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IL SECOLO DELL’ODIO- G.

MORIANI, RIASSUNTI

CAPITOLI:

 Le radici dell’odio- p.17-49;


 Ruanda: il genocidio dei Tutsi- p. 140-155;
 La pulizia etnica nell’ex Jugoslavia – p.157-166
 Unione Sovietica 1917-1991. L’infelicità comunista- p.178-198
 La Cina popolare. L’umanità sfregiata- p. 211-219
 La rivoluzione dei crani fracassati. Cambogia- p.221-239

LE RADICI DELL’ODIO

Tra il 1688 (Rivoluzione inglese) e il 1789(Rivoluzione francese) si diffonde e consolida in Europa il movimento culturale,
borghese dell’Illuminismo. Questo si fa promotore degli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza, ma non si trattava di
diritti estesi a tutti bensì riservati solamente alle persone di “qualità”.

1. Viene invocato il diritto di conquista per giustificare la schiavitù;


2. Si avviano processi scientifici per dimostrare la diversità e di conseguenza far discendere da questo concetto
l’ineguale dignità nel 1850 nascono razzismo e comunismo, il primo mirava alla conquista del potere per
una razza (quella ariana) e il secondo per una classe (proletariato). Entrambi hanno determinato l’origine degli
Stati totalitari.

La lotta di razza:

Siamo nel 1651 quando Hobbes, nel Leviatano, parla dello Stato come un uomo artificiale più forte degli uomini che si
trova a dover proteggere. Contro la corruzione e per la difesa di questo organismo si arriverà alla teorizzazione del
razzismo, inteso come falsa convinzione della superiorità di una razza sulle altre.

Nell’Homme Machine di Le Mettrie si parla per la prima volta della trasmissione ereditaria; In seguito altri studiosi
come Lamarck, Mendel e Darwin daranno man forte alle teorie sulla differenziazione sociale stabilendo che l’ambiente
sociale non può modificare le condizioni umane (Weismann).

È nel 1853 che attraverso le teorie del Conte de Gobineau si configura la teorizzazione del razzismo: la razza bianca
possedeva il monopolio della bellezza e dell’intelligenza e l’unione con altre “varietà” aveva dato vita a dei meticci.

L’uomo non è più nemico per quello che fa, ma per quello che è.

Lo studioso scozzese Knox elevò la razza sassone a interprete della moralità borghese, definendo l’ebreo come un
usuraio e un simbolo perverso della classe media.

Galton, fondatore dell’eugenetica, classificava le persone seguendo i criteri di abilità, carattere e fisico esortando le
coppie, che per le loro qualità potevano dar vita a figli di razza superiore, alla procreazione e scoraggiando gli altri
elementi alla riproduzione. La sanità della razza si ottiene da genitori sani.

Lombroso, padre dell’antropologia criminale, definisce la degenerazione come segno di una criminalità innata non
riabilitabile e suggeriva l’eliminazione dei criminali nati, con la morte.

Egli con le sue teorie favorì un passo verso l’attuazione dell’eutanasia e aprì le porte agli stermini di massa

Chamberlain definisce il popolo germanico e i tedeschi come superiori a tutti gli altri popoli. Gli studi di Chamberlain
vennero ripresi da Hitler che parlò della lotta contro gli ebrei come una missione voluta da Dio e parlò di sé stesso
definendosi un lottatore in difesa delle opere del signore.
Il razzismo tedesco fu di due tipi: antropologico (rivolto alle razze straniere e alla progenie delle donne tedesche con i
soldati marocchini e sudafricani del contingente francese in Renania) e eugenetico (gruppi geneticamente inferiori e
non conformi alle norme della società tedesca: omosessuali, malati mentali, delinquenti). Vi erano poi i rom, gli zingari
e i sinti che rientravano in entrambe le categorie.

La lotta inter – etnica:

Si presenta come esaltazione delle autonomie etniche. L’identità etnica è l’insieme delle caratteristiche acquisite con
la nascita e con la socializzazione primaria. Appartengono a me e chi non le possiede non riesce a comprenderle.

I conflitti etnici esplodono quando i cittadini di una nazione sviluppano sentimenti ostili verso minoranze che non
hanno un’identità etnica comune: stranieri, estranei, immigrati. Possono svilupparsi anche all’interno di una minoranza
che si considera privata dei propri diritti. Il risultato, negli anni passati, sono state milioni di morti (spesso vere e proprie
pulizie etniche) e altrettanti rifugiati.

La lotta di classe:

Nei primi decenni dell’Ottocento alcuni studiosi, come Saint-Simon, criticarono il sistema economico basato sullo
sfruttamento dell’uomo e aspirarono alla riorganizzazione della società. Una nuova società che assicurasse lavoro,
uguaglianza e benessere, ma il fine non doveva essere raggiunto attraverso scontri e lotte bensì con l’utilizzo di mezzi
pacifici. Per questo presero nome di socialisti utopisti.

