Sei sulla pagina 1di 8

La relatività spiegata a mia nonna!

Einstein una volta affermò: "Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo
a tua nonna!".
Proviamo allora, qui sul Tamburo, l'esperimento di parlare dei rudimenti della teoria della relatività
in maniera così chiara e semplice da essere comprensibile anche a nonne senza una solida cultura
scientifica alle spalle.

Innanzitutto cara nonna desidero spiegarti da dove proviene l'espressione "relatività".


Nel 1905 un giovanotto di 26 anni che lavorava all'ufficio brevetti di Berna, pensando e ripensando
ai principi fondamentali che sorreggono la natura delle cose, ideò 3 eccezionali articoli, che
sarebbero stati pubblicati in un'importantissima rivista scientifica, "Annalen der Physik".
Quel giovane dalla straordinaria mente era nientepopodimeno che Albert Einstein, conosciuto ai
più anche per la sua foto con la linguaccia!

L'ultimo di quella terna di imponenti articoli, dal titolo piuttosto astruso "Sull'elettrodinamica dei
corpi in movimento", andava appunto a rivoluzionare il mondo della fisica con una nuova teoria,
la teoria della relatività ristretta (chiamata anche speciale), decisamente differente da tutto ciò
che era la cosiddetta "fisica classica".
Le implicazioni di tale teoria, infatti, portavano la fisica a divenire più il copione di uno scenario di
fantascienza che di realtà!
Tra velocità allucinanti, dilatazioni temporali, contrazioni spaziali, buchi neri e chi più ne ha più ne
metta, Einstein diventò una sorta di Steven Spielberg della fisica.
È sufficiente pensare che per quasi 3 secoli gli scienziati erano rimasti ciecamente convinti
dell'assoluta validità delle teorie di Newton (1642-1727), colui più famoso per l'aneddoto
(probabilmente neanche veritiero) della mela che gli cadde in testa che per tutto il resto!
Isaac Newton era convinto che lo spazio e il tempo fossero qualcosa di assoluto.
Cosa intendeva dire?
Che ogni singolo movimento di un certo corpo avviene sempre rispetto a una sorta di griglia
immobile, immutabile, eterna.
Insomma lo spazio assoluto non dipende dagli eventi fisici che accadono, ma è invece un qualcosa
in cui gli stessi eventi si verificano.
Il tempo assoluto è, per analogia, un tempo uguale per qualsivoglia entità e che scorre senza
relazione a qualcosa di esterno.
Einstein era invece convinto che sia il concetto di spazio, sia quello di tempo dovessero essere
rivisti.
In altre parole, lo spazio e il tempo risultavano relativi (da cui "relatività").
Cara nonna, devi sapere che spazio relativo significa che qualsiasi corpo, qualsiasi oggetto,
persona, animale, ecc., si muove sempre in relazione a qualcosa.
Per esempio, nel tuo affaccendamento nel preparare la cena, compi diversi movimenti.
Se tu venissi osservata da Newton (attenta alle mele in sua presenza!), lui ti direbbe che tutti i tuoi
spostamenti si verificano sempre in relazione a qualcosa di immutabile, lo spazio assoluto.
D'altro canto, Einstein potrebbe farti notare i tuoi spostamenti rispetto a una pentola, rispetto a un
frigorifero, rispetto a un piatto situato sopra il tavolo.
I tuoi movimenti sono sempre relativi all'oggetto che si sta considerando come origine di un
sistema di riferimento, non sono movimenti assoluti.
Addirittura, se considerassimo te stessa origine di un sistema di riferimento, nel TUO sistema
di riferimento non ti staresti muovendo affatto!
Lo stesso accade all'automobile in questa chiarissima immagine:
In un sistema di riferimento centrato sull'automobile, sono la bicicletta e la casa a muoversi
(precisamente ad allontanarsi da essa); può sembrare inaudito, sconvolgente, paradossale ma è così.
Aspetta nonna a fare il riposino, le sorprese su spazio e tempo non sono finite, anzi, a dir la verità,
questa è solo la punta dell'iceberg!

