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II – A MASSIMO LOLLIO

Troiani belli scriptorem, Maxime Lolli,


Lo scrittore della guerra troiana, o Massimo Lollio,
dum tu declamas Romae, Praeneste relegi;
mentre tu declami a Roma, io a Preneste ho riletto;
qui, quid sit pulchrum, quid turpe, quid utile, quid non,
il quale, ciò che è bello, turpe, utile o no,
plenius ac melius Chrysippo et Crantore dicit.
con più chiarezza e meglio di Crisippo e Crantore lo dice.
Cur ita crediderim, nisi quid te distinet, audi.
Perché io creda ciò, se nulla tu distrae, ascolta. 5
Fabula, qua Paridis propter narratur amorem
La storia, nella quale è narrato come per l’amore di Paride
Graecia barbariae lento conlisa duello,
la Grecia contro i barbari abbia combattuto una lunga guerra,
stultorum regum et populorum continet aestum.
contiene la passione dei re e dei popoli stolti.
Antenor censet belli praecidere causam;
Antenore ritiene opportuno cassare la causa della guerra;
quid Paris? Vt saluus regnet uiuatque beatus
E Paride? A regnare (sano e) salvo e a vivere beato 10
cogi posse negat. Nestor componere litis
nega che lo si possa obbligare. Nestore a pacificare la lite
inter Pelidem festinat et inter Atriden;
tra il Pelide e l’Atride si affretta;
hunc amor, ira quidem communiter urit utrumque.
l’uno l’amore, entrambi insieme l’ira brucia.
Qucquid delirant reges, plectuntur Achiui.
Ogni (volta che) i re delirano, gli Achei sono battuti.
Seditione, dolis, scelere atque libidine et ira
Con sedizione, frodi, delitti e libidine e ira 15
Iliacos intra muros peccatur et extra.
si pecca dentro e fuori le mura di Ilio.
Rursus, quid uirtus et quid sapientia possit,
Dunque, ciò che virtù e sapienza possono,
utile proposuit nobis exemplar Vlixen,
ce lo ha raccontato con l’utile esempio di Ulisse,
qui domitor Troiae multorum prouidus urbes,
il quale, vincitore di Troia, cauto le città
et mores hominum inspexit, latumque per aequor,
e i costumi di molti uomini osservò, e per il vasto mare, 20
dum sibi, dum sociis reditum parat, aspera multa
mentre appronta il ritorno per sé e per i compagni, molte avversità
pertulit, aduersis rerum inmersabilis undis.
sopportò, inaffondabile alle onde degli eventi avversi.
Sirenum uoces et Circae pocula nosti;
La voce delle Sirene e le coppe di Circe conosci;
quae si cum sociis stultus cupidusque bibisset,
se con i compagni stolto e bramoso le avesse bevute,
sub domina meretrice fuisset turpis et excors,
sarebbe stato sotto una padrona prostituta e, abbrutito e stolto, 25
uixisset canis inmundus uel amica luto sus.
avrebbe vissuto come un cane sporco o come una scrofa amica del fango.
Nos numerus sumus et fruges consumere nati,
Noi (invece) siamo insignificanti e nati per consumare i raccolti,
sponsi Penelopae nebulones Alcinoique
sposi scialacquatori di Penelope, (ospiti) di Alcinoo,
in cute curanda plus aequo operata iuuentus,
gioventù pratica nella cura della pelle più che nella giustizia,
cui pulchrum fuit in medios dormire dies et
alla quale fu bello dormire fino al mezzogiorno e 30
ad strepitum citharae cessatum ducere curam.
con lo strepito della cetra porre fine alla preoccupazione.
Vt iugulent hominem surgunt de nocte latrones;
Per sgozzare un uomo si svegliano di notte i ladroni;
ut te ipsum serues, non expergisceris? Atqui
e tu per salvare te stesso non ti svegli? Eppure
si noles sanus, curres hydropicus; et ni
se non vuoi sano, correrai da idropico; e se non
posces ante diem librum cum lumine, si non
chiederai prima (che sia) giorno libro e lucerna, se non 35
intendes animum studiis et rebus honestis,
indirizzerai l’animo agli studi e alle azioni oneste,
inuidia uel amore uigil torquebere. Nam cur,
