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11
La Collana si propone di aprire una nuova stagione di studi, ricerche, riflessioni
sulle straordinarie ed inedite sfide istituzionali ed economiche, storiche e culturali
alle quali è oggi sottoposto il processo di integrazione europea. Il futuro dell’idea
europea e dell’Unione è a rischio per la forma che stanno prendendo iprocessi di
globalizzazione, ma anche per i limiti e le contraddizioni del “vecchio”europeismo
politico e giuridico del secondo dopoguerra.
Declino europeo
e rivolte mediterranee
a cura di
Maria Eleonora Guasconi
http://www.giappichelli.it
ISBN/EAN 978-88-348-2994-3
Il volume è stato realizzato con il contributo del Dipartimento di Studi Internazionali. Storia, Lingue,
Culture (DISTI) e del Dipartimento di Economia, Società, Politica (DESP) dell’Università di Urbino.
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo
di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile
1941, n. 633.
Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso
diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARe-
di, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano,
e-mail autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org.
INDICE
pag.
INTRODUZIONE
Maria Eleonora Guasconi XI
Sezione Prima
STORIA E GEOPOLITICA DEL MEDITERRANEO
1. Un secolo lungo 3
2. Il peso del colonialismo 5
3. La diversità del Medio Oriente 10
4. Alle origini del nazionalismo arabo 12
5. Dalla guerra fredda al Nuovo ordine mondiale 14
6. La Libia e le primavere arabe 16
7. Conclusioni 18
pag.
3. Sismologie 37
4. Sotto la pelle 39
5. Stupori e silenzi 44
6. Un nuovo Noialtri 51
1. Introduzione 55
2. L’Ue di fronte alla primavera araba 56
3. La politica mediterranea dell’Ue: il processo di Barcellona 58
4. I nodi della politica mediterranea dell’Ue 62
5. Dalla Politica europea di vicinato all’Unione per il Mediterraneo 65
6. Conclusioni 66
1. Introduzione 68
2. La fine delle sanzioni dell’ONU e il rilancio internazionale della Libia 71
3. Il fondamentalismo islamico e i movimenti di opposizione a Gheddafi 75
4. Le potenze occidentali e l’ipotesi di una successione alla guida della
Libia 79
5. La rivolta e la fine della dittatura 82
6. Conclusioni 87
1. Introduzione 89
2. Gli Stati Uniti davanti a Tahrir: tra incoraggiamento e contenimento
della rivolta 90
3. L’impronta di Obama sul sentiero della transizione egiziana 96
Bibliografia 101
INDICE VII
pag.
Sezione Seconda
ECONOMIA EUROPEA E SOCIETÀ MEDITERRANEE
1. Introduzione 117
2. I limiti dell’integrazione europea 118
3. Centro e periferia 119
4. Le radici della crisi 121
5. La questione del debito pubblico 125
6. Una depressione europea? 128
Bibliografia 129
1. Introduzione 142
VIII INDICE
pag.
Sezione Terza
COSTITUZIONALISMO EUROPEO E COSTITUZIONALISMO DELLA
TRANSIZIONE ARABO-ISLAMICA
pag.
1. Introduzione
1
K. DALACOURA, The 2011 Uprising in the Arab Middle East: political change and
geopolitical implications, in “International Affairs”, vol. 88, n. 1, 2012, 63-79; M. OT-
TAWAY, The Middle East is in Transition- to What?, in “Insight Turkey”, vol. 13, n. 2,
2011, 1 e AA.VV., Emerging Order in the Middle East, in “Carnegie Endowment for In-
ternational Peace”, May 2012, 1.
