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fotografia
• •
e1n1nger _.,
i Garzanti
Andreas Feininger
Il libro della fotografia
Copertina
L. 700 di Fulvio Bianconi
Dello stesso autore:
Il libro
della
fotografia
tecnica e applicazione
Garzanti
Nella collezione « I Garzanti »
Iedizione: aprile I 970
m edizione: aprile I 97 I
Traduzione dall'inglese di
Mario Bonini
5
fasi del processo fotografico. Le varie operazioni, che più
tardi saranno illustrate nei particolari, sono qui esposte m
modo da porre in rilievo la loro stretta interdipendenza.
Questo excursus generale sulla tecnica fotografica, con par-
ticolare rilievo agli strumenti di controllo, è la base di tut-,
to ciò che verrà detto in seguito.
6
mazioni necessarie per la diagnosi e la correzione degli er-
rori, nonché qualche consiglio sul modo di evitarli del tutto.
7
leggerlo d'un fiato . È uno di quei libri sui quali si torna so~
pra spesso per trovarvi un consiglio o un suggerimento. 1-Ii
sono preocct~pato di far sì che possiate trovarvi in ogni occa-
sione le ,indicazioni necessarie per risolvere i vostri problemi
fotografici. Andreas Feininger
8
Parte prima : Principi generali
Il
Oggi un r;tegativo tecnicaptente perfetto può essere ottenuto
da chiunque sappia . usare i quattro seguenti .strumenti . di
controllo: TELEMETRO (oppure VETRO SMERIGLIATO) per la
messa a fuoco, ESPOSIMETRO per la posa, TERMOMETRO e
CRONOGRAFO per lo sviluppo. La fotografia, in sostanza, è
tutta qui.
12
di acquisto sia compresa anche la capacità di maneggiarli.
E, per q~~nto sembri strano, in una certa misura ha ragio-
ne. 'La moderna attrezzatura per la fotografia è stata per-
fezionata a tal punto che, in senso figurato, si può dire che
molta « capacità tecnica » è inclusa nella stessa macchina,
nell'esposimetro e così via; cosicché il dilettante, se segue
le istruzioni allegate all'apparecchio e agli accessori, non
può sbagliare di molto. D'altra parte, in queste condizioni
il suo lavoro non può essere ·di-livello sup~riore al comune.
Soltanto esplorando, con una pratica e una . sperimentazio-
ne laboriosa, · le possibilità e i· limiti della sua attrezzatura,
il fotografo sarà in grado di utilizzare pienamente le capa-
cità inerenti al mezzo fotografico; e soltanto allora le sue fo-
tografie si distingueranno da quelle fatte da coloro che si li-
mitano a seguire fedelmente lè istruzioni.
I3
Cognizioni utili e cognizìoni inutili
15
sensibile di cui è rivestita la carta, ove la reazione chimica '
tra luce tOd emulsione produce nuovamente un'immagine-la- :
tente che, dopo essere stata sviluppata, fissata- e lavata; di- !.
viene la nostra fotografia. •
- 16
VELOCITÀ DI OTTURAZIONE) e lo SVILUPPO determinano
la densità e il contrasto del négativo. Il modo in cui que-
ste operazioni e i loro risultati sono collegati e interdipen-
dt>nti è illustr:1to nel seguente di agramma:
IL « NEGATIVO
TECNICAMENTE PERFETTO •
deve avere
le seguenti
qualità
.5 resa
" profondità
E
:g t::::==
~
17
risulta nit!da. Se i1 fotografo ha di fronte un soggetto che
abbia una maggiore estensione in profondità, come un'in-
tera stanza o un paesaggio, egli è ugualmente costretto a
mettere a fuoco soltanto su un piano situato a una certa di-
stanza dall'obiettivo. Ne risulta teoricamente che tutto ciò
che si trova davanti e dietro questo piano «a fuoco» do-
vrebbe apparire sempre meno nitido con l'aumentare della
distanza dal piano stesso. Praticamente, questo tipo di sfo-
catura si elimina facilmente con l'aiuto del diaframma. Più
si riduce l'apertura del diaframma (per questa operazione è
stato coniato il verbo « diaframmare »), più si estende la
profondità della zona che risulta nitida {per istruzioni par-
ticolareggiate v. pag. 94).
