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Teoria del valore

e ricostruzione dialettica.
H.G. Backhaus e la critica
dell'economia politica

Il movimento mediatore scompare


nel proprio risultato senza lasciar traccia.
K. Marx

E il nudo risultato è la morta spoglia


che ha lasciato dietro di sé la tendenza.
G.W.F. Hegel

1. All’inizio degli anni Settanta furono tradotte in ita-


liano una serie di opere su Marx e sulla critica dell’econo-
mia politica, scritte da autori che avevano svolto il proprio
apprendistato filosofico presso la Scuola di Francoforte. I
libri di Schmidt, di Reichelt e di Krahl dimostravano un
approccio innovativo nei confronti dell’opera di Marx1.
Sulla base di un’attenta lettura del testo, questi autori si
impegnavano in una disamina critica dei temi fonda-
mentali dell’opera matura di Marx, quali il rapporto con
Hegel, il materialismo, la teoria del valore e il suo rap-
porto con l’economia politica classica. Tutti temi certo
non nuovi, ma che ora venivano trattati al di fuori di
qualsiasi ortodossia teorica e politica. Si cominciava a
mettere in discussione, come sulla sponda francese la
scuola di Althusser, l’autocomprensione di Marx nei con-
fronti della propria metodologia e delle proprie ascen-

1 A. Schmidt, Il concetto di natura in Marx, Roma-Bari, Laterza, 1969; H.


Reichelt, La struttura logica del concetto di capitale in Marx, Bari, De
Donato, 1973; H.J. Krahl, Costituzione e lotta di classe, Milano, Jaca
Book, 1973.
denze rispetto alla filosofia hegeliana. Si cercava di ri-
pensare criticamente l’opera di Marx al di fuori del dog-
matismo sovietico, che l’aveva ridotta a filosofia di stato,
e delle interpretazioni economicistiche, soprattutto an-
glosassoni, che si erano concentrate quasi esclusivamente
sul supposto problema della contraddizione logica tra il
primo e il terzo libro del Capitale. Si cercava sì di leggere,
come in Italia proponeva Luporini criticando l’appiatti-
mento che Sereni aveva fatto dell’opera di Marx su quella
di Lenin, Marx secondo Marx, ma nello stesso tempo, rin-
venendo le diverse stratificazioni del testo marxiano, si
cercava di ricostruire coerentemente il contenuto fonda-
mentale della sua critica dell’economia superando la
semplice «parola» di Marx e spesso argomentando Marx
contro Marx.
Fino al 1981, data della pubblicazione sulle colonne di
Unità proletaria del saggio La dialettica della forma di valore
tradotto da Emilio Agazzi2, si era sentito parlare molto
poco di Hans Georg Backhaus3, per quanto lo stesso Rei-

2 H.G. Backhaus, La dialettica della forma valore, in «Unità proletaria»,


n. 1-2, 1981.
3 Si riporta interamente la presentazione che Agazzi redasse per la
pubblicazione del saggio di Backhaus: «Hans-Georg Backhaus è nato
nel 1929 a Remda, presso Erfurt, in Turingia (oggi nella Repubblica
Democratica Tedesca). Negli anni Cinquanta è emigrato nella Re-
pubblica Federale Tedesca, ove ha studiato filosofia, sociologia ed
economia politica prima a Heidelberg e poi a Francoforte sul Meno.
Verso la metà degli anni Sessanta ha partecipato ai lavori dell’Istituto
per la Ricerca Sociale, tenendo seminari per i corsi di Adorno, du-
rante i quali ebbe modo di esporre le prime linee di un suo pro-
gramma di ricerca e di ricostruzione della teoria marxiana del valore.
L’articolo che qui si presenta tradotto in italiano comparve solo più
tardi, in un volume curato da Alfred Schmidt, dal titolo: Beiträge zur
marxschen Erkenntnistheorie (Frankfurt, Suhrkamp, 1972), ed è in so-
stanza una rielaborazione del saggio da lui scritto, ma non pubbli-
cato, nel dicembre 1965 appunto per uso del seminario di cui si è
detto. Vi sono buone ragioni per ritenere che esso sia stato alla base
di una ripresa di studi su un fondamentale aspetto del pensiero di

10 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
Marx, che in precedenza non era mai stato analizzato a sufficienza e
correttamente, con grave discapito per la retta comprensione della
teoria marxiana. Al seminario di Backhaus prendeva parte l’allora
studente Hans-Jurgen Krahl, che in seguito, prima della sua prema-
tura e tragica morte nel 1970, scrisse Zur Wesenlogik der Marxschen
Warenanalyse e Bemerkungen zum Verhältnis von ‘Kapital’ und Hegel-
scher Wesenlogik, raccolti poi nel volume Konstitution und Klassen-
kampf (Frankfurt, 1971). Si ispirano alle posizioni di Backhaus anche
il lavoro di Helmut Reichelt, Zur logichen Struktur des Kapitalbegriffs
bei Karl Marx, Frankfurt, 1970 e taluni saggi di R. Bubner, J. Ritsert,
V.M. Roth e altri; nella Repubblica Federale intorno a questi temi si
è sviluppato, e tuttora continua, un dibattito sulla teoria del valore
di Marx che promette di dare notevoli risultati.
Le linee programmatiche presentate in questo articolo vennero poi
sviluppate da Backhaus nelle tre parti finora pubblicate di un lungo
saggio: Materialien zur Rekonstruktion der Marxschen Werttheorie, ap-
parse nella serie Gesellschaft. Beiträge zur Marxschen Theorie delle Edi-
zioni Suhrkamp, del cui gruppo di redazione Backhaus faceva parte
insieme a H.D. Bahr, F. Eberle, E. Hennig, J. Hirsch, O. Negt, H. Rei-
chelt, A. Schmidt e altri. Il titolo stesso del lavoro lascia compren-
dere come Backhaus intendesse anche replicare alla Ricostruzione del
materialismo storico proposta da Habermas, che, come è noto, abban-
dona in essa la teoria del valore-lavoro. Se le due prime parti (pub-
blicate rispettivamente nei numeri 1 e 3 di «Gesellschaft», apparsi
nel 1974 e 1975) sviluppano le posizioni già tracciate nell’articolo qui
presentato, la terza parte (in «Gesellschaft» n. 11, del 1978) delinea al-
cuni approfondimenti e alcuni mutamenti di prospettiva, che si ac-
centuano in una quarta parte, tuttora inedita del saggio. Sembra
tuttavia che attualmente Backhaus abbia rinunciato a terminare que-
sto lavoro, giacché si è dedicato alla preparazione di un altro vo-
lume, Marx und die marxistiche Orthodoxie (già annunciato come n. 43
della Neue Folge delle Edition Suhrkamp, e ormai di imminente
pubblicazione) in cui tutto il suo discorso viene rielaborato da capo
[il volume non è mai stato pubblicato, mentre la quarta parte dei Ma-
teriali, rielaborata rispetto al manoscritto che possedeva Agazzi, è
stata pubblicata da Backhaus soltanto in Dialektik der Wertform, Frei-
burg, ça ira, 1997, e tradotta nel presente volume].
La dialettica della forma valore è già stato presentato in diverse tradu-
zioni (francese, olandese, spagnola, svedese, giapponese e inglese) al
pubblico dei rispettivi paesi. La ragione per cui si ritiene opportuno
presentarlo anche al pubblico italiano sta anche nel fatto che da noi
la «crisi del marxismo» (perdurante quando ormai altrove sembra
passata di moda) ha uno dei suoi «punti forti» nella liquidazione
della teoria marxiana del valore-lavoro. Il punto centrale del saggio

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 11


chelt, nelle pagine introduttive de La struttura logica del
concetto di capitale in Marx4, lo citasse, assieme a Schmidt,
come iniziatore di quella nuova lettura di Marx che si
stava affermando nella Germania occidentale.
In un’opera recente5, Reichelt ci parla del «fortuito ri-
trovamento» da parte di Backhaus, avvenuto nel 1963, nel
Frankfurter Walter-Kolb-Studentenheim, di una delle rare
copie ancora esistenti della prima edizione del primo libro
del Capitale. A questo ritrovamento, e alle acquisizioni teo-
riche che Backhaus fu in grado di sviluppare, egli fa risa-
lire gli inizi di quella che la storiografia tedesca definisce
la Neue Marx-Lektüre6.

di Backhaus consiste nella dimostrazione che tanto i critici del mar-


xismo quanto troppo spesso economisti che si credono marxisti non
hanno criticato o difeso propriamente la teoria marxiana (perché non
l’hanno veramente intesa), quanto la teoria classica del valore-la-
voro, a torto identificata sostanzialmente con quella. Ciò non vuol
dire difendere una morta «ortodossia» marxiana: come si può scor-
gere dalle pagine che seguono, e ancor più dagli altri lavori di Bac-
khaus dianzi citati, lo stesso Marx a suo parere non ha saputo
presentare in forma sistematica compiuta le sue fondamentali idee
sulla teoria del valore e sul suo rapporto con la teoria del denaro, sul
nesso costitutivo fra analisi quantitativa e analisi qualitativa del va-
lore (fra sostanza e forma del valore, quindi fra economia e filosofia),
offrendo così spazio a numerosi fraintendimenti e incomprensioni,
di cui sono stati vittima (o colpevoli) non solo i suoi critici, ma la
quasi totalità dei suoi seguaci. Agli uni e agli altri, che certo non
mancano nemmeno in Italia, vogliamo offrire quello che ci sembra
una preziosa proposta di «ricostruzione» del pensiero di Marx, che
non ha intenti puramente filologici, bensì anche filosofici e politici».
4 H. Reichelt, La struttura logica del concetto di capitale in Marx, cit., pp.
17-18.
5 H. Reichelt, Neue Marx-Lektüre. Zur Kritik sozialwissenschaftlicher
Logik, Hamburg, VSA-Verlag, 2008, p. 11.
6 Cfr. M. Heinrich, Wie das Marxsche Kapital lesen? Hinweise zur Lektüre
und Kommentar zum Anfang von «Das Kapital», Stuttgart, Schmetter-
ling Verelag, 2008; H. Reichelt, Neue Marx-Lektüre, cit.; I. Elbe, Marx
im Westen. Die neue Marx-Lektüre in der Bundesrepublik seit 1965,
Hamburg, Akademie Verlag, 2008.

