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Buddismo e Società

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2019 | settembre ottobre

Una bussola per vivere con gioia e fierezza


Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di giugno 2018

Il fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi, nato proprio nel mese di giugno, una volta disse:
«La cosa più importante nella vita è avere un obiettivo chiaro, e questo è impossibile senza la fede». [ref
]Tsunesaburo Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo Zenshu (Opere complete di Tsunesaburo Makiguchi), vol.
10, Daisanbunmei-sha, Tokyo, 1987, p. 7. [/ref ] Era un monito a non farsi sviare dalle tempeste dell’esistenza
perdendo di vista lo scopo della vera felicità.
In un’epoca dominata dai valori del militarismo, che ponevano la nazione al di sopra dell’individuo,
Makiguchi denunciò il male della negazione di sé che conduceva a sacrificare la propria vita: «La strada giusta
è ricercare sia la propria felicità sia quella di tutti gli altri».[ref ]Ibidem, p. 8[/ref ]
Non solo la propria felicità e nemmeno solo quella degli altri. L’idea buddista di felicità è diventare felici tutti
insieme, ed è lo scopo più importante della vita.

Lo scopo della vita


Perché siamo nati e qual è lo scopo della nostra esistenza? Una religione dovrebbe offrire risposte chiare a
queste domande fondamentali.
Il Buddismo di Nichiren è una bussola che ci indica la direzione per navigare nel grande oceano della realtà. È
una filosofia di vita che mira alla realizzazione della felicità propria e degli altri. Rivela il modo in cui ottenere
uno stato vitale sconfinato di eternità, felicità, vero io e purezza e ci insegna che possiamo realizzare una
società pacifica e armoniosa attraverso l’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”.
Afferma che possiamo attingere a un potenziale vasto come l’universo in base al principio dei “tremila regni in
un singolo istante di vita” e spiega che tutte le persone hanno pari dignità e possono risplendere nella loro
unicità secondo il principio del “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico” (cfr. Raccolta degli insegnamenti
orali, BS, 124, 47).

Tremila regni in un singolo istante di vita (giapp. ichinen sanzen): sistema filosofico elaborato dal maestro
cinese T’ien-t’ai sulla base del Sutra del Loto secondo cui l’intero mondo fenomenico – i “tremila regni”
dell’esistenza, che indicano i vari aspetti che la vita assume in ciascun momento – esiste in un singolo istante
di vita dell’individuo, e un singolo istante di vita permea l’intero mondo fenomenico.
La saggezza del Buddismo di Nichiren ci permette di approfondire e arricchire infinitamente la nostra vita.
Dedicandoci al voto di maestro e discepolo formulato dai Bodhisattva della Terra possiamo trovare risposta a
questioni fondamentali come: da dove veniamo, dove stiamo andando?
In questa lezione approfondiremo la visione della rivoluzione umana nel Buddismo di Nichiren, che ci
permette di costruire un sé forte e incrollabile.

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«Non c’è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo. Il
sutra afferma: “E là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio”.[ref]Il passo completo recita:
«Questa, la mia terra, rimane salva e illesa, costantemente popolata di esseri celesti e umani.
Le sale e i palazzi nei suoi giardini e nei suoi boschi sono adornati di gemme di varia natura.
Alberi preziosi sono carichi di fiori e di frutti e là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio»
(SDLPE, 318).[/ref] Potrebbe forse indicare qualcosa di diverso dalla gioia senza limiti della
Legge? Tu sei ovviamente incluso fra gli “esseri viventi” e “là” indica Jambudvipa [il mondo
intero], in cui è compreso il Giappone. “Felici e a proprio agio” non vuole forse dire che i
nostri corpi e le nostre menti, le nostre vite e i nostri ambienti, sono entità dei tremila regni in
un singolo istante di vita e Budda di gioia illimitata? Non c’è vera felicità se non quella di avere
fede nel Sutra del Loto. Questo si intende con “pace e sicurezza nell’esistenza presente e
nasceranno in circostanze favorevoli nelle successive”[ref]Nel quinto capitolo del Sutra del
Loto, La parabola delle erbe medicinali, si legge:
«Allorché questi esseri viventi avranno udito la Legge, godranno di pace e sicurezza
nell’esistenza presente e nasceranno in circostanze favorevoli nelle successive» (SDLPE,
155).[/ref]» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607).

