LA STORIA DEL
John Gary
Wayne Cooper
Gli eroi
indimenticabili
WEST
RACCONTATA DAL Dove il confine tra
buoni e cattivi è labile
50 imperdibili capolavori,
tra realismo e fantasia
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DIGITALE A
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N
ati nel 1776 da una ribellione, gli Stati Uniti d’America hanno
sofferto da subito la mancanza di una corposa storia naziona-
le. Staccatisi dalla madrepatria inglese, i cittadini della Fede-
razione, con una delle costituzioni più avanzate del mondo,
non potevano più richiamarsi ai miti e ai racconti cari alla
Corona che avevano rifiutato. Avevano dato vita a una nazione formata
da individui provenienti dall’universo mondo (non solo inglesi, ma anche
italiani, olandesi, tedeschi, francesi, spagnoli...) e ora dovevano sforzarsi
di costruire un patrimonio epico comune. Ci provarono gli scrittori: quelli
colti, come James Fenimore Cooper o Mark Twain, ma anche quelli più
popolari, che scribacchiavano i loro racconti su gazzette scandalistiche e
libercoli a basso prezzo, i cosiddetti “dime novel”.
Fu così che venne partorita la letteratura western, la quale non era il
vero West, ma una fantasia, una rielaborazione che prendeva spunto dalla
Frontiera per creare un’epica nazionale. Ma neppure questo fu sufficiente.
Si dovette aspettare la nascita del cinema perché l’America trovasse i suoi
Omero: John Ford, Howard Hawks, Anthony Mann, Don Siegel. E assieme
a loro anche tanti prodi Achille: John Wayne, Gary Cooper, James Steward,
Henry Fonda, Clint Eastwood. Gli eroi di un mito nuovo, ma già assurto
all’Olimpo della fantasia. Per sempre.
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D SOMMARIO
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Colin Farrell interpreta John Smith
in The New World - Il nuovo mondo.
In basso, una scena di Apocalypto.
I
n che secolo comincia la storia del West? Tecni- Anche il cinema, spingendosi indietro nel tempo, ha
camente, tra fine Settecento e inizio Ottocen- cercato di indagare i primi passi della storia america-
to, quando i bianchi, approdati secoli prima na, raccontando le vicende degli uomini che per pri-
sulle coste orientali del Nord America, si spin- mi posero piede nel Nuovo Continente, con risultati
sero oltre le Montagne Rocciose per insediar- spesso spettacolari. Hollywood, per esempio, ha
si nei vasti territori che si stendevano fra il centro celebrato i Vichinghi sbarcati sulle coste americane
e l’ovest di un continente ancora poco esplorato. quasi mezzo millennio prima di Colombo, guidati
da Leif Ericsson, figlio di Eric il Rosso, che poco
Tra Vichinghi e Maya dopo l’anno 1000 raggiunse Terranova e la chiamò
Di fatto, tuttavia, il vero inizio dell’epoca avven- Vinland, “terra del vino”. Sorvolando su Erik
turosa della Frontiera risale ai primi contatti il vichingo, diretto nel 1965 dall’italiano
fra nativi ed europei, destinati a degenerare Mario Caiano, che mescola spudora-
fin da subito nei conflitti che avrebbero tamente film mitologici e spaghet-
portato a quello che molti considera- ti western (il contrasto fra nativi e
no il genocidio del popolo pellerossa. Vichinghi nasce, molto italiana-
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D PRIMA DEL WEST
mente, a causa di una donna), un’attenzione maggiore meri-
ta Pathfinder - La leggenda del guerriero vichingo, diretto nel
L’ULTIMO DEI MOHICANI
2006 da Marcus Nispel, regista che ha al suo attivo reboot
cinematografici come Venerdì 13 e Conan il barbaro.
La vicenda narrata è semplice e lineare: una spedizione
vichinga sbarca sulle coste nordamericane e viene a contat-
to con i nativi. Dopo l’inevitabile scontro, gli Scandinavi fug-
gono con le loro navi lasciando a terra un bambino, che viene
adottato dai pellerossa. Anni dopo, quando i Vichinghi ritorna-
no e fanno strage di nativi, è proprio il piccolo, ormai diventa-
to adulto, a difendere la sua nuova gente. Infarcito di scene di
battaglia e con una sceneggiatura decisamente cruenta, il film
non può dirsi completamente riuscito, ma l’idea di partenza,
quella dell’adozione del ragazzo europeo da parte dei nativi,
è affascinante, sostenuta da un’atmosfera rude e “muscolare”.
Girata in modo ineccepibile, la pellicola pecca per la ripetiti-
vità delle scene e l’eccessiva lunghezza.
B
che sconvolgerà il continente in cui vivono.
Vascelli portatori di morte (e di speranza, almeno all’ini- asato sul romanzo di James Fenimore Cooper,
zio) sono protagonisti anche di The New World - Il nuovo il film si svolge a metà Settecento, durante la
mondo. Diretto nel 2005 da Terrence Malick, il film raccon-
ta delle tre navi inglesi (Susan Constant, Godspeed e Disco- guerra in terra americana tra inglesi e francesi,
very) che nel 1607 raggiunsero le coste della Virginia, prima supportati dai loro alleati pellerossa. Occhio di
colonia inglese dell’America Settentrionale, e del centinaio Falco, un inglese adottato dal mohicano Chingach-
di coloni che fondarono Jamestown. Fra di loro, il capitano
John Smith che, fatto prigioniero dai nativi Powhatan, scam- gook, si trova coinvolto nella vicenda. Assieme al
pa alla morte per intervento della principessa Pocahontas padre adottivo e al fratellastro, Magua, salva una
(che ha ben poco in comune con la protagonista del fiabe-
sco cartone animato Disney). Tra i due nasce l’amore, così compagnia britannica dall’imboscata degli india-
come sembra che tra i loro popoli si possa creare un’intesa, ni Uroni, guidati da Uncas. I ragazzi s’innamorano
ma le premesse naufragano presto e scoppia la guerra. Per di Cora e Alice, figlie del colonnello Munro, asse-
amore di John, Pocahontas salva i bianchi, pochi ma meglio
armati, divenendo una reietta del suo popolo. John, fingen- diato dai francesi, e saranno proprio i Mohicani a
dosi morto, parte alla ricerca di nuove avventure e lei viene liberarli. Uncas, tuttavia, riesce a uccidere Magua,
portata in Inghilterra, dove diventa un fenomeno da baracco-
ne. Trova un marito, l’anziano John Rolfe, e incontra di nuovo mentre Alice si toglie la vita per il dolore. Chin-
Smith, per scoprire che è un ciarlatano e “parla con lingua gachgook resta, così, “l’ultimo dei Mohicani”.
biforcuta”, come direbbero i pellerossa di altri film. Alla fine,
tornando in America, la principessa muore di vaiolo, simbolo
Errori e curiosità: gli inglesi vengono chiamati
dell’inevitabile tramonto di un intero popolo. n “Yankees”, un termine adottato molto più tardi.
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Al Pacino in Revolution. A sinistra,
la locandina di I rivoltosi di Boston.
Sotto, ritratto di David Wark Griffith.
L’EPICA DELL’INDIPENDENZA
La rivoluzione del 1776, che portò alla nascita degli Stati Uniti, non poteva essere
ignorata da Hollywood, che le dedicò alcune pellicole destinate a fare storia
F
ino alla metà del Settecento, l’A- no quelle tredici colonie (New Hampshire,
merica britannica era solo un Massachusetts, Rhode Island, Connecti-
insieme di colonie, tredici per cut, New York, New Jersey, Pennsylvania,
la precisione, nate sulla costa Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del
orientale del continente americano a Nord, Carolina del Sud e Georgia) a scatenare,
partire dal 1607, quando i 104 uomini spedi- a causa del loro scontento e dell’insofferenza nei
ti in missione da re Giacomo I per fondare un confronti del Regno, i tumulti e gli scontri che, in
insediamento stabile nel Nuovo Mondo die- seguito alla rivoluzione americana, avrebbero por-
dero vita alla Virginia. Dopo quella prima tato alla nascita del primo nucleo degli Stati Uniti.
colonia sorsero, lentamente, tutte le altre,
fino al 1732, anno in cui fu fondata la Georgia. Colonie in rivolta
La Corona inglese aveva numerose altre colo- Il 4 luglio 1776, le colonie proclamarono l’in-
nie in America Settentrionale (per esempio il Canada, dipendenza e ancora oggi festeggiano solen-
che ancora oggi fa parte del Commonwealth), ma furo- nemente quella data come festa nazionale.
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D L’EPICA DELL’INDIPENDENZA
L’epica degli eventi di quegli anni trovò il suo primo cantore
cinematografico nel 1924, quando David Wark Griffith (1875-
IL DISCEPOLO DEL DIAVOLO
1948), già regista di capolavori come Nascita di una nazione
(1915) e Intolerance (1916), diresse America, un film muto di
più di 2 ore e mezza in cui vengono passati in rassegna tutti
gli eventi che, prima e dopo il 1776, grazie alla lotta di uomi-
ni impavidi e idealisti, portarono alla nascita degli Stati Uniti.
Quella di America può essere considerata, a buon diritto,
una delle prime superproduzioni nella storia del cinema. Anzi-
tutto per il soggetto, che si prestava a scene epiche e al coin-
volgimento di grandi masse di figuranti; poi perché gruppi
storici, docenti universitari ed esercito offrirono la loro colla-
borazione ai produttori. Il regista, probabilmente il più cele-
bre e stimato dell’epoca, era una garanzia di qualità. Al suo
fianco si mossero perfino le Figlie della Rivoluzione america-
na, un’associazione composta da discendenti dirette dei pri-
mi patrioti e fondata con l’intento di salvaguardare il processo
di conquista della libertà scaturito dalla Rivoluzione.
Filmato grazie al lavoro di quattro diversi operatori (per
garantire inquadrature differenti della stessa scena da alterna-
re durante il montaggio della pellicola), America fu ampiamen-
A & R Productions
te pubblicizzato in ogni fase della sua realizzazione, seguita
passo dopo passo dai media più influenti dell’epoca.
A
se, America rimase nelle sale per anni ed ebbe numerose rie-
dizioni. I costi esorbitanti della produzione, però, non furono mbientato nel 1777 e interpretato da divi del
mai del tutto recuperati, anche perché la pellicola, per quanto calibro di Lancaster, Douglas e Olivier, il film
spettacolare, deluse le aspettative del pubblico della cosid-
detta “età del jazz”, che ormai si aspettava dal cinema ben mette in scena le contraddizioni di ogni rivolu-
altri spettacoli, più brillanti e vicini alla realtà. La bravura del zione, mostrando cattivi (Douglas) che si scopro-
resgista nel rendere appassionante la Storia grazie alle vicen- no buoni e uomini, come il reverendo Anderson
de individuali risulta poco convincente e meccanica, e i carat-
teri dei personaggi appaiono spesso poco realistici: forse (Lancaster), che trovano nell’azione una vocazio-
solo il cattivo di turno, il capitano Butler (interpretato da Lio- ne ancora più forte di quella religiosa. Più che
nel Barrymore), che tradisce tutti per il suo tornaconto, riesce
ad assumere uno spessore umano. Tuttavia, non mancano delle vicende storiche, il film tratta dell’influsso
scene coinvolgenti, come l’epica cavalcata di Paul Revere o che esse esercitano sugli uomini. Alla fine, tena-
la ricostruzione della battaglia di Lexington, che segnò l’inizio cia e forza d’animo risultano le vere protagoni-
della guerra e si concluse con la ritirata delle truppe britanni-
che. Per filmare l’episodio, Griffith poté schierare sul campo ste, convincendo il generale Burgoyne (Olivier)
di battaglia originale alcuni reparti dell’esercito americano: le che contro di esse l’Inghilterra è impotente.
scene, davvero riuscite, trasmettono il sentimento di un popo-
lo che lotta per affrancarsi dalla tirannia. Errori e curiosità: il primo regista designato,
Nonostante gli sforzi, il film non risultò all’altezza del regi- Alexander Mackendrick, abbandonò il set
sta e lo stesso rischio corse il candidato all’Oscar Hugh
Hudson (direttore del celebratissimo film sportivo Momenti dopo pochi giorni perché non riusciva a conci-
di gloria), che nel 1985 si cimentò con la Guerra d’indipen- k liare il protagonismo dei tre grandi divi.
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IL PATRIOTA denza americana dirigendo Revolution. Il cast del film era
decisamente stellare: Al Pacino, Donald Sutherland, Nastas-
sja Kinski. La vicenda, ambientata nella New York del 1776,
è quella di Tom Dobb (Al Pacino) che, mentre i coloni ribel-
li abbattono la statua di re Giorgio III d’Inghilterra, si vede
sequestrata la propria barca da pesca dai rivoltosi. Arruola-
tosi fra i patrioti nonostante non nutra particolari sentimenti
rivoluzionari (pensa piuttosto al modo per sbarcare il lunario),
Tom viene separato dal figlio Ned, che nel frattempo è finito
a fare il tamburino per gli inglesi. Nel corso della vicenda si
imbatte in Daisy (Nastassja Kinski), bella borghese di buona
famiglia contagiata dagli ideali rivoluzionari. I due si innamo-
rano, e mentre lui è prima leale combattente, poi disertore e
infine scout per l’esercito ribelle, lei veste i panni di croce-
rossina ante litteram per dare conforto ai feriti. Di Ned, intan-
to, si perdono e si ritrovano più volte le tracce.
Sony Pictures Home Entertainment
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D L’EPICA DELL’INDIPENDENZA
Una scena di massa di The crossing.
il 25 e il 26 dicembre 1776, il futuro primo presidente degli cui sete di libertà ha reso possibile l’indipendenza americana».
Stati Uniti attraversa il fiume Potomac e piomba sulla guar- Un discorso a parte merita 1776, il curioso film diretto da
nigione inglese di Trenton, ottenendo una vittoria memorabi- Peter H. Hunt nel 1972. Si tratta di un musical, scritto da
le al costo di due soli uomini perduti. Asciutto e ben girato, Peter Stone e con colonna sonora di Sherman Edwards,
nonostante un budget non stratosferico, il film ha il pregio autore di numerosi successi pop americani degli anni Ses-
di mostrare la straordinaria umanità di uomini che la retori- santa. Narra le interminabili (e spesso contraddittorie)
ca patriottica americana ha trasformato in eroi. discussioni tenutesi al Parlamento di Filadelfia, che portaro-
Lo stesso pregio si ritrova nel film minore I rivoltosi di no alla Dichiarazione d’indipendenza, firmata il 4 luglio 1776.
Boston, incentrato sulla figura dell’argentiere Johnny Tre- L’originalità della pellicola sta nel fatto che i testi di mol-
main, affiliato ai Figli della Libertà. Prodotto dalla Disney nel te delle sue canzoni sono tratti da scritti originali dell’epoca,
1957 e diretto da Robert Stevenson, regista di Mary Poppins come diari e lettere dei protagonisti. Tra questi ultimi spicca-
(1964), la pellicola ha un chiaro intento didattico e illustra le no John Adams e Thomas Jefferson (rispettivamente secon-
prime fasi della Rivoluzione, come il celebre episo- do e terzo presidente dell’Unione), oltre a Benjamin
dio del Boston Tea Party: il 16 dicembre 1773, Franklin, il celebre diplomatico, scienziato e
per protestare contro il continuo aumento inventore che, come disse il francese Anne
delle tasse imposto dal governo inglese, Robert Jacques Turgot, «strappò al cielo
alcuni giovani Figli della Libertà si trave- il fulmine, lo scettro ai tiranni». Costato
stirono da indiani, salirono a bordo delle 6 milioni di dollari, ne recuperò meno
navi britanniche ancorate nel porto di della metà, ma fu candidato al Golden
Boston e gettarono in mare le casse di Globe come miglior musical dell’anno.
tè provenienti dall’Europa. Come dis- Uno dei brani del film destò le
se lo stesso Walt Disney, «I rivoltosi di ire dell’allora presidente america-
Boston è dedicato alla gioventù del no Richard Nixon: a suo parere era
mondo, nel cui spirito riposa la spe- offensivo nei confronti dei conserva-
ranza di libertà per tutta l’umanità. La tori, che il suo partito, i Repubblica-
pellicola celebra patrioti senza nome, la ni, rappresentavano in Campidoglio. n
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Richard Dix e Irene Dunne, i coniugi
Cravat, in una scena carovaniera
di Cimarron, diretto da Wesley Rug-
gles nel 1931.
F
orse non esiste immagine più realistica, per descri- mo obiettivo di questi sognatori, che formavano il nerbo più
vere lo spirito che spinse alla conquista del West, di solido del popolo americano. Erano loro ad avventurarsi per
quella di una lunga carovana in marcia su una pista oltre 2.000 miglia lungo la cosiddetta Oregon Trail, la “pista
polverosa. Il lento spostamento della Frontiera inte- dell’Oregon”: un viaggio destinato a durare sei mesi e messo
ressò migliaia di famiglie, composte da uomini poveri continuamente a repentaglio dal clima ostile, dagli assalti di
ma non miserabili e da donne forti e coraggiose, delle qua- banditi e indiani, dalle malattie e da imprevisti di ogni genere.
li si parla poco, ma che spesso sopportarono tutto il peso di La pista si snodava lungo un percorso fiancheggiato da pic-
vicende destinate, non di rado, a concludersi tragicamente. coli forti, i cui contingenti cercavano di garantire la sicurezza dei
Nella prima metà dell’Ottocento, il sogno di un Paese vasto coloni e delle loro mercanzie. A costituire il pericolo maggio-
e fertile, pronto per essere popolato, cominciò a prendere re non erano gli indiani (che il più delle volte si limitavano sem-
forma nella mente di migliaia di persone. Fu l’Oregon il pri- plicemente a chiedere un “tributo”, di solito in merci), bensì le
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D TRA PIONIERI E CAROVANE
malattie. Colera e tifo decimarono intere carovane, ma non era
da sottovalutare nemmeno la semplice dissenteria, dovuta ad
I PIONIERI
acque non potabili. Tra il 1840 e il 1860, circa 10 mila pionieri
persero la vita lungo le piste e solo poche centinaia furono vit-
time dei pellerossa. Si trattò di un esodo epico, che ricordava
quello biblico del popolo di Israele guidato da Mosè, e che tro-
vò nel cinema lo strumento perfetto per la propria celebrazione.
Donne coraggiose
Nel 1929, Edna Ferber, scrittrice di origini ungheresi che
nel 1925 aveva vinto il premio Pulitzer con il romanzo So Big!,
pubblicò un libro intitolato Cimarron. Narrava le vicende della
famiglia Cravat durantela cosiddetta “Oklahoma Land Rush”,
la corsa verso le terre non ancora assegnate di quel terri-
torio remoto. Nel 1930 fu il romanzo più venduto d’America
A
fungere da fulcro della vicenda. Primo film western parlato,
Cimarron fu anche l’iniziatore di un sottogenere, quello in cui una carovana di speranzosi coloni in par-
più generazioni si alternano nella storia, dando alle vicende tenza per l’Oregon si aggrega, all’ultimo
un deciso afflato epico. Costato quasi 1 milione e mezzo di
dollari, fu la più importante produzione della Rko fino a quel momento, un certo Will Bannion, cacciato
momento ma, nonostante l’Oscar, recuperò a stento le spe- dall’esercito per aver sottratto alcuni capi di be-
se sostenute. Fu però ben accolto dalla critica. La vicenda stiame. Fra costui e uno dei capi del convoglio,
di un padre di famiglia dapprima frustrato nella sua intenzio-
ne di impiantare un proprio ranch e poi coinvolto in una serie Sam Woodhull, nasce un’accesa rivalità, anche
di regolamenti di conti che lo conducono a diventare editore in campo sentimentale. Osannato dai critici,
del primo quotidiano locale ha qualcosa di simbolico, soprat-
tutto perché, nella miglior tradizione hollywoodiana, lega lo venne considerato il miglior film del periodo
sviluppo di una città a quello dei suoi liberi mezzi di informa- e, tra guadi pericolosi e movimentate cacce al
zione. Elogiato dal periodico «Variety», dal “New York Times”
e dal mensile «New Yorker», il film fu un successo nonostan-
bisonte, una ricostruzione fedele della vita di
te il periodo di crisi e bisognerà aspettare Balla coi lupi, usci- Frontiera del 1848. Tra i personaggi della vi-
to nel 1990, perché un altro western riesca a vincere l’Oscar. cenda figurano anche icone leggedarie del Far
L’eco della pellicola fu tale che, nel 1960, Anthony Mann,
uno tra i maggiori registi di genere della sua epoca, si West, come Jim Bridger e Kit Carson.
cimentò con un remake del primo Cimarron. Mise insieme Errori e curiosità: girato con un sistema che per-
un cast di tutto rispetto, con Glenn Ford nei panni di Yan-
cey Cravat e Maria Schell in quelli della moglie Sabra, ma metteva di sonorizzare alcune sequenze, costò
il risultato non fu convincente e, secondo molti critici, non k quasi 800 mila dollari, ma rese 4 volte il budget.
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IL GRANDE SENTIERO solo risultò inferiore all’originale, ma si rivelò anche uno
dei lavori meno convincenti di Mann, che pure viene con-
siderato uno dei padri del genere western, al pari di Ford.
L
coli rispetto alla maggioranza degli uomini bianchi».
o scout Breck Coleman (John Wayne) con- Girato a basso budget e privo di nomi di spicco, La caro-
duce una carovana di pionieri alla ricerca di vana dei mormoni è un film decisamente riuscito sul tema dei
pionieri, e non a caso era uno dei preferiti da Ford. Ci restitu-
nuovi territori da popolare e s’innamora della isce un West i cui protagonisti non devono essere necessa-
bella Ruth Cameron. Così, si ritrova invischiato riamente superuomini, ma persone semplici, dai sani principi:
in una rivalità amorosa con il suo socio, aizza- giusti e onesti nei confronti di tutti, anche verso gli indiani.
Nella storia degli uomini che hanno fatto la Frontiera e aper-
to contro di lui da un perfido delinquente. Alla to il continente ai loro simili c’è spazio anche per i loschi figu-
fine l’amore trionfa, i pionieri trovano casa e ri. È il caso di Glyn McLyntock, interpretato da James Steward
nella pellicola Là dove scende il fiume, diretta da Anthony
il malvagio viene punito. Tra attacchi indiani Mann (1906-1967) nel 1952. La coppia Mann/Steward aveva
e tempeste, un viaggio non facile con un John cominciato a lavorare assieme nel 1950, all’epoca di Winche-
Wayne al suo primo ruolo importante, pagato ster ’73, e nell’arco di sei anni si era ritrovata in ben cinque
film western. Molto affiatati, i due sapevano che cosa ottene-
105 dollari a settimana. re uno dall’altro. Se Ford era capace di inoculare nel granitico
Errori e curiosità: contemporaneamente alla John Wayne il seme del dubbio e dell’incertezza, Mann riusci-
va a infondere nell’incerto Steward quella solidità che né la
versione americana vennero girate anche quel- sua mimica né il fisico sembravano possedere.
le italiana, francese, spagnola e tedesca, con Bandito più o meno pentito, Glyn viene ingaggiato come
guida da una carovana che intende partire dal Missouri per
attori delle varie nazionalità: i nostri interpreti raggiungere l’Oregon. Nessuno sa che l’uomo, scampato
erano Franco Corsaro e Luisa Caselotti. alla forca, porta sul collo la cicatrice che ne indica il passa-
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D TRA PIONIERI E CAROVANE
James Steward e Julie Adams in
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Tom Cruise e Nicole Kidman in Cuo-
ri ribelli, diretto da Ron Howard
nel 1992 (nella pagina a fronte,
Cruise si lancia al galoppo per ag-
giudicarsi un lotto di terreno agri-
colo). Sotto, il manifesto originale
di La via del West, del 1967.
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D TRA PIONIERI E CAROVANE
in un’escalation a volte perfino eccessiva. Nel finale, per esem-
pio, Douglas perde il posto da capocarovaniere ma poi lo ritrova,
LA CONQUISTA DEL WEST
dimostrando la sua abnegazione, salvo poi perdere la vita, in una
sorta di sacrificio, per mano della moglie dell’uomo impiccato.
A & R Productions
Nei panni dell’irlandese Joseph Donelly, Cruise ben si adat-
ta al ruolo, così come la Kidman, che interpreta efficacemente
la bella Shannon Christie, costretta, per sbarcare il lunario, a
fare la ballerina di burlesque e a sopportare le avance di rozzi
cowboy. Separati più volte, i due si ritrovano nel finale, sempre
innamorati, ma con lei promessa sposa a un uomo intrigante
che, con i suoi maneggi, sta cercando di truccare la corsa. L’a- REGIA: John Ford, Henry Hathaway, George Mar-
more e la forza di volontà hanno la meglio quando la bandierina shall, Richard Thorpe
di Joseph si conficca vittoriosa sull’appezzamento conquistato.
Accolto dai critici senza troppa convinzione, il film è spetta- INTERPRETI: Henry Fonda, Gregory Peck, John
colare ed è una delle pellicole che, negli anni Novanta, con- Wayne, Karl Malden, George Peppard
tribuirono a rivitalizzare il genere western. Costato 30 milioni SCENEGGIATURA: James R. Webb
di dollari, ne incassò 13 nel primo weekend, guadagnando-
ne alla fine quasi 60. Ron Howard, l’ex Richie Cunningham di MUSICA: Ken Darby, Louis Lambert
Happy Days, era diventato DURATA: 164 min; ANNO: 1962
ormai uno dei ragazzi d’o-
ro di Hollywood. n
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Il poster originale di La valle dei
Mohicani, del 1960. Nella pagina
a fronte, John Wayne è il protago-
nista del film Hondo (1954).