12 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
I temi sviluppati da Backhaus, e sulla sua scorta dagli
altri autori citati, che spesso vengono catalogati sotto il
nome di analisi della forma di valore, non erano del tutto
nuovi all’interno del panorama del marxismo italiano.
Sia il già citato Luporini, sia Colletti e Rodolfo Banfi7 ave-
vano cercato di analizzare la specificità dell’opera ma-
tura marxiana rispetto ad altre opere di economia
politica, cercando di farne emergere il contenuto critico,
ma nessuno di questi autori si era provato nel lavoro di
analitica illustrazione di ciò che Marx chiama analisi
della forma e che afferma essere la differenza specifica
del suo metodo rispetto all’economia politica classica.
Alla metà degli anni Settanta fu tradotto in italiano il
testo, che risaliva agli anni Venti, del grande studioso
russo Isaak Rubin8, il quale, per mezzo di un’appropriata
ricostruzione del duplice carattere del lavoro, cercava di
tenere assieme teoria del valore e feticismo delle merci.
Egli proponeva cioè di leggere unitariamente i quattro
paragrafi del primo capitolo del primo libro senza fer-
marsi alla sostanza e alla grandezza di valore e interpre-
tare poi il paragrafo sul feticismo come una semplice
aggiunta volta a mostrare il carattere storico del modo di
produzione e delle categorie economiche che concettual-
mente lo costituiscono.
Alla base del progetto teorico di Backhaus possiamo
rinvenire lo stesso movente teorico di Rubin, per quanto
l’originalità dell’autore tedesco si ritrovi nel continuo con-
fronto critico con l’economia neoclassica e neoricardiana e
nell’attenzione che egli rivolge nei confronti della meto-
dologia marxiana e della stratificazione del testo.

7 Cfr. C. Luporini, Realtà e storicità: economia e dialettica nel marxismo, in


Id., Dialettica e materialismo, Roma, Editori Riuniti, 1974; C. Luporini,
Marx secondo Marx, in Id., Dialettica e materialismo, Roma, Editori Riu-
niti, 1974; L. Colletti, Il marxismo e Hegel, Roma-Bari, Laterza, 1969;
R. Banfi, Uno pseudo-problema: la teoria del valore-lavoro come base dei
prezzi di equilibrio, in «Critica Marxista», n. 3, 1966.
8 I.I. Rubin, Saggi sulla teoria del valore, Milano, Feltrinelli, 1976.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 13


Lo stesso Backhaus rinviene l’inizio del suo sviluppo
teorico nel ritrovamento di un esemplare del Capitale nel-
l’edizione del 18679. Questo ritrovamento gli permise di
confrontare le differenti esposizioni marxiane del primo
capitolo e metterle in relazione con i manoscritti marxiani
del 1857-58. Questo lavoro di comparazione gli consentì
di comprendere storicamente il processo di costituzione
della critica dell’economia politica e, nello stesso tempo,
di approfondire la comprensione della struttura logica
dell’argomentazione marxiana che, nel corso delle di-
verse stesure, sembrava essersi a tal punto nascosta da
non rendere visibile, nell’edizione del 1872, la specificità
dialettica del suo procedere10.
La messa a tema del primo capitolo dell’edizione del
1867 permise a Backhaus di affrontare criticamente l’ana-
lisi della forma di valore, di comprenderne gli aspetti che
rimandavano direttamente alla dialettica hegeliana e di
strutturare il proprio progetto di ricostruzione della teoria
marxiana del valore.

2. In questo volume si raccolgono alcuni tra i più im-


portanti saggi di Backhaus, scritti tra la fine degli anni Ses-
santa e la prima metà degli anni Ottanta.
La dialettica della forma di valore, il primo, pubblicato in
un volume collettivo a cura di Schmidt11, può essere con-
siderato come una sorta di presentazione del programma

9 H.G. Backhaus, Zufor: Die Anfänge der neuen Marx-Lektüre, in Id., Di-
alektik der Wertform, cit., p. 29.
10 Cfr. H. Reichelt, Warum hat Marx seine dialektische Methode versteckt?,
in «Beiträge zur Marx-Engels-Forschung. Neue Folge», 1996, ora ri-
visto e inserito come capitolo ottavo in H. Reichelt, Neue Marx Lek-
türe, op. cit. Si veda inoltre sulla stratificazione del primo capitolo
del primo libro del capitale R. Fineschi, Le edizioni del libro I del Ca-
pitale, in Id., Un Nuovo Marx, Roma, Carocci, 2008.
11 A. Schmidt, (a cura di), Beiträge zur Marxschen Erkenntnistheorie,
Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1969, ora in H.G. Backhaus, Dialek-
tik der Wertform, cit.

14 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
di ricerca che Backhaus andò sviluppando e in parte ri-
vedendo nel corso degli scritti successivi. Qui l’autore ri-
conosce, nella storia della ricezione della critica
dell’economia politica, un appiattimento della teoria del
valore di Marx sulla teoria di Ricardo, quindi un’incom-
prensione della peculiarità dell’approccio marxiano ai
temi economici. Inoltre, egli individua l’incapacità, di
gran parte del marxismo e della ricezione economica di
Marx, di mettere a tema il metodo specifico in cui si strut-
tura l’esposizione. La dialettica viene ridotta a puro ver-
balismo, o compresa come semplice riflesso logico di un
processo storico, o addirittura considerata quale semplice
vezzo estetico. Il programma di Backhaus si indirizza
verso una ricezione dell’opera di Marx che ne com-
prenda le differenze specifiche nei confronti dell’econo-
mia classica e che sia in grado di determinarne le
specificità metodologiche. Nel fare questo l’autore si con-
centra in un’attenta disamina delle varie stratificazioni
del testo marxiano, cercando di esaminare analiticamente,
e di comprendere storicamente, i cambiamenti espositivi
prodotti da Marx dal 1859, anno di pubblicazione di Per
la critica, fino alla seconda edizione del Capitale (1872). Le
quattro redazioni della teoria della forma di valore12 e i
cambiamenti a essa apportati, permettono a Backhaus, già
in questo primo saggio, di rinvenire dei difetti espositivi
che possono aver indotto Engels, e il marxismo succes-
sivo, a una storicizzazione della forma di valore, quindi
all’incapacità di tenere assieme produttivamente teoria
del valore e teoria del denaro.
Lo scritto successivo, Materiali per la ricostruzione della
teoria marxiana del valore, è un lungo saggio diviso in quat-

12 La prima pubblicata in Per la critica dell’economia politica, la seconda


per il primo capitolo del primo libro del Capitale, la terza apposta
come appendice per il lettore non dialettico alla prima edizione del
Capitale, la quarta come terzo paragrafo del primo capitolo della se-
conda edizione del Capitale.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 15


tro parti che è stato pubblicato da Backhaus tra il 1974 e
il 1997. Le prime due parti seguono in sostanza il pro-
getto di ricerca esposto nel saggio precedente, approfon-
dendo ulteriormente i contrasti presenti nell’esposizione
marxiana, tanto da riconoscere, così come Marx aveva
fatto per Smith, un Marx esoterico e un Marx essoterico.
Mentre il Marx essoterico poteva essere ricondotto alla
interpretazione engelsiana e a quella del marxismo suc-
cessivo, il Marx esoterico necessitava di un’interpreta-
zione che fosse all’altezza del metodo dialettico da lui
utilizzato, metodo che Marx stesso aveva spesso confuso
nell’esposizione e che probabilmente superava la consa-
pevolezza che Marx stesso aveva della propria opera. In
sostanza Backhaus – come aveva già fatto Althusser13 –
afferma l’esistenza di una intenctio operis che supera l’in-
tenctio auctoris, una oggettività teorica espressa che in
parte trascende l’orizzonte di autocomprensione del-
l’autore. Questa prospettiva interpretativa ha ancora la
pretesa di ricostruire l’esposizione della critica dell’eco-
nomia politica attraverso il riconoscimento oggettivo-te-
stuale del «vero Marx» a dispetto delle interpretazioni
errate. Da un punto di vista analitico, la prospettiva in-
terpretativa di Backhaus si concretizza nella compren-
sione della teoria marxiana del valore come critica delle
teorie premonetarie del valore e nel riconoscimento di
una matrice teorica comune nella teoria marxista, in
quella neoricardiana e in quella soggettivistica del valore.

13 «Se vi è forse (ci si è arrischiati a suggerirlo) in Marx una risposta im-


portante a una domanda che non viene posta in alcun luogo, risposta che
Marx non giunge a formulare se non a condizione di moltiplicare le
immagini adatte a darle corpo: la risposta della «Darstellung» e dei
suoi mutamenti, ciò è senza dubbio dovuto al fatto che Marx non di-
sponeva a quel tempo (e non poté utilizzarlo durante la sua vita) del
concetto adeguato atto a pensare ciò che produceva: il concetto del-
l’efficacia di una struttura sui suoi elementi», L. Althusser, E. Balibar,
Leggere Il Capitale, Milano, Feltrinelli, 1971, p. 29.

16 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
Più precisamente esse possono essere considerate, pro-
prio come le teorie oggetto della critica marxiana, teorie
premonetarie del valore, incapaci di sviluppare una teo-
ria della forma di valore che riconduca a unità la dimen-
sione di valore e quella obiettiva – precedente a ogni
forma di valutazione soggettiva o oggettiva – dei prezzi.
La prospettiva ermeneutica dell’autore muta e si pre-
cisa nella terza parte dei Materiali. Mentre prima egli
scorgeva nel testo marxiano una linea interpretativa «cor-
retta», la nuova prospettiva riconosce l’impossibilità di
scegliere, alla luce del semplice testo, quale prospettiva
adottare, se quella logica, seguita nei saggi precedenti e
definita esoterica, o quella logico-storica, seguita dall’or-
todossia marxista e precedentemente definita essoterica.
L’idea della ricostruzione, che sta alla base de La dialettica
della forma di valore e delle prime due parti dei Materiali,
viene definita come una «insostenibile semplificazione
della problematica dell’ ‘esposizione’»14. È invece neces-
sario riconoscere che la pluristratificazione e l’oscurità
del testo marxiano sono effettivamente un problema e
non possono essere accantonati in direzione di una o del-
l’altra interpretazione. È necessario riconoscere che il
problema del logico e dello storico non è soltanto un pro-
blema del marxismo e delle interpretazioni dell’opera di
Marx, ma è un problema che Marx stesso non ha risolto
in modo soddisfacente, e questo è dimostrabile proprio
dal fatto che «è possibile infirmare la validità dell’inter-
pretazione «logico-storica» servendosi di taluni argo-
menti che sono propri dell’interpretazione ‘logica’» e,
nello stesso momento, «è all’inverso possibile anche in-
dicare taluni problemi irrisolti e la legittimità soltanto
parziale dell’interpretazione ‘logica’ ricorrendo ad argo-
menti che sono propri di quella ‘logico-storica’»15. La plu-

14 Infra, p. 196.
15 Infra, p. 199.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 17


ristratificazione dell’opera marxiana diventa quindi una
sorta di arma per procedere nella direzione dell’una o
dell’altra interpretazione. Mentre l’interpretazione logica
farà leva soprattutto sui Grundrisse e sull’esposizione
della teoria del valore presente in Per la critica e nella
prima edizione del Capitale16, l’interpretazione logico-sto-
rica concentrerà la propria attenzione sulla seconda edi-
zione del Capitale e sulle Considerazioni supplementari
engelsiane, intese come corretta interpretazione della teo-
ria e della metodologia marxiana. Quella che Backhaus
definisce la «nuova ortodossia» logica afferma che

il Capitale […] sarebbe stato letto erroneamente per oltre


cento anni, e ora sarebbe alfine giunto il momento in cui
lo si può leggere meglio e intendere una buona volta in
modo corretto. Ma proprio qui sta il punto nel quale la
nuova ortodossia si è rovesciata in un nuovo, e questa
volta ancora più curioso dogmatismo17.