per invidia o per passione, insonne, ti tormenterai. Infatti perché
quae laedunt oculum, festinas demere, siquid
(le cose) che ledono l’occhio ti affretti a rimuovere, ma se
est animum, differs curandi tempus in annum?
è l’animo (ad esser leso), differisci le cure nel tempo di un anno?
Dimidium facti, qui coepit, habet; sapere aude,
chi ben comincia è a metà dell’opera; abbi il coraggio di sapere, 40
incipe. Viuendi qui recte prorogat horam,
comincia. Chi rimanda l’ora del retto vivere,
rusticus expectat dum defluat amnis; at ille
(è come) il contadino (che) aspetta il defluire del fiume; ma quello
labitur et labetur in omne uolubilis aeuum.
scorre e scorrerà fluente in ogni tempo.
Quaeritur argentum puerisque beata creandis
Si cerca il denaro, la felicità, e, per far figli,
uxor, et incultae pacantur uomere siluae;
una moglie, e col vomere si dissodano le selve incolte; 45
quod satis est cui contingit, nil amplius optet.
ciò è abbastanza per colui al quale è toccato in sorte, e nulla in più cerchi.
Non domus et fundus, non aeris aceruus et auri
Non una casa e un orto, non un mucchio (di monete) di bronzo e d’oro
aegroto domini deduxit corpore febris,
sottrasse al corpo malato del padrone la febbre,
non animo curas; ualeat possessor oportet,
all’animo i tormenti; è opportuno che sia in salute il possidente,
si comportatis rebus bene cogitat uti.
se pensa di voler ben usufruire delle cose che ha accumulato. 50
Qui cupit aut metuit, iuuat illum sic domus et res
Chi desidera o teme, lo giovano tanto la casa e le ricchezze
ut lippum pictae tabulae, fomenta podagram,
quanto a un cisposo delle tavole dipinte, i medicamenti alla podagra,
auriculas citharae collecta sorde dolentis.
le cetre agli orecchi dolenti per lo sporco accumulato.
Sincerum est nisi uas, quodcumque infundis acescit.
Se il vaso non è pulito, ciò che ci metti saprà di aceto.
Sperne uoluptates; nocet empta dolore uoluptas.
Allontana da te le voluttà; nuoce la voluttà schiava col dolore 55
Semper auarus eget; certum uoto pete finem.
Sempre l’avaro brama; tu al desiderio poni un limite certo.
Inuidus alterius macrescit rebus opimis;
L’ividioso marcisce per le ricchezze altrui;
inuidia Siculi non inuenere tyranni
I tiranni della Sicilia non trovarono dell’invidia
maius tormentum. Qui non moderabitur irae,
tormento maggiore. Chi non frenerà l’ira,
infectum uolet esse, dolor quod suaserit et mens,
vorrà infettato ciò che il dolore e la collera ha suggerito, 60
dum poenas odio per uim festinat inulto.
mentre affretta la vendetta con la violenza, con odio inappagato.
Ira furor breuis est; animum rege, qui nisi paret,
L’ira è follia breve; controlla l’animo, che se non ti obbedisce,
imperat, hunc frenis, hunc tu compesce catena.
ti comanda, tu con briglie e catene devi frenarlo.
Fingit equum tenera docilem ceruice magister
L’addestratore educa il docile cavallo (quando ancora è) tenero il collo
ire uiam qua monstret eques; uenaticus, ex quo
ad andare per la via che il cavaliere gli indica; il cane da caccia, da quando 65
tempore ceruinam pellem latrauit in aula,
nell’atrio ha abbaiato alla pelle del cervo,
militat in siluis catulus. Nunc adbibe puro
è arruolato, cucciolo, nelle selve. Ordunque dissetati nel (tuo) puro
pectore uerba puer, nunc te melioribus offer;
petto con gli insegnamenti, fanciullo, e offri te stesso al meglio;
quo semel est imbuta recens, seruabit odorem
l’odore, di cui è imbevuta da nuova, l’anfora lo conserverà
testa diu. Quodsi cessas aut strenuus anteis,
a lungo. Che poi se ti fermi o se spedito vai avanti, 70
nec tardum opperior nec praecedentibus insto.
né aspetto chi si attarda, né rincorro chi mi va innanzi.
III – A GIULIO FLORO