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D GLI INDIANI “CATTIVI”
N
on è possibile immaginare il West senza gli india- do l’ottica occidentale),
ni. Senza il loro coraggio, la loro voglia di libertà come i Pueblo di Nuo-
e il desiderio di difendere una terra che sentivano vo Messico e Arizona,
come un dono degli dei, l’intera storia della con- non si era verificato nulla
quista della Frontiera sarebbe molto diversa e l’e- di tutto questo. Neppure la
pica dei pionieri, dei cowboy e della cavalleria che arrivava “classe dirigente”, con cui
a salvare i “nostri” non sarebbe nemmeno esistita. si confrontarono i primi colo-
Senza i pellerossa, gran parte del cinema western sarebbe nizzatori inglesi, era para-
privo di un protagonista essenziale. Anzi, di un antagonista, gonabile a quella
un “cattivo” perfetto, che non c’era neppure bisogno d’inven- con cui k
tare perché era già lì, pronto per essere sfruttato in centina-
ia di romanzi popolari (quando il cinema non esisteva ancora)
e poi in decine di pellicole. Bastava pronunciarne il nome (di
solito quello degli Apache) per evocare paura e pericolo.
La storia dell’antagonismo fra bianchi e rossi, del resto, è
ben più antica della conquista del West. Risale a secoli addie-
tro, quando gli europei cominciarono a rendersi conto che il
continente su cui avevano da poco messo piede non era né
l’Asia vagheggiata da Colombo, né una terra totalmente ver-
gine. Certo, si trattava di immense distese selvagge che pote-
vano essere rese fertili e produttive dall’uomo bianco, ma
per trarne beneficio occorreva domare, oppure sterminare, i
popoli “primitivi” che le abitavano.
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SENTIERI SELVAGGI gli europei avevano dimestichezza: i cosiddetti “re” erano capi
di guerra o capi anziani, che non possedevano una vera auto-
rità sovrana sul loro popolo. Così pure i “principi” o le “prici-
pesse” (come la famosa Pocahontas), che non avevano natali
aristocratici, ma erano semplicemente i figli o le figlie degli
anziani deputati al governo della tribù.
Inoltre, benché molti popoli nativi si fossero abituati a sfrut-
tare il terreno per le colture agricole, l’assenza della proprietà
agraria individuale sconcertava i bianchi. Quando i nativi fir-
mavano documenti in cui alienavano parte delle loro terre, non
immaginavano di cedere nulla se non l’utilizzo del territorio,
mentre invece si condannavano a essere espropriati del luo-
go in cui erano nati e cresciuti. Il più delle volte, gli espropri
avvenivano in modo forzoso e violento.
Pe capire a fondo il cinema western, è importante compren-
dere la presunta incompatibilità fra “bianchi” e “rossi”, che era
culturale ma anche religiosa: a molti missionari europei, i nati-
vi apparvero così alieni e ostili all’ideale spirituale cristiano da
essere descritti come veri e proprio diavoli. Da tutto ciò derivò
l’inevitabile contrasto e la trasformazione dei nativi in nemici
naturali dei coloni, che la civiltà doveva sconfiggere e aveva il
diritto di eliminare senza alcuna remora.
Warner Bros.
D
cativo, deciso a strappare ai bianchi, che vi si sono insediati,
opo la Guerra Civile, dove ha combattuto nelle una terra che ritiene appartenga alla sua tribù. La vicenda si
file dei Confederati, Ethan Edwards (Wayne) svolge poco dopo la metà dell’Ottocento vicino a Spirit Lake,
nell’Iowa, dove gli insediamenti dei coloni stanno len-
ritorna a casa, nel Texas. Ad attenderlo ci sono il tamente crescendo. Ma i Sioux, che hanno mire
fratello e la famiglia, tra cui un figlio adottivo, in su quel territorio, si lanciano contro il vil-
parte pellerossa, che Ethan guarda con sospetto. laggio guidati dal loro capo,
Toro Seduto.
Mentre lui è assente gli indiani assaltano la casa,
trucidano la famiglia e rapiscono le figlie del fra-
tello. Per Ethan ha inizio la caccia: prima trova
una nipote morta, poi, dopo anni di ricerche, in-
dividua l’altra, ormai integratasi fra i pellerossa.
Quando lei rifiuta di seguirlo, minaccia di ucci-
derla, ma è dissuaso dal “nipote” indiano. Alla
fine, un attacco della cavalleria libera la ragaz-
za, che Ethan può riportare finalmente a casa.
Errori e curiosità: Wayne considerava questo il suo
film migliore, tanto da chiamre Ethan uno dei figli.
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D GLI INDIANI “CATTIVI”
Il poster di La storia del generale
Custer. Nella pagina a fronte, Ja-
OMBRE ROSSE
mes Stewart in L’amante indiana.
S
che il personaggio del grande ma malvagio capo indiano sia
interpretato da un attore pellerossa (in genere, le parti veni- u una diligenza diretta verso il Nuovo Messico
vano comunque affidate ai bianchi): Chief Yowlachie (1891- viaggia un gruppo di eterogenei passeggeri,
1966), interprete di diverse decine di pellicole, quasi tutte
nella parte dello scout o del guerriero indiano, fra cui Winche- tra cui l’ex prostituta Dallas, il pistolero Ringo
ster ’73 (1950) e Yellowstone Kelly (1959). (Wayne), un giocatore d’azzardo e un medico al-
Nei western dei primi decenni, lo stravolgimento del dato colizzato. Prima di partire, vengono avvisati che
storico non si limitava a fare del pellerossa il nemico perfetto,
secondo il celebre detto secondo cui “l’unico indiano buo- gli Apache di Geronimo sono sul piede di guerra
no è un indiano morto”: la sceneggiatura dipingeva anche e che l’esercito non può garantire loro protezio-
come eroi alcuni personaggi che la storiografia e la filmogra-
fia successiva avrebbero trattato da delinquenti. Uno degli ne. Dopo una serie di vicissitudini di viaggio, la
esempi più eclatanti di questo modo di fare cinema è La sto- diligenza arriva nei presso della meta proprio
ria del generale Custer, del 1941, il cui titolo originale, They mentre gli indiani passano all’attacco. Nel lungo
Died with Their Boots On (“Morirono con gli stivali ai piedi”),
suona molto più esplicito e retorico di quello italiano. Diret- e drammatico inseguimento, molti passeggeri ri-
to da Raoul Walsh (1887-1980), regista celebratissimo e uno mangono feriti e Ringo dà prova del suo valore.
dei creatori del premio Oscar, il film vide la partecipazione di
attori che all’epoca erano autentici mostri sacri: Errol Flynn Alla fine, fra lui e Dallas scoppia l’amore.
nei panni di Custer e Olivia de Havilland in quelli della moglie Errori e curiosità: nell’originale, Ringo è chiamato
Elizabeth. La vicenda, che si dipana per più di due ore, è una
rielaborazione inattendibile della vicenda storica. Eroe del- Ringo Kid; nel doppiaggio italiano “fascistizza-
la Guerra Civile (almeno questo corrisponde a verità), Custer k to”, il suo nome, Henry, fu mutato in Enrico.
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Burt Lancaster e Jean Peters in
L’ultimo Apache, del 1954. Sotto, il
manifesto italiano del film.
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D GLI INDIANI “CATTIVI”
cercatori affluiscono disordinatamente nella regione (in real-
tà, sappiamo che fu una missione esplorativa comandata dal-
NESSUNA PIETÀ PER ULZANA
lo stesso Custer a rinvenire il metallo prezioso in quell’area).
Il comandante, dopo un violento diverbio con gli imprenditori
ferroviari, viene destituito e deferito, ma si reca a Washington
per denunciare il vero stato delle cose. Non viene creduto:
anzi, gli viene risposto che le sue parole verrebbero prese sul
serio solo se dichiarate in punto di morte. Tuttavia, il presti-
gio di Custer è tale che lo stesso presidente Grant gli affida
di nuovo il comando del forte. Così, il giovane ufficiale può
muovere verso Little Bighorn con i suoi uomini deciso a scon-
figgere gli indiani, che sono per l’ennesima volta sul piede di
guerra. Come sappiamo, Custer viene sopraffatto: ma nel film
è l’ultimo a morire, in piedi, accanto alla bandiera a stelle e stri-
sce, dopo che i suoi uomini si sono battuti con straordinario
coraggio contro le forze preponderanti degli uomini rossi. Alla
fine è Cavallo Pazzo a uccidere Custer, che cerca di difender-
si con la sciabola (in realtà, in quella battaglia né lui né i suoi
L
riesce a batterli in astuzia e a liberare la donna rapita.
Più credibile è Hondo, girato nel 1954 da John Farrow o scout McIntosh (Lancaster), il tenente DeBuin
(1904-1963), con John Wayne nei panni del soldato protagoni- con i suoi uomini e la guida indiana Ke-Ni-Tay
sta, Hondo Lane. La vicenda è quella di una donna e del figlio,
messi sotto tiro da una banda di Apache che assediano la loro partomo alla caccia di Ulzana, capo degli Apache
fattoria. Hondo affronta gli indiani (che intanto si sono messi fuggito con un pugno di uomini dalla riserva di
in testa di dare alla donna un marito pellerossa) e li allontana San Carlos, in Arizona. Dietro di loro, i pellerossa
una prima volta, ma viene presto catturato e messo al palo del-
la tortura. Si salva solo per l’intervento del capotribù Victorio, lasciano una scia di morte: secondo Ke-Ni-Tay,
però deve comunque affrontare in duello il temibile guerrie- questo avviene perché credono di trarre forza
ro Silva: Hondo lo sconfigge, rifiutandosi di ucciderlo, e viene
liberato, ma la lotta con gli indiani non è finita. Quando Victorio dai nemici seviziati e uccisi. Anche i soldati, però,
muore, il suo posto viene preso proprio da Silva, che incrocia non sono da meno, malgrado gli ordini di DeBu-
di nuovo le armi con Hondo: stavolta lo scontro si rivela mor- in. Nell’intento di avere la meglio, Ulzana divide i
tale per l’indiano, la cui sconfitta determina la ritirata dell’intera
tribù. Tratto da un romanzo di Louis L’Amour, uno dei più proli- suoi uomini, sperando così di separare gli insegui-
fici autori americani di letteratura western, il film è interpretato tori. Nel cruento scontro finale, gli Apache vengo-
anche da Geraldine Page nei panni di Angie Lowe, la corag-
giosa proprietaria della fattoria. Sopra tutti, però, campeggia no annientati, ma anche McIntosh trova la morte.
la figura interpretata da Wayne, che qui tratteggia uno dei suoi Errori e curiosità: la versione europea del film,
personaggi preferiti, soprattutto perché spesso si trova solo al
centro della scena, circondato da avversari che ne mettono in montata dallo stesso Lancaster, differisce leg-
risalto la dimensione eroica. Si tratta di un western classico e k germente da quella americana.
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GERONIMO senza guizzi (alcune scene del film, su richiesta dello stesso
Wayne, furono girate da John Ford), tipico di un cinema che
veniva apprezzato proprio per la ripetitività degli schemi, cre-
ati per dare allo spettatore il senso di una continuità “storica”
e di una riconoscibilità stilistica rassicurante.
Diverso il caso dell’Amante indiana, diretto nel 1950 da Del-
mer Daves (1904-1977). Interpretato da James Stewart nei
panni dello scout Tom Jeffords, il film racconta la vicenda di un
uomo che si trova a vivere a metà strada tra indiani e bianchi.
Salvando la vita di un pellerossa, si trova infatti a diventarne
fratello di sangue e, al contempo, a scontrarsi con l’astio dei
compagni, che ormai lo reputano un traditore. Dopo un massa-
cro perpetrato dai pellerossa, l’uomo rischia perfino di esse-
re linciato, ma poi è proprio lui a condurre al campo indiano
gli ufficiali destinati a stringere con i nativi una tregua favore-
vole a tutti. Jeffords arriva addirittura al punto di sposare una
donna nativa, Stella del Mattino.
Film di notevole successo, fu probabilmente il primo a instil-
lare nel pubblico il dubbio che la ragione non fosse sempre e
soltanto dalla parte dei bianchi. In questo, viene aiutato dallo
sguardo di James Steward, i cui occhi appaiono costantemen-
A & R Productions
I
tandosi dietro la figlia del capotribù, e combatte i bianchi da solo,
l fiero e indomito capo indiano Geronimo, dopo uccidendo, distruggendo e seminando il terrore, come un diavo-
aver messo a dura prova la resistenza delle lo precipitato sulla Terra. Solo quando scopre che la donna che
ha preso con sé è in attesa di un bambino capisce che deve cam-
Giacche Blu, viene catturato e cerca di adattarsi biare vita. Braccato dai soldati, Massai si arrende e, grazie all’av-
a vivere nella riserva di San Carlos. Ma per poco: vedutezza di un ufficiale illuminato, ottiene di avere salva la vita.
ben presto, però, per i maltrattamenti subiti, Benché sbilanciato dalla parte dell’indiano protagonista, il film
non è totalmente a favore dei pellerossa. Massai, infatti, è un eroe
si ribella e fugge con un manipolo di seguaci, a tutto tondo e la sua appartenenza agli Apache è, in un certo sen-
seminando il terrore in Arizona. Per tentare di so, incidentale: rappresenta l’essere umano in lotta con il mondo
e le sue avversità, e il fatto che sia un individuo ancora estraneo
continuare la lotta contro i bianchi, il capo in- al vivere “civile” ne accentua lo spessore. Nelle intenzioni di Aldri-
diano si rifugia in Messico. Solo dopo anni di ch, del resto, il finale doveva essere meno positivo e lasciare spa-
scorrerie decide di arrendersi, ottenendo una zio a dubbi e incertezze sulla fine dell’eroe e della sua famiglia.
Lancaster ritorna come protagonista anche in un film del 1968
pace onorevole dal Governo degli Stati Uniti. diretto da Sydney Pollack (1934-2008): Joe Bass l’implacabi-
Errori e curiosità: all’epoca venne molto apprez- le. Qui gli indiani non sono più semplici spauracchi senza per-
sonalità, ma rappresentano comunque uno degli ostacoli che il
zata la prova di Connors nei panni di Geronimo, cacciatore di pellicce Joe Bass (Lancaster) incontra sul suo cam-
quando non era affatto raro che attori di origine mino. Sia all’inizio che alla fine della pellicola, Bass viene deru-
bato dal perfido e astuto indiano Due Corvi, che si appropria di
europea, anche di un certo livello, interpretasse- tutte le sue pellicce. Al contrario di Massai dell’Ultimo Apache,
ro ruoli importanti di nativi americani. Bass rappresenta l’eroe sfortunato, che avrà sempre la peggio:
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D GLI INDIANI “CATTIVI”
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Charlton Heston in I giganti del
West. Nella pagina a fronte, Victor
Mature nel film L’ultima frontiera.
S
e nella storia della Frontiera sono esistiti autenti- volte, i poderosi orsi grizzly, che si presero la vita di molti cac-
ci eroi, questi prababilmente sono i mountain men, i ciatori. Armati unicamene di un pesante coltello e di un lungo
cacciatori di pellicce che tra la fine del Settecento e fucile ad avancarica con un solo colpo (il leggendario longri-
la prima metà dell’Ottocento percorsero gli impervi fle), non avevano molte possibilità di difendersi da quelle bel-
territori che si stendevano attorno al bacino dei fiumi ve gigantesche. Nonostante tutto, i trapper seppero adattarsi
Missouri e Mississippi, alle Montagne Rocciose e ai territori a una vita ardua, sopportando il freddo e il caldo, patendo la
del Grande Nord. Cacciavano animali da pelliccia (soprattut- fame, le malattie e le ferite. La loro tempra e tenacia erano
to castori), da rivendere sui mercati dell’Est. La loro era una quelle tipiche del giovane popolo americano: per questo i con-
vita durissima, fatta di privazioni e difficoltà inenarrabili, basa- temporanei vollero cantarne le gesta e per questo Hollywo-
ta sulla solitudine. Raramente, infatti, i mountain men (chiama- od ha dedicato loro un discreto numero di pellicole avvicenti.
ti anche “trapper”, perché erano, di fatto, posatori di trappole)
cacciavano in compagnia. Operavano in zone selvagge, spes- Senza tetto né legge
so addirittura vergini e incontaminate. Le uniche creature con I mountain men erano uomini liberi, refrattari a qualunque
cui avevano a che fare per gran parte dell’anno erano gli ani- regola e disciplina. Anche quando venivano ingaggiati dall’e-
mali di cui andavano a caccia, gli indiani (spesso ostili) e, a sercito per fare da guide durante le campagne contro gli india-
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D UOMINI DEL GRANDE NORD
ni (è il caso del protagonista di L’ultima frontiera, diretto nel CORVO ROSSO NON AVRAI
1955 da Anthony Mann). Anzi, il confronto con la disciplina dei
militari li rendeva ancora più “anarchici”, proprio come acca- IL MIO SCALPO
de a Jed Cooper (interpretato da Victore Mature) che, dopo
essere stato derubato da un gruppo di indiani del suo bottino
di pellicce (fra trapper e pellerossa c’era grande rivalità sui
terreni di caccia), decide di intraprendere una vita meno peri-
colosa arruolandosi come scout in un remoto avamposto nelle
foreste dell’Oregon. Lì, tuttavia, deve fare i conti con le regole
militari del colonnello Marston, e tra i due scoppiano scintil-
le. Il contrasto, in mezzo al quale si trova anche la moglie del
comandante (di cui Cooper si innamora), è quello tra civilizza-
zione forzata e libertà individuale, tema centrale in gran parte
della storia americana. Così, un eroe restio ad accettare leg-
gi e “buone maniere” finisce per scontrarsi con tutto e tutti,
forte della consapevolezza che la sua esperienza e durezza
lo rendono indispensabile. Attorno agli attori, a dare la piena
dimensione della libertà ci sono i grandi spazi del Nord, otti-
mamente valorizzati da uno spettacolare Cinemascope.
Golem Video
ra invece a un personaggio realmente esistito, protagonista,
prima che del film, di un romanzo di Clay Fisher ispirato alla
figura di Luther Sage Kelly (1849-1928), soldato, cacciatore,
scout e avventuriero in Alaska. Descritto dal “New York Times”
come «uno dei più grandi cacciatori, trapper e scout indiani», REGIA: Sydney Pollack
Kelly fu il primo a esplorare a fondo la zona dello Yellowsto-
ne Park, a cui deve il suo soprannome. Lo fece nel periodo INTERPRETI: Robert Redford, Will Geer, Stefan
compreso fra il 1865 e il 1880, quando venne in contatto con Gierasch, Delle Bolton
diverse tribù pellerossa, in particola- SCENEGGIATURA: Edward Anhalt, John Milius
re con i Sioux di Toro Seduto. Proprio
a quel periodo avventuroso della sua MUSICA: Tim McIntire, John Rubinstein
vita è dedicato il film, diretto nel 1959 DURATA: 116 min; ANNO: 1972
da Gordon Douglas (1907-1993). Rifiu-
tando la richiesta del maggiore Towns,
che vorrebbe servirsi di lui per pene-
trare nel territorio dei nativi, Kelly (inter-
pretato da Clint Walker) si guadagna
l’ingiurioso appellativo di “amico degli
I spirato alla vicenda di “Mangiafegato” Joh-
son, “mountain man” dalle cruente abitudini
cannibalesche (si narrava che mangiasse il
indiani”. Dopo aver lasciato il forte, in cui fegato delle sue vittime), il film narra la lunga
si è procurato nuove trappole e un com-
pagno di caccia (il giovane Anse Harper), vendetta di Jeremiah Johnson, cacciatore di pel-
Kelly si imbatte in un gruppo di Sioux licce sulle Montagne Rocciose a cui gli indiani
che gli chiedono di aiu- k
hanno sterminato la famiglia. Individuati gli
uccisori della moglie e del figlio adottivo, egli
li stermina senza pietà. Da quel momento in-
comincia una sfida mortale fra lui e gli indiani
Corvi. Tra paesaggi innevati e foreste stermi-
nate, Johnson (Robert Redford) affronta una
lunga lotta per la vita, da cui uscirà vincitore.
Errori e curiosità: nonostante il titolo italiano, nel
film non esiste nessuno che si chiami Corvo Rosso.
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THE REVENANT - IL REDIVIVO tarli a curare una giovane donna. “Yellowstone”, che ha un
debito di riconoscenza verso i pellerossa, non può rifiuta-
re. Seguono altre vicissitudini, sia durante il periodo di cac-
cia che dopo, legate anche al contrasto fra il protagonista
e alcuni nativi, a causa di una donna. Il film si conclude con
l’unione di Kelly all’indiana Wahleeah. Quello dei matrimo-
ni misti, del resto, era un tratto caratteristico di molti trap-
per, che avevano quasi sempre mogli pellerossa. Il film (che
avrebbe dovuto essere diretto da John Ford e interpreta-
to da John Wayne, che invece preferirono lavorare a Solda-
ti a cavallo) illustra bene questa caratteristica dei mountain
men, allo stesso tempo avversari e amici dei nativi, di molti
dei quali seppero conquistarsi fiducia e rispetto.
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D UOMINI DEL GRANDE NORD
Una scena di The Hateful Eight, di
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Kevin Costner nell’immagine del
manifesto di Wyatt Earp, diretto da
Lawrence Kasdan nel 1994.
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D UOMINI CON LA STELLA
S
telle di latta, Tin Stars: è il nomignolo con cui era-
no conosciuti gli uomini di legge del vecchio West
UN DOLLARO D’ONORE
e che rivela tutto il senso della loro fragilità. Opera-
vano lungo una frontiera immensa, calamita irresisti-
bile per pionieri e avventurieri, banditi e imbroglioni
di ogni risma che la fortuna, invece che sudarsela, preferi-
vano rubarla agli altri. Gli sceriffi (e i loro colleghi federali, i
marshal) erano come mosche bianche, per varie ragioni. In
primo luogo, perché la legge, nel selvaggio West, era qual-
cosa di estremamente aleatorio. Prima che aule di tribunale
e giudici preparati arrivassero a irrogare sentenze regolari
dovettero passare decenni, soprattutto nei luoghi più isola-
ti. Inoltre, in un territorio dove a ogni piè sospinto venivano
scoperte zone aurifere (o presunte tali) e scoppiavano nuove
corse all’oro, delinquenti, banditi, grassatori, giocatori d’az-
zardo e sfruttatori di prostitute operavano in modo sfacciato.
Arrivavano ovunque vi fosse profumo di denaro, e lo faceva-
no ben prima che potessero raggiungerli gli uomini deputati
a mantenere l’ordine sociale e lo stato di diritto.
Spesso erano i cittadini a farsi giustizia da soli, praticando
la legge della corda e del sapone: i delinquenti, o presunti
A & R Productions
tali, venivano sbrigativamente impiccati all’albero più alto, lin-
ciati o semplicemente eliminati con un colpo di pistola. Non
mancavano certo i soprusi, né le sentenze sommarie. Chi
era più forte si faceva giustizia da sé e non servivano molte
prove per eliminare chi, senza essere colpevole di alcun cri-
mine, dava semplicemente fastidio a un ricco o a un prepo-
tente. Dall’altra parte, la maggior parte dei delitti realmente REGIA: Howard Hawks
commessi restava senza un colpevole e molte uccisioni era- INTERPRETI: J. Wayne, Dean Martin, Ricky Nel-
no considerate “legittima difesa”: bastava che la vittima aves-
se un’arma addosso per legittimarne l’assassinio. son, Angie Dickinson, Walter Brennan
SCENEGGIATURA: Jules Furthman, Leigh Brackett
Sceriffi per caso MUSICA: Dimitri Tiomkin
Più tardi si cominciò a nominare come tutori della legge
uomini che sapessero maneggiare le armi e mostrassero una DURATA: 141 min; ANNO: 1959
certa autorevolezza (anche dal punto di vista fisico); meglio
L
ancora se estranei agli affari locali, per evitare che si facesse-
ro influenzare da parentele e amicizie. È il caso del personag- a cittadina di Rio Bravo è stretta nella morsa
gio interpretato da John Wayne in Uno sceriffo per Weather di Nathan Burdette, ricco latifondista, e della
Spring, diretto nel 1935 da Carl Pierson (1891-1977). La sto-
ria riporta all’Oklaoma del 1899, un territorio libero in cui i banda di delinquenti da lui capeggiata, che spa-
pionieri gareggiavano, senza rispetto della legge, per acca- droneggia senza che lo sceriffo Chanche (John
parrarsi nuovi territori. John Dawson (Wayne), al comando di Wayne) riesca a fermarla. Quando Joe Burdette,
un manipolo di pionieri, arriva in una cittadina di Frontiera,
dove scopre che il padre, lo sceriffo del luogo, è stato ucci- il fratello di Nathan, viene arrestato per omicidio,
so da un gruppo di banditi. Dopo averne preso il posto, Daw- le minacce contro lo sceriffo diventano più insi-
son inizia una serrata caccia all’uomo per scoprire l’identità
dell’assassino e potersi vendicare. Contemporaneamente, stenti. L’uomo di legge scopre di poter contare
prende le difese di un gruppo di coloni che sta per subire un solo su pochi amici fedeli e su una donna, la bel-
esproprio a causa della costruzione di una diga. Non anco-
ra trentenne, Wayne veste già bene i panni del riparatore di
la Feathers (Angie Dickinson), per opporsi al suo
torti: il film è uno dei tanti (all’epoca ne girava almeno 4 o 5 acerrimo nemico. Ci riesce, pur tra mille difficoltà.
all’anno) che lo prepareranno a ruoli più importanti, il primo Errori e curiosità: nell’originale, lo sceriffo si chia-
dei quali sarà quello di Ringo in Ombre rosse. Uno sceriffo
per Weather Spring è un buon esempio dei classici stereoti- ma John T. Chance e, con una battuta, la T viene
pi western che girano attorno alla figura dell’uomo di legge: indicata come l’iniziale di “Trouble”, cioè “gua-
coraggioso, generoso, ma con i piedi per terra.
Lo stesso accade con Il segno della legge, diretto nel io”: proprio per questo motivo, nel doppiaggio
1957 da Anthony Mann (1906-1977). A interpretarlo sono il k italiano il nome diventa John G. Chance.