Felicità in questo mondo è una lettera che Nichiren Daishonin invia il 27 giugno 1276 a Shijo Kingo, che a
quel tempo stava subendo una feroce persecuzione.
Vivere è di per sé una gioia
Il mio maestro Josei Toda spiegava lo scopo dell’esistenza in poche parole: «Perché siamo nati? Per goderci la
vita, come spiega il passo del Sutra del Loto “là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio”. Sarebbe un
peccato se non lo facessimo. Il vero scopo della nostra pratica buddista è raggiungere uno stato in cui vivere è
di per sé una gioia».[ref ]Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha,
Tokyo, 1989, vol. 4, pp. 95-96.[/ref ]
Siamo nati per essere felici e quindi possiamo certamente diventarlo. Questa sua convinta affermazione infuse
un’immensa speranza in chi soffriva profondamente.
La pratica di recitare Nam-myoho-renge-kyo permette di assaporare una condizione di vita in cui ci si sente
“felici e a proprio agio”.
Tutti abbiamo difficoltà e problemi, nessuna esistenza è completamente libera dalle avversità. Ma – diceva
Toda – «così come un pizzico di sale esalta il sapore dei dolci, provare sofferenza ci permette di assaporare
meglio la gioia».[ref ]Ibidem, p. 78[/ref ]
Come praticanti del Buddismo di Nichiren trasformiamo i problemi in gioia e viviamo dedicandoci alla
creazione di valore con un cuore aperto e generoso.
In Risposta a Kyo’o il Daishonin scrive: «Ovunque tua figlia possa saltare e giocare, non le accadrà niente di
male; potrà andare in giro senza paura come il re leone» (RSND, 1, 365).
Quando facciamo emergere la forza vitale della Buddità, risvegliando in noi la potenza e l’energia di un leone
all’attacco, siamo invincibili; possiamo godere di ogni cosa. Recitare Nam-myoho-renge-kyo ci permette di
affrontare ogni problema o sofferenza a testa alta. Noi che abbracciamo la Legge mistica possiamo manifestare
il cuore di un re leone per sfidare e vincere qualsiasi difficoltà.
Perciò il Daishonin afferma: «Non c’è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam- myoho-
renge-kyo». Ci assicura che niente porta maggiore felicità di recitare un Daimoku vibrante, qualsiasi cosa
accada.

Protagonisti e protagoniste sul palcoscenico della vita


Siamo noi che rendiamo la nostra vita ciò che è, svolgendo un ruolo da protagonista sulla scena della nostra
vittoria.
Il Daishonin spiega questo punto attraverso il concetto di “gioia senza limiti della Legge”. Quando la
sperimentiamo, possiamo sviluppare uno stato in cui vivere è di per sé una gioia.
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Gioia senza limiti della Legge: la felicità suprema e fondamentale del Budda, il beneficio della Legge mistica.
I piaceri offerti da fama, ricchezza o cose simili sono passeggeri e destinati a svanire, ma la gioia illimitata
della Legge che sgorga dalle profondità del nostro essere è una condizione di felicità autentica che niente può
distruggere. Questa gioia incrollabile e inesauribile è esattamente ciò che chiamiamo felicità assoluta, e noi che
abbracciamo la Legge mistica possiamo sperimentarla in prima persona grazie al nostro impegno.
Il Daishonin scrive anche: «“Felici e a proprio agio” non vuole forse dire che i nostri corpi e le nostre menti, le
nostre vite e i nostri ambienti, sono entità dei tremila regni in un singolo istante di vita e Budda di gioia
illimitata?». La trasformazione della nostra vita trasforma anche il mondo intorno a noi.

Il grande cambiamento dall’infelicità alla felicità


Quando abbiamo un problema spesso pensiamo che nessuno possa capire la nostra situazione o il nostro
dolore, e tendiamo a rinchiuderci in un guscio di sofferenza.
Il Daishonin scrisse questa lettera a Shijo Kingo perché immaginava che provasse rabbia e frustrazione. Il
discepolo era infatti caduto in disgrazia presso il suo signore feudale Ema a causa di false voci diffuse dai
colleghi.
Cedere alla negatività è totalmente contrario alla felicità. Se quando siamo colpiti dalle avversità non
accettiamo la sfida e ci arrendiamo, avviamo una reazione a catena di disperazione.
Nel passo che stiamo studiando il Daishonin assicura Shijo Kingo che egli è senza dubbio compreso negli
«esseri viventi» che saranno «felici e a loro agio» come promette il sutra.
Se non applichiamo gli insegnamenti buddisti nella nostra vita, rimarranno concetti astratti. Se pensiamo che
non ci riguardino, stiamo cercando la Legge al di fuori di noi e non riusciremo a porre fine al ciclo della
sofferenza. La “spada affilata” per spezzare questo ciclo negativo è la Legge mistica, la recitazione di Nam-
myoho-renge-kyo. Grazie alla nostra determinazione nella fede possiamo attuare il grande cambiamento
dall’infelicità alla felicità.