A metà del secolo Marx e Engels svilupparono l’ideologia comunista: a ciascuno secondo i suoi bisogni. Le classi
andavano abolite e solo dopo la lotta tra classi e un’iniziale dittatura del proletariato sarebbe nato lo Stato comunista
dove il libero sviluppo di ciascuno è condizione per il libero sviluppo di tutti.

Ma le idee comuniste, applicate per la prima volta in Russia, portarono solamente alla nascita di Stati del terrore,
illiberali, come in Cina e in Cambogia, che non si fecero scrupoli nel seminare paura e causare la morte di milioni di
persone. Quel comunismo teorizzato da Marx, che doveva portare al benessere e all’uguaglianza era diventato
promotore dell’odio.

Nazismo e comunismo- identità e differenze:

 Entrambi hanno dimostrato che con la rivoluzione e un’ideologia si compiono passi in avanti radicali e rapidi,
nel desiderio di instaurare un ordine perfetto, che si è trasformato però in un potere totale e crudele che ha
generato dei mostri. Radicali e simili nelle pratiche del terrore come politica di governo. Seguono percorsi
diversi per costruire una nuova società.
 Per instaurare un nuovo ordine si deve classificare, selezionare, eliminare (durante l’illuminismo si parlava di
ripulire l’universo eliminando brutture e arretratezza).
 Il nazismo germoglia nel cuore della civiltà industriale europea e le imprime un corso sanguinario; il
comunismo trova spazio ai confini della società frustrata dal ritardo nello sviluppo.
 Il nazismo squarta la società per selezionare la razza pura; il comunismo per liberare la classe pura.
 Il nazismo elimina gli biologicamente inutili; il comunismo chi non era in linea con le sue teorie.

L’emblema del totalitarismo sono diventati i campi di concentramento con i loro reticolati e le loro baracche.

Verso un totalitarismo democratico?

Oggi coloro che non sono in grado di far fronte ai costi della società vengono emarginati ed etichettati come
possibile causa del disordine sociale. Negli Stati Uniti, durante i mandati Reagan e Bush le banche dati
criminologiche hanno diffuso contenuti favorendo l’emarginazione di criminali, parenti e amici, ma anche dei
quartieri in cui abitavano. Non è preferibile prevenire la criminalità sostenendo i deboli invece di favorirla e
reprimerla successivamente comprimendo la libertà di tutti i cittadini?
Genocidio Fu Lemkin giurista polacco di origine ebrea a coniare questa parola. La carta dei diritti fondamentali
del 1948 lo indica come “Negazione del diritto alla vita di gruppi umani per motivi razziali, religiosi, politici o altri,
distrutti in tutto o in parte”.

La definizione approvata fu “Atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale,
etnico, razziale o religioso”; non c’è più per motivi politici perché Stalin lo fa togliere.

Non sono genocidi guerre, massacri, pulizie etniche, gulag, deportazioni, carestie, stupri di massa.

“Forma di massacro di massa unilaterale con cui uno stato o un’altra autorità ha intenzione di distruggere un
gruppo, definito, così come i suoi membri dall’aggressore”  Si pretende il diritto di definire un gruppo, ma non
si può avere.

Genocidi: Armenia(I turchi li spingono nel deserto della Siria e li uccidono ad Istanbul), Ebrei, Cambogia, Ruanda,
Nabibia (Gli Herero, pastori, si ribellarono e ci furono più di 65 mila morti poiché spinti nel deserto).

RUANDA- IL GENOCIDIO DEI TUTSI

Il genocidio in Ruanda, avvenuto tra aprile e luglio del 1994, è tra gli episodi drammatici della storia dell’umanità.

La società era divisa in due gruppi: gli hutu e i tutsi che facevano parte dello stesso ceppo etnico culturale e parlavano
la stessa lingua. Per molti anni vissero pacificamente in Ruanda (Africa orientale) fino a quando il paese, dopo essere
stato protettorato tedesco passò sotto il dominio coloniale del Belgio (al quale fu affidato dalla Società delle Nazioni
nel 1926) che approdato già in Congo nel 1916 aveva già attaccato in Ruanda nel quadro di azione antitedesco degli
alleati.

Il Belgio per poter governare il paese si affida ai tutsi, che rappresentavano il 15% della popolazione ed erano la fascia
più ricca del paese (allevatori e possidenti terrieri) ed erano quindi più adatti a gestire il potere. Inoltre, la
conformazione fisica era molto simile a quella occidentale: alti, magri, più chiari e meno tozzi degli hutu
(prevalentemente agricoltori). Si divulgarono miti e leggende per rafforzare il sentimento di superiorità dei Tutsi e si
mise nero su bianco l’identità di razza (nelle carte d’identità).

