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Premessa pag. 9
Presentazione » 11
di Nicola Pasini
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Premessa
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In questo senso, l’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la
multietnicità è laboratorio e crocevia di iniziative sperimentali volte a
monitorare specifici fenomeni e a valutare l’efficacia di interventi settoriali
che possono costituire utili riferimenti a livello nazionale ed europeo. Gli
obiettivi perseguiti, quali l’acquisizione di dati affidabili sul fenomeno
dell’immigrazione, il monitoraggio delle esperienze di intervento operativo e
la produzione di studi e strumenti atti a fornire informazioni ed indicazioni
agli immigrati per prevenire e contrastare forme di discriminazione,
consentono di attivare una rete di lavoro che privilegia la logica del
partenariato per una gestione integrata della marginalità sociale. Ciò ha
previsto il coinvolgimento di idee e risorse regolate dallo specifico principio
di sussidiarietà orizzontale (art.118 della Costituzione Italiana) che si
concretizza in azioni di scambio di informazioni, di consultazione nella fase di
progettazione e decisione delle politiche e di valutazione delle stesse, tra
cittadini e istituzioni entrambi investiti di specifici poteri e responsabilità.
La valorizzazione dell’attività di studio e conoscenza sulla realtà migratoria
realizzata con approfondimenti ad hoc su alcuni aspetti cruciali dell’immigrazione
quali il lavoro, la casa, la salute, la scuola, le strutture di prima e seconda
accoglienza produce aggiornamenti funzionali all’attività di programmazione,
di gestione e tutela dei diritti fondamentali nella consapevolezza che risposte
adeguate sono fornite sulla base di una conoscenza che non pone limiti alla
volontà di programmare e agire.
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Presentazione
di Nicola Pasini.
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quali sono le cause di utilizzo dei vari servizi, si è voluto indagare una realtà
tanto importante quanto complessa come quella dell’ambito lavorativo,
analizzando la relazione tra le condizioni di lavoro e la loro incidenza sullo
stato di salute, le cui implicazioni riguardano inevitabilmente anche altri
aspetti della vita degli immigrati, nonché il comportamento di soggetti come
gli imprenditori, i sindacati dei lavoratori, gli istituti di sorveglianza ecc.
Se tali interrogativi sono stati posti al centro dell’indagine sulle condizioni
di salute degli immigrati presenti sul territorio regionale della Lombardia, le
risposte degli intervistati sono un’utile risorsa per permettere a tutti gli attori
coinvolti (dagli operatori sanitari alle istituzioni pubbliche e private) di
affrontare le problematiche con efficacia, rispetto a un ambito tanto delicato
come quello della sanità.
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modelli teorici, esperienze, progetti istituzionali e associativi, da parte di
studiosi e operatori qualificati provenienti da approcci disciplinari diversi,
intende gettare nuova luce su tali questioni.
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1. Domanda di salute tra fattori di rischio e
utilizzo dei servizi
di Albino Gusmeroli e Livia Ortensi.
Ogni parte del presente lavoro è frutto di un’elaborazione comune. Per quel che concerne la
stesura, Albino Gusmeroli si è occupato del paragrafi 1.3, Livia Ortensi dei paragrafi 1.1 e 1.2.
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Ciò può non valere per gli individui che emigrano per ricongiungimento familiare o al seguito
di consolidate catene migratorie.
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Le buone condizioni di salute che generalmente contraddistinguono i
migranti sono confermate dalla percezione stessa degli intervistati: la maggior
parte di loro, uno su tre, infatti, dichiara di non essere sottoposto ad alcun
disagio che possa influire sul proprio benessere psicofisico.
Si tratta di un dato positivo che conferma come il processo di radicamento
sul territorio abbia anche implicato una riduzione delle situazioni di disagio
con una conseguente riduzione dei rischi per la salute.
Nel complesso, i principali fattori negativi segnalati sono la lontananza dai
cari e le cattive condizioni lavorative, che costituiscono nel loro insieme il
44% delle cause indicate. Assai meno preponderanti sono problematiche quali
le cattive condizioni abitative, la difficoltà ad esprimersi in italiano, la
mancanza di informazioni, la precarietà e la povertà. Questi ultimi due fattori
appaiono, con maggiore rilevanza tra le seconde cause indicate, in particolare
dalle donne.
L’anzianità di presenza in Italia si configura come un fattore chiave nella
percezione della propria salute: se la percentuale di coloro che non
individuano alcun fattore di rischio è pari al 41,6% tra coloro che sono in
Italia da prima del 1989, essa è quasi dimezzata tra coloro che sono arrivati
nel 2003, mentre è un po’ più alta tra coloro che, al momento dell’intervista,
erano in Italia solo da pochi mesi.
I fattori di rischio percepiti dagli stranieri insediatisi più di recente sono
legati all’immediata difficoltà ad orientarsi in un nuovo paese e a
padroneggiarne la lingua, così come preoccupa maggiormente la precarietà e
la povertà legata al prevalere della condizione di irregolarità sia giuridica sia
lavorativa.
Tab. 2 - Fattori di rischio per la salute per anno di arrivo in Italia. Primo motivo
Anno di arrivo in Italia
Fattori che incidono negativamente
Fino al 1990- 1996-
sullo stato di salute 2002 2003 2004
1989 1995 2001
Le cattive condizioni di lavoro 20,3 22,6 21,6 22,7 16,5 8,4
Le cattive condizioni abitative 4,4 5,8 8,1 7,5 8,0 5,8
La mancanza di informazioni 2,9 2,8 6,5 5,1 7,7 9,2
Difficoltà a spiegarsi/comunicare il malessere 1,1 3,6 5,3 8,8 11,1 14,7
La lontananza dai cari 22,6 19,4 22,7 19,7 23,4 19,0
La povertà 2,5 2,8 2,7 2,6 5,5 4,9
La disoccupazione (precarietà), … 3,1 2,4 2,1 1,5 2,8 4,9
Niente 41,6 38,5 26,8 28,8 21,8 28,5
Non dichiara 1,5 2,1 4,1 3,3 3,2 4,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
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Tab. 3 - Fattori di rischio per la salute per anno di arrivo in Italia
Fattori che incidono Anno d'arrivo in Italia
negativamente Prima del 1995 Dopo il 2002
sullo stato di salute Primo Secondo Primo Secondo
Le cattive condizioni di lavoro 22,1 .. 13,6 ..
Le cattive condizioni abitative 5,5 9,4 7,2 6,0
La mancanza di informazioni 2,8 3,9 8,3 1,3
Difficoltà a spiegarsi/comunicare il malessere 3,0 6,7 12,3 13,9
La lontananza dai cari 20,2 38,0 21,9 32,8
La povertà 2,8 27,1 5,4 16,7
La disoccupazione (precarietà), … 2,6 13,4 3,5 29,1
Niente 39,2 1,6 24,2 0,2
Non dichiara 2,0 .. 3,7 ..
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
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donne, ed in particolare più elevata rispetto ai connazionali uomini tra le
nordafricane, tradizionalmente protagoniste di progetti migratori al seguito del
coniuge e spesso poco inserite nella società ospite, e tra le est-europee,
arrivate in Italia più di recente o forse però più occupate in lavori “segreganti”
anche sotto il profilo della socialità.
La percentuale più elevata di persone per le quali non esistono fattori che
agiscono negativamente si trova tra asiatici e sudamericani.
2
Un’altra categoria ad alto rischio, anche se poco rappresentata numericamente nel campione
(29 persone), è, come prevedibile, quella delle prostitute e dei viados che denunciano
condizioni di lavoro dannose alla salute nel 66% dei casi.
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Tab. 6 - Alcuni fattori di rischio per la salute per professione
Percentuale di stranieri che Le condizioni di lavoro Le condizioni abitative
ritengono dannose per la salute (primo fattore) (secondo fattore)
Operai edili 40,9 18,5
Operai agricoli 40,5 8,9
Operai generici 37,5 13,7
Addetti alle pulizie 31,7 6,5
Cameriere 30,7 3,0
Operai specializzati 29,7 9,4
Venditore ambulante 27,2 21,3
Totale 26,5 7,2
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1.2 La ricerca d’aiuto
3
La Legge n. 189/02 luglio 2002, la cosiddetta “Bossi-Fini”, non apporta sostanziali
cambiamenti in materia sanitaria.
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Tab. 8 - Richiesta di aiuto per posizione giuridica
Posizione giuridica
A chi si rivolge
In fase di Tot.
quando si sente male? Regolare Irregolare
regolarizzaz.
Ad amici/conoscenti della mia comunità 9,0 22,4 17,4 10,8
Ad amici/conoscenti italiani 2,2 2,3 6,8 2,3
Al farmacista 8,3 14,4 28,0 9,7
Al medico di base 63,5 3,8* 22,0 55,0
Medico della comunità d’appartenenza 1,3 2,2 0,8 1,4
Ad un medico privato 0,5 0,7 0,8 0,5
Al personale d’un centro di volontariato 1,0 15,4 6,8 2,9
Al pronto soccorso 8,2 15,8 7,2 9,1
A nessuno, aspetto che passi 6,1 22,8 10,2 8,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
* Il dato si riferisce a coloro che hanno avuto un permesso di soggiorno poi scaduto
4
L’art. 35 del Testo Unico prevede a questo proposito anche la tutela sanitaria dei minori
irregolari, assicurando tutte le forme di assistenza pediatrica necessarie, compresa quella da
parte dei consultori.
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percentuale assai ridotta rispetto agli stranieri regolari, mentre rimane
preponderante il ruolo della rete dei connazionali e delle farmacie. Tra i
regolarizzandi si evidenzia, comunque, un atteggiamento più attivo e meno
fatalista nei confronti della malattia, in quanto è nettamente inferiore la
proporzione di chi rinuncia a curarsi.
Nell’ambito dell’universo dei cittadini stranieri emergono differenze
rispetto al genere nell’individuazione delle persone o dell’ente di riferimento
in caso di necessità. Le donne sembrano maggiormente propense a curarsi ed
a ricorrere più frequentemente al medico di base. Gli uomini si rivolgono più
spesso al pronto soccorso e, per quel che riguarda l’universo degli irregolari,
ai servizi di volontariato, mentre tra i pochi utenti in condizione giuridica di
regolarità che frequentano questi centri prevalgono le donne, probabilmente a
causa dell’alto numero di associazioni e di servizi dedicati.