56 MARIA ELEONORA GUASCONI
Le prime reazioni europee di fronte alle proteste dei giovani nelle piaz-
ze della primavera araba si sono contraddistinte per la sorpresa e la caute-
la, con cui i governi e le istituzioni di Bruxelles hanno espresso il proprio
sostegno ai movimenti di protesta, incerti se paragonarli a un altro 1979 in
Iran, o a un altro 1989 in Europa orientale 2. L’estraneità delle rivolte dai
tradizionali interessi strategici regionali e l’assenza di rivendicazioni reli-
giose hanno infatti scompaginato i paradigmi e le categorie con cui i go-
verni europei si erano abituati a guardare i popoli della sponda sud del Me-
diterraneo, mentre la crescente impopolarità dei regimi con i quali aveva-
no collaborato a lungo, ha messo a nudo i limiti e le contraddizioni dell’ap-
proccio europeo, ancorato al mantenimento dell’apparente stabilità garan-
tita da leader politici corrotti e autocratici, in nome della lotta contro l’isla-
mismo radicale e l’immigrazione di massa.
Certamente ha pesato molto sulla capacità di reazione dell’Ue la dram-
matica crisi economica e finanziaria che ha colpito i suoi membri, in parti-
colare quelli della sua periferia meridionale, Grecia, Spagna, Italia e Por-
togallo, che ha scosso fino alle radici la solidità del progetto europeo, tan-
to da mettere in dubbio la sopravvivenza della moneta unica, corroboran-
do così l’immagine di un’Unione ormai in declino, incapace di ritrovare la
progettualità dei suoi padri fondatori e di imprimere un nuovo slancio al
processo di integrazione europea.
Mentre il mondo arabo è stato scosso dalla voglia di libertà dei giovani,
dalla richiesta della società civile di democrazia e rispetto dei diritti fonda-
mentali, l’Europa è sembrata incapace di prendere l’iniziativa e assumere
quel ruolo che la sua storia e la sua posizione le richiederebbero, anzi, la ri-
sposta europea è apparsa “lenta, debole, divisa e incoerente” 3. Si è così as-
sistito a reazioni declinate e differenziate a seconda degli interessi in gioco
e della posizione strategica del paese in questione, che hanno finito per far
prevalere i consueti egoismi nazionali, come dimostrato dallo stridente
contrasto tra l’intervento della Nato in Libia e la cauta reazione europea di
2
R. HOLLIS, No Friend of Democratization: Europe’s Role in the Genesis of the Arab
Spring, in “International Affairs”, vol. 88, n. 1, 2012, 81-94 e A. FOUAD, The Arab Spring
at One, in “Foreign Affairs”, vol. 91, March/April, 2012.
3
Per una ricostruzione delle primavere arabe, D. QUIRICO, Primavera araba. Le rivo-
luzioni dall’altra parte del mare, Torino 2012; N. TOCCI, S. COLOMBO, The Eu Response to
the Arab Uprising: Old Wine in New Bottles? e A. DRISS, The EU Response to the Arab
Uprising: the Show of Ambivalence, in AA.VV., Rethinking Western Polices in Light of
the Arab Uprising, IAI research paper n. 5, 2012.
L’UNIONE EUROPEA E LA PRIMAVERA ARABA 57
fronte alla sanguinosa repressione del popolo siriano da parte del regime di
Bashar el-Assad 4.
Il caso della Libia è forse l’esempio più calzante di queste affermazio-
ni. La crisi scoppiata nel regime di Gheddafi ha dimostrato che le incom-
prensioni e le esitazioni che hanno ritardato la presa di coscienza europea
di ciò che stava avvenendo nel proprio cortile di casa, hanno finito per fa-
vorire i protagonismi nazionali, come quello del presidente francese
Sarkozy, spinto all’azione militare dal desiderio di tornare a svolgere un
ruolo di leadership nel Mediterraneo, nonché dalla prospettiva di un gros-
so bottino in termini di concessioni petrolifere.
Alla fine l’Europa è stata spinta ad abbracciare la rivoluzione libica fino
all’impegno militare della Nato contro il regime del Colonnello Gheddafi. In
realtà anche questa scelta ha dimostrato i limiti della politica estera europea,
mettendo in luce come l’impianto tracciato dal Trattato di Lisbona con l’isti-
tuzione dell’Alto Rappresentante della politica estera europea, l’inglese
Catherine Ashton, non si sia automaticamente tradotto in una politica estera
comune, ma si sia mosso lungo le tradizionali rotte tracciate dagli interessi
delle principali nazioni europee, che ambiscono a un protagonismo dal sapo-
re neo-coloniale, nel caso libico in particolare la Francia e la Gran Bretagna.