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MEZZOGIORNO DI FUOCO già maturo Henry Fonda, nei panni di Morgan “Morg” Hick-
man, e il giovane e ancora acerbo Anthony Perkins, nel ruo-
lo dello sceriffo Ben Owens. La vicenda è molto classica per
il western di allora: un ex sceriffo (Fonda), divenuto caccia-
tore di taglie, arriva in una cittadina in cui il tutore della leg-
ge è un uomo alle primissime armi (Perkins, che all’epoca
aveva 25 anni ed era perfettamente nella parte, anche grazie
allo sguardo smarrito e al fisico gracile). Ovviamente, Fonda
diventa il tutore e il maestro del giovane. Di aiuto, del resto,
il ragazzo ne ha un gran bisogno: prima gli uccidono sotto
il naso il medico del paese, poi, una volta catturati i respon-
sabili, Owens deve difenderli dalla folla che ne invoca il lin-
ciaggio. Come se non bastasse, contro il giovane cerca di
scatenarsi anche la vendetta del boss locale.
La stoffa di Mann, maestro del genere, rende il film solido
e gradevole, mentre Fonda e Perkins offrono ottime interpre-
tazioni. Diretta in maniera ineccepibile, la pellicola si avva-
le anche dell’eccellente fotografia in bianco e nero di Loyal
Griggs (più volte candidato all’Oscar) e della colonna sono-
ra di Elmer Bernstein, che sottolinea in maniera puntuale
tutte le parti più drammatiche della vicenda. Un’opera appas-
sionante sotto tutti gli aspetti, che ricevette una nomination
all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale e che costi-
tuisce uno dei capisaldi storici del genere western.
Multivision
L’eroe solitario
Più modesto del precedente, anche perché girato con un
budget minore, ma altrettanto rappresentativo di un “genere
REGIA: Fred Zinnemann nel genere” è Lo sceriffo è solo (1958), diretto da Paul Lan-
dres (1912-2001) su sceneggiatura di Stephen Kandel. Yubo
INTERPRETI: Gary Cooper, Grace Kelly, Katy Jura- (interpretato da Robert Strauss), un uomo ambizioso e sen-
do, Lee Van Cleef, Lloyd Bridges za scrupoli, tiene in scacco la cittadina di Honcho, nel Nuovo
SCENEGGIATURA: Carl Foreman Messico. Nessuno ha il coraggio di ribellarsi alle sue anghe-
rie: chiunque (compreso il vecchio sceriffo) provi ad alzare la
MUSICA: Dimitri Tiomkin testa viene inevitabilmente e prontamente eliminato. Il nuovo
DURATA: 85 min; ANNO: 1952 tutore della legge, Jim Cryle (i cui panni sono vestiti da John
Agar, bel volto del cinema western ed ex marito di Shirley Tem-
ple), non ha però alcuna intenzione di piegarsi davanti al dila-
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D UOMINI CON LA STELLA
Sotto, una scena di Lo sceriffo è
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Viggo Mortensen in Appaloosa, del
2008. Sotto, John Wayne sul ma-
nifesto di Uno sceriffo per Wather
Spring, del 1935. Nella pagina a
fronte, Jeff Bridges in Il Grinta,
remake dei fratelli Coen, del 2010.
re il peso della sceneggiatura meglio di tanti attori di grido. no criminale: l’assalto a una diligenza. Il colpo riesce, ma la
Il politico subdolo e corrotto (in questo caso, il sindaco) padrona della locanda in cui i due si rifugiano, la bella Jane,
che offre il posto di tutore della legge al sempliciotto di tur- s’impossessa del bottino. Il malloppo passa ancora di mano
no è uno degli altri stereotipi del western, non lontano dalla quando viene rubato dal bandito Vargas, ma a questo punto
realtà della Frontiera, dove spesso erano proprio i ricchi e i Roy, Randall e Jane si uniscono per riprendersi il mezzo milio-
potenti ad assegnare le cariche pubbliche. Anche in questo ne di dollari. Ci riescono e sfuggono alla banda di Vargas, ma
caso, però, il protagonista stravolge le aspettative del boss non possono evitare lo sceriffo di El Paso: dopo aver ucciso
(che vorrebbe farlo eliminare da un pistolero chiamato Billy Vargas, questi arresta Jeff Randall e scagiona Arizona Roy
the Kid) e impone la legge della verità: il tutto sen- dalle accuse che pendono sulla sua testa.
za mai usare la pistola, come ben esplicitato nel Siamo in bilico fra legge e malaffare, proprio
titolo, ma solo il fedele lazo. come lo era un mito della Frontiera: Wyatt
Earp. Entrato nella leggenda come uno
Tra Storia e leggenda degli eroi della sparatoria all’O.K. Corral
Nella storia del West, il sottile confine (vicenda portata al cinema in Sfida infer-
tra bene e male, giustizia e delitto veniva nale, diretto da John Ford nel 1945, Sfida
di frequente superato dagli stessi uomi- all’O.K. Corral, del 1957, di John Sturges
ni di legge. Non sono rari gli esempi di o Tombstone, del 1993, di George Pan
sceriffi che, facendo il doppio gioco, si Cosmatos e Kevin Jarre), Earp, che fu a
davano alla malavita, coperti dalla loro lungo tutore della legge, visse quasi tutta
nomea di tutori dell’ordine. Altre volte, le la sua esistenza a metà strada tra giustizia
stelle venivano appuntate sul petto di delin- e immoralità. Era sposato con una prostituta,
quenti patentati, confidando nella loro espe- gestiva case da gioco (non sempre autorizza-
rienza. Accade anche in uno spaghetti western te) e probabilmente aveva interessi in bordelli e
poco conosciuto, Uno sceriffo tutto d’oro, diretto nel altre attività illegali. Infallibile pistolero, fu nominato
1967 da Osvaldo Civirani (1917-2008), che ne è anche sceriffo proprio per questa sua attitudine, ma il film dedica-
sceneggiatore e direttore della fotografia. Arizona Roy, fuori- togli nel 1994 da Lawrence Kasdan, intitolato appunto Wyatt
legge caduto nelle mani della giustizia sbrigativa di un picco- Earp, tende più che altro a costruire su di lui una sorta di ele-
lo villaggio, sta per essere impiccato. Lo salva Jeff Randall, gia positiva, facendone un eroe solitario, spesso incompreso,
sceriffo federale, il quale vuole farne un complice del suo pia- e tutore della legge in lotta contro tutto e tutti. Ben girato, con
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D UOMINI CON LA STELLA
grandi scene epiche (come la caccia al bisonte) e momenti
drammatici (la sfida all’O.K. Corral, tra gli altri), il film illustra
QUEL TRENO PER YUMA
anche i difficili rapporti che legavano gli uomini del West (bel-
la la descrizione dell’amicizia fra Earp e il medico pistolero
Doc Holliday, malato di tisi). Del resto, il cast è davvero straor-
dinario, con Kevin Costner nella parte di Earp, Dennis Quaid
in quella di Doc, Isabella Rossellini nei panni della compa-
gna di quest’ultimo e, ancora, Gene Hackman e Bill Pullman.
Pur nelle sue reticenze, il film è di grande impatto, così come
Appaloosa (2008), storia degli sceriffi Virgil Cole ed Everett
Hitch (Ed Harris, che è anche regista del film, e Viggo Mor-
tensen), costretti a conciliare la lotta al crimine con le vicende
personali, fino a quando Hitch, per fedeltà all’amico, uccide
un bellimbusto che fa il cascamorto con la donna di cui Cole
è innamorato e si vede costretto a lasciare la città.
Non si può non finire con Il Grinta, diretto nel 2010 da Joel
D
non maschera mai le proprie
opinioni) e la ragazza, a signi- an Evans (Van Heflin), allevatore in difficol-
ficare che la sete di giustizia tà economiche ma abile tiratore, accetta di
del popolo americano resta
inalterata, nonostante le mille sostituire lo sceriffo e scortare fino al carcere
vicissitudini che l’esistenza di Yuma il delinquente Ben Wade (Glenn Ford),
è pronta a offrire. n per un compenso di 200 dollari. Il viaggio deve
avvenire in treno. Giunto alla stazione, però,
Evans si trova ad affrontare i complici di Wade,
decisi a liberare il loro capo. In un crescendo
di tensione, il film giunge alla conclusione con
un “gesto cavalleresco” di Wade, interpretato
da un Glenn Ford nell’insolita parte di cattivo,
ma sempre armato del suo contagioso sorriso.
Errori e curiosità: tratto da un racconto di Elmore
Leonard, il film è un elogio dell’uomo semplice
(rappresentato da Evans), che proprio grazie
alla sua purezza riesce a vincere ogni difficoltà.
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UOMINI IN CATENE
Per secoli, lo schiavismo fu alla base di parte dell’economia americana, e il cinema
western non può ignorare questa ferita ancora aperta della storia degli Usa
I
l massacro dei popoli nativi e la schiavitù degli afroame- gnato nemmeno di raffigurare cowboy di colore o soldati
ricani: sono questi i due grandi peccati originali della neri, che vennero effettivamente arruolati, formando appositi
società statunitense. Se i conti tra bianchi e pellerossa battaglioni che si dimostrarono preziosi per la vittoria degli
sono stati regolati da tempo, anche grazie alla potenza Unionisti sui Confederati degli Stati del Sud.
del nuovo cinema hollywoodiano (dagli anni Settanta in Celebre cowboy afroamericano fu Woody Strode, interprete
poi), lo stesso non si può dire per il problema degli schiavi di numerosi westen, fra cui Cavalcarono insieme (1961), L’uo-
neri, che furono strappati dall’Africa per alimentare, a bas- mo che uccise Liberty Valance (1962) e C’era una volta il West
sissimo costo, la fame di manodopera in America. (1968). Soldati di colore sono invece i protagonisti di Glory
- Uomini di gloria, diretto nel 1989 da Edward Zwick (1952),
I cowboy venuti dall’Africa dedicato alla memoria della prima unità di volontari afroameri-
Hollywood non ha mai ignorato il problema; anzi, vi si è cani nell’esercito dell’Unione durante la Guerra di secessione.
dedicata con miniserie, come Radici (1977), e lungometraggi Nel cast, fra gli altri, Matthew Broderick, nei panni dell’ufficia-
importanti e di grande respiro, come Amistad (1997): il film le bianco che guida il reggimento, e Denzel Washington, che
è dedicato all’ammutinamento avvenuto nel 1839 sulla nave per la sua interpretazione del soldato Silas Trip si guadagnò
negriera che dà il titolo all’opera, il cui comando venne pre- un Oscar come miglior attore non protagonista. Il film celebrò,
so con la forza (e molta fortuna) dagli schiavi africani stipati forse per la prima volta nella storia del cinema di Hollywood,
a bordo. Ne seguì un caso giudiziario destinato a fare epo- il contributo offerto dai soldati di colore all’esercito nordista.
ca, che portò a considerare i neri come uomini liberi, prima Ma la figura sicuramente più riuscita di
ancora che nel Paese cominciassero a farsi vive le avvisa- schiavo liberato e combattivo che si
glie che avrebbero portato alla Guerra Civile. possa rintracciare nel filone western
Diretto da Steven Spielberg (1946), Amistad si vale di uno è quella di Django Freeman, interpre-
straordinario Morgan Freeman nei panni di Theodore Joadson, tato da Jamie Foxx in Django Unchai-
tenace attivista abo- ned, diretto da Quentin Tarantino
lizionista. Spiel- nel 2012. Ispirato, ma solo nel tito-
berg si dedicò lo, al Django di Sergio Corbucci
ancora una vol- (1927-1990), il film racconta la
ta al tema del- lunga storia di affrancamen-
la schiavitù to di uno schiavo nero del
con Lincoln, Texas (la vicenda comin-
del 2012, inter- cia nel 1858), che il
pretato da un
ispirato Daniel
Day-Lewis.
Ma il cinema
holly woodiano
non ha disde-
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D UOMINI IN CATENE
dottor King Schultz, cacciatore di taglie tedesco, sta ricer-
cando da tempo per farsi aiutare a rintracciare i fratelli Britt-
DJANGO
le, odiosi fuorilegge cui sta dando la caccia.
Arriva Django
Schultz, armi in pugno, acquista lo schiavo dai suoi proprie-
tari (uno dei quali rimane ucciso) e lo libera in cambio dell’aiu-
to che sarà in grado di offrirgli nella sua missione. Nel corso
della vicenda, fra Django e Schultz nasce una sincera amici-
zia, tanto che il tedesco si offre di aiutare l’ex schiavo a ritrovare
la moglie Broomhilda, separata da lui ai tempi in cui entrambi
lavoravano in una piantagione perché ceduta al perfido Calvin
Candie, ricco latifondista del Mississippi. La ricerca è lunga
e densa di rischi e contrattempi. Alla fine, la moglie di Django
viene individuata, ma nasce il problema
di come liberarla. Nella migliore
tradizione del cinema di Taran-
tino, il tutto si risolve nel san-
gue, con scene di violenza
a volte grottesche, gratui-
te ed estetizzanti (lo stesso
R
un cinema che
sa essere spet- educe della Guerra Civile, Django si aggira per
tacolare anche il Paese trascinandosi una bara di cui nessuno
quando affronta
un tema deci- conosce il contenuto. È in cerca degli uomini che
samente sco- gli hanno ucciso la moglie: appartengono a una
modo. n setta razzista, capitanata dal maggiore Jackson,
e si aggirano in cerca di vittime (soprattutto mes-
sicani) portando al collo fazzoletti rossi. Tra pro-
stitute, predicatori farneticanti, reduci, banditi in
cerca di fortuna e qualche brav’uomo, Django
riesce a vendicarsi grazie alla mitragliatrice che
nasconde nella bara. Compiuta la missione se ne
va, ma non prima di aver lasciato un fiore sulla
tomba della moglie, la messicana Mercedes Zaro.
Jamie Foxx in Django Unchained, Errori e curiosità: dal film sono derivate molte
di Quentin Tarantino. Nella pagina pellicole con il nome “Django” nel titolo, ma una
a fronte, una scena di Amistad.
sola, del 1987, è il seguito dell’originale.
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Il primo piano di John Wayne sul
manifesto di Chisum (1970). Nella
pagina a fronte, un giovane Paul
Newman in Hud il selvaggio (1963).
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D NEL MONDO DEI COWBOY
S
ono molto più che semplici mandriani: rappresenta- JOHNNY GUITAR
no l’essenza stessa del West, o perlomeno del gene-
re western. Ma benché la loro avventura attraversi per
intero questo genere cinematografico, occorre pre-
cisare che l’età d’oro dei cowboy durò relativamente
poco, estendendosi per circa vent’anni, tra la fine della Guer-
ra Civile, nel 1865, e gli ultimi decenni dell’Ottocento, allorché
la diffusione sempre più capillare della rete ferroviaria e un
diverso modo di gestire i grandi allevamenti di bestiame (con
l’introduzione dei recinti e dei fili spinati per delimitare i pasco-
li) resero progressivamente sempre più inutile il loro lavoro.
Nonostante la mitizzazione, cominciata quando la sua figu-
ra stava già declinando, quello del cowboy non era neppure
un mestiere particolarmente romantico o avventuroso. Di rado
capitava l’occasione di godersi la libertà dei grandi spazi e la
bellezza delle gigantesche e verdi praterie, magari cavalcando
per giorni in territori dove gli esseri umani non avevano anco-
ra messo piede e dove ancora era possibile sentire il contatto
con la natura incontaminata in cui si erano mossi i primi pio-
nieri che avevano varcato la Frontiera. Si trattava, al contrario,
di un mestiere faticoso, con turni di lavoro massacranti, pericoli
incombenti e un’aspettativa di vita ridotta, a causa di incidenti,
malattie e notevole precarietà. Quando la stagione dei gran-
di trasferimenti di bovi-
A & R Productions
ne dagli Stati del Sud
alle “città del bestia-
me” giungeva a con-
clusione
(tra la fine
dell’estate
e all’inizio REGIA: Nicholas Ray
d e l l ’a u - INTERPRETI: Joan Crawford, Sterling Hayden, Er-
tunno), la
maggior par- nest Borgnine, John Carradine
te dei cowboy SCENEGGIATURA: Philip Yordan
si trovava sen- MUSICA: Victor Young, Peggy Lee
za lavoro e dove-
va cercarsi una nuova DURATA: 110 min; ANNO: 1954
occupazione per l’in-
S
verno. Oppure toccava
adattarsi a vivere in fat- tanco della vita errabonda da cowboy e
toria, ospitati dal vecchio pistolero, Johnny Logan, detto “Guitar”,
datore di lavoro, occu- torna dalla sua donna, Vienna, che gesti-
pando le giornate come
meglio si poteva. Pochi sce un saloon in Arizona. Ma lei è piena di
mandriani lavoravano guai: non intende cedere a una compagnia
anche durante la sta-
gione fredda ed ferroviaria il terreno sul quale ha costru-
erano quelli di ito il suo locale, e altri interessi mettono
maggior k
in pericolo la sua vita. Johnny, per amore,
riprende la pistola e la salva, poi la porta
via con sé. Famosissimo il tema musicale.
Errori e curiosità: la critica disse che il film era ec-
cessivamente “parlato” e lo paragonò alle soap
opera, i drammi radiofonici in voga all’epoca, in
genere sponsorizzate da marche di saponette.
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L’UOMO SENZA PAURA esperienza, che provvedevano alle attività necessarie a prepa-
rare la nuova stagione dei trasferimenti: riparare utensili, siste-
mare staccionate e recinti, recuperare le bestie che si erano
sbandate nelle praterie. Per tutti gli altri la vita era grama, e la
si consumava spendendo quel che si era guadagnato durante i
mesi di lavoro, risparmiando e lesinando sulle spese inutili. Le
spese, però, c’erano sempre, perché ogni mandriano doveva
badare ai propri “attrezzi del mestiere” e cercare di conser-
varli nelle migliori condizioni possibili: soprattutto gli stivali e
la sella, che costituiva un vero e proprio bene mobile, poten-
do valere anche parecchie centinaia di dollari.
Di tutto questo il cinema parla raramente. Anzi, il termine
cowboy, proprio grazie (o per colpa) di Hollywood ha finito
per estendersi a tutti coloro che, per una ragione o per l’altra,
cavalcavano lungo i territori del West, fossero essi veri man-
driani oppure, più di frequente, pistoleri, malviventi, sbandati,
avventurieri o altri personaggi che con i mandriani poco aveva-
no in comune, se non un cavallo, una sella e, in qualche caso,
una pistola. Non era nemmeno la Colt, o la rivoltella in gene-
re, l’arma preferita dai cowboy, ma piuttosto il fucile, per varie
ragioni: colpiva bersagli più lontani, era più preciso della pisto-
A & R Productions
D
di bestiame. Quando Reece perde tutti i soldi al gioco e il suo
empsey (Douglas) e Jeff trovano lavoro come affare rischia di saltare, Harris, il cui desiderio è quello di rivede-
mandriani in una fattoria, dove il primo aiuta re Maria, gli offre i suoi risparmi a patto che lo associ all’impre-
sa. Così accade, ma nel viaggio verso il Messico (dove ritrova
l’altro a diventare un vero cowboy. Durante una Maria, sposata con un certo Arriega) Harris è costretto a impa-
lunga marcia per il pascolo, i due si fermano nella rare in fretta tutto quello che non sa sul mestiere del cowboy:
proprietà di Tom Cassidy, e al rientro in fattoria destreggiarsi nel domare cavalli selvaggi; condurre il bestiame
senza disperdere la mandria; mentenere il sangue freddo anche
scoprono che la tenuta è stata comprata da una nelle situazioni più drammatiche, come gli assalti degli indiani.
giovane donna: Reed Bowman, bella e determina- Proprio lui, che aveva idealizzato in maniera romantica la vita
del West, si accorge che fare il mandriano non è facile e diver-
ta, che intende ingigantire la sua mandria, sfrut- tente come pensava. L’intera vicenda, però, gli serve a maturare
tando anche le terre libere dei contadini vicini e, velocemente e a raddrizzare il suo carattere, facendogli scopri-
una volta guadagnato il più possibile, cambiare re aspetti di sé che ancora non conosceva. Grazie alle lezio-
ni di Tom, Frank diventa un uomo nuovo, in grado di affrontare
aria. Dempsey, pur avendo un debole per Reed, le situazioni più pericolose e di preoccuparsi più del bestiame
non approva il progetto: lascia la tenuta e cerca che delle persone: insomma, un vero cowboy. Sceneggiato da
Edmund H. North e Dalton Trumbo (inizialmente non accredi-
di contrastare (riuscendoci) i piani della donna. tato, perché finito sulle liste nere di Hollywood a causa delle
Errori e curiosità: protagonista muto del film è il inchieste del senatore McCarthy, impegnato nella lotta contro
i presunti elementi filocomunisti nel mondo del cinema), il film
filo spinato, che i contadini intendono posare per è ispirato al romanzo biografico Le mie memorie di cowboy, di
proteggere le proprie terre dal bestiame libero. Frank Harris (1856-1931), che compare nel film come perso-
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D NEL MONDO DEI COWBOY
Glen Ford (al centro) e Jack Lem-
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IL FIUME ROSSO da di malfattori e uccide Andersen, che nel frattempo per i
ragazzi è diventato come un padre, i giovani cowboy proget-
tano la loro vendetta e la mettono in atto crudelmente. Infi-
ne, portano la mandria a destinazione.
Interpretato da un John Wayne ormai sessantacinquenne,
a cui l’età non permetteva più d’impersonare l’eroe classi-
co, I cowboys è un film crepuscolare, in cui il vecchio mae-
stro dimostra di essere ancora capace di tenere testa a un
assassino che ha trent’anni meno di lui. Alla fine soccombe,
ma non senza aver dimostrato tutto il suo orgoglio e il suo
coraggio. Valori che, grazie all’esempio, riesce a trasferire
ai suoi ragazzi, ai quali spetterà il compito di portare a ter-
mine il lavoro (e la vendetta), ritrovandosi finalmente uomini.
È uno dei pochi film in cui Wayne, eroe iconico del western,
trova la morte, ed è anche una sorta di passaggio di conse-
gne: dal vecchio ai giovani cowboy, dall’anziano ed eroico
attore alle nuove leve di Hollywood. Anche se Wayne avrà
ancora tempo di recitare in altri buoni western.
A
che rispettano i valo-
metà Ottocento, Tom Dunson (Wayne), ac- ri della tradizione può
compagnato dal giovane orfano Matt Garth spettare il premio del
vero amore. La pelli-
(Clift), si stabilisce in Texas per dare vita a un
allevamento proprio. Negli anni si arricchisce, ma
a caro prezzo: Tom non è più il cowboy generoso
di un tempo, bensì un uomo duro e gretto, anche
con Matt, nonostante lo consideri un figlio. Nel
viaggio per portare ad Abilene 8.000 capi di be-
stiame, passando per il Red River, Tom ha una se-
rie di scontri con i suoi mandriani, intenzionati ad
abbandonarlo, ma prendendo il comando della
carovana seda il malcontento. Giunti in città, Tom
vorrebbe vendicarsi, ma la fidanzata di Matt lo fa
ragionare, ricordando ai due l’affetto che li lega.
Errori e curiosità: numerose imperfezioni di mon-
taggio, con attori che scompaiono nei controcampi.
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D NEL MONDO DEI COWBOY
Una scena di Lo sperone nudo. Sot-
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Una scena di Donne verso l’ignoto,
western al femminile del 1951. In
basso, Claudia Cardinale e Brigitte
Bardot in Le pistolere, del 1971.
DONNE DI FRONTIERA
Spesso dimenticate dalla Storia, le donne del West occupano un posto secondario
anche al cinema, e sempre in ruoli scanzonati, equivoci o scarsamente realistici
O
scurate dagli uomini o, più semplicemente,
ignorate del tutto: fu questo il triste destino
delle donne di Frontiera. Eppure, nelle caro-
vane che portavano migliaia di anime speranzo-
se fino ai territori vergini dell’Ovest, le donne non
erano meno numerose degli uomini. Alla guida dei carri,
o nelle rudimentali abitazioni in cui ci si doveva adattare a
vivere subito dopo l’arrivo nella “terra promessa” (a volte
semplici tuguri scavati nel terreno, con una sola apertu-
ra che faceva contemporaneamente da porta e da fine-
stra, oppure casette delimitate da rudimentali pareti
di zolle), erano proprio loro a sobbarcarsi gran parte
della fatica: gestire l’economia familiare, cucinare,
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D DONNE DI FRONTIERA
L’ALBERO DELLA VENDETTA
provvedere ai vestiti, badare ai figli; e, come se non bastasse,
lavorare nei campi, magari dissodando poderi aridi e pietro-
si. Donne semplici e umili, il cui ricordo si è smarrito per fare
posto a figure femminili che si avvicinavano di più all’imma-
ginario maschile o ne stimolavano una certa fantasia, anche
maliziosa: pistolere, prostitute, maîtresse, giocatrici d’azzar-
do, bandite, assassine. Naturalmente è su queste ultime che
si è maggiormente concentrata l’attenzione di Hollywood,
per esempio raccontando la storia della leggendaria Calami-
ty Jane, che nella seconda metà dell’Ottocento fu mandriana,
scout per l’esercito, prostituta, pistolera, amante di un’icona
western come Wild Bill Hickok e infine donna di spettacolo
al seguito di Buffalo Bill e del suo circo.
