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“RIFORMA UNIVERSITÀ”

Il progetto di riforma contenuto nell’a.c. 3687-A è tra i più importanti della XVI legislatura, in quanto si tratta di una riforma epocale del
sistema universitario italiano, che giunge dopo un’attesa durata venti anni, durante i quali si sono succeduti diversi tentativi di riforma
rivelatisi però sempre frammentari e discontinui.
Tra le finalità alla base del ddl vi è quello di rendere l’università italiana più trasparente, meritocratica e maggiormente competitiva al pari
delle realtà universitarie internazionali.
Il testo giunto alla Camera è frutto di un percorso iniziato circa due anni fa quando, proprio in tale sede, furono presentate le Linee guida
per l’università e che è successivamente proseguito con un ampio ed approfondito dibattito ed un lavoro concertato con tutte le categorie
interessate.
Il provvedimento in esame risulta dall’approvazione (in prima lettura al Senato), il 29 luglio 2010, dell’a.s. 1905, presentato dal Governo e
modificato nel corso dell’esame parlamentare. Al testo sono state abbinate numerose proposte di legge vertenti su analoga materia.
Durante le audizioni svolte in Commissione, gli esponenti di Confindustria in particolare hanno mostrato apprezzamento verso il
provvedimento sostenendo che esso si muove nella direzione giusta, permettendo all’Università italiana di competere nello scenario
internazionale e di rinnovare la governance ed il reclutamento dei docenti, realizzando tra l’altro alcuni dei principi che hanno modellato le
strategie di riforma perseguite nei Paesi OCSE più avanzati. Una valutazione positiva del ddl è giunta anche dai rappresentanti del C.U.N. e
della CRUI.: questi ultimi, in particolare, hanno espresso un giudizio positivo sull’iniziativa di intervento sul governo dell’intero sistema,
sottolineando l’importanza dell’obiettivo del provvedimento di superare la separazione fra didattica e ricerca e gli eccessi di
frammentazione istituzionale, derivanti dalla sovrapposizione di funzioni e competenze tra Facoltà, Dipartimenti, corsi di laurea e relativi
organismi gestionali.
Il provvedimento in esame si compone di 25 articoli.
Si tratta di una riforma che pone l’attenzione principalmente sulla governance degli atenei ed il reclutamento di professori e ricercatori
universitari.
Innanzitutto vengono definiti i principi ispiratori che fanno riferimento ai concetti di autonomia e responsabilità, valorizzazione del
merito, combinazione di didattica e ricerca. Le università che hanno conseguito la stabilità e sostenibilità di bilancio e risultati di elevato
livello nel campo della didattica e della ricerca possono sperimentare propri modelli funzionali e organizzativi e forme sostenibili di
organizzazione della didattica e della ricerca su base policentrica. La distribuzione delle risorse pubbliche deve essere garantita in maniera
coerente con gli obiettivi e gli indirizzi strategici per il sistema e le sue componenti.