Sulla sponda francese, Althusser, criticando le inter-


pretazioni che un secolo di marxismo aveva proposto, af-
fermava negli stessi anni una certa ambiguità nei testi
marxiani che potevano essere letti soltanto in un’ottica
«revisionista» e certo non più ortodossa. La stessa cosa
viene proposta da Backhaus, per quanto proponendo
un’interpretazione molto diversa della teoria di Marx.
Mentre le «ortodossie» concentrano la propria attenzione
sulla «parola» tralasciando gli effettivi nuclei problematici
che Marx stesso si trovava ad affrontare, la nuova erme-
neutica, che da questo saggio in poi guiderà la ricezione
marxiana di Backhaus, si propone invece di mettere al
centro dell’analisi i problemi che Marx stesso si poneva e

16 Backhaus arriva ad affermare che se i manoscritti del 1857-58 fos-


sero andati perduti non vi sarebbe stata alcuna possibilità di svilup-
pare un’interpretazione logica della sistematica complessiva della
critica dell’economia politica. Cfr. Infra, p. 241.
17 Infra, p. 242.

18 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
quindi, per così dire, scegliere quell’interpretazione che
avrebbe permesso di risolvere tali problemi. Non si tratta
di abbandonare un’interpretazione logica dell’opera di
Marx, si tratta di abbandonare il presupposto ermeneu-
tico che ha guidato i primi saggi di Backhaus e le opere
che su di essa hanno proceduto in una lettura logica del-
l’opera di Marx, ovvero l’idea per cui sarebbe possibile
svolgere una ricostruzione logica corretta su base testuale
della teoria marxiana del valore e del denaro. Una tale ri-
costruzione, nella nuova ottica dell’autore, deve trasfor-
marsi in un’interpretazione dell’opera di Marx, che
sappia affiancare al testo e discutere produttivamente i
reali problemi economici e metodologici che Marx si è
posto nella stesura dell’opera. L’analisi della forma di va-
lore assume quindi un senso ermeneutico produttivo sol-
tanto se lascia da parte i «conflitti di citazioni» e cerca di
addentrarsi nei reali problemi teorici che Marx si trovava
ad affrontare. Questo significa confrontare la teoria mar-
xiana con le altre teorie, sia precedenti che successive, e
cercare di scorgere la modalità originale attraverso la
quale si è mossa: «è infatti possibile dimostrare che l’ana-
lisi della forma-valore assume un senso intelligibile e un
contenuto enunciativo non banale, soltanto se viene in-
terpretata quale critica delle teorie premonetarie del valore e
al contempo quale teoria qualitativa del denaro»18. Il punto
per Backhaus non è più quindi quello di una ricostru-
zione testuale della teoria marxiana del valore e del de-
naro, ma di un’interpretazione di tale teoria nell’orizzonte
di critica nei confronti di teorie del valore incapaci di svi-
luppare endogenamente, e non semplicemente affiancare,
una teoria del denaro. Da questo punto di vista l’inter-
pretazione di Backhaus procede nella direzione marxiana
di un’esposizione delle categorie economiche che nello
stesso tempo è critica delle stesse.

18 Infra, p. 232.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 19


Questo riorientamento gestaltico, di prospettiva, nei
confronti dell’opera di Marx trova conferma nella parte
quarta del saggio. Dopo aver ricostruito storicamente il
procedere dell’interpretazione engelsiana, non solo in re-
lazione alla Recensione e alle Considerazioni supplementari,
ma anche rispetto all’Antidühring e al Riassunto del primo
libro del Capitale, Backhaus riesce a precisare la sua idea
dell’analisi della forma di valore quale critica delle teorie
premonetarie del valore: l’analisi marxiana della forma
semplice e della forma totale di valore devono essere in-
terpretate come dimostrazione dell’impossibilità di pen-
sare un processo di scambio generalizzato senza denaro,
e quindi l’impossibilità di costruire una teoria del valore
premonetaria. Pensare di poter sviluppare una teoria del
valore premonetaria significa non comprendere il carat-
tere contraddittorio dell’erogazione del lavoro nel modo
di produzione capitalistico, quindi eludere la determi-
nazione di forma che lo distingue dagli altri modi del
produrre.
Nel saggio successivo, Il rivoluzionamento e la critica
dell’economia politica, Backhaus svolge una ricognizione
dell’approccio marxiano alla «dimensione economica».
Gli oggetti «sensibili sovrasensibili», le categorie econo-
miche intese da Marx quali «forme impazzite», si dimo-
strano comprensibili soltanto in una prospettiva
dialettica, che metta al centro della propria indagine il
loro costitutivo duplice carattere, che sia in grado cioè di
sviluppare adeguatamente il rapporto tra la forma so-
ciale e il contenuto materiale delle categorie economiche.
Solo in questa ottica appare possibile sviluppare la cri-
tica dell’economia politica marxiana nell’orizzonte di
una teoria critica della società.
Il saggio finale, Sulla problematica del rapporto fra «logico»
e «storico» nella critica marxiana dell’economia politica19, ri-

19 Questo saggio, inedito in Germania, fu pubblicato da Agazzi nel n.

20 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
prende, nella nuova ottica ermeneutica, il problema già
toccato del logico e dello storico. Diventa esplicito che
una lettura logica dell’opera di Marx, lettura che solo è in
grado di proporre una critica dell’economia politica coe-
rente e metodologicamente adeguata, non può che essere
sviluppato «soltanto se si argomenta con Marx contro
Marx»20.

3. Approssimandoci ai contenuti teorici dei saggi di


Backhaus, possiamo individuare come terminus a quo del
suo progetto la critica nei confronti dell’interpretazione
engelsiana di Marx.
Nel 1895, in seguito alle discussioni sviluppatesi a par-
tire dalla pubblicazione del terzo libro del Capitale, Engels

3 della rivista «Marx 101» nel 1984. In una lettera Backhaus ha fatto
sapere ai curatori di questo volume che la sua analisi del rapporto tra
logico e storico presentata in questo saggio dovrebbe essere aggior-
nata in relazione al dibattito che si è riacceso in questi ultimi anni in
Germania sull’interpretazione engelsiana della teoria del valore di
Marx, cfr. W. Haug, Historisches/Logisches, in «Das Argument», n. 251,
2007; M. Krätke, Das Marx-Engels-Problem: Warum Engels das Mar-
xsche «Kapital» nicht verfälscht hat, in «Marx-Engels Jahrbuch 2006»,
Berlino 2007; I. Elbe, Die Beharrlichkeit des «Engelsismus», in «Marx-
Engels-Jarbuch 2007», Berlino 2008.
Backhaus ci faceva notare che le mancanze maggiori del saggio sono
di ordine testuale. Nel saggio non si tiene abbastanza di conto del Ca-
pitolo Sesto Inedito e dei Manoscritti del 1861-63. Come ci ha scritto
Backhaus: «con i testi di cui sopra sia la vecchissima controversia sul
‘logico’ e lo ‘storico’ sia quella del vecchio Engels sono definitiva-
mente sciolte: Engels semplicemente non ha capito quella dialettica
della merce e del capitale e perciò è del tutto responsabile della per-
sistente incomprensione della teoria marxiana del valore, che alla
fine dovrebbe essere concepita come una teoria dello sviluppo del
valore, invece che come un modello – o addirittura come una mito-
dologia storicistica – il cui sviluppo logico procede dal valore nella
sua prima, astratta, semplice forma non sviluppata, fino alla forma
più sviluppata di capitale. Così e solo così può essere vista tutta
l’economia, e precisamente come teoria del valore nel suo insieme».
20 Infra, p. 551.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 21


decise di rispondere con un saggio, le Considerazioni sup-
plementari, che in seguito è divenuto particolarmente ce-
lebre e utilizzato da larga parte del marxismo come
veicolo di interpretazione della teoria di Marx. Engels si
trovava nella difficile situazione, dopo il suo complesso
lavoro redazionale per la pubblicazione del Nachlass mar-
xiano, di dover reagire a critiche o a interpretazioni – che
erano iniziate, a dire il vero, già prima della pubblicazione
del terzo libro – che se non mettevano del tutto in discus-
sione la teoria marxiana, almeno vi rintracciavano seri
problemi di coerenza logica nel rapporto tra valori e
prezzi. La contraddizione tra la teoria del valore e la teo-
ria dei prezzi di produzione, viene sciolta da Engels sul
piano della storia: la legge marxiana del valore «ha una
validità economica generale per un periodo di tempo che
va dall’inizio dello scambio che trasforma i prodotti in
merci fino al xv secolo della nostra era […] La legge del
valore ha dunque regnato per un periodo che va da 5 a 7
mila anni»21. In questo periodo, lo scambio delle merci sa-
rebbe avvenuto in base alla quantità di lavoro contenuta
nelle merci. Questa fase storica è definita da Engels «pro-
duzione semplice delle merci». In essa vige sì la produ-
zione delle merci, ma il lavoratore è ancora proprietario
del proprio prodotto e dei mezzi di produzione; non c’è
ancora la separazione tra le condizioni soggettive e og-
gettive della produzione: non si può ancora parlare pro-
priamente di modo di produzione capitalistico. Engels
ipotizza una realtà storica in cui il prodotto assume la
forma di merce, ma non ancora la forma della merce ca-
pitalistica; lo scambio è generalizzato, ma avviene ini-
zialmente nella forma del baratto, la determinazione del
valore mediante il tempo di lavoro è visibile alla superfi-
cie fino all’apparire del denaro, il quale «divenne la mi-
sura decisiva del valore e in grado tanto maggiore quanto

21 F. Engels, Considerazioni supplementari, in Il Capitale, III, p. 39.

22 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
più le merci messe nel commercio si moltiplicarono […]
cosicché meno facile divenne il controllo del tempo di la-
voro necessario per la loro fabbricazione»22. La società ca-
ratterizzata dalla produzione semplice di merci è quindi
definita dallo scambio delle merci, in forma di baratto o
attraverso la mediazione del denaro, in base alla quantità
di lavoro erogato nella produzione delle stesse. A questa
forma di società, per Engels, si riferisce interamente la
prima sezione del primo libro. Con l’affermarsi del modo
di produzione capitalistico – che per Engels storicamente
si attua attraverso un ulteriore sviluppo della divisione
del lavoro – dell’accrescimento della produzione indu-
striale e della polarizzazione in classi distinte delle con-
dizioni soggettive e oggettive della produzione, si
determina un mutamento nella legge che regola lo scam-
bio tra le merci, le quali non si scambiano più in ragione
della quantità di lavoro erogata per la loro produzione,
ma in base ai prezzi di produzione. In sostanza, quella
contraddizione che i critici di Marx vedevano nella man-
canza di coerenza logica tra il primo e il terzo libro del Ca-
pitale viene sciolta da Engels riferendo la legge del valore
e la legge dei prezzi di produzione a due epoche storiche
differenti.
Secondo Backhaus, Engels non intendeva proporre
un’interpretazione differente da quella che Marx aveva
sviluppato nella sua opera, e neppure fondare diversa-
mente la teoria marxiana del capitale: Engels si limitava
soltanto a proiettare inconsapevolmente sull’opera di
Marx delle ipotesi storicistiche elaborate autonoma-
mente, che troviamo all’opera già nella Recensione a Per la
critica dell’economia, da lui redatta nel 1859. La Recensione
engelsiana è, per Backhaus, un testo metodologico nel
quale non viene approfondito alcun contenuto relativo
alla materia economica sviluppata nel testo da recensire.