Tra le donne è anche più spiccata la propensione al ricorso alla rete
amicale, italiana o dei connazionali.
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Interessante è il caso della comunità cinese nella quale è poco diffuso
l’utilizzo del medico di base (34,4%) a fronte di quello di comunità, utilizzato
dal 14,1% dei pazienti, la percentuale più alta rilevata per nazionalità. Assai
comune è, in questo gruppo, anche l’atteggiamento fatalista: quasi un quarto
delle persone rinuncia a cercare aiuto in attesa che il malessere passi.
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Il ricorso al medico privato è condizionato soprattutto dal reddito, in media
nettamente più alto tra coloro che dichiarano di utilizzare questo canale di
cura (1.303 euro contro una media di 964 tra i regolari e 801 euro contro una
media di 623 tra gli irregolari).
1.3 I servizi pubblici utilizzati
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Tab. 12 - Servizi pubblici utilizzati per posizione giuridica
Posizione giuridica
Quali servizi pubblici ha utilizzato?
In fase di
(ammesse più risposte) Regolare Irregolare
regolarizz.
Medico di base 62,2 *4,6 36,4
Pediatra di base 20,4 *1,1 10,3
Pronto soccorso 22,3 16,5 19,8
Visite specialistiche in ospedale 18,0 4,0 7,8
Ricovero in ospedale 6,9 2,1 4,3
Visite specialistiche pediatriche in ospedale (per i figli) 5,6 0,7 1,0
Nessun servizio 24,2 72,8 42,8
* Il dato si riferisce a coloro che hanno avuto un permesso di soggiorno successivamente scaduto
Per quanto attiene al rapporto tra servizi pubblici sanitari utilizzati e aree
di provenienza degli stranieri, appare ancora una volta evidente il diffuso
ricorso al medico di base da parte di tutte le componenti in posizione giuridica
regolare, con una maggiore diffusione tra i soggetti che provengono
dall’Africa, specie se sub-sahariana, e dell’America Latina, mentre est-europei ed
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asiatici5 si attestano su quote progressivamente inferiori. Ancora più evidenti
sono le differenze nel ricorso al servizio di pronto soccorso, nettamente più
utilizzato dalla componente africana, sia nella fascia di regolari, sia in quella
degli irregolari. Tra questi ultimi spicca il comportamento dei soggetti est-
europei, che si distinguono per una percentuale molto bassa di utilizzo di tale
servizio.
Gli asiatici si caratterizzano per un più contenuto ricorso al complesso dei
servizi pubblici, specie per quanto riguarda il rapporto con le strutture
ospedaliere (pronto soccorso, visite specialistiche di carattere generale o
pediatrico, parzialmente per quanto riguarda i ricoveri), comportamento
piuttosto diverso da quello adottato dagli africani che invece, come segnalato,
fanno registrare una maggiore percentuale di ricoveri.
Per quanto riguarda il rapporto tra utilizzo dei servizi sanitari pubblici e
titolo di studio è evidente come, ad esclusione del servizio di ricovero
ospedaliero che vede una maggiore presenza relativa di soggetti con un basso
grado di istruzione, i titolari di diploma superiore o laurea tendano ad un più
diffuso ricorso ai diversi servizi disponibili.
5
Si conferma lo scarso utilizzo del medico di base da parte dei cinesi che ne hanno usufruito
solo nel 35% dei casi a fronte di percentuali più alte degli altri asiatici come filippini (56,3%),
pakistani (56,3%), indiani (68,3%), srilankesi (49,1%).
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per coloro che sono giunti tra il 2000 e il 2002 ed al 74,2% per chi è arrivato
nel 2003.
L’analisi delle cause che hanno portato gli intervistati a rivolgersi ai servizi
pubblici evidenzia una netta predominanza di malesseri di tipo generico, o
comunque non riconducibili ad una delle altre specifiche modalità proposte
(64,3%). Ciò conferma ancora una volta come le malattie degli stranieri siano
nella maggior parte dei casi patologie assai banali comuni anche agli italiani,
spesso causate da condizioni abitative o lavorative precarie.
I ricoveri ospedalieri hanno riguardato invece solo il 6,2% degli stranieri.
Si ripropone la netta differenza di comportamenti in base alla posizione
giuridica nella quale si trovano i soggetti: sono soprattutto i regolari, infatti,
ad essersi rivolti al sistema dei servizi, sia in caso di malessere generico, sia
per questioni ginecologiche, sia per quanto riguarda cause legate ad infortuni
sul lavoro o ad incidenti domestici.
Tab. 16 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per grandi aree di provenienza.
Uomini
Grandi aree di provenienza uomini
Motivo di utilizzo dei servizi pubblici
Est Amer. Nord Altri
(ammesse più risposte) Asia Totale
Europa Latina Africa Africa
Malessere generico 49,5 59,6 49,5 58,1 58,6 55,8
Infortuni sul lavoro 10,4 4,6 6,1 11,1 10,2 8,7
Infortuni domestici 2,3 1,6 1,5 2,3 3,3 2,2
Altri infortuni 7,8 4,8 6,4 8,2 8,4 7,1
Malattie infettive 0,8 0,6 0,4 0,5 1,5 0,7
Altro 4,8 6,1 6,7 6,5 5,3 5,9
Tab. 17 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per grandi aree di provenienza.
Donne
Grandi aree di provenienza uomini
Motivo di utilizzo dei servizi pubblici
Est Amer. Nord Altri
(ammesse più risposte) Asia Totale
Europa Latina Africa Africa
Malessere generico 57,1 61,6 57,3 74,1 74,1 61,5
Motivi ginecologici 25,7 20,4 23,0 31,6 31,6 25,6
Infortuni sul lavoro 2,3 1,0 1,8 1,3 1,3 1,9
Infortuni domestici 2,6 1,1 1,8 2,1 2,1 2,0
Altri infortuni 2,2 5,5 3,5 4,8 4,8 3,7
Malattie infettive 0,3 0,5 0,1 0,9 0,9 0,6
Altro 4,6 3,6 10,0 5,9 5,9 5,9
51
Restringendo l’analisi al dettaglio relativo agli infortuni, che come
segnalato costituisce motivo di ricorso ai servizi per l’8,1% di coloro che
hanno usufruito di almeno un servizio sanitario (5,6% dell’intero campione), i
dati contenuti nella tabella 18 indicano come sia evidente il legame tra
frequenza degli infortuni e tipo di lavoro svolto. Sono, infatti, gli addetti al
settore edile e agricolo, attività lavorative per lo più maschili, a addurre
motivazioni che attengono alla sfera infortunistica. Si tratta di un segnale
allarmante e sottolineato da più parti con sempre maggior risalto: il rapporto
Inail 2003 sottolineava come, a livello nazionale, nell’anno precedente
all’indagine a fronte di una di 44 infortunati italiani sul lavoro su 1.000, tra gli
stranieri il rapporto salisse a 57 e tra gli interinali addirittura a 77.
Tab. 18 - Utilizzo dei servizi pubblici a causa di infortunio sul lavoro per
principali tipologie di attività lavorativa
Percentuale di stranieri che si sono rivolti
Tipo di lavoro svolto
ai servizi pubblici a causa di un infortunio sul lavoro
Operai edili di cui: 16,9
Manovale edile 11,9
Muratore 19,5
Operai specializzati 13,6
Operai agricoli e assimilati 10,8
Addetti ai trasporti 10,3
Operai generici 9,9
Artigiani di cui: 10,9
Falegname 15,2
Imbianchini 15,7
Elettricista 7,9
Meccanico/carrozziere 7,2
Tab. 19 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per titolo di studio raggiunto
Titolo di studio raggiunto
Motivo di utilizzo
Nessun Scuola Laurea/
dei servizi pubblici
titolo Scuola secondaria diploma
(ammesse più risposte)
formale dell'obbligo superiore universitario
Malessere generico 62,0 58,9 55,5 63,7
Motivi ginecologici* 27,0 22,7 27,0 26,3
Infortuni sul lavoro 5,4 6,0 6,0 3,4
Infortuni domestici 2,3 1,9 2,1 2,5
Altri infortuni 6,8 4,4 6,2 5,1
Malattie infettive 1,8 0,7 0,4 0,7
52
Altro 9,1 5,0 5,8 6,0
*Dato calcolato solo sulle donne
Per concludere, tre sono le aree di attenzione per quel che riguarda la
salute degli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria: la
prima legata all’utilizzo corretto dei servizi sanitari, assai poco diffuso tra gli
stranieri di più recente insediamento, la seconda alla tutela della salute degli
irregolari che rimane spesso un principio astratto nonostante la tutela
assicurata dalla legge; l’ultima, infine, è riguarda la problematica degli
infortuni sul lavoro legata all’impiego sempre maggiore di forza lavoro
straniera nei lavori definiti dalla ricerca Ciriec per Assolombarda “delle
cinque P” (precari, pericolosi, pesanti, poco pagati, penalizzati) che, unito alla
mancanza di informazione, alla diffusione del lavoro irregolare e alla scarsa
attenzione alla sicurezza, li espone ad un sempre maggior numero di infortuni.
Bibliografia
Pasini N., L’accesso e l’uso dei servizi sanitari, in Blangiardo G.C. (a cura
di), L’immigrazione straniera in Lombardia. La seconda indagine
regionale, Rapporto 2002, Fondazione ISMU, Osservatorio Regionale per
l’integrazione e la multietnicità, Milano, 2003, pp. 89-104.
www.inail.it
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2. Utenza e motivi del ricorso ai servizi
L’analisi relativa all’utilizzo del servizio pubblico sanitario e delle motivazioni che
hanno spinto i rispondenti a farvi ricorso è stata condotta prendendo in esame
le risposte alle problematiche in oggetto in relazione alle seguenti variabili:
genere, età, area di provenienza, periodo di arrivo in Lombardia, reddito,
condizione lavorativa e tipo di lavoro svolto.
di Albino Gusmeroli e Nicola Pasini.