Lo spirito di “considerare allo stesso modo sofferenza e gioia”


Il Daishonin avverte poi Shijo Kingo: «Non permettere mai che le avversità della vita ti preoccupino,
nemmeno i santi o i saggi possono evitarle» (Ibidem).
Il punto è non farsi sviare dai problemi. Dobbiamo abbandonare l’idea comune che le difficoltà equivalgano a
sfortuna. Qualsiasi problema si possa presentare, il Daishonin ci insegna a recitare Nam- myoho-renge-kyo e
mantenere la calma.
La Legge mistica ci garantisce i benefici di «pace e sicurezza nell’esistenza presente e circostanze favorevoli
nelle successive». Godere di pace e sicurezza non significa essere completamente liberi da problemi e
sofferenze, ma continuare a battersi e a vincere con il coraggio instancabile di un re leone, mantenendo una
fede salda.
Come afferma il Daishonin: «Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso
modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo» (Ibidem).
Questo atteggiamento di continuare a recitare Daimoku qualsiasi cosa accada è di per sé lo stato vitale in cui si
sperimenta la «gioia senza limiti della Legge». Perciò il Daishonin dice a Shijo Kingo: «Rafforza il potere
della tua fede più che mai» (Ibidem).
Immagino che davanti alle innumerevoli difficoltà Shijo Kingo e sua moglie Nichigennyo rileggessero più e
più volte le lettere del Daishonin. Affrontarono ogni situazione con forte fede e si batterono con lo stesso
spirito del maestro dando prova di vittorie meravigliose.

«Né la pura terra né l’inferno esistono al di fuori di noi; entrambi si trovano soltanto nel
nostro cuore. Chi è risvegliato a questo è chiamato Budda, chi è illuso è chiamato persona
comune. Il

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Sutra del Loto ci risveglia a questa verità e chi abbraccia il Sutra del Loto comprenderà che
l’inferno stesso è la Terra della Luce Tranquilla. […] Questo è un insegnamento di
fondamentale importanza, tuttavia io lo impartirò a te così come il Bodhisattva Manjushri[ref]
Manjushri: un bodhisattva che svolge un ruolo importante nel Sutra del Loto e in altri sutra.
Simboleggia la perfezione della saggezza ed è riverito come capo dei bodhisattva.[/ref] espose
per la figlia del Re drago l’insegnamento segreto del conseguimento della Buddità nella forma
presente. Dopo averlo udito, impegnati ancor più diligentemente nella fede. Colui che udendo
l’insegnamento del Sutra del Loto compie sforzi ancor maggiori nella fede è un vero
ricercatore della via» (L’inferno è la Terra della Luce Tranquilla, RSND, 1, 403-404).

Nichiren Daishonin invia questa lettera nel maggio del 1274 alla monaca laica Ueno, che precedentemente
aveva affrontato la morte del marito Nanjo Hyoe Shichiro. La donna era sempre stata una sincera seguace del
Daishonin, che in questa lettera le esprime apprezzamento per la sua devozione. Il mondo di Buddità esiste
senza alcun dubbio nella nostra vita
Questo passo è tratto da una lettera che il Daishonin inviò alla monaca laica Ueno che aveva subìto la morte
del marito Nanjo Hyoe Shichiro. Nichiren, immedesimandosi nella sua perdita e nel suo dolore, dopo averla
rassicurata sul conseguimento della Buddità del marito le dice che ora la cosa più importante era che anche
lei la conseguisse.
Le spiega che percepire l’ambiente come la pura terra o come l’inferno dipende dalla nostra prospettiva o
modo di guardare. Questo è il significato del principio secondo cui «le persone comuni sono identiche al più
alto livello dell’essere» (Raccolta degli insegnamenti orali, cfr. BS, 110, 49), lo stato vitale di Buddità. Il
Buddismo di Nichiren insegna che coloro che hanno sofferto di più possono ottenere la felicità più grande.
Tale è l’immenso potere della Legge mistica.
Seppur confinato in una gelida cella, Tsunesaburo Makiguchi scriveva: «Il mio lavoro in questo momento
consiste nel concentrarmi totalmente sulla fede. Finché lo faccio, non ho niente di cui preoccuparmi. A
seconda del proprio stato mentale, si può essere completamente al sicuro anche nell’inferno».[ref ]Tsunesaburo
Makiguchi, op. cit., vol. 10, p. 284 [/ref ]
Coloro che abbracciano il Sutra del Loto possono far emergere lo stato vitale di Buddità indipendentemente
dalle circostanze; per questo possono sperimentare concretamente nella loro vita che “l’inferno stesso è la
Terra della Luce Tranquilla”. E Makiguchi, con calma e compostezza, l’ha innegabilmente dimostrato.