Da anni gli analisti denunciavano la “fine di una visione euro-medi-
terranea dell’Ue” e ammonivano circa i pericoli legati a un ruolo sempre
più marginale svolto dall’Europa in questa regione, percepita come do-
natore generoso, ma debole attore politico, sottolineando la necessità di
fare del Mediterraneo una priorità della politica estera europea e defi-
nendo la situazione politica di molti paesi della sponda sud come una
“bomba a orologeria piazzata nel cortile di casa dell’Europa”, una mi-
scela esplosiva i cui ingredienti erano sottosviluppo economico, crescita
demografica e disoccupazione molto elevata soprattutto tra i giovani 5.
4
Per queste valutazioni si rimanda al saggio di G. CÁMARA VILLAR, L’Unione europea
di fronte alle ribellioni nei paesi arabi, in questo volume.
5
F. BICCHI, European Foreign Policy Making toward the Mediterranean, New York-
Basingstoke 2007; ID., M. MARTIN, Talking Tough or Talking Together? European Secu-
rity Discourses towards the Mediterranean, in “Mediterranean Politics”, vol 11, n. 2, July
2006; C. HILL, Il Mediterraneo e il Medio Oriente come priorità per la politica estera eu-
ropea, in E. BRIGHI, F. PETITTO (a cura di), Il Mediterraneo nelle relazioni internazionali,
Milano 2009, 165-179; K. KAUSCH, R. YOUNGS, The End of the “Euro-Mediterranean vi-
sion, in “International Affairs,” n. 85, September 2009, 963-975; D. SCHMID, Dal proces-
so di Barcellona all’Unione per il Mediterraneo e F. NICOLUCCI, Giochi di potere e nuove
alleanze nel Mediterraneo, in R. GUALTIERI, J.L. RHI-SAUSI, Hub globale, trincea o panta-
no? Il futuro del Mediterraneo e il ruolo dell’Europa, Bologna 2010, 82-84.
58 MARIA ELEONORA GUASCONI
Ancora oggi l’Ue detiene una lunga tradizione di relazioni con i partner
della sponda sud del Mediterraneo, relazioni spesso legate al passato colo-
niale dei suoi Stati membri.
L’Unione possiede gli strumenti finanziari per dispiegare il proprio soft
power in questa regione del mondo, perseguendo così i propri interessi po-
litici e geostrategici.
Si può anzi affermare che l’importanza strategica, economica ed ener-
getica che il Mediterraneo riveste per l’Europa affondi le sue radici nella
storia e nel Dna della stessa Unione europea. Secondo una tesi piuttosto
diffusa nei manuali di storia dell’integrazione europea, fu proprio una cri-
si scoppiata nel Mediterraneo, la crisi del Canale di Suez del 1956 e la
sconfitta subita dalla Francia e dalla Gran Bretagna a imprimere nuovo im-
pulso ai negoziati per la firma dei Trattati di Roma un anno più tardi 7.
Adesso che dai paesi della sponda sud, dai giovani, dalla società civile,
viene un potente richiamo al mutamento, l’Ue deve saper rispondere a que-
sto richiamo, deve ricostruire uno spazio “euro-mediterraneo” e fare del
mare nostrum una priorità della propria politica estera. Insomma deve ri-
6
Arab Human Development Report 2009. Challenges to Human Security in the Arab
Countries, United Nations Development Programme, 2009.
7
Cfr. M. GILBERT, Storia politica dell’integrazione europea, Roma-Bari 2005, 52-53 e
B. OLIVI, L’Europa difficile, Bologna 1993, 48.
L’UNIONE EUROPEA E LA PRIMAVERA ARABA 59
volgere il proprio sguardo a Sud, offrendo il proprio contributo per una sta-
bilizzazione della regione mediterranea.