22 Ibid.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 23


Engels si limita a riferire la portata innovativa della me-
todologia marxiana. Ma questo testo può davvero essere
considerato come il presupposto metodologico che sot-
tende l’interpretazione storicistica della teoria del valore
sviluppata in seguito nel 1895 nelle Considerazioni sup-
plementari. Engels afferma che la critica dell’economia po-
litica, come scienza critica della società borghese, poteva
essere intrapresa in due modi differenti, quello storico e
quello logico. La scelta di Marx per il modo logico viene
spiegata da Engels come accidentale, dovuta per lo più
alla mancanza di lavori preparatori che avrebbero per-
messo di scrivere la «storia dell’economia». Inoltre il
modo logico di esposizione non è altro che «il modo sto-
rico, unicamente spogliato della forma storica e degli ele-
menti occasionali e perturbatori. Nel modo come
incomincia la storia, così deve pure incominciare il corso
dei pensieri, e il suo corso ulteriore non sarà altro che il
riflesso, in forma astratta e teoricamente conseguente, del
corso della storia»23. In sostanza il modo logico del-
l’esposizione viene visto come un semplice riflesso men-
tale, logico appunto, dello sviluppo storico del modo di
produzione capitalistico. È quindi ben visibile la deriva-
zione dell’interpretazione presentata nelle Considerazioni
supplementari dalla Recensione del 1859.
La critica alla lettura engelsiana, sia rispetto ai presup-
posti metodologici che rinviene nell’opera di Marx, sia in
relazione alla teoria del valore interpretata come legge vi-
gente nella società in cui domina la «produzione semplice
delle merci», è il punto di partenza della Neue Marx-Lektüre
di Backhaus. La Recensione e le Considerazioni supplemen-
tari, testi in fondo molto brevi rispetto al corpus dell’opera
marxiana, hanno veicolato e indirizzato la maggior parte
del marxismo successivo, tanto che Backhaus può affer-
mare, senza possibilità di smentita, che l’ortodossia mar-

23 F. Engels, Recensione, in Per la critica, p. 208.

24 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
xista-leninista li ha «canonizzati» e considerati un pre-
supposto essenziale per l’interpretazione della critica del-
l’economia politica. Da questa «canonizzazione» si sono
sviluppate due correnti interpretative che possono essere
considerate complementari, quella logico-storica e quella
modellistico-platonica o «mitodologica».
L’interpretazione logico-storica si richiama espressa-
mente alla lettura engelsiana e intende lo svolgimento
della forma di valore come lo svolgimento logico di un
contenuto storico. La teoria del valore è la concrezione
logica del funzionamento di quella società dominata
dalla «produzione semplice delle merci» e l’analisi mar-
xiana della forma di valore non è che il riflesso logico di
un processo storico che ha poi portato alla nascita del de-
naro. In relazione a questa lettura Backhaus sviluppa
delle critiche non soltanto relative alla pertinenza filolo-
gica nei confronti dell’opera di Marx, ma in relazione alla
pertinenza storica del modello della «produzione sem-
plice delle merci». Mentre le affermazioni engelsiane re-
lative alla vigenza della legge del valore e alla nascita del
denaro non potevano essere supportate – perché ancora
da venire – da ricerche etnologiche specifiche che aves-
sero come oggetto le forme della produzione e riprodu-
zione delle comunità antiche, l’ortodossia logico-storica
dovrebbe potersi confrontare analiticamente con quei la-
vori che concretamente affrontano tali problemi da un
punto di vista storico e vedere che i risultati del metodo
logico-storico, per esempio quello sviluppato da W.F.
Haug in un importante saggio della metà degli anni Set-
tanta24, «non si dimostrano né logicamente esenti da con-
traddizioni, né storicamente plausibili»25.

24 W.F. Haug, Vorlesungen zur Einführung ins «Kapital», Köln, 1974.


25 Infra, p. 247. Da queste considerazioni di Backhaus è possibile svi-
luppare una interpretazione interessante della storia nel Capitale. La
teoria del capitale sarebbe l’esposizione logica del modo di produ-
zione capitalistico. Una tale esposizione non sarebbe possibile senza

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 25


L’interpretazione «mitodologica» intende invece la
«produzione semplice delle merci», e gli attori di quegli
atti di valutazione delle merci in rapporto al tempo di la-
voro erogato, come figure ideali dalle quali è necessario
partire per poi giungere al modo di produzione capitali-
stico in cui le merci non sono più vendute al loro valore
bensì ai prezzi di produzione, mentre la teoria della
forma di valore è relegata alla funzione di excursus sto-
rico esplicativo dell’evoluzione dello scambio dal baratto
fino all’apparire del denaro quale elemento di media-
zione che facilita la circolazione delle merci.
Alla base di entrambe queste correnti interpretative,
che per Backhaus si differenziano anche molto in rela-
zione ai contenuti economici che esprimono, vi è un pre-
supposto tacito che ne orienta lo sviluppo, ovvero l’idea
iniziale di uno scambio generalizzato delle merci in cui il
denaro non ha ancora fatto la sua comparsa, e la lettura

che anteriormente fossero state sviluppate indagini empiriche pro-


fonde relative ai fenomeni economici e sociali, una analisi anche sto-
rica quindi. Tuttavia nella caotica congerie dello storico non è
possibile orientarsi scientificamente senza un sistema categoriale che
strutturi anteriormente il materiale empirico. È quindi impensabile
rinvenire la nascita del denaro senza precedentemente aver elabo-
rato un sistema categoriale che permetta allo studioso di compren-
dere se quel fenomeno che sta studiando possa essere considerato
denaro o meno, come del resto sarebbe stato impossibile per Marx
procedere nell’analisi storica della accumulazione originaria senza aver
precedentemente elaborato un concetto del processo lavorativo
come unione dei momenti semplici dell’attività lavorativa, oggetto e
mezzi del lavoro, e senza aver concepito il modo di produzione ca-
pitalistico come forma specifica in cui si attua il processo lavorativo
attraverso una strutturale separazione di classe tra i detentori dei
mezzi di produzione e i possessori di forza-lavoro. Per una lettura
della storia nel Capitale molto vicina a quella che sembra poter es-
sere rintracciata nelle pagine di Backhaus cfr. A. Schmidt, Storia e
struttura. Problemi di una teoria marxista della storia, Bari, De Donato,
1972, pp. 48-49 e p. 75.

26 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
della analisi marxiana della forma di valore come con-
crezione logica di un processo storico che ha portato alla
formazione del denaro.
Entrambe le correnti interpretative possono essere
considerate come teorie premonetarie del valore in
quanto esaminano l’analisi della sostanza e della gran-
dezza di valore in sede separata rispetto all’analisi della
forma di valore. Un certo orientamento teorico si sostan-
zia in una metodologia che considera lecita l’astrazione
dal denaro e presenta in modo separato l’analisi dello
scambio tra merci. Il denaro è considerato un fenomeno
che deve essere trasceso per giungere all’essenza dello
scambio: esse «concepiscono come strutturalmente iden-
tiche le leggi dello ‘scambio’ nell’economia di scambio
premonetaria e in quella monetaria: per esse infatti l’
‘economia naturale di scambio’ è l’ ‘essenza’ dell’econo-
mia monetaria; le une e le altre vorrebbero venir a sapere
che cosa si cela ‘dietro’ i prezzi mediati dal denaro»26. Se-
condo Backhaus la metodologia di queste correnti inter-
pretative segue lo stesso procedimento della teoria
soggettiva del valore, la quale cerca di spiegare lo scam-
bio tra merci in base all’utilità soggettiva astraendo dalle
mediazioni monetarie. Ciò che la teoria neoclassica del
valore chiama «velo monetario» è concepito dalla tradi-
zione marxista come fenomeno dal quale è necessario
prescindere per giungere all’analisi dell’essenza, ovvero
del rapporto di scambio tra merci. Quello che sia le cor-
renti interpretative marxiste sia la teoria soggettiva del
valore non prendono in considerazione è il processo in-
verso che dall’essenza porta al fenomeno, che dalla rela-
zione di scambio tra merci porta al denaro quale «astratta
unità di calcolo» intersoggettivamente valida. Il feno-
meno o il «velo monetario» è inteso, dal marxismo e dalle
teorie neoclassiche del valore, come elemento che occulta

26 Infra, p. 221.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 27


senza rivelare niente dell’essenza – occulta cioè le strut-
ture premonetarie di un’economia di scambio – mentre,
per Backhaus, la teoria marxiana della forma di valore è
quel processo che dall’analisi dell’essenza giunge al fe-
nomeno, adesso mediato e compreso come manifesta-
zione dell’essenza.
Una tale metodologia interpretativa ha portato molti
autori marxisti a essere del tutto concordi rispetto alla teo-
ria del valore e a scontrarsi ferocemente sulla teoria del
denaro. Attraverso l’esame di un’ampia bibliografia mar-
xista, che comprende sia autori occidentali che dell’Eu-
ropa socialista, Backhaus riesce a mostrare che le dispute
relative alla teoria del denaro in Marx dipendono dalla
errata ricezione della forma di valore, per lo più ignorata
o al massimo interpretata storicamente, e dalla riduzione
della teoria marxiana a teoria premonetaria del valore.
Proprio in base a questa errata ricezione è possibile di-
stinguere la teoria specificamente marxiana dalle inter-
pretazioni marxiste: «il fatto che l’intimo intreccio fra
teoria del valore e teoria del denaro non sia stato tema-
tizzato, mi sembra un indizio della necessità di distin-
guere per principio la teoria marxiana del valore dalla sua
ricezione marxista»27. La famosa controversia riguardo alla
teoria del denaro tra «nominalisti» e «metallisti», che ri-
sale allo scontro teorico tra Kautsky e Hilferding, si è po-
tuta riproporre nel marxismo sovietico, all’inizio degli
anni Settanta, proprio perché non si è tenuto conto della
connessione, presente nell’opera di Marx, tra analisi del-
l’essenza e sua manifestazione, cioè tra l’analisi della so-
stanza e analisi della forma di valore.
Proprio in questo contesto teorico, Backhaus vede la
necessità di riproporre come elemento centrale dell’opus
marxiano il sottotitolo del Capitale così come Marx lo
aveva espresso a Lassalle in una lettera del 1858: «espo-

27 Infra, p. 123.

28 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
sizione del sistema e critica dello stesso per mezzo del-
l’esposizione»28. Il complesso della teoria del valore deve
cioè essere interpretato come critica alle teorie premone-
tarie del valore:

Marx voleva mostrare che non era possibile costruire


senza contraddizioni il concetto di un’economia di mer-
cato premonetaria e al contempo organizzata secondo
la divisione del lavoro, e quindi anche il modello di una
economia naturale di scambio. Si doveva riconoscere
che il concetto di una merce premonetaria è impensabile.
A tale scopo occorreva anzitutto dimostrare che la co-
struzione di un processo di scambio di merci premone-
tarie è necessariamente destinata a fallire29.