A & R Productions
Non sparare, baciami!. A dirigerlo, nel 1953, fu David Butler
(1894-1979) e a fare da spalla alla protagonista c’era Howard
Keel, nei panni di Wild Bill Hickok. Girato come una commedia
musicale (il film vinse l’Oscar per la miglior colonna sonora),
la pellicola narra di una ragazza del West (Calamity, appun-
to) che si veste e si comporta come un vero cowboy: cavalca,
duella a colpi di fucile con gli indiani, schiamazza e si esprime REGIA: Budd Boetticher
in maniera decisamente poco elegante. Ama pavoneggiarsi, e INTERPRETI: Randolph Scott, Karen Steele, Lee
fare la spaccona, e presto prende sotto la sua ala protettrice
Ketty, una ragazza di città arrivata lungo la Frontiera. Nono- Van Cleef, James Coburn, Janes Best
stante gli atteggiamenti spavaldi, tuttavia, sotto la corazza da SCENEGGIATURA: Burt Kennedy
maschiaccio Jane nasconde un cuore tutto femminile. Inna-
moratasi di un tenente dell’esercito, non appena si accorge
MUSICA: Heinz Roemheld
che l’eleganza e la femminilità di Ketty hanno fatto colpo su di DURATA: 73 min; ANNO: 1959
lui, obbliga la fanciulla a fare fagotto. Troppo tardi: il tenenti-
B
no è ormai irrimediabilmente innamorato di lei, così Calami-
ty non può che perdonare la vecchia amica e riconciliarsi con en Brigade, ex sceriffo diventato cacciatore di
lei. Nel frattempo, però, la vicinanza con la ragazza le ha fatto taglie, è sulla pista del giovane assassino Billy
cambiare abitudini e abbigliamento, rendendola decisamente
più attraente. Grazie a ciò, il famoso pistolero Wild Bill cade ai John. Riesce a catturarlo, pur consentendogli di
suoi piedi. Due matrimoni rendono felici entrambe le coppie. avvertire il fratello Frank. Mentre si dirige verso
C’è ben poco della vera Calamity Jane in questa commedia Santa Cruz, Ben si ferma nella stazione di posta
brillante, che si regge tutta sulla mimica di Doris Day e sulle
canzoni che costellano la trama, una delle quali, Secret love, dell’affascinante Carrie Lane, rimasta sola a con-
divenne un successo. Era questo il modo in cui l’industria durre l’attività dopo che il marito si è messo alla
cinematografica del tempo trattava le maggiori figure femmi-
nili della storia western, come dimostra il fatto che, qualche ricerca di alcuni cavalli rubati dagli indiani Mesca-
anno prima, la stessa sorte era toccata a un’altra straordinaria leros. Quando Ben riprende il viaggio, assieme a
donna di Frontiera: Anna Oakley, tiratrice eccezionale e attra-
zione di numerosi spettacoli circensi. Anche Anna prendi il
lui si mettono in cammino anche i giovani Sam e
fucile è un film musicale, diretto nel 1950 da George Sidney Whit, ospiti della stessa stazione, e la stessa Car-
(1916-2002) e interpretato da Betty Hutton nel ruolo di Anna, rie, che ha saputo della morte del consorte. La
Howard Keel nei panni del suo innamorato e Louis Calhern in
quelli di Buffalo Bill. Come nel caso di Non sparare, baciami!, presenza della donna nella comitiva accende le
la pellicola ha pochissima aderenza con la realtà storica. È, rivalità, e lei alla fine si concede a uno dei quattro.
più che altro, una tormentata (ma fino a un certo punto, trattan-
dosi di una commedia musicale) storiella d’amore dalla trama Errori e curiosità: le scene di violenza solo sugge-
molto semplice: in una gara di tiro, Anna sconfigge Frank, il k rite e mai mostrate alleggeriscono il film.
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RANCHO NOTORIOUS campione del circo di Buffalo Bill, e contemporaneamente si
innamora di lui. Viene assunta nello show come aiutante del
ragazzo, ma presto diventa a sua volta una star e Frank, gelo-
so del suo successo, passa a un altro circo. Dopo una lunga
separazione, i due tornano a lavorare assieme, ma la gelosia
non si è ancora spenta. Per amore, la ragazza accetterà quin-
di di lasciare al suo uomo il ruolo di campione.
Decisamente stereotipato, il film, che vinse anch’esso un
Oscar per la colonna sonora (scritta da Irving Berlin), fu
comunque un successo, incassando nei soli Stati Uniti più del
doppio di quanto era costato. Evidentemente era così che al
grande pubblico piaceva vedere le donne del West.
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D DONNE DI FRONTIERA
Sotto, da sinistra, Mary Stuart Ma-
vare pecore sul terreno lasciatole in eredità dal marito. Gli alleva-
tori di bestiame della zona cercano in ogni modo di contrastarla
ma lei non cede, neanche dinanzi alle intimidazioni; anzi, cerca
delle alleate nelle donne del luogo, fino ad averla vinta su tutte
le avversità. Diretta da Andrew V. McLaglen (1929-2014), Doris
Day, che si trovava a suo agio nei panni della donna di Frontiera,
impersona una delle tante ragazze rimaste sole a causa di delitti,
incidenti o malattie durante la dura corsa verso l’Ovest.
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Il poster di una recente riedizione
di ¡Que viva Mexico!, diretto da
Ejzenstejn (1931). Nella pagina
a fronte, una scena scomoda per
Franco Nero in Vamos a matar
compañeros (1970).
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D IL WEST ALLA MESSICANA
L
a contesa tra Messico e Stati Uniti per il possesso cepibile per la maggior parte degli statunitensi dell’epoca. Il
di Texas, Arizona e altri Stati ancora non si limitò a Messico, soprattutto la zona di confine, si presentava quin-
una serie di semplici scaramucce, ma sfociò in aper- di come un paesaggio “ideale” per il cinema hollywoodia-
to conflitto nel 1848. Le ostilità si protrassero a lun- no, anche se fu soprattutto il filone degli spaghetti western a
go a bassa intensità, per poi acuirsi negli anni Dieci costruire personaggi di grande spessore narrativo: pensiamo,
del Novecento. È la cosiddetta Guerra di confine, che durò per esempio, all’indimenticabile Ramón, interpretato da Gian
ben nove anni e vide l’intervento, al fianco dei messicani, di Maria Volonté in Per un pugno di dollari.
truppe dell’esercito tedesco. Si trattò di un confronto annche
etnico e culturale: Stati Uniti e Spagna (prima che il Messi- Il traditore e l’eroe
co diventasse indipendente dalla Corona iberica, nel 1821) Senza scomodare Sergej E Ė jzenstš ejn, che nei primi anni Tren-
non si erano mai sopportati, e in California, con l’emigrazio- ta tentò di realizzare un film incompiuto sulla Rivoluzione mes-
ne di coloni americani a inizio Ottocento, i contrasti fra i due sicana (pellicola finanziata da un gruppo di americani e poi
popoli si erano fatti sempre più marcati. Inoltre, il confine fra distribuita in vari periodi, diversamente montata e con titoli dif-
le nazioni, labile e straordinariamente esteso, aveva origina- ferenti, fra cui ¡Que viva Mexico!), il capitolo dedicato alla lotta
to una sorta di “terra di nessuno” che i delinquenti dell’uno del popolo messicano per la sua emancipazione non può non
e dell’altro Stato sfruttavano per i traffici più loschi: quanto passare per Quien sabe?, diretto da Damiano Damiani (1922-
veniva depredato negli States, soprattutto bestiame, finiva per 2013) nel 1966. Protagonisti del film sono Lou Castel (bra-
essere smerciato a sud del confine, e viceversa, secondo un vo attore svedese adottato dal cinema italiano) e Gian Maria
meccanismo che si perpetua ancora oggi. Volonté. La vicenda si svolge attorno al 1917, quando
A differenza degli yankee, gli spagnoli aveva- il sicario americano Bill Tate (Castel) viene incari-
no instaurato con i nativi un rapporto che, cato dal governo di Città del Messico di elimina-
dall’iniziale contrasto, era sfociato in una re un generale ribelle. Per portare a termine
sostanziale assimilazione e aveva por- la missione, l’uomo si aggrega a un volga-
tato a un vero meticciato: cosa incon- re e rude ex rivoluzionario, El Chuncho k
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LA BATTAGLIA DI ALAMO (Volonté), ormai fattosi bandito. I due diventano amici e si sal-
vano reciprocamente la vita. Eliminato il generale, il sicario vor-
rebbe tornare negli Stati Uniti portandosi dietro il messicano,
ma questi, in un sussulto di fedeltà ai vecchi principi rivoluzio-
nari, lo uccide e distribuisce al popolo i soldi della taglia. Sce-
neggiato da Salvatore Laurani e Franco Solinas, con musiche
di Luis Bacalov, il film si distende in quasi due ore di spettacolo,
in cui si alternano (in modo mai artificioso) violenza, domande
sul senso della vita e della lotta politica e scene davvero spet-
tacolari. Come scrisse il critico Mino Argentieri, «pur restando
un film di “genere”, vi si coglie il lampo di intelligenza che illlu-
mina, a larghi tratti, l’intrattenimento». Per Damiani, autore, nei
primi anni Sessanta, di importanti film sul costume italiano, si
tratta dell’unica incursione nel western. Un lavoro ben riuscito
e ottimamente recitato, non solo da Castel e Volonté, ma anche
da comprimari del calibro di Klaus Kinski e Carla Gravina.
Banditi e reietti
Dello stesso anno è Ramon il messicano, sceneggiato e
diretto da Maurizio Pradeaux (1931), che racconta una lun-
ga faida sorta da ragioni sentimentali. Esmeralda, fidanzata
A & R Productions
A
tiva di un genere che, a quei
Fort Alamo, in Texas, pochi uomini (tra cui tempi, andava per la maggio-
Davy Crockett, interpretato da John Wayne) re. Infarcito di violenza e catti-
veria, non raggiunge ancora
resistono strenuamente all’esercito messicano le vette di crudeltà e cini-
guidato da Santa Anna. Verranno uccisi tutti, ma smo toccate da molte pel-
anche grazie al loro sacrificio il Texas diventerà un licole successive. Resta
memorabile anche per
Paese libero. Emblematico del contrasto insanabi- la scelta di mettere nel
le tra Usa e Messico, è il primo film diretto da John titolo il nome del catti-
vo e non quello dell’e-
Wayne (probabilmente con l’aiuto decisivo di John roe, quasi a indicare che
Ford) ed ebbe un grande successo di pubblico. i due ruoli sono, in
Errori e curiosità: Wayne, che sognava da anni di realtà, ambivalen-
ti e intercambiabili.
produrre un film sulla vicenda, fece ricostruire il Tepepa, girato da
forte esattamente uguale all’originale, che si tro- Giulio Petroni (1917-
2010) nel 1969, si
va non molto lontano. I turisti li visitano entrambi, col- loca una spanna al di
preferendo spesso il forte in cui “caddero” Wayne e Il poster di El Topo, western decisa- sopra ed è probabil-
mente uno dei punti
Widmark a quello storico, dove trovarono realmen- mente anomalo, girato da Alejan-
d’arrivo del filone
dro Jodorowsky nel 1970.
te la morte Crockett e il colonnello Travis. degli spaghetti
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D IL WEST ALLA MESSICANA
western. Interpretato da Tomas Milian nei panni di Tepepa e da
Orson Welles in quelli del colonnello Cascorro, il film rompe
VIVA ZAPATA
definitivamente il confine tra bene e male (tipico del western
classico) e trasforma la coppia protagonista-antagonista in
una coppia diabolica. Ciascuno dei due ha qualcosa di mal-
vagio da farsi perdonare (anche se al perdono non ci pensa
nemmeno), tanto che il rivoluzionario Tepepa, sempre in lotta
con il Governo centrale, e Cascorro, che quel Governo rap-
presenta, potrebbero scambiarsi di ruolo senza troppa diffi-
coltà. Uno ha sulla coscienza la morte di una ragazza, da lui
violentata e spinta al suicidio; l’altro sconta il tradimento della
rivoluzione per cui, all’inizio, ha combattuto. Sopra entrambi,
come una sorta di inevitabile nemesi, si muove il dottor Pri-
ce (interpretato dal britannico John Steiner), che alla fine rie-
sce a vendicare la ragazza stuprata da Tepepa, Ma la sua è
N
matar, compañeros!» (“Andiamo a uccidere, compagni!”). Il film
fu uno straordinario successo al botteghino. Il critico cinema- el Messico dominato dal dittatore Porfirio Diaz
tografico Paolo Mereghetti fece notare che la sceneggiatura l’ingiustizia è la regola, soprattutto a danno
copiava un po’ da tutti, ma anche che «la macchina spettaco-
lare, per quanto prevedibile» funzionava a dovere. dei poveri. Un gruppo di popolani si reca dal pre-
Il Messico e i suoi deserti fanno da ambientazione anche sidente per chiedergli di intervenire a loro favore:
al surreale western mistico El Topo (1970), di cui lo scrittore a guidarlo è Emiliano Zapata, che prende animo-
cileno Alejandro Jodorowsky (1929) è sceneggiatore, regista
e attore principale. È una parabola sulla vita umana, che ha samente la parola. Quel gesto coraggioso lo rende
per protagonista un infallibile pistolero. Lui e il figlio di 7 anni sospetto al potere e l’uomo deve nascondersi per
compiono la “vendetta di Dio”, uccidendo un colonnello che
ha sterminato un intero villaggio: il pistolero lo sfida a duello e sfuggire alla polizia. Messosi a capo di un gruppo
lo mutila, poi rapisce la ragazza che questi teneva per sé come di ribelli, Zapata si unisce a Pancho Villa e inizia
amante. Lei gli chiede di dimostrare di essere il migliore, così la lotta contro gli oppressori. Sconfitto il genera-
El Topo affronta diversi uomini e li sconfigge. Nonostante que-
sto, la ragazza lo tradisce, abbandonandolo svenuto. Quando le Diaz, Madero viene eletto presidente. Zapata
l’uomo si risveglia, si ritrova nel cuore di una montagna, dove viene nominato generale, ma la pace è lontana:
diventa una specie di monaco. Più tardi, fugge con una nana e
i due chiedono a un frate di sposarli. Miguel, suo figlio, lo rag- Madero è spodestato ed ucciso. Acclamato presi-
giunge e, mentre il padre muore, se ne va con la nana e il bim- dente, anche Zapata cade vittima di un’imboscata.
bo che lei ha avuto da El Topo. Si costruisce così una sognante
mitologia western, in cui i protagonisti acquistano caratteri sim- Errori e curiosità: la sceneggiatura è firmata dal
bolici e surreali, come quelli dell’epica antica. n premio Nobel per la letteratura John Steinbeck.
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Il duello “tre contro uno” di C’era
una volta il West, di Sergio Leone.
DUELLI DA LEGGENDA
Uno contro uno, in mezzo a una strada: così si immaginano i duelli del West.
Ma la realtà era molto diversa e lo stile dei contendenti assai poco cavalleresco
L
a patria dei pistoleri: per molti il West è essenzial- voltava pagina senza pensarci troppo, lasciando al becchi-
mente questo, e il suo fascino sta nel fischio delle no il compito di seppellire gli eventuali cadaveri. Qualche
pallottole fra le strade polverose dei villaggi di Fron- volta, però, le cose non finivano così: da una sparatoria ne
tiera. Come se la gente non facesse altro che sfidarsi nasceva un’altra, scoppiavano faide che si trascinavano per
in duelli memorabili, magari scatenati per futili motivi anni, i morti si accumulavano l’uno sull’altro. Eppure, anche
o per semplice antipatia: una parola fuoriluogo, una mano di in questi casi, saper indicare la ragione che aveva provoca-
carte andata male, un debito di gioco, una rivalità d’amore. to il primo scontro non era mai facile, a volte impossibile.
In effetti, le cause che potevano provocare lo scatenar-
si di una sparatoria erano molteplici e probabilmente, mol- Scontri poco mortali
to spesso, sconoscute anche ai duellanti. Le sparatorie Il cinema ci ha abituato a immaginare i duelli fra pistoleri o
(perché, più che di duelli, si deve parlare di sparatorie) si fra cowboy come scontri più o meno cavallereschi, dove i due
accendevano quasi per caso. La maggior parte delle volte contendenti si accordavano per battersi lungo l’unica strada
finivano in un lampo. Alla fine si contavano morti e feriti e si cittadina, generalmente fuori da un saloon, sistemandosi a una
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D DUELLI DA LEGGENDA
L’UOMO CHE UCCISE
certa distanza l’uno dall’altro e affidando l’esito della contesa
all’abilità nell’uso delle armi (in genere pistole), alla velocità,
LIBERTY VALANCE
alla destrezza e, in parte, alla fortuna. Nella realtà, duelli del
genere, uno contro uno e “all’europea”, erano assai poco dif-
fusi nel West. Ci si batteva molto, questo è fuor di dubbio, ma
in maniera molto più disordinata e convulsa. Gli scontri avveni-
vano solitamente a distanza ravvicinata, anche perché le armi
a disposizione erano in genere poco precise e non sempre
affidabili. Le canne delle pistole, all’inizio, non avevano rigatu-
ra interna, e questo imprimeva ai proiettili traiettorie che spes-
so non erano quelle desiderate. Anche sparando da vicino era
facile mancare il bersaglio. Per non parlare poi degli inceppa-
menti, assai frequenti, delle rivoltelle a tamburo.
In genere ci si sparava quasi a bruciapelo. Svuotando il cari-
catori frettolosamente, in luoghi affollati come i saloon, dove
I
e senza avvisare, spesso da sotto un tavolo, se erano seduti
in un saloon, e non di rado colpivano alle spalle. Ci pensava- l bandito Liberty Valance tiene sotto scacco la cit-
no poi gli autori di dime novel (i romanzetti popolari che anda- tadina di Shinbone con i suoi soprusi. Lo scopre, a
vano di moda allora) o i giornalisti dell’Est, ansiosi di dare in
pasto ai lettori di New York, Boston o Chicago le memorabi- sue spese, il giovane e maldestro avvocato Ransom
li gesta dei crudi abitatori del West, a ingigantire e abbellire Stoddard (Stewart), giunto in città attirato dalla vita
le loro imprese, come fecero con quelle di Wild Bill Hickok o del West. Presto si accende una rivalità amorosa fra
di altri pistoleri. In definitiva erano semplici assassini e come
tali, la maggior parte delle volte, morivano: quasi sempre col- lui e Tom Doniphon (Wayne), cowboy grintoso ma
piti a tradimento, alle spalle, da gente che credevano amica. leale. Lo screzio si trasforma pian piano in amicizia,
Duelli e trielli quando Ransom si prodiga per riportare la legalità
Una realtà fosca e poco eroica, che al cinema non pote- in città. Alla fine, si arriva allo scontro aperto fra
va interessare. Perciò la prese, la smontò e la ricostruì a sua l’uomo di legge e Valance (Lee Marvin): il duello si
immagine, o meglio, secondo l’immagine che del West ci si
era fatti: quella del luogo in cui nacque la nazione americana. svolge di notte, sotto il porticato del saloon, e incredi-
Un luogo in cui la vigliacceria e la violenza gratuita potevano bilmente viene vinto da Ransom. In realtà, nascosto
esistere solo per fare da contraltare ai valori dell’eroismo e
del buon senso. I personaggi positivi non potevano colpire a dietro un muro, è stato Doniphon a sparare per lui...
casaccio, alle spalle o in maniera fortutita, dovevano avere un Errori e curiosità: penultimo western di Ford, si
“palcoscenico” su cui mettere in mostra se stessi e le proprie
virtù. Negli studios di Hollywood nacquero duelli leggendari svolge quasi tutto fra le pareti di un ristorante e
sulle strade polverose di inesistenti cittadine di Frontiera, dai k di una cucina, o nelle loro immediate vicinanze.
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SFIDA ALL’O.K. CORRAL fondali di cartapesta. Lo sceriffo, l’eroe, il “buono” impone-
vano le proprie regole, cioè quelle della cavalleria (sia pure in
salsa western) e sfidavano i cattivi a viso aperto, ad armi pari,
in campo neutro. Spesso il cattivo barava, ma alla fine veniva
sconfitto, come in Mezzogiorno di fuoco, L’uomo che uccise
Liberty Valance e altre decine di pellicole.
Eppure, i più memorabili duelli del cinema western non ci
arrivano dall’America, ma dall’Italia. È nel cinema di Sergio
Leone che l’arte di filmare le sparatorie raggiunge il suo ver-
tice, a partire da quelle di Per un pugno di dollari (1964). E
non è un caso che il film si ispiri a una pellicola giapponese,
La sfida del samurai di Akira Kurosawa. È prendendo spunto
da una cultura in cui la sfida individuale puli-
ta e senza infingimenti, priva di sotterfugi,
era essenziale per la definizione del guerrie-
ro libero (il samurai), che la rappresentazio-
ne western del duello, debitamente sporcata
Paramount Home Entertainment
S
sonaggi (specialmen-
turges mette in scena una delle sparatorie te in Il buono, il brutto,
più leggendarie (è il caso di dirlo) della storia il cattivo, del 1966), o
sulle mani che cer-
del West. Di cui, fra l’altro, non si seppe nulla cano di andare
per molto tempo, fino a quando non divenne a stringere le
argomento giornalistico. Ma il film è anche
la storia dell’amicizia tra l’integerrimo scerif-
fo Wyatt Earp e il tormentato Doc Holliday, ex
dentista e pistolero, malato di tubercolosi. Di
fronte alla minaccia dei Clanton e del pistolero
Johnny Ringo, Earp e Doc radunano un grup-
po di fuoco e si recano all’O.K. Corral, il recin-
to per cavalli dov’è fissato l’appuntamento.
Errori e curiosità: la vera sparatoria non si svolse
nel corral, ma in una stradina adiacente, e durò
solo 27 secondi, mentre il film le dedica circa 11
minuti. Sullo sterrato restarono tutti i “cattivi”.
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D DUELLI DA LEGGENDA
Clint Eastwood in Il buono, il brut-
to, il cattivo. Nella pagina a fronte,
Costner in Terra di confine.
armi, risultano alla fine più importanti del gesto finale, del- La sparatoria, pura formalità, dura un secondo. Giusto il
la sparatoria in sé, che si conclude fulmineamente, spesso tempo, per il Biondo, di estrarre la pistola e sparare a Sen-
inquadrata da lontano. La sequenza del triello di Il buono, il tenza, battuto in velocità. Nel frattempo, Tuco Ramírez, la cui
brutto, il cattivo dura circa 6 minuti e mezzo, e di questi ben 5 pistola è scarica, tenta inutilmente di far fuoco a casaccio, ma
sono dedicati agli sguardi insistenti, pieni di sospetto e paura, il suo compito è un altro. Come gli ricorda il Biondo: «Il mondo
di fiducia e disperazione, che i contendenti (racchiusi dentro si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava.
un’arena circolare che ricorda uno spazio teatrale o un circo Tu scavi». Con un’altra frase emblematica, il Ramón di Per un
per la lotta fra gladiatori) si scambiano fra loro. pugno di dollari (1964) aveva sentenziato: «Quando un uomo
con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pisto-
Tra fucili e pistole la è un uomo morto», ma il duello finale dimostrerà il contrario.
Attorno c’è un cimitero. Dietro Eli Wallach (Tuco Ramírez, Lento, ma “rapido”, anche il duello uno contro tre di C’era
“il brutto”) si staglia un albero scheletrico. La colonna sono- una volta il West, con Armonica (Charles Bronson) che pare
ra di Ennio Morricone alza la tensione, crescendo di intensi- estrarre la pistola dal nulla per sparare ai tre sicari che lo
tà assieme agli sguardi dei contendenti. Quando la musica si aspettano alla stazione. Mentre nella sfida finale di Per qual-
ferma, il grido di una cornacchia assomiglia all’ordine di ese- che dollaro in più (1965) fra Mortimer (Lee Van Cleef) e l’Indio
cuzione scandito da un giudice superiore, forse da Dio stes- (Gian Maria Volonté) è il suono di un carillon a scandire la ten-
so. Nel gergo del western, il triello viene chiamato anche “the sione, concentrata in una goccia di sudore che scivola accan-
mexican standoff”, lo “stallo messicano”. È proprio la situa- to all’occhio sinistro dell’uomo destinato a cadere: l’Indio.
zione di stallo, di attesa e di apprensione a dare significato Decisamente più realistiche, ma altrettanto spettacolari, le
alla sfida. I protagonisti e gli spettatori, osservando la scena, sparatorie di un western di ultima generazione: Terra di con-
si pongono le stesse domande: chi sparerà per primo? A chi fine, diretto da Kevin Costner nel 2003. La storia è quella di
sparerà? Chi morirà? Gli occhi di Lee Van Cleef (Sentenza, Boss, Charley, Mose e Button, quattro mandriani del Montana
il “cattivo”) saettano a destra e sinistra, mentre la sua mano che pascolano bestiame per le praterie americane. Sul fina-
si avvicina al calcio della pistola. Clint Eastwood (il Biondo o le del film Boss (Robert Duvall) e Charley (Costner) restano
il “buono”) osserva la scena, apparentemente imperturbabi- coinvolti in una gigantesca sparatoria in cui i contendenti fati-
le, nascosto dietro un mozzicone di cigarillo stretto fra i denti. cano a colpirsi: proprio come doveva accadere nella realtà. n
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John Wayne in Rio Lobo, diretto
nel 1970 da Howard Hawks.
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D TRA DUE BANDIERE
P
er un Paese nato da una rivoluzione e fondato su una
costituzione scritta da uomini illuminati, anticipato-
NASCITA DI UNA NAZIONE
ri del pensiero che avrebbe condotto, pochi anni
dopo, alla Rivoluzione Francese, l’esplosione del-
la Guerra Civile fu un’autentica tragedia. Le cause
del conflitto furono molteplici e la lotta per l’emancipazione
degli schiavi neri fu solo una delle ragioni che portarono allo
scontro fra gli Stati del Nord e quelli del Sud. È più realistico
dire che, nel corso dei decenni, fra le due parti che costitui-
vano il Paese si era scavata una spaccatura sempre più pro-
fonda, non solo a livello culturale, ma anche economico. Il
Sud, per cui lo schiavismo era un elemento essenziale (poi-
ché fondava la sua economia sui latifondi coltivati) non pote-
va, a un certo punto, non entrare in conflitto con il Nord, che
invece aveva sviluppato una potente economia industriale.