Senza addentrarsi nelle numerose iniziative che la Comunità ha pro-
mosso nei confronti dei paesi della sponda sud del Mediterraneo, dai primi
accordi bilaterali stipulati nel corso degli anni Sessanta, alla politica glo-
bale mediterranea degli anni Settanta, fino alla politica mediterranea rin-
novata degli anni Ottanta 8, il partenariato euro-mediterraneo, inaugurato a
Barcellona nel 1995, ha rappresentato il tentativo più originale e ambizio-
so dell’Ue di costruire uno spazio euro-mediterraneo, per il suo approccio
multilaterale teso a cogliere tutti gli aspetti che caratterizzavano le relazio-
ni con i paesi terzi mediterranei e per la sua struttura, articolata in tre pila-
stri, o cesti.
Numerosi fattori avevano contribuito a riportare il Mediterraneo al
centro dell’agenda europea all’inizio degli anni Novanta: la fine della
guerra fredda e la scomparsa dell’Unione Sovietica avevano aperto nuove
prospettive all’azione dell’Unione europea, che con il Trattato di Maastri-
cht del 1992 si dotava di una Politica estera e di sicurezza comune. A ciò
si aggiungeva la percezione di una serie di minacce alla stabilità e alla si-
curezza dell’Europa provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo, dal
sottosviluppo economico e il dinamismo demografico, al crescente feno-
meno dell’immigrazione, il terrorismo, il fondamentalismo islamico 9.
Valutazioni di ordine strategico si sommavano a importanti mutamenti
che avevano alterato gli equilibri dell’Ue. Parallelamente all’allargamento
ad Austria, Finlandia e Svezia, la maggior parte dei paesi dell’Europa cen-
tro-orientale faceva domanda di adesione, innescando un complesso pro-
cesso negoziale che avrebbe portato l’Unione tra il 2004 e il 2007 a passa-
re da quindici a ventisette membri, con un cospicuo drenaggio di risorse fi-
8
Per una ricostruzione delle relazioni euro-mediterranee mi permetto di rimandare al
mio saggio: Ambizioni e limiti della politica mediterranea dell’Ue, in E. DI NOLFO, M.
GERLINI (a cura di), Il Mediterraneo attuale tra storia e politica, Venezia 2012 e E. CA-
LANDRI, L’eterna incompiuta: la politica mediterranea tra sviluppo e sicurezza, in ID. (a
cura di), Il primato sfuggente. L’Europa e l’intervento allo sviluppo, Milano 2009, 89-117.
Sulla politica globale mediterranea cfr. G. MIGANI, La politique globale mediterranéenne
de la CEE 1970-1972, in A. VARSORI, G. MIGANI (eds.), Europe in the International Are-
na during the 1970s, Bruxelles 2011, 193-210.
9
Per un’analisi della politica mediterranea dell’Ue nel contesto della Pesc, si veda
M.A. MEDINA ABELLÁN, The Mediterranean: the Progressive Construction of a Common
Agenda, in D. MAHNCKE, A. AMBOS, C. REYNOLDS (eds.), European Foreign Policy From
Rethoric to Reality?, Bruxelles 2004, 277-292. F. BICCHI, op. cit., 164-168; S. BISCOP, Eu-
ro-Mediterranean Security. A Search for Partnership, Aldershot 2003, 26-27.
60 MARIA ELEONORA GUASCONI
10
I paesi terzi mediterranei firmatari della dichiarazione di Barcellona erano: Algeria,
Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Auto-
rità Palestinese.
11
S.C. CALLEYA, Evaluating Euro-Mediterranean Relations, London 2005.
12
Esiste ormai un’ampia bibliografia dedicata al partenariato euro-mediterraneo e alla
Conferenza di Barcellona del 1995. In questa sede appare opportuno citare: F. ATTINÀ, S. STA-
VRIDIS (eds.), The Barcelona Process and Euro-Mediterranean Issues from Stuttgard to Mar-
seille, Milano 2001; A. BERRAMDANE (ed.), Le partenariat euro-méditerranéen, Paris 2005; F.