Ogni parte del presente lavoro è frutto di un’elaborazione comune. Per quel che concerne la
stesura, Albino Gusmeroli si è occupato del paragrafo 2.2, Nicola Pasini del paragrafo 2.1.
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Tab. 1 - Servizi pubblici utilizzati
I servizi pubblici utilizzati (ammesse più risposte) Valore % 2002 Valore % 2004
Medico di base 52,9 54,2
Pediatra di base 20,1 17,6
Pronto soccorso 32,2 21,5
Visite specialistiche in ospedale 18,4 16
Ricovero in ospedale 18,8 6,2
Visite specialistiche pediatriche in ospedale Nd 4,9
Nessun servizio n.d. 30,8
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Grafico 1 - Servizi pubblici utilizzati per genere
Nel corso dell’ultimo anno poco più di uno straniero su sei (17,6%) ha
utilizzato il servizio di pronto soccorso, con una netta prevalenza della
componente maschile, (59,7% rispetto al 50,9% dell’intero campione) e con
una certa concentrazione tra i soggetti di origine africana. Rispetto al 2002 la
percentuale di stranieri che ha fatto ricorso al pronto soccorso appare
comunque notevolmente più bassa, passando dal 32,2% al 21,5% del 2004,
mentre la dinamica di genere indica una contrazione relativa della componente
femminile. Dal punto di vista anagrafico sono i nati dopo il 1970, e ancora più
dopo il 1975, ad essersi rivolti più frequentemente al servizio di pronto
soccorso, così come sono coloro che sono giunti in Lombardia prima del
1999.
56
Grafico 2 - Servizi pubblici utilizzati per grandi aree di provenienza
57
2.1.3 Il ricovero ospedaliero
58
Grafico 3 - Servizi pubblici utilizzati per classi di arrivo in Lombardia
59
crescere del grado di istruzione, anche se non manca una quota significativa di
soggetti che non sono in grado di stabilire il grado di istruzione conseguito.
60
pur se evidente che i nati dopo questa data tendono a rivolgersi in modo
massiccio al servizio di base. Dal punto di vista delle aree di provenienza sono
ancora una volta Albania, Egitto e Marocco ad essere maggiormente
rappresentate, con la predilezione degli egiziani per le visite specialistiche e
quella dei marocchini per il servizio di base. Mettendo in rapporto il quadro
delle risposte con la condizione lavorativa degli utilizzatori dei servizi
pediatrici appare evidente come i lavoratori regolari a tempo indeterminato,
determinato o part-time abbiano privilegiato il servizio di base, la componente
regolare del lavoro autonomo abbia privilegiato le visite pediatriche
specialistiche in ospedale, mentre la quota di casalinghe risulta sostanzialmente
equivalente. Infine occorre osservare come il ricorso alle strutture pediatriche
di base appaia più concentrato tra i soggetti che godono di reddito medio-alti,
52,3% di soggetti al di sopra dei 1.000,00 euro mensili a fronte del 49,3% tra
gli utilizzatori del servizio specialistico ospedaliero.
La distribuzione relativa ai titoli di studio indica una chiara predilezione
dei soggetti più istruiti per il servizio specialistico, considerato che la
sommatoria di diplomati e laureati si attesta al 29,9 rispetto al 24,3% nella
modalità pediatra di base.
Tra coloro che non hanno utilizzato alcun servizio pubblico nel corso
dell’ultimo anno sono nettamente più rappresentati i nati dopo il 1975, che
costituiscono il 37,4% del totale di questa categoria pur rappresentando il
28,1% del campione, così come sono più numerosi i giunti in Lombardia a
partire dal 2000, 71,6% pur rappresentando il 49,9% del campione. Dal punto
di vista dei principali paesi di provenienza sono rumeni e cinesi ad avere
scarsamente usufruito dei servizi pubblici, i primi perché rappresentano la
popolazione di più recente immigrazione in Italia e in Lombardia, la seconda
perché contraddistinta dalla già segnalata scarsa attitudine a frequentare
strutture sanitarie pubbliche. Dal punto di vista della condizione lavorativa
sono i disoccupati e i lavoratori irregolari stabili o instabili a caratterizzarsi
per quote più significative di soggetti che non hanno fatto ricorso ad alcun
servizio pubblico.
61
Grafico 5 - Servizi pubblici utilizzati nell’ultimo anno per titolo di studio
100%
pediatra
pediatra di base
pronto soccorso
nessun servizio
ricovero in ospedale
visite specialistiche in ospedale
nessun titolo obbligo secondaria laurea non sa/non risponde Totale campione
62
Tab. 2 - Servizi pubblici utilizzati nell’ultimo anno per condizione lavorativa
Medico Pediatra Pronto Visite Ricovero Pediatra Nessun Totale
di base di base soccorso specialistiche in servizio
in ospedale ospedale
Disoccupato 4,8 4,1 8,9 4,9 11,5 3,4 15,3 8,9
Studente 2,2 0,2 1,9 1,3 1,0 - 3,5 2,5
Casalinga 10,1 23,0 7,8 17,3 15,8 23,4 3,6 7,6
Occupato reg. a tempo
determinato 9,6 6,3 11,8 9,0 11,3 6,0 9,1 9,7
Occupato reg. part-time 7,2 8,6 6,1 6,9 4,0 5,7 5,5 6,4
Occupato regolare a 39,1 41,3 40,8 37,4 32,7 28,4 41,0
tempo indeterminato 51,1
Occupato irreg. in modo
abbastanza stabile 2,8 3,2 6,5 4,3 3,8 4,7 12,9 7,1
Occupato irregolare in 2,3 5,4 2,3 2,2 2,1 13,4 6,4
modo instabile 2,0
Occupato lavoro 2,9 1,9 3,8 1,2 3,6 1,9 2,2
parasubordinato 2,3
Lavoro autonomo 6,7 9,5 5,4 7,4 9,5 16,4 3,3 5,9
regolare
Lavoro autonomo non
regolare 0,5 0,7 1,5 0,5 ,4 0,8 2,1 1,3
Altra condizione non
professionale 0,3 0,1 0,2 0,6 0,8 0,3 0,1 0,2
Non risponde 0,5 0,1 1,1 0,9 0,8 1,0 1,0 0,9
2.2 I motivi di utilizzo dei servizi pubblici
In questo paragrafo sono presi in esame i motivi che hanno portato gli
intervistati a rivolgersi ai servizi pubblici richiamati nel paragrafo precedente.
Da questo punto di vista quanto riportato nel grafico 6 indica una netta
predominanza di motivazioni che rimandando a malesseri di tipo generico, o
comunque non riconducibili ad una delle specifiche modalità proposte
(58,4%). Ciò conferma ancora una volta come le malattie degli stranieri siano
nella maggior parte dei casi patologie comuni anche agli italiani spesso
causate da condizioni abitative o lavorative precarie.
70
58,4
60
50
40
30 25,6
20
ginecologici
malattie
altro
infortuni sul
altri infortuni
infettive
infortuni
generico
motivi
lavoro
41
occupazionale sono i lavoratori regolari a tempo indeterminato a presentare
una quota particolarmente rilevante di portatori di motivazioni di carattere
generico, cui si affiancano le casalinghe e i lavoratori regolari autonomi. Il
reddito medio di questa fascia di intervistati appare sensibilmente superiore
alla media del campione, pari a 973,00 euro mensili, con un contribuito
rilevante della classe 1.000,00-1.500,00 euro mensili. Infine per quanto attiene
alla distribuzione dei valori secondo il titolo di studio dei rispondenti le
motivazioni di tipo generico toccano in maniera più ampia chi ha ottenuto un
diploma di scuola dell’obbligo, superiore o laurea.
100%
90% 16
30,4
80% 42,9 39,6 45,9 46
48,4
70%
60%
50% 100
40% 84
69,6
30% 57,1 60,4 54,1 54
51,6
20%
10%
0% 0
domestici
campione
malessere
ginecologici
altro
malattie
infortuni sul
altri infortuni
infettive
infortuni
generico
Totale
motivi
lavoro
uomo donna
Dal punto di vista delle grandi aree di provenienza sono le donne europee e
americane ad essere relativamente più numerose, mentre il dettaglio
42
riguardante le principali nazionalità pone in evidenza le percentuali relative
alle albanesi, alle rumene e alle peruviane.
Trattandosi di donne è quella della casalinga, pari al 29% dell’intera
popolazione di donne che hanno utilizzato questa tipologia di servizi, la
condizione occupazionale più diffusa, mentre con un reddito medio mensile
pari a 770,00 euro si scende ben al di sotto del reddito medio del campione,
ma sensibilmente al di sopra di quello relativo alla sola componente
femminile nel suo complesso, come detto pari a 726,00 euro.
Grafico 8 - Motivi di utilizzo del servizio pubblico per grandi aree di provenienza
100% 5,7
14,9 9,5 13 13
90% 20,1 15,9
23,9
12,6 18,9
80% 15,4 21,3
23,9 16,7 23
70%
19,9
60%
50% 50,6 42,6
33,7 54,6
38,3 44,4 36
40% 36,1
30%
20%
29,5 27,3 29 25,1
10% 22,9 21,3 20,8 20,1
0%
domestici
campione
malessere
ginecologici
altro
malattie
infortuni sul
altri infortuni
infettive
infortuni
generico
Totale
motivi
lavoro
43
quella filippina, che pur rappresentando l’11,1% del campione costituisce il
2,4% degli infortuni passati dal servizio pubblico.
Dal punto di vista della distribuzione dei valori secondo il titolo di studio
notevole è il peso assunto dalla componente di stranieri privi di titolo di
studio, pari al 33,3% di coloro che hanno addotto motivazioni di ricorso al
servizio pubblico che rimandano ad infortuni sul lavoro pur rappresentando il
24,9% dell’intero campione, mentre dal punto di vista del periodo di arrivo in
Lombardia sono soprattutto i soggetti giunti prima del 1999 (63,9%).
