Sei sulla pagina 1di 8

LEZIONE 11 DIRITTO COMMERCIALE 21-04-2016

Nella lezione precedente avevamo iniziato a parlare della liquidazione delle società di persone e in
particolar modo degli scopi dell’attività di liquidazione e della nomina e della revoca dei liquidatori.
Vediamo adesso come si svolge l’attività liquidativa nelle società di persone e quali sono gli adempimenti
soprattutto,che il liquidatore deve compiere nella fase liquidativa lo scopo lucrativo della società rimane
sempre con una differenza: mentre durante la fase di esercizio(fase in cui la società opera normalmente )lo
scopo è quello di arricchire il più possibile il patrimonio sociale per poi ovviamente distribuire gli utili tra i
soci; nella fase liquidativa, questo scopo di lucro soggettivo rimane sempre però la società non mira più ad
incrementare il proprio patrimonio ma mira a realizzare immediatamente il risultato(si tirano le somme di
quello che si è fatto durante l’esercizio e tirando le somme si cerca di depurare il patrimonio dai debiti per
poi rendere distribuibile l’attivo di liquidazione tra i soci) questa è la logica dell’attività liquidativa.
Il liquidatore deve però compiere alcuni passaggi durante la fase liquidativa: intanto,come già detto,egli
deve invitare tutti i soci a eseguire tutti i conferimenti ancora non eseguiti se il patrimonio non è ancora
sufficiente a soddisfare i creditori; se questo non basta,deve invitare i soci illimitatamente responsabili a
mettere le somme necessarie per poter coprire i debiti questo lo deve fare perché se omette di
compiere questi passaggi,il liquidatore va incontro a titolo personale,a responsabilità nei confronti dei
creditori sociali per questi adempimenti appunto nella fase liquidativa.
L’attività che può svolgere il liquidatore in questa fase può essere funzionale agli scopi della
liquidazione:per questa ragione, il legislatore ha previsto che il liquidatore sia gravato da un divieto:
DIVIETO DI COMPIERE NUOVE OPERAZIONI  questo divieto un tempo era previsto per tutte le società sia
di persone sia di capitali,adesso è limitato SOLO alle società di persone; che cosa vuol dire che il liquidatore
non può compiere OPERAZIONI NUOVE? Operazioni nuove vuol dire incompatibili con lo scopo liquidativo o
operazioni diverse da quelle che consentono il realizzo del patrimonio della società; il liquidatore nella
logica liquidativa può sicuramente vendere dei beni,può permutarli,può effettuare transazioni,può
riscuotere i crediti della società,può pagare i debiti in quanto sono operazioni che consentono di
perseguire gli scopi della liquidazione; certo è che il liquidatore non può fare nuovi investimenti ma
potrebbe anche ove lo ritenga opportuno,affittare l’azienda della società(compatibili con lo scopo della
liquidazione:mettiamo il caso che il liquidatore non riesca a vendere singolarmente o nel complesso i beni
aziendali o comunque ha offerte troppo basse per vendere ma ha offerte convenienti per affittare: in
questo caso il liquidatore potrebbe anche nell’osservanza di divieto di compiere azioni nuove,affittare
l’azienda con il canone di affitto negli anni in cui lo percepisce per ripagare i debiti della società e poi alla
fine del rapporto di affitto,magari avrà anche estinto i debiti percependo il canone e, o troverà nuovi
acquirenti o assegnerà ai soci in natura(se non riesce proprio a monetizzarli). La liquidazione può durare un
periodo di tempo breve o un periodo di tempo più lungo in quanto non vi è una durata prefissata: la durata
è quella necessaria a perseguire gli scopi liquidativi e ovviamente non si sa all’inizio quanto potrà essere
questa durata; certo, se è una società di servizi e non ha un patrimonio perché il tutto si fondava sulle
risorse umane,era un’organizzazione di lavoro più che di capitali e in questo caso è facile liquidare le poche
cose che compongono il patrimonio della società, il tempo di pagare i debiti della liquidazione ed è tutto
finito i tempi potranno essere brevi. Se invece,la società che magari era immobiliare,costruiva immobili e