In questo contesto, l’elezione di Abramo Lincoln alla presi-
denza degli Stati Uniti, avvenuta nel 1860, risultò un fattore
scatenante, perché convinse gli Stati del Sud che la politi-
ca del suo partito, quello Repubblicano, sarebbe stata loro
sfavorevole, considerando che nei loro Stati la maggioran-
za degli elettori era democratica. Fu così che, nel febbra-
io del 1861, si arrivò alla secessione: sette Stati (Alabama,
Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi, Carolina del Sud e
Texas) si incontrarono a Montgomery per costituire una nuo-
va associazione. Nacquero gli Stati Confederati d’America,
a capo dei quali fu eletto come presidente il senatore Jeffer-
Exa Cinema
son Davis. Quella secessione scatenò un dibattito costitu-
zionale: gli Stati secessionisti ritenevano che la possibilità
di uscire dall’Unione facesse parte dei loro diritti; viceversa,
altri giuristi sostenevano che i padri fondatori avevano pensato
a un’unione indissolubile. Lincoln fece tutti i passi che ritene- REGIA: David W. Griffith
va possibili per evitare una guerra fratricida. Mosse la diplo- INTERPRETI: Lillian Gish, Mae Marsh, Henry B.
mazia, ma le parti risultarono inconciliabili. La maggioranza di Walthall, Mary Alden, Miriam Cooper
coloro che, al Nord, decisero di arruolarsi come volontari, lo
fecero non tanto perché favorevoli all’abolizione dello schia- SCENEGGIATURA: David W. Griffith, Frank Woods
vismo, ma perché convinti che l’Unione fosse da preservare MUSICA: muto
nella sua interezza e a ogni costo.
Inizialmente le sorti della guerra furono alterne, con un leg- DURATA: 190 min; ANNO: 1915
gero vantaggio per il Sud. Le truppe unioniste, che pensava-
T
no di risolvere la faccenda facilmente, mettendo sotto assedio
Richmond, la capitale confederata, si trovarono presto a mal ratto da un romanzo del pastore battista
partito, perché scarsamente addestrate. Al contrario, i Sudisti Thomas Dixon, racconta la storia della Guer-
erano meglio preparati al conflitto, visto che la maggior par- ra Civile contrapponendo le vicende di due fa-
te degli ufficiali (anche di grado superiore) dell’esercito statu-
nitense proveniva proprio dal Sud. La guerra si prolungò per miglie amiche, che il conflitto mette una contro
anni e probabilmente fu questo a determinare la sconfitta del- l’altra. Il capofamiglia nordista, Phil Stoneman,
la Confederazione, che si trovò a corto di mezzi e di uomini.
è promotore della legge che, dopo la guerra, ren-
Nord contro Sud derà liberi gli schiavi, mentre il figlio maggiore
Molte delle battaglie che segnarono il conflitto furono auten- dei Cameron, sudista, collaborerà alla nascita
tiche carneficine, con migliaia di morti. In particolare, il gene-
rale Grant, che divenne comandante in capo delle truppe della congregazione razzista del Ku Klux Klan.
dell’Unione, fece della forza d’urto numerica delle sue truppe Errori e curiosità: pur mettendo in buona luce il
uno degli elementi che portarono il Nord a prevalere. E que-
sto, senza troppo badare al numero di morti in battaglia. Per il Ku Klux Klan (perfino nei manifesti), è celebrato
cinema, questi autentici “macelli” costituirono, fin dall’inizio, come il primo film moderno della storia del cine-
un argomento irresistibile: spettacolare, drammatico e in gra-
do come pochi altri di toccare le corde del grande pubblico. ma, di cui inventa la “grammatica”. L’omicidio di
Nel 1913, Charles Giblyn e Thomas H. Ince diressero un k Lincoln fu ricostruito con perizia filologica.
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VIA COL VENTO Il manifesto francese di Carovana
d’eroi (1940), di Michael Curtiz.
Warner Home Video
T
a rendere più chiari i vari episodi, furono scritte da C. Gard-
ratto dall’omonimo bestseller di Margaret ner Sullivan, sceneggiatore di oltre 200 film nel corso della
Mitchell e uscito nel 1936 (vendette 1 milione sua carriera. La pellicola racconta la vicenda di una giovane
di copie in sei mesi), il film è ambientato negli Sta- donna che, durante la Guerra Civile, si trova divisa tra l’amore
per il fratello, che ha raggiunto l’esercito sudista, e quello per
ti del Sud all’epoca della Guerra Civile e durante il fidanzato, soldato dell’Unione. I loro destini, come quelli di
gli anni della ricostruzione. Incentrato sulla vita molti altri americani, vengono segnati dalla battaglia di Gettys-
burg, che vede la sconfitta del generale confederato George
della volitiva Rossella O’Hara (Vivien Leigh), figlia Pickett. Accurata dal punto di vista storico (come scrive Frank
del proprietario di una piantagione della Geor- Thompson, che ha cercato di ricostruire la vicenda del film),
gia, è un grande affresco, che unisce alle vicen- l’opera fu proiettata per la prima volta il 1° giugno 1913 a New
York, e il pubblico «si scatenò assistendo alle scene più com-
de sentimentali dei protagonisti (innamorata di moventi e agli eccitanti episodi della memorabile battaglia».
Ashley Wilkes, Rossella sposerà invece Rhett But-
ler) la realtà storica, vista dalla parte dei Sudisti.
L’eroe solitario
Carovana d’eroi, diretto da Michael Curtiz (1886-1962) nel
Errori e curiosità: molti effetti speciali sono disegni 1940, inquadra la Guerra Civile da un altro punto di vista: non
più scene di massa e battaglie, ma intrighi e sotterfugi, A inter-
animati. Nel 1940 vinse 10 premi Oscar ed è consi- pretare il film c’erano Errol Flynn, Miriam Hopkins, Humphrey
derato il colossal più visto nella storia del cinema. Bogart e Randolph Scott. Alla fine della Guerra di secessione,
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D TRA DUE BANDIERE
,
CAVALCANDO COL DIAVOLO
D
Da segnalare, il modo curioso usato degli attori per sparare: urante la Guerra Civile, Jake Roedel e Jack
sembrano maneggiare una frusta più che una pistola. L’opera
è un singolare mix tra western, film bellico e di spionaggio, con Bull Chiles si uniscono a una banda di guer-
personaggi che ricordano i cavalieri di cappa e spada, tipici riglieri che combatte i Nordisti lungo il confine
dei film interpretati da Flynn. Le scene d’azione, però, risulta-
no ben riuscite, grazie anche alla prestanza fisica degli attori. fra il Missouri e il Kansas, compiendo incursioni
Ai dubbi degli uomini messi di fronte alla necessità di com- fulminee e attacchi a sorpresa. Sganciato dall’e-
battere è dedicato La legge del Signore, diretto nel 1956 da
William Wyler (1902-1981) e vincitore della Palma d’oro come sercito regolare confederato, il gruppo mette in
miglior film al 10º Festival di Cannes. Nell’Indiana, la fami- atto azioni feroci: mentre i combattimenti di-
glia di Jess Birdwell (Gary Cooper), di fede quacchera, vive in ventano sempre più violenti, la banda perde di
pace nella sua fattoria, osservando con rigore i precetti della
fede, che mette al bando qualsiasi tipo di violenza. Ma è diffici- vista le ragioni della battaglia, trasformandosi
le restare pacifici quando la guerra bussa alla porta e i solda- in un’orda di sbandati. Il gruppo arriva anche
ti sudisti saccheggiano e incendiano le fattorie della regione.
Josh Birdwell (Anthony Perkins), figlio di Jess, vive una cri- a Lawrence, che viene incendiata e devastata.
si di coscienza, perché i suoi genitori non ammettono che gli Errori e curiosità: il taiwanese Ang Lee mette in
uomini si armino per uccidere, mentre tanti giovani si arruola- luce l’aspetto oscuro del conflitto, indulgendo in
no nell’esercito dell’Unione per andare a combattere, come
ha fatto anche il suo amico Gard Jordan. Tornato dalla guer- k crudeltà gratuite. Qualche errore di montaggio.
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Nicole Kidman e Jude Law in Ritor-
no a Cold Mountain, del 2003. Nel
tondo, Colin Farrell e Kirsten Dunst
in L’inganno (2017). Nella pagina
a fronte, John Wayne e Rock Hud-
son in I due invincibili (1969).
ra, Gard invita i Birdwell alla festa del paese e balla con Mattie, Confederati, il colonnello Jim Landon (Hudson), fiero sudista,
sorella di Josh, di cui si è innamorato. Il giovane viene anche non si rassegna alla Storia e decide di lasciare gli Stati Uniti per
incaricato di istituire la guardia civile locale: malgrado i princi- il Messico. Contemporaneamente, il colonnello nordista John
pi religiosi, che gli vieterebbero d’indulgere alla violenza, Josh Henry Thomas (Wayne), che si è dato al commercio dei cavalli,
segue la sua coscienza, che gli impone di contribuire alla dife- si dirige con tremila capi verso Durango, per venderli all’eserci-
sa del suo Paese, e aderisce alla milizia. Elisa, la madre di Josh to di Massimiliano d’Asburgo, a quei tempi imperatore del Mes-
(Dorothy McGuire), è disperata, ma il padre trova giusto che il sico. Durante il viaggio, i gruppi s’incontrano e, quando John
figlio segua il suo cuore e quando il cavallo del ragazzo tor- Henry salva l’ex nemico dall’assalto di banditi messicani, tra
na senza di lui, prende il fucile per andare a cercarlo. i due si stabilisce una duratura amicizia. Landon rag-
Proprio mentre è lontano da casa, i Sudisti giun- giunge Durango, presidiata dalle truppe del gene-
gono alla fattoria: Elisa offre loro da mangiare rale Rojas, intenzionato a impedire che i cavalli
e i soldati se ne vanno, meno uno, che vorreb- di Thomas vengano venduti a Massimiliano.
be rubare l’oca preferita dalla donna. Pre- Presi in ostaggio i Sudisti, Rojas chiede a
sa dall’ira (e trasgredendo alla sua fede), Thomas di cedergli i cavalli. Consultatosi
Elisa si scaglia contro di lui con una sco- con i suoi uomini, costui rinuncia al gua-
pa e lo mette in fuga. Jess, che ha ritrova- dagno per riscattare i prigionieri del Sud.
to il figlio, lo riporta a casa e la famiglia è Dell’anno successivo (1970), sempre con
di nuovo riunita. Ognuno sente di aver fat- John Wayne, è Rio Lobo, di Howard Hawks
to il suo dovere, pur avendo trasgredito al (1896-1977), un film sulle ferite mai rimargi-
proprio credo. Si tratta di un’opera impor- nate di un conflitto che ha diviso gli americani
tante, anche se quasi dimenticata, che apre anche nel cuore. Durante la Guerra di seces-
un dibattito profondo sui temi del pacifismo e sione, il colonnello nordista Cord McNelly (Way-
della responsabilità in tempi di guerra. ne) assiste impotente a un abile colpo delle truppe
sudiste che, comandate dal capitano Cordora, ruba-
Uomini contro no un carico d’oro destinato ai soldati del Nord. In seguito,
Ancora il destino e la responsabilità personale, oltre che lo stesso McNelly cattura Cordora e il suo complice, Tuscarora,
il senso del dovere, sono al centro di I due invincibili, film di responsabili di altre rapine ai danni dell’Unione. I due rifiutano
Andrew V. McLaglen (1920-2014) del 1960, con John Wayne di collaborare e vengono internati in un campo di prigionia. Con-
e Rock Hudson. Terminata la Guerra Civile con la sconfitta dei clusa la guerra, McNelly, convinto che i colpi fossero agevolati
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D TRA DUE BANDIERE
da un traditore, rintraccia Cordora e ottiene il suo aiuto. Scopre
che i traditori erano due: uno è morto, mentre l’altro tiranneg-
IL TEXANO
gia ancora la popolazione di Rio Lobo. Ci pensano Cordona e DAGLI OCCHI DI GHIACCIO
McNelly a fare giustizia. Ultimo film di Hawks, Rio Lobo mette in
luce un tema tipico del suo cinema: il cameratismo.
Spettacolare melodramma sullo sfondo della Guerra di seces-
sione è Ritorno a Cold Mountain, del 2003, con Nicole Kidman,
Jude Law e Renée Zellweger. Diretto da Anthony Minghella (1954-
2008), che ha scritto anche la sceneggiatura, il film si apre con
la carneficina della cosiddetta “battaglia del cratere”, che duran-
te l’assedio di Petersburg vide l’esplosione di una mina nordi-
sta, scavata sotto le linee sudiste, che provocò centinaia di morti.
Proprio in quell’episodio viene ferito il protagonista, Inman (Jude
Law), che decide di disertare per tornare dall’amata Ada (Nicole
Kidman), che intanto sta difendendo con le unghie e con i denti la
sua fattoria. A sostenerla c’è la bizzarra cowgirl Ruby (Zelwegger).
Alla fine i due innamorati si ritrovano, ma a intralciare il loro amore
si mette un cacciatore di disertori che, prima di morire a sua vol-
ta, uccide Inman, da cui però Ada avrà una figlia.
Drammatico anche L’inganno, diretto nel 2017 da Sofia Coppola
(1971). Un nordista ferito si rifugia in un collegio isolato, dove vie-
ne guarito, ma anche coinvolto nelle tresche di insegnanti e allie-
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Il poster originale di La via dei gi-
ganti. Sotto, una scena di The Great
Train Robbery (1903). Nella pagina
a fronte, John Wayne in Quel male-
detto colpo al Rio Grande Express.
C
ostruita fra il 1862 e il 1869 con uno sviluppata e industrializzata, e la California,
sforzo immane, che vide all’opera che con le sue grandi città (soprattutto San
prospettori topografici, ingegne- Francisco) si avviava a diventare, specie
ri, geologi e operai di ogni nazio- dopo la corsa all’oro del 1848, uno degli
nalità (perfino un gran numero di Stati più floridi dell’Unione.
cinesi, occupati soprattutto nei lavori più Per realizzare la ferrovia, dopo la deli-
pericolosi), la First Transcontinental Rail- bera del Congresso avvenuta in piena
road fu l’opera infrastrutturale che unì Guerra Civile, fu necessaria la coopera-
definitivamente l’America, tracciando un zione di due grandi consorzi, che misero
ponte fra la costa Est, ormai ampiamente assieme investitori di ogni Stato e predi-
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D FRA TRENI E BISONTI
sposero l’inizio dei lavori da due punti separati: uno posto
nell’Ovest, nelle vicinanze di San Francisco; l’altro nell’Est,
IL CAVALLO D’ACCIAIO
nei pressi del bacino del Mississippi, dove già si spingevano
le prime reti ferroviarie della costa orientale. Furono neces-
sarie opere di sbancamento, espropri, aperture di gallerie e
tagli di montagne, soprattutto per spostarsi dalla California
al vicino Nevada e poi allo Utah. La Union Pacific si dires-
se verso ovest, mentre la Central Pacific si spinse verso est:
si incontrarono il 19 maggio 1869, dopo aver posato più di
1.700 miglia di binari. Per tutta la nazione fu una vera rivolu-
zione: la velocità era entrata nel West e anche la possibilità
di portare merci e persone in modo più semplice, economi-
co e sicuro rispetto alle tradizionali carovane.
Per sfamare le migliaia di operai che lavoravano alla ferrovia
non si ebbero remore nell’avviare la strage dei giganteschi bovi-
ni che popolavano le grandi pianure: i bisonti. Abbattuti a miglia-
I
e dalla cronaca, Hollywo-
od ha sempre dedicato l film racconta la grande epopea, vista attraver-
grande spazio. A partire so gli occhi di Dave Brandon (George O’Brien),
da The Great Train Rob-
bery (La grande rapina della costruzione della ferrovia transcontinentale
al treno), del 1903, film americana, che dopo anni di lavoro e grazie alla
muto diretto da Edwin S. fatica di operai irlandesi, cinesi e provenienti da
Porter (1870-1941) e una-
nimemente considerato il decine di altri Paesi, vide finalmente la luce nel
primo vero western, oltre 1869, quando i due tronchi ferroviari, partiti uno
che il primo film d’azio-
ne americano e il primo da ovest e l’altro da est si incontrarono a Ogden,
dotato di un montaggio nello Utah. Girato da un Ford appena trentenne,
complesso. Dura solo 11 ma con una cinquantina di pellicole all’attivo, il
minuti, ma fu un autenti-
co successo al botteghi- film offre già elementi del western classico: india-
no. Una banda di rapinatori ni all’assalto, uomini senza scrupoli, imprenditori
costringe un treno a fermar-
si, deruba i passeggeri e poi corrotti. L’epica della storia nasce dalla coscienza
fugge usando la locomotiva che l’opera è il risultato del lavoro di un popolo.
per raggiungere il luogo in cui i
delinquenti hanno lasciato i caval- Errori e curiosità: il film fu girato in appena due
li. Mentre si spartiscono il k mesi, fra il gennaio e il marzo del 1924.
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L’ULTIMA CACCIA
A & R Productions
C
La via dei giganti, prodotto e diretto da Cecil B. DeMille (1881-
harlie (Taylor) e Tony (Granger) sono cacciato- 1959) nel 1939. In 2 ore e 15 minuti di grande spettacolo, inter-
ri di bisonti nel Dakota del 1883. Le continue pretato da mostri sacri dell’epoca come Barbara Stanwyck e
Joel McCrea, il film celebra l’impegno immane messo in atto
battute venatorie stanno mettendo a repentaglio da migliaia di uomini per realizzare quell’opera colossale. Non
la vita degli indiani, che fanno affidamento sul manca l’intreccio sentimentale, perché durante i difficili (e a
bisonte per sostentarsi. Charlie non se ne cura e volte tragici, perché costellati di incidenti) lavori di costruzione
della ferrovia tra l’Atlantico e il Pacifico si consuma la storia d’a-
continua a cacciare spietatamente, mentre Tony more tra la figlia di un macchinista e un sorvegliante. La ragazza
comincia ad avere dei rimorsi. I due entrano in sposa un bandito per salvare l’amato, ma quando il marito muo-
re i due si riuniscono. DeMille, maestro del kolossal, riesce a
contrasto e il dissidio si acuisce quando il primo rendere spettacolare anche la posa delle rotaie e infarcisce la
rapisce un’indiana che tratta come schiava, di cui vicenda di assalti indiani, vallate affollate di bisonti e montagne
Tony si innamora. Quando Tony e l’indiana fug- che sembrano impossibili da valicare. Ma, come dice un opera-
io, «se Mosè è riuscito a passare il Mar Rosso, noi riusciremo a
gono, Charlie, furioso, li insegue per vendicarsi e mettere le rotaie sulla neve». Straordinaria la scena del macchi-
ucciderli, ma una tempesta di neve lo travolge e lo nista che muore senza lasciare la “sua” locomotiva.
fa morire assiderato prima del duello finale. Bisonti come demoni
Errori e curiosità: a un certo punto viene mostrata Si torna alle rapine con Quel maledetto colpo al Rio Grande
Express, diretto da Burt Kennedy (1922.2001) nel 1973, con un
la celebre “mano del morto” che aveva Bill Hickok grande John Wayne nel ruolo del protagonista, affiancato dall’af-
quando fu ucciso, ma la combinazione è inesatta. fascinante Ann-Margret. Una donna ingaggia il cowboy Lane
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D FRA TRENI E BISONTI
Paul Newman, Geraldine Chaplin e
Joel Gray in una scena di Buffalo
SFIDA A WHITE BUFFALO
Bill e gli indiani, del 1976.
CG Entertainment
REGIA: J. Lee Thompson
INTERPRETI: Charles Bronson, Will Sampson,
(Wayne) per recuperare il bottino che il marito morto, il bandito Jack Warden, Slim Pickens, Kim Novak
Matt Lowe, ha rubato su un treno e nascosto in un luogo sicu- SCENEGGIATURA: Richard Sale
ro. A Lane, la donna dice di voler restituire i soldi alla ferrovia per MUSICA: John Barry
ricevere la ricompensa promessa. Tra mille pericoli, soprattutto
quelli rappresentati dagli ex complici di Lowe, che vogliono recu- DURATA: 97 min; ANNO: 1977
perare a loro volta il maltolto, la vicenda arriva a buon fine. Grazie
I
a Lane, la donna ritrova il denaro nella caldaia di una locomotiva
abbandonata nel deserto. Il gruppo torna a casa e Lane decide di l celebre pistolero Wild Bill Hickok (Bronson) è tor-
lasciare alla donna il premio che le spetta, salvo scoprire, quando mentato da un sogno ricorrente, in cui si vede as-
lei se n’è ormai andata, che non si trattava affatto della vedova di
Lowe, bensì di una prostituta che si trovava accanto al bandito al salito da un gigantesco bisonte bianco. Invecchiato
momento della morte e ne aveva carpito le ultime parole. La pel- e solitario, interpreta il sogno come un presagio di
licola si conclude con l’inseguimento di Lowe e dei suoi al treno morte, e quando scopre che sulle Montagne Roccio-
su cui la donna sta fuggendo. Per le scene del film fu costruita
(nei pressi di Durango, in Messico) un’intera cittadina, chiamata se è stato avvistato un bisonte albino, decide di dar-
Liberty, al costo di ben 100 mila dollari. gli la caccia. Assieme a lui c’è un pistolero guercio
Dedicato a una delle figure più note della Frontiera è Buffalo
Bill e gli indiani, diretto da Robert Altman nel 1976 e interpre- (l’ultimo amico che gli è rimasto), intenzionato a
tato da Paul Newman. Buffalo Bill è il direttore di uno spetta- sua volta a sfidare l’animale, ma anche il capo in-
colo circense (il Wild West Show, che si esibì anche in Italia) diano Cavallo Pazzo è sulle tracce della bestia, che
che rievoca le sue imprese e quelle dei più celebri personaggi
del West. Tra questi si aggira Ned Buntline, il giornalista che, gli ha ucciso una figlioletta. I tre, riuniti dallo stesso
inventando di sana pianta molte delle sue avventure, trasformò scopo, affrontano il bisonte in una sfida feroce che
Buffalo Bill in un mito. Per attrarre spettatori, viene ingaggiato
Toro Seduto: l’incontro con il capo indiano svela al direttore si conclude vittoriosamente. Hickok sconfigge i suoi
dello show che la sua vita è stata solo una lunga commedia, incubi e Cavallo Pazzo vendica la figlia.
al servizio di chi gestisce i soldi e il potere. Un film demitiz-
zante, con un Buffalo Bill molto umano e non più ossessio- Errori e curiosità: il gigantesco bisonte meccanico
nato dall’idea di sterminare bisonti per una gloria effimera. n usato per il film è opera di Carlo Rambaldi.
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Charles Chaplin in La febbre dell’o-
ro, da lui diretto nel 1925. A sini-
stra, il manifesto del film.
LA FEBBRE DELL’ORO
Nella seconda metà dell’Ottocento, il West fu percorso da carovane di disperati,
illusi, avventurieri e truffatori, tutti sedotti da un unico sogno: diventare ricchi
L
e ragioni che, nel corso di vari decenni, spinsero vane, o sulle navi che, partendo dai porti della costa orien-
decine di migliaia di uomini a riversarsi verso i terri- tale, li sbarcavano a San Francisco. Fu un autentico esodo,
tori del lontano West in cerca di fortuna e benesse- che cambiò il destino di intere città, spopolandone alcune
re furono molteplici. Il desiderio di una nuova terra, e ingigantendone altre. Ma fu anche una sorta di anticipa-
certamente, ma anche la sete di avventura e, in molti zione di quello che si sarebbe verificato per tutta la secon-
casi, il miraggio di una ricchezza facile, stimolato da notizie da metà dell’Ottocento e oltre.
straordinarie che arrivavano da quei territori lontani attra- Dopo la California fu la volta del Nevada, delle Black Hil-
verso le pagine delle gazzette o per voce dei viaggiatori. ls (le colline sacre agli indiani Sioux) e dei territori del Nord,
Quando, nel 1848, negli Stati dell’Est si sparse la notizia come lo Yukon e l’Alaska, dove la gente si accalcava dispera-
che in California era stato trovato l’oro, furono tantissimi i tamente nonostante l’inclemenza del clima, la carenza totale
pionieri che si riversarono lungo le piste in miserabili caro- di ogni bene di consumo (perfino dell’acqua potabile, a vol-
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D LA FEBBRE DELL’ORO
te), l’insicurezza e la morte incombente per malattie, inciden-
ti, criminalità e semplice inedia. La maggior parte di coloro
IL TESORO
che si lanciarono lungo le piste dell’oro tornarono a casa (se
ci riuscirono) poveri com’erano partiti, o anche di più, perché
DELLA SIERRA MADRE
nella folle impresa avevano sperperato i loro pochi risparmi.
Ma anche chi veniva baciato dalla fortuna, e davvero trova-
va l’oro, non aveva vita semplice. Sperduto in luoghi desolati,
quasi sempre sperperava i suoi guadagni nell’alcol o con le
donne. Oppure cadeva vittima di truffatori, giocatori d’azzar-
do, grassatori e altri individui il cui ingegno si faceva straordi-
nariamente acuto quando si trattava di derubare e spogliare
il prossimo. Senza contare chi perdeva la vita: a volte per
cause “naturali”, a volte in maniera violenta. Attorno a que-
sti disperati, intanto, crescevano le cosiddette “boom town”
(“città esplose”), destinate a scomparire quando si fossero
esaurite le vene aurifere che avevano attirato gli uomini che
le avevano fondate. Le città del boom si trasformavano pre-
sto in città fantasma (“ghost town”), che sparivano nel nulla
nel giro di poche settimane, come i sogni di chi le aveva abi-
tate nell’illusione di una facile ricchezza.