100%
90%
32,3 32,6 29,4
36,7 38,4 38,5 34,8
80% 44
70% 5,1
4,2 2,8
4,6 3,8
60% 1,9 6
15 17,1
18,9 6 17,7
50% 16,7
21,4 14,4
40% 16,4 18 12,5
20,3 17,3 16 18,8
30% 14,9
20% 35,9
33,3 32
24,3 22,4 25,6 25,2 24,9
10%
0%
domestici
malessere
ginecologici
altro
malattie
infortuni sul
altri infortuni
infettive
campione
infortuni
generico
Totale
motivi
lavoro
44
coloro i quali svolgono mansioni di servizio alla persona o terziarie risultano
più al riparo dal pericolo di infortunio sul lavoro. Sono tuttavia proprio coloro
che svolgono un’attività lavorativa più rischiosa a poter contare su un reddito
medio notevolmente superiore alla media, pari a 1085,00 euro mensili, con un
peso notevole della classe 1000,00-1500,00 euro che si attesta la di sopra del
45% rispetto ad un peso sul totale del campione pari al 33,2%.
45
Molto simile al dato relativo agli infortuni è anche quello che attiene al
periodo di arrivo in Lombardia che, nel 62,5% dei casi, è rappresentato da
soggetti giunti nella regione prima del 1999, mentre per quanto attiene alla
variabile titolo di studio sono invece coloro i quali non sanno quale sia il
proprio grado di istruzione o non hanno ottenuto alcun titolo. Per quanto
riguarda il rapporto tra motivazioni relative ad infortuni domestici e
condizione lavorativa sono, nell’ordine, i lavoratori autonomi regolari, 11,2%
di infortuni a fronte di un peso complessivo pari al 5,9% dell’intero campione,
le casalinghe, 11,2% di infortuni a fronte di un peso complessivo pari al 7,6%
del campione, i lavoratori regolari a tempo indeterminato, 43,8% di infortuni
rispetto al 41,0% dell’intero campione, e i disoccupati, 9,5% di infortuni a
fronte di un peso complessivo pari all’8,9% del campione, a costituire le
categorie maggiormente rappresentate.
Dal punto di vista del tipo di attività lavorativa svolta notevole è il peso
assunto dalla componente operaia generica, che totalizza il 23,4% del totale
dei motivi di ricorso al servizio pubblico a causa di un incidente verificatosi
all’interno delle mura domestiche pur costituendo il 12,6% dell’intero
campione. Tra le prime dodici attività lavorative svolte dai rispondenti, oltre
alla componente operaia generica, sono i commercianti, i venditori ambulanti,
i muratori e i domestici a ore ad evidenziare valori al di sopra di quelli
registrati a livello aggregato.
46
Tab. 4 - Motivi di utilizzo del servizio pubblico per condizione lavorativa
Malessere Motivi Infortuni Infortuni Altri Malattie Altro Totale
generico ginecolo sul domestici infortuni infettive
gici lavoro
Disoccupato 5,3 5,1 1,1 9,5 7,3 3,8 11,1 8,9
Studente 2,0 0,8 0,4 2,4 2,0 - 3,2 2,5
Casalinga 9,2 29,0 0,9 11,2 3,9 13,5 5,1 7,6
Occupato reg. a tempo
determinato 9,5 8,4 13,7 8,3 10,4 17,3 5,8 9,7
Occupato reg. part-time 7,5 11,2 3,8 4,7 4,3 1,9 9,0 6,4
Occupato regolare a
tempo indeterminato 47,4 27,1 67,0 43,8 48,3 36,5 42,3 41,0
Occupato irreg. in modo
abbastanza stabile 4,4 5,6 5,4 2,4 6,1 3,8 3,6 7,1
Occupato irregolare in
modo instabile 3,5 3,2 2,0 3,6 2,3 9,6 5,3 6,4
Occupato lavoro -
parasubordinato 2,5 3,2 1,8 1,1 1,9 2,6 2,2
Lavoro autonomo
regolare 7,1 4,3 4,5 11,2 7,9 9,6 7,9 5,9
Lavoro autonomo non
regolare 0,8 0,4 0,2 0,6 2,3 1,9 2,4 1,3
Altra condizione non -
professionale 0,2 0,4 0,2 - 0,7 1,1 0,2
Non risponde 0,5 1,3 0,7 0,6 3,4 - 0,6 0,9
47
Questa composizione si riflette sulla determinazione del reddito medio di
questa modalità di motivazioni di accesso al servizio pubblico, considerato la
presenza significativa di soggetti privi di reddito, 14,6% rispetto al 10,4%
dell’intero campione, da attribuire prevalentemente alla presenza di una quota
significativa di casalinghe, ma anche di soggetti con reddito compreso nella
classe 1.000,00-1.500,00 euro/mese, 43,1% rispetto al 33,2% dell’intero
campione, da attribuire al peso della componente dei commercianti.
51
sahariana, pari al 54,6% a fronte di un peso nel campione pari al 36%. Molto
esigua appare invece la quota di soggetti afflitti da malattia infettiva di
provenienza americana, pari al 5,7% a fronte di peso nel campione pari al
15,9%. Questo tipo di motivazioni ha coinvolto in due casi su tre soggetti
giunti in Lombardia prima del 1999, e, nella stragrande maggioranza dei casi,
soggetti che non hanno saputo indicare il titolo di studio ottenuto o che non ne
hanno perseguito alcuno.
Dal punto di vista della condizione lavorativa i portatori di malattia
infettiva che si sono rivolti ad un servizio pubblico si distinguono per quote
significative di soggetti che svolgono attività autonoma, regolare e non
regolare, dipendente a tempo determinato o part-time, casalinga, o sono
occupati irregolarmente ed in modo instabile. Le tipologie di lavoro svolto
sono assai varie ma riguardano, in particolare, i venditori ambulanti e gli
operai generici.
100%
11,6 7,8 11,8 9,9 10,6
13,9 17,9 17,4
80% 21,3
29,3
33,2
37
46,4 43,1 32,5
37,3
60% 26,4
23,7
26,3
40% 25,8 17,4 15,3 26,1
23,1
30,1 15,6
7,4 10,9 15
20% 12,6 10,9 6,2
2,2 13,3
4,2 19,7 2,2 4,5
9,4 14,6 0,5 15,3
8,8 7,9 10,9 10,4
0% 1,8
0,5
malattie infettive
altri infortuni
infortuni sul
altro
domestici
Totale campione
malessere
ginecologici
infortuni
generico
motivi
lavoro
52
sebbene significativo sia anche il dato relativo a coloro che non possono
contare su alcun reddito, pari al 10,9% rispetto al 10,4% dell’intero campione.
Bibliografia
Pasini N., L’accesso e l’uso dei servizi sanitari, in Blangiardo G.C. (a cura di),
L’immigrazione straniera in Lombardia. La seconda indagine regionale,
Rapporto 2002, Fondazione Ismu, Osservatorio Regionale per l’integrazione e
la multietnicità, Milano, 2003, pp. 89-104.
53
3. Immigrazione e integrazione sanitaria:
fenomeno pluridimensionale*
7
Nella sua accezione di processo l’integrazione comprende tutte le modalità attraverso le quali
l’immigrato può essere incorporato nella realtà di adozione: può assumere forme e caratteristiche
differenti in un immaginario continuum che va dall’assimilazione al multiculturalismo (Macura,
Coleman, 1994).
8
Le cure urgenti sono elargite con esonero dal ticket a parità di condizioni con il cittadino
italiano (D.Lgs. 286/98, art.35, comma 4 e Circol. Minister. n. 5 24-3-2000, pag. 42 G.U.).
Per cure essenziali si intendono “e prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a
patologie non pericolose nell’immediato e nel breve termine, ma che nel tempo potrebbero
determinare maggiore danno alla salute o rischi per la vita (complicanze, cronicizzazioni o
aggravamenti)”.
9
L’indice di integrazione burocratica attribuisce i seguenti punteggi: 0 agli irregolari, 1 uno ai
regolari non iscritti in anagrafe, 2 ai regolari iscritti in anagrafe, 3 ai possessori di carta di
soggiorno o cittadinanza.
10
Si tratta del 91,3% delle naturalizzazioni relative al 2002. Attualmente la disciplina vigente
per gli extracomunitari prevede come requisito essenziale dieci anni di stabile residenza e un
55
Il secondo aspetto considerato, la dimensione lavorativa, assume un rilievo
assolutamente prioritario sulla strada verso un’integrazione che dovrebbe
avvenire non solo nel lavoro, ma anche attraverso il lavoro (Golini, Strozza,
Amato, 2000). L’indicatore è una sintesi della condizione lavorativa
(disoccupato, irregolare, regolare, regolare stabile) e del livello di reddito11.
Infine si è considerata la condizione abitativa degli stranieri, una variabile
che influisce molto sia sulle condizioni di salute sia sull’integrazione sociale:
la precarietà abitativa, per fare un esempio, impedisce di fatto il
ricongiungimento famigliare, un importante fattore di integrazione (Natale,
Strozza, 1997)12. La mobilità territoriale e la conseguente instabilità nell’alloggio
possono avere effetti negativi sull’inserimento stabile nella società e sulle
condizioni di salute, essendo il continuo cambio di abitazione una condizione
assai stressante (Marceca, 2000).
L’indice sintetico finale è costruito come somma dei tre indici parziali e
successivamente ricodificato in quattro modalità13 (integrazione bassa, medio-
bassa, medio-alta, alta). Si tratta, come già anticipato, di una misura dell’integrazione
nei suoi aspetti “strutturali” e che coglie quindi solo in modo indiretto
l’aspetto sociale, nell’ipotesi che ad un’integrazione burocratica, abitativa e
lavorativa corrisponda, nella maggior parte dei casi, una più agevole
partecipazione alla vita della società ospite.
giudizio che è sottoposto anche alla discrezionalità del potere esecutivo. Lo ius solis vigente in
Italia è tipico dei paesi di emigrazione ed è inadeguato all’attuale contesto di immigrazione
strutturale (Codini, D’Odorico, 2004: 9). I possessori di cittadinanza italiana rappresentano il
3,7% del campione.
11
Per coloro che non fanno parte della popolazione attiva (casalinghe, studenti, pensionati) è
stato costruito un indice che escludesse questa dimensione. L’indice di integrazione lavorativa
ha 5 modalità (nessuna integrazione lavorativa, integrazione bassa, medio-bassa, medio-alta e
alta).