poi li vendeva,risulterà più complicato andare a dismettere il patrimonio di questa società perché magari
c’erano immobili finiti,immobili in corso di costruzione in quanto non si erano verificate situazioni
patologiche,pignoramenti,ipoteche e la liquidazione potrebbe durare tanti anni fino a quando non si
sistemano le partite pendenti. Ora,se la liquidazione dura più di un anno succede che il liquidatore
annualmente (come dovrebbero fare gli amministratori) deve farsi approvare dai soci il resoconto o
rendiconto che poi per una serie di rinvii seguirà le regole del bilancio delle società di capitale in fase di
liquidazione; alla fine dell’attività liquidativa il liquidatore dovrà redigere due documenti: uno è il bilancio
finale di liquidazione e l’altro (che però è eventuale) è il piano di riparto  a differenza del bilancio di
liquidazione che deve essere redatto sempre in quanto dovrà attestare tutto l’attivo e/o tutto il passivo
delle società all’esito della liquidazione e come sono state regolate le partite ,il piano di riparto dovrà
essere redatto SOLO se c’è qualcosa da spartire,cioè se non c’è niente da spartire che lo redige a fare. Nelle
società commerciali il liquidatore,al termine dell’attività liquidativa redige il bilancio finale,se c’è qualcosa
da dividere tra i soci redige il piano di riparto e chiede la cancellazione della società dal registro delle
imprese: questa richiesta non è né necessaria né rilevante per le società semplici che non sono
assoggettate alla pubblicità commerciale ma diventa una richiesta molto importante che va fatta per le
società commerciali ossia in nome collettivo e in accomandita semplice perché la cancellazione è un
passaggio che poi automaticamente o in un momento successivo dovrebbe consentire l’estinzione della
società perché noi sappiamo che la società una volta che si scioglie non si estingue,continua ad
esistere,infatti nella fase liquidativa è perfettamente esistente,addirittura nemmeno la cancellazione della
società dal registro delle imprese ci dà certezza sulla sua estinzione perché magari nonostante la
cancellazione la società di fatto potrebbe continuare ad operare,non andando ad estinguersi in
quell’ipotesi; ma a parte questo,se anche dopo la cancellazione la società di persone continua ad operare
può accadere che magari i liquidatori non hanno fatto bene il suo lavoro e ci sono ancora beni da dividere e
da convertire in denaro e debiti da pagare liquidazione non completata con esattezza e perciò la società
non si estingue fino a quando almeno tutti i beni non siano stati dismessi,ripartiti tra i soci o comunque
utilizzati per il pagamento ai creditori o tutti i debiti non siano stati pagati. Può però accadere un’altra
cosa: quando vi sono beni da dividere e debiti da pagare,anche se vi è la cancellazione la società non si
estingue; se invece non ci sono più beni da dividere ma ci sono debiti da pagare la società si estingue lo
stesso e di questi debiti ne risponderà i soci illimitatamente responsabili così come se i debiti sono stati
pagati e vi sono solo dei beni da dividere,la società si estinguerà lo stesso perché i beni rimasti indivisi
spetteranno a tutti i soci in comunione indivisa ciascuno in relazione alla propria quota di partecipazione
alla società quindi si creerà una comunione d’azienda: è come se la liquidazione venisse compiuta senza
la conversione del patrimonio in denaro ma con l’assegnazione di beni in natura in questo caso è ovvio
che comunque la società si estingue ma solo perché si crea una comunione di azienda; diverso è il discorso
se coesistono sia beni da dividere che debiti da pagare: questa singolare situazione per cui la cancellazione
non comporta o può non comportare automaticamente l’estinzione non si verifica per le società di
capitali,specialmente dopo la riforma del 2003 dove è stato espressamente stabilito,per le società di
capitali si intende, che la liquidazione cessa con la cancellazione che comporta automaticamente
l’estinzione della società DATO DA RICORDARE.