Iule Flore, quibus terrarum militet oris


Giulio Floro, per quali terre del mondo militi
Claudius Augusti priuignus, scire laboro.
Claudio figliastro di Augusto, vorrei tanto sapere.
Thracane uos Hebrusque niuali compede uinctus,
La Tracia o l’Ebro avvinto in una morsa di neve,
an freta uicinas inter currentia turris,
o lo stretto che scorre tra le vicine roccaforti,
an pingues Asiae campi collesque morantur?
o i ricchi terreni e i colli dell’Asia (lo) trattengono? 5
Quid studiosa cohors operum struit? Hoc quoque curo.
Quali tra le costruzioni la coorte assidua innalza? Anche di ciò mi preoccupo.
Quis sibi res gestas Augusti scribere sumit?
Chi si assume lo scrivere delle imprese di Augusto?
Bella quis et paces longum diffundit in aeuum?
Chi guerre e paci diffonde per lungo tempo?
Quid Titius, Romana breui uenturus in ora,
E poi Tizio, che a breve arriverà sulle bocche romane,
Pindarici fontis qui non expalluit haustus,
che non teme di bere alle pindariche fonti, 10
fastidire lacus et riuos ausus apertos?
di osare respingere pozze e ruscelli facili,
Vt ualet? Vt meminit nostri? Fidibusne Latinis
Come sta? Si ricorda di me? E con corde latine
Thebanos aptare modos studet auspice Musa,
intende adattare le melodie tebane, se la Musa lo consente,
an tragica desaeuit et ampullatur in arte?
o nell’arte tragica infuria e declama ampollosamente?
Quid mihi Celsus agit? Monitus multumque monendus,
E che fa il mio Celso? Ammonito e molto da ammonire, 15
priuatas ut quaeret opes et tangere uitet
perché cerchi ricchezze sue proprire, e eviti di toccare
scripta, Palatinus quaecumque recepit Apollo,
gli scritti, qualsiasi protegge Apollo palatino,
ne, si forte suas repetitum uenerit olim
affinché non, se mai un giorno venga a richiedere le sue
grex auium plumas, moueat cornicula risum
piume uno stormo di uccelli, susciti il riso (come) una cornacchietta
furtiuis nudata coloribus. Ipse quid audes?
spogliata col furto dei colori. E tu stesso, che osi? 20
Quae circumuolitas agilis thyma? Non tibi paruom
A quali purissimi stili, agile, voli attorno? Non hai poco
ingenium, non incultum est et turpiter hirtum;
ingegno, non sei stolto né indecorosamente sgradevole;
seu linguam causis acuis seu ciuica iura
sia che la lingua tu acutisca nelle cause, sia che sui diritti civili
respondere paras seu condis amabile carmen,
tu sia pronto a consigliare, sia che tu componga un canto amabile,
prima feres hederae uictricis praemia. Quod si
ti sarà dato il primo premio dell’edera vincitrice. E perciò se 25
frigida curarum fomenta relinquere posses,
ti riuscisse di abbandonare i freddi rimedi alle preoccupazioni,
quo te caelestis sapientia duceret, ires.
andresti dove la divina sapienza ti condurrebbe.
Hoc opus, hoc studium parui properemus et ampli,
Questa fatica, questo studio affrettiamoci a intraprendere, piccoli e grandi,
si patriae uolumus, si nobis uiuere cari.
se dalla patria e da noi stessi vogliamo vivere amati.
Debes hoc etiam rescribere, sit tibi curae
Devi anche scrivermi di questo, hai cura 30
quantae conueniat Munatius? An male sarta
di Munazio per quanto gli si conviene? O mal cucita
gratia nequiquam coit et rescinditur, ac uos
l’amicizia si stringe e si allenta senza ragione, e voi
seu calidus sanguis seu rerum inscitia uexat
scuote sia il caldo sangue che l’inesperienza delle cose
indomita ceruice feros? Vbicumque locorum
(come) fiere dalla indomita cervice? Ovunque
uiuitis, indigni fraternum rumpere foedus,
vi troviate, voi non meritate di rompere il patto fraterno, 35
pascitur in uestrum reditum uotiua iuuenca.
si pasce per il vostro ritorno una giovenca votiva.
IX – A TIBERIO