Le disuguaglianze sociali portarono alla Rivoluzione sociale degli hutu del 1957, quando si denuncia con un manifesto
la superiorità e i privilegi dei tutsi. “gli hutu vengono trattati alla stregua di un popolo vinto”.

Tra il 1959 e il 1963 migliaia di tutsi vennero assassinati e altrettanti furono costretti a fuggire. Si creò un nuovo governo
del popolo, presieduto dagli hutu, con un unico partito che si trasformò presto in dittatura.

Ai tutsi venne limitato l’accesso all’istruzione e ai lavori statali, impone la segnalazione dell’etnia di appartenenza sulla
carta d’identità; gli hutu conservano privilegi con la benevolenza dei belgi che continuarono a ricevere parte delle
risorse del paese. I tutsi vengono dipinti come outsider stranieri ansiosi di ridurre gli hutu in schiavitù.

Nel 1962 il Ruanda, dopo aver conquistato l’indipendenza, con un referendum proclamò la repubblica. Il primo
presidente, Kaybadna, di etnia hutu, non riuscì a fermare le rappresaglie dei due gruppi e nel 1973 fu destituito da un
colpo di stato che portò al potere un altro esponente di etnia hutu, il generale Habyarimana. Anch’egli, però, non poté
sedare le tensioni tra i due gruppi, né attuare con successo il processo di integrazione.

Nel 1990 il paese fu invaso dalle truppe del Fronte Patriottico Ruandese, una formazione politico-militare formata da
tutsi fuggiti in precedenza all’estero, provocando il dilagare di una sanguinosa guerra civile. Dopo tre anni di continui
scontri, il presidente Habyarimana cercò di avviare trattative di pace con il Fronte Patriottico e concesse il
multipartitismo, firmando gli accordi di Arusha che prevedevano un governo transitorio, ma il suo tentativo fu
duramente osteggiato da parte di alcuni estremisti hutu. Sarà la moglie del presidente a prevedere una soluzione
alternativa che contemplava lo sterminio dei tutsi al grido di “Spazziamoli via!”.
Il 6 aprile 1994 l’aereo privato del presidente Habyarimana fu abbattuto da un missile: l’etnia hutu accusò i tutsi di
essere responsabili dell’attentato incitando la popolazione a uccidere in modo sistematico e capillare gli «scarafaggi»
tutsi e per i cento giorni successivi le truppe dell’esercito e gli squadroni della morte massacrarono con efferata
crudeltà a colpi di machete e bastoni chiodati migliaia di tutsi, ma anche molti hutu ad essi legati da relazioni di
parentela o di amicizia o personaggi politici di ideologia moderata, nonché superstiti e testimoni per timore di
rappresaglie dell’altra etnia e di denunce.

Quando il fronte patriottico ruandese è sul punto di vincere la battaglia di Kigali, gli hutu e i miliziani prendono la strada
per la frontiera del Congo e uccidono tutti coloro che vogliono rimanere con l’intento di lasciare l’avversario in un terra
senza uomini e senza memoria.

Nel 1998 vennero fucilati i primi condannati a morte per genocidio e il Tribunale penale internazionale condannò l’ex
primo ministro ruandese e il sindaco di Taba all’ergastolo, dimostrando che per la prima volta dopo il processo di
Norimberga il genocidio non era rimasto impunito.

LA PULIZIA ETNICA NELL’EX JUGOSLAVIA

Nella Ex Jugoslavia all'inizio degli anni 90 del 900 esplosero delle tensioni che si erano viste in Europa 80 anni prima,
tensioni di tipo religioso e etnico tra serbi croati e bosniaci, che erano Cristiani ortodossi, cattolico e mussulmani. Il
centro di queste tensione fu la città di Sarajevo che è considerata la Gerusalemme europea.

Nel decennio degli anni 90 ci furono 4 guerre in Jugoslavia: Guerra in Slovenia e Guerra in Croazia nel 1991, la guerra
del Kossovo 1999 e la guerra di Bosnia-Erzegovina 1992-1995.

Nel XIII secolo gli slavi che si erano insediati nel territorio della futura Jugoslavia, vennero soggiogati dall’Ungheria e
incorporati nell’Impero Austro-ungarico;

Il regno serbo subisce il dominio ottomano mentre l’Antica Serbia (Kosovo) venne occupata dagli albanesi e, in Bosnia-
Erzegovina una consistente percentuale di slavi si converte all’Islam. I serbi ortodossi scapparono in Croazia e
Montenegro.

Solo con il Trattato di Berlino (1878) la Serbia, non la Bosnia, ottiene l’indipendenza e in nome della costruzione di una
Grande Serbia vennero uccisi, nelle Guerre balcaniche, albanesi e macedoni.