Un altro passaggio da sottolineare è che il bilancio finale e il piano di riparto non sono soggetti
all’approvazione da parte dei soci come il rendiconto ma vanno comunicati singolarmente ai soci da parte
dei liquidatori,se i soci entro due mesi da questa comunicazione non si oppongono si ritiene approvata; se
in caso contrario,entro due mesi qualcuno si oppone,l’approvazione non si ha e si apre un giudizio che
potrebbe avere ad oggetto solo il bilancio finale o solo il piano di riparto: l’impugnazione del bilancio finale
è solo un giudizio di rendiconto più o meno; l’impugnazione del piano di riparto è solo un giudizio di
divisione e segue quindi i parametri e i canoni del giudizio di divisione tradizionalmente inteso. Entrambi i
procedimenti (sia quello di divisione sia quello di rendimento dei conti)sono dei procedimenti speciali di
cognizione e quindi seguono un rito speciale.
Volevamo sottolineare anche quali sono le principali differenze tra il modello base,la disciplina di base della
società semplice e la disciplina di altre società di persone,cioè quelle commerciali: alcuni piani,come quelli
relativi al regime di responsabilità solidale dei soci per i debiti sociali,sono stati affrontati nelle lezioni
precedenti, si tratta sappiamo di una sussidiarietà debole nelle società semplici e di una sussidiarietà forte
nelle società in nome collettivo e in accomandita semplice perché in questi casi l'escussione opera in
maniera automatica. Altre differenze che si hanno,sono le seguenti: nelle società in nome collettivo,a parte
che sono società commerciai e pertanto sono soggette a pubblicità commerciale e sono quindi
assoggettabili alle procedure concorsuali tanto è vero che l'avvio di una procedura concorsuale mi
comporta lo scioglimento,nelle società in nome collettivo,tutti i soci per forza di cose devono essere
illimitatamente responsabili,cioè non è ammissibile la possibilità che alcuni soci siano a responsabilità
limitata nelle s.n.c. o almeno non possono essere a responsabilità limitata nei rapporti con i terzi,possono
esserlo soltanto nei rapporti interni cioè tra loro soci ma nei rapporti con i terzi questi devono essere
illimitatamente responsabili. Quindi,tutti i soci possono amministrare la società,possono essere chiamati
all'amministrazione della società ed essendo tutti limitatamente responsabili,tutti i soci delle società in
nome collettivo sono chiamati da un divieto di concorrenza (ex art.2301 c.c.): questo divieto di concorrenza
è molto simile all'analogo divieto che si ha con riferimento ai trasferimenti d'aziendaanche in questo caso
è un effetto legale del contratto:cioè tutti i soci di società in nome collettivo non possono iniziare né
proseguire un'attività che per oggetto,ubicazione o altre circostanze possa fare concorrenza alla società di
cui fanno parte  questo divieto di concorrenza esiste per le società in nome collettivo e anche per quelle
in accomandita semplice ed è un divieto la cui violazione può causare l'esclusione facoltativa dalla società
perché sarebbe una grave inadempienza PRIMO DIVIETO MOLTO IMPORTANTE che contraddistingue le
società in nome collettivo. In questo tipo di società poi, le modifiche ai patti sociali,al potere di
rappresentanza,sono opponibili ai terzi se portati a conoscenza dei terzi stessi attraverso il regime della
pubblicità commerciale nella sezione ordinaria del registro delle imprese:quindi l'opponibilità dipende dalla
pubblicità commerciale; nelle società in nome collettivo peraltro,come per quelle in accomandita semplice,i
creditori particolari del socio non possono chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota ma solo alla
scadenza della società e lì si pone il problema della proroga espressa o tacita. Nelle società in nome
collettivo come per quelle in accomandita semplice,l'atto costitutivo deve avere la forma dell'atto pubblico
o della scrittura privata autenticata che sono funzionali,cioè servono a consentire l'iscrizione nella sezione
ordinaria del registro delle imprese della società, quindi il conservatore del registro delle imprese non può
accettare l'atto costitutivo se non assume una di queste due forme alternative(atto pubblico o scrittura
privata autenticata). Ancora,nelle società in nome collettivo,si ammette la possibilità che gli amministratori
