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Fattorie didattiche
e fattorie sociali
a cura di MARIATERESA CAIRO
Master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali
a cura di
EDUCatt - Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica
Largo Gemelli 1, 20123 Milano | tel. 02.7234.22.35 | fax 02.80.53.215 MARIATERESA CAIRO
e-mail: editoriale.dsu@educatt.it (produzione);
librario.dsu@educatt.it (distribuzione)
web: www.educatt.it/libri
Euro 10,00
Fattorie didattiche
e fattorie sociali
a cura di
Mariateresa Cairo
Master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali,
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Milano 2018
© 2018 EDUCatt - Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica
Largo Gemelli 1, 20123 Milano – tel. 0272342235 – fax 028053215
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Associato all’AIE – Associazione Italiana Editori
ISBN edizione cartacea: 978-88-9335-394-6
ISBN edizione digitale: 978-88-9335-402-8
L’editore è disponibile ad assolvere agli obblighi di copyright per i materiali eventualmente utilizzati
all’interno della pubblicazione per i quali non sia stato possibile rintracciare i beneficiari.
copertina: progetto grafico Studio Editoriale EDUCatt ; Photo by Johny Goerend on Unsplash.
Sommario
PARTE PRIMA
La funzione pedagogica dell’agricoltura
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere:
etica della cura, solidarietà e diritti 7
Mariateresa Cairo e Simone Speziale
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia:
uno sguardo legislativo 21
Mariateresa Besana
Verso l’impresa comune della sostenibilità tra ambiente e educazione 35
Cristina Birbes
Educazione al consumo e sapere pedagogico 45
Sara Bornatici
Formazione umana e imprenditorialità sostenibile.
Responsabilità sociale e sviluppo del territorio 55
Alessandra Vischi
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse 65
Alessandra Vischi, Marta Caporale e Martino Iori
PARTE SECONDA
Due esperienze
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale
Un modello da esplorare 81
Paola Ossola
3
Sommario
ALLEGATI
Legge regionale 12 dicembre 2017, n. 35
Disposizioni in materia di Agricoltura sociale 139
Legge regionale 35 del 2017
Disposizioni in materia di Agricoltura sociale 147
Elenco Fattorie sociali in Lombardia 155
4
PARTE PRIMA
La funzione pedagogica dell’agricoltura
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento
per ricominciare a con-vivere:
etica della cura, solidarietà e diritti1
Mariateresa Cairo2 e Simone Speziale3
1
Il presente capitolo è una sintesi del lavoro di tesi di laurea Triennale in Scienze
dell’educazione di Simone Speziale, Facoltà di Scienze della Formazione, Università Cattolica
del Sacro Cuore, a.a. 2016-2017, relatore professoressa Mariateresa Cairo.
2
Professore associato di Pedagogia speciale, Università Cattolica del Sacro Cuore.
3
Educatore professionale.
7
M. Cairo, S. Speziale
4
Borghesi R. – Casna S. – Lapini M. – Potito M., Genuino clandestino, Terra Nuova,
Firenze, 2015 – Brioschi R. (a cura di), L’Agricoltura è sociale. Le radici nel cielo: fattorie sociali
e nuove culture contadine, Altra Economia, Milano, 2017.
8
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere: etica della cura, solidarietà e diritti
5
Comitato economico e sociale europeo, Agricoltura sociale: terapie verdi e politiche
sociali e sanitarie (parere d’iniziativa), Bruxelles, 2012. Si veda anche Commissione Europea,
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e
sociale europeo e al Comitato delle Regioni. Verso una ripresa fonte di occupazione, Bruxelles, 2012,
in cui il lavoro nell’economia verde è considerato un settore chiave per lo sviluppo, insieme
all’assistenza sociale e sanitaria e alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
6
Camera dei deputati, Commissione XIII – Agricoltura, Indagine conoscitiva sull’Agricoltura
sociale. Documento conclusivo approvato dalla Commissione, Roma, 2012
9
M. Cairo, S. Speziale
10
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere: etica della cura, solidarietà e diritti
7
www.fattoriesociali.it/IT/
8
www.forumagricolturasociale.it
9
Legge 141 del 18 agosto 2015, Disposizioni in materia di Agricoltura sociale, G.U. n.
208 dell’8 settembre 2015.
11
M. Cairo, S. Speziale
12
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere: etica della cura, solidarietà e diritti
13
M. Cairo, S. Speziale
10
www.cost.eu/COST_Actions/fa/866
11
cordis.europa.eu/result. Si veda Final Report Summary – SOFAR (Social Services in
Multifuncional Farms – Social Farming).
14
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere: etica della cura, solidarietà e diritti
utile campione. I dati relativi fanno riferimento all’anno 2008, in cui si è svolta
l’indagine. Oltre a questi progetti, da ricordare che nel 2004, su iniziativa di
alcuni ricercatori dell’Università di Wageningen, in Olanda, si è informalmente
costituita la rete europea Farming for Health12, un’espressione che rappresenta una
sintesi e raccoglie un variegato panorama di esperienze di gricoltura sociale che va
dalle care farms in Olanda, al green care dei Paesi scandinavi e anglosassoni,
dall’horticultural therapy dell’Inghilterra, fino all’Agricoltura sociale dell’Italia.
In Olanda, dove si registrano il maggior numero di queste realtà, il fenomeno
rappresentato dalle aziende agricole private, le cosiddette ‘care farm’ si è sviluppato
grazie al modello di welfare olandese che ha riconosciuto le aziende agricole
come potenziali fornitori di servizi socio-sanitari e ha incentivato il fenomeno
tramite convenzioni e accordi fra i vari Ministeri. L’elemento caratterizzante
delle ‘care farm’ olandesi, che rappresentano ben l’89% delle realtà di Agricoltura
sociale, in Olanda, sta nel fatto che mantengono le caratteristiche di vere
aziende agricole che integrano l’attività tradizionale con attività terapeutico-
riabilitative. Tuttavia in queste aziende rimane prevalente l’aspetto terapeutico e
il ricavato delle attività proviene in gran parte dalle prestazioni sanitarie offerte
dall’azienda. Molto simili al modello olandese, data la vicinanza territoriale,
sono le esperienze di Agricoltura sociale in Belgio (Fiandre) e in Norvegia.
Nel primo caso c’è stato un forte incremento del numero di aziende agricole
di carattere familiare rivolte al sociale (ora rappresentano l’84%), fenomeno
certificato dai numerosi aiuti e investimenti che il sistema di welfare ha previsto
per questi nel Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007- 2013; accanto a
queste aziende private esistono anche delle aziende istituzionali e dei laboratori
protetti (sheltered workshop) in cui si pratica a scopo terapeutico attività agricole
o orticoltura (il 12,3 %). Nel caso norvegese la diffusione delle pratiche di
Agricoltura sociale è stata vista principalmente come un’opportunità per alcune
aziende di variare le proprie fonti di reddito; la situazione è stata inoltre facilitata
dallo spostamento delle competenze in materia sociosanitaria dallo Stato agli enti
locali. Elemento caratterizzante di queste esperienze, che sono molto diverse tra
loro, è che all’agricoltore proprietario non viene richiesta nessuna competenza
particolare nello svolgimento delle attività, se non quella di essere un diligente
supervisore nell’ambito lavorativo. In Francia, secondo Paese per numero di
iniziative, le esperienze delle fattorie sociali sono nate soprattutto nell’ambito
del settore terziario dove l’attività prevalente era quella dell’inclusione sociale
dei soggetti delle fasce più deboli; queste iniziative hanno trovato in seguito
l’appoggio delle forze politiche che hanno predisposto specifiche attività con
12
farmingforhealth.wordpress.com/
15
M. Cairo, S. Speziale
13
Si veda in Italia http://sofar.unipi.it
16
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere: etica della cura, solidarietà e diritti
14
Commissione Europea, Comunicazione della commissione Europa 2020: una strategia
per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, Bruxelles, 2010.
17
M. Cairo, S. Speziale
Bibliografia
AA.VV., Coltiva il tuo futuro. Orientamento per l’avvio di attività agricole multi-
funzionali, Efesto (RO), 2014.
Baratella P., I diritti della persona con disabilità. Dalla Convenzione Internazionale
ONU alle buone pratiche, Erickson, Trento, 2009.
Bertazzoni C., Scuola in fattoria. Educare a Km zero. Con 50 giochi didattici per le
scuole dell’infanzia e primarie, L’informatore agrario, Verona, 2013.
Borghesi R. – Casna S. – Lapini M. – Potito M., Genuino clandestino, Terra Nuo-
va, Firenze, 2015.
Boschetti M. – Lo Surdo G., Azienda agricola multifunzionale. Le attività per
integrare il reddito, L’informatore agrario, Verona, 2016.
Brioschi R. (a cura di), L’Agricoltura è sociale. Le radici nel cielo: fattorie sociali e
nuove cultura contadine, Altra Economia, Milano, 2017.
Cairo M. – Mariani V. – Zoni Confalonieri R., Disabilità ed età adulta. Qualità
della vita e progettualità pedagogica, Vita e Pensiero, Milano, 2010.
Cairo M. (a cura di), Benessere, qualità della vita e salute. Tra istanze di normalità
e bisogno di diversità, PensaMultimedia, Lecce-Rovato (BS), 2014.
Cairo M. – Marrone M. (a cura di), Qualità della vita, narrazione e disabilità.
Esperienze e proposte, Vita e Pensiero, Milano, 2017.
Comunello F. – Berti E., Fattoria sociale. Un contesto competente di sostegno oltre la
scuola, Erickson, Trento, 2013.
Comunello F. – Berti E., Un mondo possibile. La disabilità generativa: dall’esperien-
za della fattoria sociale, Erickson, Trento, 2018.
D’Alonzo L., Handicap: obiettivo libertà, La Scuola, Brescia, 1997.
D’Alonzo L., Disabilità e potenziale educativo, La Scuola, Brescia, 2002.
15
Si veda il più recente Programma di sviluppo rurale 2014-2020 in https://ec.europa.eu/
agriculture/rural-development-2014-2020_it
18
Partire dall’agricoltura e dall’allevamento per ricominciare a con-vivere: etica della cura, solidarietà e diritti
D’Alonzo L., Pedagogia speciale per preparare alla vita, La Scuola, Brescia, 2007.
Depedri S., L’inclusione efficiente. L’esperienza delle Cooperative sociali di inseri-
mento lavorativo, Franco Angeli, Milano, 2012.
Di Iacovo F., Agricoltura sociale: quando le campagne coltivano valori. Un manuale
per conoscere e progettare, Franco Angeli, Milano, 2008.
De Santis C. – Durasanti F. – Orefice G., Agrinidi, agriasili e asili nel bosco. Nuovi
percorsi educativi nella natura, Terra Nuova, Firenze, 2016.
Ferrari A. – Giusti S. (a cura di), Ripartire dalla sobrietà. Le fattorie sociali, Liguo-
ri, Napoli, 2012.
Frascarelli M., L’azienda agricola, FAG, Assago (Milano), 2015.
Frascarelli M., Le società cooperative, FAG, Assago (MI), 2009.
Hassink J. – van Dijk M. (a cura di), Farming for Health. Green-Care Farming
Across Europe and the United States of America, Springer, Dordrecht, 2010.
Latti G., I diritti esigibili. Guida normativa all’integrazione sociale delle persone con
disabilità, Franco Angeli, Milano, 2012.
Montello S., L’albero capovolto. Le opere e i giorni di una fattoria sociale, Bottega
Errante, Udine, 2016.
Moro P. – Gili L. – Gallo L. – Coppetti A. (a cura di), Cooperative sociali e inse-
rimento lavorativo di persone svantaggiate. Linee guida e strumenti, Maggioli,
Santarcangelo di Romagna (RN), 2014.
Orefice G. – Rizzuto M., Fattoria didattica. Come organizzarla, come promuoverla,
AGRA, Roma, 2009.
19
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia:
uno sguardo legislativo
Mariateresa Besana1
1
Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Programma di Sviluppo
Rurale 2014-2020 (PSR-FEASR), Regione Lombardia.
21
M. Besana
Art. 8 bis
Art. 8 ter (Promozione dell’agricoltura didattica)
1. La Regione promuove le fattorie didattiche quali soggetti che, oltre a svolgere,
anche in forma associata, le attività di cui all’articolo 2135 del Codice civile,
svolgono attività ludico-didattiche finalizzate alla diffusione della conoscenza
delle attività agricole, agroalimentari, silvo-pastorali e del territorio rurale. Tali
attività hanno carattere complementare rispetto alla prevalente attività agricola.
2. Per la finalità di cui al comma 1 è istituito presso la Giunta regionale l’elenco
delle fattorie didattiche ed è adottato un marchio di riconoscimento.
3. La Giunta regionale, sentito il parere della competente commissione consiliare,
definisce le modalità di tenuta dell’elenco, i requisiti necessari per l’iscrizione e le
caratteristiche del marchio di riconoscimento utilizzabile dai soggetti iscritti nel
medesimo elenco.
22
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia: uno sguardo legislativo
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M. Besana
Le fattorie didattiche
Il progetto Fattorie Didattiche è nato in Regione Lombardia nel 2001 nell’ambito
dei progetti di Educazione alimentare.
Le Fattorie Didattiche della Lombardia sono Aziende Agricole e/o
Agrituristiche impegnate nell’educazione del pubblico (bambini e adulti) e, in
particolare, nell’accoglienza di gruppi nell’ambito delle attività scolastiche ed
extrascolastiche.
Alcuni numeri:
– 209 fattorie didattiche.
– 92 aziende: Giornata delle Fattorie Didattiche a Porte Aperte 2015 «11 anni».
– 70.000 visitatori alla Giornata delle Fattorie.
Lo sviluppo delle fattorie didattiche in Regione Lombardia è avvenuto molto
velocemente:
– 2004 85 aziende
– 2005 103 aziende
– 2006 118 aziende
– 2007 150 aziende
– 2010 178 aziende
– 2011 184 aziende
– 2013 197 aziende
– 2014 203 aziende
– 2015 209 aziende
– 2017 208 AZIENDE
L’attività educativo/formativa proposta, in stretta relazione con il contesto
aziendale, è strettamente connessa a quella agricola, che rimane l’attività principale,
così come stabilito nel Decreto Dirigente di Unità Organizzativa n. 4209 del 16
maggio 2012, Nuove disposizioni in materia di fabbisogni medi di manodopera
per il settore agricolo lombardo: aggiornamento della tabella regionale di cui al
D.D.U.O. n. 15339 del 6 dicembre 2007.
Le Fattorie Didattiche, prima di ogni visita di una scuola, concordano con i
docenti il programma da realizzare con la classe e gli obiettivi educativi. Gli agricoltori
si dichiarano disponibili ad interventi in classe, prima e successivamente alla
visita, se propedeutici ai programmi proposti. Essi si impegnano:
– a fornire informazioni sull’abbigliamento necessario alla visita in ragione della
stagionalità, delle condizioni atmosferiche e delle attività proposte;
– a fornire informazioni precise per raggiungere l’azienda, specificando se è
facilmente raggiungibile da un pullman e se vi sono spazi adeguati, in azienda
24
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia: uno sguardo legislativo
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M. Besana
26
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia: uno sguardo legislativo
27
M. Besana
importante su cui andare a lavorare. Per questo motivo sono stati attivati dei
percorsi di ricerca -intervento, che hanno coinvolto insegnanti ed operatori delle
fattorie didattiche lombarde.
Le associazioni hanno avuto un ruolo fondamentale per affrontare tutti gli
aspetti di ordine pratico e giuridico del progetto, apportando il punto di vista
degli agricoltori.
Il progetto Fattorie Didattiche è un caso perché è stato il primo progetto su cui
le associazioni, in genere di opinioni diverse, hanno trovato un’unione d’intenti,
portando ad un clima di piena condivisione e collaborazione.
Il Piano di educazione alimentare è stato concordato con ERSAF (Ente
Regionale per i Servizi all’Agricoltura ed alle Foreste), attraverso diverse
iniziative (Convegno Per una cultura dell’alimentazione, Giornata a porte aperte,
Buonalombardia, Guida, Nuovi materiali per le fattorie da dare agli insegnanti,
E-book Le agri avventure del topino pino, La fattoria didattica). Questo percorso è
stato sostenuto dalla collaborazione con l’Università Bicocca e l’Ufficio Scolastico
della Lombardia.
Le Linee Guida per l’educazione alimentare approvate dalla Giunta con D.g.r.
423/2010, che hanno sempre ispirato le scelte progettuali regionali, hanno come
obiettivi:
1. promuovere la conoscenza e l’importanza dell’agricoltura e più precisamente
del sistema agroalimentare attraverso la comprensione delle relazioni esistenti
tra sistemi produttivi, consumi alimentari e sostenibilità e salvaguardia
dell’ambiente;
2. favorire il conoscere e il saper riconoscere i prodotti agroalimentari di qualità,
ottenuti secondo disciplinari di produzione legati alla tradizione e alla cultura
del territorio rurale secondo metodologie rispettose dell’ambiente;
3. favorire l’adozione di corretti comportamenti alimentari e nutrizionali attraverso
chiari punti guida: mangiare bene e in modo variato, non trascurare alcun
nutriente, favorire il movimento e l’attività fisica;
4. promuovere l’interdisciplinarietà dell’educazione alimentare, informando
sugli aspetti storici, culturali, antropologici che possono coinvolgere tutta la
comunità educativa, nell’ottica di Expo 2015;
5. promuovere l’educazione al gusto.