Septimius, Claudi, nimirum intellegit unus,


Settimio, o Claudio, senza dubbio è il solo che capisce
quanti me facias; nam cum rogat et prece cogit,
quanto tu tenga a me; infatti quando chiede e incita con preghiere,
scilicet ut tibi se laudare et tradere coner,
perché io, ovviamente, mi accinga a lodarlo e a raccomandarlo a te,
dignum mente domoque legentis honesta Neronis,
come degno della saggezza e della casa (tue), Nerone, che sai scegliere il meglio,
munere cum fungi propioris censet amici,
poiché crede che io, da amico, adempirò al mio compito, 5
quid possim uidet ac nouit me ualdius ipso.
vede quel che posso fare e mi conosce più di me stesso.
Multa quidem dixi cur excusatus abirem,
Davvero molte cose dissi perché ne uscissi giustificato,
sed timui mea ne finxisse minora putarer,
ma ebbi timore che -non- si pensasse che io mi fingessi inadeguato,
dissimulator opis propriae, mihi commodus uni.
dissimulatore delle mie stesse possibilità.
Sic ego, maioris fugiens opprobria culpae,
Così io, fuggendo la bruttura di una colpa più grande, 10
frontis ad urbanae descendi praemia. Quodsi
mi adattai ai vantaggi del pudore cittadino. Se poi
depositum laudas ob amici iussa pudorem,
approvi l’aver messo da parte il riserbo per la raccomandazione di un amico,
scribe tui gregis hunc et fortem crede bonumque.
ascrivilo nella tua cerchia e ritienilo valoroso e onesto.
XII – A ICCIO

Fructibus Agrippae Siculis quos colligis, Icci,


Se dei frutti siculi di Agrippa che raccogli, o Iccio,
si recte frueris, non est ut copia maior
sai ben godere, non c’è maggior ricchezza che
ab Ioue donari possit tibi; tolle querellas;
possa esserti donata da Giove; smetti i lamenti;
pauper enim non est cui rerum suppetit usus.
povero infatti non è colui al quale è sufficiente l’uso dei beni.
Si uentri bene, si lateri est pedibusque tuis, nil
Se nel ventre, se nel fianco e nei piedi hai salute, nulla 5
diuitiae poterunt regales addere maius.
le ricchezze dei re potranno aggiungerti in più.
Si forte in medio positorum abstemius herbis
Se forse, nel mezzo di una tavola imbandita ti astieni, di erbe
uiuis et urtica, sic uiues protinus, ut te
vivi e di ortica, così vivrai continuamente, anche se
confestim liquidus Fortunae riuus inauret,
d’improvviso ti indorasse il liquido fiume della Fortuna,
uel quia naturam mutare pecunia nescit
o perché mutare la natura il denaro non sa, 10
uel quia cuncta putas una uirtute minora.
o perché ogni cosa ritieni minore della sola virtù.
Miramur, si Democriti pecus edit agellos
Ci meravigliamo, se il gregge di Democrito si ciba dei campi
cultaque, dum peregre est animus sine corpore uelox,
e dei raccolti, mentre lontano è l’animo veloce senza il corpo,
cum tu inter scabiem tantam et contagia lucri
mentre tu, tra tanta cupidigia e contagio di guadagno,
nil paruum sapias et adhuc sublimia cures;
sai poco e niente e ancora ti preoccupi degli eventi atmosferici; 15
quae mare compescant causae, quid temperet annum,
quali le cause che delimitino il mare, che cosa regoli la stagione (lo scorrere del tempo),
stellae sponte sua iussaene uagentur et errent,
(se) le stelle spontaneamente o a comando vaghino ed errino,
quid premat obscurum lunae, quid proferat orbem,
che cosa nasconda il lato oscuro della luna, cosa sveli il disco celeste,
quid uelit et possit rerum concordia discors,
cosa voglia e possa concordia e discordia delle cose,
Empedocles an Stertinium deliret acumen?
(se) di Empedocle o di Stertinio vaneggi l’acume. 20
Verum, seu piscis seu porrum et caepe trucidas,
Pur tuttavia, sia che tu mangi pesci o porri e cipolle,
utere Pompeio Grospho et, siquid petet, ultro
fatti amico Pompeio Grosfo e, se qualcosa ti chiederà, senza indugio
defer; nil Grosphus nisi uerum orabit et aequum.
dagliela; Grosfo non ti pregherà di nulla che non sia vero e onesto.
Vilis amicorum est annona, bonis ubi quid dest.
Basso è il prezzo degli amici, quando manca qualcosa ai buoni.
Ne tamen ignores quo sit Romana loco res,
Tuttavia, perché non ignori dove sia la fortuna di Roma, 25
Cantaber Agrippae, Claudi uirtute Neronis
il Cantabro per il valore di Agrippa, (per quello) di Claudio Nerone,
Armenius cecidit; ius imperiumque Prahates
l’Armeno cadde; Fraate il diritto e il comando
Caesaris accepit genibus minor; aurea fruges
di Cesare accettò in ginocchio; aurea messe
Italiae pleno defundit Copia cornu.
sull’Italia sparge l’Abbondanza dal corno ricolmo.
XIII – A VINNIO