12
Sono state distinte nell’ordine le modalità: casa di proprietà, casa in affitto solo o con
famiglia, casa, ospite di familiari non pagante o sul luogo di lavoro, in affitto con altri stranieri
e condizioni fortemente precarie come baracche o centri di accoglienza.
13
L’indice finale è calcolato come somma delle tre dimensioni (solo di due in caso di
popolazione non attiva) e ripartita in quattro modalità in base ai quartili.
56
L’analisi delle principali variabili socio-demografiche tramite la tecnica
dello scaling ottimale evidenzia l’esistenza di due principali profili di
integrazione.
Nella rappresentazione (in figura 1) l’asse X rappresenta il livello di
integrazione, mentre Y le caratteristiche strutturali quali genere e area di
provenienza. Nel I e IV quadrante si posizionano le caratteristiche di chi ha
alta integrazione, nel II e III quelle dei meno integrati.
Come emerge dal grafico, gli uomini nord africani e asiatici con anzianità
migratoria di oltre 10 anni e con figli rappresentano gli individui maggiormente
integrati, al contrario le donne latinoamericane ed est europee senza figli e di
immigrazione più recente costituiscono il profilo tipico della non integrazione.
Altre caratteristiche distintive del gruppo dei più integrati sono la presenza
di una maggiore proporzione di individui con istruzione universitaria, di
coniugati e di musulmani. Poiché si tratta di persone residenti in Italia da
molti anni, tra i più integrati vi sono poche persone che hanno beneficiato
dell’ultima sanatoria. Si tratta sostanzialmente del profilo delle nazionalità più
numerose e di più antico insediamento in Lombardia, in particolare del gruppo
nordafricano, caratterizzato, nelle fasi iniziali, da una migrazione
prevalentemente maschile e che, attualmente, sta completando il processo di
radicamento nella realtà italiana grazie al ricongiungimento famigliare e
quindi alla costituzione o ricostituzione della famiglia e alla nascita dei figli in
Italia.
I profili caratterizzati da instabilità sono invece legati agli attributi dei
flussi più recenti, provenienti dai paesi dell’Europa orientale e dall’America
Latina e con una marcata presenza femminile. Tra gli est europei in
particolare le donne risultano assai meno integrate rispetto agli uomini,
mentre tra i latino americani non si evidenziano marcate differenze di genere
rispetto all’integrazione.
Il legame tra livello di inserimento e povertà non è così netto come si
potrebbe ipotizzare: la percentuale di poveri nella parte meno integrata di
popolazione straniera (54,3%) è più elevata di soli 10 punti percentuali
rispetto a quella presente tra coloro che si pongono al livello più alto di
integrazione (43,9%), inoltre le percentuali maggiori di non poveri si
riscontrano ai livelli intermedi di integrazione (61,%).
57
Fig. 1 - Rappresentazione grafica dello scaling ottimale
2
1 Uomo
integrazione
senza figli arrivo in Italia
genere e provenienza
-1
America Latina
Donna
-2
Integrazione
integrazione genere presenza di figli in Italia arrivo in Italia area di provenienza
14
Se consideriamo la composizione della categoria dei sicuramente poveri osserviamo che essa
è composta al 25,3% da persone con integrazione bassa, al 14,8% da quelle a livello medio-
basso, mentre gli stranieri con integrazione medio alta ed alta costituiscono rispettivamente il
30,3% e il 29,6% dei sicuramente poveri. Per i criteri di ottenimento delle soglie di povertà cfr.
Terzera, 2004.
58
Tab. 1 - Andamento dei livelli di integrazione in base alla povertà
Livello di integrazione
Quattro soglie di povertà Bassa Medio bassa Medio alta Alta Totale
Sicuramente povero 35,9 19,8 24,1 25,3 25,8
Appena povero 18,5 18,9 14,9 18,5 17,4
Quasi povero 14,3 13,4 15,8 15,1 14,8
Sicuramente non povero 31,3 47,9 45,2 41,1 42,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
15
Tra gli stranieri con basso livello di integrazione il 57,2% è privo di permesso di soggiorno e
il 9,7% è in fase di regolarizzazione. Nel livello successivo invece gli stranieri irregolari
costituiscono il 2,1% del totale, mentre quelli in fase di regolarizzazione sono il 3,2%. La quasi
totalità degli stranieri privi di permesso di soggiorno si trova ad un livello di integrazione basso
(96,3%).
59
persone che rinuncia a curarsi (più di una persona su cinque tra persone con
livello di integrazione basso), una situazione nella quale anche le malattie
banali possono trasformarsi in fattore di esclusione e disuguaglianza (Conti,
Sgritta, 2004). Tra coloro che invece scelgono di chiedere aiuto diventa
prevalente il ricorso alla rete dei connazionali, alle farmacie, ai centri di
volontariato o al pronto soccorso.
16
Solo il 4,9% non prende provvedimenti, percentuale che scende al 3,7% tra le donne.
61
elevato utilizzo del medico di base anche ai livelli di bassa integrazione17. È
importante, infine, osservare che le donne sole o con figli ad un elevato livello
di integrazione dichiarano il maggior ricorso al medico di base (84,8%) e che
ai livelli di integrazione medio bassi il comportamento dei coniugati è più
lontano da quello degli italiani rispetto ai single di entrambi i generi.
Guardando alle prime 8 nazionalità presenti in Lombardia18 si conferma
quanto già osservato per le grandi aree geografiche con l’eccezione dell’area
asiatica, dove i due gruppi maggiormente rappresentati, filippini e cinesi,
hanno comportamenti nettamente differenti e non sintetizzabili in un unico
indicatore.
Per i filippini si osserva un basso ricorso alla rete etnica, una proporzione
altrettanto limitata di persone che rinunciano alla cura (mai superiore al 5%
anche per i livelli di integrazione più bassi) ed un intenso impiego del medico
di base già a partire dal livello di integrazione più basso19 (pari al 33%).
Diversa la situazione dei cinesi per i quali l’utilizzo del medico di base rimane
limitato anche ai livelli più alti di integrazione (52,5% tra i più integrati), il
ricorso alla rete etnica è contenuto (varia dal 17% dei meno integrati al 10%
dei più inseriti), mentre è preoccupante l’alta percentuale di persone che
rinuncia alla cura che varia dal 51% al livello minimo di integrazione e che
rimane piuttosto elevato, in rapporto alle altre provenienze, anche al livello di
maggiore integrazione (14%). Contrariamente agli altri gruppi è rilevante il
ricorso al medico di comunità (o a dispensari, i titolari di farmacie cinesi che
spesso già al paese d’origine gestivano farmacie o piccoli ambulatori) cui
spesso le famiglie meno integrate a livello linguistico culturale fanno
riferimento. Si tratta di solito del primo passo di un percorso che porta, tranne
per le patologie più banali, alle strutture ambulatoriali italiane: ciò avviene
perché i gestori di queste strutture indirizzano agli ambulatori i loro pazienti
(Farina, 2003a: 94). Si tratta tuttavia dell’unico caso, nell’ambito delle otto
nazionalità più numerose, in cui l’integrazione a livello lavorativo,
burocratico e abitativo non si accompagna ad un effettivo inserimento
sanitario. Questo è imputabile anche al persistere nel gruppo cinese,
17
Questo anche in presenza di percentuali di irregolarità tra le poco integrate simili a quelle
delle persone di pari livello, ma con diversa convivenza.
18
Le stime dell’Osservatorio Regionale 2004 segnalano la presenza in Lombardia di 82mila
marocchini, 62mila albanesi, 49mila rumeni, 42mila egiziani, 36mila filippini, 32mila
peruviani, 31mila cinesi e 30mila senegalesi (Blangiardo, 2004).
19
Ciò non è dovuto alla maggior presenza di irregolari in questa fascia tra i filippini: essa,
infatti, è pari al 61%. Altre nazionalità come cinesi (46,2%), albanesi (45,2%) ed egiziani
(46,6%) fanno registrare percentuali minori.
62
concentrato principalmente nella provincia di Milano20, di una parte
numericamente rilevante di persone che, pur essendo integrata negli aspetti
considerati strutturali21, non è parimenti inserita nella società in cui si trova a
vivere e non investe in modo massiccio nell’apprendimento della lingua
italiana o nell’esplorazione di percorsi di inserimento economico alternativi a
quello “etnico” (Cologna, 2003). Questo scollamento tra l’integrazione
misurabile e quella effettiva nel tessuto sociale lombardo può essere alla base
di questo ritardo nell’uso maturo dei servizi sanitari.
20
Il 63% dei cinesi presenti in Lombardia si trova nella provincia di Milano, segue la provincia
di Brescia con il 12% delle presenze e Mantova con il 6,1%.
21
Il 54,6% dei cinesi fa registrare un livello di integrazione medio-alta.
22
Particolarmente significativo è il caso dei nordafricani: al gradino più basso di integrazione la
percentuale di uomini che accompagnano i figli dal pediatra supera di oltre 6 punti quella delle
donne probabilmente anche a causa della poca conoscenza della lingua italiana, della non
possibilità di guidare l’auto e della generale segregazione in cui vivono le donne meno
integrate. La tendenza si inverte poi per i livelli superiori, raggiunge uno scarto di 41 punti
percentuali al grado di integrazione medio altro e si riduce a 28 per il livello alto, segnando
comunque la più alta differenza tra uomini e donne a quel livello per area. Una possibile
interpretazione può essere che l’iniziale intervento degli uomini tra i poco integrati (nell’ipotesi
63
provincia di Mantova aveva evidenziato a questo proposito che le donne
straniere, al contrario delle italiane, si prendono cura dei figli, ma non degli
uomini, che chiedono assistenza sanitaria muovendosi autonomamente
(Farina, 2003b).
che nella coppia si abbiano livelli analoghi di integrazione) lasci poi spazio anche in Italia al
tradizionale ruolo di cura ricoperto dalle donne.
64
maggiori differenze in base al genere si evidenziano tra gli est europei ed i
latino americani.