siano dei terzi,estranei dai soci perché è impossibile pattuire la responsabilità illimitata di tutti i soci,quindi
l'amministratore potrebbe essere sia un terzo che un socio nella società in nome collettivo:quindi,il dato
fondamentale della s.n.c. è la responsabilità illimitata e solidale che tutti i soci devono avere nei confronti
dei terzi,tanto è vero che (importante parallelismo con l'impresa commerciale individuale) le società
commerciali in nome collettivo ma anche quelle in accomandita semplice devono avere la RAGIONE
SOCIALE: se voi vi ricordate,quando abbiamo parlato delle imprese commerciali individuali,abbiamo
accennato ai segni distintivi(ditta,insegna e marchio) e vi dissi che la ditta è il nome commerciale
dell'imprenditore,il nome che l'imprenditore adotta all'interno del mercato commerciale,con cui opera nel
mercato;ovviamente il nome commerciale dell'imprenditore è svolgere attività commerciali:siccome le
società in nome collettivo e in accomandita semplice,svolgono anch'esse attività commerciale,devono
avere anch'esse un nome commerciale  questo nome commerciale non si chiama ditta per queste
società ma si chiama"RAGIONE SOCIALE" mentre per le società di capitali si chiama "DENOMINAZIONE
SOCIALE"; la società semplice non ha né ragione,né denominazione sociale in quanto non può svolgere
attività commerciale. Ora,la ragione sociale cos'è? Non è l'oggetto della società ma è il nome commerciale
della società e il nome commerciale di queste società in nome collettivo e in accomandita semplice consiste
ovviamente in una formula che viene scelta secondo i criteri per la scelta della ditta e deve contenere al
suo interno il nominativo di ALMENO un socio illimitatamente responsabile e l'acronimo s.n.c. o s.a.s, a
seconda che si tratti di collettiva o di accomandita semplice. Anche qui però si applicano le regole sulla ditta
derivata,cioè se quel socio poi muore o recede o viene escluso o cede la sua partecipazione all'interno della
ragione sociale può continuare ad essere indicato il suo nominativo se questi vi consente prima(avendo
dato il consenso in sede di costituzione della società) o vi da il suo consenso dopo(questo ovviamente lo
dovranno dare i suoi eredi in caso di socio defunto); la differenza,invece,tra le società in nome collettivo e
quelle in accomandita semplice,consta in questo:nella società in accomandita semplice abbiamo due
categorie di soci,che coesistono: una categoria di soci illimitatamente responsabili che si trovano nella
medesima posizione,hanno i medesimi diritti e i medesimi obblighi dei soci della società in nome
collettivo,ossia sono i soci accomandatari essi sono una categoria di soci della società in accomandita
semplice,illimitatamente responsabili che hanno gli stessi diritti e gli stessi obblighi dei soci delle società in
nome collettivo che invece sono tutti illimitatamente responsabili. Accanto a questa categoria c'è un'altra
categoria di soci,nell'accomandita semplice,che sono i cosiddetti "soci accomandanti"essi sono dei soci a
responsabilità limitata,limitata al loro conferimento,cioè non rispondono col loro patrimonio di tutti i debiti
della società ma solo con quanto hanno conferito (quindi devono essere per forza soci di capitali perché
sennò come si farebbe a limitare la responsabilità?) Possono anche conferire la loro opera ma devono
conferire il loro capitale perché da quel conferimento di capitale si andrà ad individuare,a limitare la loro
responsabilità e da ciò discende che mentre per le società in nome collettivo e semplice possono non avere
il capitale sociale perché i conferimenti possono consistere in opere o in servizi e quindi non si forma il
capitale, nella accomandita semplice il capitale ci deve essere sempre perché ci devono essere gli
accomandanti,ogni accomandante deve effettuare un conferimento di capitale e la somma formerà il
capitale sociale; anche gli accomandatari possono conferire del capitale ma non è obbligatorio per loro
perché rispondono comunque illimitatamente. Ora,la differenza è molto importante perché a fronte di un
beneficio che hanno gli accomandanti( cioè gli accomandanti hanno una responsabilità limitata e quindi
rischiano soltanto il loro investimento nella società,non è che rischiano il patrimonio) ma a fronte di questo