L’Illuminazione della figlia del Re drago


Il Daishonin incoraggia ulteriormente la monaca laica Ueno facendo riferimento alla figlia del Re drago, che
nel dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, Devadatta, dimostra il principio del “conseguimento della Buddità
nella propria forma presente”.
Permettetemi di riassumerne la storia narrata nel sutra. Il bodhisattva Manjushri racconta che nel palazzo del
Re drago la figlia del re, di otto anni, ha ottenuto l’Illuminazione, ma il bodhisattva Accumulo di Saggezza si
rifiuta di crederci, perché per conseguire la Buddità occorrono infiniti eoni di difficile pratica del bodhisattva e
inoltre le donne sono del tutto escluse da tale percorso.
In quell’istante la figlia del Re drago appare davanti al bodhisattva Accumulo di Saggezza e formula questo
voto a Shakyamuni: «Udendo i suoi insegnamenti [del Budda], io ho conseguito la bodhi: il Budda soltanto
può esserne testimone. Io espongo le dottrine del grande veicolo [del Sutra del Loto] per riscattare gli esseri
viventi dalla sofferenza» (SDLPE, 263).
Dichiara che solo il Budda è consapevole di ciò e che, indipendentemente da ciò che gli altri diranno, lei si
dedicherà ad alleviare le sofferenze delle persone attraverso il potere della Legge mistica che le ha permesso di
ottenere l’Illuminazione. Un voto possente e pieno di profonda gratitudine!
Come la figlia del Re drago, i membri della Soka Gakkai vivono nobilmente dedicandosi a realizzare il loro
voto per kosen-rufu con il desiderio di ripagare il debito di gratitudine per la felicità conquistata attraverso la
pratica buddista.

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Le persone motivate dalla gratitudine e dall’impegno sono forti e resilienti. Questo è il fondamento di una
vita felice.

Conseguire la Buddità nella propria forma presente


Mentre Accumulo di Saggezza, Shariputra e gli altri stanno a guardare, la figlia del Re drago dona a
Shakyamuni un prezioso gioiello (cfr. SDLPE, 264). Il gioiello è il simbolo della natura di Budda e indica che
tutti gli esseri viventi, ugualmente e senza discriminazioni, possiedono nella loro vita il potenziale della
Buddità.
La figlia del Re drago dimostra il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente di
giovane donna, infondendo speranza infinita in tutti gli esseri viventi.

Conseguimento della Buddità nella propria forma presente: conseguire la Buddità in questa vita, così come
siamo, senza dover svolgere la pratica buddista per incalcolabili periodi di tempo.
Indipendentemente dalle circostanze attuali, abbiamo scelto tutti e tutte di nascere in questo mondo con diversi
tipi di karma per portare avanti il nobile compito di kosen-rufu e condurre alla felicità tutte le persone
dell’Ultimo giorno della Legge.
Radicando fermamente questa convinzione nella profondità del nostro essere, senza dubbio sgorgheranno
dalla nostra vita gioia e gratitudine.

Andiamo fra la gente con il “cuore colmo di grande gioia”


La figlia del Re drago dichiara al bodhisattva Accumulo di Saggezza e agli altri riuniti in assemblea:
«Guardate come conseguo la Buddità!» (Ibidem). Questa scena, in cui dopo aver formulato tale ardita
dichiarazione consegue la Buddità proprio così com’è, mi fa pensare ai membri della Soka Gakkai che hanno
lottato e vinto contro la malattia e altre difficoltà dimostrando con fierezza e fiducia in sé la dignità della
propria vita attraverso la battaglia personale contro il karma. Questa trasformazione del karma in missione è la
prova della grandezza del Buddismo di Nichiren.
Il sutra afferma che la figlia del Re drago allora «espose la Legge meravigliosa per tutti gli esseri viventi»
(Ibidem). E quando i presenti la videro agire coerentemente con il suo voto, «i loro cuori si colmarono di
grande gioia e tutti le tributarono da lontano reverente rispetto» (Ibidem).
La chiave è avere “un cuore colmo di grande gioia”. Lo splendore della vita di una singola persona porta gioia
a coloro che la circondano. Una luce nel buio può accendere una speranza in grado di illuminare qualsiasi
cosa.