Si ridefiniscono inoltre la composizione, la durata e la funzione degli organi facenti capo alle università: al rettore è affidata la
rappresentanza legale dell’ateneo, con funzioni di indirizzo e di coordinamento della attività scientifiche e didattiche, ed è eletto tra i
professori ordinari. La durata della carica di rettore consiste in un mandato di sei anni, non rinnovabile. Il senato accademico si occupa di
elaborare proposte e pareri obbligatori in materia di didattica e di ricerca e può proporre al corpo elettorale con maggioranza di almeno due
terzi dei suoi componenti una mozione di sfiducia al rettore che abbia gestito male l’ateneo, non prima che siano trascorsi due anni
dall’inizio del suo mandato. Il senato accademico, costituito su base elettiva in un numero di membri non superiore a 35 unità compresi il
rettore e una rappresentanza elettiva degli studenti, è composto per almeno due terzi con docenti di ruolo, almeno un terzo dei quali
direttori di dipartimento e resta in carica per quattro anni e può essere rinnovato una sola volta. Al consiglio di amministrazione (per il
quale nella nomina dei componenti deve essere rispettato il principio costituzionale delle pari opportunità tra uomini e donne) è attribuita
una competenza gestionale ed una specifica a livello disciplinare, nonché una competenza a deliberare, previo parere del Senato
accademico, l’attivazione o soppressione di corsi e sedi. Esso è composto da un massimo di undici membri, inclusi il rettore ed una
rappresentanza elettiva degli studenti di cui tre esterni e scelti tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza
della gestione ed esperienza professionale, con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale. E’ introdotta la figura del
direttore generale che sostituisce il direttore amministrativo e a cui sono attribuiti compiti di responsabilità, di cui risponde come un vero
e proprio manager. E’ prevista la durata di un mandato per un massimo di quattro anni per il collegio dei revisori dei conti, composto d
atre componenti effettivi e due supplenti, di cui un membro effettivo, con funzioni di presidente, scelto tra i magistrati amministrativi e
contabili e gli avvocati dello Stato mentre è attribuita al nucleo di valutazione la funzione di verifica della qualità e dell’efficacia
dell’offerta didattica, nonché l’attribuzione, in accordo con l’attività dell’ANVUR, delle funzioni relative alle procedure di valutazione
delle strutture e del personale, al fine di promuovere nelle università, in piena autonomia e con modalità organizzative proprie, il merito ed
il miglioramento della performance organizzativa e individuale. Si prevede che le università statali modificano i propri statuti di
organizzazione interna con l’osservanza di vincoli e criteri direttivi, tra cui la semplificazione dell’articolazione interna, con contestuale
attribuzione al dipartimento delle funzioni finalizzate allo svolgimento della ricerca scientifica, delle attività didattiche e formative nonché
delle attività rivolte all’esterno ad esse correlate o accessorie¸ riorganizzazione dei dipartimenti, garantendo che a ciascuno di essi afferisca
un numero di professori, ricercatori di ruolo e a tempo determinato non inferiore a trentacinque, ovvero a quaranta nelle università con un
numero di professori, ricercatori di ruolo e a tempo determinato superiore a mille unità, afferenti a settori scientifico-disciplinari omogenei¸
previsione della facoltà di istituire tra più dipartimenti, raggruppati in relazione a criteri di affinità disciplinare, strutture di raccordo con
funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche, compresa l’attivazione o la soppressione di corsi di studio;
previsione della proporzionalità di tali strutture alle dimensioni dell’ateneo, fermo restando che comunque il numero non può essere
superiore a dodici; l’istituzione di un organo deliberante relativamente ai dipartimenti, composto dai direttori degli stessi ed una
rappresentanza elettiva degli studenti nonché, in misura non superiore al 10% dei componenti dei consigli dei dipartimenti stessi, da
docenti scelti tra i componenti delle giunte dei dipartimenti, ovvero tra i coordinatori di corsi di studio o di dottorato ovvero tra i
responsabili delle attività assistenziali di competenza della struttura. ove previste ed a una rappresentanza elettiva. degli studenti;
rafforzamento dell’internazionalizzazione anche attraverso una maggiore mobilità dei docenti e degli studenti, programmi integrati di
studio, iniziative di cooperazione interuniversitaria anche attraverso l’attivazione di insegnamenti di corsi di studio e di forme di selezione
impartiti in lingua straniera.
Si dispone inoltre che gli istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale adottano, senza onere per la finanza pubblica, proprie
modalità di organizzazione nel rispetto dei principi di semplificazione, efficienza, efficacia, trasparenza dell’attività amministrativa ed
accessibilità delle informazioni relative all’ateneo.

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Le università che ne fossero prive adottano entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge un codice etico della comunità universitaria
formata dal personale docente e ricercatore, dal personale tecnico-amministrativo e dagli studenti dell’ateneo, che obbliga a fissare in
maniera esplicita i doveri dei docenti e dei ricercatori.
Si dispone che lo statuto concernente le modifiche statutari è predisposto da apposito organo istituito con decreto rettorale e composto da
quindici componenti, tra cui il rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal senato accademico e sei
dal consiglio di amministrazione.