A & R Productions
to alle molteplici febbri dell’oro che, nei decenni, mossero
il popolo americano è un film “comico”. Per di più nemme-
no realizzato da un americano, ma da un inglese: Char-
lie Chaplin (1889-1977). Nel suo La febbre dell’oro (1925),
Chaplin riesce ad amalgamare tutti gli elementi che carat-
terizzarono la corsa all’oro americana, mescolando elemen-
ti dolorosi e divertenti, e sdrammatizzando una situazione
tragica grazie alle smorfie del suo personaggio-masche- REGIA: John Huston
ra, l’umile Charlot, simbolo di tutta l’umanità, attratta dal INTERPRETI: Humphrey Bogart, Walter Huston,
sogno improbabile di cambiare la propria esistenza grazie Tim Holt, Bruce Bennett
a una manciata di metallo luccicante. Nella sua avventura in
compagnia dei cercatori d’oro, il piccolo vagabondo con la SCENEGGIATURA: John Huston
bombetta affronta fame, stenti e gelo, oltre all’insidia rap- MUSICA: Max Steiner
presentata dei derelitti che affollano le lande innevate e che
la miseria rende feroci come bestie. Si trova a fare da ter- DURATA: 121 min; ANNO: 1948
zo incomodo fra un malvivente e un colossale minatore, che
F
proprio quando si era illuso di aver trovato una gigantesca red Dobbs (Bogart), Bob Curtin e l’anziano
pepita d’oro viene travolto da una bufera e finisce in una luri-
da baracca. Lì c’è anche Charlot che, in mancanza di meglio, Howard vanno in cerca dell’oro sulle montagne
imbandisce una misera cena a base di scarpa, gustata come del Messico. All’inizio non hanno fortuna, ma poi
un delizioso manicaretto. Nel saloon di una vicina cittadina,
dove le ballerine intrattengono i cercatori, Charlot s’innamora trovano una vena aurifera. L’oro rivela la diffi-
di Giorgia. La invita a cena per la notte di Capodanno, ma lei denza fra i tre, che cresce quando arriva un altro
lo inganna e non si presenta. Intanto, il gigantesco minatore
ha ritrovato la strada per la ricca miniera d’oro in cui si era americano, che rimane ucciso durante un’incursio-
imbattuto fortunosamente e associa alla sua impresa Char- ne dei banditi di Cappello d’Oro. I tre decidono di
lot, che si era preso cura della sua fame dividendo con lui la tornare a Durango. Mentre Howard non c’è, Dobbs
scarpa. I due hanno fortuna: trovano davvero l’oro e diventa-
no ricchi. Forse (ma il film non lo dice) il piccolo vagabondo, spara a Curtin per tenersi tutto l’oro, ma ucciso da
alla fine, troverà anche l’amore della bella Giorgia. Cappello d’Oro, il quale, senza rendersene conto,
Indipendentemente dal lieto fine, che non può mancare
in una commedia, nel film si respira tutta la disperazione, la disperde il metallo di Dobbs. Il frutto di tanti ran-
delusione, la fatica degli uomini che si gettarono alla ricer- cori, morti e fatiche viene portato via dal vento.
ca dell’oro. Ma anche la loro gioia quando qualcosa anda- Errori e curiosità: il «Time» lo definì «una delle
va finalmente per il verso giusto: una gioia pericolosa come
una droga, che li induceva a non mollare mai. Tutt’intorno ai k cose migliori che Hollywood abbia mai prodotto».
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LA BALLATA DI CABLE HOGUE protagonisti si muove una “fauna” fatta di malviventi, don-
ne di malaffare e approfittatori, del tutto simile a quella che
realmente popolava le città minerarie.
L’idea del film venne a Chaplin dopo aver letto un libro
che narrava le vicissitudini di un gruppo di cercatori diret-
ti in California e rimasti bloccati sulle montagne della Sier-
ra Nevada, e guardando la fotografia (scattata nel 1898) di
una fila di disperati che cercavano di scalare una montagna
del Klondile per trovare l’accesso alle miniere aurifere. Per
girare la scena iniziale, in cui si assiste al valico di un passo
montano, Chaplin impiegò 600 comparse. Originariamente
muto, ma ridistribuito negli anni Quaranta con un commen-
to parlato, il film fu uno dei più grandi successi di Charlot.
I
na, diretto da J. Lee
l cercatore d’oro Cable Hogue (Robards) viene T h o m p s o n (1914 -
abbandonato nel deserto dell’Arizona dai suoi 2002). Trat to da un
romanzo di Will Hen-
compagni, Taggart e Bowen, che non vogliono ry, il film raccoglie un
dividere con lui l’acqua rimasta. Stremato dall’ar- cast d’eccezione, in cui
sura, dopo giorni trova una sorgente, l’unica lun- figurano Gregory Peck,
Omar Sharif, Telly
go la strada fra due città. Certo di aver trovato il Savalas, Anthony
vero “oro”, erige un capanno e fa fruttare la sua Quayle, Eli Wal-
lach e Edward
scoperta. Aiutato dal predicatore Sloan, costruisce G. Robinson.
una stazione di posta e, durante una visita in città, L a v ic enda ,
sceneggia-
s’innamora della prostituta Hildy (Stella Stevens), t a da Car l
con cui passa tre settimane prima che lei parta Foreman e
per San Francisco. Quando ritrova i compari che musicata
da Quin-
l’hanno tradito, si vendica, ma muore investito
dall’auto di Hildy, che era tornata a riprenderlo.
Errori e curiosità: era il film preferito da Peckin-
pah, ma la produzione lo osteggiò in molti modi.
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D LA FEBBRE DELL’ORO
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Ron Howard e John Wayne in Il
pistolero, ultimo film di Wayne,
diretto nel 1976 da Don Siegel.
L
i chiamavano gunslingers, ossia “pistoleri”. Sogget- sulla cattiva strada non appena se ne presentasse l’occasione.
ti pericolosi, ma che nel selvaggio West, dove la leg- Tuttavia, nonostante si creda il contrario, i pistoleri erano un’e-
ge non esisteva o era impotente di fronte ai soprusi, sigua minoranza (anche se decisamente rumorosa) nel variega-
svolgevano un ruolo spesso indispensabile: cercavano to mondo della Frontiera, e la loro rilevanza è più aneddotica e
di mantenere l’ordine, su incarico dei cittadini stessi, cronachistica che storica. I loro nomi divennero famosi soprat-
in villaggi percorsi da torme di banditi, assaliti dagli indiani o tutto grazie agli articoli altisonanti, esagerati e farciti d’invenzioni
semplicemente soggetti all’ordinario disordine di saloon affol- e fantasie che i gazzettieri della costa atlantica davano in pasto
lati (in cui spesso scoppiavano risse furibonde), postriboli mal ai loro lettori, per i quali il West era poco più che un Paese sel-
frequentati e tavoli da gioco in cui nessuno era disposto ad vaggio, popolato da uomini pittoreschi e pericolosi.
accettare di perdere. In parecchi casi i pistoleri erano assas-
sini a loro volta, e agivano anche su commisione: gente che Un mondo quasi inventato
si era fatta un nome caricandosi sulla coscienza un numero di Il cinema imparò presto la lezione insegnata dal giornalismo
vittime che la fama di tiratori moltiplicava, dando origine a leg- dell’epoca, ossia che non è la verità a interessare il pubblico,
gende. Molti gunslingers, proprio a causa della loro nomea, bensì la fantasia creata sulla base di notizie reali. Al pubblico
finivano per essere assoldati come uomini di legge, passando non poteva importare della vita misera, risicata e senza parti-
dalla parte pulita della barricata, ma non esitavano a ritornare colari attrattive della maggioranza degli abitanti della Frontie-
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D SPARI, GANG E PISTOLERI
ra: persone comuni, che si dedicavano ai campi o alla terra, I MAGNIFICI SETTE
conducendo una vita monotona fatta di giorni tutti uguali. Ben
più interesse destava l’esistenza violenta e sconclusionata, ma
piena di episodi eclatanti, di pistoleri come Wild Bill Hickok,
Wyatt Earp, Bat Masterson o Pat Garrett, tutti gunslingers pas-
sati alla Storia per le loro vicende, più o meno positive.
Il selvaggio Bill
La figura di Wild Bill Hickok è una di quelle attorno a cui
il cinema ha intessuto alcune delle trame più interessanti,
probabilmente per l’alone lugubre che circonda il personag-
gio (alcolizzato e vittima di crisi d’ansia e depressione); ma
anche per la sua fine, misteriosa e cifrata da dettagli appa-
rentemente simbolici, che hanno finito per dare una luce
diversa anche alla sua vita. La morte provocata da un colpo
alle spalle; le carte tenute in mano al monento dell’uccisio-
ne, con la famosa doppia coppia di assi e 8 (la quinta carta
rimane ancora un mistero), divenuta da allora “la mano del
morto”: tutto questo ha reso Hickok uno dei personaggi più
indagati dal cinema western. Tra i molti attori hollywoodia-
ni che ne hanno interpretato il personaggio, ci fu William S.
Hart, celebre attore e regista cowboy, tra i principali espo-
nenti del filone durante l’era del muto, che nel 1923 girò Wild
A & R Productions
Bill Hickok, diretto da Clifford Smith. Dopo di lui, Gary Coo-
per vestì i panni del pistolero in La conquista del West, di
Cecil B. DeMille, mentre Charles Bronson lo impersonò in
Sfida a White Buffalo, di J. Lee Thompson.
Ma l’opera più bella dedicata a questo personaggio, tan-
to ambiguo quanto affascinante, a cui si attribuisce anche REGIA: John Sturges
il primo (e forse unico) duello “uno contro uno” dell’epopea
del West, è probabilmente Wild Bill, diretto nel 1995 da Wal- INTERPRETI: Yul Brinner, Eli Wallach, Charles
ter Hill (1942). A vestire i panni del pistolero è Jeff Bridges, Bronson, James Coburn, Steve McQueen
mentre Ellen Barkin interpreta la sua presunta amante, Cala-
mity Jane. Costruita partendo dalla fine, cioè dai funerali di
SCENEGGIATURA: William Roberts
Hickok, la pellicola è un lungo flashback che segue le parole MUSICA: Elmer Bernstein
di Charley Prince (John Hurt), suo intimo amico. È lui a rac- DURATA: 128 min; ANNO: 1960
contare la vita di Wild Bill, ma soprattutto i suoi ultimi gior-
ni. Le stragi, i duelli, la solitudine, la malattia che colpisce il
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I CAVALIERI DALLE Ben diverso il personaggio interpretato da John Wayne in Il
LUNGHE OMBRE pistolero, pellicola del 1976 diretta da Don Siegel. La vicenda
è quella di John Bernard Brooks (Wayne, qui al suo ultimo film),
vecchio pistolero malato che si reca a Carson City per regolare
i conti con tre vecchi nemici. Prende alloggio presso la vedova
Rogers e diventa amico del figlio, Gillom (Ron Howard), grande
ammiratore delle gesta passate di Brooks. Dopo essersi fatto
visitare da un amico medico, che gli diagnostica un cancro allo
stomaco, il pistolero si reca nel saloon in cui ha appuntamento
con i rivali. Nella sparatoria che ne segue muoiono tutti: Brooks
ammazza i tre banditi, ma viene a sua volta colpito alle spalle
dal barista. Gillom raccoglie la pistola del suo idolo e fredda il
barista, ma poi, per non mettersi sulla stessa pista di violenza
che ha segnato la vita di Brooks, getta via l’arma. Film ispira-
to e importante, Il pistolero rivisita in chiave malinconica molti
simboli del West, affi-
dandosi a una serie
di attori che hanno
caratterizzato
il genere. Il
medico che
visita John
Wa y n e , p e r
A & R Productions
esempio, è James
Stewart, mentre lo
sceriffo della città è
John Carradine. La
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D SPARI, GANG E PISTOLERI
Ellen Barkin e Jeff Bridges in
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John Wayne sul manifesto di Rio
Grande. Nella pagina a fronte,
immagine dal poster di Doringo!.
ARRIVANO I NOSTRI!
L’esercito dell’Unione fece sempre maggiore affidamento sulla fanteria.
Ma era la cavalleria l’arma più amata dal pubblico delle sale cinematografiche
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D ARRIVANO I NOSTRI!
G
iacche Blu, fazzoletti gialli che svolazzano al vento,
sciabole sguainate e puntate contro il nemico, cavalli
SOLDATI A CAVALLO
al galoppo, squilli di tromba e urla festanti: «Arrivano
i nostri!». È una delle scene topiche del western dei
tempi d’oro, quella che spesso risolve una situazio-
ne drammatica e offre un lieto fine alla vicenda, in cui lui (un
ufficiale) e lei (una donna innamorata e coraggiosa, che por-
ta come pegno d’amore un fazzoletto giallo uguale a quello
dell’amato) coronano il loro sogno d’amore lungo la Frontie-
ra, dentro un forte che da quel momento sarà la loro casa o
in un piccolo villaggio di cui diverranno i cittadini più riveriti.
La cavalleria è una delle armi più celebri del West, anzi, la
sola che in qualche modo tutti ricordino. Non importa che,
durante le Guerre indiane, nei territori più “caldi” fossero dislo-
cati reparti di fanteria, di artiglieria e persino di genieri: i caval-
leggeri, rapidi e desiderosi di lanciarsi verso il pericolo, erano
al centro dell’attenzione. Se Custer non avesse comandato i 7°
Cavalleria, forse il ricordo che si ha di lui sarebbe meno vivido,
e se nel finale di Ombre rosse non comparissero le “ombre blu”
dei soldati a cavallo, il film non sarebbe lo stesso.
A & R Productions
Uomini in sella
John Ford, il più grande regista del cinema western, ha dedi-
cato alla cavalleria un’intera trilogia: Il massacro di Fort Apa-
che, I cavalieri del Nord Ovest e Rio Grande. In tutti e tre, il
protagonista assoluto, con la sua presenza fisica, la smorfia
da duro, lo sguardo che non conosce indecisioni e il sorriso
beffardo ma sincero, è John Wayne. REGIA: John Ford
Rio Bravo (Rio Grande, nell’originale) è del 1950. Sce- INTERPRETI: John Wayne, William Holden, Con-
neggiato da James Kevin McGuinness, racconta la storia del
tenente colonnello Kirby Yorke (Wayne), al comando di un stance Towers, Judson Pratt
campo di cavalleria in Texas, con il compito di sedare le con- SCENEGGIATURA: John Lee Mahin, Martin Rackin
tinue rivolte dei nativi. Su questo sfondo si svolge una com- MUSICA: David Buttolph
plessa vicenda personale che impegna il colonnello Yorke,
la moglie Kathleen e il figlio Jeff. Quest’ultimo, un giorno, DURATA: 115 min; ANNO: 1959
si presenta al campo come soldato semplice. Il colonnel-
D
lo non lo vede da 15 anni, cioè da quando si è separato dal-
la moglie, con cui il figlio è rimasto. Iscrittosi all’accademia urante la Guerra Civile, il generale Grant incarica
militare di West Point per seguire le orme paterne, il ragazzo il colonnello Marlowe (Wayne) di penetrare per
non ha superato alcuni esami e, di conseguenza, non è stato
ammesso, ma la sua ammirazione per il genitore (che vuole 800 km in territorio confederato e sabotare il nodo
emulare) è tale che si è arruolato come soldato semplice per ferroviario di Newton, da dove partono i rifornimenti
cominciare la carriera dal basso. Fra lui e il padre c’è una cer- per Vicksburg. Marlowe ci riesce, ma deve vedersela
ta freddezza (anche se Yorke dimostra inconsci atteggiamen-
ti protettivi), che aumenta quando al campo giunge anche la con una patriota sudista (Constance Towers), di cui
moglie, decisa a riportare a casa il ragazzo. Intanto i caval- finisce per innamorarsi, e con un ufficiale medico,
leggeri, senza la partecipazione di Jeff, compiono alcune
missioni di poco successo contro i nativi, che si rifugia- che prima disprezza e poi impara a rispettare. Il
no in territorio messi- film, meno asciutto rispetto a quelli che compon-
cano, dove le Giacche gono la trilogia che Ford dedicò alla cavalleria nei
Blu non sono autorizza-
te a seguirli. Quando decenni precedenti, contiene scene memorabili,
ordini superiori come l’assalto della fanteria sudista e l’attacco de-
impon- k
gli allievi di una scuola militare confederata, di
fronte al quale il colonnello preferisce fuggire.
Errori e curiosità: la bandiera di Wayne non è
quella dell’epoca, bensì quella del 1959.
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IL MASSACRO gono l’evacuazione del campo per motivi di sicurezza e il ritiro
DI FORT APACHE di donne e bambini a Fort Bliss, in una zona meglio protet-
ta, Jeff viene assegnato alla scorta della carovana. Gli indiani
compiono un’incursione e rapiscono alcune donne e bam-
bini, portandoli oltre confine. Il soldato Tyre, che assiste alla
scena, segue gli indiani e ne individua il rifugio, poi torna dal
colonnello per riferire quanto ha scoperto. Yorke decide di
affidare proprio a lui il compito di guidare la missione di sal-
vataggio, e la scelta degli uomini con cui condurla. Tra que-
sti c’è anche Jeff. Il colonnello non si oppone e il ragazzo si
comporta in maniera egregia, mentre, sul finale, una carica di
cavalleria mette in fuga gli indiani, dopo che i civili sono stati
tratti in salvo. Nell’assalto, Yorke viene colpito da una freccia
e a prestargli assistenza è proprio il figlio, che si è ormai gua-
dagnato i primi gradi sul campo di battaglia.
Film generazionale, Rio Bravo illustra perfettamente il tema
del passaggio di consegne tra padre e figlio, usando l’ambien-
te militare come sfondo per dare alla vicenda maggior spes-
sore. Il rapporto fra i personaggi è puntualmente tratteggiato e
anche la figura della moglie e madre, che potrebbe sembrare
accessoria, trova una sua solidità. Al centro, si stagliano sem-
pre l’ambiente e la disciplina della cavalleria come scuola di
vita e di valori, indispensabile alla società che si sta formando.
La cavalleria è al centro della scena anche in Doringo!, film
del 1965 diretto da Arnold Laven (1922-2009) e interpretato
da Senta Berger nel ruolo di Lou Woddard e James Caan in
Rko
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D ARRIVANO I NOSTRI!
è addestrato a obbedire agli ordini impartiti con una trom- le ragioni degli indiani e rifiuta di appoggiare i cercatori d’o-
ba. Benson lo fa correre sul campo di battaglia al suono del- ro che sconfinano sulle colline. L’arrivo di Custer, ansioso di
lo strumento e gli indiani, meravigliati, pensano che conquistare fama e promozioni, fa preci-
si tratti dello spirito del comandante, tornato fra pitare la situazione. L’ufficiale guida il
i suoi uomini. Così, permettono ai soldati di 7° Cavalleggeri sulle Col-
recuperare le salme. Tornato al reggimen- line Nere, ma lo attende
to, il capitano ha finalmente recuperato una clamorosa sconfitta.
l’ammirazione di tutti e il suo coraggio di Il celebre e discusso
cavalleggero viene lodato. comandante è protagonista
La strage del 7° Cavalleggeri, diret- anche di Custer, eroe del West,
to da Sidney Salkow (1911-2000) nel un film curiosamente elogiativo,
1954, tratta anch’esso della battaglia nonostante sia sta-
di Little Bighorn, ma lo fa dalla parte to realizzato
degli indiani. Sulle Black Hills, sacre in un perio-
ai nativi, i rapporti con i bianchi si fan- do (il 1967) in
no sempre più difficili per colpa della cui il western
scoperta dell’oro. Mentre Toro Sedu- cominciava a met-
to suggerisce la pace, Cavallo Pazzo tere in dubbio i suoi
è pronto a scendere in guerra. Al for- eroi tradizionali. Interpretato
te, il maggiore Bob Parrish capisce da Robert Shaw nei panni di Geor-
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Avo Film Edizioni srl
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D ARRIVANO I NOSTRI!
ge Armstrong Custer e da Mary Ure in quelli della moglie, rac- I CAVALIERI
conta di come, finita la Guerra Civile (che aveva fatto di Custer
un eroe), il colonnello scelga di andare nel West, a conquista- DEL NORD OVEST
re le terre abitate dagli indiani. Preso il comando di una guar-
nigione del Kansas, esegue una spedizione punitiva contro
i Cheyenne per vendicare alcuni soldati uccisi, ma non può
evitare che gli indiani, per reazione, attacchino un villaggio,
massacrandone gli abitanti. Il generale Sheridan gli ordina
di cercare a ogni costo una vittoria sui Cheyenne, per porre
fine alle loro scorrerie. Anche se non approva, Custer com-
pie un massacro. Gli indiani, per rappresaglia, attaccano un
treno e sterminano i passeggeri. Custer viene deferito a una
commissione d’inchiesta e sospeso dal servizio. Nel 1868
torna al comando del suo reggimento e sconfigge i Cheyen-
ne sul fiume Washita, macchiandosi di un’altra carneficina.
Nella battaglia di Little Bighorn, venutogli a mancare l’aiuto
del maggiore Reno e del capitano Benteen, l’ufficiale viene
sopraffatto dalle forze preponderanti dei Sioux, comandati
da Toro Seduto, e trova la morte insieme ai suoi uomini. n
Ermitage Cinema
REGIA: John Ford
INTERPRETI: John Wayne, Joanne Dru, John Agar,
Victor McLaglen, Ben Johnson
SCENEGGIATURA: Frank Nugent, Laurence Stalling
MUSICA: Richard Hageman
DURATA: 103 min; ANNO: 1949
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Jean-Louis Trintignant in Il gran-
de silenzio (1968). Nella pagina
a fronte, Clint Eastwood in Lo stra-
niero senza nome (1973).
S
tereotipo del cinema western, l’eroe solitario, sen- apoteosi viene toccata negli spaghetti western. Esistono storie
za un passato, senza nulla che lo identifichi a parte che non si possono raccontare se non si crea un personag-
un nome (a volte fittizio o generico) e senza paura, è gio più che misterioso, fatto di luci (poche) e di ombre (mol-
uno dei personaggi più amati dal pubblico di tutte le te), di una manciata di parole e di lunghissimi, intensi silenzi.
generazioni. Un “carattere” che non ha alcun riscon-
tro nella realtà storica della Frontiera, ma nasce dall’incrocio Uomini misteriosi
fantasioso delle caratteristiche di molteplici personaggi: il A volte questo tipo di eroe è più che silenzioso, addirittura
pistolero lucido e freddo, lo sceriffo indomito e coraggioso, il muto. E non è un caso che il protagonista di uno dei più ori-
cowboy baldanzoso, il tiratore che non sbaglia un colpo, nem- ginali western italiani degli anni Sessanta si chiami, appunto,
meno quello più improbabile. Tutte figure che il vero West ha Silenzio. A impersonarlo è il grande attore francese Jean-Louis
conosciuto, seppure in forme meno esasperate rispetto ai loro Trintignant, la cui mimica straordinaria supplisce all’assenza
modelli trasportati su pellicola. Sono stati gli sceneggiatori a di parole nel film Il grande silenzio, diretto da Sergio Corbuc-
creare, passo dopo passo, la figura dell’eroe solitario, la cui ci (regista anche di Django) nel 1968. Accanto a lui recitano
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D UN MONDO DI EROI SOLITARI
interpreti talentuosi come Klaus Kinski, Mario Brega e Luigi IL CAVALIERE
Pistilli. Sceneggiato dallo stesso Corbucci assieme al fratello
Bruno, Mario Amendola e Vittoriano Petrilli, la vicenda riporta DELLA VALLE SOLITARIA
a fine Ottocento, in una zona di confine fra Stati Uniti e Messi-
co. Una straordinaria nevicata ha ricoperto la regione e deci-
ne di malviventi che vivono alla macchia, rintanati nelle foreste,
sono costretti dal freddo e dalla fame a uscire allo scoperto.
Scendono quindi verso valle, in cerca di qualche conforto, ma
di questo approfittano i cacciatori di taglie, lanciati al loro inse-
guimento per accaparrarsi ricompense che a volte ammonta-
no solo a pochi dollari. Il più crudele tra i bounty killer è Tigrero
(Kinski), per il quale la vita altrui vale poco più di nulla. Contro
questi perfidi persecutori di uomini si muove, però, un giusti-
ziere muto, Silenzio, che riceve da una donna, di nome Pauline,
il compito di vendicare il marito, ucciso da Tigrero. Sulla dili-
genza che lo porta verso Snow Hill, Silenzio conosce il nuovo
sceriffo, mandato in città dal governatore per frenare l’avidità
dei cacciatori di taglie e lasciare alla giustizia il compito di sni-
dare i fuorilegge. In città, Silenzio cerca più volte di provocare
Tigrero, ma lo sceriffo appena vede mettere mano alle pistole
interviene, arrestando il cacciatore di taglie. Mentre Pauline e
Silenzio s’innamorano, Tigrero riesce a uccidere il tutore del-
Universal Pictures
la legge, raggiunge i suoi complici e assieme a loro si dirige in
città, scatenando l’inferno. È il momento della
resa dei conti: in un drammatico duel-
lo, Silenzio viene colpito da Tigrero,
che uccide anche Pauline, gettata-
si sul corpo dell’amato.
Evidentemente, nemme- REGIA: George Stevens
no nel West era più tem-
po di eroi. Sconcertati INTERPRETI: Alan Ladd, Jack Palance, Van Heflin
dal fatto che il prota- SCENEGGIATURA: A.B. Guthrie Jr.
gonista morisse, i pro-
duttori chiesero a Corbucci di
MUSICA: George Stevens
girare anche un finale diverso, in DURATA: 118 min; ANNO: 1953
cui Silenzio uccidesse Tigrero, ma
S
inutilmente. Con la sua aria desolata
e malinconica, quel personaggio non hane (Alan Ladd), cavaliere solitario e misterio-
era fatto per sopravvivere, nono- so, giunge in una vallata del Wyoming, dove in-
stante la sua inusuale e precisa
pistola Mauser a canna lunga, contra la famiglia Starret, composta da padre, ma-
con calciolo applicabile sul dre e figlio. Apprende che a spadroneggiare nella
retro per trasformarla in zona sono i Ryker, che vogliono accaparrarsi i ter-
una sorta di corto fucile.
Ben diverso il desti- reni degli altri coloni. Shane si ferma dagli Starret,
no del pistolero ano- aiutando il capofamiglia e facendo impressione sul
nimo interpretato
da Clint Eastwood piccolo Joe grazie alla sua maestria con la pistola.