La gita in fattoria non deve rappresentare un’esperienza ‘mordi e fuggi’. Per questo
si è cercato di aiutare bambini, educatori e insegnanti ad orientare il lavoro con le
fattorie didattiche a partire dalla progettazione di percorsi flessibili e differenziati
in modo che i bambini potessero partecipare attivamente con uno spirito di
scoperta. I bambini sono stati sollecitati a raccogliere le prime informazioni per
orientarsi in questo nuovo mondo e a stabilire positivi contatti con le figure che li
28
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia: uno sguardo legislativo
Le fattorie sociali
La fattoria sociale è una realtà frutto di esperienze che nascono spontaneamente
sul territorio, in modo diverso le une dalle altre, ma unite dalla capacità di
valorizzare le risorse agricole ai fini di inclusione e di coesione sociale. I tentativi
fatti negli ultimi anni da Regione Lombardia sono stati quelli di regolamentare
realtà che avevano un radicamento storico-sociale sul territorio lombardo fin
dagli anni Settanta: è stato un percorso lungo e ad oggi non ancora concluso.
Vediamo insieme alcuni riferimenti legislativi.
La Legge regionale n. 25 del 28 dicembre 2011, Modifiche alla Legge
regionale n. 31 del 5 dicembre 2008 (Testo unico delle Leggi regionali in materia
di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale e disposizioni in materia di riordino
di consorzi di bonifica) modifica il Testo unico delle Leggi regionali in materia
di agricoltura con l’inserimento dell’articolo 8 bis. Parallelamente viene avviato
un percorso di ricognizione delle Fattorie Sociali nel territorio lombardo (2012)
che si pone l’obiettivo di definire i requisiti delle Fattorie sociali e della figura
professionale dell’agricoltore sociale.
La Legge regionale n. 31/2008 all’articolo 8 bis (Promozione dell’Agricoltura
sociale), dichiara:
La Regione promuove le fattorie sociali quali soggetti che svolgono, anche in forma
associata, le attività di cui all’articolo 2135 del Codice civile e che forniscono
in modo continuativo, oltre all’attività agricola, attività sociali finalizzate alla
coesione sociale, favorendo percorsi terapeutici, riabilitativi e di cura, sostenendo
l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio
di marginalizzazione, realizzando attività di natura ricreativa e socializzante per
l’infanzia e gli anziani. Tali attività, che sono svolte nel rispetto delle normative
di settore da soggetti in possesso di adeguata professionalità, hanno carattere di
complementarietà rispetto all’attività agricola che è prevalente [...]
2. I soggetti di cui al comma 1 collaborano in modo integrato con le istituzioni
pubbliche e con gli altri soggetti del terzo settore.
29
M. Besana
30
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia: uno sguardo legislativo
dalle Cooperative sociali di cui alla Legge 8 novembre 1991, n. 381, nei limiti
fissati dal comma 4 del presente articolo, dirette a realizzare:
a) inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori
svantaggiati, definiti ai sensi dell’articolo 2, numeri 3) e 4), del regolamento
(UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, di persone
svantaggiate di cui all’articolo 4 della Legge 8 novembre 1991, n. 381, e
successive modificazioni, e di minori in età lavorativa inseriti in progetti di
riabilitazione e sostegno sociale;
b) prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante
l’utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell’agricoltura per
promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e
di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per
la vita quotidiana [...].
La Legge regionale n. 35 del 12 dicembre 2017, Disposizioni in materia
di Agricoltura sociale, individua finalità e obiettivi dell’Agricoltura sociale,
definizione di Agricoltura sociale e fattoria sociale, profilo degli operatori (l’attività
può essere esercitata, oltre che dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135
del Codice civile, anche dalle Cooperative sociali di cui alla Legge n. 381 dell’8
novembre 1991, il cui fatturato derivante dall’esercizio delle attività agricole
svolte sia prevalente), modalità operative, istituzione dell’Osservatorio regionale
Agricoltura sociale, registro e rete delle Fattorie sociali, misure di sostegno,
interventi pubblici, clausola valutativa.
Il marchio di Fattoria sociale è:
31
M. Besana
– settore ufficio;
– settore pulizie e manutenzioni...
Gli strumenti contrattuali per effettuare un inserimento lavorativo sono:
– Assunzione in qualità di soggetto svantaggiato a tempo determinato.
– Borsa lavoro, tirocinio formativo, progetti occupazionali e risocializzanti.
Promuovere una agricoltura senza barriere persegue tre finalità: sviluppare la
collaborazione tra il mondo agricolo organizzato e la vasta galassia del terzo
settore; realizzare percorsi terapeutici, riabilitativi e di integrazione sociale di
persone disabili mediante la valorizzazione delle risorse agricole e ambientali;
promuovere le fattorie sociali come risposta sociale ai differenti disagi.
L’Agricoltura sociale diviene una opportunità per garantire alle persone
esperienze professionalizzanti sia in ambito agricolo, sia in altri settori. È, infatti,
una occasione per provare la propria autonomia in un contesto protetto, che
permette di migliorare la propria capacità di tenuta, di scelta e di impegno.
È, infatti, da considerare che l’inserimento di persone disabili in un’attività
lavorativa e/o socio lavorativa rappresenta non solo un netto miglioramento della
qualità della vita, ma anche il raggiungimento di uno scopo nella vita. Andare a
lavorare in una fattoria deve però interessare, attivare le motivazioni della persona,
accrescere il suo benessere fisico e psicologico; se ciò non avviene è meglio scegliere
un’altra opportunità lavorativa.
In agricoltura è possibile sperimentare per la persona una relazione diretta
ed immediata tra azione ed effetto. Le categorie di spazio, tempo e causa sono
sperimentabili, vicine all’esperienza diretta e ai sensi della persona e quindi capaci
di ‘dare senso’: il fatto che una pianta si secchi o un animale possa soffrire perché
non è stato accudito, permette alla persona disabile e/o svantaggiata di acquisire
un grande senso di responsabilità e la percezione di diventare indispensabili
per qualche cosa, riconquistando la propria autostima. Inoltre, la maggioranza
delle realtà agro-sociali produce a Km 0, promuovendo il rapporto fra prodotto
di qualità e valore etico e impattando sulla popolazione del territorio in forma
diretta. Il contatto diretto fra produttore e consumatore è un valore aggiunto, che
implica il rispetto di ben definiti standard gestionali e produttivi.
Il lavoro nella serra e nei campi è più adatto a persone con una buona capacità
di deambulazione, mentre le fasi di trasformazione del prodotto possono essere
svolte da coloro con una mobilità limitata.
Una agricoltura senza barriere coniuga insieme gli aspetti della integrazione
sociale con quelli della riabilitazione sul versante educativo, infatti permette di
ipotizzare da una parte programmi individualizzati tendenti allo sviluppo delle
capacità personali, la relazione e la socializzazione, dall’altro sperimenta forme di
inserimento lavorativo, nel settore agricolo.
32
Fattorie didattiche e fattorie sociali in Lombardia: uno sguardo legislativo
2
Biazzi M., Attività assistita con l’asino in fattoria: opportunità per una nuova, sana ed equili-
brata relazione fra esseri viventi e Ricci V., Educare alla relazione uomo-animale-natura. Attività
assistite con gli animali in fattoria, Master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli
animali, elaborati finali, a.a. 2016-2017, relatore Mariateresa Besana.
33
Verso l’impresa comune della sostenibilità
tra ambiente e educazione
Cristina Birbes1
1
Ricercatrice in Pedagogia Generale e Sociale, Docente di Pedagogia dell’ambiente
Università Cattolica del Sacro Cuore.
35
C. Birbes
36
Verso l’impresa comune della sostenibilità tra ambiente e educazione
Negli anni Novanta del secolo scorso vedono la luce numerose conferenze
relative all’educazione, intesa come elemento indispensabile di crescita personale
e sociale. In questi termini, l’idea di educazione che si profila non può che essere
un processo nell’ambiente, con l’ambiente, per l’ambiente (Malavasi, 2003). “Ciò
che si profila determinante è allora coltivare un’idea differente di educazione, per
comprendere in primo luogo che tutta l’educazione è educazione ambientale”
(Mortari, 2001, p. 241).
L’educazione chiama in causa l’ambiente nella sua complessità. Il termine
ambiente deriva dal latino ambìre (andare intorno, circondare, cingere). In francese
si utilizza il sostantivo milieu che significa centro, cuore, mentre in tedesco con
umwelt si intende letteralmente ‘mondo intorno’ (Salomone, 2004, p. 53); molto
diffusa è oggi la declinazione inglese environment.
L’ambiente è dunque tutto ciò che ci circonda, che sta attorno a noi, e il
‘cingere’ rievoca alla mente un gesto protettivo, un caldo abbraccio. Ma l’ambiente
è anche ciò che sta dentro di noi, il cuore stesso della vita (Birbes, 2016).
Raffaella Semeraro definiva l’ambiente come “l’insieme delle entità e agenti
che caratterizzano la totalità dei fenomeni fisici e di quelli propri degli organismi
viventi. I primi vengono definiti fattori abiotici, i secondi fattori biotici”
(Semeraro, 1988, p. 11). Si comprende così come l’ambiente sia un sistema
complesso in cui esseri non viventi (abiotici) e viventi (biotici) interagiscono fra
di loro in un rapporto di circolarità e influenza reciproca.
Il termine in questione è ampio, un concetto polisemico che comprende una
‘totalità’ la quale non può essere letta solo in chiave diacronica, ma necessita anche
di un livello di analisi sincronico.
Semeraro afferma che vi è un mondo abiotico (denominato ambiente fisico o
esogeno) formato da quei fattori fisici (suolo, acqua, clima...) determinanti per lo
sviluppo della vita. Accanto ad esso vi è però anche un mondo biotico, l’ambiente
naturale (o endogeno), comprendente la vegetazione, gli animali, gli uomini che,
con il loro impatto, modificano necessariamente l’ambiente fisico. Si delinea così
quello che Semeraro denomina ambiente tecnico e costruito, in quanto derivante
dall’azione umana, frutto delle trasformazioni, del lavoro e dell’utilizzo di risorse.
Ma le persone, per costruire qualcosa, devono comunicare, scambiarsi pareri e
opinioni, condividere significati, che fanno dell’uomo un ‘abitatore’ dell’ambiente
sociale. La suddivisione non è in realtà rigida ma sostanzialmente convenzionale
poiché, fra le tipologie di ambiente sopra elencate non c’è separazione ma
correlazione ed interazione: l’uno incorpora l’altro ed ogni elemento è collegato
(Bronfenbrenner, 1979/1986).
I disastri ambientali della seconda metà del Novecento hanno costretto l’uomo
a ri-pensare il suo rapporto con il mondo circostante, a riflettere sul fatto che,
37
C. Birbes
quel caldo abbraccio che la madre terra offre generosamente ai suoi figli, richiede
cura e amore perché, in caso contrario, può tramutarsi in una morsa stretta e
soffocante.
Si deve riconoscere che il patrimonio ambientale appartiene a tutti, non solo
alla singola persona e, in quanto tale, l’uomo “ha il dovere solenne di proteggere
e migliorare l’ambiente per le generazioni presenti e future” (Conferenza di
Stoccolma, 1972).
Un secondo emblema concettuale imprescindibile nel parlare di sostenibilità
è l’educazione.
Con tale termine si intende “un processo di nutrizione, di allevamento, di
coltivazione. Tutte queste parole significano che esso implica attenzione alle
condizioni della crescita. Parliamo anche di allevare, far crescere, tirare su”
(Dewey, 1916/2004, p. 11).
Il sostantivo, etimologicamente, presenta una doppia valenza terminologica,
riconducibile a due verbi latini: ēducāre, con il significato di allevare, alimentare,
nutrire, curare, produrre, far crescere, istruire, formare; ēdūcere nel senso del trarre
fuori, estrarre, far uscire, condurre fuori, generare, dare alla luce.
In entrambi i casi l’educazione è intesa come un processo generativo, formativo
e trasformativo che, in quanto tale, richiede necessariamente la mediazione di un
agente il quale deve aiutare l’educando a manifestare le sue potenzialità interiori
perché, se “si interviene nello sviluppo delle piante con la coltivazione, in quello
degli uomini (si interviene) con l’educazione” (Rousseau, 1762).
Sul concetto di educazione non si può non far riferimento, tra gli altri, a
Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) la cui concezione di fondo è lo
sviluppo naturale e istintuale dell’uomo che, per natura, è essenzialmente buono,
predisposto al bene, alla solidarietà, e all’accoglienza di Dio. Lo sviluppo naturale
dell’uomo si determina anzitutto in famiglia, primo luogo educativo in cui il
bambino, attraverso le sue esperienze, comincia a sperimentare l’idea di amore e
a costruire la sua personalità. Il concetto di educazione è, secondo il pedagogista
svizzero, strettamente correlato a quello di esperienza; si profila quindi l’idea
di un itinerario educativo non sommativo (semplice accostamento di eventi
separati) ma costruttivo (percorso unitario che attraversa permanentemente la
vita del soggetto). Pestalozzi giunge infatti a conclusione che, sebbene la scuola
e la famiglia siano i luoghi per eccellenza deputati all’educazione, il processo
educativo in sé non è tuttavia determinato soltanto da organi istituzionali in
quanto, vera fonte educativa, è la vita e, quindi, l’esperienza. Il pedagogista
intende dunque l’educazione nella sua integralità “come idea dello sviluppo
e perfezionamento conforme a natura del cuore umano, dello spirito umano,
38
Verso l’impresa comune della sostenibilità tra ambiente e educazione
39
C. Birbes
2
Nell’ambito di una articolata rassegna pubblicistica, si veda Palmieri F., Il pensiero
sostenibile, Meltemi, Roma, 2003; Lanza A., Lo sviluppo sostenibile, Bologna, Il Mulino, 2002;
Sachs W. (a cura di), The Jo’burg Memo, Memorandum per il summit mondiale sullo sviluppo
sostenibile, EMI, Bologna, 2002; Tiezzi E. – Marchettini N., Che cos’è lo sviluppo sostenibile? Le
basi scientifiche della sostenibilità e i guasti del pensiero unico, Donzelli, Roma, 1999; Nebbia G.,
Lo sviluppo sostenibile, Cultura della Pace, Firenze, 1991.
40
Verso l’impresa comune della sostenibilità tra ambiente e educazione
chiara indicazione sulle azioni da intraprendere per uno futuro equo e sostenibile
nel lungo periodo.
È significativo il fatto che la stessa concezione di sostenibilità sia entrata nel
linguaggio e nel senso comune, rappresentando il segnale di una più profonda
coscienza e sensibilità ecologica. È frequente tuttavia l’abuso di questo termine,
impiegato nei contesti più disparati, distorcendone il significato autentico, che
apre la strada ad un universo valoriale condiviso, quale apertura di sé all’altro.
Una piena educazione alla sostenibilità non può realizzarsi se non attraverso
un’adeguata formazione che accompagni i diversi professionisti sulla via di un
futuro prospero, equo e giusto. Cosa sia la sostenibilità ovvero come possa essere
chiaramente impiegata per avviare trasformazioni socio-economiche significative
è una sfida euristica di lungo termine. Si tratta di un processo di ricerca, di
apprendimento e di esperienza che ha da accompagnare la civiltà umana. Tuttavia
l’inesistenza di una definizione operativa di sostenibilità non impedisce di avviare
azioni formative coerenti. La sostenibilità è portatrice di un cambiamento
paradigmatico che interessa tutti i settori dell’attività umana; si pone come idea
regolativa basata sulla volontà degli esseri umani di riconciliarsi con la natura.
L’educazione ambientale e alla sostenibilità si pone come punto di partenza e
allo stesso tempo traguardo per generare nell’uomo l’amore per la Terra e i suoi
abitanti, vegetali e animali, i suoi elementi viventi e non, le sue caratteristiche, la
sua unicità.
La sfida primaria di questo secolo secondo Fritjof Capra (2014), sarà quella
di imparare a costruire comunità sostenibili, divenendo ‘ecologicamente colti’
o ‘ecocompetenti’. Essere ecologicamente competenti richiede l’acquisizione di
un sapere, un saper fare e un saper essere che riguarda la testa, il cuore, le mani
e lo spirito. L’ambiente ci forma e ci dà forma, ci osserva e ci chiede di essere
custodito e rispettato, impegnando l’uomo ad essere saggio e amorevole abitatore
del pianeta.
Il ‘principio’ di sostenibilità può riscrivere la relazione uomo-ambiente, per
arrivare a costruire un nuovo linguaggio umano di intesa con la natura, in grado
di mostrare la visibile e l’invisibile distruzione dell’equilibrio ambientale e di
recuperare il rispetto reciproco tra le attività umane e le dinamiche della biosfera.
La cultura della sostenibilità è una cultura dell’agire comune. Essa deve educare
a percepire l’ambiente come bene di tutti, patrimonio di valori, di benessere e di
bellezza.