Gli organi delle università decadono al momento della costituzione degli organi previsti dai nuovi statuti. Il mandato dei rettori in carica al
momento dell’adozione dello statuto è prorogato fino al termine dell’anno accademico successivo. Sono comunque fatte salve le scadenze
dei mandati in corso previste al momento dell’elezione dei rettori i quali, al momento dell’entrata in vigore del provvedimento, stanno
espletando il primo mandato, è prorogato di due anni e non è rinnovabile.
L’elettorato passivo per le cariche accademiche è riservato ai docenti che assicurano un numero di anni di esercizio almeno pari alla durata
del mandato prima della data di collocamento a riposo.
Le università possono fondersi o federarsi, anche limitatamente ad alcuni settori di attività o strutture, al fine di abbassare i costi e
migliorare l’offerta formativa degli atenei. I fondi risultanti dai risparmi prodotti dalla federazione o fusione degli atenei posso restare nella
disponibilità degli atenei che li hanno prodotti, purché indicati nel progetto ed approvati dal MIUR.
Presso il MIUR è istituito il Fondo per il merito finalizzato a promuovere l’eccellenza ed il merito fra gli studenti dei corsi di laurea e
laurea magistrale individuati, per gli iscritti al primo anno per la prima volta, mediante criteri nazionali standard e per gli iscritti agli anni
successivi mediante criteri nazionali standard di valutazione. Il fondo è destinato, tra l’altro, ad erogare premi di studio, estesi anche alle
esperienze di formazione da realizzare presso università e centri di ricerca di paesi esteri, fornire buoni studio, che prevedano una quota,
stabilita in relazione ai risultati accademici conseguiti, da restituire a partire dal termine degli studi, con tempi parametrati al reddito
percepito. Sono esclusi da tale obbligo gli studenti che hanno conseguito il titolo di laurea ovvero di laurea specialistica o magistrale con il
massimo dei voti ed entro i termini di durata normale del corso. Il Fondo è alimentato con versamenti effettuati a titolo spontaneo e solidale
da privati, società, enti e fondazioni, anche vincolati, a specifici usi.
Il provvedimento reca poi una delega al Governo, da adottare nel termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, di uno o
più decreti legislativi, in materia di interventi per la qualità e l’efficienza del sistema universitario, la valorizzazione dei ricercatori. Si
dispone inoltre il commissariamento degli atenei per cui sia stato dichiarato il dissesto finanziario. Nell’esercizio della delega il Governo
deve attenersi ad alcun i principi e criteri direttivi tra cui le definizione dei LEP, anche con riferimento ai requisiti di merito ed economici,
tali da assicurare gli strumenti ed i servizi per il conseguimento del pieno successo formativo degli studenti dell’istruzione superiore e
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale e personale, garantire agli studenti la più ampia libertà di scelta in relazione alla
fruizione dei servizi per il diritto allo studio universitario. Vista la complessità della materia trattata dai decreti legislativi suddetti e
nell’impossibilità di procedere alla determinazione degli effetti finanziari dagli stessi derivanti, la loro quantificazione è effettuata al
momento dell’adozione dei singoli decreti legislativi.

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Sullo stato giuridico dei professori e ricercatori viene disposto che il regime di impegno dei professori e ricercatori di ruolo è a tempo
pieno o a tempo definito. L’orario complessivo per le due categorie è pari a 1500 ore nel caso di tempo pieno e 750 ore nel caso di tempo
definito. Tale impegno orario comprende la quantificazione figurativa di ricerca, studio ed insegnamento.
Entrambe le categorie devono riservare annualmente un determinato numero di ore a compiti di didattica e di servizio agli studenti e di
attività di verifica dell’apprendimento. Per i professori si tratta di un limite minimo, pari a 350 ore in regime di tempo pieno e non meno di
250 ore in regime di tempo definito, mentre per i ricercatori si tratta di un limite massimo, quantificato in 350 ore nel regime di tempo
pieno e in 200 ore in regime di tempo definito.