All’analisi della forma di valore quale critica delle teo-


rie premonetarie del valore, Backhaus dedica il paragrafo
finale della parte quarta dei Materiali. È necessario se-
guire passo passo il ragionamento perché solo in questo
modo si riesce a comprendere l’intero procedere argo-
mentativo di Backhaus. In primo luogo è necessario ri-
chiamare l’idea marxiana secondo la quale «la stessa
merce non può presentarsi simultaneamente nelle due forme
[quella relativa di valore e quella di equivalente] nella
stessa espressione di valore. Anzi queste due forme si esclu-
dono polarmente»30. L’analisi della forma di valore totale
o dispiegata dovrebbe rendere conto di quella situazione
che il marxismo, sulla scorta di Engels, considera un
commercio di scambio generalizzato tra merci nel quale
non ha ancora fatto la sua comparsa il denaro. Situazione
che possiamo schematizzare in questo modo:

28 Marx a Lassalle, 22. 2. 1858, in K. Marx, Lettere sul Capitale, Roma-


Bari, Laterza, 1971, p. 20.
29 Infra, p. 226.
30 Il Capitale, I, p. 81.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 29


{ { {
b a a
c c b
a d b d c d ecc.
e e e
f f f

La merce a si troverebbe, nel primo caso, nella forma


relativa di valore, mentre nel secondo e nel terzo nella
forma di equivalente. Si tenga ben presente che i tre casi
non sono cronologicamente successivi, bensì contempo-
ranei: sono i punti di vista particolari di ogni possessore
di una merce specifica.

Poiché ora nel modello di una economia naturale di


scambio premonetaria e tuttavia al tempo stesso orga-
nizzata mediante la divisione del lavoro si deve poter
pensare una pluralità di merci che si trovino tutte nella
forma premonetaria ii, un tale modello è impossibile da
pensare: ogni merce dovrebbe altrimenti poter comparire
‘al tempo stesso in entrambe le forme’31.

In questo modo l’analisi di un’economia di scambio


generalizzata in cui non è presente il denaro si dimostra,
alla luce della analisi marxiana della forma di valore, im-
possibile da pensare e la costruzione di un processo di
scambio di merci premonetarie «deve al contrario fal-
lire»32. Tale interpretazione, che in prima battuta sembra
argomentare Marx contro Marx, si rivela oltremodo coe-
rente alla luce di un’attenta lettura del secondo capitolo
del primo libro:
per ogni possessore di merci ogni merce altrui conta come
equivalente particolare della propria merce, e quindi la sua

31 Infra, p. 393.
32 Infra, p. 394.

30 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
merce conta per lui come equivalente generale di tutte le
altre merci. Ma poiché tutti i possessori di merci fanno la
stessa cosa, nessuna merce è equivalente generale, e quindi
le merci non posseggono neanche una forma relativa ge-
nerale di valore, nella quale si equiparino come valori e si
mettano a paragone come grandezze di valore. Quindi
esse non si trovano l’una di fronte all’altra come merci,
ma soltanto come prodotti, ossia come valori d’uso. […]
[I possessori] possono riferire le loro merci l’una all’altra
come valori, e quindi come merci, soltanto riferendole per
opposizione, oggettivamente, a qualsiasi altra merce quale
equivalente generale33.

In base alla lettura di Backhaus, si può affermare che le


analisi della forma di valore semplice e della forma di va-
lore totale non sono altro che la dimostrazione dell’im-
possibilità di uno scambio generalizzato di merci senza la
presenza di un equivalente generale. Si può affermare
inoltre che il concetto di scambio è un concetto generale
trans-storico come quello di lavoro o quello di prodotto,
mentre, invece, il processo sviluppato da Marx nei primi
tre capitoli del primo libro deve essere inteso come circo-
lazione, come determinazione di forma del processo di
scambio generalizzato in cui le merci assumono la forma
di denaro e quindi la forma di prezzo. Lo scambio è quindi
un concetto generale che si determina formalmente come
baratto oppure come circolazione: «il ‘processo di scam-
bio’ si svolge dunque solo entro determinate ‘forme’ sto-
riche, si compie quindi solo come ‘baratto immediato’
oppure invece come ‘circolazione’»34.
Sulla scorta di queste considerazioni, dobbiamo
quindi giungere alla conclusione che l’interpretazione
engelsiana della prima sezione del primo libro come teo-
ria della produzione semplice di merci risulta inade-

33 Il Capitale, I, p. 119.
34 Infra, p. 403.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 31


guata, così come tutte le interpretazioni marxiste che se-
parano la teoria del valore dalla teoria del denaro. Si
dovrà inoltre riconoscere che, se una lettura logico-sto-
rica non si dimostra adeguata alla comprensione del con-
tenuto critico della teoria marxiana del valore, non è
neppure possibile considerare la merce con la quale Marx
dà inizio alla propria sistematica espositiva quale merce
precapitalista come «il primo e più semplice rapporto che
ci si presenta storicamente, di fatto, cioè, […] il primo
rapporto economico che troviamo davanti a noi»35, bensì
essa dovrà essere intesa come merce capitalisticamente
determinata.

4. Una volta mostrata la critica di Backhaus all’inter-


pretazione di Engels e alle teorie marxiste del valore, si
tratta di capire meglio il significato dell’intima relazione
tra teoria del valore e teoria del denaro nella critica del-
l’economia politica. Abbiamo visto che Backhaus rin-
traccia il fondamento comune delle teorie premonetarie
del valore nell’incapacità di concepire il processo di me-
diazione che dall’essenza, la sostanza del valore, porta
alla forma fenomenica. È quindi necessario ricostruire il
percorso marxiano che, dalla sostanza del valore, giunge
alla sua forma fenomenica e mostrare il contenuto critico
di esso.
La prospettiva teorica marxiana può essere compresa
come risposta a una domanda che bene sintetizza il pro-
blema della relazione tra essenza e forma fenomenica:
«perché quel contenuto assume quella forma, e dunque
perché il lavoro rappresenta se stesso nel valore, e la mi-
sura del lavoro mediante la sua durata temporale rap-
presenta se stessa nella grandezza di valore del prodotto
del lavoro»36? Non si tratta semplicemente di riconoscere

35 F. Engels, Recensione, in Per la critica, pp. 208-209.


36 Il Capitale, I, p. 112.

32 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
la sostanza comune delle merci che permette loro lo
scambio, bensì di comprendere perché il lavoro erogato
nella produzione della merce esprima se stesso per
mezzo della forma del valore, per mezzo del denaro.
Questo orizzonte problematico era rimasto del tutto al di
fuori del campo visivo dell’economia classica che aveva
posto la propria attenzione esclusivamente sulla sostanza
e sulla grandezza di valore. Ricardo si è limitato a ricon-
durre lo scambio delle merci alla loro essenza nascosta, il
lavoro, ma perché il lavoro venga espresso come valore
dei prodotti, come proprietà oggettiva da essi posseduta
è completamente rimasto al di fuori della sua indagine.
Possiamo affermare che la domanda che apre alla pro-
spettiva teorica marxiana è «perché il valore ?» Mentre
per l’economia classica lo scambio è un dato non ulte-
riormente analizzabile, che può essere reso comprensi-
bile attraverso la riduzione della differenza qualitativa
delle merci a una loro unità essenziale, Marx si pone un
problema ulteriore e fondante la differentia specifica del
suo procedere argomentativo: perché il ricambio orga-
nico sociale avviene attraverso la forma della circolazione
delle merci, attraverso cioè un sistema di compravendite
separate l’una dall’altra? Per rispondere a questa do-
manda, Marx deve necessariamente passare attraverso
l’analisi dell’essenza e allo stesso tempo comprenderne la
forma di manifestazione. Deve quindi procedere a
un’analisi della forma specifica del lavoro che produce
merci e comprendere la ragione del suo manifestarsi
nella forma di denaro.
La sfera della circolazione è caratterizzata da produt-
tori privati autonomi e indipendenti, che producono
merci attraverso l’erogazione di un lavoro privato, parti-
colare. Questo lavoro privato si sancisce come lavoro so-
ciale soltanto se la merce prodotta viene venduta sul
mercato delle merci. Il processo di scambio che permette
la validazione sociale del lavoro privato come lavoro so-
cialmente necessario, come valore, è possibile solo a con-

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 33


dizione che esista una merce particolare e, al contempo,
generale, nella quale il lavoro erogato per la produzione
sia immediatamente sociale, il denaro. Dunque soltanto
lo scambio tra merce e denaro sancisce la necessità sociale
del lavoro erogato per la produzione di una merce parti-
colare. La ragione, quindi, per cui il lavoro erogato nella
produzione delle merci deve esprimersi nella forma di de-
naro risiede nella contraddizione immanente al modo di
produzione capitalistico, la contraddizione tra il lavoro
privato e il lavoro sociale, la contraddizione tra il lavoro
particolare e il processo di astrazione reale che si compie
nello scambio e che determina il lavoro particolare come
lavoro astratto. Come afferma lucidamente Backhaus:

Marx ricava il concetto del ‘lavoro sociale’ e constata


una contraddizione tra questa forma del lavoro e quella
del lavoro ‘effettivo’ che ha un carattere privato. È que-
sta contraddizione che viene considerata da Marx la
causa del fatto che ‘il lavoro si presenta nel valore’, detto
altrimenti: del fatto che esiste il denaro37.