Non solo quel genio capellone di Einstein ci ha detto che lo spazio e il tempo sono relativi, ma
anche che sono fusi assieme!
EH? COSA?
Hai capito bene, la relatività ci dice che lo spazio e il tempo sono riuniti nel cosiddetto spazio-
tempo.
Per farti capire meglio, immaginati un bambino nella sua culla.
Il bambino inizia a scoprire man mano che esistono 3 dimensioni spaziali: può rendersi conto sin
da subito della lunghezza e della larghezza della costruzione.
Quando poi il birbantello riesce anche a scavalcare la culla ed uscire fuori, apprende che esiste
anche una terza dimensione, che è l'altezza (o profondità).
Te ne puoi rendere conto anche tu; quando vai ad acquistare un mobile per la casa, dovrai prendere
le misure per valutare dove e se posizionarlo nella tua dimora.
Quelle misure non sono altro che valutazioni delle 3 dimensioni spaziali esistenti.
A tutto questo Einstein ha aggiunto quella che apparentemente non sembra una dimensione ed è un
concetto simultaneamente semplice e misterioso: il tempo.
Moltissimi hanno provato a definire cosa sia il tempo, nessuno è riuscito a trovare una definizione
univoca e rigorosa.
Una nonna potrebbe definirlo come quella cosa che passa e determina i cambiamenti delle cose,
della vita, passando dalla giovinezza alla vecchiaia (la comparsa delle rughe viene ad esempio
additata come segno fondamentale del passare del tempo) fino alla morte, almeno per gli esseri
umani, tuttavia sarebbe davvero limitante ridurre la definizione di tempo soltanto a ciò.
Sant'Agostino diceva: "Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio
spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più".
Cara nonna, è il momento di un'interessante lettura, cioè un passo dal libro Dall'Eternità a Qui di
Sean Carroll:

"La prossima volta che vi trovate in un caffé, o in aereo, o in coda all'ufficio postale, potete
ingannare l'attesa chiedendo agli sconosciuti che vi circondano come definirebbero la parola
«tempo». Sentirete probabilmente risposte interessanti: «il tempo è ciò che ci manda avanti nel
corso della vita», «il tempo è ciò che separa il passato dal futuro», «il tempo fa parte dell'universo»
e via discettando. La mia preferita è: «il tempo è ciò che ci dice quando accadono le cose». Tutti
questi concetti afferrano solo una parte della verità. Potremmo trovare difficile esprimere il
significato di «tempo» a parole, ma, come sant'Agostino, riusciamo ciò nonostante a servirci in
maniera piuttosto efficace del concetto di tempo nella vita di tutti i giorni. La maggior parte delle
persone sa leggere un orologio, stimare quanto tempo occorre per arrivare in auto al lavoro o per
preparare un caffé, ed è in grado di organizzarsi per incontrare gli amici a cena più o meno a una
data ora. Anche se non riusciamo facilmente a esprimere cosa intendiamo esattamente con «tempo»,
i suoi meccanismi fondamentali hanno per noi un senso a livello intuitivo. Come disse un giudice
della Corte Suprema chiamato a emettere il suo verdetto su un caso di pornografia, sappiamo che
cos'è il tempo quando lo sperimentiamo, e per la maggior parte degli scopi questo è sufficiente. Ma
certi aspetti del tempo rimangono profondamente misteriosi. Conosciamo davvero il significato
della parola? Il mondo non ci porge concetti astratti preconfezionati da elaborare per cercare di
interpretarli e per armonizzarli con altri concetti. Ci presenta invece dei fenomeni, cose che
osserviamo e registriamo, da cui ricavare concetti che ci aiutino a capire le relazioni tra quei
fenomeni e il resto della nostra esperienza. Nel caso di nozioni sottili come l'entropia, il processo è
abbastanza chiaro. Non ci imbattiamo nell'entropia camminando per strada; dobbiamo piuttosto
osservare una varietà di fenomeni naturali e discernere una regolarità che può essere descritta nel
modo migliore in termini di un concetto nuovo, battezzato «entropia». Armati di questo nuovo utile
concetto, osserviamo altri fenomeni, che offrono lo spunto per raffinare e migliorare l'idea originale
di entropia. Nel caso di un'idea primitiva e indispensabile come quella di «tempo», non è così ovvio
che tale concetto sia una nostra elaborazione e non ci venga offerto già pronto per l'uso
dall'universo: il tempo, infatti, è una cosa senza la quale non sapremmo letteralmente come fare a
vivere. Ciò nonostante, tra gli scopi della scienza (e della filosofia) c'è anche quello di prendere la
nostra nozione intuitiva di un concetto basilare come il tempo e renderla rigorosa. Lungo la strada
scopriamo che non usiamo questa parola in modo univoco, ma le attribuiamo significati diversi,
ciascuno dei quali merita un'accurata analisi. Il tempo ha 3 aspetti diversi:

1) Il tempo contrassegna gli istanti dell'universo. Il tempo è una coordinata: ci aiuta a localizzare
gli oggetti.
2) Il tempo misura la durata intercorsa tra 2 eventi. Il tempo è ciò che viene misurato dagli orologi.
3) Il tempo è un mezzo attraverso cui ci muoviamo. Il tempo è l'agente del cambiamento. Noi ci
muoviamo nel tempo o - equivalentemente - il tempo scorre intorno a noi, dal passato, attraverso il
presente, al futuro.