Ciascun ateneo, nei limiti della disponibilità di bilancio e modalità stabiliti con proprio regolamento, determina la retribuzione aggiuntiva
dei ricercatori di ruolo a cui, con il loro consenso, sono affidati moduli o corsi curriculari. Alle università, secondo criteri stabiliti
dall’ANVUR, spetta la valutazione dei docenti e ricercatori e, se negativa, gli stessi vengono esclusi dalle commissioni di abilitazione,
selezione e progressione di carriera del personale accademico, nonché degli organi di valutazione dei progetti di ricerca.
Si dispone l’incompatibilità della posizione di professore o ricercatore con l’esercizio del commercio e dell’industria, ad eccezione
della costituzione di società risultanti da uno spin off o in fase di start up. I professori e i ricercatori, fatto salvo il rispetto degli
obblighi istituzionali, possono svolgere liberamente attività, anche retribuite, di valutazione e referaggio (ovvero valutazione fra pari),
lezioni e seminari a carattere occasionale, attività di collaborazione scientifica e consulenza, attività di comunicazione divulgazione
scientifica e culturale, attività pubblicistiche ed editoriali.
I professori ed i ricercatori a tempo pieno possono svolgere attività didattica e di ricerca anche presso un altro ateneo sulla base di una
convenzione tra i due atenei, che abbiano obiettivi di comune interesse (per un periodo non superiore a cinque anni). L’impegno può essere
totalmente svolto presso un altro ateneo che, in questo caso, corrisponde gli oneri stipendiali. Previa autorizzazione del rettore, l’attività
didattica e di ricerca può essere volta anche presso università o enti di ricerca stranieri e presso enti pubblici o privati, purché non si creino
conflitti di interesse con l’università di appartenenza e purchè con carattere di saltuarietà e di durata limitata, a condizione che l’attività
non rappresenti detrimento della attività didattiche, scientifiche e gestionale affidate Per il personale universitario medico-sanitario e non
medico, in regime di tempo pieno ovvero di tempo definito, in caso di svolgimento delle attività assistenziali per conto del SSNN, restano
fermi lo specifico trattamento aggiuntivo, nonché la disciplina in materia di attività libero-professionale intramuraraia ed extramuraria
previsti dalle disposizioni in vigore.
I professori e i ricercatori devono presentare una relazione triennale sul complesso delle attività didattiche, di ricerca e gestionali svolte.
Vengono dettate norme in materia di mobilità di professori e ricercatori: i professori universitari a domanda possono essere collocati in
aspettativa senza assegni per un periodo massimo di cinque anni, anche consecutivi, per lo svolgimento di attività presso soggetti pubblici e
privati, anche operanti in sede internazionale, i quali provvedono al trattamento economico e previdenziale.
Sono contenute poi misure volte ad incentivare la mobilità interuniversitaria.
In tema di revisione del trattamento economico dei professori e dei ricercatori universitari si prevede l’adozione, entro sei mesi dalla
data di entrata in vigore della legge, di due regolamenti di delegificazione per la revisione del trattamento economico dei professori e dei
ricercatori universitari. I regolamenti sono adottati su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentito il
Ministro dell’economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. Il primo regolamento è inerente al

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trattamento economico dei professori e ricercatori già in servizio e di quelli vincitori dei concorsi indetti fino alla data di entrata in vigore
della legge.
Le norme generali regolatrici della materia sono così individuate: trasformazione della attuale progressione biennale per classi e scatti di
stipendio in progressione triennale; invarianza complessiva della progressione; decorrenza della trasformazione dal primo scatto successivo
a quello in corso alla data di entrata in vigore della legge.
Il secondo regolamento riguarda il trattamento economico dei professori e dei ricercatori assunti sulla base delle nuove regole. In
particolare si dispone la rimodulazione, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, della progressione economica e dei relativi importi,
che potrà anche essere su base premiale. Le norme generali regolatrici della materia sono così individuate: per i professori di prima fascia
abolizione del periodo di straordinario; per i professori di seconda fascia abolizione della conferma; eliminazione delle procedure di
ricostruzione di carriera e conseguente rivalutazione del trattamento iniziale; previsione della possibilità, per i professori ed i ricercatori
nominati secondo il regime previgente di optare per questo nuovo regime.