L’educazione, nella prospettiva della sostenibilità, può, consentire di scoprire e
comprendere le interdipendenze che contraddistinguono il domani dell’uomo sul
pianeta; di acquisire le categorie del cambiamento, della transizione e del rischio
che contrassegnano il nostro tempo; di aprire la strada ad una partecipazione
41
C. Birbes
Bibliografia
Alves R., A escola com que sempre sonhei sem imaginar que pudesse existir, Papirus,
Campinas (São Paulo), 2001 (trad. it. La scuola che ho sempre sognato: senza
immaginare che potesse esistere, EMI, Bologna, 2003).
Birbes C., Custodire lo sviluppo, coltivare l’educazione, PensaMultimedia, Lecce-Ro-
vato, 2016.
Bronfenbrenner U., The ecology of Human development, Harvard University Press,
Cambridge, 1979 (trad. it. Ecologia dello sviluppo umano, il Mulino, Bologna,
1986).
Calvani A., Manuale di tecnologia dell’educazione. Orientamenti e prospettive, ETS,
Milano, 1995.
Capra F., The Systems View of Life: A Unifying Vision, Cambridge University Press,
Cambridge, 2014.
De Sanctis L., In giardino e nell’orto con Maria Montessori, Fefé Editore, Roma,
2010.
Dewey J., Democracy and Education, Simon & Schuster, New York, 1916 (trad.
it. Democrazia e educazione, Sansoni, Milano, 2004).
Durostanti F. – De Santis C. – Orefice G. – Paolini S. – Rizzuto M., Agrianidi,
agriasili e asili nel bosco, Aam Terra Nuova, Firenze, 2016.
Fröbel F., Die Menschenerziehung, die Erziehungs Unterrichts-und Lehrkunst,
Verlag, Keilhau, 1826 (trad. it. L’educazione dell’uomo, Carlo Signorelli Editore,
Milano, 1951).
Iavarone M.L. – Malavasi P. – Orefice P. – Pinto Minerva F. (a cura di).
Pedagogia dell’ambiente 2017. Tra sviluppo umano e responsabilità sociale, Pensa
Multimedia, Lecce-Rovato, 2017.
Lanza A., Lo sviluppo sostenibile, il Mulino, Bologna, 2002.
Malavasi P. (a cura di), Per abitare la Terra, un’educazione sostenibile, I.S.U.
Università Cattolica, Milano, 2003.
Marchesini R., Natura e pedagogia, Theoria, Roma, 1996.
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Mortari L., Per una pedagogia ecologica, La Nuova Italia, Firenze, 2001.
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Palmieri F., Il pensiero sostenibile, Meltemi, Roma, 2003.
Pati L., L’educazione nella comunità locale, La Scuola, Brescia, 1990.
42
Verso l’impresa comune della sostenibilità tra ambiente e educazione
43
Educazione al consumo e sapere pedagogico
Sara Bornatici1
1
Assegnista di ricerca, Università Cattolica del Sacro Cuore.
45
S. Bornatici
2
Tra i numerosi contributi che hanno animato il dibattito sui consumi, si segnalano Fabris
G., La società post-crescita. Consumi e stili di vita, Egea, Roma, 2010; Secondulfo D., Sociologia
dei consumi e della cultura materiale, FrancoAngeli, Milano, 2012; Stramaglia M. (a cura di),
Pop pedagogia. L’educazione post moderna tra simboli, merci, consumi, PensaMultimedia, Lecce-
Brescia, 2012; Parricchi M., Educazione al consumo. Per una pedagogia del benessere. Franco
Angeli, Milano, 2015.
46
Educazione al consumo e sapere pedagogico
dai produttori sulla base di caratteristiche intrinseche del prodotto, sono rese
complesse dalla dinamica delle pratiche di consumo e dalla mobilità crescente
degli acquirenti, sempre meno fedeli alla marca.
La natura paradossale del consumo fa sì che da un lato esso sia considerato
quale un atto capace di realizzare pienamente desideri della persona e di dare
luogo a processi di socializzazione, dall’altro rechi in sé un’idea negativa di eccesso
e di spreco (Codeluppi, 2014). Nel consumare la persona esprime liberamente
le proprie capacità creative ma manifesta allo stesso tempo la dipendenza dalle
merci.
La continua introduzione sul mercato di nuovi prodotti, sempre più
performanti, l’eccessiva attenzione riservata alla modalità con cui il prodotto stesso
è presentato, può ingannare il consumatore qualora questi non sia stato educato
ad una scelta e implementazione critica dei prodotti, che sappia guardare alla
sostanza e alla necessità ed utilità reale del prodotto stesso, di là della confezione
o del messaggio pubblicitario che lo accompagna.
47
S. Bornatici
48
Educazione al consumo e sapere pedagogico
basare il rapporto con il consumatore, che non è più semplice spettatore ma parte
attiva di un ampio processo che ha al centro la persona. A partire dalla crisi
finanziaria del 2009 anche molte istituzioni internazionali mostrano di accettare
la grande sfida del Green New Deal; l’Unione Europea da diverso tempo percorre
la strada dello sviluppo ecosostenibile e chiede agli Stati membri di “sviluppare
un’economia sostenibile, responsabile e competitiva, di generare nuovi vantaggi
attraverso un adeguato rispetto per l’ambiente e [...] la creazione di nuove
modalità di produzione e consumo” (Vischi, 2017, p. 120).
49
S. Bornatici
50
Educazione al consumo e sapere pedagogico
51
S. Bornatici
52
Educazione al consumo e sapere pedagogico
Bibliografia
Arendt H., Vita activa. The uman condition, University of Chicago Press, Chicago,
1958 (trad. it. La condizione umana, Bompiani, Milano, 1998).
Augé M., Pour une anthropologie des mondes contemporains, Flammarion, Paris,
2010.
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(trad. it. Esperienza e educazione, La Nuova Italia, Firenze, 1996).
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Malavasi P., Verso una pedagogia dell’impresa. Creativa, libera, partecipativa, solidale
in Alessandrini G. (a cura di), Atlante di pedagogia del lavoro, Franco Angeli,
Milano, 2017, pp. 115-128.
Malavasi P., Expo education Milano 2015. La Città fertile, Vita e Pensiero, Milano,
2013.
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Cortina, Milano, 2015.
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Rossi B., Intersoggettività e educazione, La Scuola, Brescia, 1992.
53
S. Bornatici
54
Formazione umana e imprenditorialità sostenibile.
Responsabilità sociale e sviluppo del territorio
Alessandra Vischi1
Sostenibilità, educazione
La gravità dei problemi ambientali e i mutamenti profondi dettati dalla svolta
ecologica chiamano in causa il ‘concetto di sviluppo sostenibile’ poiché “è in gioco
non soltanto il rapporto costi/benefici delle azioni compiute dagli individui sui
contesti sociali e naturali, ma, in modo radicale, la centralità delle persone nel
realizzare presente e futuro della vita sulla terra, nel concepire il loro diritto a un
rapporto in armonia con la natura; è in discussione la responsabilità morale a
un’educazione integrale nel cerchio della creazione, di fronte alla possibilità della
catastrofe” (Malavasi, 2017, p. 19).
La crisi ecologica, che è uno di quei temi attraverso cui oggi si evidenziano
emblematiche contraddizioni della società in cui viviamo, sollecita la pedagogia
a riflettere sul rapporto tra educabilità e tecnologia, economia e diritto, giovani
e futuro del pianeta, comportamenti responsabili e innovazione. “Lo scossone
all’intera biosfera, assestato negli ultimi cento anni, ha mutato il clima, distrutto
irreparabilmente l’equilibrio naturale originario del pianeta, provocato patologie
nell’universo umano, animale e vegetale, reso invivibili porzioni consistenti
della terra” (Gennari, 2003, p. 17). La rapacità dello sfruttamento delle risorse
naturali chiama in causa il mondo della politica, dell’economia, della cultura, ma
soprattutto quello dell’educazione. “Il futuro del pianeta è quello dell’umanità e
della qualità del nostro vivere insieme: tutto questo o si costruisce nella coscienza
delle persone, o non si costruisce affatto” (Bignardi, 2008, p. 6).
Il discorso pedagogico, nell’indagare le possibilità educative lungo tutto
l’arco della vita, sottolinea la necessità di analizzare in modo multidisciplinare le
questioni attuali per addivenire a progettualità formative rivolte ad uno sviluppo
umano integrale. La rilevanza etico-educativa della nozione di sostenibilità si pone
come luogo ermeneutico per provocare la consapevolezza critica della pedagogia,
1
Professore associato di Pedagogia generale e sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore.
55
A.Vischi
2
Il quinto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni
Unite conferma il cambiamento climatico: la temperatura media sulla superficie terrestre
è aumentata di circa 0.6 °C nell’ultimo secolo (http://www.ipcc.ch/). Alla “Conferenza sul
clima di Parigi COP-21” quasi 200 Paesi, nel dicembre 2015, hanno siglato il cosiddetto
‘Paris Agreement’ che rappresenta un passaggio significativo dal punto di vista diplomatico e
sancisce l’impegno da parte dei governi di riuscire, grazie alle azioni intraprese da ciascuno, a
contenere l’incremento della temperatura “al di sotto dei +2ºC” fino alla fine del secolo attuale
(https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_en).
56
Formazione umana e imprenditorialità sostenibile. Responsabilità sociale e sviluppo del territorio
57
A.Vischi
58
Formazione umana e imprenditorialità sostenibile. Responsabilità sociale e sviluppo del territorio
3
Si vedano, in modo emblematico, Carroll A.B., A tree-dimensional model of Corporate
Social Performance, Academy of Management Review, 4, 1979, pp. 497-505.; Davis K., Can
business afford to ignore social responsibilities?, California Management Review, 2, 1960, pp. 65-
73; Frederick W.C., The Growing Concern Over Business Responsibility, California Management
Review, Summer, 1960, pp. 54-61; Malavasi P. (a cura di), L’impresa della sostenibilità. Tra
pedagogia dell’ambiente e responsabilità sociale, Vita e Pensiero, Milano, 2007; Molteni M.,
Responsabilità sociale d’impresa e performance d’impresa. Per una sintesi socio-competitiva, Vita
e Pensiero, Milano, 2004; Moon J., Corporate Social Responsibility, Oxford University Press,
Oxford, 2014; Onida P., Economicità, socialità ed efficienza nell’amministrazione dell’impresa,
Rivista Italiana di Ragioneria, marzo-aprile 1961, pp. 3-16; Porter M. – Kramer M.R.,
Strategia e società: il punto d’incontro tra il vantaggio competitivo e la CSR, Harvard Business
Review-Italia, 1/2, 2007, pp. 1-18; Sacconi L. (a cura di), Guida critica alla responsabilità
sociale e al governo d’impresa, Bancaria, Roma, 2006; Tokoro N., Stakeholders and Corporate
Social Responsibility (CSR): A New Perspective on the Structure of Relationship, Asian Business
& Management, 6, 2007, pp. 143-162; Vischi A., Riflessione pedagogica e culture d’impresa.
Tra responsabilità sociale e progettualità formativa, Vita e Pensiero, Milano, 2011; Walton C.C.,
Corporate social responsibilities, Wadmorth, Belmont, 1967.
59
A.Vischi
4
Cfr. tra gli altri: Fleming P. – Jones M.T., The End of Corporate Social Responsibility: Crisis &
Critique, Sage, London, 2012; Krane A. – Matten D. – Spence L.J., Corporate Social Responsibility:
Readings and Cases in Global Context, Routledge, London, 2014; Malavasi P. (a cura di), L’impresa
della sostenibilità. Tra pedagogia dell’ambiente e responsabilità sociale, Vita e Pensiero, Milano, 2007;
Moon J., Corporate Social Responsibility, Oxford University Press, Oxford, 2014.
5
Gli studiosi “considerano il nuovo consumatore come un fattore positivo di cambiamento
verso un sistema più equilibrato, che possa tener conto di tutti i protagonisti e di tutte le istanze,
non solo economiche ma anche sociali, che questo nuovo individuo nella sua complessità
e consapevolezza ricerca ed esige dai protagonisti del mondo dell’impresa” in Ferrari L. –
Ruotolo M. – Vigliani R., Da Target a Partner, ISEDI, Torino, 2006, p. 308.
60
Formazione umana e imprenditorialità sostenibile. Responsabilità sociale e sviluppo del territorio
6
Cfr. la direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre
2014 recante modifica della direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione di
informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune
imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni, in <http://eur-lex.europa.eu/legal-content/
IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32014L0095&from=ITdirettiva Ue 95/2014>.
61
A.Vischi
materiali sia ‘intangibili’, favorisce processi sociali per l’integrazione delle differenze,
promuove l’autenticità della crescita.
La sfida al miglioramento generale delle condizioni di vita ed alla formazione
di rapporti equi e solidali esige una razionalità del noi; “se si pone la scelta per
cui un fine di benessere, di potere, di utilità, può essere realizzato solo a costo
dell’integrità personale, allora tal fine deve restare irrealizzato. Perché si vedrà che
la salvaguardia dell’essenziale torna a vantaggio anche dell’utilità; mentre, se ciò
che sta a fondamento viene tradito, esso si vendica di tutto, anche del benessere”
(Guardini, 2001, p. 817).
Scegliere la responsabilità sociale può favorire lo sviluppo sociale e del territorio;
la possibilità di implementare il miglioramento degli standard di sostenibilità per
un’impresa è connessa con una solida base scientifica, con una cultura consapevole e
specifica del territorio di origine. I benefici delle scelte green si potranno tradurre in
nuove opportunità di valorizzazione dei servizi proposti, dei prodotti e dei territori
connessi, producendo altresì inedite possibilità formative e di lavoro soprattutto
per i giovani.
L’importanza del luogo di appartenenza, di un territorio vissuto e connesso con
l’abitare rappresenta un contesto generativo in termini di risorse umane, economiche
ed ambientali, che non può non essere assunto dal discorso pedagogico, nella
prospettiva di dar vita a possibilità progettuali di sviluppo.
Nell’espressione territorio, Luigi Pati (1996) ravvisa tre differenti accezioni: la
prima è di tipo giuridico-costituzionale e si riferisce al contesto geografico su cui lo
stato esercita i propri poteri; la seconda trova riferimento nell’antropologia culturale,
la quale designa il territorio come area spaziale caratterizzata da elementi geografici
ma anche culturali, ovvero qualitativi; la terza accezione si rifà alle prime due,
ampliandole ulteriormente di significato, ravvisando nel concetto in questione lo
spazio fisico ed interumano in cui, con intenzionalità, ci si preoccupa d’incrementare
il processo di formazione individuale e collettivo. Il territorio “interviene in maniera
forte nell’orientare la vita personale e comunitaria, [...] influendo sull’andamento
dei rapporti dell’uomo con l’uomo e perciò agevolandoli o limitandoli”. In tale
prospettiva il discorso pedagogico tende a “sollecitare la modificazione del territorio
in comunità educante” (Pati, 1996, p. 122).
Valorizzare un territorio richiama la conoscenza delle specificità dei luoghi e
della cultura locale, quale espressione dell’interazione sociale svoltasi nel tempo, in
un processo trasformativo continuo tra passato e presente.
Dare valore alle risorse territoriali locali implica un’attenta riflessione relativa
alle modalità produttive e di consumo eticamente corretti, volti alla promozione
di un cambiamento degli stili di vita, guidati da una condivisa cultura della
sostenibilità, al cui sviluppo tutti sono invitati a partecipare al fine di promuovere,
62
Formazione umana e imprenditorialità sostenibile. Responsabilità sociale e sviluppo del territorio
realizzare e costruire sinergie territoriali per una responsabilità sociale che diviene
corresponsabilità sociale, fare rete nella prospettiva del bene comune.
Determinare linee progettuali comuni di sostenibilità sociale, ambientale ed
economica coinvolgendo le realtà imprenditoriali, associative e l’intera cittadinanza,
comporta affrontare le diverse questioni attinenti alla sostenibilità considerando
la specificità territoriale, economica, sociale e politica, senza prescindere da
un’intenzionale tensione pedagogica; anche perché “l’esperienza sino ad oggi
acquisita spinge ad asserire che non è sufficiente il generico richiamo all’educazione
per addurre un nuovo assetto di convivenza. [...] Occorre, anche e soprattutto, dare
consistenza pedagogica alle intenzioni per trarre orientamenti programmatici nuovi.
In caso contrario, il territorio si rafforzerà nelle sue caratteristiche impersonali,
gerarchiche omologanti, vanificando qualsiasi tentativo d’innovazione e di
corresponsabilità sociale nella soluzione dei problemi dettati dalla civile convivenza”
(Pati, 1996, pp. 304-305).
Lo scopo fondamentale di una progettualità per la cura del territorio è la
valorizzazione di ogni risorsa, promuovere la collaborazione e la partecipazione
per costruire, insieme, un patto di fiducia, tra produzione responsabile e consumo
consapevole, verso una società più sostenibile.
Bibliografia
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Bertagna G., Lavoro e formazione dei giovani, La Scuola, Brescia, 2011.
Bignardi P., Prefazione, in Malavasi P., Pedagogia verde. Educare tra ecologia
dell’ambiente ed ecologia umana, La Scuola, Bologna, 2008, pp. 5-6.