beneficio che hanno gli accomandatari hanno una limitazione: non possono amministrare la società perché
l'amministrazione può essere data SOLO ai soci accomandatari secondo il principio di base nelle società di
persona, in forza del quale gli amministratori di società di persona devono essere illimitatamente
responsabili. Questo non vuol dire che automaticamente tutti gli accomandatari sono amministratori,non
per forza ma gli amministratori vanno scelti tra gli accomandatari quindi anche qui per
l'amministrazione,per la rappresentanza si applicano i modelli che noi conosciamo ma rapportati solo alla
categoria degli accomandatari (si applica il modello disgiuntivo che è il modello legale,il modello
congiuntivo) perché gli accomandanti sono esclusi dalla gestione della società;quindi sicuramente
dall'accomandita semplice tutti gli amministratori devono essere accomandatari ma può anche accadere
che non tutti gli accomandatari siano amministratori,ossia che ci siano alcuni accomandatari che non sono
amministratori e altri che invece lo sono; agli accomandanti è preclusa ogni ingerenza nella gestione della
società e si chiama DIVIETO DI IMMISTIONE o DI INGERENZA(art.2320 c.c. che impone questo divieto): è
esclusa ogni ingerenza con l'eccezione di tre piccole deroghe,ossia: gli accomandanti possono: prestare la
loro opera materiale o intellettuale alle dipendenze degli amministratori o come dipendenti o come titolo
di conferimento in aggiunta al capitale che conferiscono; possono fornire pareri ed autorizzazioni NON
VINCOLANTI agli amministratori se lo prevede l'atto costitutivo;possono,in forza di una procura speciale
trattare o concludere singoli affari nell'interesse della società(se fosse procura generale diventerebbe
rappresentante e il divieto di immistione verrebbe vanificato); poi possono esercitare tutte le prerogative in
ordine al controllo della gestione ai sensi dell'art.2260 c.c. come tutti gli altri soci non amministratori.
Queste deroghe,tuttavia,al divieto di immistione operano solo quando l'accomandita è regolare,ossia è
iscritta nel registro delle imprese; se l'accomandita non è iscritta nel registro delle imprese ( e quindi la
società è irregolare) le deroghe al divieto di immistione non sono ammesse:perché? Le società commerciali
sia in nome collettivo sia in accomandita semplice possono essere iscritte nel registro nelle imprese o non
iscritte nel registro delle imprese: se sono iscritte si dicono regolari,se non sono iscritte si dicono
irregolari le società irregolari sono società come tutte le altre, non è che non sono valide, sono valide e
possono operare all'interno del mercato anche come società di fatto soltanto che la mancata iscrizione
comporta alcune limitazioni perché in forza della mancata iscrizione nel registro delle imprese,
ammettiamo che l'atto costitutivo ci sia ma la società non è iscritta nel registro delle imprese,i terzi non
possono prendere visione dei contenuti dell'atto costitutivo perché non è iscritta la società nel registro
delle imprese. Rapportiamo tutto questo ad una società in accomandita semplice: come facciamo noi terzi
a sapere chi sono gli accomandanti e chi sono gli accomandatari? Solo leggendo l'atto costitutivo,solo lì c'è
scritto "Tizio e Caio sono accomandanti, Sempronio e Medio sono accomandatari" ma se l'atto costitutivo
non è iscritto nel registro delle imprese,non possiamo sapere con certezza chi sono gli accomandanti e chi
gli accomandatari perché non è pubblico l'atto costitutivo,non ce l'abbiamo a disposizione e quindi,in
un'ipotesi di questo tipo ammettere la possibilità che vi siano delle deroghe al divieto di ingerenza
potrebbe creare confusione nei terzi perché i terzi già in una accomandita regolare non sanno con certezza
chi sono gli accomandanti e chi gli accomandatari perché non possono andare a visionare il registro delle
imprese e saperlo con certezza, in più noi consentiamo agli accomandanti di ingerirsi,anche se
limitatamente,nella gestione e si creerebbe una confusione inverosimile in capo ai terzi,non ci sarebbe più
certezza in ordine alle posizioni quindi,la limitazione che deriva dalla irregolarità della accomandita è che il
divieto di immistione o di ingerenza si fa assoluto( gli accomandanti non possono fare niente,nemmeno
quelle tre deroghe pur piccole che abbiamo visto prima). Altra peculiarità della accomandita semplice