E’ istituito inoltre il Fondo di ateneo per la premialità di professori e ricercatori, nonché, per alcune ipotesi, del personale tecnico-
amministrativo. In particolare si prevedono due diversi meccanismi premiali, uno connesso all’attività di professori e ricercatori e uno,
eventuale, connesso all’acquisizione di commesse o di finanziamenti privati anche da parte del personale tecnico-amministrativo. Il Fondo
è alimentato con le somme relative agli scatti stipendiali non attribuiti a causa di valutazione negativa, mentre sono previsti altri canali di
finanziamento del Fondo, per cui il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con decreto, può attribuire ulteriori somme ad
ogni università e, inoltre, ogni ateneo può integrare il Fondo con una quota dei proventi delle attività svolte in conto terzi o con
finanziamenti pubblici o privati.
Il provvedimento stabilisce che presso ciascuna università è costituito un collegio di disciplina, finora istituito a livello nazionale,
nell’ambito del CUN. Si dispone inoltre che le sanzioni sono comminate dal Consiglio di amministrazione di ciascun ateneo e non più dal
rettore.
Si prevedono inoltre interventi perequativi a favore delle università statali nella misura di una quota pari ad almeno l’l,5% del Fondo
Funzionamento Ordinario-FFO e delle risorse eventualmente assegnate per il funzionamento del sistema universitario, che presentino un
sottofinanziamento superiore al 5% rispetto ai parametri fissati dalla legge.
Vengono inserite misure per incentivare la qualità delle attività didattiche e di ricerca delle università non statali legalmente riconosciute,
stabilendo che una quota non inferiore al 10% dell’ammontare complessivo dei contributi previsti dal legge n. 243/1991, da incrementare
progressivamente, è ripartita sulla base di criteri determinati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita
l’ANVUR.
E’ ridotto da 60 a 12 il tetto massimo dei crediti formativi, il cui riconoscimento deve essere operato esclusivamente sulla base delle
competenze dimostrate dal singolo studente, mentre vengono escluse forme di riconoscimento collettivo. Le università possono riconoscere
quali crediti formativi il conseguimento da parte dello studente di medaglia olimpica o paraolimpica o del titolo di campione mondiale
assoluto, campione europeo assoluto e campione italiano assolute nelle discipline riconosciute dal CONI e dal Comitato paraolimpico.
Il provvedimento introduce nell’ordinamento universitario i settori concorsuali nell’ambito dei quali vengono ricondotti gli attuali
settori scientifico-disciplinari.

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Viene introdotta l’abilitazione scientifica nazionale, di durata quadriennale, richiedente requisiti distinti per le funzioni di professore di I e
II fascia. Tra i criteri a cui devono confermarsi le procedure finalizzate al conseguimento dell’abilitazione è la prescrizione di un numero
massimo alle pubblicazioni che ciascun candidato può presentare ai fini del conseguimento dell’abilitazione, anche differenziato per fascia
e per area disciplinare e in ogni caso non inferiore a dodici, nonché l’indizione obbligatoria, con frequenza annuale inderogabile delle
procedure per il conseguimento dell’abilitazione.
L’abilitazione sarà attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità fissati dall’ANVUR (Agenzia
nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, ente pubblico vigilato dal ministero dell’Istruzione). Interviene poi la
chiamata da parte degli atenei, attraverso selezioni indette dagli stessi e basate sulla valutazione di pubblicazioni e curriculum. Alle
selezioni possono partecipare anche professori di prima e seconda fascia già in servizio e studiosi stabilmente impegnati all’estero in
posizioni di pari livello.
Il provvedimento detta disposizioni in materia di dottorato di ricerca prevedendo che le università, gli istituti di istruzione universitaria ad
ordinamento speciale e qualificate istituzioni italiane di formazione e ricerca di livello post laurea, sulla base di criteri e parametri
determinati da decreto del MIUR su proposta dell’ANVUR, disciplinino con proprio regolamento l’istituzione di corsi di dottorato, le
modalità di accesso e di conseguimento del titolo, gli obiettivi formativi ed il programma di studi; la durata, il contributo per l’accesso e la
frequenza, il numero, le modalità di conferimento e l’importo delle borse di studio e dei contratti di apprendistato.