Birbes C., Custodire lo sviluppo, coltivare l’educazione. Tra pedagogia dell’ambiente ed
ecologia integrale, PensaMultimedia, Lecce-Brescia, 2016.
Bornatici S., Tra riflessione pedagogica e green marketing. Educazione, consumi,
sostenibilità, Vita e Pensiero, Milano, 2012.
Bowen H.R., Social responsibilities of the businessman, Harper & Row, New York,
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Cerana N., Comunicare la responsabilità sociale, Franco Angeli, Milano, 2004.
Commission of the European Communities, Green Paper. Promoting a European
Framework for Corporate Social Responsibility, 2011 (Retrieved May, 25, 2018
from <file:///C:/Users/asa/Downloads/DOC-01-9_EN.pdf>).
Commissione Europea, Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero
rifiuti, 2014 (Retrieved May, 25, 2018 from <http://eur-lex.europa.eu/legal-
content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52014DC0398R(01)>).
63
A.Vischi
64
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
Alessandra Vischi1, Marta Caporale2 e Martino Iori3
1
Professore associato di Pedagogia generale e sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore.
2
Educatore professionale.
3
Educatore professionale.
65
A. Vischi, M. Caporale, M. Iori
66
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
67
A. Vischi, M. Caporale, M. Iori
Premessa
I tratti caratteristici delle esperienze di Agricoltura sociale, i valori su cui si fondano
e le potenzialità in esse contenute, esposti nella prima parte del presente elaborato
senza pretesa di esaustività, conducono questo lavoro di ricerca ad individuare
una proposta progettuale in cui venga praticata l’Agricoltura sociale che preveda
il coinvolgimento degli animali non di tipo zootecnico, ma nell’ottica degli IAA.
Ritengo che le possibilità esistano e vadano valorizzate in tale direzione al fine di
garantire da un lato le finalità sociali a cui l’Agricoltura sociale mira, dall’altro
l’approccio non utilitaristico nei confronti dell’animale che connota le esperienze
di IAA.
Finalità
Questo progetto mira a fornire ai destinatari la possibilità di fare esperienza della
relazione con l’asino in un contesto naturale e connotato dalla presenza di una
realtà che si fonda sull’agricoltura. L’interazione con l’asino può portare tutta una
serie di benefici che afferiscono alla sfera motoria, sensoriale, cognitiva, emotiva,
sociale, a seconda di come essa venga declinata e degli scopi che si prefigge.
Tuttavia un elemento centrale di ogni attività realizzata in relazione con
l’asino è l’attivazione emozionale: questo tipo di relazione, infatti, consente
l’emergere di numerose emozioni positive – come curiosità, intimità, gioco,
sicurezza, accettazione – e al tempo stesso riduce al minimo le possibilità di
generare emozioni di senso negativo – come paura, imprevedibilità, rabbia –; tale
caratteristica peculiare della relazione con l’asino apre l’opportunità di agire sul
benessere delle persone coinvolte.
68
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
Obiettivi
Gli obiettivi a cui mira questo progetto sono correlati da un lato alla presenza
degli animali e alle dimensioni relazionali che essa mette in campo, dall’altro
al contesto in cui tale relazione è inserita, ovvero un agriturismo con annessa
attività agricola e a stretto contatto con gli elementi del mondo naturale; questa
dimensione, infatti, incentiva ed amplifica il contributo beneficiale contenuto
nelle attività mediate dall’asino.
I principali obiettivi sono la promozione del benessere psico-fisico;
l’acquisizione/il mantenimento di autonomie e competenze che possano poi essere
tradotte nella vita quotidiana di ognuno; il miglioramento della coordinazione
motoria, della motricità e della manualità; l’accrescimento della fiducia in se stessi
e nei propri talenti
69
A. Vischi, M. Caporale, M. Iori
attuare iniziative di AAA (Attività Assistita con gli Animali) e di EAA (Educazione
Assistita con gli Animali) dedicate alle persone con disabilità.
Destinatari
I destinatari del progetto sono persone con disabilità; l’intento è di ampliare
successivamente la proposta anche a scuole e famiglie.
Attività
Al fine di realizzare gli obiettivi individuati verrà proposta una serie di attività che
potranno consentire ai destinatari di vivere un’esperienza significativa in grado di
migliorare la qualità della vita di ciascun destinatario.
Le attività comprenderanno la coltivazione dei campi, la vendita dell’uva
prodotta a un consorzio che fa il vino, la gestione della parte agrituristica
ospitando turisti a pranzo o a cena, la cura del bosco. Esse avranno come filo
rosso la presenza dell’asino4.
Prima di presentare concretamente le attività è bene fare un’ultima premessa:
all’interno di questa dimensione rurale non si impone alcuna attività calandola
dall’alto, ma sempre viva è l’attenzione alle necessità/bisogni espressi da un
lato dall’utente, dall’altro dall’asino; infatti, per quanto buoni e virtuosi siano i
propositi che stanno dietro la scelta di una determinata attività, essi verrebbero
snaturati e potrebbero produrre l’effetto opposto se venissero imposti in modo
arbitrario o a tutti indiscriminatamente.
Alla luce di tutto ciò, le attività suggerite per tale progetto sono:
1. Cura e pulizia degli asini (grooming). In tale attività viene proposto alle perso-
ne un primo contatto con gli asini, improntato sulla cura. Questo permette
di stabilire una buona relazione con l’animale, poiché gli si comunica che,
prima di chiedergli qualcosa, ci si prende cura di lui. É possibile, inoltre che,
70
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
attraverso la cura di un altro essere vivente e i suoi risultati, nasca nei fruitori
la volontà di prendersi cura di se stessi. In più, attraverso l’utilizzo delle spaz-
zole, si mira all’acquisizione di nuove micro-competenze cognitive (cos’è una
spazzola, come si usa, dov’è il davanti e il dietro dell’animale) che per alcuni
fruitori possono rivelarsi molto utili. E infine, con questa attività, si lavora
sulla fiducia, che sarà la base necessaria affinché l’asino si lasci spazzolare.
2. Rilassamento e ‘ascolto emotivo’. Con questa attività si mira a fornire una forma
di rilassamento che nasce dall’abbraccio dato all’asino, dall’ascolto del suo re-
spiro, dalla sensazione del suo pelo sulla pelle e del suo odore. Questa attività
è connotata da un’altissima componente sensoriale, che permette a chi non
ha una piena consapevolezza dei sensi di farne esperienza in maniera diretta e
molto coinvolgente. In più essa permette a tutti di entrare in comunicazione
con l’asino attraverso canali che esulano da quello verbale/vocale, come ad
esempio quello emotivo, e risulta particolarmente indicata per quanti abbiano
difficoltà di linguaggio, permettendogli di esprimersi in altre forme, e disturbi
d’ansia o irrequietezza.
3. Percorsi con semplici ostacoli da fare in coppia con l’asino. La creazione di percor-
si da parte dei fruitori -nei limiti del possibile- da percorrere poi in compagnia
dell’asino mette in gioco tutta una serie di competenze cognitive (quanto met-
tere distanti gli ostacoli affinché si possa passare, che forma dare al percorso af-
finché risulti percorribile), poi di coordinazione motoria (tenere la lunghina e
intanto decidere la direzione da prendere, modulare il proprio passo con quel-
lo dell’asino), e infine più prettamente motoria (camminare, girare a destra o
a sinistra, fermarsi e ripartire) che possono essere potenziate in coloro che ne
risultino carenti. In più, di fondamentale importanza torna ad essere qui la
fiducia reciproca che si viene a creare nel rapporto fruitore-asino-conduttore;
sviluppare la capacità di intraprendere questi percorsi, infine, può migliorare
l’autostima del fruitore.
4. Pulizia e gestione dei ricoveri degli asini. Questo tipo di attività si inserisce nuo-
vamente nel concetto di cura, ma è più marcatamente improntata sull’acqui-
sizione di nuove competenze, come l’utilizzo di utensili potenzialmente nuovi
(forca, rastrello, carriola) e la conoscenza dei bisogni primari dell’asino (cosa e
quanto mangia, quanto beve, dove e quanto dorme).
5. Trekking someggiato. Il trekking someggiato da vita a una stretta relazione con
l’asino, che diventa ‘compagno d’escursione’. In questo modo si avrà anche
la possibilità di osservare l’asino in cammino, esplorando allo stesso tempo
l’ambiente naturale circostante. Il trekking, a cui si aggiunge l’aggancio mo-
tivazionale incarnato dall’asino, favorisce ovviamente l’attività motoria. Nel
corso dell’escursione sarà possibile inserire dei percorsi didattici che affronti-
71
A. Vischi, M. Caporale, M. Iori
Valutazione
Al fine di esemplificare gli esiti delle attività saranno predisposti taluni strumenti
che permetteranno all’equipe operativa di avere dei riscontri in merito alle attività
svolte.
Durante le attività sarà possibile fare delle foto o dei filmati, che saranno
in seguito visionati; inoltre verranno utilizzate delle griglie di osservazione, che
consentiranno di inquadrare meglio gli effetti di ogni attività. Al termine di ogni
attività si aggiornerà il diario, in cui si annoteranno eventuali evoluzioni nei
fruitori, progressi o punti di criticità; infine, verrà chiesto ai fruitori (senza alcuna
obbligatorietà) di elaborare un breve scritto o di comporre un disegno sull’attività
svolta e sulla giornata trascorsa in agriturismo.
Conclusione
Da un punto di vista educativo una particolare attenzione va data al lavoro svolto
all’interno di un’azienda agricola che opera nel campo dell’Agricoltura sociale, il
quale si configura come semplice e manuale, il che permette ad un’ampia gamma
di persone di potervi accedere; pone i lavoratori in stretto contatto con elementi
naturali ad alto impatto pedagogico, come la terra, le stagioni, la fatica; permette al
lavoratore di essere sempre in relazione col prodotto del proprio lavoro, dall’inizio
alla fine del processo produttivo; spesso ciò si pratica in spazi ampi ed all’aperto.
Considerando più nello specifico il lavoro con le persone con disabilità, è
opportuno sottolineare che nella maggioranza dei casi tali persone hanno una
scarsa esperienza lavorativa, perciò è importante per loro imparare a lavorare vale
a dire apprendere una serie di comportamenti che devono essere tenuti in un
ambiente lavorativo, come il rispetto degli orari, il senso di responsabilità legato
72
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
alla propria mansione, la gestione delle relazioni interne al gruppo dei colleghi,
un nuovo ruolo da acquisire e via dicendo. Tutti questi elementi, se inseriti in
un contesto adeguatamente strutturato e progettato, possono rivelarsi delle
ottime leve per sviluppare un percorso di crescita personale volto alla scoperta
dei propri talenti e delle proprie inclinazioni. In tale frangente il compito del
terapista o dell’educatore sarà quello di accompagnare la persona con disabilità
a riconoscere le proprie potenzialità e ad investire su queste. È imprescindibile
una progettazione pedagogica per realizzare processi e attività educative volte allo
sviluppo di ogni singola persona, avendo presente i seguenti requisiti: un lavoro
‘vero’ e non simulato con rapporti di lavoro tra pari; la presenza dell’educatore/
terapista è necessaria, almeno in una fase iniziale, per agevolare processi di
autonomia e di assunzione di responsabilità; l’inserimento lavorativo deve mirare
al maggior impiego possibile delle potenzialità della persona, deve essere graduale
e inserito in un più ampio progetto di vita, già concordato, con i servizi e con i
familiari.
I frutti del lavoro, oltre ad una valenza educativa per chi lo svolge, rappresentano
un’occasione per contribuire alla sostenibilità economica di realtà che sono
spesso finanziate con risorse pubbliche, e contribuiscono, attraverso la vendita
degli stessi, ad aumentare le attività di Agricoltura sociale e a farle conoscere sul
territorio stringendo rapporti diretti e duraturi.
Agricoltura sociale, sviluppo umano integrale, sostenibilità.
Premessa
Negli ultimi anni si sono sviluppati in Italia numerosi progetti volti a migliorare e
ampliare la condizione lavorativa e personale degli immigrati presenti sul territorio.
Dopo una prima fase di sperimentazione e rodaggio queste iniziative possono oggi
vantare un’ampia partecipazione e si propongono di ampliare ulteriormente il loro
raggio d’azione. A partire dai presupposti pedagogici e dalle teorie sviluppate in
campo di Agricoltura sociale, questi progetti coinvolgono una parte di immigrati
italiani all’interno di un percorso formativo e di partecipazione in campo agricolo e
di produzione. Ho scelto di presentare due tra le tante pratiche esistenti, con il fine
73
A. Vischi, M. Caporale, M. Iori
di offrire una descrizione su quelli che potrebbero essere obiettivi e modalità da cui
trarre spunto per un’eventuale progettazione in merito.
Destinatari
I destinatari sono giovani migrati in Italia spinti dal mito dell’occidente, dal lavoro,
dal benessere, dalla pace, ma che si trovano presto a fare i conti con una realtà
complessa, a volte ostile. Nel lavoro della terra si riappropriano di una parte della
loro identità sopita lungo il viaggio, si rimettono in moto, ricominciano a sperare
nel futuro.
Obiettivi
La struttura individuata accoglierà una decina di lavoratori e consta di una struttura
in muratura che necessita di alcuni interventi di ristrutturazione ed un terreno
coltivabile di circa 3000 mt. È ipotizzabile la coltivazione di ortaggi, particolari
coltivazioni di erbe e spezie, la cura di alcune piante da frutto già presenti e
l’allevamento di piccoli animali, galline e conigli.
La produzione, oltre ad approvvigionare le case che ospitano i migranti dal nord
Africa, sarà commercializzata in loco e, in prospettiva, distribuita sul mercato locale.
74
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
giovani immigrati di diverse nazionalità e locali, che possa essere per alcuni di loro
una prospettiva di lavoro continuativa, per molti altri l’opportunità di fruire di
stages e tirocini, come una sorta di ponte verso l’integrazione nel nostro Paese.
2. PROGETTO S.O.FI.I.A.
Sostegno orientamento formazione imprenditoria
per immigrati in agricoltura
Realizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nasce nel
2013 come progetto pilota (ora alla sua terza edizione) finalizzato a migliorare
l’occupabilità e favorire l’inserimento nel mercato del lavoro di giovani cittadini
di Paesi Terzi impegnati in agricoltura attraverso interventi volti a promuovere
forme di auto imprenditorialità nel settore agricolo.
Il progetto, co-finanziato dal Fondo Europeo per l’integrazione dei Cittadini dei
Paesi Terzi (FEI), e dal ministero dell’interno è realizzato nella Regione Puglia
in collaborazione con l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (IAMB) e
Confcooperative Puglia.
Il progetto ha sperimentato un approccio in grado di coniugare politiche
attive di lavoro, politiche sociali e di sviluppo attraverso il coinvolgimento dei
diversi attori che operano nel settore dell’Imprenditoria. Tale tendenza genera un
circolo virtuoso di coesione territoriale fondamentale per la sostenibilità futura
degli interventi proposti.
In accordo con IAMB e Confcooperative Puglia, il progetto trasferisce
metodologie, strumenti e modelli per:
– promuovere percorsi di mobilità e di crescita professionale dei cittadini di
Paesi Terzi attraverso il sostegno di forme di imprenditorialità autonome nel
settore agricolo;
– favorire il processo di integrazione socio-professionale dei destinatari attraverso
la valorizzazione e il potenziamento delle competenze informali e professionali
acquisite;
– favorire il processo di integrazione socio-culturale e politica dei cittadini dei
Paesi Terzi.
Il progetto prevede specifiche azioni d’intervento quali:
AZIONE 1: Servizio di Orientamento e Sostegno alla creazione d’impresa
agricola e agroalimentare garantito da Confcooperative su tutto il territorio
regionale;
AZIONE 2: Corso di Formazione in Gestione d’Impresa agricola e
agroalimentare erogato a un numero ristretto di destinatari da IAMB.
75
A. Vischi, M. Caporale, M. Iori
Conclusioni
Il fenomeno degli immigrati in Italia, spesso in condizioni lavorative e sociali
difficili, sollecita l’opportunità di realizzare progetti che permettano alle persone
coinvolte di integrarsi, di crescere e di contribuire allo sviluppo del nostro Paese.
Appare chiaro, guardando i numeri, che la questione dell’immigrazione stia
diventando per tutti noi, anche per chi vorrebbe farne a meno, un punto focale
che influenza la nostra storia e quella della nostra Nazione. Diventa fondamentale
conoscere quali siano le difficoltà a cui queste persone vanno incontro: lingua,
integrazione, stress pregressi, adattamento, lontananza, nostalgia, ansia, paura...
L’Agricoltura sociale promuove il passaggio da un concetto di servizi basati sulla
logica dell’assistenza verso una visione di giustizia sociale, secondo cui è possibile
passare alla presa in carico dei soggetti deboli verso una loro partecipazione attiva
alla vita sociale ed economica. La difficoltà iniziale che si incontra nel mescolare
linguaggi e saperi, consente di produrre nuove conoscenze e opportunità,
costruendo in modo collettivo risposte utili per i bisogni delle comunità locali e
delle persone, creando, in modo nuovo, valore economico e sociale.