consiste in questo: c'è un ulteriore causa di scioglimento della società che si ha quando viene meno,per
intero,una delle due categorie, cioè vengono meno tutti gli accomandanti o vengono meno tutti gli
accomandatari --> se nel corso di sei mesi la categoria che viene meno non si ricostituisce,la società si
scioglie. Per esempio,mettiamo che l'accomandita semplice sia costituita da due soci,un accomandante e
un accomandatario (perchè le due categorie possono essere costituite da un unico socio): ammettiamo che
l'accomandante muore, ora nel termine di 6 mesi l'accomandatario dovrà trovare un soggetto disponibile
ad entrare nella società,farà l'accomandante e ricostituire quella categoria altrimenti la società si scioglie; la
stessa cosa avverrebbe qualora venisse meno l'unico accomandatario e rimanesse all'interno della società
l'unico accomandante: nel corso di sei mesi quella categoria degli accomandatari andrebbe ricostituita con
l'ingresso nella compagnia sociale di ALMENO un nuovo socio accomandatario. Può anche accadere,ad
esempio,che l'accomandatario è uno e gli accomandanti sono due, muore l'accomandatario e allora uno dei
due accomandanti accetta di fare l'accomandatario e la società rimane in piedi perché comunque le due
categorie vengono mantenute,l'importante è che nell'arco di sei mesi si ricostituisca la categoria mancante.
A questo punto che cosa può accadere? Ammettiamo il caso che vengano meno tutti gli accomandatari,in
questi sei mesi chi la gestisce la società? Se viene meno l'accomandante ci sono gli accomandatari che la
gestiscono ma se vengono meno tutti gli accomandatari la società chi la gestisce in quei sei mesi,nell'attesa
di sapere se quella categoria sarà ricostituita? Deve essere nominato un amministratore provvisorio che
può essere eccezionalmente un accomandante o può essere un terzo ma che duri in carica solo sei mesi e
che ha poteri limitati all'ordinaria amministrazione della società. Un'altra peculiarità che si ha
nell'accomandita semplice consiste nella disciplina sul trasferimento della quota dell'accomandante ai
sensi dell'art.2322 c.c. :in che cosa consiste questa disciplina? La quota dell'accomandante non è connotata
dall'intuitus personae perché l'accomandante è un socio di capitali che fa un investimento,quindi il
legislatore non prevede la libera trasferibilità di questa quota al 100% ma prevede un regime di
trasferibilità più agevolato rispetto a quello ordinario: per esempio,se muore l'accomandante la sua quota
passa agli eredi e questo vale solo per l'accomandante nelle società di persone perché è un socio di
capitali,gli eredi possono subentrare perché acquistano la posizione di un socio a responsabilità limitata e
quindi ecco che si giustifica la deroga perché non è un socio che amministra la società e che quindi ha
rapporti con i terzi,è un socio che ha fatto investimenti nella società e basta. Se invece l'accomandante
vuole trasferire la sua quota tra vivi non è necessaria una modifica dell'atto costitutivo ma basta che vi sia il
consenso della maggioranza dei soci che si calcola per quote di capitali (mentre in tutte le altre ipotesi la
morte del socio comporta la liquidazione della quota, il trasferimento inter vivos della quota richiede il
consenso di tutti i soci perché è una modifica dell'atto costitutivo); ma perché si ha questa deroga ai sensi
dell'art.2322 c.c.? Perché la quota dell'accomandante è molto simile alla quota dei soci delle società di
capitali perché è una quota frutto di investimento, è un socio di capitale l'accomandante
tendenzialmente,non è un socio che si può ingerire nella gestione,non è un socio che contribuisce se non
limiti in cui ha effettuato l'investimento,all'esercizio in comune dell'attività economica.
Ancora,un'altra particolarità infine è che se vengono distribuiti agli accomandanti utili fittizi e questi li
percepiscono in buona fede,sono irripetibili: questo principio che c'è nell'accomandita viene poi ripreso
nelle società di capitali cioè, in generale c'è un divieto di distribuzione di utili fittizi (cioè utili che non
siano effettivi,utili che non siano di bilancio) però se vengono distribuiti agli accomandanti,essendo gli
accomandanti estraniati rispetto alla gestione,qualora questi li percepiscano in buona fede,gli utili sono
irripetibili.
