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Le diverse culture e popolazioni di questo mondo hanno da sempre ricordato e continuano a far

rivivere ogni giorno la rivelazione del mistero della Croce, il dolore della Madre di Dio, il sacrificio
del Cristo. In particolare il momento evangelico della Passione, che racconta le ultime ore di vita di
Gesù, rappresenta l’emblema della vita del cristiano e per questo risulta essere un topos, sin dai
suoi albori, anche nella storia della musica occidentale. Il Novecento, secolo dell’angoscia e
dell’«essere-per-la-morte», include nel corso dei suoi eventi alcune tra le pagine più sanguinose e
orribili della storia dell’umanità, che fotografano una realtà impostata su un sistema di disvalori e di
comportamenti che contrastano aspramente con la condotta imposta dai Vangeli. Oggi si testimonia
un netto calo di consensi tra le fila dei credenti, di qualsiasi religione essi siano, e un progressivo
indebolimento della spiritualità. Viene pertanto naturale pensare che artisti e compositori che
vivono e hanno vissuto in un arco temporale come questo, orientato verso il laicismo, non trovino
nel sacro una fertile componente del proprio piano espressivo, un tratto della propria identità
musicale. Proprio in virtù di quanto detto, risulta più che mai sorprendente il fatto che il XX secolo
vanti un corpus più significativo di musica religiosa rispetto al secolo precedente e che se ne
possano trovare numerosi esempi anche negli ultimi decenni.

In questo lavoro di tesi si è indagato sulle ragioni che hanno determinato l’apparente risveglio di
questo senso del sacro – o quantomeno la volontà di un ripensamento attivo della sua funzione nella
nostra epoca - e la sua espressione per mezzo dell’arte dei suoni, guardando in maniera specifica al
Passions-Oratorium, genere che nelle ultime decadi sta vivendo una felice stagione. Sono stati presi
in considerazione lavori di Arvo Pärt, David Lang, Wolfgang Rihm, John Adams e John Tavener).

In primo luogo, nel primo capitolo è stata fornita una breve panoramica in primo luogo sulla società
globalizzata, sul rapporto tra modernismo e postmodernismo e sulla pluralità che caratterizza il
contesto storico di oggi. In secondo luogo si è esteso il discorso alla condizione che la spiritualità e
nello specifico il cristianesimo stanno vivendo oggi, facendo riferimento alla cosiddetta “teologia
debole” e a fenomeni come la secolarizzazione e la privatizzazione del credo.

Nel secondo capitolo sono stati affrontati vari aspetti della musica contemporanea: la non univocità
sulla sua definizione, la contestualizzazione storica e geografica di alcune tra le maggiori tendenze
dal dopoguerra ad oggi, l’interdipendenza e l’indefinitezza dei confini tra di esse. Successivamente
si è entrati nello specifico nell’ambito della musica sacra contemporanea, delineando in parte le
medesime problematiche e concentrandosi poi sulle differenti esperienze, concezioni e finalità
dell’arte musicale legata alla sfera del sacro. Ancora a seguire, il discorso è stato orientato sulla
componente della violenza nel XX e XXI secolo – che secondo Alex Ross potrebbe essere una
delle cause di questo proliferare di musica sacra – ponendo particolare enfasi sugli ultimi decenni.
Abbracciando tale prospettiva è stato mostrato come un discreto numero (non la totalità,
chiaramente) di composizioni sacre di questo periodo sia nato come risposta ad un contesto
violento, in alcune sue varie possibili declinazioni (violenza sanguigna, ideologica, della natura).

Avendo circoscritto questa prospettiva antiviolenta ad un preciso genere, il Passions-Oratorium, il


terzo capitolo è stato dedicato prima di tutto alla storia dei generi dell’Oratorio e della Passione.
Sono state delineate le loro trasformazioni e le loro intersezioni nel corso della storia, per arrivare a
comprendere come oggi siano impiegati in maniera del tutto personale dai diversi compositori.
Constatando la fortuna che il Passions-Oratorium ha vissuto negli ultimi decenni (in Appendice
sono riportati decine di esempi che testimoniano questa tendenza crescente), si è cercato di
comprenderne le cause sotto la lente della storia culturale. Questa indagine ha preso le sue mosse
sulla base delle teorie antropologiche e teologiche del francese Renè Girard, a mio parere
fenomenale chiave di lettura con la quale affrontare la realtà sociale, prima ancora che il contenuto
evangelico. Introducendo i concetti di “sacro come violenza” e “sacrificio” come affrontati da
Girard si è potuto interpretare il funzionamento della società prima e dopo la venuta di Cristo sulla
base del parametro della violenza. Per trattare nello specifico la società secolarizzata, cioè odierna,
la trattazione è stata estesa alla visione della secolarizzazione come intesa da Gianni Vattimo, la cui
teologia antropologica è discendente diretta di quella di Girard.

Il quarto e ultimo capitolo è stato dedicato interamente all’analisi di cinque oratori: Passio
secundum Johannes di Arvo Part, Fall and Resurrection di John Tavener, Deus Passus di Wolfgang
Rihm, The Little Match Girl’s Passion di David Lang e The Gospel according to the Other Mary di
John Adams.

Prima di affrontare ogni singolo oratorio è stato necessario ed opportuno precisare le ragioni
teoriche (coerenza rispetto alla trattazione antropologica e rispetto al contesto musicale) e pratiche
(reperibilità di registrazioni, partiture o fonti documentarie) per cui questi oratori sono stati
selezionati. Dopo ciò si è passati all’analisi vera e propria, in cui sono state affrontate questioni
inevitabili per la comprensione dell’articolazione musicale: tensione tra modernismo e tradizione,
lo stato attuale dell’arte e la soggettività delle esperienze subordinate a tale status. Sotto questa lente
è stato esaminato, in ciascuno dei cinque autori, l’uso della musica nei suoi aspetti sintattici,
grammaticali, timbrici come mezzo di narrazione e come strumento di rappresentazione della
dimensione umana, di quella divina e della loro interazione. Tutto ciò è servito per capire
maggiormente come la musica risulti essere un potente strumento di introspezione, che può
generare una riflessione sul sacro sia sotto il profilo intellettuale che sotto quello del sentimento
personale di ciascun compositore.

Ed io in questo modo mi sono proposto, mosso dallo spirito di evangelizzazione, di instillare questa
stessa riflessione rinnovando l’interesse per la musica di scrittura, soprattutto quella meno
conosciuta come sono gli oratori contemporanei, e allo stesso tempo perpetuando l’invito a
raccogliere, attraverso l’esperienza dell’arte, il messaggio rivoluzionario e più che mai attuale dei
Vangeli.

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