Si prevede una sperimentazione triennale della tecnica di valutazione fra pari per la selezione dei progetti di ricerca finanziati a carico del
Fondo sanitario nazionale e del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica – FIRST.
E’ istituito il Comitato nazionale dei garanti per la ricerca (CNGR), composto da sette studiosi, italiani e stranieri, di elevata
qualificazione scientifica internazionale, tra cui almeno due donne e due uomini, nominati dal Ministro, che sceglie in un elenco
composto da non meno di dieci e non più di quindici persone definito da un comitato di selezione. Il CNGR è finalizzato alla promozione
della qualità della ricerca e ad assicurare il buon funzionamento delle procedute di valutazione tra pari.
Viene data la possibilità alle università, istituzioni ed enti pubblici di ricerca e sperimentazione, all’Agenzia nazionale per le nuove
tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), e all’Agenzia spaziale Italiana (ASI), nonché alle istituzioni il cui
diploma di perfezionamento scientifico è stato riconosciuto equipollente al titolo di dottore in ricerca, nell’ambito delle relative
disponibilità di bilancio, di conferire assegni per lo svolgimento di attività di ricerca.
Le università possono stipulare contratti a titolo gratuito o oneroso per attività di insegnamento. Per i contratti a titolo gratuito
possono essere stipulati esclusivamente con soggetti in possesso di un reddito da lavoro autonomo o dipendente, fermi restando i requisiti
richiesti: che siano dipendenti da altre amministrazioni, enti o imprese, ovvero titolari di pensione, ovvero lavoratori autonomi in possesso
di un reddito annuo non inferiore a quarantamila euro lordi
Molte novità riguardano anche i ricercatori. La riforma disciplina la stipula di contratti di lavoro subordinato a tempo determinato da parte
delle università, nell’ambito delle risorse disponibili per la programmazione, al fine di svolgere attività di ricerca, didattica integrativa e di
servizio per gli studenti. Si prevede la messa ad esaurimento dei ricercatori a tempo indeterminato e vengono previste due tipologie di
contratti: a) contratti di durata triennale prorogabili per soli due anni, per una sola volta, previa valutazione positiva delle attività didattiche
e ricerca svolte, effettuata sulla base di modalità, criteri e parametri definiti con decreto del Ministro; tali contratti possono essere stipulati

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con il medesimo soggetto anche in sedi diverse e possono prevedere il regime di tempo pieno o di tempo definito; b) contratti triennali non
rinnovabili, riservati a candidati che hanno usufruito dei contratti di cui alla lettera a), ovvero di analoghi contratti in atenei stranieri. Tali
contratti sono stipulati esclusivamente con regime di tempo pieno. L’impegno annuo complessivo per lo svolgimento delle attività di
didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti è pari a 350 ore per il regime di tempo pieno e a 200 ore per il regime di tempo
definito.
Nel terzo anno della seconda tipologia di contratto, prevista dalla lettera b), l’università, nell’ambito delle risorse disponibili per la
programmazione, valuta il titolare del contratto che abbia conseguito l’abilitazione scientifica nazionale, ai fini della chiamata nel ruolo di
professore associato, in conformità agli standard qualitativi individuati con un apposito regolamento dell’ateneo. Se la valutazione è
positiva il titolare del contratto, alla scadenza dello stesso, è inquadrato come professore associato. La valutazione si svolge in conformità
agli standard qualitativi riconosciuti a livello internazionale e, comunque, l’espletamento del contratto costituisce titolo di
preferenza per la partecipazione ai concorsi nelle pubbliche amministrazioni.
Viene eliminata la possibilità per i professori e ricercatori universitari di avvalersi dei due anni di trattenimento in servizio, il
cosiddetto “biennio Amato” che consentiva il fuori ruolo oltre i limiti di età per il collocamento a riposo (vengono comunque fatte salve le
posizioni di chi già abbia iniziato ad usufruirne).
