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Uno dei capisaldi del romanticismo è il ruolo della natura, che non è qualcosa generato

da altro, ma spirito auto-sussistente e non nasce dall’io.


La filosofia di Fichte svaluta il ruolo della natura. E’ vero che il pensiero genera tutto,
ma la natura è un essere pensante. Non è un essere-oggetto che esiste soltanto perché
il pensiero l’ha generato. Se la natura esistesse solo perché è oggetto prodotto dal
pensiero, sarebbe pura passività e ciò non è possibile.
Filosofia della natura: la natura genera l’io. E’ la natura che consente all’iodi pensarla
in un determinato modo; ma la natura è autosussistente. Ma se essa è autosussistente,
allora non è vero che l’io si autopone e genera tutto. E’ vero invece, perché oltre alla
filosofia della natura esiste quella della trascendenza. Trascendenza significa che si
trascende da tutto, e l’io dopo aver fatto un percorso di sensazione e riflessione, dopo
quindi esser entrato in contatto con la natura, genera tutto, quindi genera anche il non
io. L’io torna ad essere protagonista. Sono dunque due filosofie contraddittorie
all’interno dello stesso autore. Questa contraddizione tra le due filosofie porta
Schelling ad elaborare la filosofia dell’identità. Io e Natura sono la stessa cosa.

Non esiste soggetto e oggetto, ma identità. Esiste quello che Schelling chiama
l’Assoluto (e per questo sarà duramente criticato da Hegel). L’Assoluto non vede un
protagonismo dello spirito sulla natura o della natura sullo spirito, ma Natura e Spirito
sono la stessa cosa, hanno la stessa identità. Sono la dimensione del tutto. Come si può
spiegare un particolare all’interno della dimensione del tutto? Come si può spiegare
l’esistenza che sembra scissa di una singola parte (che pur si trova nel Tutto),
all’interno del Tutto? La singola parte ha infatti una sua differenziazione e particolarità.
Schelling sostiene che l’uomo ha fatto bene a porsi questi problemi, che sin ora ha
sbagliato nel cercare degli strumenti con cui risolvere questi problemi. Gli strumenti
per capire meglio questi passaggi non sono quelli della comprensione scientifica, ma
sono quelli dell’arte. Nell’arte avviene una cosa particolare, che è l’intuizione artistica.
L’intuizione artistica è quella che consente di capire tutto. Quando rimango rapito ed
estasiato di fronte ad un’opera d’arte, perché rapisce il mio animo, in quel momento
non ho capito l’opera d’arte, ma ho compreso tutto, il senso della vita. E’ nella
dimensione poetica dell’opera che io comprendo il senso della vita. Non lo scienziato,
ma il poeta comprende il senso dell’esistenza. Siamo in pieno Romanticismo.
Cosa sostiene Schelling? Com’è che vengo rapito dall’opera? Vedo un’opera d’arte e
le do un giudizio. Secondo un’altra persona che vede la stessa opera, il giudizio che le
dà è completamente diverso. Bisogna uscire dalla logica della razionalità, per la quale
una stessa opera d’arte può essere compresa in modi diversi. L’opera d’arte è un essere
vivente che sfugge non soltanto al fruitore o spettatore dell’opera d’arte, ma sfugge
all’artista stesso. Quando l’artista compie un’opera d’arte davvero profonda e
significativa, sfugge dalle sue mani. Chi ha preso la mano del pittore e l’ha portato
sulla tela? E’ un sentimento interiore e profondo che spinge l’artista a creare l’opera
d’arte, il quale sentimento è guidato da Dio, dalla mano divina. Quando si viene rapiti
da un’opera d’arte, non si è colpiti dall’interezza dell’opera, ma da un suo particolare.
Per esempio se si viene colpiti da un libro, è come se ci si trovasse all’interno di un
libro e non ci si ritrovasse più nella realtà. Ma l’autore intendeva dire davvero quelle
cose che ti hanno colpito? No, e non importa. L’autore ha messo nell’opera la propria
interiorità. Ed è proprio l’interiorità di chi legge che viene colpita. Non è importante
nell’opera l’idea o il progetto che si aveva ma quello che è più forte di te. La
conoscenza avviene tramite l’arte.