(1930) in Lo stra- Quando si reca in città, si scontra con gli scagnozzi
niero senza nome dei Ryker. I malvagi lo vorrebbero con loro, ma lui
(1973), che fu anche
il suo primo western rifiuta. Dopo l’assassinio di un colono, si giunge
in veste di regista. alla resa dei conti. Shane fa piazza pulita dei Ryker
Ispirato agli eroi
tenebrosi di Sergio e dei loro sodali, poi si allontana, raccomandando
Leone, il protago- a Joe di crescere sempre nel rispetto della legge.
nista arriva in una
cittadina k Errori e curiosità: l’altezza limitata di Ladd viene
camuffata con vari trucchi, come le scarpe rialzate.
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PER UN PUGNO DI DOLLARI apparentemente tranquilla. Affrontato da tre pistoleri, li ucci-
de e poco dopo viene a sapere dallo sceriffo che ne stanno
arrivando altri, responsabili dell’assassinio del precedente
sceriffo, ucciso a frustate. Lo straniero, così, decide di resta-
re in città, insegnando i cittadini a proteggersi. Ma mentre i tre
malviventi si avvicinano, questi cercano di assassinarlo, con-
vinti che stia cercando di prendere il controllo del posto. La
sua reazione è spietata: il nuovo arrivato ammazza chi ha cer-
cato di tradirlo e distrugge con la dinamite l’albergo in cui han-
no attentato alla sua vita. Poco dopo, su suo preciso ordine, la
città viene dipinta di rosso e ribattezzata Hell, “inferno”. Mentre
lui si allontana, i tre pistoleri entrano in città sparando. Nessu-
no reagisce, molti cittadini vengono uccisi e alcune case date
alle fiamme. Ma la sera stessa, uno dei tre viene trascinato fuo-
ri dal saloon dallo straniero e ucciso a frustate. Anche gli altri
due pistoleri, alla fine, vengono eliminati. Un abitante di Hell
cerca, ancora una volta, di uccidere l’uomo senza nome, ma
il nano Mordecai lo salva. Il giorno dopo lo straniero riparte.
Fuori città incontra ancora Mordecai, desideroso di conosce-
re la sua identitò. Lo straniero rivela di essere il fratello dello
sceriffo ucciso (o forse il fantasma dello sceriffo stesso, giunto
Ripley’S Home Video
Vendicatori all’italiana
REGIA: Sergio Leone Analogo è il protagonista di Il cavaliere pallido, sempre
interpretato e diretto da Eastwood nel 1985 e vagamen-
INTERPRETI: Clint Eastwood, Gian Maria Volonté, te ispirato a Il cavaliere della valle solitaria. Il Predicatore
Marianne Koch, Wolfgang Lukschy (Eastwood) giunge in un villaggio minerario in cui spadro-
neggia il malvagio Coy LaHood, intenzionato a scacciare
SCENEGGIATURA: Duccio Tessari, Fernando Di Leo dal paese gli altri minatori per impossessarsi di tutti i giaci-
MUSICA: Ennio Morricone menti auriferi. Ospitato dal mite Hull Barret, il Predicatore
DURATA: 100 min; ANNO: 1964 protegge i minatori dalle brame di LaHood, ma anche dalle
violenze del corrotto sceriffo (che aveva cercato, in passa-
to, di uccidere il Predicatore, sparandogli sei col-
N ella piccola San Miguel, al confine tra Usa e pi alla schiena) e dei suoi corrotti sottoposti.
La resa dei conti finale, in cui il cavaliere
Messico, arriva Joe, pistolero solitario e miste- pallido ucci-
rioso. Scopre che due famiglie, i Rojo e i Baxter, de lo sce-
sono in lotta per il monopolio sulla comunità. Di- riffo con
un col-
vise per origine, lo sono anche dagli affari: gli uni
commerciano in alcol, gli altri in armi. Fingendo di
vendersi ai primi, Joe fa il doppio gioco: vuole met-
tere i due gruppi l’uno contro l’altro e trarre dalla
situazione il maggior profitto possibile. Scoperto il
trucco, i Rojo lo catturano e lo torturano. Salvatosi
in extremis, Joe torna in città per lo scontro finale.
A uno a uno, elimina i Rojo, poi lascia San Miguel.
Errori e curiosità: Akira Kurosawa accusò Leone di
aver plagiato i suoi Sette samurai, ottenendo i
diritti per la distribuzione del film in Giappone.
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D UN MONDO DI EROI SOLITARI
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Salma Hayek e Penelope Cruz in
Bandidas. Sotto, il poster di Jess
il bandito. Nella pagina a fronte,
un’immagine dal manifesto di
Quel fantastico assalto alla banca.
L
a fame d’oro e di ricchezza fu una dezza e ogni cosa era più bella e più ricca di
delle molle che spinsero gli uomi- quanto poteva essere all’Est. Naturalmente,
ni verso Ovest. La terra da colo- la realtà era diversa, e molti uomini la terra
nizzare non era, nell’immaginario promessa si misero a cercarla in tutt’altro
dei pionieri e dei coloni, soltanto modo che non con il sudore della fronte.
un terreno da coltivare o da usare come
pascolo: era una vera “terra promessa”, Tutto e subito
che agli occhi di molti appariva come il Il West pullulava di rapinatori: di ban-
paradiso terrestre descritto dalla Bibbia, in che, treni o diligenze. A volte agivano da
cui crescevano frutti di straordinaria gran- soli, a volte in bande agguerrite e organizza-
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D ORO, DENARO E RAPINE
te. Spesso erano vecchi soldati della Guerra Civile, come i fra-
telli James, che non erano più riusciti a inserirsi nella società.
GIÙ LA TESTA
Talvolta si trattava semplicemente di fuorilegge, uomini che
non avevano nessuna voglia di adattarsi al vivere comune.
La loro esistenza non era facile: fatta di fughe, nascondigli,
inseguimenti e sparatorie, il più delle volte durava pochissi-
mo anche per gli standard del West. In un territorio in cui la
giustizia era quasi inesistente, la probabilità di finire uccisi da
un’arma da fuoco era molto più alta che altrove. Ci si faceva
giustizia da soli e, talvolta, non erano nemmeno necessarie
le pallottole: si ricorreva al linciaggio o all’impiccagione som-
maria, senza fare troppi complimenti.
J
di Jess il bandito, diretto da Henry King. Due figli della signora
James, uccisa durante l’esproprio di un ter- uan Miranda (Steiger), rozzo bandito messica-
reno, diventano banditi per reazione alle no, sogna da anni di rapinare la banca di Mesa
ingiustizie subite. Si specializzano in
rapine ai treni, diventando auten- Verde, ma non ne ha i mezzi, perché è molto ben
tici pericoli pubblici, fino protetta. Quando s’imbatte per caso in John Mal-
a quando il k lory, detto “Sean”, esperto di esplosivi, capisce di
aver incontrato l’uomo giusto. Nel frattempo, in
Messico è in corso la rivoluzione e sia Juan che
John si trovano coinvolti negli scontri. Quando
raggiungono Mesa Verde, scoprono con delusione
che i sotterranei della banca non ospitano più oro
e denaro, ma sono stati trasformati in una pri-
gione. Abbandonato il sogno della rapina, Juan
si associa alla rivoluzione. Catturato dai soldati,
viene liberato da John prima che questi muoia.
Errori e curiosità: il film si apre con una citazione
di Mao: «La rivoluzione non è un pranzo di gala».
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LA PIÙ GRANDE più giovane di loro sposa una ragazza che tenta di ricondur-
RAPINA DEL WEST lo sulla retta via. Soltanto la nascita di un figlio farà sorge-
re nell’animo del malvivente il desiderio di condurre una vita
diversa. Le leggi della malavita, tuttavia, non permettono cam-
bi di casacca: Jess verrà ammazzato dai suoi stessi uomini.
L
al suo amante. L’uomo finirà i suoi giorni in galera.
a banda del malvagio Jarret compie un’auda- Ispirato alle gesta del vero Black Bart, chiamato “il rapinato-
ce rapina alla banca di Middletown. Lo sceriffo re poeta” perché lasciava poesie nei luoghi delle sue rapine,
il film risulta un apologo sul delitto che non paga e sull’a-
e i suoi uomini si lanciano al suo inseguimento, more, che potrebbe rendere migliore
mentre David, mente della banda, si reca a Po- un uomo se solo accettasse di
orlands con il malloppo. Tempo dopo, i complici abbandonarvisi senza remore.
Guerra e denaro sono i
lo raggiungono per dividersi il bottino. Lo scerif- temi di Un fiume di dollari
fo Martin tenta di fronteggiare la violenza dei (1966), diretto da Carlo
Lizzani (1922-2013).
banditi, eccitati per il successo, ma resta ucciso.
Per vendicarlo, suo fratello Bill si unisce a David,
che pretende tutto il denaro. La banda dei fuori-
legge è sgominata e Bill ottiene vendetta, ma le
casse di denaro saltano in aria insieme a Jarret
nel deposito di dinamite in cui erano nascoste.
Errori e curiosità: quando i banditi uccidono lo
sceriffo, il fratello esce dalla prigione per assalirli,
nonostante la porta della sua cella sia chiusa.
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D ORO, DENARO E RAPINE
Il poster di Alba fatale (1943).
Sotto, il poster originale di Dietro
la maschera (1948). Nella pagina
a fronte, un’immagine dal manife-
sto di Un fiume di dollari (1966).
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Jaimz Woolvett, Morgan Freeman e
Clint Eastwood in Gli spietati (1992).
Nella pagina a fronte, Gregory
Peck in Bravados (1958).
CACCIATORI DI UOMINI
Uomini spietati a caccia di loro simili: una realtà nel West, ma ancora di più
nel cinema western, dove rappresentano un elemento caratteristico
L’
insegumento dei banditi: un classico del cinema Gli spietati, diretto nel 1992 da Clint Eastwood e interpre-
western, ma anche una situazione piuttosto frequen- tato, oltre che dallo stesso Eastwood, da Morgan Freeman,
te nella Frontiera reale: dopo le rapine o gli ammaz- Gene Hackman e Richard Harris. Due cowboy violenti, ospi-
zamenti, era normale che i tutori della legge, sceriffi ti di un bordello, sfregiano una prostituta. Le colleghe della
o marshal, si mettessero sulle tracce dei ricercati, donna mettono insieme 1.000 dollari di taglia per vendicarla,
formando gruppi di “cacciatori d’uomini”, le posse. Esistevano e ciò mette in azione una serie di pistoleri desiderosi di gua-
anche i cacciatori di taglie (bounty hunter), la cui attività consi- dagnarsi il gruzzolo. Della partita fanno parte Clint Eastwo-
steva nell’assicurare alla giustizia soggetti ricercati dalla legge od, ex killer, vedovo e con due bambini, che si è messo a
(vivi o morti) per ricevere il compenso della taglia. fare il contadino; Richard Harris, assassino inglese, vane-
sio e senza troppa sostanza; e Morgan Freeman, amico di
In cerca di vendetta Eastwood dai tempi d’oro delle rapine. In mezzo c’è lo sce-
Stravolgendo ampiamente la realtà in nome dello spetta- riffo Gene Hackman, che nutre un’idea della giustizia a dir
colo, Hollywood ha fatto di questi uomini dei cacciatori di poco personale: tratta bene i cattivi e male i buoni. Tra tutti
uomini, soprattutto a scopo di vendetta. È ciò che accade in questi uomini piuttosto attempati s’inserisce un giovane kil-
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D CACCIATORI DI UOMINI
ler, agile e scattante, che però non vede a più di cinquanta
metri. I due cowboy responsabili dello sfregio vengono sco-
IL GRINTA
vati e barbaramente uccisi. Nel frattempo Ned Logan (Mor-
gan Freeman) è torturato e picchiato a morte dagli sgherri
dello sceriffo. Per vendicare l’amico massacrato, William
“Will” Munny (Eastwood) fa strage dei colpevoli. Completa-
to il lavoro, lascia il paese, intimando ai cittadini di non mole-
stare più le prostitute, altrimenti tornerà e ucciderà tutti quanti.
Costato circa 15 milioni di dollari, il film ne incassò più di 150
e vinse 4 premi Oscar: miglior film, miglior regia (Eastwood),
miglior attore non protagonista (Gene Hackman), miglior mon-
taggio. Western cinico e realistico, è dedicato, come recita una
didascalia posta fra i titoli di coda, «a Sergio e Don»: Sergio Leo-
ne e Don Siegel, i maestri di Clint Eastwood.
Storia di caccia all’uomo (anzi, agli uomini) è anche Brava-
dos, diretto nel 1958 da Henry King (1886-1982). Protagonista
è Gregory Peck nei panni di Jim Douglas, un uomo a cui quat-
R
diventa, così, l’occasione per
una riflessione sul senso del- ooster Cogburn (John Wayne), detto “il Grin-
la giustizia e sulla verità che ta”, un vecchio sceriffo che porta una benda
si nasconde dietro le appa-
renze. La caccia di Dou-
sull’occhio sinistro, aiuta Mattie Ross, giovane pro-
glas è un viaggio nel cuore prietaria di una fattoria, a catturare l’assassino del
di un’anima sconvolta dal padre, il bandito Tom Chaney. I due si mettono in
dolore e decisa a non
fermarsi davanti a nul- viaggio verso le montagne,dove pare che l’uomo
la. Gregory Peck avreb- abbia trovato rifugio. Ben presto si unisce a loro La
be confessato poi che
la storia, sceneggiata Boeuf, un giovane agente governativo, anch’egli
da Philip Yordan, ven- alla ricerca del fuorilegge, che viene ucciso da Cha-
ne scritta come una ney. Alla fine, “il Grinta” ammazza il malvivente.
critica al maccarti-
smo e all’odio che Errori e curiosità: tratto da un romanzo di Char-
la caccia alle stre- les Portis, il film è costruito su John Wayne, che
ghe anticomunista
stava seminando si aggiudicò così l’unico Oscar della carriera come
a Holly wood e miglior attore protagonista. Celebre il finale, in cui
nel resto degli
Stati Uniti d’A-
“il Grinta” si allontana a cavallo sventolando il cap-
merica. n pello dopo aver saltato una staccionata.
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John Cusack nel film Il prezzo
della giustizia, diretto nel 1999
da John Badham.
IO SONO LA LEGGE
Lungo una Frontiera lontanissima dalla capitale, la legge faticava a trovare
rappresentanti qualificati, affidandosi spesso a giudici bizzarri e corrotti
C
hi rappresentava veramente la legge nei vasti e sel- era quella del signor Colt più che quella dei codici. Tuttavia,
vaggi territori del West? Per lungo tempo, nessuno, in un ambiente simile, paradossalmente poteva anche suc-
soprattutto nei luoghi più sperduti, dimenticati da Dio cedere che uomini intraprendenti, magari dotati di qualche
e dagli uomini. Se negli Stati industrializzati e avanzati patente governativa da cui poi, in maniera più o meno legitti-
dell’Est esistevano tribunali e magistrati, e si pratica- ma, si facevano discendere privilegi e prerogative varie, s’im-
va l’avvocatura come una professione largamente rispetta- provvisassero pacieri e magistrati.
ta, all’Ovest tutto questo rimase un sogno per lungo tempo.
Ogni tanto qualche leguleio si avventurava verso il West, ma La legge a ovest del Pecos
aveva poca fortuna in un territorio ancora praticamente non Fu il caso, per esempio, del famoso giudice Roy Bean, un
censito, dove chi arrivava per primo si appropriava di terreni e proprietario di saloon che, giunto a metà della sua vita di affa-
pascoli e dove la violenza, la minaccia e il ricatto erano mezzi rista della Frontiera (faceva soldi soprattutto vendendo alcolici
di coercizione praticati alla luce del sole. La legge, si diceva, di pessima fattura e ospitando nel suo locale donne di dubbia
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D IO SONO LA LEGGE
moralità), si nominò giudice di pace in una contea del Texas, a
ovest del fiume Pecos. Persona di buonsenso, anche se bizzar-
L’UOMO DAI 7 CAPESTRI
ra, Bean era stimato dai suoi compaesani, che preferivano affi-
darsi a lui piuttosto che risolvere diatribe e contrasti in maniera
violenta. Non tutte le fonti concordano sulla sua bonarietà. Fat-
to sta che Bean si occupava soprattutto di furti di bestiame, ma
in qualche caso risolse anche casi di omicidio, sebbene non
fosse nel suo stile irrogare condanne a morte. Era dell’idea
che il tempo favorisse la soluzione delle cose e che la morte,
togliendo a un uomo tutto il tempo che gli rimaneva, non rap-
presentasse quasi mai una buona soluzione. Pare che, in tutta
la sua carriera, Bean abbia condannato all’impiccagione solo
due uomini, uno dei quali fuggì prima di trovarsi il cappio al col-
lo. Nel suo saloon, chiamato Jersey Lilly in onore di un’attrice
di cui si era invaghito, la specialità era la birra ghiacciata, ma
era lì che il giudice svolgeva attività di notaio. La famosa fra-
se a lui attribuita, «prima impiccateli, poi faremo il processo,»
appare poco credibile, anche se i metodi di Bean erano sicu-
ramente discutibili: una volta scagionò un irlandese accusato
di aver procurato la morte a un operaio cinese perché, come
disse, nel codice era specificato come ci si dovesse compor-
tare in caso di uccisione di un uomo, non di un cinese.
Golem Video
Sotto il segno di Wyler
Ampiamente mitizzato, come molti altri personaggi della
Frontiera, il giudice Bean ispirò William Wyler (1902-1981) per
il suo L’uomo del West, girato nel 1940 su una sceneggiatura
scritta a dieci mani da Niven Busch, Jo Swerling, W.R. Bur- REGIA: John Huston
nett, Lillian Hellman e Oliver La Farge. Il giudice era interpre- INTERPRETI: Paul Newman, Jacqueline Bisset,
tato da Walter Brennan, che per la parte vinse il premio Oscar
come miglior attore non protagonista. Accanto a lui recitava Ava Gardner, Stacy Keach, Roddy McDowall
Gary Cooper, nei panni di Cole Harden. Nel film, che sposa SCENEGGIATURA: John Milius
la tesi secondo cui Bean non era molto in buonafede quan-
do emetteva le sue sentenze, Brennan interpreta in manie-
MUSICA: Maurice Jarre
ra pittoresca il vecchio giudice, un filibustiere che non esita DURATA: 124 min; ANNO: 1972
a taglieggiare gli agricoltori e gli allevatori della zona. La sto-
D
ria si svolge dopo la Guerra Civile, quando pionieri e coloni
(sia mandriani che agricoltori, con interessi ovviamente con- opo un colpo ben riuscito, il bandito Roy
trastanti) cominciarono ad affluire nelle disabitate lande del Bean (Paul Newman) raggiunge un mi-
Texas. Roy Bean, sedicente giudice e capo dei mandriani, fa
impiccare, a seguito di processi sommari, coloro che ritiene sero villaggio del Texas, dove viene mal-
colpevoli di furto di bestiame. La sorte del cappio tocchereb- menato e condannato alla forca. Salvato
be anche a Cole Hardin, un avventuriero che ha comprato un da una ragazza, Roy punisce crudelmente i
cavallo rubato. Cole riesce però a farsi amico il giudice, dicen-
dogli che ha conosciuto la famosa Lily Langtry, attrice e donna suoi aggressori e trasforma una locanda di
di spettacolo che Bean idolatra. L’impiccagione viene quindi malaffare in saloon e aula di tribunale, pro-
rimandata di due settimane. Cole offre a Bean una ciocca di
capelli di Lily in cambio della pace fra agricoltori e mandria- clamandosi giudice. Il villaggio diventa una
ni, ma il tentativo fallisce. Lily Langtry, intanto, sta per arrivare cittadina prospera, ma Bean lo lascia quan-
con il suo spettacolo a Fort Davis. Cole si reca in città e si fa
nominare vicesceriffo. Durante lo show, sale sul palco e vuole
do viene eletto sindaco un suo avversario,
arrestare il giudice Bean, che si trova in sala. Tra i due scop- che diviene un magnate del petrolio. Anni
pia un conflitto a fuoco e il giudice rimane ferito mortalmente. dopo ritorna, per scatenare una battaglia
La vicenda non ha alcun riscontro nei fatti, perché Roy
Bean morì di vecchiaia (suo figlio gli dedicò anche una spe- che causa un incendio, in cui perderà la vita.
cie di museo), ma illustra bene quali fossero le condizioni Errori e curiosità: nell’originale, il giudice Bean
della giustizia lungo la Frontiera: una legge fatta di improv-
visazioni, di abusi e, spesso e volentieri, anche di brutali ha come animale domestico un orso, che nella
soprusi. Gli stessi sceriffi non erano esenti da corruzione e k versione italiana appare, però, in poche scene.
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IMPICCALO PIÙ IN ALTO in più di un caso si resero solidali con affaristi e ricchi pro-
prietari terrieri o allevatori senza scrupoli.
Si trattava spesso di Giustizia senza legge, come dice il
bel titolo del film girato da Allen H. Miner (1917-2004) nel
1957 e interpretato da George Montgomery nei panni del-
lo sceriffo Clay Morgan (in realtà un marshal, ma spesso nei
doppiaggi italiani i due ruoli vengono confusi). In una citta-
dina del Nuovo Messico si ritrovano, quasi per caso, due vec-
chi commilitoni della Guerra Civile. A dividerli il fatto che uno
dei due è diventato sceriffo, l’altro rapinatore di banche. Seb-
bene riluttante, lo sceriffo onesto mette in galera il vecchio
amico rapinatore, ma un complice di quest’ultimo, che inten-
de farsi rivelare il nascondiglio dell’ultimo bottino, lo fa evade-
re e poi lo uccide, facendo ricadere la responsabilità proprio
sullo sceriffo. Nonostante tutto, alla fine la verità viene a galla.
J
me nel gesto finale: la liberazione, in cambio di nulla.
ed Cooper (Eastwood) acquista del bestiame Più action movie che western, con più avventurieri che cava-
rubato. Alcuni cowboy guidati dal capitano Wil- lieri solitari, I professionisti è una pellicola in cui la giustizia tro-
va compimento al di fuori della legge (secondo la quale Maria
son (Begley) lo accusano di essere il ladro: stanno dovrebbe tornare dal marito). Per il critico
per impiccarlo, quando sopraggiunge uno sceriffo Morandini, questo è «uno dei western
che sta conducendo alcuni detenuti a Fort Grant. memorabili degli anni Sessanta, e uno
dei migliori film politici di Hollywood
Salvato e condotto al forte, Jed viene riconosciuto in assoluto. Ritmo trascinante senza
innocente grazie alla cattura dei veri responsabili, cadute. Uno splendido parco
di attori». Da sottolineare la
così il giudice Fenton, unico rappresentante della bravura del cast, con Lee
legge, lo nomina sceriffo. Jed cattura uno dopo l’al- Marvin e Burt Lancaster
in testa. Mirabili i toc-
tro pericolosi criminali, tra cui alcuni degli uomini
che avevano tentato di linciarlo. Wilson e i suoi, ri-
cercati, cercano di eliminare Cooper, senza riuscirci.
Questi è ferito, ma si riprende e decide di chiudere
definitivamente la partita, facendo piazza pulita.
Errori e curiosità: sviste nel montaggio, come la ci-
catrice di un sospettato, che appare e poi scompare.
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D IO SONO LA LEGGE
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Una scena di Il grande sentiero,
diretto da John Ford nel 1964.
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D LA RIVINCITA DEI NATIVI
D
opo averne fatto per decenni degli autentici spaurac-
chi, dei diavoli incarnati, dei simboli di paura e ter-
IL PICCOLO GRANDE UOMO
rore, finalmente gli indiani d’America cominciarono
a essere guardati come semplici esseri umani. Dif-
ficile dire quando si verificò con esattezza questo
cambiamento culturale. Nella società americana, i pellerossa
erano entrati a pieno titolo già da tempo, prima che anche il
cinema si accorgesse dei loro diritti e della loro umanità. Inu-
tile scomodare intellettuali, studiosi e artisti, che già nell’Ot-
tocento si erano dedicati ai popoli nativi facendoli conoscere
al resto della popolazione americana come una cultura viva,
ricca, raffinata e da assimilare, se non si voleva buttare un
patrimonio costruito in millenni di vita nelle praterie. La veri-
tà è che, nella mentalità dell’uomo comune americano, il
rispetto per i pellerossa si raggiunse non prima della metà
del Novecento. Quello che da qualche parte è stato chia-
I
ne, si scatenarono le Guerre indiane ottocentesche, le popo-
lazioni native erano già ridotte a numeri esigui. In molti casi l pluricentenario Jack Crabb (Dustin Hoffman),
dovevano essere poco numerose fin dall’inizio, perché aveva- che nella sua lunga vita è stato pioniere, solda-
no sistemi di vita (basati, per esempio, su caccia, nomadismo
e semplice raccolta) che non potevano sostentare comunità to, pistolero e alleato degli indiani, e ha avuto
troppo popolose, come si può dedurre studiando altre popo- modo d’incontrare molte delle icone del West,
lazioni con abitudini simili, per esempio in Asia. rivive con partecipazione (e un po’ di piaggeria)
Abbasso gli uomini bianchi l’epoca dei bianchi in territorio indiano. Finzione
Sono stati ipotizzati numeri molto diversi: c’è chi ha parla- e realtà si mescolano nella narrazione, mentre
to di 18 milioni di indiani morti, per malattia o sterminio, dai
tempi di Colombo, chi addirittura di 100 milioni. Certo è che ricordi e bugie si incrociano continuamente.
l’atteggiamento dei conquistatori europei, specie anglosas- È l’affresco di una fetta di storia americana demi-
soni, nei confronti dei nativi fu ostile fin dall’inizio. Venivano tizzata e resa popolare dal regista Penn, consape-
visti come un ingombro, un intralcio alla libera espansione
dei coloni su territori che erano ritenuti necessari allo svilup- vole che realtà e finzione (come insegna L’uomo
po della nazione americana e al benessere della popolazio- che uccise Liberty Valance) hanno il medesimo
ne. Ciò che accadde in altri Stati, come il Messico, dove si
diede vita a una popolazione meticcia, nell’America del Nord peso nella costruzione di un passato condiviso.
non avvenne: in genere, le unioni miste fra europei e nativi Errori e curiosità: la signora Pendrake (Dunaway)
erano viste con disapprovazione. L’unico rapporto esisten-
te fra i due popoli, per lungo tempo, fu quello bellico. E se i si toglie le calze davanti a Jack Crabb (Hoffman)
bianchi erano aggressivi, gli indiani non erano da meno: guer- k in omaggio all’analoga scena de Il laureato.