BICCHI, op. cit.; E. CALANDRI, L’eterna incompiuta: la politica mediterranea tra sviluppo e si-
curezza, cit., 89-117; R. GOMEZ, Negotiating the Euro-Mediterranean Partnership, Aldershot
2003; J. MOISSERON, Le partenariat euroméditerranéen, Grenoble 2005; C. NOTARSTEFANO,
Le processus de Barcelone: du partenariat euro-méditerranéen au dialogue interculturel, Ba-
ri 2009; F. PERROS, J, MEUNIER, S. ABRAMS, Bridges and Barriers. The European Union’s Me-
diterranean Policy, 1961-1998, Aldershot 1999; A. VASCONCELOS, G. JOFFE, The Barcelona
Process: Building a Euro-Mediterranean Regional Community, London 2000.
13
Prima conferenza euro-mediterranea dei ministri degli Affari Esteri, Barcellona 27-
28 novembre 1995 (http://www.euromedi.org/home/partenariato/conferenze/prima).
L’UNIONE EUROPEA E LA PRIMAVERA ARABA 61
14
J. MOISSERON, op. cit., 60-61.
15
Da sottolineare che solo nel 2005 l’Ue ha accettato di allargare la zona di libero
scambio anche ai prodotti agricoli. Cfr. N. TZIFAKIS, EU’s region-building and boundary-
drawing policies: the European approach to the Southern Mediterranean and the Western
Balkans, in “Journal of Southern Europe and the Balkans”, IX, n. 1, april 2007.
62 MARIA ELEONORA GUASCONI
16
Ovviamente il riferimento è al noto saggio di S.P. HUNTINGTON, The Clash of Civiliza-
tion, in “Foreign Affairs”, vol. 72, n. 3, Summer 1993, 22-49; si veda anche R. GILLESPIE, Re-
shaping the Agenda? The Internal Politics of the Barcelona Process in the Aftermath of Sep-
tember 11, in “Mediterranean Politics”, vol. 6, 2001 and ID., The Valencia Conference Rein-
vigorating the Barcelona Process?, in “Mediterranean Politics”, vol. 7. n. 2, Summer 2002.
L’UNIONE EUROPEA E LA PRIMAVERA ARABA 63
17
Questi aspetti sono messi in evidenza da: F. BURGAT, Europe and the Arab world:
the Dilemma of Recognising Counterparts, in “International Politics”, vol. 46, n. 5, 2009,
616-635.
18
M. MUGNAINI, Fasi e percorsi della politica Ue verso l’area mediterranea: dalla
Conferenza di Barcellona alla Union pour la Mediterranée, in S. BERETTA, M. MUGNAINI
(a cura di), Politica estera dell’Italia e dimensione mediterranea: storia, diplomazia, di-
ritti, Soveria Mannelli 2009, 183-212.
64 MARIA ELEONORA GUASCONI
adesione sul cui esito finale non è possibile azzardare pronostici 19.
Allo stesso tempo, la riluttanza dell’Ue a interferire negli affari inter-
ni dei paesi terzi e a esercitare forme di pressione tramite lo strumento
della condizionalità politica degli aiuti economici, in difesa del rispetto
dei diritti umani e della democrazia, ha fortemente limitato la capacità
europea di far sentire la propria voce nei rapporti con i paesi della spon-
da sud 20.
È stato così impossibile adottare un documento come la “Carta per la
pace e la stabilità nel Mediterraneo”, che avrebbe dovuto rappresentare il
quadro di riferimento legislativo del processo di Barcellona e che invece è
stata congelata e mai applicata.
