente uniti, l'esempio della sua Vita.
ed erano la via per trattare intimamente Gesú, e La formazione del sacerdote é qualcosa che dura
per Lui, con Lui e in Lui, il Padre e lo Spirito per tutta la vita, perché, nei suoi molteplici
Santo. aspetti, tende – deve tendere – a formare in lui
Raggiungere una profonda devozione e un tene- Cristo (58), realizzando questa identificazione
ro amore per la Santissima Vergine dev'essere come compito, in risposta a ció che essa ha come
uno degli obiettivi primari della formazione sa- dono sacramentale ricevuto. Un compito che
cerdotale. Esistono profonde ragioni teologiche implica, prima ancora di un'incessante attivitá
per affermare che tale devozione non puó essere pastorale, e come condizione della sua efficacia,
considerata come un'aggiunta devota all'insieme un'intensa vita di preghiera e di penitenza, una
della formazione, ma come qualcosa che affonda sincera direzione spirituale della propria anima,
le radici nel «dono» ricevuto dal sacerdote nel- un ricorso al sacramento della Penitenza vissuto
l'ordinazione, e che é destinato a crescere e a con periodicitá e con estrema delicatezza, e tutta
svilupparsi nella sua vita. Il Signore volle associa- l'esistenza radicata, centrata e unificata nel Sa-
re sua Madre in modo specialissimo all'opera crificio Eucaristico.
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Una nuova evangelizzazione, si, ma con la chiara (18) GIOVANNI PAOLO II, Enc. Redemptor hominis, n.
coscienza che – con parole di mons. Escrivá – 20.
«nella vita spirituale non c'é nulla da inventare; (19) Cfr J. ESCRIVÁ, Omelia Sacerdote per l'etemitá, 13-V-
1973, Ed. Ares, Milano 1976, p. 9.
occorre soltanto lottare per identificarsi con Cri- (20) 1 Cor 4, 1.
sto, per essere altri Cristi – ipse Christus –, per (21) J. ESCRIVÁ, Lettera, 24-111-1930, n. 2.
innamorars i e vivere di Cristo, che é lo stesso (22) Cfr, per esempio, Eb 7, 9; S. TOMMASO D'AQUINO,
ieri, oggi, e sempre: lesus Christus heri et hodie, Summa theologiae, III, q.22, a.1; CONCILIO DI TRENTO,
Decr. De sacrificio Missae: Denz. 1739-1740; CONC. VA-
ipse et in saecula (Eb 13,8)» (59).
Di Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, la Chie- TICANO II, Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 5-8.
(23) J. ESCRIVÁ, É Gesú che passa, cit., n. 104.
sa canta: Ave verum corpus natum de Maria Virgi- (24) J. ESCRIVÁ, Omelia Sacerdote per retemitá, cit., p.10.
ne. Chiedo al Signore che nella formazione sa- (25) Fil 1, 21.
cerdotale sia sempre presente il cammino maria- (26) Gal 2, 20.
no per mezzo del quale il Figlio di Dio é venuto (27) CONC. VATICANO II, Decr. Presbyterorum ordinis, n.
fra gli uomini. 12. Tra le innumerevoli testimonianze patristiche sull'esi-
Alvaro del Portillo genza di santitá personale che il sacerdozio comporta, cfr,
per esempio, S. GREGORIO NAZIANZENO, Oratio 2, n.
(1) Cfr, per esempio, GIOVANNI PAOLO II, Discorsi: 91: PG 35, 493; S. GIOVANNI CRISOSTOMO, De sacerdo-
Atto europeistico di Santiago di Compostela, 9-XI-1982 tio, lib. 6, n. 5: PG 48, 682; S. PIETRO CRISOLOGO, Sereno
(Insegnamenti V, 3 (1982) 1257-1263); al Consiglio delle 108, 500-501; S. ISIDORO PELUSIOTA, Epistola 284: PG
Conferenze episcopali europee, 2-1-1986 (Insegnamenti 78, 713; S. GREGORIO MAGNO, Dialoghi, lib. 4, c. 59: PL
IX, 1 (1986) 12-17); nella Cattedrale di Augsburg, 3-V- 77, 428.
1987 (Insegnamenti X, 2 (1987) 1565-1574); a Speyer, (28) J. ESCRIVÁ, Appunti intimi , n. 1699.
4-V-1987 (Insegnamenti, ibidem, 1593-1602); all'Assem- (29) S. 13(0 X, Ex. Haerent animo, 4-111-1908: AAS 41
blea del Pontificio Consiglio per la cultura, 12-1-1990 (1908) p. 564.
(L'Osservatore romano, 13-1-1990); al membri del Corpo (30) GIOVANNI PAOLO II, Lettera Novo incipiente, 8-IV-
diplomatico, 13-1-1990 (L'Osservatore romano, 14-1- 1979, n. 10.
1990). (31) J. ESCRIVÁ, Appunti intimi, n. 1130.