Vt proficiscentem docui te saepe diuque,


Come mentre partivi ti ho spiegato spesso e a lungo,
Augusto reddes signata uolumina, Vinni,
consegnerai ad Augusto i volumi sigillati, o Vinnio,
si ualidus, si laetus erit, si denique poscet;
(solo) se sarà in forze e lieto e se, infine, li chiederà;
ne studio nostri pecces odiumque libellis
affinché tu non commetta una colpa per mio affetto e l’odio sui libretti
sedulus inportes opera uehemente minister.
il tuo zelo richiami per l’operato impulsivo. 5
Si te forte meae grauis uret sarcina chartae,
Se per caso ti infastidisse il mio pesante bagaglio di papiri,
abicito potius quam quo perferre iuberis
gettalo via, piuttosto che, dove hai il compito di portarlo,
clitellas ferus inpingas Asinaeque paternum
lo scarichi (come) una bestia la soma e Asina, il paterno
cognomen uertas in risum et fabula fias.
cognome, tu volga in risata e trasformi in barzelletta.
Viribus uteris per cliuos, flumina, lamas.
Della forza ti avvarrai per clivi, fiumi, specchi d’acqua. 10
Victor propositi simul ac perueneris illuc,
Vittorioso nel proposito, non appena sarai giunto lì,
sic positum seruabis onus, ne forte sub ala
così metterai da parte il peso deposto, affinché non sotto l’ascella
fasciculum portes librorum, ut rusticus agnum,
porti il fascicolo dei libretti, come il contadino l’agnello,
ut uinosa glomus furtiuae Pyrria lanae,
come Pirra ubriacona il gomitolo di lana rubato,
ut cum pilleolo soleas conuiua tribulis.
come il villano ad un banchetto con i sandali e il cappellino. 15
Ne uolgo narres te sudauisse ferendo
Non dire alla gente che hai sudato/faticato portando
carmina quae possint oculos aurisque morari
canti che possano occhi e orecchie allietare
Caesaris; oratus multa prece, nitere porro.
di Cesare; supplicato con molte preghiere, ora fatti onore.
Vade, uale, caue ne titubes mandataque frangas.
Va’, addio, attento, non esitare e non sbagliare gli ordini.
XIX – A MECENATE