A prima vista i 3 aspetti sembrano abbastanza simili. Il tempo contrassegna gli istanti, misura le
durate e scorre dal passato al futuro - su questo siamo d'accordo. Ma scavando un po' più in
profondità, queste idee non sono necessariamente collegate tra loro: rappresentano concetti
indipendenti che per caso, nel nostro mondo, sono inestricabilmente legati. Per quale motivo? La
risposta è più importante di quanto gli scienziati abbiano generalmente ritenuto finora. John
Archibald Wheeler, l'illustre fisico americano a cui si deve il termine «buco nero», fu invitato un
giorno a dare una sua definizione di «tempo». Dopo averci pensato qualche istante, disse: «il tempo
è il modo con cui la Natura impedisce che le cose accadano tutte insieme». C'è molta verità, e non
poca saggezza, in questa frase. Quando pensiamo al mondo, non da scienziati o da filosofi ma da
persone qualunque, tendiamo a identificarlo con un insieme di cose situate in posti diversi. I fisici
mettono insieme tutti i posti in un'unica entità che chiamano «spazio», e hanno modi diversi di
pensare alle cose che esistono nello spazio: atomi, particelle elementari, campi quantistici, secondo
il contesto. Ma l'idea alla base è la stessa. Siamo seduti in una stanza, ci sono diversi mobili, alcuni
libri, forse del cibo o altre persone, sicuramente ci sono molecole d'aria...Tutte queste collezioni di
oggetti, poste vicino a noi o nelle regioni estreme degli spazi intergalattici, costituiscono «il
mondo». E il mondo cambia. Troviamo certi oggetti disposti in un certo modo, ma gli stessi oggetti
li troviamo disposti anche in altro modo. Ma non vediamo le diverse configurazioni «tutte insieme»,
o «simultaneamente». Vediamo una configurazione - voi che sedete sul divano, con il gatto sulle
ginocchia - e poi ne vediamo un'altra - il felino è saltato giù, seccato per la vostra mancanza di
attenzioni, presi come siete dal libro. Il mondo ci si presenta cioè in sempre nuove configurazioni,
che in un modo o nell'altro sono distinte. Fortunatamente siamo in grado di attribuire ad esse un
contrassegno, per non fare confusione: il micio se ne sta andando «adesso»; era sulle vostre
ginocchia «prima». Questo contrassegno è il tempo."

Dopo esserci chiariti un po' le idee sul tempo (ma neanche troppo), ritorniamo nonna al nostro
Einstein e alla sua relatività.
Abbiamo detto che Einstein, nella sua descrizione della realtà, non considera le dimensioni spaziali
e quella temporale come separate, bensì unite nello spazio-tempo.
A proposito di spazio-tempo, una decina di anni dopo aver introdotto la relatività ristretta, Einstein
ampliò la sua teoria sviluppando la cosiddetta relatività generale.
La relatività generale è la chiave che consente di capire cos'è la gravità.
Tutti i giorni sperimentiamo gli effetti della gravità: ad esempio, quando il gatto sale sul tavolo e fa
cadere un bicchiere, facendoti adirare, esso si sfracellerà a terra, rompendosi in mille pezzi, attirato
dall'attrazione gravitazionale del pianeta Terra.
Come poi ha scoperto Newton, la gravità non è soltanto quella cosa (precisamente una forza) che fa
cadere a terra la mela dall'albero, ma è pure quel "magico" effetto che permette ai pianeti di ruotare
intorno al Sole o la Luna di girare attorno alla Terra.
Newton aveva capito però solo cosa faceva la gravità, non che cosa era precisamente.
Ebbene, nonna, per capire la gravità illustrata dalla relatività generale, devi immaginare di avere un
telo elastico teso agli estremi su cui appoggiare dei palloni di peso molto differente.
Magari uno di questi palloni, quello assai pesante, può rappresentare il Sole, mentre quelli più
piccoli i vari pianeti del Sistema Solare.
Ponendo il pallone grosso al centro del telo, esso determinerà una depressione, una curvatura nel
telo.
Lanciando una pallina più piccola, essa comincerà a ruotare intorno a quella più grande per effetto
di questa depressione.
Ecco il video seguente fa vedere cosa accade:
Ora supponendo che questo telo sia in realtà lo spazio-tempo, ne segue che si può definire la
gravità come la curvatura dello spazio-tempo provocata da una certa massa.
Più grande è la massa, più grande sarà la depressione.
Se poi questa massa è troppo grande (molto ma molto più grande di quella del vero Sole), la
depressione dello spazio-tempo diventa così imponente da generare un buco nero (anche al centro
della nostra galassia, la Via Lattea, ne risiede uno gigantesco, che è stato chiamato Sagittarius A*).