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SOLDATO BLU rieri per natura, non si mostrarono meno crudeli o agguerriti
dei loro avversari visi pallidi. Furono costretti a soccombere
non per scarso valore, ma semplicemente perché la potenza
tecnologica e numerica dei bianchi era superiore e non con-
sentiva di operare alcuna reazione efficace. Persero, ma non
furono mai davvero vinti. Del resto, per loro la guerra era uno
stato naturale. Le tribù si scontravano in continuazione, sia
per ragioni territoriali (legate alla caccia) sia per questioni di
prestigio. Quando lo ritenevano necessario, erano loro i pri-
mi a distruggere i nemici, e non sono rari i casi in cui intere
tribù vennero sterminate o ridotte al lumicino dai popoli vicini.
Detto questo, una volta rinchiusi nelle riserve e resi inoffen-
sivi, gli indiani cominciarono ad assumere, anche per la gen-
te comune degli Stati Uniti, una personalità diversa. A quel
punto, molte delle battaglie in cui erano stati sconfitti furono
inquadrate in altro modo e viste come inutili stragi.
T
accaddero davvero, ma non
ratto da un romanzo di Theodore V. Olsen, furono frequenti.
narra dell’attacco indiano a un convoglio mi- D’altra parte,
litare: tutti i bianchi vengono massacrati, tranne
il soldato Honus Gent (Strauss) e la bella Kathy
(Bergen), che era già stata rapita dai Cheyen-
ne. Nonostante tutto, lei continua a difendere la
causa dei nativi. Il soldato, invece, si riunisce ai
suoi commilitoni che, per ordine di uno sciocco
colonnello, compiono un’orribile strage di donne
e bambini indifesi: il massacro di Sand Creek, del
1864. Gent tenta di opporsi, ma viene arrestato.
Errori e curiosità: il film fu visto come una meta-
fora della guerra in Vietnam, allora in corso, ma
sono presenti anche altri aspetti culturali della
giovane America dell’epoca, come il femminismo
e la condanna del razzismo e del capitalismo.
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D LA RIVINCITA DEI NATIVI
Richard Harris in Un uomo chiama-
to Cavallo. Sotto, il poster di Manto
nero. Nella pagina a fronte, un’im-
magine di Pocahontas della Disney.
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BALLA COI LUPI l’incrocio culturale ciò che porta l’aristocratico inglese John
Morgan (Richard Harris) a trasformarsi in un membro dei
Sioux, dopo che gli indiani lo hanno fatto prigioniero men-
tre andava a caccia nella prateria. La vicenda si svolge nel
1820 e i nativi, che non hanno mai visto un bianco prima di
allora, lo trattano come se fosse un cavallo da soma (da cui
il titolo). Ma l’inglese, poco a poco, impara la loro lingua,
dimostra di essere un vero uomo, supera una dura prova di
coraggio e infine riesce a farsi accettare come guerriero.
Diventa addirittura un capo, dopo aver sconfitto alcuni guer-
rieri Shoshoni, nemici dei Sioux, strappando loro lo scalpo.
Solo la morte della donna che aveva preso in moglie, get-
tandolo in un dolore irrimediabile, gli fa decidere di tornare
in Europa. Il film mostra una delle prime ricostruzioni atten-
dibili della vita dei Sioux, soprattutto nella rappresentazione
della prova di coraggio rappresentata dalla Danza del Sole,
in cui Morgan si fa appendere al palo sacro con due unci-
ni di corno infilati sotto la pelle del petto: gli uncini devono
essere strappati per superare la prova. Il film fu un succes-
so di critica e pubblico, ed ebbe due seguiti.
A & R Productions
Incrocio di culture
Indicativo del cambiamento ormai consolidato del punto di
vista sugli indiani non è un lungometraggio per adulti, ben-
sì un cartone animato: Pocahontas, prodotto dalla Disney
nel 1995. Diretto da Mike Gabriel ed Eric Goldberg, il film
racconta l’incontro, all’inizio del Seicento, fra la “principes-
REGIA: Kevin Costner sa” indiana Pocahontas e John Smith, uno dei coloni inglesi
INTERPRETI: Kevin Costner, Mary McDonnell, giunti nei territori dell’attuale Virginia. Gli indiani Powha-
tan devono difendersi dall’avidità dei pionieri. John, fatto
Graham Greene, Rodney A. Grant prigioniero dai nativi, ottiene la libertà grazie all’interven-
SCENEGGIATURA: Michael Blake to della figlia del capo, Pocahontas. La storia dell’incontro
MUSICA: John Barry fra i due, resa in maniera poetica e ingenua, racconta l’in-
contro tra due culture che hanno bisogno di comprendersi
DURATA: 181 min; ANNO: 1990 e tra due persone che non rinunciano alla propria identi-
tà, anche quando l’amore le unisce. Privo del classico lie-
J
to fine (i protagonisti non “vissero felici e contenti”) e pur
oh Dunbar (Costner) viene considerato dai suoi con gli inevitabili schematismi di un cartoon, l’opera riesce
uomini un eroe dopo che, seppur accidentalmen- a inquadrare il rapporto fra europei e indiani anche in chia-
ve culturale, e non semplicemente bellica.
te, ha condotto le truppe dell’Unione alla vittoria Bel film sulla difficoltà dell’incontro fra due popoli con
durante una battaglia della Guerra Civile. Tornata mentalità diametralmente opposte, anche nei loro aspet-
la pace, chiede di essere assegnato a un forte della ti etici e morali, è Manto nero, diretto nel 1991 da Bruce
Beresford (1940). È la storia di un gesuita francese, padre
Frontiera e finisce in un avamposto che trova del Laforgue (soprannominato “Manto nero” per il colore dei
tutto abbandonato. Lì fa amicizia con un lupo chia- suoi abiti), che nel 1643 deve raggiungere una missione
istituita anni prima presso la tribù degli Uroni. Accompa-
mato “Due Calzini” e con una tribù pellerossa, con gnato da alcuni nativi, il sacerdote stenta a comprendere il
cui stringe una forte relazione. Presto trova anche loro comportamento. Le sovrastruttura religiosa gli impedi-
l’amore di una donna bianca cresciuta dagli indiani. sce di penetrare nell’intimità spirituale degli uomini e delle
donne che lo accompagnano, e ciò lo mantiene sempre sul-
Errori e curiosità: film spettacolare, ebbe uno straordi- la difensiva. Attaccati da indiani di una diversa tribù, alcu-
nario successo ed è una pietra miliare del cinema sui ni degli accompagnatori muoiono, altri vengono torturati.
I sopravvissuti riescono a stento a proseguire il loro cam-
nativi, che descrive in modo accurato. Ha vinto 7 pre- mino in un territorio ostile e innevato, fino ad arrivare alla
mi Oscar, tra cui miglior film e regia. La lingua Sioux missione, che trovano decimata da un’epidemia. I due mis-
sionari che aspettavano padre Laforgue muoiono entrambi
viene parlata da tutti gli attori come se fossero donne, e il sacerdote cade nel dubbio, per poi risollevarsi quando
a causa di un problema di consulenza linguistica. la tribù, sperando nella salvezza, chiede il battesimo. Final-
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D LA RIVINCITA DEI NATIVI
Una scena di L’ultimo pellerossa.
Sotto, il poster di Geronimo (1991).
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Una scena di Gli ultimi fuorilegge.
Nella pagina a fronte, Paul New-
man in Furia selvaggia.
I GRANDI FUORILEGGE
Destinati al cappio o alla bara, i banditi diedero vita ad alcune delle figure
più leggendarie del West. Uomini senza regole ma, talvolta, non privi di onore
C
ome si diventava fuorilegge in una Frontiera senza genze. I grandi fuorilegge, tra cui si ricordano soprattutto
regole? Per alcuni era una scelta, per altri un desti- Jesse James e la sua banda, Butch Cassidy, Billy the Kid,
no quasi segnato. La violenza quotidiana che domi- Wes Hardin, Black Bart e la banda dei fratelli Dalton, non
nava la vita di molti, se non di tutti, non poteva che erano sempre dei miserabili, come si potrebbe credere,
portare individui già predisposti a seguire la via del spinti dalla povertà a cercare la sopravvivenza nelle rapi-
crimine. Era la strada più semplice, che spesso conduce- ne. Nella maggior parte dei casi erano persone che nel loro
va, armi alla mano, sulla soglia di una banca, lungo la linea ambiente sarebbero state considerate rispettabili (a parte
ferroviaria più vicina o sulla pista dove si muovevano le dili- forse Billy the Kid, che fin da ragazzino doveva essere un
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D I GRANDI FUORILEGGE
soggetto poco raccomandabile), condotte sulla cattiva stra- JESS IL BANDITO
da non solo da motivi venali, ma talvolta anche da spinte
ideali, oppure per vendetta e ricerca di rivalsa.
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BUTCH CASSIDY Brad Pitt in L’assassinio di Jesse Ja-
mes per mano del codardo Robert
Ford, del 2007.
20th Century Fox
Ford il vigliacco
È la storia romanzata dei due condottieri del
Mucchio Selvaggio (niente a che vedere con
l’omonimo film), forse gli ultimi grandi fuorileg-
Alla vicenda di Jesse James, Hollywood ha dedicato molte
pellicole: la sua è una di quelle storie che non finiscono mai
di ispirare gli sceneggiatori. Tra le più recenti, L’assassinio di
Jesse James per mano del codardo Robert Ford, del 2007,
ge del West. Butch (Newman) è la mente e Sun- diretto da Andrew Dominik (1967), con Brad Pitt nel ruolo di
dance (Redford) il braccio. Rapinatori di banche Jesse e Casey Affleck in quello del suo assassino. Il film, con
una suggestiva e plumbea colonna sonora firmata da Nick
e treni, alla fine il cerchio della legge si stringe- Cave, ripercorre l’ultimo anno di vita di Jesse, alla cui banda
attorno a loro. I due emigrano in Bolivia assieme si associa il giovane Robert Ford. Robert idolatra Jesse, è un
suo ammiratore sfegatato e nutre verso di lui una sorta di attra-
a Etta (Katharine Ross), amante di entrambi, ma zione morbosa. Jesse non si fida completamente del giovane,
vengono scovati dalla polizia e uccisi a fucilate. eppure non fa nulla per allontanarlo da sé. Anzi, gli regala una
Errori e curiosità: ironico e dalla ricca colonna so- rivoltella: quella che poi gli costerà la vita. L’ammirazione che
Ford prova per James è anche la sua debolezza, il lato oscu-
nora, il film vinse 4 premi Oscar e 1 Golden Globe, ro che lo porterà, come accade spesso negli ammiratori più
consacrando la popolarità di Redford. Strepitoso il fanatici dei grandi personaggi, a voltare le spalle al suo idolo
per invidia o per la brama di salire su un gradino pari al suo.
finale, con i due protagonisti, ormai perduti, che si Avvicinato da uomini di legge, Robert non esita ad accettare
lanciano all’attacco sparando all’impazzata. di tradire Jesse e, mentre si trova in casa assieme a lui, atten-
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D I GRANDI FUORILEGGE
IL MUCCHIO SELVAGGIO
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PAT GARRETT eliminato i quattro assassini e vendicato l’amico. Inizia così
E BILLY THE KID la sua instancabile caccia all’uomo, ma dopo aver ucciso tre
dei suoi obiettivi, egli è costretto a fuggire, perché ricerca-
to a sua volta. Dato per morto in un incendio, Billy si cura le
ferite in casa di un sodale. Quando elimina il quarto assassi-
no di Tunstall durante le nozze dell’amico Pat Garrett (dopo
avergli promesso che quel giorno non avrebbe messo mano
alla pistola), Pat accetta di diventare sceriffo e inizia a brac-
care l’ormai ex amico per impedirgli di uccidere ancora. Billy
viene arrestato, processato e incarcerato, ma riesce a fuggi-
re. Garrett, però, lo raggiunge. È notte: fingendo di volergli
sparare, Billy agita la mano disarmata. Lo sceriffo reagisce
e lo fredda. Giustizia è fatta e Billy the Kid ha pagato per le
sue colpe, offrendosi volontariamente ai colpi.
Il magnifico Marlon
Ispirato alla saga di Billy the Kid, anche se tratto da un roman-
zo (The Authentic Death of Hendry Jones, scritto da Charles
Neider), è anche l’unico film diretto da Marlon Brando (1924-
2004): I due volti della vendetta. Girata nel 1961, con una lavo-
razione durata anni (il copione era stata proposto a Kubrick, che
l’aveva rifiutato), la pellicola racconta la storia dei due bandi-
ti Rio (Brando) e Dad (Karl Malden), che dopo un colpo riu-
Warner Home Video
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D I GRANDI FUORILEGGE
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Il manifesto di Gli avventurieri.
Nella pagina a fronte, una scena
dal poster di Fred il ribelle.
ARRIVA LA CIVILTÀ
Terre incolte, villaggi polverosi, spazi immensi: era questo il West prima dell’avvento
di telegrafo, ferrovia e comodità. Che ne fecero svanire per sempre il sogno
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D ARRIVA LA CIVILTÀ
I
l giorno in cui il telegrafo unì la costa occidentale a quella
orientale degli Stati Uniti, il West cominciò il suo tramonto.
I CANCELLI DEL CIELO
Arrivava la civiltà, quella che nelle grandi città dell’Est ave-
va portato palazzi sempre più alti, strade larghe, grandi car-
rozze ancora trainate da cavalli ma che, di fatto, erano dei
tram cittadini. La gente si aggirava affaccendata e frettolosa,
non meno che in una metropoli di oggi. Pareva strano che nel
West, che dopotutto faceva sempre parte degli Stati Uniti d’A-
merica, si vivesse ancora in case di legno, capanne, accam-
pamenti, in ostaggio di banditi e indiani ostili. Senza la minima
comodità, nemmeno un posto per farsi un bagno, scaldarsi a
dovere o godere di un minimo di divertimento, cultura o comfort.
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IL GRANDE PAESE sanno ancora che uno rappresenta il passato e l’altro il futuro.
Quasi contemporaneamente al telegrafo arrivò la ferrovia,
che rappresentò la fine della Frontiera avventurosa. Nacquero
le grandi città del bestiame, da dove partivano i treni che por-
tavano i capi da macellare verso est, alle industrie che provve-
devano alla lavorazione delle carni. Iniziava l’epoca d’oro dei
cowboy, che conducevano le mandrie dai grandi allevamen-
ti dell’Ovest. Il West non era più così “Far”, così “lontano”.
J
to Il vendicatore di Jess il bandito, del 1940), e per realizzar-
ames Mac Kay (Peck), comandante di Mari- lo s’informò minuziosamente su tutta la problematica tecnica
na, si reca nel West per sposare Patricia Terrill riguardante il telegrafo e la sua messa in opera. Prestò gran-
de cura anche al contorno, tanto che alcuni veterani dell’A-
(Carroll Baker), figlia di un ranchero, l’ex mag- rizona gli scrissero per fargli sapere che non avevano mai
giore Henry Terrill. Non sa, però, che il futuro visto, al cinema, un West ritratto meglio del suo.
suocero è invischiato in una guerra privata con La vicenda si svolge nel 1861 e vede coinvolti un ingegne-
re della Western Union (incaricata di posare i fili del telegra-
un vicino, Rufus Hannassey. Oggetto della con- fo), sua sorella, il figlio di uno dei proprietari dell’azienda e un
tesa è una terra di proprietà di Julie Maragon ex malvivente, che si fa assumere in una delle squadre addet-
te ai lavori. A intralciare le operazioni contribuisce qualche
(Jean Simmons), maestrina del villaggio, dove assalto di indiani (fasulli: si tratta di sabotatori sudisti, che
scorre l’unico corso d’acqua della regione. Il intendono frenare lo svolgimento dei lavori), eventi naturali e
pacifico James rifiuta di schierarsi da una parte un intrigo fra l’ex malvivente e i suoi complici. Come molti eroi
tragici del West, alla fine l’ingegnere muore, ma anche grazie
o dall’altra, deludendo la ragazza, tanto che il al suo sacrificio i lavori vengono portati a termine per tempo.
fidanzamento viene rotto. Esauritosi il conflitto Con il telegrafo, la civiltà era arrivata nel West. Poi venne il
tempo delle automobili (se ne vede una in La ballata di Cable
con la morte di entrambi i contendenti in uno Hague), i tram (nel suo ultimo film Il pistolero, John Wayne si
scontro a fuoco, James finisce per sposare Julie. reca sul luogo del duello fatale prendendone uno) e perfino i
palloni aerostatici: se ne scorge un esemplare in Quel fanta-
Errori e curiosità: la Playmobil ha disegnato un’in- stico assalto alla banca. I cavalli e i carri dei pionieri non sono
tera linea di giocattoli basata sul film. più i soli padroni della Frontiera e delle sue immensità. n
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D ARRIVA LA CIVILTÀ
Il poster originale di Fred il ribelle,
diretto da Fritz Lang nel 1941.
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James Caan e John Wayne in Rio
Lobo. Sotto, Johnny Depp in Dead
Man. Nella pagina a fronte, il ma-
nifesto di Sfida nell’Alta Sierra.
I RICCHI E I POVERI
A fronte di un pugno di nababbi attirati dalla possibilità di moltiplicare i loro capitali,
il West era un mondo di diseredati, pronti a tutto pur di uscire da una vita miserabile
F
orse il West non era “un si trattava di personaggi sen-
Paese per vecchi”, come za scrupoli, che riuscivano
recita il titolo di un romanzo ad arricchirsi facendo affari
di Cormac McCarthy, ma di non troppo puliti, praticando il
sicuro era un Paese di pove- sopruso, minacciando e schiac-
ri. I ricchi erano un’esigua minoranza: ciando i più deboli e indifesi.
gente che arrivava già piena di
denaro, partendo dagli Sta- Uomini e bestie
ti della costa orientale, e In El Dorado, del 1966, Howard
investiva i propri guadagni Hawks (1896-1977) affronta il tema
lungo la Frontiera in alleva- del conflitto fra ricchi e poveri, che
menti di bestiame. Oppure conduce questi ultimi a una miseria
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D I RICCHI E I POVERI
sempre più profonda, facen-
dosi accompagnare da John
LO SPERONE NUDO
Wayne. L’attore veste i panni
di Cole Thornton, pistolero
di professione, che l’alle-
vatore Bart Jason vorrebbe
ingaggiare per farsi aiutare
a estendere i suoi pasco-
li. Dapprima Cole accet-
ta, ma quando lo sceriffo
Harrah (Robert Mitchum)
lo informa che l’intenzione
di Jason è quella di toglie-
re di mezzo ogni possibi-
le ostacolo all’estensione
del suo potere, Cole deci-
de di rfiutare la proposta
del possidente. Di con-
seguenza, viene coinvol-
to nella lotta tra i coloni
e il ricco proprietario di
bestiame, che intende
sottrarre loro le terre sulle quali vivono. La banda di Jason è
Golem Video
molto ben organizzata, mentre a combatterla ci sono soltan-
to Thornton (afflitto da un dolore alla schiena provocato da una
pallotola), uno sceriffo alcolizzato, un ragazzo abile con il col-
tello ma incapace di sparare (Mississippi) e una donna. Mal-
grado tutto, Cole e i suoi avranno la meglio. REGIA: Anthony Mann
INTERPRETI: James Stewart, Janet Leigh, Ronert
Un uomo chiamato Nessuno Ryan, Ralph Meeker
Impoveriti e costretti dalle circostanze ad accettare un
incarico che non amano, sono i due amici protagonisti di SCENEGGIATURA: Sam Rolfe
Sfida nell’Alta Sierra, uno dei quali è un ex sceriffo, che
ricevono il compito di andare a ritirare un carico d’oro in un
MUSICA: Bronislau Kaper
paesino sperduto. Con loro c’è anche un terzo uomo che, DURATA: 124 min; ANNO: 1972
in segreto, progetta d’impadronirsi del prezioso carico.
Ambientato in un West di inizio Novecento dove convivono
cinesi, cammelli, automobili, fiere di paese e bordelli, il film, 1868: uno spietato “bounty killer” (Stewart) cattu-
diretto da Sam Peckinpah nel 1961, anticipa il western nichi- ra un simpatico bandito e lo vuole portare in città
listico degli anni Settanta e mostra la malinconia della vec-
chiaia e della povertà. L’anziano sceriffo, tuttavia, malgrado per incassare la taglia che pende sulla sua testa.
gli inganni e i sotterfugi, sventa il complotto e anche l’imbro- Ai due si accompagnano la ragazza del fuorilegge,
glione si redime, tanto da vedersi affidare il carico dell’oro. che intende liberarlo, e due sbandati, che vorreb-
Avventura di un giovane povero di belle speranze è quel-
la raccontata da Jim Jarmusch (1953) in Dead Man, del 1995, bero impossessarsi del prezioso prigioniero: l’in-
con Johnny Depp nei panni di William Blake, contabile disoc- genuo cercatore d’oro Tate, che non ha mai trovato
cupato che, alla fine dell’Ottocento, si mette in viaggio da Cle-
veland verso l’Arizona in cerca di lavoro. All’arrivo, scopre che un giacimento, e un ex ufficiale dell’esercito. Nel
il suo posto è già stato preso da un altro. Senza più un soldo, corso del viaggio, la donna (Leigh) scopre che il
si reca al saloon, dove conosce una prostituta. I due si appar-
tano, ma arriva l’amante di lei, che spara a entrambi. Dopo aver
cacciatore è un contadino rovinato, costretto a fare
ucciso l’uomo per legittima difesa, il ragazzo, ferito, fugge inse- un mestiere che odia, mentre il bandito che lei vor-
guito dai cacciatori di taglie. Ad aiutarlo trova l’indiano Nessu- rebbe salvare è una vera carogna. Nella sparato-
no, ripudiato dalla sua tribù perché ha viaggiato in Europa al
seguito dell’uomo bianco. Saputo il nome del ragazzo, l’india- ria finale muoiono tutti, tranne il “bounty killer” e
no pensa sia la reincarnazione dell’omonimo poeta inglese di la donna, che insieme si rifaranno una vita.
inizio Ottocento e vuole portarlo a incontrare il Grande Spirito.
Ma la morte, sotto le spoglie del bounty killer Wilson, raggiun- Errori e curiosità: i revolver, delle Colt modello
ge Blake prima che possa giungere alla meta. n 1873, non esistevano ancora all’epoca dei fatti.
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Warren Beatty e Julie Christie in
I compari. Nella pagina a fronte,
Peter Fonda e Terence Hill in Il mio
nome è nessuno.
I
l West finì per sempre quando tutto ciò che sarebbe diven- 2006) nel suo I compari, del 1971, con Warren Beatty e Julie
tato il territorio degli Stati Uniti venne unito dalla ferrovia, dal Christie. Siamo nel 1901, a Presbyterian Church, una cittadi-
telegrafo, da mezzi di comunicazione sempre più rapidi ed na ancora in costruzione nel Nord degli Stati Uniti: in realtà,
efficienti. E dalla civiltà che avanzava inesorabile, ucciden- una boom town sorta nelle vicinanze di un campo minerario.
do l’ignoto, l’avventura e il sogno di costruirsi una vita diver- È lì che arriva John McCabe (Beatty), avventuriero con fama di
sa lungo una Frontiera che ormai non esisteva più. killer e giocatore d’azzardo. La zona è ricca di miniere di zin-
co e l’uomo elabora un progetto per accaparrarsi parte della
La solita vecchia storia ricchezza che si riuscirà a ricavare da quelle miniere: aprire
Era l’inizio del Novecento. In alcune regioni meno popolate, una casa da gioco e un bordello. Poco tempo dopo, giunge in
il West trascinava ancora gli ultimi scampoli d’esistenza, ma città anche Constance Miller (Christie), avvenente prostituta
la sua fine era questione di poco. Anche nei luoghi più remo- priva di qualunque freno morale, che si propone subito come
ti, come quelli del vasto Nord, dove si andavano infiamman- tenutaria per la casa di appuntamenti progettata da McCabe.
do e spegnendo le tante corse all’oro, la Frontiera esauriva le Il titolo originale del film, McCabe & Mrs.Miller, con quel-
proprie risorse di avventura ed epica. Il ritratto, splendido e la “&” commerciale posta fra i due cognomi, chiarisce subito
malinconico, di quella fine ce lo regala Robert Altman (1925- la natura del sodalizio. Ma spiega di più: non sono gli uomini,
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D LA FINE DEL WEST
ormai, a fare la Storia ma i marchi. I due protagonisti si vengo-
no incontro per seppellire un’epoca: quella dei pionieri, degli
C’ERA UNA VOLTA IL WEST
avventurieri, degli uomini liberi. L’industria e il denaro, dive-
nuti dominanti, hanno trascinato il West verso la dissoluzione.
Eagle Pictures
te. Per questo, dopo aver sconfitto il Mucchio Selvaggio, accetta
di morire in un finto duello contro Nessuno, che ne raccoglie l’e-
redità: un signor nessuno al posto di due occhi sempre aperti. n
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20 MAESTRI DEL WESTERN
DAVID W. GRIFFITH (1875-1948)
RAOUL WALSH (1887-1980)
JOHN FORD (1894-1973)
KING VIDOR (1894-1982)
HOWARD HAWKS (1896-1977)
GEORGE STEVENS (1904-1975)
DELMER DAVES (1904-1977)
ANTHONY MANN (1906-1967)
FRED ZINNEMANN (1907-1997)
JOHN STURGES (1910-1992)
NICHOLAS RAY (1911-1979)
DON SIEGEL (1912-1991)
ARTHUR PENN (1922-2010)
SAM PECKINPAH (1925-1984)
SERGIO CORBUCCI (1927-1990)
SERGIO LEONE (1929-1989)
CLINT EASTWOOD (1930)
WALTER HILL (1942)
KEVIN COSTNER (1955)
QUENTIN TARANTINO (1963)
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CINEMA
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