Prisco si credis, Maecenas docte, Cratino,


Se credi, o dotto Mecenate, al vecchio Cratino,
nulla placere diu nec uiuere carmina possunt
nessuna poesia può piacere a lungo e permanere
quae scribuntur aquae potoribus; ut male sanos
che è scritta da bevitori d’acqua; non appena i non sani di mente
adscripsit Liber Satyris Faunisque poetas,
poeti Libero ascrisse tra i Satiri e i Fauni,
uina fere dulces oluerunt mane Camenae;
di vino un poco odorarono al mattino le dolci Camene; 5
laudibus arguitur uini uinosus Homerus;
per le lodi del vino Omero è ritenuto un ubriacone;
Ennius ipse pater numquam nisi potus ad arma
lo stesso padre Ennio mai se non brillo alle armi
prosiluit dicenda. 'Forum putealque Libonis
si gettò per cantarne. “Il Foro e il puteale di Libone
mandabo siccis, adimam cantare seueris':
affiderò ai sobri, negherò il cantare agli austeri”.
hoc simul edixit, non cessuere poetae
da quando stabilì ciò, i poeti non hanno cessato 10
nocturno certare mero, putere diurno.
di notte di gareggiare ubriachi, di puzzare di giorno.
Quid? Siquis uoltu toruo ferus et pede nudo
Quindi? Se un tale, fiero col volto torvo e col piede scalzo
exiguaeque togae simulet textore Catonem,
con una corta toga (data) da un tessitore, imitasse Catone,
uirtutemne repraesentet moresque Catonis?
forse la virtù e la morale ritrarrebbe di Catone?
Rupit Iarbitam Timagenis aemula lingua
Rovinò Iarbita la lingua sua di Timagene emula 15
dum studet urbanus tenditque disertus haberi.
mentre si impegna e aspira ad esser ritenuto elegante e loquace.
Decipit exemplar uitiis imitabile; quodsi
Inganna un esempio imitabile nei vizi; che se
pallere casu, biberent exsangue cuminum.
per caso impallidisse, berrebbero cumino che rende pallidi.
O imatatores, seruom pecus, ut mihi saepe
O imitatori, schiavo gregge, come a me spesso
bilem, saepe iocum uestri mouere tumultus!
la bile, spesso il riso hanno mosso i vostri tumulti! 20
Libera per uacuum posui uestigia princeps,
Ho posto autonome orme su spazi vuoti per primo,
non aliena meo pressi pede. Qui sibi fidet,
non d’altri (spazi) ho calpestato col mio piede. Chi si affiderà a sé stesso,
dux reget examen. Parios ego primus iambos
come un comandante guiderà la folla. Io per primo i giambi di Paro
ostendi Latio, numeros animosque secutus
ho mostrato al Lazio, seguendo i metri e gli intendimenti
Archilochi, non res et agentia uerba Lycamben;
di Archiloco, (ma) non gli argomenti e le parole che colpivano Licambe; 25
ac ne me foliis ideo breuioribus ornes
e perché tu non mi adorni con ghirlande accorciate
quod timui mutare modos et carminis artem,
per aver temuto di mutare i modi e la fattura del canto,
temperat Archilochi Musam pede mascula Sappho,
la mascolina Saffo armonizza con i versi la Musa di Archiloco,
temperat Alcaeus, sed rebus et ordine dispar,
la adatta Alceo, ma con diversi contenuti e struttura,
nec socerum quaerit, quem uersibus oblinat atris,
né cerca un suocero, che possa coprire di versi infamanti, 30
nec sponsae laqueum famoso carmine nectit.
né alla sposa con un famoso canto intreccia il cappio.
Hunc ego, non alio dictum prius ore, Latinus
Costui, non declamato prima da altrui bocca, io, latino
uolgaui fidicen; iuuat inmemorata ferentem
poeta, divulgai; mi piacerebbe che, trasmesso ancor senza memoria,
ingenuis oculisque legi manibusque teneri.
fosse letto da occhi liberi e ricordato per gli scritti.
Scire uelis, mea cur ingratus opuscula lector
Vorresti sapere perché ingrato i miei scritti il lettore 35
laudet ametque domi, premat extra limen iniquus;
lodi e ami in casa e li denigri fuori dalla soglia, iniquo;
non ego uentosae plebis suffragia uenor
non io della incostante plebe l’approvazione cerco
inpensis cenarum et tritae munere uestis;
con l’elargizione di cene e con il dono di abiti usati;
non ego nobilium scriptorum auditor et ultor
Non io, dei più nobili scrittori ascoltatore e vendicatore,
grammaticas ambire tribus et pulpita dignor.
ritengo conveniente ambire ai circoli e alle tribune letterarie. 40
Hinc illae lacrimae... 'Spissis indigna theatris
Da qui quei lamenti. “Indegni degli affollati teatri,
scripta pudet recitare et nugis addere pondus,'
i miei scritti mi vergogno a recitare e a dar peso a (tali) sciocchezze”
si dixi: 'Rides' ait, 'et Iouis auribus ista
se anche dicessi, “scherzi”, mi si risponderebbe, “e alle orecchie di Giove questi
seruas; fidis enim manare poetica mella
riserva; infatti credi che a emanare la dolcezza poetica
te solum, tibi pulcher.' Ad haec ego naribus uti
(sia) solo tu, e ti piaci [per te (sei) bello]”. A questo io di replicare [sbuffare] 45
formido et, luctantis acuto ne secer ungui,
ho paura e, affinché in una rissa non mi graffi un’unghia affilata,
'Displicet iste locus' clamo et diludia posco.
“non mi piace questo argomento”, dichiaro, e chiedo una tregua.
Ludus enim genuit trepidum certamen et iram,
Infatti lo scherzo generò inquiete schermaglie ed ira,
ira truces inimicitias et funebre bellum.
e l’ira terribili inimicizie e la funerea guerra.

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