L’Agricoltura sociale si costruisce sui territori, sviluppando complementarietà
tra soggetti e competenze e ricomponendo i saperi agricoli con quelli sociali in un
processo di valorizzazione e dialogo delle conoscenze disponibili (Catarci, 2015).
Posto che il ruolo dell’immigrazione nel successo dell’agricoltura italiana è ormai
un dato certo, diventa necessario favorire e rinnovare le competenze della ‘forza
lavoro’ esulando da una concezione utilitaristica e materialista per spostarsi verso
un’ottica di risorse, potenziale, arricchimento e cultura.
Il rapporto con le piante e con gli animali consente la presa in carico e l’assunzione
di responsabilità in ambienti dove la tolleranza e la disponibilità alla prova e
all’errore è più ampia. Questa possibilità rafforza percorsi di apprendimento, di
autostima e di partecipazione nelle persone coinvolte. La possibilità di muoversi
in spazi aperti, l’interazione nei gruppi di persone, la partecipazione a processi
che hanno un esito evidente, diretto e comprensibile, facilitano l’acquisizione di
sicurezze e capacità di soggetti a bassa contrattualità. La terra diventa trampolino
76
Agricoltura sociale: prospettive nuove e complesse
Bibliografia
Alessandrini G. (a cura di), Atlante di pedagogia del lavoro, Franco Angeli, Milano,
2017.
Ambrosini M., Accogliere attivamente la risorsa della formazione professionale per la
promozione sociale degli immigrati, Casa di carità arti e mestieri, Torino, 2000.
Bazzi C., L’asino come base sicura: un modello di terapia di gruppo con adolescenti
post-traumatici in comunità, Ecologia della mente, 2, 2016, pp. 254-272.
Cairo M.T. (a cura di), Interventi Assistiti con gli Animali. Problemi e prospettive di
riflessione e di lavoro, EDUCatt, Milano, 2016.
Cairo M.T., Competenze educative e terapeutiche: nuovi profili professionali in
costruzione. L’esperto in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali
(IAA), in Alessandrini G. – De Natale M.L. (a cura di), Il dibattito sulle
competenze. Quale prospettiva pedagogica?, PensaMultimedia, Lecce, 2016.
Catarci M., Le parole chiave della pedagogia interculturale. Temi e problemi nella
società multiculturale, ETS, Pisa, 2015.
Di Iacovo F., Agricoltura sociale: quando le campagne coltivano valori. Un manuale
per conoscere e progettare, FrancoAngeli, Milano, 2008.
Milonis E., Io e gli asini. Attività di mediazione con l’asino, Lupetti, Bologna,
2010.
Milonis E., Un asino per amico. Onoterapia ovvero attività assistita con l’asino,
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Mortari L., Abitare con saggezza la terra. Forme costitutive dell’educazione ecologica,
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Mounier E., La petite peur du XX siècle: conférences, Seuil, Paris, 1948.
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Vacchelli O., Pedagogia dell’ambiente. Sostenibilità, ricerca e formazione nel contesto
dell’Unione Europea. PensaMultimedia, Lecce-Brescia, 2017.
Vischi A., Pedagogia dell’impresa, formazione umana, responsabilità sociale. in
Alessandrini G. (a cura di), Atlante di pedagogia del lavoro, Franco Angeli,
Milano, 2017.
77
PARTE SECONDA
Due esperienze
Attività occupazionali per persone
con demenza in Fattoria Sociale.
Un modello da esplorare
Paola Ossola1
Introduzione
In un contesto economico che penalizza in modo molto forte il mondo agricolo,
alcune aziende agricole intraprendono la via della multifunzionalità. Le opzioni
disponibili in tale prospettiva sono molteplici: una potenziale opportunità è
quella della diversificazione delle proprie attività attraverso l’erogazione di servizi
didattici e sociali. Molteplici attività sono nate a fronte di questa apertura del
mondo agricolo verso il sociale, anche grazie al supporto normativo sviluppatosi.
Attraverso queste iniziative differenti categorie di soggetti che presentano svariate
fragilità, trovano possibilità di inclusione e collocamento e sono beneficiari di
attività occupazionali innovative che hanno come punto di forza fondamentale
la finalizzazione verso un obiettivo non solo occupazionale per la persona a
cui si rivolgono ma anche per l’azienda agricola, che aggiunge valore sociale
ai propri prodotti che verranno successivamente portati sul mercato. Tra i
differenti beneficiari di offerte sociali in contesto agricolo vi sono gli anziani
affetti da deterioramento cognitivo di differente tipo, principalmente Alzheimer.
Il modello analizzato in questo capitolo risponde alle esigenze delle persone
con demenza e i loro caregivers ed è volto a migliorare la loro qualità della vita,
nonostante una diagnosi di demenza. Il modello si basa sullo svolgimento di
attività occupazionali che sono svolte presso l’azienda agricola da persone con
demenza, a stretto contatto con l’attività produttiva e la natura tipica di questo
contesto, per permettere loro di ottenere un migliorato benessere psico-fisico e
1
Dottorato di ricerca in Economia Aziendale – Università degli Studi di Pavia, Master
in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali – IAA – Università Cattolica
del Sacro Cuore, Laurea Specialistica in Economia e Commercio – Università degli Studi
dell’Insubria, Lecturer presso César Ritz Colleges (CH), Afferente CreaRes e Criel – Università
degli Studi dell’Insubria, WISHandSMILE – Social Business Consultant, Alzheimer Fest –
Socio fondatore.
81
P. Ossola
cognitivo. Questa offerta permette alle persone con demenza residenti in RSA
(Residenza Sanitaria Assistenziale) o che frequentano un Centro diurno, nonché
coloro che sono ancora in famiglia e non frequentano né un Centro diurno
né sono istituzionalizzati in RSA, di godere dei benefici che il contatto con la
natura e le attività produttive offrono in questa realtà. Un ambiente autentico,
quello dell’azienda agricola, in cui la persona migliora la propria qualità della
vita grazie alla possibilità di svolgere alcune delle attività tipiche del contesto
rurale e alla possibilità di entrare in contatto con il suo habitat diventando un
player fondamentale nel suo contesto produttivo. La scelta della azienda agricola
come setting è associata al fatto che questo contesto risulta essere particolarmente
stimolante e ricco di alternative nelle attività da svolgere, permettendo un
approccio globale nell’ambito dell’intervento sulla persona, permettendo alla
persona nella sua interezza di essere protagonista di nuove e stimolanti esperienze,
in un luogo, l’azienda agricola, differente da quello a cui è abituato, un luogo che
non può essere facilmente replicato nelle RSA o nei centri diurni. La persona
che partecipa alle attività oggetto di questo progetto, secondo le sue condizioni
fisiche, comportamentali e cognitive, avrà la possibilità di conoscere e svolgere
le attività tipiche di una attività agricola e/o svolgere attività ludico-ricreative
e sociali, in stretto contatto con gli animali e la natura, al fine di ottenere un
miglioramento della propria qualità della vita e delle performance della vita
quotidiana (Farina, et al., 2006). Attività che di riflesso porteranno beneficio
ai suoi caregives professionali e informali, in particolare grazie alla riduzione dei
problemi comportamentali e psicologici associati alla demenza.
In questo capitolo si affronterà più da vicino la tematica dell’apertura del mondo
agricolo al sociale, creando circuiti innovativi di assistenza volta all’empowerment,
alla socializzazione e all’attività multisensoriale nel qui ed ora. In particolare si
affronterà la tematica dell’Agricoltura sociale con riferimento a modelli specifici
per persone affette da decadimento cognitivo. Nella prima parte del capitolo
verrà affrontata la patologia, descrivendone le caratteristiche e le modalità di
trattamento attualmente in uso, questo permetterà di giustificare il perché è
necessario individuare soluzioni innovative di assistenza. Successivamente verrà
descritto il modello messo a punto da una fattoria sociale lombarda: la Fattoria
Sociale Le Cascine di Le Cascine s.s.. Nella parte conclusiva si affronteranno le
tematiche ancora aperte per permettere a questo modello di diventare una best
practice da poter esportare anche in altri contesti agricoli.
82
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
Contesto di riferimento
2
www.alzheimer.it/report2015.html.
3
Si considera qui il costo opportunità. Valutando le ore di cura informale alla media del
salario medio mondiale o di ogni Paese se si guarda a quella statistica.
83
P. Ossola
siano inclusi nelle statistiche ufficiali, i costi che sono sostenuti e verranno via via
sostenuti dal sistema sanitario per supportare i caregivers che fanno anch’essi e/o
faranno sempre più ricorso a trattamenti di tipo sanitario a causa del burnout4. Il
56,1% delle persone con demenza prende farmaci legati alla patologia, il 69,8%
prende invece farmaci legati a problemi comportamentali (Aima-Censis, 2016).
Essere caregivers ha quindi un impatto forte sul caregiver, che infatti è sempre più
stanco, non dorme a sufficienza e si ammala più del necessario: la malattia ha un
impatto fortissimo sulle relazioni famigliari e amicali. Il 25,5% dei caregivers usa
più spesso farmaci come affermato da Aima-Censis e questo conferma i risultati
ottenuti da Zhu & Sano (2006). Il 40,4% dei costi sostenuti per la cura della
demenza ricadono infatti nella cura informale, e questo significa che il carico
maggiore per l’assistenza alle persone con demenza ricade sulle famiglie. Il 40,1%
dei costi sostenuti per la cura della demenza ricadono nell’assistenza formale e solo
il 19,5% sono i costi sanitari diretti (WHO, 2015). In media in Europa il 21% dei
costi è legato ai costi sanitari, il 28% ai costi di cura formale e il 51% ai costi di
cura informale. In Italia, secondo Aima-Censis (2016) il costo medio per prendersi
cura di una persona con demenza è di 70.587€ all’anno (costi diretti 27%, costi
indiretti 73%). Il 60,1% dei costi sono a carico delle famiglie, mentre il 12,8% è
coperto dal sistema nazionale, per la parte rimanente famiglie e sistema nazionale
partecipano entrambe alla copertura di tali spese, con il 70% di queste coperta dal
sistema nazionale. I costi indiretti sono quasi completamente coperti dai famigliari.
Entrambe le tipologie di costo stanno crescendo, come è possibile intuire da una
comparazione tra i dati odierni e quelli del 1999. Secondo Aima-Censis infatti tra il
1999 e il 2015 i costi diretti sono aumentati del 97% (13,3% tra il 2006 e il 2015)
a conferma di precedenti analisi (Moore, et al., 2001). I costi indiretti sono invece
aumentati del 14% tra il 1999 e il 2015 (0,2% tra il 2006 e il 2015). Nonostante i
caregivers formali5 siano di aiuto ai famigliari per garantire sollievo, i costi indiretti
sono sempre alti e sono dovuti all’assenza dal lavoro, aumenti di richieste di part-
time sul posto di lavoro, e la perdita del lavoro. Nei primi stadi della malattia i costi
indiretti sono maggiori dei costi diretti. Quando la persona è ricoverata invece il
rapporto si inverte (Leon and Neumann 1998; Wimo et al. 1997).
4
http://www.alzheimersresearchuk.org.
5
Di solito il caregiver di una persona con demenza è un membro della famiglia. Questa
persona spende 4 ore della sua giornata a supporto delle attività quotidiane della persona con
demenza e 10,8 ore di sorveglianza. Gli altri membri della famiglia comunemente aiutano il
caregiver informale anche se questo trend è in diminuzione (dal 53,4% al 48,6%). Il numero
di caregivers formali è invece in aumento (da 26,7% al 32,8%), permettendo maggior sollievo
per il caregiver formale.
84
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
85
P. Ossola
6
La stadiazione identificata si basa sul Mini Mental (MMSE) (Folstein et al., 1975),
strumento di screening molto utilizzato (demenza lieve: MMSE >20, moderata: MMSE
compreso tra 10 e 20, grave: MMSE <10).
86
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
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P. Ossola
88
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
7
Nel 2015 una serie di interviste sono state realizzate da alcuni caregivers in Lombardia
al fine di comprendere se i servizi erogati a favore della famiglia e della persona con demenza
siano sufficienti.
89
P. Ossola
8
Il servizio viene offerto presso Società Agricola Le Cascine s.s., azienda agricola
multifunzionale, accreditata in Regione Lombardia come Fattoria Sociale e Fattoria Didattica.
É una azienda agricola cerealicolo zootecnica dotata di una ampia area verde, con un orto
didattico in cui si coltivano frutta, verdure ed erbe aromatiche ed una grande serra con fragole
poste su bancali rialzati da terra e fiori annuali. Gli animali allevati, bovini di razza Limousine,
suini, capre, lepri, anatre, galline ed asini, sono sottoposti regolarmente a controlli sanitari
e sono abituati al contatto col pubblico. È presente anche un lago per la pesca. Lungo le
sue rive e sul terreno della azienda agricola è possibile immergersi nel verde per passeggiare.
La cascina è ecomuseo del lodigiano. Particolarmente interessante è l’archivio storico in cui
sono conservati i documenti di famiglia. Essa è altresì specializzata in percorsi di educazione
alimentare, ambientale e laboratori socio occupazionali.
9
http://www.reigershoeve.nl.
90
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
Partecipanti e benefici
Fondamentale per l’erogazione di un servizio efficace ed efficiente è lo screening
iniziale delle persone da inserire nei programmi erogati, screening effettuato sulla
base di requisiti fisici, cognitivi e comportamentali necessari per svolgere le attività
oggetto di questo progetto. Requisiti fisici, cognitivi e comportamentali minimi
sono definiti con il supporto della azienda agricola e del suo personale per garantire
prima di tutto la sicurezza dei partecipanti. Questo screening ha altresì l’obiettivo
di rendere il più possibile omogeneo il gruppo di ospiti. Più gruppi di ospiti della
stessa struttura e non, con requisiti fisici, cognitivi e comportamentali omogenei ad
altri gruppi oppure inferiori o superiori, purché rispettanti i requisiti minimi per la
partecipazione alle attività, potranno essere accolti in giornate differenti. Il progetto
vuole attrarre, sia persone con demenza istituzionalizzate in RSA o centri diurni, sia
persone con demenza non istituzionalizzate. Le famiglie che non si rivolgono a realtà
istituzionalizzate possono godere di momenti insieme con i propri cari affetti da
demenza immergendosi insieme nella natura alla riscoperta del loro legame.
Questa offerta si rivolge alla persona con demenza che parteciperà in modo,
auspicabilmente, continuativo alle attività almeno una volta alla settimana. Quando
a partecipare all’iniziativa è anche il caregivers, l’obiettivo è quello di andare a garantire
momenti di sollievo al caregiver pur rimanendo con la persona con la demenza,
andando a offrire loro, un’alternativa in più alle tradizionali offerte di supporto
psicologico e counseling, anch’esse benefiche sia per le persone con demenza, per le
quali si posticipa l’istituzionalizzazione, che per i caregivers e la comunità (Pinquart
& Sörensen, 2006). Anche nel caso di partecipazione di caregivers familiari l’offerta
richiede una partecipazione continuativa, almeno una volta alla settimana. Nella
modalità persona con demenza e suo caregiver si cerca di offrire una esperienza in
cui queste persone siano incluse in un gruppo, per permettere altresì lo scambio
di informazioni e il mutuo-aiuto tra i caregivers stessi, anche se non si esclude ad
hoc, su richiesta, la possibilità di erogare il servizio solo per la coppia. Nel caso di
91
P. Ossola
partecipazione del caregiver anch’egli svolgerà attività tipiche della azienda agricola,
per ritrovare anch’esso il rapporto con la natura e i suoi benefici. Alcune attività
verranno fatte insieme alla persona con demenza, altre in autonomia, per garantire
il sollievo, sapendo che dall’altra parte il proprio caro è opportunamente seguito da
personale esperto. L’obiettivo tra gli altri è quello di irrobustire relazioni che si sono
via via deteriorate a causa della patologia.
10
A seconda degli obiettivi che verranno definiti via via per le persone che parteciperanno
al progetto, obiettivi definiti dall’equipe multidisciplinare della realtà che si prende cura
della persona (che dovrà comprendere un responsabile di progetto, nella fattispecie medico
specialista o uno psicologo-psicoterapeuta), o dallo psicologo di Le Cascine-lab Demenza e
Alzheimer, si definiranno le figure specifiche da coinvolgere in seduta nell’equipe operativa,
che opererà presso l’azienda agricola. Nell’equipe operativa vi sarà un referente di progetto
individuato in una figura professionale in ambito socio sanitario, psicologico o educativo
che proviene dalla struttura da cui la persona con demenza è ospitata in quanto già conosce
le persone affette da demenza, o se non vi è una struttura d’invio, dallo psicologo offerto
direttamente dall’azienda agricola. In entrambi i casi questo professionista e tutti gli altri
coinvolti saranno opportunamente formati per gestire la malattia. La figura dello psicologo
sarà fondamentale nella valutazione clinica, cioè nel bilancio cognitivo-comportamentale-
funzionale, nel follow up, e nell’eventuale sostegno psicologico. In particolare, secondo
l’esigenza, le figure di educatore o terapista occupazionale verranno coinvolti nel progetto e
saranno affiancati dall’esperto agricolo o dal conduttore IAA, che apporterà le sue conoscenze
e competenze in ambito agricolo e dell’allevamento o degli Interventi Assistiti con gli Animali.
