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|||Barrio Chino

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MIQUEL FERNÁNDEZ Membro del GRECS «Questo è uno studio sulla violenza. In concreto, è uno studio Miquel Fernández Il Raval, già noto per aver incluso nei suoi
(Grup de Recerca en Exclusió i Control social) confini meridionali la storica Chinatown di
su quella che potremmo definire “la violenza dell’ordine”, o su
e professore di antropologia sociale
all’università di Barcellona, ha coordinato, tra ciò che Slavoj Žižek chiama “la violenza obiettiva”, che è “preci- Non è un quartiere per ricchi Barcellona, non è soltanto uno dei quartieri-
simbolo della metropoli catalana ma, in una
le altre cose, la pubblicazione del volume samente la violenza inerente a questo normale stato di cose” dimensione globale, rappresenta un vero e
Fabricant l’immigrant (2009) occupandosi, proprio laboratorio di “igiene sociale”. Si
Come il Raval di Barcellona ha fronteggiato la speculazione e affrontato

Miquel Fernández | Non è un quartiere per ricchi


oltre che di emigrazione, di violenza simbolica […]. Il mio interesse si è centrato allora sulla necessità di com- tratta, a ben vedere, di un luogo capace di
l’espulsione dei suoi abitanti. Una storia esemplare
e sistemica in rapporto alle trasformazioni prendere come queste modalità di violenza si dispieghino in rappresentare i peggiori incubi delle classi
urbane. dirigenti e, di conseguenza, anche tutte le
una situazione concreta: la cosiddetta riforma urbanistica del Epilogo di Manuel Delgado politiche che, nel corso di un secolo, le stesse
Raval, iniziata “involontariamente” con i bombardamenti del- classi dirigenti hanno scelto di portare avanti
per superare una situazione di volta in volta
l’aviazione fascista del 1937 e del 1938 e considerata quasi defi- definita come «pericolosa», «amorale» e
nitivamente compiuta con l’inaugurazione della nuova sede «degradata».
della Filmoteca Nazionale della Catalogna, il 21 febbraio 2012» A causa del sovraffollamento, della povertà e
di attività economiche stigmatizzate come la
(Miquel Fernández). prostituzione, in effetti, il Raval si è sempre
configurato come spazio altro rispetto ai
canoni morali della buona borghesia di
Barcellona anche grazie alla conflittualità
politica e sociale che non ha mai mancato di
animare il quartiere, contribuendo a renderlo
oggetto di una permanente condanna sociale
nonché territorio perennemente esposto alle
mire speculative del capitale finanziario.
Questa attitudine si è manifestata nella
contemporaneità con rinnovata virulenza,
salutando l’epoca di una vera e propria
colonizzazione urbana del Raval dove, per
facilitare lo sfruttamento, è stato necessario
espellere una popolazione evidentemente
incompatibile con le caratteristiche del
quartiere-vetrina pensato da palazzinari avidi
e urbanisti compiacenti. Eppure, come spiega
bene Miquel Fernández, il Raval non è un
quartiere per ricchi. E così chi credeva di
poter fare soldi facili sulla pelle degli storici
25 euro abitanti del quartiere ha dovuto fare i conti
con strategie di resistenza tanto efficaci
IN COPERTINA quanto inaspettate.
foto di Nils Nedel/Unsplash

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