Se poi dalla componente politica del processo di Barcellona si passa a
quella economica, gli aiuti erogati dai fondi Meda e dalla Banca Europea
degli Investimenti, attraverso il Fondo europeo di investimento e partena-
riato (Femip) non hanno ridotto il divario nello sviluppo umano e nel red-
dito tra le due sponde del Mediterraneo. Sebbene le cifre impegnate dal-
l’Ue con il Meda I e il Meda II siano state ragguardevoli (circa 8,7 mi-
liardi euro), si è trattato comunque di somme molto inferiori rispetto a
quelle destinate ai Peco in vista dell’allargamento del 2004, tenendo con-
to del fatto che a Sud si concentra il 40% della popolazione del Mediter-
raneo e appena il 10% del Pil. E, sebbene quasi tutti gli accordi di asso-
ciazione con l’Ue siano entrati in vigore, l’obiettivo di creare una zona di
libero scambio con la sponda sud del Mediterraneo nel 2010 non è stato
realizzato.
A dispetto di questi dati negativi, alcune iniziative come la creazione di
Euromesco, una rete che collega circa novanta Istituti e centri di ricerca
che analizzano e commentano i rapporti euro-mediterranei, di un’Assem-
blea Parlamentare euro-mediterranea fondata al vertice di Napoli del 2003
e della Fondazione Anna Lindh per la promozione del dialogo tra le cultu-
re mediterranee nel 2005, ci testimoniano che alcuni risultati positivi sono
stati raggiunti, soprattutto sul piano del dialogo multiculturale.
19
AA.VV., Turkey and the Arab Spring: implications for Turkish Foreign Policy from
a Transatlantic Perspective, in “Mediterranean Paper”, October 2011.
20
Questo tema è frequentemente riportato come una delle cause del fallimento del pi-
lastro sulla sicurezza cfr: D. SCHMID, Dal processo di Barcellona all’Unione per il Medi-
terraneo, in R. GUALTIERI-J.L. RHI-SAUSI, op. cit., 78-79.
L’UNIONE EUROPEA E LA PRIMAVERA ARABA 65
21
Sui rapporti tra il processo di Barcellona e la politica di vicinato si veda: C. GRANT,
A New Neighbourhood Policy for the EU, in http://www.cer.org.uk.
22
Il progetto di Sarkozy è stato interpretato da molti commentatori come un’alternati-
va all’ingresso della Turchia nell’Ue, cfr. G. CALCHI NOVATI, Nord-Sud e prospettive glo-
bali, in S. BERETTA, M. MUGNAINI (a cura di), op. cit., 89-102.
23
R. ALIBONI, The Union for the Mediterranean: an update, documento IAI0816; ID.,
The Union for the Mediterranean initiative a view from Southern Europe, documento
IAI0802; Idem and F.M. AMMOR, Under the Shadow of Barcelona: from the EMP to the
Union for the Mediterranean, Euromesco paper n. 72, January, 2009; B. KHADER, L’Union
méditerranéenne: un beau discours ou une bonne idée?, in RSPI, n. 297, 1/2008, 11; I. KI-
RILOV, La Unión por el Mediterraneo: Mediterraneización del Norte o europeización del
Sur?, in “Cuadernos de pensamento politico”, n. 19, Julio/Septembre, 2008, 167-185.
66 MARIA ELEONORA GUASCONI
6. Conclusioni
24
P.J. CARDWELL, Euromed, European Neighbourhood Policy and the Union for the
Mediterranean: Overlapping Policy Frames in the EU’s Governance of the Mediterra-
nean, in “Journal of Common Market Studies”, vol. 49, n. 2, 2010, 219-241.
25
Ciò è apparso evidente nelle due comunicazioni della Commissione: Joint Communi-
cation to the European Council, the European Parliament, the Council, the Ecosoc and the
Commitee of Regions, A Partnership for Democracy and Shared Prosperity with the
Southern Mediterranean, Brussels, 8 marzo 2011 consultabile sul sito: http://eeas.europa.eu/
euromed/docs/com2011_200_en.pdf e New Response to a Changing Neighbourhood, del
maggio 2011 consultabile sul sito: http://www.eeas.europa.eu/top_stories/2011/
250511_en.htm.
26
Il riferimento è al volume di F. CASSANO, D. ZOLO (a cura di), L’alternativa medi-
terranea, Roma-Bari 2007.