(2) Cfr CONC. VATICANO II, Decr. Presbyterorum ordinis, (32) Ibidem, n. 273.
n. 1; Decr. Optatam totius, proemio. (33) J. ESCRIVÁ, Meditazione, 27-111-1975.
(3) Cfr GIOVANNI PAOLO II, Ex. Ap. Christifideles laici, (34) Cfr Lc 9, 23; 14, 27; Mt 10, 38; Mc 8, 34; Gal 2, 9; ecc.
n. 34. (35) Pu) XII, Ex. Ap. Menti nostrae, 23-IX-1950: AAS 42
(4) Si ricordino, per esempio, le descrizioni contenute nel- (1950), pp. 667-668.
le encicliche Redemptor hominis, nn. 48-53; Dives in miseri- (36) Col 1, 24.
cordia, nn. 63-77; Dominum et vivificantem, nn. 56-57. (37) J. ESCRIVÁ, Meditazione, 28-IV-1963.
(5) Sulle crisi della coscienza e del senso di Dio, inevitabil- (38) J. ESCRIVÁ, Appunti intimi, n. 1724.
mente unite all'oscuramento del senso del peccato, che (39) Cfr Fil 2, 8.
alcuni elementi della cultura attuale riflettono, cfr GIO- (40) 2 Cor 5, 14.
VANNI PAOLO II, Ex. Ap. Reconciliatio et poenitentia, n. 18. (41) S. TOMMASO D'AQUINO, Summa theologiae, II-II,
(6) GIOVANNI PAOLO II, Ex. Ap. Christifideles laici, n. 35. q.24, a.7 c.
(7) Cammino, XXIII Ed. ital., Ares, Milano 1988, n. 584. (42) Cfr 1 Cor 13, 4-7.
(8) J. ESCRIVÁ, Colloqui, V Ed. ital., Ares, Milano 1987, (43) Cfr 2 Cor 12, 15.
n. 113. (44) CONC. VATICANO II, Decr. Presbyterorum ordinis, n.
(9) GIOVANNI PAOLO II, Enc. Redemptor hominis, n. 18. 14.
(10) S. AGOSTINO, Confessioni, 1, 1, 1; PL 32, 661. Cfr (45) Cfr, per esempio, J. ESCRIVÁ, Lettera 2-11-1945, n.
anche CONC. VATICANO II, Cost. past. Gaudium et spes, 11; E Gesú che passa, cit., n. 87; Forgia, II Ed. ital. Ares,
n. 41. Milano 1989, n. 69.
(11) Si ricordi, tra gli altri insegnamenti, il passo dell'Enc. (46) GIOVANNI PAOLO II, Lettera Dominicae Cenae, 24-
Dives in misericordia, nn. 13-17, che offre profonde rifles- II-1980, n. 2.
sioni sull'amore paterno di Dio rivelato in Cristo. (47) J. ESCRIVÁ, Appunti intimi n. 728; cfr Forgia, cit. n.
(12) Cfr Fil 3, 18. 436.
(13) Cfr 2 Cor 4, 6. (48) Gv 19, 26.
(14) Cfr, per esempio, A. DEL PORTILLO, Consacrazione (49) Gv 19, 27.
e missione del sacerdote, Ares, Milano 1974, pp. 38-46; (50) GIOVANNI PAOLO II, Enc. Redemptoris Mater, 25-
Laici e fedeli nella Chiesa, Ares, Milano 1969, pp. 17-25. 111-1987, n. 45.
(15) GIOVANNI PAOLO II, Ex. Ap. Christifideles laici, n. (51) Ibidem.
34. Sul sacerdozio comune dei fedeli, cfr per esempio, 1 Pt (52) Gv 19, 27.
2, 9;Ap 1, 6; 5, 9-10; 20, 6; Costituzioni apostoliche III, 16, 3: (53) GIOVANNI PAOLO II, Enc. Redemptoris Mater, cit. n.
SC 329, p. 157; S. AMBROGIO, De mysteriis 6, 29-30: SC 45.
25bis, p. 173; S. TOMMASO D'AQUINO, Summa theologiae, (54) Cfr Fil 2, 5.
III, q.63, a.3; CONC. VATICANO II, Cost. dogm. Lumen -(55) CONC. VATICANO II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n.
gentium, nn. 10-11; Decr. Presbyterorum ordinis, n. 2. 18.
(16) J. ESCRIVÁ, E Gesú che passa, V Ed. ital., Ares, (56) Cfr ibidem.
Milano 1988, n. 96. (57) GIOVANNI PAOLO II, Lettera ai sacerdoti per il Gio-
(17) GIOVANNI PAOLO II, Discorso, 30-V-1980: Insegna- vedi Santo 1990, cit., n. 4.
menti III, 1 (1980), 1532. Cfr Lettera ai sacerdoti per il (58) Cfr Gal 4, 19.
Giovedi Santo 1990, 12-IV-1990, n. 3. (59) J. ESCRIVÁ, Lettera, 9-1-1959, n. 6.
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