La figura dell’esperto agricolo o conduttore di animali è qui fondamentale per permettere alle
persone che parteciperanno al progetto e ai loro educatori o terapisti occupazionali di vivere
un’esperienza unica a contatto con la realtà produttiva agricola e il contatto con la natura,
fornendo una guida nelle attività da svolgere, condividendo le proprie conoscenze e facilitando
l’interazione con la natura e gli animali. Per garantire la sicurezza e prevenire eventuali zoonosi e
monitorare il benessere degli animali, un veterinario sarà chiamato a verificare lo stato di salute
92
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
degli animali coinvolti. Questo in linea con le richieste delle Linee Guida Nazionali (2015)
per gli Interventi Assistiti con gli Animali che possono essere ritenute un utile strumento
di riferimento per poter strutturare al meglio il progetto, che tra le sue attività vede anche
l’impiego di animali oggetto delle linee guida (es. asino). Una volta definito chi parteciperà
giornalmente al progetto verranno scelte nel dettaglio la tipologia di figura professionale da
coinvolgere e il numero di professionisti da coinvolgere, tenendo conto del tipo di intervento
e dei suoi obiettivi. Saranno sempre presenti le seguenti figure: l’esperto agricolo, lo psicologo
per funzioni di valutazione clinica, e l’educatore o il terapista occupazionale. Nella nostra
offerta al momento sono garantiti la figura dell’educatore e dello psicologo, nonché una figura
agricola, un conduttore formato in IAA ed una figura gestionale. Essenziale sarà l’alleanza
terapeutica con i caregivers professionali e non. Da non trascurare la possibile relazione con
il medico specialista che ha provveduto alla diagnosi, che si occupa del piano terapeutico e
del follow up, nonché l’assistente sociale, l’infermiere, gli operatori assistenziali ed eventuali
volontari. L’erogazione del servizio verrà effettuata dalla azienda agricola in collaborazione con
liberi professionisti e cooperative, che collaboreranno per la buona uscita del progetto.
93
P. Ossola
Le attività previste nel servizio dovranno avere una certa continuità per permettere
l’ottenimento dei benefici attesi, come rilevato in altri ambiti in cui interventi non
farmacologici, come la RO (Reality Orientation Therapy) sono stati attuati (Spector, et
al. 2001). Continuità che dovrà essere non solo intesa nelle attività svolte in azienda
agricola, ma che dovrà anche essere garantita quando le persone sono in struttura o
al Centro diurno o al proprio domicilio. Sia in azienda agricola sia in struttura o a
domicilio, gli operatori e i loro caregivers informali che conoscono le persone di cui
si prendono cura svolgeranno un ruolo fondamentale per il successo dell’iniziativa.
Essi infatti sono in grado di creare attesa per le uscite, di preparare le persone con
la demenza a tali attività, attraverso discussioni e attività in struttura e di supportare
l’esperto agricolo durante la visita in fattoria. Da qui l’importanza di coinvolgerli in
modo attivo.
La durata del progetto potrà variare a seconda delle necessità degli utenti.
Il setting dell’intervento è progettato ove possibile in base ai principi del Gentlecare,
in cui l’ambiente protesico facilita l’interazione della persona con demenza (Jones,
1996).
94
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
persone di godere dei benefici dell’attività svolta in modo completo e alla azienda
agricola di perseguire il suo obiettivo di produzione agricola, confezionamento e
commercializzazione del prodotto agricolo, erogando altresì un servizio di assistenza
di particolare importanza per la persona con demenza che potrà riconoscere se
stesso in un sistema produttivo, potendo ritrovare un proprio ruolo nella comunità,
permettendo alla persona di sentirsi utile e integrata. Comunità che in questo
momento invece di includerlo per quello che ancora può dare e per le sue capacità
residue e quindi permettergli di aumentare la stima in se stesso, tende ad emarginarlo
sempre più, impedendogli di continuare a vivere con qualità la sua vita, che con il
progredire della malattia lo costringerà a perdere indipendenza e a vivere in isolamento,
aggravandone i comportamenti non desiderati (aggressività, apatia, depressione, ecc.)
e portando di conseguenza ad un aumento dell’intervento farmacologico e al maggior
coinvolgimento medico, con aggravio al sistema sanitario.
I benefici perseguibili andranno altresì a favore dei loro caregivers, che potranno
anch’essi partecipare alle iniziative oggetto di questo progetto ottenendo possibilità di
sollievo e benessere dalle attività rurali a cui anch’essi potranno partecipare attivamente,
e che beneficeranno anche degli effetti positivi che la persona con demenza avrà dalle
attività in particolar modo a favore del suo umore.
Come conseguenza di ciò la presente offerta è volta anche a diminuire, ove possibile
anche i costi della demenza: individuando fonti di risparmio sia con riferimento alla
persona con demenza che ai suoi caregivers famigliari e professionali spesso soggetti a
burnout. Risparmi che possono essere quindi registrati con riferimento alla riduzione
della posologia di farmaci e terapie per le persone con demenza, con riferimento
ad una diminuzione degli andamenti clinici della patologia che di solito portano a
momenti di crisi e maggior ricorso a visite mediche e al pronto soccorso, nonché
una riduzione dei casi di comorbidità grazie anche ad un aumento dell’attività fisica
all’aria aperta e di una educazione alimentare migliore, nonché una riduzione della
necessità di assistenza (per esempio caregivers professionali al domicilio o ricorso
all’istituzionalizzazione).
95
P. Ossola
dai molteplici autori che se ne sono occupati, sia per quanto riguarda gli anziani sia
per quanto riguarda gli anziani affetti da demenza (De Bruin, et al., 2013; Fellows
and Rainsford, 2013; Hughes, 2013; Mapes, 2013; McNair, 2013; Robertson, 2013;
Whitehouse, et al. 2013). All’aria aperta le persone possono contemplare la bellezza
della natura e possono fare attività fisica e del tempo libero e i risultati ottenuti da
queste attività sono preziosi in quanto portano ad un miglioramento della qualità
della vita della persona con demenza (Dupuis, et al. 2012; Genoe, 2010; Genoe, &
Dupuis, 2011; Page, et al. 2014, Zeisel, 2009)11. Qualità della vita che si concretizza
in una maggiore indipendenza, inclusione nella comunità, ed un risparmio di risorse
sia per le famiglie che per il sistema sanitario (Graff, et al., 2008) e ad un aumento del
benessere degli stessi caregivers. Risultati simili si sono ottenuti anche con gli IAA, essi
hanno un effetto positivo sui sintomi comportamentali e psicologici della demenza
(BPSD) e sui disturbi dell’umore (Bernabei, et al., 2013). Interventi di orto terapia,
IAA e attività in fattoria sono ritenuti benefici per le persone con demenza (Bernabei,
et al., 2013; Carman, 2002; Cohen-Mansfield, 2001; Day, et al., 2000; Hassink et
al., 2010; Jarrot, et al., 2002; Jarrot, and Gigliotti, 2004; Mosello, et al., 2011; Schols,
and Van Schriek van Meel, 2006; Zeisel, and Tyson, 1999). Le attività ricreative, di
cui alcune delle attività precedentemente viste possono fare parte (per esempio i pets,
l’arte, ecc.), hanno dato anch’esse evidenza di essere benefiche nella riduzione dei
problemi comportamentali delle persone affette da demenza, migliorandone anche
l’umore (Brotons et al., 1997; Kongable et al., 1989; Smith, 1992). Inoltre, attraverso
le attività di trasformazione, che vanno ad includere dalle attività di cucina alle attività
di preparazione succhi e conserve, le funzioni mnemoniche, esecutive e l’attenzione
della persona affetta da demenza migliorano e migliora altresì l’autostima della persona
che può mettere in mostra nella comunità a cui apparteneva e a cui probabilmente
vorrebbe ancora appartenere le proprie capacità permettendo alle persone che hanno
partecipato al progetto di presenziare, in base alle loro capacità, al mercato locale,
dando consigli di acquisto e gestendo interamente la vendita, includendo la creazione
di pacchetti e il maneggio dei soldi (attività ancora possibile per alcuni se le condizioni
cognitive lo permettono e se opportunamente supportata) (Nomura, et al., 2009).
Quanto finora visto ci fa capire quanto la vita delle persone con demenza può
migliorare se vi è un adeguato supporto. Le terapie sia farmacologiche che psicosociali
ed occupazionali permettono alle persone con demenza di mantenere un ruolo attivo
nella comunità, migliorando la propria qualità di vita (WHO, 2012), ottenendo
miglioramenti clinici e risparmi alla spesa sanitaria non trascurabili (Graff et al., 2008),
sia con riferimento agli aspetti medico-sanitari, che con riferimento all’assistenza
informale e all’assistenza sociale (WHO, 2015).
11
Si veda anche http://www.alzheimers.org.uk.
96
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
12
A tal fine sarà altresì importante cercare di mantenere inalterata la tipologia di trattamento
farmacologico delle persone, per poter avere dei dati non biased (Farina, et al. 2006) e poter
verificare eventuali necessità di variazioni nella posologia degli stessi (auspicabilmente in
diminuzione).
97
P. Ossola
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Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
Valutazione neuropsicologica
Nell’ambito del progetto è stata effettuata una valutazione neuropsicologica per
le persone con demenza. Nessuna valutazione in merito agli effetti sui caregivers
e sui costi è stata fatta, questo è obiettivo delle future azioni del servizio stesso.
La valutazione neuro-psicologica è avvenuta all’inizio delle attività e una alla fine.
13
Angelo Carlo Suardi, Ph.D in Psicologia clinica; Paola Vailati Riboni, referente aziendale;
Paola Ossola, Ph.D in Economia aziendale.
99
P. Ossola
Queste misurazioni sono state fatte per approfondire al meglio i deficit cognitivi
e le abilità residue e conoscere successivamente i benefici ottenuti attraverso le
attività proposte e valutare con l’equipe responsabile anche in base ai risultati
raggiungi un adeguato intervento dal punto di vista neuropsicologico. La
valutazione neuropsicologica14 fatta nell’ambito di questa prima sperimentazione
è stata effettuata utilizzando i seguenti test:
14
La valutazione neuropsicologica è stata fatta da Angelo Carlo Suardi.
100
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
I risultati ottenuti
Nella tabella che segue vengono riassunti i risultati ottenuti da questa analisi,
considerando il d di Cohen, sia per i partecipanti all’iniziativa che per i controlli.
101
P. Ossola
Le medie dei delta dei due gruppi sono risultate diverse in grado elevato nella scala
CDR, nei test di Fluenza Fonemica e Fluenza Semantica. Sono risultate differenti
in grado moderato i risultati ottenuti al Mini Mental State Examination, alle
Matrici Attentive, al Test dell’Orologio, al test del Raccontino, alla rievocazione
differita della Figura di Rey, così come al Geriatric Anxiety Inventory (GAI), alla
scala della qualità della vita (QoL-AD) e alla scala di Comportamento comunicativo.
Da questi risultati è possibile vedere come il processo degenerativo dovuto alla
demenza sia stato rallentato dalla partecipazione al progetto. I risultati indicano
che le principali differenze tra chi ha partecipato e chi non ha partecipato
emergono all’indice CDR, che permette di classificare la gravità della demenza e
dei suoi sintomi: i partecipanti hanno mantenuto una certa stabilità nei sintomi
osservabili di demenza, mentre i controlli sono peggiorati nel corso del tempo.
A conferma di ciò ci sono le rilevanti differenze emerse al MMSE, indice di
102
Attività occupazionali per persone con demenza in Fattoria Sociale. Un modello da esplorare
Conclusioni
Come visto in questo capitolo le attività occupazionali in setting a contatto
con la natura e gli animali, differenti da quelli creati in RSA e in CDI, si sono
dimostrate benefiche per le persone con demenza che hanno partecipato al
progetto sperimentale precedentemente illustrato. Questo conferma la bontà
di questi interventi, come già la letteratura sosteneva. Nonostante ulteriore
validità dell’intervento debba essere data, visto il limitato campione coinvolto,
questo progetto sperimentale e i risultati misurati attraverso la batteria di test
precedentemente individuata e discussa, sono elemento di forza per permettere
a questo modello di diventare uno strumento di assistenza innovativo per le
persone con demenza. Questo permette di pensare a questo progetto come un
servizio continuativo a disposizione della cittadinanza da sviluppare sulla scorta
del modello già utilizzato durante il progetto sperimentale. Tale modello infatti,
con opportune messe a punto, potrà diventare una best practice da diffondere a
livello regionale e nazionale per altre realtà agricole e la loro multifunzionalità.
Alcune criticità sono emerse nel passaggio da progetto sperimentale a servizio, in
quanto, seppur le fattorie sociali e didattiche sono normate sia a livello nazionale
che regionale è ancora difficile il dialogo tra agricoltura, sanità e assistenza. È
103
P. Ossola
quindi auspicabile per il futuro che questi due mondi si incontrino per rendere
questa iniziativa diffusa permettendo a più beneficiari di goderne.
Le attività agricole per persone con demenza sono un’opportunità da non
sottovalutare, che potrà portare a benefici diretti per il benessere delle persone
con demenza e i loro caregivers formali ed informali.
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WHO, World Alzheimer Report 2012: Overcoming the stigma of dementia, 2012.
WHO, World Alzheimer Report 2014: Dementia and Risk Reduction, 2014.
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Wimo A. – Jönsson L. – Bond J. – Prince M. – Winblad B. – International A.D.,
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9(1), 2013, pp. 1-11;
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Zeisel J., I’m still here: a breakthrough approach to understanding someone living with
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E. – Sloane P.D., Attitudes, stress, and satisfaction of staff who care for residents
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110
Lavorare con gli asini e fare impresa:
l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
Anna Attolico1, Maria Bugatti2, Silvia Castellazzo3 e Marco Danesi4
1
Pedagogista, Caritas diocesana di Brescia.
2
Operatrice, Caritas diocesana di Brescia.
3
Operatrice, Caritas diocesana di Brescia.
4
Vicedirettore, Caritas diocesana di Brescia.
111
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
Con questa tecnica si creano vere e proprie opere d’arte, sempre diverse, ognuna
con la propria trama da raccontare, ognuna con la propria bellezza da esibire, questo
proprio grazie all’unicità delle crepe che si creano quando l’oggetto si rompe, come
fossero le ferite che lasciano tracce diverse su ognuno di noi.
Partendo da questa immagine, abbiamo voluto assumere tre debolezze per mostrare
che insieme, potevano diventare valore, per sé ma anche per chi è più in difficoltà. Le
tre ‘debolezze’ da cui siamo partiti sono state: i Giovani, la Terra e gli Asini.
1. i giovani perché la forte disoccupazione giovanile, nel momento di crisi mondiale
che è in corso non permette ai giovani di trovare uno sbocco lavorativo duraturo
e stabile, e che rimanda ai giovani stessi un continuo messaggio: “non vali perché
non hai esperienza”.
2. la terra perché sembra che la terra valga solo se considerata edificabile. L’attuale
congiuntura socioeconomica necessita di riflessioni sull’urgenza di un ritorno ad
attività legate alla tutela ambientale e al lavoro manuale a stretto contatto con la
terra e il territorio.
3. gli asini perché nell’immaginario collettivo sono animali di seconda categoria
con poche potenzialità. Negli ultimi anni invece c’è stata una graduale rivalutazione
delle risorse dell’asino, sia per le produzione del latte che per le attività educative.
Fonte ISTAT
112
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
5
Cordella G., Masi S. E. (2013), Condizione giovanile e nuovi rischi sociali. Quali politiche?
Editore: Carocci.
113
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
inclusive; sono quindi proprio i giovani a pagare il maggior peso della mancata
ridistribuzione della ricchezza. I due dati maggiormente significativi della
condizione giovanile sotto il profilo occupazionale sono: il tasso di disoccupazione
giovanile e la quota di giovani occupati a tempo determinato.
114
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
I dati del territorio provinciale sono più contenuti di quelli a livello nazionale
e regionale ma per la Provincia di Brescia, da sempre molto produttiva, sono
comunque particolarmente significativi. In totale sono circa 32.000 i disoccupati
sul territorio provinciale di Brescia e circa 261.000 sul territorio regionale. Anche
i giovanissimi 15-30 anni risultano essere molto colpiti dalla disoccupazione: i
posti di lavoro persi negli ultimi 2 anni presi in esame dal grafico, sono stati pari
a 501.000.
La Caritas Italiana, nel 2011 per far fronte alle diverse necessità della crisi,
ha accompagnato la metà delle Caritas Diocesane in Italia nella presentazione
di 185 progetti relativi a diversi ambiti di bisogno tra cui è rilevante il tema
dell’occupazione. L’analisi di questi dati ci ha motivato ad avviare un progetto
sperimentale ed originale con l’obiettivo di creare nuove nicchie di lavoro in
ambito agricolo/ambientale.
115
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
consuma l’80 per cento delle risorse e l’80 per cento che deve accontentarsi del
20 per cento.
Forse è arrivato il momento di smontare i miti della crescita, di definire
nuovi parametri per le attività economiche e produttive, di elaborare un’altra
cultura, un altro sapere e un altro saper fare, di sperimentare modi diversi di
rapportarsi col mondo, con gli altri e con se stessi...