Per Backhaus il contenuto della teoria marxiana del


denaro è stato recepito dal marxismo soltanto nel suo lato
critico nei confronti del socialismo proudhoniano, quel
socialismo che voleva la merce ma non voleva il denaro
e che quindi, non comprendendo l’intima contraddizione
tra lavoro privato e lavoro sociale, pensava di poter so-
stituire il denaro con delle cedole che esprimessero la
quantità di lavoro erogata nella produzione di ogni
merce. Il marxismo si è dimostrato, agli occhi di Bac-
khaus, cieco di fronte al fatto che, assieme alla critica a
Proudhon, Marx, per mezzo della comprensione del du-
plice carattere del lavoro che produce merci, proponesse
una teoria del denaro del tutto nuova rispetto a quella ri-

37 Infra, p. 365.

34 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
cardiana e, allo stesso tempo, intimamente connessa con
la sua teoria del valore. Un’interpretazione, come quella
svolta sulla scorta di Engels, che pensi di poter astrarre
dal denaro e analizzare uno scambio generalizzato in cui
non appare alcun equivalente universale, non tiene conto
del duplice carattere del lavoro che produce le merci,
quindi della forma specifica in cui si attua la distribu-
zione del lavoro sociale, nonché della «data situazione
nella quale la connessione del lavoro sociale si fa valere
come scambio privato dei prodotti individuali del la-
voro»38, pertanto lascia da parte ciò che veramente è l’og-
getto della teoria marxiana, il modo di produzione
capitalistico.
Un’interpretazione che metta da parte la connessione
tra teoria del valore e teoria del denaro, che cioè separi
l’analisi della sostanza da quella della forma, si riduce,
per Backhaus, a una teoria del valore-lavoro inteso come
pena. Se invece di tematizzare la prima sezione del primo
libro del Capitale come analisi della circolazione semplice,
la si interpreta, in un’ottica logico-storica, come analisi
dello scambio originario, come esame della «produzione
semplice delle merci», si dovrebbe postulare una misura-
zione soggettiva del tempo di lavoro erogato nella pro-
duzione delle merci e comprendere lo scambio in base al
sacrificio soggettivo dei produttori. Una tale lettura della
teoria del valore eluderebbe completamente il carattere
immanentemente contraddittorio della produzione capi-
talistica, nel quale «a priori non ha luogo nessun cosciente
disciplinamento sociale della produzione», nel quale cioè
il carattere sociale del lavoro erogato privatamente «si im-
pone come media che agisce ciecamente»39. La legge del
valore non è fatta valere consapevolmente dagli scam-

38 Marx a Kugelmann, 11. 7. 1868, in K. Marx, Lettere sul Capitale, cit., p.


119-120.
39 Ibid.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 35


bianti, è bensì un processo sovraindividuale che si attua
obiettivamente rispetto alla coscienza degli scambianti. Il
produttore privato autonomo eroga una certa quantità di
lavoro nella produzione della propria merce, ma quanto
di quel lavoro erogato si confermi nella circolazione come
lavoro sociale, quindi come valore, egli non può saperlo
prima della vendita della propria merce. La teoria mar-
xiana consiste proprio nello «svolgere come la legge del
valore si impone»40, nella comprensione cioè di quel pro-
cesso obiettivo che si attua al di fuori della coscienza degli
agenti economici.
Proprio in base alla struttura obiettiva del valore,
Marx può sviluppare la propria sistematica attraverso
un’analisi categoriale che prescinde dalla costruzione
idealtipica di modelli di azione degli agenti del processo.
Se il processo si impone obiettivamente agli agenti eco-
nomici che strutturalmente non possono avere consape-
volezza del lavoro sociale erogato nella produzione della
propria merce, se non in seguito allo scambio con denaro,
è possibile sviluppare un’analisi delle categorie quali
«forme, determinazioni d’esistenza»41 o «forme di pen-
siero oggettive»42 che esuli dalla costruzione di modelli
simulati di comportamento degli agenti economici. Non
è il comportamento degli agenti che determina la legge
del valore, è bensì la legge del valore che si impone at-
traverso gli agenti economici. La struttura stessa della
produzione capitalistica impone all’analisi sociale un
completo abbandono di qualsiasi forma di individuali-
smo metodologico e la sua sostituzione con un’analisi
che prescinda dalla socialità intesa a partire dagli agenti.
Come afferma Backhaus nella teoria marxiana

40 Ibid.
41 Lineamenti, I, p. 34.
42 Il Capitale, I, p. 108.

36 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
non si tratta né di soggetti economici modellati, co-
struiti in modo idealtipico, né di soggetti economici che
compiono azioni di scambio reali in società precapitali-
stiche; nei capitoli su merce e denaro […] si tratta piutto-
sto esclusivamente dell’analisi della struttura, della forma
della relazione merce-denaro. I sostenitori di una inter-
pretazione mitodologica o storicistica cercherebbero in-
vano qui termini il cui senso si riferisca ad atti
intenzionali, a disposizioni economiche oppure ai conte-
nuti, che stanno alla loro base, della coscienza o dell’in-
conscio di individui agenti l’uno insieme all’altro o l’uno
contro l’altro43.

Questa incapacità di mettere a tema la struttura obiet-


tiva del valore quale processo sovraindividuale è proprio
dovuta a una mancata comprensione della forma. Sia per
quanto riguarda la teoria marxista che per quanto ri-
guarda la teoria soggettiva si viene a determinare uno
iato tra l’analisi compiuta dal teorico, che riduce la diffe-
renza qualitativa delle merci a una sostanza comune (sia
essa il lavoro o l’utilità soggettiva), e quella dimensione
economica obiettiva nella quale le merci sono già com-
mensurabili in quanto hanno un prezzo, in quanto rap-
presentano porzioni ideali dell’equivalente universale.
L’analisi della forma di valore permette di analizzare la
scissione «fra la «sostanza» soggettivamente interpretata
e la «forma» oggettivamente anticipata del valore»44. La
scissione di cui parla Backhaus è quella che origina la
presenza di due misure del valore, una interna e una
esterna, quella in valore e quella in prezzo; quella stessa
scissione che induce svariati economisti a mettere da
parte la teoria del valore come presupposto metafisico o
prescientifico dell’analisi della realtà economica.

43 Infra, p. 381.
44 Infra, p. 506.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 37


Per comprendere questa tematica, è significativo il
dialogo che Backhaus intraprende con Gottl-Ottlilienfeld
e con il concetto di «dimensione economica». L’econo-
mista austriaco, avversario della teoria del valore in ge-
nere, afferma l’esistenza di una regione ontologica, quella
economica, nella quale agli oggetti è inerente un numero
caratteristico obiettivo che «ha il senso di una grandezza
valida»45. In sostanza
quando noi parliamo di merce o di bene vendibile,
siamo costretti a pensarvi insieme l’assurdo stato di cose
che alle cose sensibili ‘inerisca’ per così dire una qualità
‘sovrasensibile’, di modo che risulti giustificato parlare
di una ‘dimensione economica’ ed equipararla alle ‘di-
mensioni’ naturali della lunghezza, del peso, della tem-
peratura eccetera46.

Si tratta di sviluppare un procedimento teorico che sia


in grado di pensare l’autonomizzarsi di una dimensione
sociale, quella della forma di valore, rispetto agli indivi-
dui che compongono questa socialità. Si tratta di svilup-
pare un’analisi che sia in grado di comprendere la forma
di valore, o la dimensione economica, come struttura so-
vraindividuale e, nello stesso tempo, costituita dagli atti
dei singoli individui. Come afferma Gottl-Ottlilienfeld si
è costretti a pensare un capovolgimento nel quale «qual-
cosa di personale diventi qualcosa di impersonale»47.
Per Backhaus, la possibilità di pensare una struttura
siffatta risiede nella contraddizione presente nella cate-
goria iniziale della sistematica marxiana. La merce, in-
tesa quale sinolo di valore d’uso e valore, rimanda alla
contraddizione tra il lavoro privato e concreto, da un
lato, e il lavoro sociale e astratto, dall’altro. Mentre il
primo lato di queste coppie opposizionali rinvia a un

45 Infra, p. 495.
46 Ibid.
47 Ibid.

38 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
qualcosa di individuale, a qualcosa che è presente nella
considerazione cosciente del produttore, il secondo lato
rinvia a qualcosa di sovraindividuale, che si attua nella
circolazione e che si impone obiettivamente agli agenti
economici come media che agisce dopo e indipendente-
mente dall’erogazione privata dei lavori. L’opposizione
tra valore d’uso e valore che caratterizza la merce è
quindi l’opposizione tra il processo di erogazione privata
del lavoro e la sanzione sociale di esso, ma tale opposi-
zione, per Backhaus, all’inizio della esposizione mar-
xiana è ancora un’opposizione «per noi». Ciò che la
merce esprime a noi quali teorici, la merce deve dimo-
strarlo nella realtà, attraverso il processo di costituzione
di una dimensione economica, nel quale gli oggetti eco-
nomici appaiano obiettivamente dotati di quella qualità
sovrasensibile che è il valore. Il processo attraverso il
quale la contraddizione immediata si determina quale
contraddizione posta è quello sdoppiamento della merce
in merce e denaro che da un lato permette la sanzione at-
traverso lo scambio del lavoro sociale erogato nella pro-
duzione delle merci particolari, dall’altro determina
quella dimensione economica obiettiva nella quale le
merci si concepiscono immediatamente commensurabili
in quanto quantità ideali di denaro. In questo modo,
quella dimensione economica sovraindividuale, nella
quale gli oggetti assumevano «qualità sovrasensibili», è
ricondotta al suo fondamento materiale.
Di particolare interesse risulta anche l’attenzione che
Backhaus rivolge alla critica compiuta da Marx nei con-
fronti dell’economista antiricardiano Samuel Bailey. Que-
sto è un tema che la marxologia non ha mai affrontato
analiticamente, ma che Backhaus considera così impor-
tante da affermare che «il primo capitolo del Capitale può
venir davvero compreso soltanto se lo si intende nella sua
qualità di metacritica della critica di Bailey e Ricardo»48.