Il pronto soccorso è particolarmente utilizzato dagli africani di tutti i livelli
di integrazione e dagli uomini asiatici, est europei e latinoamericani. Le donne
di queste ultime due aree ad un basso livello di integrazione, invece, tendono
a sottoutilizzare il servizio. Ciò conferma come in questa fascia,
particolarmente ricca di irregolari23, le donne cerchino altri canali per curarsi
come già osservato nell’ipotesi della ricerca d’aiuto. A questo proposito uno
studio ha evidenziato come, specialmente tra donne, il contatto con il pronto
soccorso, si accompagni in molti casi ad un disagio causato delle modalità
organizzative poco accoglienti e dell’emergere di diversi atteggiamenti
culturali relativi al corpo e alla malattia che creano difficoltà di
comunicazione e disorientamento (Merelli, Ruggerini, 2000).
L’analisi dei ricoveri per area di provenienza evidenzia un andamento
progressivo al crescere dell’integrazione. Le percentuali sono molto elevate
tra le donne nordafricane, in particolare al livello di integrazione medio bassa
(20,7%), e tra le altre africane con integrazione medio alta e alta
(rispettivamente 10,6% e 18,8%). Si tratta presumibilmente in gran parte di
ricoveri per parto, si può ipotizzare che tra queste ultime la decisione di avere
figli si accompagni al raggiungimento di un buon livello d’integrazione e di
una buona condizione lavorativa, mentre tra le prime proprio le meno inserite
sono relegate al ruolo esclusivo di madre.
L’analisi per le prime 8 nazionalità più numerose conferma quanto detto
per macroaree. Da segnalare è solo lo scarso utilizzo del medico di base da
parte dei cinesi ai livelli più bassi di integrazione24.
23
La percentuale di irregolari o in attesa di regolarizzazione è pari al 73% tra le est europee,
all’87% tra le latinoamericane, mentre è pari al 49,5% tra le asiatiche.
24
La percentuale di utilizzo è pari al 3,1% tra i meno integrati e al 27,1% tra coloro a livello di
integrazione medio-basso. I filippini di pari livello fanno registrare percentuali rispettivamente
del 19,4% e del 48%.
65
l’ipotesi che i meno integrati abbiano una minore possibilità di accusare un
malessere o di infortunarsi sul lavoro o in casa (al più potrebbe essere vero il
contrario), si può dedurre che, al calare dell’integrazione, si incontrano
maggiori ostacoli che impediscono un maturo approccio ai servizi. È intuibile
che ai più bassi livelli di integrazione si operi una vera e propria compressione
dei bisogni sanitari, parzialmente attenuata dal ricorso a canali alternativi o
non appropriati rappresentati dalla rete dei connazionali.
La tabella 8 ripresenta le usuali differenze di genere riguardo ai malesseri
per i quali ci si rivolge normalmente al medico e quindi la maggiore attitudine
femminile a curarsi più volte osservata, ma rileva anche come gli uomini
siano maggiormente soggetti ad infortuni. La malattie infettive sono invece
una motivazione di accesso del tutto residuale.
Anche il ricorso ai servizi ginecologici tra le donne è soggetto al crescere
del livello di integrazione. Esso è più diffuso anche ai bassi livelli di
integrazione tra le africane, mentre lo è assai meno tra le asiatiche.
66
Tab. 6 - Utilizzo del medico di base nell’anno precedente l’intervista per area geografica e genere
Utilizzo del medico di base
nell’ultimo anno Est Europa Asia America Latina Nord Africa Altri Africa
Livello d’integrazione Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne
Bassa 5,1 11,6 12,6 9,8 3,2 14,2 17,0 21,9 8,5 19,2
Medio bassa 33,6 48,7 37,5 43,9 32,6 64,0 41,1 61,0 50,4 43,9
Medio alta 57,9 69,2 59,8 62,3 58,0 69,7 62,7 80,5 67,2 80,0
Alta 67,6 83,1 67,6 67,1 68,5 78,1 69,7 76,2 79,9 85,1
Totale 46,5 54,3 52,2 53,3 39,2 56,3 54,8 72,3 53,1 61,9
Tab. 7 - Utilizzo del pronto soccorso nell’anno precedente l’intervista per area geografica e genere
Utilizzo del pronto soccorso
nell’ultimo anno Est Europa Asia America Latina Nord Africa Altri Africa
Livello d’integrazione Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne
Bassa 15,8 9,1 16,2 6,8 22,6 9,1 27,0 28,1 24,6 23,3
Medio bassa 27,6 20,3 17,3 13,1 9,0 18,8 37,2 28,0 26,5 16,3
Medio alta 26,8 22,4 12,9 20,1 27,3 17,7 25,9 24,3 32,1 23,6
Alta 26,5 11,8 18,8 16,8 17,8 22,5 27,7 25,0 29,2 22,8
Totale 24,4 17,0 16,3 16,3 19,6 16,8 29,1 25,4 28,1 21,6
67
Tab. 8 - Motivi di accesso ai servizi pubblici nell’anno precedente l’intervista per
genere e livello di integrazione
Motivi dell’accesso Uomini Donne
Medio Medio Medio Medio
Livello di integrazione Bassa bassa alta Alta Bassa bassa alta Alta
Malessere generico 24,0 48,2 60,8 72,8 22,1 58,8 72,3 77,9
Motivi ginecologici - - - - 9,9 19,7 29,7 38,5
Infortuni sul lavoro 2,5 9,7 9,3 10,3 0,3 2,0 2,3 2,5
Infortuni in casa propria 1,1 1,8 2,5 2,8 1,5 2,3 0,9 4,1
Altri infortuni 6,7 7,2 8,2 7,5 1,8 4,1 3,8 4,2
Malattie infettive 0,5 1,8 0,5 0,6 0,3 0,2 1,0 0,7
Altro 3,8 5,2 4,8 6,6 6,7 5,5 5,4 6,6
68
Sembra al contrario che un livello d’integrazione medio alto non sia garanzia
di maggiore protezione riguardo agli incidenti sul lavoro.
Il profilo tipico degli uomini stranieri che si sono rivolti nell’ultimo anno
al servizio sanitario per un infortunio sul lavoro è quello di operaio con un
livello di integrazione medio-alto proveniente dal Nord Africa o dall’Europa
orientale.
La maggior esposizione degli stranieri rispetto agli italiani nel campo degli
infortuni sul lavoro, evidenziata recentemente dalle fonti ufficiali sembra
69
essere imputabile al maggior impiego di forza lavoro straniera in mansioni
pericolose e ad un addestramento inadeguato rispetto ai rischi di infortunio
(Marceca, 2000). La tematica degli infortuni sul lavoro degli stranieri deve
diventare di primaria attenzione ed essere attentamente monitorata in futuro.
Oltre all’uso dei servizi sanitari e alle barriere esistenti rispetto all’accesso è
interessante analizzare la percezione dei fattori di rischio per la salute cui gli
stranieri sono esposti. Si tratta principalmente di fattori patogeni locali
accertati da tempo, come le cattive condizioni abitative, alimentari e di lavoro,
che, spesso, soprattutto nei primi tempi, sono aggravati dagli effetti oggettivi
e soggettivi del mancato possesso del permesso di soggiorno, da stress o
depressione conseguenti lo sradicamento dal proprio contesto originario e alle
difficoltà di integrazione (Seppilli, 2004). Nell’ambito dell’indagine è stata
sottoposta agli intervistati una domanda allo scopo di misurare la percezione
delle loro condizioni di salute adottando una definizione di benessere che
supera la pura concezione biologica ed include anche le dimensioni
psicologiche e le condizioni dell’ambiente di vita e di lavoro.
È ragionevole ipotizzare che alcune di queste condizioni di rischio,
diventino meno acute, e come tali siano percepite, al crescere
dell’integrazione così come è misurata dall’indice considerato.
Prima di analizzare le condizioni di rischio per la salute indicate dagli
intervistati è importante soffermarsi sulla percentuale di persone che non
individua, invece, alcun fattore di rischio per la propria salute pari al 30%
degli uomini e al 32% delle donne. Si tratta di un dato positivo che indica
come la percezione dello stato di salute degli immigrati sia piuttosto buona.
Tale considerazione diventa ancora più fondata nel momento in cui si
rileva che al crescere del livello di integrazione si accompagna un aumento
della proporzione di individui che non identificano rischi per la salute: tra i
più integrati essa raggiunge il 40%25.
Si era già avuto modo di osservare che la consapevolezza di operare in
cattive condizioni di lavoro si manifesta in una fase successiva a quella
dell’immediato insediamento in Italia e che la percentuale di persone che
indica il lavoro come pericolo per la salute cresce all’aumentare dell’anzianità
25
Non si è voluto affrontare in questa sede il tema del significato di salute attribuito dalle
diverse culture, accettando come valida la percezione del soggetto, indipendentemente dalla
concezione personale attribuita dall’intervistato.
70
migratoria (Gusmeroli, Ortensi, Pasini, 2004). Questa analisi permette di
aggiungere la considerazione che il raggiungimento di un buon livello di
integrazione burocratica, lavorativa (dal punto di vista economico e formale) e
abitativa non implica un miglioramento effettivo delle condizioni di lavoro
percepite, almeno tra gli uomini. L’andamento diverso osservabile tra le
donne è spiegabile con l’alto numero di non attive tra ai livelli più alti di
integrazione26.
26
Le casalinghe sono l’8% tra le donne meno integrate, il 3,8% tra quelle con integrazione
medio-bassa, mentre raggiungono rispettivamente il 20,1% e il 32,4% tra le donne con
integrazione medio-alta e alta.
71
una maggiore preoccupazione per la povertà anche ai livelli più alti di
integrazione.
Le preoccupazioni della prima ora, legate agli aspetti strutturali
dell’integrazione come la casa, l’uscita dalla precarietà e la padronanza della
lingua lasciano sempre maggior posto, al crescere dell’inserimento, a
preoccupazioni circa la sicurezza sul lavoro e ai malesseri concernenti la sfera
psicologica. Tutti aspetti che sono riassunti nel complesso concetto di
benessere e che caratterizzeranno sempre più gli stranieri presenti in Italia
parallelamente al loro radicamento sul territorio.
A questo proposito e in conclusione è interessante analizzare la percezione
di alcune problematiche come la povertà e la precarietà in rapporto
all’effettivo disagio rilevato nella popolazione straniera.