Il progetto
Partendo da queste premesse, la Caritas Diocesana di Brescia, attraverso il suo
braccio operativo, con il coinvolgimento di due Cooperative sociali e di un
giovane imprenditore agricolo, ha dato vita a “Asine di Balaam Società Agricola
srl”, per la gestione diretta del progetto.
Attraverso l’azienda agricola tre sono gli assi su cui abbiamo cercato di
procedere:
– La produzione e la vendita diretta del latte d’asina per persone allergiche o
intolleranti (soprattutto bambini).
– La trasformazione del latte in prodotti cosmetici da poter vendere ‘porta a
porta’ con il coinvolgimento diretto di giovani donne.
– L’attività di onoterapia e di trekking someggiato coinvolgendo operatori
interessati anche attraverso numerosi percorsi formativi.
Per quanto riguarda la mungitura e la vendita diretta del latte d’asina, la scelta è
stata determinata anche dalle proprietà stesse del latte.
Azioni
116
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
La società “Asine di Balaam” ha quindi avviato la prima azione del progetto “...a passo
d’asino” inaugurando un allevamento sito in Via Lumetti a Coccaglio, in Provincia
di Brescia, il 12/06/2016. L’allevamento aveva già in partenza 60 asine; alcune già
gravide per la produzione del latte.
Come si può vedere nella seguente tabella, nel confronto tra i diversi tipi di latte,
quello prodotto dalle asine si dimostra il migliore, sia per qualità che per reperibilità.
Il latte d’asina viene utilizzato per diverse malattie tra cui tumori, stipsi, malattie
cardiovascolari, diete ipocolesterolemiche (essendo i grassi polinsaturi). Il latte inoltre
favorisce le funzioni della flora intestinale, svolge un’attività calmante sul sistema
nervoso, dà sollievo al fegato. È un latte con grande digeribilità ed un alto valore
nutritivo. Il latte d’asina presenta numerosi benefici per la salute e soprattutto per
i bambini intolleranti al latte vaccino. In Italia nascono oltre 15.000 bambini ogni
anno bisognosi di sostituire il latte o integrare il latte materno con latte che non sia
vaccino. Il latte d’asina è considerato ormai da molti anni un ottimo alimento per
molte categorie di consumatori in considerazione dell’elevata digeribilità, contenuto
in vitamine, sali minerali, proteine e zuccheri di elevato valore, ma l’aspetto che ha
destato maggiore interesse verso questo alimento è stato il suo profilo biochimico
117
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
molto vicino al latte umano. Proprio per questo è il latte che molti pediatri hanno
indicato come una valida alternativa al latte materno in grado di scongiurare allergie al
latte vaccino attribuibili al contenuto in lattosio. Un alimento importante dal punto
di vista nutrizionale, per i fabbisogni di categorie particolari come bambini, anziani,
soggetti allergici ed intolleranti.
Fino al 2006, tuttavia, il latte d’asina non era inquadrato giuridicamente se non da
un datato decreto del 1929. Attualmente il Regolamento (CE) n. 853/2004, infatti,
considera oltre quello vaccino, bufalino e ovi-caprino, il latte di ‘altre specie animali’
dettandone i requisiti igienicosanitari, al momento ancora generici per tutte le specie,
che possiamo definire, ‘minori’. È importante sottolineare che una femmina può
essere ingravidata solo dai 2 anni e mezzo in poi e la gestazione dura circa 12 mesi.
Il maggior numero di nascite è tra maggio e luglio. La vita riproduttiva di un asina
è di circa 12/14 anni. Le asine che hanno partorito, dopo circa un mese vengono
nuovamente ingravidate. Si ipotizza che nei circa 12 anni di età fertile un’asina possa
partorire circa 10 redi visto che ad ogni parto nasce un solo redo (eventuali gravidanze
gemellari vengono interrotte perché troppo rischiose per le asine stesse). Ogni asina
dopo il primo mese, in cui allatta solo il proprio redo, produce latte per circa 6 mesi.
Solo 1/5 del latte prodotto può essere sottratto al puledro che deve essere sempre
visibile alla madre altrimenti la produzione di latte si blocca. Ogni asina deve essere
munta almeno 2-3 volte al giorno e la media giornaliera di produzione di latte è di
1 litro. Nei 6 mesi di allattamento ogni asina può produrre circa 200 litri (che sono
quindi annui). Il costo si aggira dai € 6,00 ai € 9,00 al litro circa per i fornitori che
ritirano il latte, mentre al dettaglio un litro di latte si vende anche a € 15,00.
Tra i trattamenti previsti per il latte possono essere:
– Per il latte che viene consegnato ad un eventuale produttore si procede a effettuare
un trattamento termico del latte e ad abbatterlo a -20°C.
– Per il latte che viene venduto al dettaglio si procede ad un trattamento termico,
viene poi imbottigliato a caldo e refrigerato alla temperatura di -4°C.
– Il latte può anche essere pastorizzato e liofilizzato per le lunghe conservazioni.
118
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
Marchio CE
Il marchio CE è necessario per la commercializzazione dei prodotti che può essere
venduto ai singoli, ai rivenditori, alle farmacie, alle erboristerie. Il Regolamento
comunitario è il numero 852 del 2004 ed il pacchetto igiene è il numero 853 del 2004.
È necessaria l’autorizzazione dell’ATS competente. Oltre alla certificazione biologica
CE 834/07 e CE 889/08. Ogni confezione di latte deve essere RINTRACCIABILE
e deve riportare:
– la certificazione della catena del freddo; ogni confezione deve essere etichettata con
la dicitura del trattamento termico effettuato;
– data di scadenza;
– numero identificativo per le autorizzazioni.
119
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
Il latte d’asina, simile per composizione al latte umano, contiene oltre 70 principi attivi
che sono alla base dei suoi poteri antiossidanti, riparatori, elasticizzanti e rivitalizzanti:
ecco perché, fin dai tempi antichi, il latte d’asina è stato utilizzato nei trattamenti
di bellezza. “Hio’- Bellezza d’asina per sempre” è il nome della linea di prodotti a
base di latte d’asina (55%) appositamente creata dalla società “Asine di Balaam” per
raccontare – attraverso un nome semplice e distintivo (Hio’) – il rapporto positivo ed
emozionale con l’asino. Due le linee di bellezza create: Satin, per lei; Gran riserva, per
lui. A supporto della vendita curata in prevalenza da donne (15 quelle finora coinvolte
di cui 6 ancora attive) e in coerenza con gli obiettivi occupazionali del progetto, è stato
creato un sito web dedicato ed è attiva la promozione dei prodotti Hio’ in quattro
punti fissi di vendita.
120
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
– in questa fase bisogna lavorare insieme all’animale con svariati esercizi, (esercizi
volontari in flessione, di rotazione del tronco, circonduzione degli arti, piegamento
sul collo, percorrere sentieri prestabiliti, ecc...);
– finito il lavoro arriva il momento di salutare l’asino, spazzolarlo e ringraziarlo;
– infine per meglio assimilare l’esperienza sarà utile ‘recuperare’ l’avventura appena
vissuta; ad esempio attraverso il disegno che è un importante strumento di analisi
e che consolida l’esperienza, aiuta ad esprimere il proprio mondo interiore e dà
quindi anche un riscontro e un aiuto per conoscere la persona.
Con trekking someggiato, si indica una particolare forma di mobilità dolce che
prevede l’affiancamento nelle escursioni in montagna di animali da soma, di solito
asini. Gli animali, diversamente dal trekking equestre, non vengono cavalcati ma
accompagnano solamente le persone: si tratta quindi di passeggiate in compagnia
degli asini.
Gli animali possono essere usati per trasportare pochi chili di peso, di solito il
bagaglio dei turisti e/o degli escursionisti o per brevi tragitti anche i bambini per un
peso complessivo consigliato che non deve essere superiore al 30% del peso dell’asino
stesso in generale intorno ai 40 kg.
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A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
Le sinergie istituzionali
Strategico e imprescindibile, per il buon esito del progetto, è stata la ricca rete di
partner e il livello di collaborazione, che in molti casi è stato formalizzato, attraverso
convenzioni, protocolli e accordi.
Partenariato formalizzato
– Per il progetto sono stati attivati dei contatti con le associazioni di categoria; prima
tra tutte Coldiretti con la quale è stato stipulato un accordo per il quale è stata
garantita la consulenza alla società agricola ASINE DI BALAAM che aderisce
a Coldiretti come associazione di categoria. La consulenza è di tipo fiscale e
amministrativo. Coldiretti si è occupato delle stesura del progetto per il PSR e ha
fornito consulenze in merito alla PAC.
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Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
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A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
Altri partner
– L’ERSAF: Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste. Sono stati
realizzati alcuni incontri con l’Ersaf di Carpaneta in Provincia di Mantova. Questo
ente tra le diverse attività, produce latte e formaggi attraverso un caseificio nel suo
interno che include un’ampia stanza di stagionatura. Negli ultimi mesi Ersaf sta
procedendo a delle sperimentazioni realizzando formaggio stagionato che include
una parte di latte d’asina. Il latte d’asina avendo il lisozima si presta particolarmente
a nuove ricerche di utilizzo per le persone allergiche. È nato un tavolo di
concertazione tra FONDAZIONE, IZSLER, ERSAF, Università di Milano e
Università del Molise per progettare insieme possibili interventi innovativi inerenti
il miglioramento della filiera per la produzione del formaggio stagionato. Con
l’Ersaf e l’Azienda Carpaneta di Mantova, è stato infatti presentato un progetto
su un bando AGER-FONDAZIONE CARIPLO che prevede l’utilizzo del latte
prodotto dalla società agricola ASINE DI BALAAM S.R.L. per le sperimentazioni
legate al formaggio stagionato. Il progetto include percorsi di formazione a giovani
casari e l’inserimento di giovani ricercatori universitari.
– Con l’Università degli Studi di Milano e con l’Università degli Studi del
Molise, come sopra descritto, si sta condividendo la possibilità di creare progetti
sia per quanto riguarda il latte e la filiera che arriva al formaggio, sia per quanto
riguarda la valutazione dei percorsi di onoterapia e l’impatto che viene prodotto
sulla qualità della vita delle persone.
– Con l’Associazione Asini si Nasce, realtà che si occupano di attività assistita con
gli asini, è stata stretta una collaborazione soprattutto finalizzata al corso condiviso
anche con ATS. Con “l’Associazione Asini si nasce ...ed io lo nakkui” un gruppo
di 5 educatori ha partecipato ad un primo corso di avvicinamento all’asino.
Successivamente per il primo percorso propedeutico c’è stata la partecipazione di
alcuni relatori di Asini si Nasce e alcune giornate formative sono state realizzate nei
loro locali.
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Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
– Con il Centro di referenza nazionale sugli IAA ci sono stati contatti frequenti
per la definizione dei corsi in base alle linee guida nazionali e per una maggior
applicazione dei regolamenti.
– Con Fondazione Mazzocchi, presente sul territorio di Coccaglio si è stretta una
collaborazione anche in vista di possibili sinergie per l’avvio di attività di onoterapia
con la Rsa gestita dalla Fondazione.
In totale sono circa 60 i referenti istituzionali messi in rete per questo progetto.
125
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
L’esperienza dell’onoterapia
126
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
Il nostro percorso
Tutto ebbe inizio in un giorno qualunque che scorreva come tanti. Attraverso la
Caritas, organizzazione con cui avevamo già stretto contatti in passato, venimmo
a conoscenza dell’inizio del corso propedeutico per Interventi Assistiti con
Animali. Il corso si articolava in una prima parte prettamente teorica basata sulle
nozioni generali della Pet Therapy, ed una seconda parte, sia teorica che pratica,
mirata alle attività assistite con gli asini.
Il nostro passato da scout e il nostro sentirci in sintonia con la natura furono
determinanti per compiere questa scelta. Proprio attraverso questo percorso da
cui è scaturita la nostra conoscenza personale e dopo un amore a prima vista tra
Silvia e Maria (noi), decidemmo di diventare parte attiva del progetto delle “Asine
di Balaam”. Come in qualunque attività la base teorica ha gettato le fondamenta
della nostra formazione, che ancora oggi cerchiamo di perfezionare giorno dopo
giorno attraverso l’esperienza sul campo.
Come dimenticare il primo giorno con gli asini. Era la prima volta che ci
addentravamo in un recinto. Correvano, si agitavano, si mordicchiavano tra loro
per giocare. Rimanemmo incantate e spaventate dalla loro energia. Vi parliamo
di sensazioni perché questo lavoro non può far a meno di esse e della loro
comprensione.
Iniziare un percorso di addestramento per IAA (intervento assistito con gli
animali) ha significato in primis creare un’equipe di lavoro con dei colleghi: Silvia,
Maria e le nostre asine e asinelli. Antoine de Saint- Exupèry diceva: “Se vuoi
127
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e
impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.” L’asino
non sarà mai per il nostro percorso un animale da tiro o da soma, ma un collega
da conoscere profondamente per collaborare al meglio e raggiungere i nostri
obbiettivi comuni. Per questo motivo è necessario imparare a conoscerlo in ogni
suo aspetto e abitudine.
Non tutti gli asini sono adatti per intraprendere un percorso simile. Il
primo step del nostro lavoro è stato proprio identificare quali animali erano
maggiormente idonei ad affrontare l’addestramento. La biologia ci insegna che il
mondo animale si compone di predatori e prede secondo l’ordine spietato della
catena alimentare. L’asino per sua natura si sente una preda, e per questo motivo
tende ad essere molto timoroso verso gli stimoli esterni.
Prima di arrivare a scegliere i 7 membri della nostra equipe, abbiamo passato
in rassegna diverse asine, provando a stimolarle con tutta una serie di azioni:
dalle grida al toccarle improvvisamente, oppure girare intorno agli asini con la
bicicletta. Le prime reazioni sono solitamente quelle della paura e del tentativo di
fuga. Ci vuole tempo, prima che gli stimoli esterni non destino più negli animali
un segnale di pericolo, e il tempo per abituarsi è diverso per ogni asino. Come
un giovane apprendista incapperà in notevoli errori all’inizio del proprio percorso
formativo, anche per l’asino bisognerà aspettare che si abitui, e che gli stimoli
passino dall’eccezionalità alla consuetudine.
L’animale non può essere sovraccaricato, altrimenti corriamo il rischio di
traumatizzarlo. Un asino traumatizzato è automaticamente a rischio burn-out.
Se varchiamo questo limite, purtroppo non saremo più in grado di recuperarlo,
e non potrà più partecipare ad un intervento assistito. Il termine corretto da
utilizzare per questo approccio iniziale è ‘desensibilizzazione’ inteso come processo
per far capire che gli stimoli esterni non rappresentano situazioni di pericolo,
nello specifico dalla paura nei confronti dell’uomo, la quale dovrà svilupparsi
rispettando i tempi di ‘gestazione’ di ogni singolo asino.
Una delle attività principali per abituarli all’uomo, ma anche alle sue creazioni,
sono le passeggiate all’esterno. Molte cose che sfuggono alla percezione umana,
possono essere per gli asini un segnale di pericolo. Uno esempio su tutti, è dato
dalla variazione cromatica del suolo, come il passaggio da un campo erboso
ad una strada asfaltata. Portarli all’esterno non fa solo parte di quell’opera di
desensibilizzazione, ma è anche molto utile per insegnare loro ad essere condotti,
aspetto che si rileverà essenziale nell’applicazione vera e propria dell’attività.
Attraverso il processo di reazione agli stimoli interni, impariamo anche a
conoscere gli asini e a comprendere quali siano i loro punti di forza e le loro
debolezze. Conviviamo pressoché ogni giorno con loro, e attraverso l’osservazione
128
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
visioniamo in che modo esprimono i propri stati d’animo. Gli sbalzi umorali
degli asini vanno rispettati. Diciamo che sotto certi aspetti si comportano un po’
come degli adolescenti, e perciò dobbiamo lasciarli anche liberi di dar sfogo ai
loro ‘cambi di luna’. In una giornata in cui una delle nostre asine sarà in calore e
particolarmente irrequieta, la dovremmo lasciare libera, ed esentarla dall’attività
fino a quando non tornerà mansueta.
Non applichiamo agli asini un tipo di rapporto verticale, in cui l’asino è
un nostro sottoposto da comandare, ma piuttosto ci relazioniamo in maniera
orizzontale. Insomma, da colleghi inquadrati allo stesso livello.
Nell’addestramento dobbiamo essere in grado di determinare la soglia fino cui
l’animale può spingersi, insistendo dove ci sono i margini per farlo, e fermandoci
dove sono carenti. È importante utilizzare la tecnica dei ‘no’, senza mai usare
violenza, per far assimilare all’asino i divieti attraverso l’alterazione della voce.
Contemporaneamente sono vitali i rinforzi positivi, fatti di carezze e qualche
carota, ogni qual volta che risponderanno idoneamente ai nostri stimoli.
L’orizzontalità del rapporto non è qualcosa di fondamentale solo a livello
lavorativo, ma lo è soprattutto a livello di comprensione e complicità.