48 Infra, p. 485.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 39


Per Bailey il valore è la semplice relazione che le merci hanno
nello scambio. Questo significa che: a) Il valore non può es-
sere predicato di una merce nella sua isolatezza, in quanto
il valore è la relazione stessa; Ricardo e i suoi seguaci so-
stanzializzano la relazione di scambio tra le merci e pen-
sano che il valore sia attributo/proprietà della merce; in
realtà il valore è soltanto «power of purchasing», quindi è
necessario che si fronteggino due merci. b) La distinzione
ricardiana tra valore reale e valore nominale non ha più
senso: essa era sensata nel momento in cui si cercava, al di
sotto della mera relazione di scambio, di comprendere le
variazioni di valore della merci. Ma, essendo il valore sol-
tanto una relazione di scambio, si dà sistematicamente
un’identità tra valore reale e valore nominale. In sostanza
viene proposta, per la prima volta nella storia del pen-
siero economico, la critica alle due misurazioni del valore:
quella per mezzo del lavoro, da un lato, e quella per
mezzo del denaro, dall’altro. Proprio perché in Ricardo
queste due dimensioni non trovano mediazione, perché,
come afferma Marx, all’economia politica classica non è
mai riuscito «di scoprire, partendo dall’analisi della
merce, e più specificamente del valore della merce, quella
forma di valore che ne fa, appunto, un valore di scam-
bio»49, l’economista antiricardiano e precursore della teo-
ria soggettiva del valore, poteva ben considerare
semplicemente la misura obiettiva che si impone sul mer-
cato, quella appunto del denaro. Tanto è vero che Bailey
può affermare che il valore è una mera finzione costruita
dall’economista che sostanzializza il rapporto di scambio
tra la merce e il denaro, come afferma appunto Marx «in
Bailey, non è la determinazione del prodotto come valore
che spinge alla formazione del denaro e si esprime nel de-
naro, ma è l’esistenza del denaro che spinge alla finzione
del concetto di valore»50. Tuttavia, le contraddizioni alle

49 Capitale, I, p. 112, n. 32.


50 Teorie, III, p. 153.

40 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
quali egli va incontro possono essere comprese a partire
dal fatto che non riesce a determinare obiettivamente il
rapporto tra merce e denaro, una volta che egli prova a ri-
costruire la realtà economica a partire dallo scambio in-
dividuale. Le ultime conseguenze della definizione di
valore quale potere d’acquisto portano Bailey a negare
qualsiasi proprietà oggettiva della merce e quindi a de-
terminare il valore come semplice rapporto di scambio, a
ridurre cioè il rapporto tra merce e denaro a un semplice
rapporto tra due oggetti che si scambiano. Ancora una
volta la circolazione semplice, quel processo obiettivo in
cui si fronteggiano merci e denaro, viene retrocesso alla
dimensione del semplice scambio nella forma del ba-
ratto, e determinato quantitativamente in base a una va-
lutazione soggettiva. Quello scarto tra dimensione
teorica e dimensione obiettiva, che Bailey giustamente
criticava a Ricardo, si ripropone ugualmente nell’analisi
di Bailey quando cerca di approfondire il rapporto tra
merci e denaro. Il dilemma di Bailey è quello dello stacco
incolmabile tra individuale e sovraindividuale, tra lo
scambio individuale determinato dalla valutazione sog-
gettiva e la determinazione oggettiva del prezzo che le
merci hanno sempre prima di qualsiasi valutazione sog-
gettiva:

la teoria soggettiva del valore con l’uso del concetto


di ‘valore oggettivo di scambio’ deve fare inconsape-
volmente ricorso a una ‘relazione sovrapponentesi’, che
in fondo rappresenta una struttura estranea rispetto ai
suoi principi sistematici: la teoria soggettiva del valore
sarebbe in ogni caso in grado di spiegare in maniera
plausibile il fatto di un singolo atto di scambio che ha
luogo hic et nunc, ma non certo di analizzare una ‘cate-
goria’ valida sovraindividualmente51.

51 Infra, 524.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 41


È chiaro che i valori d’uso, in sé differenti gli uni dagli
altri, e quindi incommensurabili, diventano commensu-
rabili soltanto in quanto quantità ideali di denaro, cioè
in quanto hanno la forma di prezzo, e questo Bailey lo
comprende e lo utilizza nella sua critica a Ricardo. Ma
quello che si tratta di determinare è come questa unità
sovraindividuale caratterizzata dal denaro si dia nella re-
altà, e questo Bailey non riesce a risolverlo, ricadendo in
una costruzione teorica in cui vi è una separazione asso-
luta tra lo scambio individuale e il processo obiettivo
della circolazione.
È proprio questa scissione tra la dimensione indivi-
duale dello scambio e la dimensione sovraindividuale
del processo di validazione sociale che ci permette di ap-
profondire il concetto di carattere di feticcio delle merci,
che il marxismo aveva ridotto a semplice considerazione
della storicità del valore e quindi del modo di produ-
zione. Si può parlare di feticismo perché l’erogazione del
lavoro sociale avviene per mezzo di lavori autonomi e
indipendenti che non hanno una coordinazione anteriore
rispetto a quella che si attua attraverso lo scambio tra
merce e denaro. Il denaro è quindi il mezzo attraverso il
quale si determina la connessione sociale dei lavori pri-
vati e costituisce la società, indipendentemente dalla con-
sapevolezza dei singoli agenti. La connessione sociale si
determina quindi attraverso lo scambio tra cose. Per
mezzo della teoria del feticismo, Marx sviluppa una cri-
tica definitiva a tutte le teorie del valore che separano lo
scambio semplice dalla circolazione, e nello stesso tempo
sviluppa una teoria del denaro che supera ogni forma di
semplice nominalismo. Il denaro si mostra appunto come
un prodotto necessario della circolazione capitalistica
delle merci perché costruisce autonomamente, al di fuori
quindi della coscienza degli agenti economici, la coordi-
nazione e la connessione sociale dei lavori privati, e non
come un semplice mezzo escogitato al fine di rendere più
semplice lo scambio.

42 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
5. Seguendo il ragionamento di Backhaus, nello svi-
luppo dell’analisi della forma di valore ci siamo imbattuti
in meccanismi concettuali lontanissimi dalla logica for-
male che sottende il normale procedere della ricerca eco-
nomica e sociologica. La relazione sovrapponentesi, il
soggettivo che diventa qualcosa di oggettivo, l’inerenza
di una qualità sovrasensibile a oggetti sensibili, la forma
di valore che si impone obiettivamente agli agenti del pro-
cesso, la dimensione intersoggettiva autonomizzata ri-
spetto ai soggetti che la compongono appaiono quali vere
e proprie contraddizioni. Come può una relazione so-
vrapporsi ai relata, cioè ai soggetti che la istituiscono?
Come possono oggetti sensibili venir predicati di qualità
sovrasensibili? Come può una dimensione sociale, costi-
tuita per mezzo di azioni teleologiche di individui, ren-
dersi loro obiettiva? Come può, per dirla nei termini di
Hegel, una seconda natura rendersi autonoma rispetto a
coloro che l’hanno formata?
Questi temi, che nella ricerca di Backhaus si declinano
in termini economici, sono radicati nella sociologia cri-
tica della Scuola di Francoforte.
Come abbiamo visto più sopra, Reichelt individua nel
ritrovamento di un esemplare della prima edizione del
Capitale l’inizio della Neue Marx-Lektüre e, subito dopo,
aggiunge che tale ritrovamento sarebbe stato privo di
esiti se non fosse capitato a qualcuno, come Backhaus,
che aveva potuto «ascoltare le lezioni di Adorno sulla
teoria dialettica della società»52. La teoria critica deve
quindi essere vista come precedente fondamentale dello
sviluppo della lettura marxiana di Backhaus.
Per comprendere le argomentazioni di Backhaus è
quindi necessario risalire al concetto di società svilup-
pato da Adorno e, osservando com’è articolato, scoprire

52 H. Reichelt, Die neue Marx-Lektüre, cit., p. 11.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 43


quale sviluppo l’allievo ha dato alla concettualizzazione
del maestro.
Il concetto di società ha un ruolo centrale nella rifles-
sione sociologica di Adorno, e attraverso la sua caratte-
rizzazione egli sviluppa una profonda critica alle
procedure della sociologia a lui coeva. Non è possibile
definire la società a partire dai membri che la compon-
gono, considerarla di volta in volta come il concetto «del-
l’umanità insieme a tutti i gruppi in cui si suddivide e di
cui si compone», oppure come «totalità degli uomini che
vivono in un certo periodo di tempo». Questa definizione
formale, che procede astraendo dai particolari e co-
struendo un concetto generale del quale tutti i partico-
lari sono predicabili, presupporrebbe che si parlasse di
una «società di uomini», quindi una società umana nei
termini hegeliani di soggetto autodeterminantesi. Si elu-
derebbe così «la proprietà specifica della socialità» ov-
vero il «predominio sugli uomini di rapporti di cui essi
sono diventati, alla fine, i prodotti privi di ogni potere»53.
Tra società e individuo esiste una contraddizione che non
permette di giungere al concetto generale attraverso i
particolari che lo compongono. Mentre i singoli uomini
agiscono e si muovono per mezzo di posizioni di scopo,
la composizione di tali azioni dà vita a un processo og-
gettivo che eccede e si impone alle singole posizioni di
scopo. Ci troviamo di fronte a una costruzione umana
che si colloca obiettivamente di fronte ai soggetti che
l’hanno costituita. Lo scopo della teoria dialettica della
società è proprio quello di «mostrare come quei rapporti
che sono diventati indipendenti dagli uomini e per loro
impenetrabili derivino da rapporti tra gli uomini», essa
dovrebbe cioè comprendere «l’ingresso dell’umanità nel-
l’inumanità»54.

53 T.W. Adorno, Società, in Id., Scritti sociologici, Torino, Einaudi, p. 3.


54 Ibid., p. 6.

44 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
La società deve essere esaminata a partire dalla cate-
goria di totalità, intesa in senso dialettico e non come vor-
rebbero le teorie sistematiche del positivismo che si
limitano a «raccogliere gli accertamenti in un continuum
logico non contraddittorio, attraverso la scelta di catego-
rie quanto più generali possibile»55. La categoria di totalità
non è una categoria a parte subiecti, attraverso la quale lo
studioso dei fenomeni sociali mette coerentemente in con-
nessione i suoi accertamenti oggettivi. È invece una cate-
goria oggettiva che preforma l’oggetto stesso che lo
studioso apprende empiricamente. Quando Adorno ri-
leva che «l’ideale conoscitivo della spiegazione coerente»
si rivela inadeguato alla cosa stessa, cioè alla società, per-
ché essa non è coerente, propone esplicitamente l’ideale
marxiano della logica specifica dell’oggetto specifico. La
società è intimamente contraddittoria perché si presenta
come un meccanismo autonomo di composizione degli
atti teleologici dei singoli agenti che la compongono. È
quindi in sé contraddittoria perché la composizione so-
vraindividuale di atti liberi conduce alla costruzione di un
sistema autonomo autodeterminantesi che si oppone alle
soggettività agenti. La contraddizione sta qui. L’ideale he-
geliano del conoscere conformemente alla conoscenza si
concretizza quindi nella teoria critica della società attra-
verso l’analisi del processo di mediazione che sta alla base
di quell’apprensione della realtà che si vuole immediata in
quanto apprensione empirica dei fatti. L’oggetto imme-
diato, così come il soggetto mediante, è preformato. Il co-
noscere conformemente alla conoscenza è quindi la
comprensione di quei meccanismi preformanti l’oggetto e
il soggetto, ovvero la comprensione di quelle determina-
zioni di forma oggettive consustanziali all’oggetto stesso
empiricamente appreso. Si tratta di individuare l’oggetti-

55 T.W. Adorno, Introduzione, in Aa.Vv., Dialettica e positivismo in socio-


logia, Torino, Einaudi, p. 23.