Un altro passaggio molto importante riguarda il regime delle società irregolari: le società irregolari sono
tutte quelle società non iscritte nel registro delle imprese; possono essere società di fatto,cioè non c'è l'atto
costitutivo oppure questo atto costitutivo c'è a parole oppure c'è per iscritto ma non è stato pubblicato nel
registro delle imprese perché magari non ha la forma dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata:
per una qualsiasi ragione una società non viene iscritta nel registro delle imprese e si dice irregolare a
differenza di tutte quelle iscritte nel registro delle imprese che sono definite società regolari; il fenomeno
delle società irregolari non esiste per quanto riguarda le società di capitali, perché nelle società di
capitali,l'iscrizione nel registro delle imprese consente l'acquisto della personalità giuridica, quindi vuol dire
che la società viene ad esistenza solo dal momento in cui è iscritta,prima non esiste, quindi l'irregolarità
non si può avere tanto è vero che se manca la forma solenne dell'atto costitutivo nelle società di capitali,la
società è nulla (2332 comma 1 n.1 c.c.); quindi il fenomeno delle società irregolari lo si ha solo per le società
di persona,dove l'iscrizione non ha l'efficacia costitutiva ma solo dichiarativa(serve cioè a rendere opponibili
ai terzi i fatti scritti secondo le regole della pubblicità commerciale): il punto qui qual è? Il punto qui è che
non è in discussione l'ammissibilità delle società irregolari di persone che sono perfettamente ammissibili,il
punto è stabilire le norme che si applicano alle società irregolari,cioè qual è la disciplina che si applica? Qui
che cosa si fa osservare? Qual è la differenza tra le società irregolari e società regolari? La mancata
iscrizione nel registro delle imprese; tutte una serie di norme,dettate per le società in nome collettivo e in
accomandita semplice, sono norme che presuppongono l'avvenuta iscrizione, la pubblicità commerciale: in
assenza di iscrizione queste norme non potrebbero funzionare o comunque non sarebbero idonee a
tutelare i terzi quanto invece lo sono in presenza dell' iscrizione. Tutte le norme che riguardano i rapporti
tra le società e i terzi nelle società in nome collettivo e in accomandita semplice,regolari,presuppongono
l'avvenuta iscrizione nel registro delle imprese le norme che disciplinano i rapporti con i terzi nella
società semplice non presuppongono l'iscrizione nel registro delle imprese perché la società semplice non
svolgendo attività commerciale non è soggetta all'iscrizione nella sezione ordinaria e quindi alla pubblicità
commerciale, quindi sono pensate e modellate queste norme per tutelare ampliamente i terzi
prescindendo dall'iscrizione nel registro delle imprese: ecco dunque che il legislatore ha pensato che alle
società irregolari si applicano nei rapporti interni tra i soci,le norme sul corrispondente tipo di società
irregolare, quindi non vi è nessun tipo di differenza perché o è iscritta o non è iscritta nel registro delle
imprese,per i soci cambia poco perché loro sanno quali sono i loro diritti e i loro obblighi, per i terzi invece
la musica cambia perché se la società non è iscritta nel registro delle imprese,tutte quelle norme per
esempio sul creditore particolare del socio,sulla responsabilità verso i creditori sociali e così via discorrendo
che presuppongono l'iscrizione nel registro delle imprese non possono venire ad operare in questo caso
perché l'iscrizione non c'è e allora alle società irregolari nei rapporti con i terzi si applicano le norme
previste per le società semplici che sono più gravose per la società e prescindono dalla pubblicità
commerciale a cui la società semplice non è assoggettata. Nelle società semplici ad esempio,il creditore
particolare del socio può chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota,quindi è meglio tutelato
rispetto a quanto avviene nelle società in nome collettivo perché in quel tipo di società il creditore
particolare e personale del socio prima di chiedere ed ottenere la liquidazione della quota deve aspettare
che scada il termine di durata della società e cosa presuppone questo? Presuppone che il creditore