Il non-io anche terminologicamente parlando vale meno dell’Io. Il non-io è una parte
dell’Io: è come dare alla natura l’impossibilità di essere uno spirito che muove le cose,
dunque vivente. Schelling coglie gli elementi spirituali della Natura e la ritiene capace
di pensare. Non si tratta di materialismo ma di spiritualismo: la natura viene concepita
come uno spirito vivente che non subisce passivamente il pensiero dell’uomo. Nella
filosofia della trascendenza spirito e natura sono la stessa cosa. Quella di Schelling è
una filosofia che è stata considerata anarchica, confusa, dove non si distingue, che
allontana dall’idea della verità. Perché se tutto è asooluto, qual è il procedimento
gnoseologico giusto? Schelling dice che i procedimenti gnoseologici sono sempre stati
considerati all’esterno dell’uomo, ma tali procedimenti sono invece interni.
(predisposizione interiore che mi spinge alla conoscenza del tutto, che non ha i limiti
che noi le diamo. I noumeno è il perfetto nulla perché l’uomo può conoscere il
noumeno quando si trova in uno stato di grazia. L’artista non crea sulla base del
pensiero ma dell’ispirazione). L’arte non è una decisione dell’artsita ma è un rapimento
di quest’ultimo da parte della mano divina. Nell’opera d’arte è più importante il
particolare rispetto all’universale. Conoscenza del senso e del significato del mondo
La natura è autosussitente, come lo è il pensiero. Ma cosa fa la mano divina? Non c’è
un dio che ha creato il mondo: esso è autosussistente. Si ritorna alla grecità e cade il
Dio-architetto. Dio dà una spinta alla conoscenza, che è la conoscenza profonda
interiore e non quella logica di San Tommaso. Sia Fichte che Schelling mettono in
discussione, pur essendo cristiani, uno dei capisaldi del cristianesimo, ovvero il
creazionismo. A meno che non si dà al pensiero il valore di creazione, ma questo lo
farà Hegel. Il pensiero precede Dio. Questo tipo di visione della divinità mette in
difficoltà la monarchia prussiana e in generale il mondo occidentale: se non c’è un Dio
creatore, allora non c’è neppure più il Dio agostiniano fuori dal tempo (che esiste
sempre ed è sempre esistono uguale a se stesso). Dio non è il punto di partenza. È
possibile pensare ad un Dio perfettibile. Egli non nasce perfetto. Nasce buono, con dei
difetti, ma grazie all’intuizione artistica, al rapimento dell’ispirazione si perfeziona
sempre di più e alla fine abbiamo un Dio diventato perfetto. E’ una novità nella filosofia
perché abbiamo sempre pensato ad un Dio che nasce ed è sempre perfetto. Invece la
perfezione è un percorso: Dio è diventato perfetto nel tempo, grazie alla ricerca
dell’identità tra natura e spirito e mondi interiori. L’uomo dunque potrebbe diventare
perfetto come Dio lo è diventato. Nella contemplazione della bellezza l’animo
migliora. Non c’è una distinzione tra spirito e natura, e nemmeno tra uomo e Dio, dato
che siamo nell’assoluto. Esaltazione del Romanticismo: quando sogna l’uomo è un
Dio. Distinzione tra filosofia positiva e negativa. Positivo: bene, negativo=male. La
filosofia negativa è quella della scienza perché dovrebbe sapere di essere secondaria e
solo funzionale ad un’esistenza più comoda e invece sta assumendo sempre di più un
valore assoluto che impone al mondo. Anticipa la critica al positivismo che verrà dopo
di lui.
Filosofia positiva: nell’arte, fiaba, sogno, non nella veglia, non nel romanzo strutturato.
Bisogna uscire dal pensiero scientifico oggettivo.
Quest’idea della fiaba che intuisce, dell’arte che intuisce, della dimensione che produce
emozione ha dato tanta spinta al mondo successivo e contemporaneo. Idea di
trasformazione della forma di Gadamer di derivazione Schellianghiana: l’opera d’arte,
anche se è un oggetto, ha una propria anima. Se uno fruisce dell’opera d’arte perché
essa agisce e cambia la mia forma.
Gli oggetti che non sono opere d’arte invece non agiscono e cambiano forma.
Ruolo delle fiabe: i bambini hanno bisogno delle fiabe. Perché? Il bambino si pone dei
significati sul mondo. Il bambino che conosce le fiabe entra a contatto con questi
significati: l’abbandono per esempio, la crescita. Le fiabe preparano all’idea di mondo
da un punto di vista interiore. Nel rapporto certezza e verità c’è un’impossibilità di
distinzione. E’ una soluzione romantica collegata all’identità. Non si può distinguere
tra soggetto e oggetto, spirito e natura.

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