Nel 1914 la miccia accesa a Sarajevo che diede inizio alla Prima Guerra Mondiale, portò alla decisione di serbi, croati e
slavi di unirsi (Dichiarazione di Corfù,1917) in una monarchia costituzionale/parlamentare assegnata ai serbi: la
Jugoslavia.

Una fazione estremista croata, però, si ribellò opponendosi all’egemonia serba e dando vita al movimento ustascia
che, nel 1934 fece uccidere il Re Aleksander al quale succedette il principe Pavle che si avvicinò al nazismo. Il 6 aprile
del 1941 gli eserciti tedesco, italiano, bulgaro e ungherese invasero il territorio smembrandolo.

In Croazia, la resistenza venne portata avanti da Tito, ma i suoi partigiani insorsero anche contro i nazionalisti serbi che
su territorio serbo avevano iniziato una pulizia etnica. Gli ustascia uccisero milioni di serbi creando lager come quello
di Jasenovac. La Croazia libera dal giogo austroungarico vede nella Serbia il nuovo oppressore (Avevano vinto contro
gli austro-ungarici mentre i croati no) mentre per i Serbi il male è il croato con il genocidio nel sangue (per via degli
ustascia). Ebrei e zingari sono vittime sia in Serbia sia in Croazia.

Vittime designate di Tito furono anche gli italiani residenti a Trieste e Gorizia, liberate dall’occupazione nazista proprio
da Tito che si pose come obiettivo quello di liberare il territorio dagli italiani ed estendere i confini della Jugoslavia fino
all’Isonzo. I cittadini vennero arrestati, deportati, uccisi nelle foibe per la sola colpa di appartenere ad un’altra etnia e
parlare un’altra lingua.
Nel 1946 Tito unifica sei repubbliche (Serbia, Croazia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia) e due
regioni autonome unite alla Serbia (Kosovo e Vojvodiana) nella nuova Jugoslavia Federale. Il nuovo assetto, però, creò
malcontento specialmente nei croati che ritenevano il loro peso politico non idoneo al loro peso economico, questi
diedero così vita alla Primavera di Zagabria nel 1971, repressa dall’esercito.

Tito (che morì nel 1980) modificando la Costituzione delineò un sistema di rotazione annuale, delle sei repubbliche,
per la direzione dello Stato e del Partito comunista. Questa misura però risultò essere inutile e rivelò gli antagonismi
delle sei paralizzando gli organi dello Stato e provocando una profonda crisi economica (1980-1990).

La crisi inizia nel Kosovo prevalentemente islamico: la Serbia aveva già previsto nel 1937 di ripulire l’Antica Serbia
deportando gli stranieri in Albania e Turchia. La popolazione del Kosovo scese in piazza per rivendicare lo statuto di
repubblica e, l’atto giudicato controrivoluzionario dai serbi scatenò una violenta repressione. Il segretario del partito
comunista jugoslavo impone un regime di apartheid nei confronti della popolazione di origine albanese (pronta, a detta
serba, ad un genocidio della minoranza serba in Kosovo annesso insieme alla Vojvodiana alla Serbia).

Slovenia e Croazia proclamarono l’indipendenza. In Croazia la minoranza serba si oppone appoggiando il progetto della
Grande Serbia e dichiarando la sua autonomia schierando l’esercito federale armato.

La Slovenia ottiene l’autonomia. In Croazia per opera dei serbi si assiste ad una vera e propria aggressione giustificata
con la necessità di proteggere la minoranza serba.

In Bosnia- Erzegovina…

Nel 1990 alle prime elezioni libere, con conversione nazionalista, vennero premiati i partiti nazionali. Nel 1992 nacque
la Repubblica serba autonoma mentre il Parlamento bosniaco votò per il ritiro dalla federazione jugoslava dando vita
ad uno stato multietnico.

I serbi autonomi, fanatici nazionalisti, devastarono il paese per difendere la propria autonomia: bombardarono
Sarajevo e aprirono campi di concentramento uccidendo e stuprando donne interi villaggi di musulmani.

I croati proclamarono la comunità Herceg-Bosna che riuniva i territori a maggioranza croata e, diedero vita ad una
pulizia etnica contro i musulmani. Di conseguenza quest’ultimi portarono avanti una pulizia etnica verso serbi e croati.

Nel 1993 gli Stati Uniti esortarono la comunità internazionale all’intervento diplomatico e ad imporre la
smilitarizzazione di Sarajevo entro il 1994.

Urbicidio…

La guerra nell’ex Jugoslavia si è rivolta anche contro la città luogo di potere politico e sociale e luogo dell’industria
moderna.

Urbicidio: il termine fu coniato per descrivere l’orrore delle città rase al suolo e bombardate dai serbi definiti i “nuovi
Unni”.