Dalla Buddità ai nove mondi


Il grande sviluppo di kosen-rufu mondiale al quale assistiamo oggi è dovuto interamente alle esperienze e alle
prove concrete di fede condivise dai membri della Sgi in ogni parte del mondo, che diffondono ondate di
felicità e vittoria. Questa crescita è stata possibile grazie alla visione rivoluzionaria del conseguimento della
Buddità esposta dal Daishonin.
Nella consuetudine la Buddità è vista come una vetta lontana che può essere raggiunta solo scalando un
sentiero arduo e ripido, un percorso così difficile che non si sa se e quando sarà possibile arrivare in cima, e
così estenuante da non esservi spazio per pensare ad altro o ad altri.
Ma il Buddismo di Nichiren ci offre una visione completamente diversa, insegnandoci che chiunque può
raggiungere la vetta della Buddità istantaneamente. Questo è il grande potere della Legge mistica,
l’insegnamento secondo cui “abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente”, ovvero ottenere
l’Illuminazione.

“Abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente”: secondo questo principio, attraverso la
fede nel Gohonzon possiamo attingere alla Legge mistica inerente alla nostra vita e conseguire la Buddità.
In altre parole, in ogni preciso istante, così come siamo e ovunque ci troviamo, noi possiamo conseguire la
Buddità e da quella sommità osservare serenamente l’ambiente circostante e le varie situazioni.

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E questo non è l’unico immenso beneficio del Buddismo di Nichiren. L’aspetto più emozionante della nostra
pratica sta nell’entusiasmo di voler scendere dalla vetta della Buddità verso la base della montagna dei nove
mondi e condividere la nostra gioia con gli altri. Noi andiamo nella società e parliamo agli altri della Legge
mistica, mostriamo il beneficio della pratica buddista attraverso il nostro esempio ed espandiamo il nostro
movimento di speranza. A questo punto possiamo portare altre persone con noi mentre scaliamo nuovamente
la vetta di quella grande gioia che è la Buddità. Kosen-rufu si sviluppa così: un viaggio continuo, insieme a
tanti amici e tante amiche, dalla Buddità ai nove mondi e poi di nuovo alla Buddità e così via.
La storia dell’Illuminazione della figlia del Re drago, che fece voto di alleviare le sofferenze di tutti gli esseri
viventi, non è semplicemente una fiaba del passato. Questo processo di portare gioia agli altri si svolge adesso,
nel nostro mondo, grazie agli sforzi armoniosi e ispiranti delle donne Soka.
Le giovani donne e le donne della Soka Gakkai – che festeggiano rispettivamente il Giorno dell’Ikeda Kayo-
kai il 4 giugno e il Giorno del Gruppo donne il 10 giugno – stanno adempiendo in tutto il mondo il loro voto
per kosen-rufu nel luogo dove vivono, mentre espandono allegramente la loro rete di gioia. Niente potrebbe
rendermi più felice.

Al servizio della felicità umana


Lo scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) dichiarò che la religione dovrebbe essere al servizio della felicità:
«Gli esseri umani, per essere felici, hanno bisogno di credere in due cose: la prima è che esista una
spiegazione al significato della vita, l’altra è che in tale spiegazione essi possano trovare la migliore
spiegazione della vita stessa».[ref ]Lev Tolstoj, “Pascal”,” in The Complete Works of Lev N. Tolstoj, a c. di
Nathan Haskall Dole, Carton House, New York, 1928, p. 388.[/ref ]
Il Buddismo di Nichiren – con la sua visione completa della vita e della sua natura eterna che abbraccia le tre
esistenze di passato, presente e futuro – ci offre una saggia spiegazione del significato della vita. Ci mostra
anche come recidere le catene del karma che ci ostacolano e condurre una vita gioiosa mentre percorriamo il
sentiero della nostra missione.
Ciò significa dedicarsi ad adempiere il nostro nobile voto di Bodhisattva della Terra, impegnarsi per la felicità
nostra e degli altri ed espandere la rete di persone comuni della Soka Gakkai, con la determinazione di portare
pace e sicurezza nella società e nel mondo.
Studiando e praticando il Buddismo di Nichiren acquisiamo una bussola per procedere con coraggio e
speranza e condurre una vita dedicata al massimo bene.

Avanziamo con gioia ed energia


Vinciamo il mare in tempesta
e mettiamoci di nuovo in viaggio con
la speranza nel cuore,
mai temendo le ondate furiose del karma!
Gli insegnamenti del Buddismo come
nostra bussola per la felicità: un
futuro luminoso ci attende!
Avanziamo con gioia ed energia
insieme ai nostri amici di tutto il mondo!

(Traduzione di Marialuisa Cellerino)

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