Il provvedimento reca anche la disciplina relativa ai lettori di scambio: le università, in esecuzione di accordi culturali internazionali che
prevedono l’utilizzo reciproco di lettori, possono conferire a studiosi stranieri in possesso di comprovata e qualificata professionalità,
incarichi annuali rinnovabili per lo svolgimento di attività finalizzate alla diffusione della lingua e cultura del paese di origine. Sono
indicati in maniera tassativa gli obiettivi dell’Anagrafe nazionale degli studenti e dei laureati delle università disciplinate.

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PUNTI DI CRITICITÀ

Nel corso dell’esame in sede referente presso la Commissione Cultura, il provvedimento d’iniziativa governativa è stato condiviso dal
Relatore e dalla maggioranza, in quanto si tratta di una riforma innovativa, organica e non settoriale, attesa da molto tempo e che investe il
settore universitario nel suo complesso. Il dibattito svoltosi in Commissione è stato lungo, approfondito e costellato di numerose critiche da
parte dell’opposizione incentrate soprattutto sulla mancanza di risorse finanziarie necessarie all’attuazione della riforma e sulla
precarizzazione dei rapporti di lavoro del settore. In tale fase è intervenuto il Ministro Gelmini che ha ricordato l’impegno pubblico assunto
dal Ministro Tremonti a ripristinare le risorse necessarie per il 2011. E proprio attraverso la Legge di Stabilità (art. 1, commi 24, 25 e 26,
comma 40 Allegato I) il Governo si è adoperato egregiamente per reperire i fondi necessari a realizzare la riforma del sistema universitario
italiano. Attraverso la legge di stabilità, che sarà licenziata entro il 10 dicembre dal Senato, sono state reperite le seguenti risorse: 800
milioni di euro al fondo ordinario dell’università, 100 milioni di euro per il credito di imposta a favore delle imprese che affidano attività di
ricerca e sviluppo ad atenei o enti pubblici di ricerca e 100 milioni di euro per prestiti d’onore e borse di studio, nonché 25 milioni di euro
per il sostegno ad enti non statali,
Nell’ultima seduta del 19 novembre scorso in Commissione Cultura sono stati votati nuovi emendamenti, presentati dal Relatore alla luce
del parere della commissione Bilancio che, pur esprimendo parere favorevole, ha posto una serie di condizioni, che bloccano la maggior
parte delle norme che prevedono spese, risultate prive di adeguata copertura finanziaria.
In particolare sono state soppresse: la norma riguardante il trasferimento dall’Agenzia del Demanio alle università statali della proprietà dei
beni immobili che esse già utilizzano e che prevedeva l’esenzione da imposte e tasse di tutte relative operazioni (em. On. Lupi); la norma
che prevedeva l’assunzione di 9mila professori di seconda fascia entro il 2016, con l’istituzione di un Fondo per la valorizzazione dei
ricercatori di ruolo e del merito accademico (em. del Relatore); la norma che prevedeva l’esonero dalle tasse di iscrizione e frequenza di
ulteriore corso di laurea per i dirigenti scolastici in possesso di almeno un diploma di laurea magistrale e, inscindibilmente, di un diploma
rilasciato da un’istituzione dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, a decorrere dall’anno accademico 2011-2012, ai fini dell’attività di
formazione continua. Infine sono state eliminate alcune disposizioni relative all’importo degli assegni di ricerca (em. on. Aprea) e dei
lettori di scambio (em. del Relatore).
In particolare alcune critiche sono state mosse dal gruppo FLI, attraverso l’on. Granata il quale ha annunciato che mancherà l’appoggio del
suo gruppo se in Aula mancheranno le coperture per ripristinare gli scatti di stipendio dei professori e che si chiederà di rimandare il voto
ad una data successiva al 10 dicembre, ovvero dopo la chiusura della sessione di Bilancio. L’on. Granata ha inoltre preannunciato un
emendamento per ripristinare scatti di stipendio per i professori ed uno soppressivo della norma che, di fatto, introduce il
commissariamento da parte del Tesoro del ministero dell’Università.

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