Conclusioni

15 marzo 1994: firma a Washington del trattato che istituì la Federazione Croato-musulmana.

1995: I serbi portarono avanti l’ultimo massacro a Tuzla; Venne firmata la pace di Dayton.

1998: Alla richiesta degli albanesi di ottenere una maggiore autonomia la polizia serba reagì con il fuoco.

Usa e Nato minacciarono l’intervento armato ponendo fine ai massacri.

L’Europa entra nel XX secolo dopo la scoperta di nuove fosse comuni su suolo balcanico.
UNIONE SOVIETICA 1917- 1991: L’INFELICITA’ COMUNISTA

Era l’ottobre del 1917 quando la rivoluzione proletaria, in Russia, vinse contro il sistema degli zar e la Russia venne
modellata seguendo l’ideologia marxista.

Lenin rientrato in Russia grazie all’aiuto della Germania, che voleva indebolire la Russia, lo fa passare all’interno di un
treno chiuso per tutta la Germania e dopo essersi imbarcato in Svezia arriva a Pietrogrado. È lui il volto della
Rivoluzione. Egli rafforzò la polizia e l’esercito per far fronte alla guerra civile che imperversava nel paese e la pulizia
classista iniettò l’odio tra contadini e kulaki provocando rivolte nei campi. La rivoluzione si stava trasformando nella
dittatura che avrebbe formato il nuovo Stato totalitario russo.

Al comunismo russo si oppongono le province di confine che costituiscono governi indipendenti (Lituania, Moldavia,
Repubblica del Don); Nel 1917 la rivolta fu portata avanti dai cosacchi del Don (comunità militare) di cui il Comitato
centrale del Partito comunista ordina lo sterminio totale.

La guerra civile portò al collasso dell’economia russa e costrinse Lenin a correre ai ripari adottando nel 1921 la nuova
politica economica (NEP): eliminata la leva sulle derrate alimentari e sostituita da una lieve tassa sul grano, ripristinata
parzialmente la libertà di commercio.

Nel 1922 nasce L’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS).

Nel 1928 il mediocre raccolto agricolo causa la fine della NEP e l’approvazione di un piano quinquennale che instaura
la collettivizzazione rendendo lo Stato l’unico proprietario dei mezzi di produzione.

Il massacro dei kulaki:

Erano chiamati kulaki i contadini benestanti che possedevano piccoli appezzamenti di terra ed avevano altri contadini
alle loro dipendenze. Il regime sovietico puntava all'abolizione della proprietà privata, quindi i kulaki rappresentavano
un ostacolo da superare, eppure Lenin nel 1921 con la NEP (Nuova Politica Economica) confermò loro quella libertà
economica al fine di modernizzare l'agricoltura

La crisi agricola del 1927 portò il nuovo leader sovietico Stalin a ripristinare le requisizioni delle eccedenze,
provvedimento che colpì tutti i contadini ed in particolar modo proprio i kulaki. Stalin aveva inoltre in programma di
forzare l'industrializzazione del paese e di collettivizzare l'agricoltura, per questo procedette alla formazione delle
fattorie collettive e fattorie statali ed obbligò tutti i contadini ad entrarvi. Il provvedimento di collettivizzazione andava
a colpire duramente i kulaki tanto che molti si opposero arrivando a sgozzare il proprio bestiame.

La reazione di Stalin fu spietata, furono definiti kulaki tutti i contadini che si opponevano alla collettivizzazione e tra il
1930 e il 1933 furono arrestati e deportati in Siberia e nelle fredde tundre russe. Lo svuotamento e l'abbandono delle
campagne causati dalle politiche di Stalin portarono inoltre ad una carestia che da sola causò altri sei milioni di morti.

Il genocidio per fame in Ucraina:

Dopo il 1917 non si riuscì a spegnere il sentimento di identità nazionale del popolo ucraino, uno dei paesi più fertili del
mondo. Stalin che non poteva ammettere l’esistenza del sentimento nazionale ucraino all’interno dei suoi confini
attacca il popolo ucraino massacrando i contadini, annientando le sedi della vita contadina e deportando milioni di
persone; i kulaki vennero sterminati, maestri, preti e intellettuali vennero imprigionati.

I contadini rimasti ridussero la quantità prodotta mentre lo Stato esige più del doppio della quantità di grano prelevata
l’anno precedente e requisisce tutto il raccolto cerealitico. I pochi rimasti, impossibilitati alla fuga (passaporto negato
ai contadini) stremati dalla fame mangiavano cortecce, radici e vi furono episodi di cannibalismo.
Le purghe e le deportazioni:

Nel 1934 alcuni delegati, nel corso dei lavori per il XVII Congresso del Partito, si organizzarono per sostituire Stalin. In
risposta Stalin portò avanti delle purghe utilizzando il metodo della confessione pubblica di atti di tradimento e
sabotaggio. I primi accusati, costretti, confessarono attività controrivoluzionarie inesistenti di altri membri del Partito.

