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ASTRALE
dal 1970
Pubblicazione Trimestrale
del Centro Italiano di Discipline Astrologiche
Patrizia Nava
CARPI: UN OROSCOPO
DI FONDAZIONE
L.A. 192–140
La cultura astrologica alla corte dei Pio e la fondazione delle mura del
Castello: qualche ipotesi e un tentativo di ricostruzione basato sulle ore
planetarie.
1
Ringrazio l’amica Lorella Malavasi per aver attirato la mia attenzione su questo
tema. Ringrazio anche Emanuele Ciampi di Cielo & Terra per l’interessante scambio
di opinioni sulla carta ricostruita.
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2
Girolamo Tiraboschi, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, opera po-
stuma del Cavalier Abate Girolamo Tiraboschi, Tomo I (A – L), Modena, Tipografia
Camerale, 1824, p. 135.
3
Ibidem
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L’iscrizione
Lo status di Carpi all’inizio del XIV secolo era di “Castello con borgo”,
diviso in Borgo Vecchio o Superiore e Borgo Nuovo o Inferiore. Per com-
pletarne la fortificazione, Manfredo Pio, nuovo signore di Carpi, ottenuta
l’investitura nel 1331 da Giovanni re di Boemia, diede inizio a grandi
opere per affermarne un più sicuro possesso, fondando le mura della
Cittadella. Scrive il Tiraboschi:
“Altre fortificazioni vi aggiunse Manfredo Pio, alle quali diede princi-
pio l’anno 1332., e furon compite dieci anni appresso, come comprovasi
da certi rozzi versi, che già ivi vedevansi, e che si riportano dal P. Maggi.
Ei riferisce ancora una Storico-Astrologica Iscrizione, che leggevasi so-
pra una Torre, ed è la seguente: 1332. die tertia Octobris die Veneris, die
14. Lunae in prima Facie Piscium, hora Veneris, Sol in Libra. Dominus
Manfredus de Pijs fecit incipere murari Castrum Carpi, et in fundamentis
inventa fuit imago Jovis lapidis marmorei, et postea fuit posita super tur-
rim veterem. Et tunc Marchio Rinaldus Estensis, Albertus Scala, Guido
de Gonzaga erant in obsidione”.5
Il materiale da cui partire per la ricostruzione dell’oroscopo di fonda-
zione è pertanto questo: «Terzo giorno di ottobre 1332, venerdì, quattor-
dicesimo giorno della Luna nel primo decano dei Pesci, ora di Venere,
Sole in Bilancia.»
4
La lettera è riportata da Lucia Armentano in Teatro del cielo e della terra, Astrono-
mia, astrologia e misurazione del tempo, Carpi 2004, p. 21.
5
Ivi, p. 145. La fonte del Tiraboschi è il Padre Guglielmo Maggi, che nelle Memorie
Historiche della città di Carpi, Carpi, Nicolò Degni, 1707, pp. 38-39, riporta il testo
dell’iscrizione perduta. Ma lo stesso testo, con l’aggiunta delle parole ubi muraba-
tur, compare anche in Memorie storiche e documenti sulla città e sull’antico prin-
cipato di Carpi, a cura della Commissione Municipale di Storia Patria e Belle Arti,
vol.I, Carpi, Pederzoli e Rossi, 1877, dove la fonte citata è la Storia Genealogica
della famiglia Pio del Superbi.
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Le ore planetarie
L’astrologo contemporaneo noterà subito come la nostra promettente
iscrizione non ci dia che informazioni vaghe sull’orario del tema. Mentre
giorno, mese e anno sono menzionati, l’unica indicazione oraria è la lo-
cuzione hora Veneris, un riferimento all’ora planetaria.
Le ore planetarie, nella loro forma storicamente più comune, sono
unità temporali calcolate dall’istante del sorgere del Sole fino al tramon-
to, suddividendo il periodo di luce in 12 parti uguali, procedendo poi
a dividere nello stesso modo il periodo di buio, dal tramonto all’alba
successiva. Si ottengono così 24 “ore” che, è intuitivo, non coincidono
affatto con le scansioni asettiche dell’orologio, ma variano in durata in
base alla stagione dell’anno. D’estate le ore diurne saranno molto più
lunghe di quelle notturne, e il contrario accadrà d’inverno. Inoltre, l’inizio
del dì varierà di giorno in giorno perché sempre diverso sarà l’istante del
sorgere. Ecco perché le ore planetarie sono talora definite ore temporarie
ineguali.7
6
Il commento astrologico di Giovanni Bulgarelli compare a p. 17 dell’opuscolo ci-
tato.
7
La definizione viene anche applicata, più raramente, ai periodi di tempo effetti-
vamente disuguali determinati in base al sorgere dei segni all’orizzonte Est (15° di
eclittica = 1 ora temporale). In questa accezione, testimoniata anche dal Sacrobo-
sco (XIII sec.), ma raramente utilizzata nella gnomonica, il cerchio di riferimento è
l’eclittica invece dell’equatore. Cfr. Nicola Severino, Le prime immagini delle ore
planetarie secondo Giovanni di Sacrobosco, pubblicato su www.nicolaseverino.it nel
novembre 2008.