Ritornando ai concetti di spazio e tempo, Einstein non si è limitato ad affermare che sono relativi e
che sono fusi insieme.
Ha introdotto concetti come dilatazione temporale e contrazione spaziale.
Prima di chiarire cosa significhino, c'è da dire che la relatività impone che la massima velocità
raggiungibile sia quella della luce, la quale ha un valore di circa 300.000 km/s (un valore altissimo
ma comunque limitato).
Non a caso, la relatività è una teoria i cui effetti si avvertono in modo netto nell'ambito delle grandi
masse (pianeti, stelle, galassie, ecc.) e delle grandi velocità (vicine a quelle della luce).
Nella realtà quotidiana gli effetti relativistici sono così minuscoli che noi non li avvertiamo
neppure, eppure ci sono!
La dilatazione temporale è una parola la quale sta ad indicare che il tempo, su un corpo di grande
massa oppure in viaggio a velocità prossime a quelle della luce, scorre molto più lentamente!
In altre parole, l'orologio di una persona che è in viaggio a una certa velocità scorre più
lentamente rispetto all'orologio di un individuo che sta fermo!
Come anticipavo prima, detta così sembra un'eresia, giacché nella realtà quotidiana questo effetto
non si nota, è trascurabile, ma considerando velocità relativistiche (o comunque elevate velocità) la
dilatazione temporale diventa evidente, come nella figura seguente:
Se lo scorrere del tempo rallenta con le grandi velocità, lo spazio cosa fa invece?
Si contrae!
Ebbene sì, un corpo che viagga a velocità relativistiche subisce una contrazione della sua
lunghezza (ovviamente dal punto di vista di un osservatore esterno)!
Più chiara di questa immagine credo non ci sia nulla:

Povero ritratto di Einstein, sarebbe stato meglio se restava fermo!


E a proposito di velocità relativistiche, se la velocità della luce è la massima raggiungibile, allora
vuol dire che, essendo essa limitata, quando osserviamo un corpo celeste, la luce del suddetto
non giungerà a noi immediatamente!
In sostanza, noi guardiamo sempre indietro nel tempo, persino quando tu, cara nonna, ti stai
godendo la tua serie preferita in tv.
I tuoi occhi stanno osservando come era la televisione qualche infinitesimo frammento di secondo
prima di com'è attualmente.
Quando invece si guarda il Sole, lo vediamo non come è adesso, ma come era 8 minuti fa!
Più in generale, quando guardi un cielo stellato, non stai osservando il presente di quelle stelle,
ma il loro passato!
Te lo dicevo che la fantascienza è nulla in confronto alla relatività!
La differenza è che la fantascienza non è reale (o almeno non lo è nel presente in cui la si legge o la
si vede, altrimenti non si chiamerebbe fantascienza), mentre la relatività sì, essendo stata
confermata e riconfermata da numerosi esperimenti.
Ultima cosa nonna: la cosa più celebre che Einstein ha introdotto è la formula E = mc².
Essa mette in relazione l'energia e la massa.
L'equazione non ci sta dicendo che energia e massa sono uguali, ma che la massa può essere
convertita in energia, o viceversa, attraverso un fattore moltiplicativo che è la velocità della
luce al quadrato (c²), fattore tutt'altro che trascurabile.
Tale formula ha una grande importanza nella fisica nucleare, in quanto nelle reazioni nucleari c'è
una dispersione di massa (rigorosamente un difetto di massa) la quale viene convertita in colossali
quantità di energia.
Questo purtroppo rappresenta anche il meccanismo alla base degli ordigni nucleari sganciati su
Hiroshima e Nagasaki.

Potrebbero piacerti anche