Stalin avviò un sistema di repressione per eliminare i membri indesiderati del Partito. Chiunque può essere arrestato,
anche chi ha solamente un legame con le persone arrestate.

Nello stesso periodo le preoccupazioni per il rinascere dei nazionalismi spingono Stalin a spostare le popolazioni a
partire da coreani e cinesi delle terre orientali.

Alla fine oltre un milione di persone vengono trasferite in zone dalle condizioni climatiche difficili, per aver commesso
“gravissimi crimini contro la patria” e la mortalità ordinaria si aggirava intorno al 25%. Solo nel 1957 il soviet supremo
riabilita i popoli deportati restituendo loro i diritti perduti (L’Unione Sovietica era in agonia).

I gulag:

Ideati da Lenin per segregare i nemici del popolo, il primo sorge nel 1923 a Solovki e sarà uno dei tanti del vasto
Arcipelago Gulag che si estenderà su tutta l’Urss.

La gestione del Gulag era caratterizzata da continui spostamenti volti ad eliminare sul nascere ogni tipo di rapporto
umano, le isole erano costituite da campi di lavoro correttivo, colonie di lavoro correttivo destinate a condannati con
pene inferiori ai cinque anni e zone speciali dove si trovavano la maggior parte dei deportati per ragioni etniche.

Uno dei campi, Kolyma, si estendeva su una superfice otto volte più grande di quella dell’Italia.

L’internazionalismo:

Nel settembre del 1939 in seguito alla firma del patto Molotov-Ribbentrop con la Germania, che stabiliva la spartizione
della Polonia in due sfere d’interesse, la Russia invase la Polonia applicando la pena capitale ai prigionieri fatti durante
l’avanzata accusati di essere militari polacchi, nemici della Russia.

Nell’Europa dell’est, finita sotto controllo sovietico dopo Yalta, si fece spesso ricorso ai carri armati, a processi e
deportazioni nei gulag per ristabilire la pace e soffocare i sentimenti nazionali.

Nel 1956 ad insorgere fu l’Ungheria, l’esercito sovietico intervenne due volte uccidendo circa 3000 persone.

Nel 1968 fu la volta della Cecoslovacchia dove l’esercito sovietico con l’aiuto degli eserciti del patto di Varsavia
(Repubblica Tedesca, Bulgaria, Ungheria e Polonia) invade il paese nella notte e nonostante una resistenza passiva
persero la vita 90 persone. Si costrinsero alle dimissioni il presidente e il primo segretario del partito comunista.

Dall’Est europeo scapparono centinaia di migliaia di cittadini.

Nel 1979 sulla base di un trattato di cooperazione e amicizia le truppe sovietiche entrano in Afghanistan, nel 1989 il
contingente sovietico era formato da più di 200 mila soldati. Per 13 anni (fino al 1992) il popolo afghano si trovò al
centro di una guerra fatta di bombardamenti e terrore politico. La morte trovò il 90% dei civili e la guerra provocò la
fuga di più di 5 milioni di persone in Pakistan e Iran.

La repressione psichiatrica del dissenso:

Lo Stato si servì della psichiatria facendo internare come malati di mente gli oppositori politici. La sola guarigione
possibile consisteva nell’abiura delle proprie idee.
Questo sistema si preferisce ai processi pubblici che possono generare dissenso. Kruscev, infatti, voleva far apparire
l’Urss uno Stato di diritto lontano dalla follia liberticida di Stalin e quindi il dissidente nei processi poteva proclamare
la propria innocenza.

La repressione di questo tipo si estendeva anche a religiosi, omosessuali, interessati alla musica, alle arti
contemporanee e alla letteratura.

La scuola psichiatrica di Snezhnevskij postulò tre forme di schizofrenia:

 Continua: senza momenti di interruzione, può essere maligna (grave), paranoide (moderata), lenta (lieve)
 Periodica: attimi di remissione in cui il paziente recupera la salute
 Mutevole: tra le due forme precedenti, con attimi di attacco acuto che lasciato il paziente più malato di
prima.

Il ricovero dei dissidenti in istituti psichiatrici continuò indisturbato fino al 1985. Nell’era della perestroika di
Gorbacev i rilievi della pessima gestione psichiatrica finirono sulle pagine dell’Isvestia. Le competenze degli ospedali
psichiatrici criminali vengono trasferite al Ministero della Sanità e si pensa ad un insieme di avvocati e assistenti
sociali che monitorino i casi di abuso psichiatrico.

I medici che si erano prestati alla politica vennero rimossi dai loro incarichi.

LA CINA POPOLARE: L’UMANITA’ SFREGIATA

Il 1 ottobre del 1941 Mao Tse Tung proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese di stampo comunista.