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8
Cfr. O. Neugebauer, H.B. Van Hoesen, Greek Horoscopes, The American Philoso-
phical Society, Philadelphia 1959, pp. 167-169.
9
Il graffito pompeiano citato in Peter Keegan, Gareth Sears, Ray Laurence, Written
Space in the Latin West, 200 BC to AD 300, Bloomsbury, London 2013, p. 89, che
definisce il mercoledì 6 febbraio 60 DC dies Solis, forse prendendo il nome dall’ora
del tramonto, la XIII dedicata al Sole, potrebbe suggerire una continuità stupefa-
cente nel corso dei secoli, da verificare con ulteriori evidenze. Sulla corrispondenza
dell’ora e del giorno planetario in datazioni più recenti non sussistono dubbi: per
esempio una stele votiva ritrovata nella provincia del Leon, in Spagna, definisce
correttamente dies Iovis il 12 febbraio 224 DC, mentre l’epitaffio di Eusebia, stele
ritrovata a Trier in Germania, definisce lunedì il giorno 12 luglio 409 DC (vedi Ilaria
Bultrighini, New light on five Latin inscriptions of the later imperial period, with
special reference to their dating formulae, «Epigraphica» LXXIX, Fratelli Lega Editori,
Faenza 2017, e Notes on Days of the Week and Other Date-Related Aspects in Three
Greek Inscriptions of the Late Roman Period, «Zeitschrift für Papyrologie und Epi-
graphik» 201, Bonn 2017, pp. 187-196).
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Le ore planetarie diurne e notturne di Vettio Valente, nella traduzione di Mark Riley
10
Robert L. Odom, Vettius Valens and the Planetary Week, Andrew University,
1965-3-2, p. 125, riferisce di come «Vettio Valente non usava il giorno civile ro-
mano, calcolato da mezzanotte a mezzanotte. Calcolava il giorno da tramonto a
tramonto. Quando cita un giorno della settimana o del mese, parla di un giorno che
inizia alla sera (intorno al tramonto) prima della mezzanotte che segna l’inizio del
giorno civile. Questo è dimostrato dal fatto che conta le 24 ore invariabilmente dalla
prima ora notturna». Vedi Vettius Valens, Anthologiarum Libri 9.1.10.
11
Secondo i calcoli moderni, l’equinozio avvenne l’11 marzo alle ore 6:11:03 UT.
Anche la dicitura hora Mercuri andrebbe rettificata: l’ora di Mercurio, al momento
calcolato dal Novara, era trascorsa da 28m in favore dell’ora della Luna. Le tavole
alfonsine, usate come effemeridi all’epoca, erano tutt’altro che precise.
12
Il pronostico originale può essere letto in: Fabrizio Bònoli, Giuseppe Bezza, Salvo
De Meis, Cinzia Colavita, I pronostici di Domenico Maria da Novara, Leo S. Olschki,
Firenze 2012, p. 134.
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13
Ho esplorato anche la possibilità che il giorno fosse denominato seguendo l’altra
convenzione tradizionale, quella che utilizza la dedicazione planetaria della tredi-
cesima ora, subito dopo il tramonto. Ma i risultati sono improbabili, rendendosi
necessario un allontanamento ancora maggiore dal giorno stabilito nell’iscrizione,
ottenendo una Luna tra l’Ariete e il Toro, oppure, in settembre, in Capricorno.
14
Anche William Lilly nel XVII secolo fa uso, contemporaneamente, del giorno civi-
le del calendario giuliano, della denominazione planetaria derivata dalla prima ora
dell’alba e delle effemeridi che calcolano le ore secondo l’uso astronomico, a partire
dal mezzogiorno del luogo.
15
Entrambe le carte elettive compaiono, commentate, in Patrizia Nava, Il nobilissi-
mo danese. Emulazione ideale e oroscopi di fondazione sullo sfondo della nascita dei
grandi osservatori europei, «Linguaggio Astrale» 186, 2017. Anche alla pagina web
http://www.astrologiaoraria.com/Tycho.html
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nere, signora del giorno e dell’ora, dispositore del Sole e di Mercurio, nel-
la favorevole undicesima casa, seppure sopra l’orizzonte in carta diurna,
condizione poco confacente a un pianeta notturno, e in applicazione a
Marte, contatto da evitarsi nella fondazione di città, per la connessione
del pianeta rosso con incendi e atti di guerra.16
16
William Ramesey, Astrology Restored Book 3, An Introduction to Elections, Lon-
don 1653, ed. by Kim Farnell 2014, p. 230: «let Mars also be in no aspect or bodily
presence of [...] the lord of the hour at the laying of the foundation or the first stone
towards it».
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Conclusioni
Le altre ore possibili, la quindicesima e la ventiduesima, non offrono temi
convincenti, oltre a essere ore notturne, poco pratiche – e poco praticate
– per la fondazione di città, istituzioni e castelli.
Neppure volendo a tutti i costi mantenere il 3 ottobre, come data di
riferimento, otterremmo il rispetto della descrizione: quello è il giorno di
Saturno, non di Venere. Calcolando il tema per le 10.25 circa ora locale,
ora di Venere con Venere sorgente, avremmo Saturno esattamente al
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17
Ibidem.