L’addestramento non può costituirsi come un rapporto univoco, in cui noi
pazientemente insegniamo all’asino a reagire in maniera appropriata a degli
stimoli esterni, ma dovrà piuttosto costituirsi come un vero e proprio rapporto
di osmosi: ciò che insegniamo è bilanciato da ciò che apprendiamo. L’asino vuole
comunicare con noi, e noi dobbiamo essere in grado di cogliere i segnali inviati
nei nostri confronti.
Il rapporto che si crea tra qualunque specie vivente, così come nel nostro
caso specifico tra uomo ed asino, è irrimediabilmente mediato da un processo
di comunicazione, il quale come si può ben immaginare, non deve essere
obbligatoriamente di tipo verbale. Comunicare significa semplicemente
condividere una parte di sé con qualcun altro, possa essere questa parte
rappresentata da delle emozioni, dei pensieri, un contatto, e via dicendo.
Paul Watzlawick, psicologo e filosofo, nella sua opera più rilevante “Pragmatics
of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and
Paradoxes”, stabilisce un assioma fondamentale alla base della comunicazione
umana: “l’impossibilità di non comunicare”. Anche volendo non è possibile non
comunicare in quanto il comportamento di per sé è una forma di comunicazione.
Attraverso quello che molti definiscono il processo di civilizzazione, l’uomo
ha potuto sviluppare nel corso dei secoli forme di comunicazione verbali assai
complesse ed elaborate, ma nonostante ciò è ancora in grado di far propri metodi
di trasmissione che potremmo definire basici, che hanno luogo attraverso i
movimenti del corpo e della mimica facciale. Questa tipologia comunicativa di
129
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
130
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
al mondo esterno. Per l’utente il contatto fisico con l’asino, il suo calore e la
sua morbidezza sono paragonabili per alcuni aspetti a quelle cure materne (forse
venute meno nella storia di un soggetto con determinate patologie) in grado di
infondere sicurezza e conforto emotivo.
È importante sottolineare la presenza costante di una relazione osmatica tra
uomo e animale: l’asino trasfonde sensazioni che giovano all’utente attraverso il
contatto fisico, ma contemporaneamente l’animale stesso lo richiede, in quanto
funzionale anche al suo equilibrio psichico.
Come ricordavamo in apertura, abbiamo lavorato in questo ultimo anno per
addestrare i nostri sette asini alle attività preposte all’IAA (intervento assistito con
animali). Un IAA si caratterizza per la creazione di un rapporto di tipo triangolare
che si sviluppa tra asino, coadiutore e utente. Con il termine coadiutore si intende
quella figura professionale che assicura e controlla il buon andamento della
relazione tra asino e utente. È importante non confondere gli IAA con i TAA
(terapia assistita con animali): gli Interventi Assistiti con Animali sono interventi
di tipo educativo, ricreativo o ludico che hanno il semplice obbiettivo di migliorare
la qualità della vita degli utenti, ma non hanno alcuna valenza terapeutica.
Un IAA nei confronti di un utente può determinare i benefici di un lubrificante
sociale. Spiegando in termini più semplici, nello sviluppo dell’attività monitorata
dal coadiutore, l’utente si assume la responsabilità di prendere decisioni di diverso
tipo nei confronti dell’asino. Ad esempio in una delle possibili attività, come il
lavaggio di un asino, l’utente dovrà decidere come insaponarlo, come regolare
il gettito dell’acqua, se accarezzarlo durante l’attività, ecc. Il dover scegliere
permette d’interiorizzare nell’utente un senso di responsabilità, e diventando
così l’esecutore delle proprie decisioni nei confronti dell’asino, potrà accrescere la
propria autostima, sentendosi utile alla riuscita della attività.
131
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
zoccoli e del pelo per assicurarci della mancanza di ferite o acari sul corpo dei
nostri animali.
Per ogni tipo di asino cerchiamo di creare un percorso di formazione
personalizzato inerente alle proprie caratteristiche. In base anche alle condizioni
climatiche, organizziamo giornate tematiche dedite ad un’attività particolare. Ad
esempio dopo una giornata di pioggia, potremmo sottoporre le nostre asine ad una
passeggiata tra le pozzanghere. L’asino non comprende la profondità dell’acqua, e
non potendo distinguere il suolo si sentirà intimorito. Passando noi attraverso le
pozzanghere, e poi conducendoli attraverso l’acqua, desensibilizzeremo gli asini
nei confronti di questi terreni non uniformi.
Gli asini hanno tempi di apprendimento diversi tra loro. Proprio per questa
ragione, intensifichiamo gli esercizi nei confronti degli asini con maggiori deficit
nello svolgimento dell’attività preposta. Inizialmente Clara aveva difficoltà a
salire sul trailer rispetto ai suoi compagni. Per permetterle di mettersi in pari
con gli altri, le abbiamo dedicato alcuni esercizi intensivi di alcune ore, affinché
riuscisse a superare la paura del mezzo di trasporto. È bene sempre ricordare di
non forzare e di non sottoporre l’asino ad una pressione eccessiva per evitare il
rischio di burn-out.
Dalla nostra esperienza, abbiamo creato un piccolo vademecum delle
principali attività finalizzate all’addestramento. Dato che il nostro lavoro si basa
anche sull’improvvisazione, è ovviamente ampliabile attraverso nuove esperienze.
Nonostante ciò per dare un’idea generale degli esercizi a cui sottoponiamo i nostri
asini, riproponiamo qui una piccola guida:
– Mettere e togliere la capezza.
– Essere condotti con la lunghina, prima in spazi conosciuti poi no.
– Essere toccati dappertutto.
– Tonalità di voci diverse.
– Rumori diversi(clacson, flauto, musica, battito di mani, oggetti striscianti,
percussioni varie...).
– Attraversamento di pozzanghere, grate e pavimentazioni diverse.
– Passaggio in percorsi ristretti.
– Passaggio sopra e sotto ponti.
– Salita e discesa dal trasportino e pesa.
– Percorsi diversificati da oggetti.
– Movimenti improvvisi di oggetti e persone.
– Pulizia degli zoccoli.
– Doccia e spruzzi con acqua.
– Conoscenza di ausili come carrozzina, stampelle, deambulatore...
132
Lavorare con gli asini e fare impresa: l’esperienza della Caritas Diocesana di Brescia
Essendo le attività con gli asini, una forma di Pet Therapy sviluppatasi solo a
partire dagli ultimi anni, ci siamo avvalse della collaborazione con realtà già
esistenti, sia con un’esperienza diretta negli IAA, sia con professionisti operanti
nel mondo agricolo, in particolar modo veterinari e pareggiatori. Gli Interventi
Assistiti con gli Animali non sono ricoperti da veridicità scientifica, nonostante
gli effetti sugli utenti siano tangibili. In un campo del genere il confronto con
altre esperienze diventa fondamentale per costruire un percorso valido e in grado
di produrre risultati negli IAA.
133
A. Attolico, M. Bugatti, S. Castellazzo, M. Danesi
Bibliografia
Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, L’Italia e gli obiettivi di sviluppo
sostenibile, Editori Srl, Roma, 2016.
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ALLEGATI
Legge regionale 12 dicembre 2017, n. 35
Disposizioni in materia di Agricoltura sociale
(BURL n. 50, suppl. del 15 Dicembre 2017)
urn:nir:regione.lombardia:legge:2017-12-12;35
Art. 1
(Finalità e obiettivi)
1. La Regione riconosce e promuove, anche attraverso gli atti e gli strumenti
della programmazione regionale, l’Agricoltura sociale quale aspetto della
multifunzionalità delle attività agricole, per ampliare e consolidare la gamma
delle opportunità di occupazione e di reddito, nonché quale risorsa per
l’integrazione in ambito agricolo di pratiche rivolte all’offerta di servizi finalizzati
all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale di soggetti svantaggiati e a
rischio di emarginazione, all’abilitazione e riabilitazione di persone con disabilità,
alla realizzazione di attività educative, assistenziali e formative di supporto alle
famiglie e alle istituzioni.
2. La Regione diffonde la conoscenza delle fattorie sociali presenti sul territorio
regionale e dei servizi da esse offerti.
3. La Regione promuove lo sviluppo e la qualità dell’offerta dei servizi sociali
attraverso interventi innovativi nelle fattorie sociali, anche al fine di favorire lo
sviluppo delle produzioni locali.
Art. 2
(Definizioni)
1. Ai fini della presente Legge si intende per:
a) ‘Agricoltura sociale’ l’insieme delle attività condotte con modalità
ecosostenibili e con etica di responsabilità verso la comunità e l’ambiente dagli
imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del Codice civile che, in forma
singola o associata tra loro o con cooperative e imprese sociali come definite
dall’articolo 1 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 112 (Revisione della
disciplina in materia di impresa sociale, a norma dell’articolo 2, comma 2, lettera
139
Legge Regionale 12 dicembre 2017, n. 35. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
Art. 3
(Modalità operative)
1. Le attività dell’Agricoltura sociale, in applicazione agli strumenti di
programmazione agricola, sociale e sociosanitaria regionale, sono indirizzate
a politiche attive per:
a) l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati quali ex-detenuti,
detenuti in semi-libertà, soggetti con problemi di dipendenze quali alcolisti e
tossicodipendenti, ex-alcolisti, ex-tossicodipendenti, malati psichici, persone
diversamente abili, minori a rischio di devianza, nonché il reinserimento di
giovani con disoccupazione di lungo periodo, attraverso assunzioni, tirocini,
formazione professionale aziendale;
b) l’assistenza e la riabilitazione delle persone con disabilità fisica o psichica
attraverso attività terapeutiche o di coterapia quali ortoterapia, pet-therapy,
ippoterapia, onoterapia;
c) la fornitura di servizi e prestazioni educative, formative, sociali e
rigenerative e di accoglienza rivolte a persone e fasce fragili di popolazione
o con particolari esigenze quali anziani, bambini, minori e giovani con
difficoltà nell’apprendimento, in condizioni di particolare disagio familiare
o a rischio di devianza, disoccupati di lungo corso, nuove povertà, nonché
azioni e attività volte a promuovere forme di benessere personale e relazionale
quali agriasili, agri-nidi, agri-tata, centri per l’infanzia con attività ludiche
e di aggregazione mirate alla scoperta del mondo rurale e dei cicli biologici
140
Legge Regionale 12 dicembre 2017, n. 35. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
Art. 4
(Osservatorio regionale dell’Agricoltura sociale)
1. È istituito presso la Giunta regionale l’Osservatorio regionale dell’Agricoltura
sociale che svolge, in particolare, i seguenti compiti:
a) raccolta di dati sui servizi offerti dalle fattorie sociali e sugli interventi
innovativi finalizzati anche a favorire lo sviluppo delle produzioni locali;
b) verifica con cadenza annuale dei requisiti essenziali, monitoraggio e
valutazione della qualità dei servizi offerti dalle fattorie sociali e delle azioni di
sviluppo nell’ambito dell’Agricoltura sociale, al fine di facilitare la diffusione
delle buone pratiche;
c) promozione di studi e ricerche concernenti l’efficacia delle pratiche
di Agricoltura sociale e del loro inserimento nella programmazione,
organizzazione e gestione del sistema integrato di interventi e servizi alla
persona;
d) promozione delle attività e delle azioni di sviluppo nell’ambito
dell’Agricoltura sociale;
e) elaborazione e pubblicazione di materiale informativo;
141
Legge Regionale 12 dicembre 2017, n. 35. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
Art. 5
(Registro e rete delle fattorie sociali)
1. È istituito il registro delle fattorie sociali nel quale sono iscritte, a cura
della struttura della Giunta regionale competente in materia di agricoltura,
le fattorie sociali operanti in Lombardia debitamente accreditate. Il registro è
aggiornato periodicamente e pubblicato annualmente nel Bollettino ufficiale
della Regione.
2. La Giunta regionale, sentita la commissione consiliare competente in
materia di agricoltura, definisce con apposito regolamento da emanare
142
Legge Regionale 12 dicembre 2017, n. 35. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
Art. 6
(Misure di sostegno)
1. La Regione promuove e sostiene il ruolo e le pratiche dell’Agricoltura
sociale nei propri strumenti di programmazione e gestione delle politiche
per lo sviluppo agricolo, quali il programma di sviluppo rurale (PSR), e delle
politiche sociali e socio-sanitarie, prevedendo in particolare:
a) la possibilità di adottare misure volte a promuovere l’utilizzo di prodotti
agricoli e agroalimentari provenienti dall’Agricoltura sociale, a parità di
qualità del prodotto, nei servizi di ristorazione collettiva gestiti dalla Regione,
da enti, aziende e agenzie regionali e dagli enti locali;
b) la riserva ai soggetti esercenti la vendita diretta di prodotti agricoli
provenienti da Agricoltura sociale di almeno il 5 per cento del totale dei
posteggi nei mercati agricoli di vendita diretta;
c) il riconoscimento alle fattorie sociali e ai soggetti indicati nell’articolo
2 di titoli preferenziali nell’attribuzione delle provvidenze comunitarie,
nazionali e regionali, nel rispetto della normativa di riferimento;
d) l’organizzazione di percorsi formativi in materia di Agricoltura sociale
rivolti agli imprenditori agricoli, coadiuvanti e loro familiari che intendono
avviare una fattoria sociale o migliorare il proprio ambito di conoscenza;
143
Legge Regionale 12 dicembre 2017, n. 35. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
Art. 7
(Interventi pubblici)
1. I terreni agricoli e forestali appartenenti agli enti pubblici territoriali e i
beni trasferiti al patrimonio dei comuni in seguito a confisca alla mafia ai sensi
dell’articolo 48, comma 3, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 (Codice
delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in
materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della Legge 13
agosto 2010, n. 136) possono essere concessi in uso in via prioritaria alle fattorie
sociali.
2. Nelle gare indette da enti pubblici per l’assegnazione dei servizi di ristorazione
possono essere previsti criteri di priorità a favore delle aziende che somministrano
prodotti agroalimentari delle fattorie sociali.
Art. 8
(Clausola valutativa)
1. Il Consiglio regionale valuta l’attuazione della presente Legge e i risultati
progressivamente ottenuti nel diffondere la pratica dell’Agricoltura sociale. A
questo scopo, la Giunta regionale presenta al Consiglio regionale una relazione
biennale che documenta e descrive:
a) lo stato di avanzamento delle azioni previste per l’istituzione della rete delle
fattorie sociali, l’andamento delle iscrizioni nel registro di cui all’articolo 5, la
diffusione e la varietà che hanno avuto la domanda e l’offerta dei servizi messi a
disposizione dai soggetti accreditati;
b) l’attuazione delle misure di sostegno previste all’articolo 6 e degli interventi
pubblici previsti all’articolo 7, il numero, le caratteristiche e la distribuzione
territoriale dei soggetti beneficiari;
c) gli esiti dei servizi offerti in termini di inserimenti lavorativi, reinserimenti
sociali, numero di persone con disabilità assistite e persone fragili seguite;
d) il grado di integrazione raggiunto fra l’attività delle fattorie sociali e i
servizi sociosanitari e il livello di cooperazione realizzato fra gli attori nei diversi
ambiti di intervento; e) le eventuali criticità o i punti di forza riscontrati nel corso
dell’attuazione.
144
Legge Regionale 12 dicembre 2017, n. 35. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
Art. 9
(Disposizioni transitorie e finali)
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente Legge, l’articolo 8 bis
(Promozione dell’Agricoltura sociale) della Legge regionale 5 dicembre 2008, n.
31 (Testo unico delle Leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e
sviluppo rurale)1 è abrogato.
Art. 10
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. L’attuazione della presente Legge non comporta nuovi o maggiori oneri
finanziari a carico del bilancio regionale.
Art. 11
(Entrata in vigore)
1. La presente Legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.
NOTE:
1. Si rinvia alla l.r. 5 dicembre 2008, n. 31, per il testo coordinato con le
presenti modifiche.
Il presente testo non ha valore legale ed ufficiale, che è dato dalla sola
pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia.
1
Si rinvia alla l.r. 5 dicembre 2008, n. 31, per il testo coordinato con le presenti modifiche.
145
Legge regionale 35 del 2017
Disposizioni in materia di Agricoltura sociale
147
Legge regionale 35 del 2017. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
148
Legge regionale 35 del 2017. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
149
Legge regionale 35 del 2017. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
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Legge regionale 35 del 2017. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
151
Legge regionale 35 del 2017. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
152
Legge regionale 35 del 2017. Disposizioni in materia di agricoltura sociale
153
Elenco Fattorie sociali in Lombardia
155
finito di stampare
nel mese di dicembre 2018
presso la LITOGRAFIA SOLARI
Peschiera Borromeo (MI)
FATTORIE DIDATTICHE E FATTORIE SOCIALI
FATTORIE DIDATTICHE E FATTORIE SOCIALI
Master in Interventi educativi
e riabilitativi assistiti con gli animali,
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Fattorie didattiche
e fattorie sociali
a cura di MARIATERESA CAIRO
Master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali
a cura di
EDUCatt - Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica
Largo Gemelli 1, 20123 Milano | tel. 02.7234.22.35 | fax 02.80.53.215 MARIATERESA CAIRO
e-mail: editoriale.dsu@educatt.it (produzione);
librario.dsu@educatt.it (distribuzione)
web: www.educatt.it/libri
Euro 10,00