Nella Cina comunista chi esprime il minimo dissenso sulla linea del partito diventa controrivoluzionario, presi
maggiormente di mira sono stranieri additati come spie, religiosi, proprietari terrieri sottoposti a controlli fino a tre
generazioni prima per scoprire le origini feudali, borghesia. Nel 1951 venne lanciata una campagna per l’eliminazione
dei controrivoluzionari che si traduce nei movimenti dei:

 Tre contro: corruzione, spreco, burocratismo


 Cinque contro: tangenti, frode, evasione fiscale, prevaricazione, diffusione dei segreti di Stato
 Riforma del pensiero: contro gli intellettuali occidentalizzati che andavano rieducati e valutati da un collettivo
di lavoro

Il potere di combattere contro i rivoluzionari venne dato alla Sicurezza (polizia segreta), ma si esortava in ogni modo
l’intervento del popolo alla repressione. Chiunque pur non avendo commesso alcun reato può essere condannato per
analogia del reato più affine. Nessuno è al sicuro.

Nel 1958 Mao portò avanti alcune riforme economiche che passarono alla storia con il nome di Balzo in avanti; Si
trattava di un piano quinquennale che avrebbe dovuto portare la Cina, in poco tempo (5 anni), a competere con gli
occidentali. Molti contadini dovettero lasciare il lavoro nei campi e dedicarsi all’industria, si fornirono i villaggi di forni
per creare il metallo, l’intera produzione agricola venne collettivizzata e si abolì la proprietà privata dei campi
riunendo i contadini in Comuni popolari.

Mao impose alcune innovazioni agricole all’avanguardia che si rivelarono un vero e proprio disastro:

 I semi di diverse piante dovevano essere piantati gli uni vicini agli altri, in modo tale che esse potessero
aiutarsi a vicenda secondo i principi della lotta di classe. Ma piantare semi troppo vicini e di piante con diverse
caratteristiche non fece altro che mettere in competizione gli organismi gli uni con gli altri per le risorse e
distruggere i germogli
 Arature profonde che fecero perdere fertilità alla terra
 Lo sterminio dei passeri che mangiavano i chicchi di frumento causò l’aumento dei parassiti danneggiando i
raccolti

La produzione agricola subì un crollo e associata al blocco delle importazioni fu la causa di una carestia, riduzione dei
capi di bestiame, del consumo di cereali. Le perdite umane furono enormi.

I laogai:

Gli oppositori, come in Russia, vennero deportati in terre inospitali e internati nei laogai: i campi di lavoro (Manciuria,
Mongolia, Tibet).

Nel laogai la tecnica utilizzata era quella del raddrizzamento attraverso il lavoro, a patto della confessione dei propri
crimini e la denuncia dei propri complici gli internati potevano ottenere l’indulgenza. Tutte le regole all’interno del
campo miravano ad ottenere l’abdicazione.

La Rivoluzione culturale:

Nel 1967 viene lanciata la campagna contro le “Quattro Vecchie cose”: vecchia cultura, abitudini, costumi, idee.
Questa portò ad una vera e propria Rivoluzione Culturale.

Le scuole vennero chiuse per dare tempo agli studenti di agire contro gli intellettuali, i professori e le università che
dovevano produrre dei rossi e non degli esperti. Templi e culti religiosi vennero attaccati, si proibirono gli animali
domestici e i fiori, le Guardie Rosse uccisero o spinsero al suicidio i capitalisti.

Mao è costretto a chiamare l’esercito per riportare l’ordine e a disperdere le guardie rosse, che verranno spedite in
campagna a rieducarsi coi contadini più poveri; alcuni vennero giustiziati davanti alle folle.

La fine della Rivoluzione culturale si ha solamente nell’anno della morte di Mao (1976), quando sale al potere
Xiaoping. Nel 1989 quando il comunismo europeo era in crisi gli studenti che desideravano la libertà si ribellarono e
si accesero degli scontri in Piazza Tienanmen dove Xiaoping fece aprire il fuoco contro i manifestanti.

Il genocidio del popolo tibetano:

Per Mao i popoli in cui la rivoluzione aveva trionfato dovevano aiutare gli altri a liberarsi. Nel 1950 egli ordinò di
attaccare e occupare il Tibet, deporre il Dalai-Lama e costringere il Governo a firmare un accordo che avrebbe reso il
Tibet una regione autonoma nell’ambito della Repubblica Popolare Cinese.

Le Guardie Rosse soffocarono le rivolte dovute al loro insediamento sul territorio e il Dalai-Lama e alcuni cittadini
tibetani fuggirono verso l’India. Le statue di Budda (In Tibet si praticava il buddismo tantrico) sugli altari delle chiese
vennero sostituiti con i ritratti di Mao, si annientarono completamente le solite quattro vecchie cose.