Bibliografia
72
Cologna D., I cinesi in Cologna D, (a cura di) Asia a Milano, Abitare Segesta
Cataloghi, Milano, 2003 pp. 83-95
Codini E., D’Odorico M., Per una nuova disciplina della cittadinanza,
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Farina P. Salute e maternità: gli immigrati asiatici come utenti dei servizi
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Segesta Cataloghi, Milano, 2003, pp. 83-95
Gusmeroli A., Ortensi L., Pasini N., L’integrazione sanitaria degli immigrati
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Blangiardo G. C. (a cura di), L’immigrazione straniera in Lombardia. La
quarta indagine regionale, Rapporto 2004, Fondazione Ismu, Osservatorio
Regionale per l’integrazione e la multietnicità, Milano, 2005
73
Morelli M., Ruggerini M.G., Le paure degli «altri». Sicurezza e insicurezza
urbana nell’esperienza migratoria in Zincone G. (a cura di), Secondo
Rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna,
2001
Natale M., Strozza S., Gli immigrati stranieri in Italia. Quanti sono, chi sono,
come vivono?, Cacucci Editore, Bari, 1997
74
Allegato statistico: la salute degli immigrati in cifre*
*
di Livia Ortensi
75
1. La richiesta di aiuto
76
Tab. 1.2 - Richiesta di aiuto per grandi arre di provenienza
Grandi aree di provenienza
America
A chi si rivolge quando si sente male? Est Europa Asia Latina Nord Africa Altri Africa Totale
Ad amici e/o conoscenti della mia comunità % di riga 27,2 18,1 10,5 22,7 21,4 100,0
% di colonna 11,6 8,6 7,2 11,8 15,4 10,8
Ad amici e/o conoscenti italiani % di riga 55,1 18,9 14,1 5,9 5,9 100,0
% di colonna 5,1 1,9 2,1 0,7 0,9 2,3
Al farmacista % di riga 31,6 17,9 24,7 13,6 12,2 100,0
% di colonna 12,1 7,6 15,2 6,3 7,8 9,7
Al medico di base % di riga 23,3 24,3 13,9 22,5 16,0 100,0
% di colonna 50,6 58,4 48,5 59,2 58,5 55,1
% di riga 12,8 63,3 10,1 5,5 8,3 100,0
Ad un medico della comunità d'appartenenza % di colonna 0,7 3,8 0,9 0,4 0,8 1,4
Ad un medico privato % di riga 31,7 26,8 9,8 14,6 17,1 100,0
% di colonna 0,7 0,6 0,3 0,4 0,6 0,5
Al personale di un centro di volontariato % di riga 21,2 14,6 35,8 8,0 20,4 100,0
% di colonna 2,4 1,8 6,5 1,1 3,9 2,9
Al pronto soccorso % di riga 24,8 19,1 17,4 26,8 11,9 100,0
% di colonna 8,9 7,5 10,0 11,6 7,2 9,0
A nessuno, aspetto che passi % di riga 24,4 26,7 17,9 21,9 9,0 100,0
% di colonna 8,0 9,6 9,4 8,7 5,0 8,3
Totale % di riga 25,3 22,9 15,8 20,9 15,1 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
7
Tab. 1.3 - Richiesta di aiuto per condizione giuridica
Attualmente è in possesso del permesso di soggiorno? Totale
No, non l’ha
Si, perm. Ha anche No, l'ha No, l'ha avuto ma è No, non mai avuto e sta
Si, carta di di cittadin. avuto ma scaduto e sta l’ha mai regolarizzando
A chi si rivolge quando si sente male? sogg. soggiorno italiana è scaduto regolarizza- ndosi avuto si
Ad amici e/o conoscenti della mia comunità % di riga 9,9 60,0 1,8 1,9 1,2 20,9 4,3 100,0
% di colonna 7,5 9,4 5,2 34,8 8,0 22,0 25,9 10,7
Ad amici e/o conoscenti italiani % di riga 9,8 66,8 3,3 0,0 1,1 10,3 8,7 100,0
% di colonna 1,6 2,3 2,1 0,0 1,6 2,4 11,5 2,3
Al farmacista % di riga 7,0 64,3 2,4 1,3 6,9 15,1 3,0 100,0
% di colonna 4,8 9,1 6,3 21,7 41,6 14,4 16,5 9,7
Al medico di base % di riga 19,8 73,6 5,0 0,1 0,9 0,1 0,4 100,0
% di colonna 77,4 59,9 75,7 13,0 32,8 0,4 12,2 55,4
Ad un medico della comunità d'appartenenza % di riga 7,0 79,0 0,0 12,0 2,0 100,0
% di colonna 0,6 1,5 0,0 1,5 1,4 1,3
Ad un medico privato % di riga 17,5 57,5 2,5 0,0 17,5 5,0 100,0
% di colonna 0,6 0,4 0,3 0,0 0,9 1,4 0,5
Al personale di un centro di volontariato % di riga 30,3 3,7 0,9 58,3 6,9 100,0
% di colonna 1,2 17,4 1,6 16,0 10,8 2,8
Al pronto soccorso % di riga 7,4 68,2 2,1 0,6 1,4 19,0 1,3 100,0
% di colonna 4,8 9,1 5,2 8,7 8,0 17,1 6,5 9,1
A nessuno, aspetto che passi % di riga 4,5 57,6 2,3 0,3 1,2 31,1 2,9 100,0
% di colonna 2,6 7,0 5,2 4,3 6,4 25,3 13,7 8,2
Totale % di riga 14,1 68,1 3,7 0,6 1,6 10,1 1,8 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
8
Tab. 1.4 - Richiesta di aiuto per religione professata
Religione professata
Altra
A chi si rivolge quando si sente male? Cattolica Musulma-na Cristiana Buddista Induista Altra Nessuna Totale
Ad amici e/o conoscenti della mia comunità % di riga 23,9 44,7 18,3 4,1 1,9 2,3 4,8 100,0
% di colonna 8,2 12,7 11,7 11,7 11,0 8,7 10,8 10,8
Ad amici e/o conoscenti italiani % di riga 41,2 14,1 24,3 2,8 2,8 6,8 7,9 100,0
% di colonna 3,0 0,8 3,3 1,7 3,4 5,5 3,8 2,3
Al farmacista % di riga 32,5 25,9 27,4 3,8 1,3 5,7 3,4 100,0
% di colonna 9,8 6,5 15,5 9,6 6,8 19,3 6,7 9,6
Al medico di base % di riga 32,3 41,1 14,8 3,4 2,2 2,4 3,8 100,0
% di colonna 56,5 59,6 48,5 49,8 64,4 46,8 44,2 55,4
Ad un medico della comunità d'appartenenza % di riga 21,7 17,9 10,4 23,6 1,9 24,5 100,0
% di colonna 0,9 0,6 0,8 8,6 0,9 7,0 1,4
Ad un medico privato % di riga 50,0 22,5 22,5 0,0 0,0 2,5 2,5 100,0
% di colonna 0,8 0,3 0,7 0,0 0,0 0,5 0,3 0,5
Al personale di un centro di volontariato % di riga 56,2 18,3 18,7 2,3 1,4 3,2 100,0
% di colonna 5,0 1,4 3,1 1,7 1,4 1,9 2,8
Al pronto soccorso % di riga 31,3 45,7 14,5 2,1 1,7 2,7 2,0 100,0
% di colonna 9,0 10,9 7,8 5,2 8,2 8,7 3,8 9,1
A nessuno, aspetto che passi % di riga 26,2 33,5 18,0 5,4 1,4 2,8 12,6 100,0
% di colonna 6,8 7,2 8,7 11,7 6,2 8,3 21,6 8,2
Totale % di riga 31,7 38,1 16,9 3,8 1,9 2,8 4,8 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
9
Tab. 1.5 - Richiesta di aiuto per titolo di studio raggiunto
Titolo di studio raggiunto
Scuola
Nessun titolo Scuola secondaria Laurea/diplo-ma
A chi si rivolge quando si sente male? formale dell’obbligo superiore universitario Totale
Ad amici e/o conoscenti della mia comunità % di riga 14,8 39,9 34,3 11,0 100,0
% di colonna 17,3 13,0 8,5 8,7 10,8
Ad amici e/o conoscenti italiani % di riga 6,5 29,9 47,3 16,3 100,0
% di colonna 1,6 2,1 2,5 2,8 2,3
Al farmacista % di riga 12,8 35,3 40,2 11,7 100,0
% di colonna 13,3 10,3 8,9 8,3 9,7
Al medico di base % di riga 8,0 31,2 45,2 15,7 100,0
% di colonna 47,4 51,5 57,1 63,1 55,2
Ad un medico della comun. d’appartenenza % di riga 5,7 51,9 35,8 6,6 100,0
% di colonna 0,8 2,1 1,1 0,7 1,4
Ad un medico privato % di riga 10,0 15,0 47,5 27,5 100,0
% di colonna 0,5 0,2 0,6 1,0 0,5
Al personale di un centro di volontariato % di riga 10,0 32,6 51,1 6,3 100,0
% di colonna 3,0 2,8 3,3 1,3 2,8
Al pronto soccorso % di riga 7,8 31,7 47,7 12,8 100,0
% di colonna 7,5 8,5 9,8 8,4 9,0
A nessuno, aspetto che passi % di riga 9,6 38,5 42,5 9,4 100,0
% di colonna 8,5 9,6 8,1 5,7 8,3
Totale % di riga 9,3 33,4 43,6 13,7 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
10
Tab.1.6 - Richiesta di aiuto per condizione giuridica e genere
A chi si rivolge quando si sente male? Regolari Irregolari
Uomo Donna Uomo Donna
Ad amici e/o conoscenti della mia comunità 8,7 9,2 21,8 23,2
Ad amici e/o conoscenti italiani 1,4 3,1 0,7 5,0
Al farmacista 8,1 8,6 13,2 16,2
Al medico di base 62,6 64,5 4,3* 2,9*
Ad un medico della comunità d'appartenenza 1,4 1,2 1,4 3,1
Ad un medico privato 0,3 0,7 0,4 1,6
Al personale di un centro di volontariato 0,7 1,3 16,4 14,1
Al pronto soccorso 10,1 6,1 17,1 13,8
A nessuno, aspetto che passi 6,8 5,4 24,7 20,1
Totale 100 100 100 100
* Il dato si riferisce a coloro che hanno avuto un permesso di soggiorno successivamente scaduto
11
Tab. 1.7 - Richiesta di aiuto per condizione giuridica e area di provenienza
Regolari Irregolari
Al personale di un centro di volontariato 0,4 0,9 1,8 0,4 1,9 12,7 15,9 24,8 8,1 9,4
Al pronto soccorso 8,8 6,4 8,2 10,8 6,2 10,2 25,2 16,3 23,4 14,5
A nessuno, aspetto che passi 5,1 8,8 5,2 6,7 3,4 22,7 17,8 25,6 31,5 15,2
Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100
*Si tratta di persone che erano in possesso di un permesso di soggiorno successivamente scaduto
12
2. I servizi utilizzati e le cause
13
Tab. 2.2 - Servizi pubblici utilizzati per posizione giuridica e genere
Quali servizi pubblici ha utilizzato?