particolare sappia con certezza quando scada il termine della società ma non perché gliel'hanno detto i soci
ma perché ha fatto una misura al registro delle imprese,ha visto che c'è l'atto costitutivo pubblicato e che
ha un termine di durata: ma questo perché può avvenire? Perché la società è regolare,iscritta al registro
delle imprese; se così non fosse pubblicato l'atto costitutivo non potrebbe operare perché il creditore
particolare non saprebbe con certezza quando scade la società;ecco perché nella società semplice,dove
questo meccanismo di pubblicità non è previsto il creditore particolare non ha certezza di quando viene a
scadenza la società ed in ogni tempo è libero di chiedere la liquidazione della quota. Nelle società irregolari
vale il medesimo discorso: la società non è iscritta nel registro delle imprese quindi magari i soci mostrano
un atto costitutivo al creditore particolare ma lui non sa se è vero o se è falso(ricordatevi che l'atto
costitutivo iscritto nel registro delle imprese è in atto pubblico o una scrittura privata autenticata mentre
nelle società irregolari al massimo l'atto pubblico potrà essere una scrittura privata autenticata); quindi il
creditore particolare che garanzia ha che quel termine di durata sia vero? Il legislatore allora lo tutela al
massimo,dicendo:"Tu in ogni tempo puoi chiedere la liquidazione della quota come se si trattasse di una
società semplice anche se poi la società è irregolare e svolge attività commerciale" quindi il legislatore
sanziona l'irregolarità non con la nullità della società (perché nel nostro diritto societario c'è un diritto
conservativo,si tende a conservare il rapporto sociale), quindi la sanzione è che alla società si applicano
norme più gravose a tutela dei terzi rispetto a quelle che si applicherebbero qualora fosse regolare 
MECCANISMO SANZIONATARIO.
La preoccupazione fondamentale del legislatore quando disciplina le società lucrative di persone o di
capitale è tutelare i terzi,cioè evitare che lo strumento societario venga abusato ai danni dei terzi,cioè
diventi uno strumento per consentire ai soci di fregare i creditori sociali e tutte quelle norme complicate
che a volte appresta,servono a questo scopo, a tutelare i creditori sociali; infatti,per tutto quello che non va
a toccare i creditori sociali,il legislatore lascia spazio all'autonomia privata. Ovviamente poi,nelle società di
capitali le tutele si fanno ancora più intense perché qui nelle società di persone,i creditori sociali possono
aggredire il patrimonio dei soci limitatamente responsabili,nelle società di capitali,essendo i soci a
responsabilità limitata,quello che c'è nel patrimonio sociale si possono prendere e quindi il legislatore si
preoccupa di garantire l'effettività del patrimonio,cioè di garantire che effettivamente questo patrimonio
non sia carta straccia nei limiti del possibile,cioè che questo patrimonio effettivamente abbia una sua
consistenza iniziale e successiva, anche se non sempre si riesce: l'intento del legislatore è questo o
comunque di rendere informati quanto più possibile i terzi circa i rischi a cui possono andare incontro
contrattando con una società di capitali,una società a responsabilità limitata; il legislatore predilige sempre
le tutele risarcitorie a quelle invalidatorie: quindi il legislatore commerciale non ragiona come il legislatore
civile in quanto quest'ultimo preferisce le tutele invalidatorie e reali,il legislatore commerciale (soprattutto
quello societario)privilegia la conservazione del rapporto,quindi riduce le fattispecie di invalidità e amplia le
tutele risarcitorie ,cioè si cerca di mantenere in vita la società e i suoi atti il più possibile e di sanzionare
coloro che hanno compiuto gli atti illeciti non con la nullità, con l'invalidità ma con il risarcimento del
danno.  LOGICA CONSERVATIVA perché il legislatore pensa che sanzionando questi atti illeciti con
l'invalidità farebbe ancora più danno rispetto all'ipotesi in cui invece(come avviene) questi atti fossero
sanzionati solo col risarcimento del danno perché queste le società non sono singoli atti ma sono attività
che coinvolgono un insieme di interessi quindi conviene meglio lasciare in piedi la struttura e sanzionarla
sotto il profilo risarcitorio.

Potrebbero piacerti anche