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 45


vità della forma che struttura l’oggetto dell’esperienza in
base ai rapporti sociali esistenti e riconoscerne l’obietti-
vità e l’autonomia rispetto agli agenti del processo.
È quindi possibile sviluppare una critica nei confronti
della sociologia empirica e dell’ideale della spiegazione
coerente proprio perché essi si rivelano inadeguati ri-
spetto alla «cosa stessa, la società» la cui logica imma-
nente si mostra «diversa da quella che il sistema di
categorie della logica discorsiva si aspetta a priori che
siano i suoi oggetti»56. È necessario tematizzare la con-
traddizione per cui la società è «razionale e irrazionale
insieme; è sistematica e irregolare, è cieca natura ed è me-
diata dalla coscienza»57. Se la scienza sociale mette da
parte questo carattere contraddittorio del suo oggetto di
scienza cade «per zelo puristico contro la contraddizione,
nella contraddizione più fatale: quella fra la sua struttura
e la struttura del suo oggetto»58. Adorno sintetizza la sua
critica alla metodologia positivistica delle scienze sociali
con una frase dal sapore esplicitamente hegeliano: «i me-
todi non dipendono dall’ideale metodologico ma dalla
cosa stessa»59. Ed è proprio il carattere immanentemente
contraddittorio dell’oggetto società che permette di rifiu-
tare a priori sia la sociologia comprendente di stampo we-
beriano che il metodo oggettivante della sociologia
durkheimiana:
Il dualismo tra la sociologia olistica di Durkheim e
quella individualistica di Max Weber riflette una realtà
sociale, che è ‘razionale e irrazionale’: ‘la ragione si ro-
vescia in irrazionalità’. Il concetto adorniano di ‘irrazio-
nalità del sistema razionale’ descrive semplicemente ciò
che Marx intende per rovesciamento della realtà o me-

56 T.W. Adorno, Sulla logica delle scienze sociali, in Aa. Vv., Dialettica e po-
sitivismo in sociologia, cit., p. 130.
57 Ibid.
58 Ibid.
59 Ibid.

46 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
glio ‘apparenza reale’ e ‘pazzia’, ‘un momento dell’eco-
nomia che determina la vita pratica dei popoli’. En-
trambe fanno parte della ‘legalità oggettiva della
società’ e un compito essenziale della loro critica consi-
ste in questo, dedurre l’irrazionalità anziché ‘espungerla
discutendo’60.

La società si costituisce attraverso azioni teleologiche


degli agenti, come vuole l’ideale di una costruzione ide-
altipica di modelli di spiegazione sociale, ma nello stesso
tempo si rende autonoma a tal punto dai soggetti che la
costituiscono da imporsi loro con una legalità sua pro-
pria che la rende in tutto e per tutto simile alla natura. La
teoria critica della società deve quindi prendere atto della
contraddizione della società, che si manifesta anche a li-
vello teorico nella disputa tra le diverse metodologie so-
ciologiche, e comprendere i processi di mediazione che
hanno dato vita a quel processo di autonomizzazione
della società rispetto ai suoi membri. Il materialismo sto-
rico è per Adorno «l’anamnesi della genesi»61 di questo
processo di autonomizzazione.
Il concetto di società così determinato non è altro che
ciò che Adorno definisce società dello scambio o società
capitalistica. Il meccanismo dello scambio diventa per
Adorno il grimaldello concettuale che permette di pene-
trare all’interno della «anamnesi»: «lo scambio è la chiave
della società»62. Adorno riconosce, nell’analisi del pro-

60 H.G. Backhaus, Über den Begriff der Kritik im Marxschen Kapital und
in der Kritischen Theorie, in J. Bruhn, M. Dahlmann, C. Nachtmann, (a
cura di), Kritik der Politik. Johannes Agnoli zum 75. Geburstag, Freiburg,
ça ira, 2000, p. 51. Cfr. S. Petrucciani, Introduzione a Adorno, Roma-
Bari, Laterza, 2007, pp. 104-105.
61 T.W. Adorno, A. Sohn-Rethel, Notizien von einem Gespräch, in A.
Sohn-Rethel, Warenform und Denkform. Mit zwei Anhängen, Frankfurt
a. M., Suhrkamp, 1978, p. 139, cit. in H. Reichelt, Die neue Marx-Lek-
türe, p. 24.
62 H.G. Backhaus, Anhang. Theodor W. Adorno über Marx und die Grund-

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 47


cesso di scambio proposta da Marx, la possibilità di con-
cepire quel processo di autonomizzazione che costitui-
sce il tratto caratteristico della società capitalistica: «gli
uomini equiparano l’un con l’altro i loro differenti lavori
come lavoro umano, equiparando l’uno con l’altro, come
valori, nello scambio, i loro prodotti eterogenei. Non sanno
di far ciò, ma lo fanno»63. Questo processo di equipara-
zione, proprio per il fatto di trascendere la coscienza
degli scambianti, viene concepito da Adorno quale pro-
cesso di astrazione reale. Nel modo di produzione capi-
talistico esiste un principio di «riduzione a unità»64 che
permette lo scambio delle merci. «Ciò che rende le merci
scambiabili è l’unità del tempo di lavoro astratto social-
mente necessario»65; tale unità non viene determinata at-
traverso un processo di astrazione soggettivo compiuto
dagli scambianti, come vorrebbero sia la teoria sogget-
tiva che quella oggettiva del valore. Il processo di astra-
zione si realizza invece oggettivamente: «il tempo di
lavoro astratto astrae dai veri contraenti»66 i quali, per-
ciò, sono inseriti in un rapporto sociale che si è reso loro
autonomo. Questo meccanismo è il carattere di feticcio
della merce: «il concetto di feticismo delle merci non è
altro che questo necessario processo di astrazione»67 che
all’economia politica appare come processo naturale
come «un-essere-in-sé delle cose»68. Il carattere dialettico
del processo di scambio risiede nel fatto che «da un lato
il feticismo delle merci è apparenza» e nello stesso tempo
«è oltremodo reale»69: è apparenza, poiché ciò che viene

begriffe der soziologischen Theorie. Aus ein seminarschrift im Sommerse-


mester 1962, in Id., Dialektik der Wertform, Freiburg, cit., p. 507.
63 Il Capitale, I, p. 106.
64 H.G. Backhaus, Anhang, cit., p. 507.
65 Ibid.
66 Ibid.
67 Ibid.
68 Ivi, p. 508.
69 Ibid.

48 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
concepito come qualcosa di naturale è in realtà dipen-
dente dai rapporti sociali nei quali gli agenti sociali sono
inseriti, è realtà poiché quel processo di riduzione a unità
trascende la coscienza degli agenti, imponendo loro una
legalità oggettiva.
Il processo di autonomizzazione della società rispetto
agli individui che la compongono diviene esplicito at-
traverso la concettualizzazione dello scambio, che mo-
stra in nuce il carattere contraddittorio della società
stessa. L’«anamnesi della genesi» risiede dunque nella
teoria marxiana del feticismo, grazie alla quale è possi-
bile ricondurre le idee adorniane relative alla società al
proprio principio costitutivo.
Ciò che però sembra sfuggire all’analisi di Adorno è il
carattere specifico che assume lo scambio nel modo di
produzione capitalistico. Per quanto egli riesca a evitare
la riduzione del processo di scambio alla valutazione
soggettiva dei contraenti e quindi a comprendere il pro-
cesso di scambio come processo intersoggettivo che ec-
cede la consapevolezza degli agenti, tuttavia in Adorno
tale processo rimane indeterminato. Se in un primo mo-
mento egli riconosce nello scambio quel processo di
astrazione reale che trascende la soggettività dei contra-
enti, e da questo deduce il progressivo autonomizzarsi
della società rispetto agli agenti sociali, ciò che egli non
riesce a determinare è la forma specifica che assume lo
scambio nel modo di produzione capitalistico. Ciò che
sembra rimanere fuori dall’orizzonte concettuale di
Adorno è proprio il carattere specifico della circolazione
semplice e l’analisi dell’autonomizzazione del valore at-
traverso lo sdoppiamento della merce in merce e de-
naro70. Quel processo di autonomizzazione che egli

70 Backhaus stesso sembra convenire con questa considerazione


quando afferma «il fatto che il concetto di società e il concetto di
ideologia della Scuola di Francoforte divengano comprensibili sol-

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 49


riconosce come tratto fondamentale della società domi-
nata dal modo capitalistico di produzione non deriva di-
rettamente dallo scambio, ma da una forma specifica che
lo scambio assume, quella forma nella quale il lavoro ero-
gato privatamente diventa lavoro sociale soltanto assu-
mendo la forma di denaro. In un certo senso, potremmo
dire che Adorno non si sia preoccupato di rintracciare
quel ponte che unisce l’analisi marxiana del feticismo con
la teoria del valore e del denaro.
La sociologia critica di Adorno si mostra in questo un
precedente fondamentale della riflessione di Backhaus,
il quale, per mezzo di un’accurata ricostruzione della
stratificazione dell’opera marxiana e di un’interpreta-
zione logica dell’analisi della forma di valore, riesce ad
approfondire le intuizioni del maestro. Il processo inter-
soggettivo che si impone agli agenti sociali viene ricon-
dotto da Backhaus non più semplicemente allo scambio,
ma alla duplice forma del lavoro, quindi alla forma spe-
cifica che il lavoro assume nel modo di produzione capi-
talistico. Tale forma agisce sullo scambio, che si realizza
come circolazione semplice in cui si fronteggiano merci e
denaro. Il feticismo viene cioè riportato da Backhaus, per
mezzo dell’interpretazione di Marx, alla teoria del valore
e alla teoria del denaro, permettendo da un lato di con-
durre la teoria di Adorno al proprio fondamento mate-
riale, dall’altro di leggere unitariamente i quattro
paragrafi che costituiscono il primo capitolo del primo
libro del Capitale.

tanto a partire dalla teoria marxiana del valore-lavoro e che tuttavia


questa dimensione sia stata completamente obnubilata tanto nella
controversia tedesca sul positivismo quanto nella esposizione com-
mentata di tale controversia, sta del resto a mostrare come gli stessi
Horkheimer e Adorno non abbiano svolto una sufficiente riflessione
metodologica sulla fondazione della teoria critica nei termini della
teoria del valore-lavoro», Infra, p. 127.

50 Teoria del valore e ricostruzione dialettica. H.G. Backhaus e la


critica dell’economia politica
L’idea adorniana del materialismo storico quale
«anamnesi della genesi» viene quindi approfondita da
Backhaus per mezzo dell’analisi della forma di valore,
che gli permette di individuare, nel processo di forma-
zione del denaro, la radice di quel rapporto sociale che si
«sovrappone» agli agenti, la radice di quella contraddi-
zione che sta alla base della società capitalistica.

Tommaso Redolfi Riva

Hans Georg Backhaus. Dialettica della forma di valore 51

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