(ammesse più risposte) Regolari Irregolari
Uomo Donna Uomo Donna
Medico di base 58,9 65,9 5,4 3,6
Pediatra di base* 34,1 48,0 **1,6 **9,7
Pronto soccorso 24,2 20,1 20,1 11,6
Visite specialistiche in ospedale 11,3 25,8 2,3 6,2
Ricovero in ospedale 6,2 7,6 2,0 2,2
Visite specialistiche pediatriche in ospedale* 9,8 12,6 **4,0 **2,6
Nessun servizio 27,2 20,7 69,4 77,4
*La percentuale è calcolata solo su chi ha figli in Italia
**Si tratta di persone che erano in possesso di un permesso di soggiorno successivamente scaduto
14
Tab. 2.3 - Servizi pubblici utilizzati per posizione giuridica e grandi aree di provenienza
Regolari Irregolari
15
Tab. 2.4 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per posizione giuridica
Quali servizi pubblici ha utilizzato? (ammesse più risposte) Posizione giuridica Totale
In fase di
Regolare Irregolare
regolarizzazione
Malessere generico 64,8 18,9 43,9 58,4
Motivi ginecologici* 28,4 7,5 16,3 25,6
Infortuni sul lavoro 6,3 1,4 3,6 5,6
Infortuni domestici 2,3 1,3 1,1 2,1
Altri infortuni 5,7 4,1 5,3 5,5
Malattie infettive 0,7 0,4 1,7 0,7
Altro 5,8 4,6 11,3 5,9
*Dato calcolato solo sulle donne
16
Tab. 2.5 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per grandi aree di provenienza, uomini
Grandi aree di provenienza uomini
17
Tab. 2.6 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per grandi aree di provenienza, donne
Grandi aree di provenienza donne
18
Tab. 2.7 - Motivi dell’utilizzo dei servizi pubblici per titolo di studio raggiunto
Titolo di studio raggiunto
Scuola
Motivo di utilizzo dei servizi pubblici (ammesse più Scuola secondaria Laurea/diploma
risposte) Nessun titolo formale dell'obbligo superiore universitario
Malessere generico 62,0 58,9 55,5 63,7
Motivi ginecologici* 27,0 22,7 27,0 26,3
Infortuni sul lavoro 5,4 6,0 6,0 3,4
Infortuni domestici 2,3 1,9 2,1 2,5
Altri infortuni 6,8 4,4 6,2 5,1
Malattie infettive 1,8 0,7 0,4 0,7
Altro 9,1 5,0 5,8 6,0
*Dato calcolato solo sulle donne
19
3. I fattori di rischio per la salute
20
Tab. 3.2 - Principale fattore di rischio individuato per genere
Genere dell'intervistato Totale
Fattori che incidono negativamente sullo stato di salute (primo) Uomo Donna
Le cattive condizioni di lavoro % di riga 66,8 33,2 100,0
% di colonna 26,9 15,5 21,6
Le cattive condizioni abitative % di riga 58,5 41,5 100,0
% di colonna 8,1 6,7 7,5
La mancanza di informazioni % di riga 44,5 55,5 100,0
% di colonna 4,7 6,9 5,7
La difficoltà a spiegarsi, a comunicare il malessere % di riga 38,7 61,3 100,0
% di colonna 4,4 8,1 6,1
La lontananza dai cari % di riga 49,0 51,0 100,0
% di colonna 20,4 24,7 22,3
La povertà % di riga 52,7 47,3 100,0
% di colonna 3,1 3,2 3,2
La disoccupazione (precarietà).. % di riga 41,0 59,0 100,0
% di colonna 1,9 3,1 2,4
Niente % di riga 52,8 47,2 100,0
% di colonna 30,5 31,7 31,1
Totale % di riga 53,8 46,2 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0
21
Tab. 3.3 - Principale fattore di rischio individuato per area di provenienza
Grandi aree di provenienza
Fattori che incidono negativamente sullo stato America
di salute (primo) Est Europa Asia Latina Nord Africa Altri Africa Totale
Le cattive condizioni di lavoro % di riga 27,9 17,0 14,4 22,5 18,2 100,0
% di colonna 24,0 15,9 19,7 23,2 26,2 21,6
Le cattive condizioni abitative % di riga 24,5 14,3 15,2 27,8 18,2 100,0
% di colonna 7,3 4,6 7,1 9,9 9,0 7,4
La mancanza di informazioni % di riga 23,6 22,7 11,8 26,1 15,9 100,0
% di colonna 5,4 5,6 4,3 7,1 6,0 5,7
La difficoltà a spiegarsi, a comunicare il
malessere % di riga 19,3 35,9 10,4 20,8 13,6 100,0
% di colonna 4,7 9,5 4,0 6,1 5,5 6,1
La lontananza dai cari % di riga 29,7 21,6 15,7 18,1 15,0 100,0
% di colonna 26,5 20,9 22,2 19,3 22,2 22,4
La povertà % di riga 18,5 23,0 12,3 21,0 25,1 100,0
% di colonna 2,3 3,1 2,5 3,2 5,3 3,2
La disoccupazione (precarietà).. % di riga 21,3 14,4 22,9 17,0 24,5 100,0
% di colonna 2,1 1,5 3,5 2,0 4,0 2,4
Niente % di riga 22,4 28,7 18,6 19,7 10,6 100,0
% di colonna 27,8 38,8 36,7 29,2 21,8 31,1
Totale % di riga 25,1 23,1 15,8 21,0 15,1 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
22
Tab. 3.4 - Principale fattore di rischio individuato per condizione giuridica
Attualmente è in possesso del permesso di soggiorno?
No, l'ha avuto No, non l'ha
No, perchè ma è scaduto e mai avuto e
Si, ha anche No, l'ha sta No, non sta
Si, carta permess. cittadinanza avuto ma è regolarizzan- l'ha mai regolarizzand
Fattori che incidono negativamente sullo stato di salute (primo) di sogg. di sogg. italiana scaduto dosi avuto osi Totale
Le cattive condizioni di lavoro % di riga 16,0 69,1 1,8 0,6 1,9 8,9 1,7 100,0
% di colonna 24,3 22,0 10,4 22,7 25,2 18,3 21,5 21,6
Le cattive condizioni abitative % di riga 11,7 69,4 0,9 0,7 1,2 14,0 2,1 100,0
% di colonna 6,1 7,6 1,8 9,1 5,5 9,8 9,2 7,4
La mancanza di informazioni % di riga 10,5 69,3 0,9 0,5 3,0 10,8 5,0 100,0
% di colonna 4,2 5,9 1,4 4,5 10,2 5,9 16,9 5,7
La difficoltà a spiegarsi, a comunicare il malessere % di riga 9,2 63,9 0,2 0,2 7,5 15,7 3,2 100,0
% di colonna 4,0 5,7 0,4 2,3 27,6 9,1 11,5 6,1
La lontananza dai cari % di riga 12,1 70,4 3,6 0,5 0,9 11,0 1,6 100,0
% di colonna 19,0 23,3 21,8 18,2 11,8 23,4 20,8 22,4
La povertà % di riga 15,2 57,8 2,1 2,1 2,1 19,8 0,8 100,0
% di colonna 3,3 2,7 1,8 11,4 3,9 5,9 1,5 3,1
La disoccupazione (precarietà).. % di riga 12,4 59,1 4,8 1,1 4,3 16,1 2,2 100,0
% di colonna 2,1 2,1 3,2 4,5 6,3 3,7 3,1 2,4
Niente % di riga 16,8 66,3 6,9 0,5 0,5 8,0 0,8 100,0
% di colonna 37,0 30,7 59,3 27,3 9,4 23,9 15,4 31,3
Totale % di riga 14,2 67,7 3,7 0,6 1,7 10,5 1,7 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
23
Tab. 3.5 - Principale fattore di rischio individuato per titolo di studio
Titolo di studio raggiunto
Scuola
Nessun titolo Scuola secondaria Laurea/diploma
Fattori che incidono negativamente sullo stato di salute (primo) formale dell'obbligo superiore universitario Totale
Le cattive condizioni di lavoro % di riga 9,9 39,7 39,4 11,0 100,0
% di colonna 22,8 25,9 19,7 17,2 21,7
Le cattive condizioni abitative % di riga 15,5 34,0 39,3 11,1 100,0
% di colonna 12,2 7,6 6,7 5,9 7,4
La mancanza di informazioni % di riga 14,2 35,6 40,8 9,4 100,0
% di colonna 8,6 6,1 5,4 3,9 5,7
La difficoltà a spiegarsi, a comunicare il malessere % di riga 17,6 39,8 32,3 10,3 100,0
% di colonna 11,4 7,3 4,5 4,5 6,1
La lontananza dai cari % di riga 6,4 25,8 50,0 17,7 100,0
% di colonna 15,3 17,4 25,7 28,6 22,4
La povertà % di riga 11,6 43,6 33,2 11,6 100,0
% di colonna 3,9 4,1 2,4 2,6 3,2
La disoccupazione (precarietà).. % di riga 12,8 32,1 42,8 12,3 100,0
% di colonna 3,3 2,4 2,4 2,2 2,4
Niente % di riga 6,8 31,2 46,3 15,7 100,0
% di colonna 22,5 29,2 33,2 35,2 31,1
Totale % di riga 9,4 33,3 43,5 13,9 100,0
% di colonna 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
24
25