Dopo la morte di Mao in Tibet ci furono altre rivolte duramente represse. Nel 1959 la Commissione internazionale di
giuristi stabilì che la Repubblica Popolare Cinese aveva deciso di sterminare un intero gruppo religioso in quanto tale,
e omicidi e deportazioni erano state portate avanti con il fine ultimo di sterminare il gruppo buddista tibetano.

Tutti fatti che costituiscono genocidio secondo il diritto internazionale consuetudinario.

Tuttavia, il periodo di sangue in Cina non è considerato genocidio perché compiuto per motivi politici (Stalin fece
togliere dalla definizione di genocidio i motivi politici)
LA RIVOLUZIONE DEI CRANI FRACASSATI- CAMBOGIA 1975-1979

Il genocidio in Cambogia ha inizio il 17 aprile del 1975 e termina il 7 gennaio 1979 con la seconda caduta di Phnom
Penh in seguito ad intervento vietnamita.

I khmer rossi avevano diviso il popolo di khmer in due strati, popolo e sotto-popolo, e in cinque classi sociali:

 Khmer rossi: divisi in due strutture- militari e amministrazione


 Antico popolo: contadini dei territori occupati dagli khmer all’inizio della rivoluzione
 Nuovo popolo: contadini appartenenti ai territori del governo filoamericano di Nol, da deportare e rieducare
 Sotto-popolo: gente istruita con una libera professione, non rieducabile e destinata all’eliminazione,
funzionari e militari della precedente organizzazione che andavano soppressi immediatamente.
 Traditori

In vetta alla gerarchia l’Organizzazione guidata dal triumvirato Pol Pot, Samphan, Sary. La possibilità di sopravvivenza
deriva dal proprio gruppo di appartenenza.

In poco tempo gli Khmer rossi portarono alla devastazione e disintegrazione della società cambogiana eliminando
proprietà privata, denaro, commercio, libertà di spostamento, documenti storici, libri, monumenti del passato e,
sostituendo il sistema d’istruzione con sedute di indottrinamento obbligatorie. Tutte le istituzioni sociali sparirono,
compresa la famiglia lasciando, di fatto, i khmer senza legami.

La rivoluzione genocidaria è data dall’ossessione di Pol Pot di proteggere la purezza della razza ed imporre il lavoro
collettivo nelle comunità agricole per diventare completamente khmer. Chiunque non corrispondesse al modello puro
degli khmer (contadini devoti alla collettività) doveva essere eliminato. La preferenza per i sistemi di uccisione manuali
è nota a tutti: gli khmer fracassavano i crani delle loro vittime o le finivano a colpi di bastone. Un metodo ben diverso
da quello degli inizi quando, per la fretta di sbarazzarsi degli ex funzionari di Nol si ricorreva all’utilizzo delle armi da
fuoco.

Gli Khmer reclutarono adolescenti e li plasmarono indottrinandoli alla logica del terrore che, per loro divenne
divertente come se si trattasse di un gioco. La persuasione era portata avanti da insegnanti in grado di influenzare e
manipolare la gioventù. Non tutti i dirigenti della rivoluzione accettarono la svolta sanguinaria di Pol Pot (che invece
venne ammirato da Mao Tse Tung con il quale intrecciò un rapporto di reciproca stima) e scapparono o vennero
assassinati.

La fame:

Dovuta agli spostamenti attuati dagli Khmer: la popolazione urbana venne trasferita in campagna; dopo la caduta di
Phnom Penh gli Khmer trasferirono il maggior numero di forze armate a sud, di conseguenza al nord non ci fu una forte
fame, ma una parvenza di sviluppo mentre al sud sotto scacco degli Khmer vennero impediti spostamenti e scambio e
i cittadini vennero isolati da coloro che producevano gli alimenti. In più molti contadini furono costretti a cambiare
lavoro accelerando il processo di caduta della produzione agricola. L’incapacità di risolvere i problemi economici spinse
gli Khmer a numerose purghe verso i nemici del popolo. Il nemico degli Khmer cambiava repentinamente, passando e
coinvolgendo tutta la società resa vittima del terrore.

L’eredità degli Khmer:

Il terrore perpetrato dagli Khmer ha lasciato nella popolazione traumi di ogni tipo: da sintomi psicosomatici, ad affettivi
comportamentali, mentali. La paura aveva paralizzato la vita pubblica e all’interno della paura e dell’ingiustizia molti si
fecero strada per fare carriera in politica e saranno all’origine della corruzione.

Ancor più grave la magnanimità del nuovo Stato post Khmer costituito da persone recuperate dall’amministrazione
Khmer: non c’erano altre persone a cui fare appello poiché erano state uccise tutte dal totalitarismo comunista.

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