rg
svantaggio consiste nel fatto che, quando si chiude il dia-
framma per aumentare la profondità della zona · nitida,
l'immagine si oscura. Questo"'svanùtggio può' essere nondi-
meno eliminato in due modi : I) per mezzo di un « dia-
framma automatico », che permette di mettere .a fuoco col
'· diaframma alla massima apertura, ma si restringe automa-
ticamente sino alla misura prescelta quando si preme lo
scatto dell'otturatore; 2) producendo l'immagine sul vetro
smerigliato con un obiettivo separato che funziona soltanto
come mirino (come awiene nella Rolleiflex e in tutti) con-
simili tipi di macchina). Tuttavia, come si è detto, la secon-
da soluzione impedisce la diretta osservazione della cosid-
detta « pròfondità di campo », cioè della zona nitida al di
là e al di qua del piano di esatt;: messa a fuoco. Alcuni
apparecchi sono costruiti in modo che l'immagin·e sul vetro
smerigliato sia visibile fino al momento dell'esposizione (tut-
te le macchine reflex con un solo obiettivo) o anche conti-
nuamente, cioè prima, durante e dopo l'esposizione (mac-
chine reflex a due obiettivi).
20
gativo) sono frequentemente circondate da «aloni .», che si
estendono alle parti adiacenti dell'immagine, provocando
una certa perdita di nitidezza a causa della diffusione della
luce nella emulsione. La « grana » 1 è più pronunciata che
in negativi correttamente esposti sullo stesso tipo di film . Il
contrasto è generalmente troppo basso.
I negativi sottesposti sono troppo trasparenti. Le. parti più
scure del soggetto (le più trasparenti del negativo) sono spes-
so chiare come il vetro e prive di qualsiasi dettaglio. Il con-
trasto è generalmente troppo alto.
Un consiglio
21
IL DIAFRAMMA ~ la quantità di luce che raggiunge il film
REGOLA ? la profondità della zona nitida
l
la quantità di luce che raggiunge il film
L'OTTURATORE
il grado di nitidezza con cui vengono resi
REGOLA
i soggetti in movimento
M alto importante
22
e tempo di posa. La base per tale scelta, cioè per la rego-
lazione di diaframma e otturatore, è . determinata da un
esposimetro. (V. a pag. r r8 come si usa correttamente un
, esposimetro.) Il suo quadrante mostra al fotografo simul-
taneamente tutte le possibili combinazioni di apertura di
diaframma e tempo di posa che possono produrre un ne-
gativo correttamente esposto. La scelta tra queste combi-
nazioni dipende dai seguenti fattori :
23
ASA, dia un'indicazione di intensità luminosa pari a roo.
In queste condizioni avrete una scelta di combinazioni di
apertura di diaframma e di tempi di posa come quella indi-
cata nel diagramma che segue. Il diagramma indica anche
gli effetti di tali diverse combinazioni per quanto riguarda
l'esattezza della messa a fuoco, la profondità di campo e la
possibilità di <dermare »' soggetti in movimento.
Aperture di 1,4 2 2,8 4 5,6 11 16 22
diaframma
8 32
-
Corrispondenti
tempi di posa l/1000 1/500 l/250 l/125 l/60 1/30 l /15 1/8 l/4 1/2
Profondità
di campò
Resa degli ogiet-
ti in movimento
limiiatissima
nÙldissiina
limitata
nitida
media sempre più estesa
leggermente mossa
>
sempre più mos.sa')
Motto importante
25
VANTAGGI SVANTAGGI
27
Strumenti per lo sviluppo
CONSIGLI AI PRINCIPIANTI
29
soggetto verranno bene da sé. Quando siete in dubbio, so-
. vresporre è meglio che sottesporre.
Per eyitare negativi «mossi» addestratevi a tenere l'ap-
parecchio perfettamente fermo al momento della posa; pre-
mete delicatamente il bottone dell'otturatore. Non dimenti-
cate di avanzare o cambiare la pellicola dopo ogni posa.
· Studiate le istruzioni che accompagnano l'apparecchio, la
pellicola e la soluzione di sviluppo; contengono, in breve,
tutto ciò che dovete sapere per trarne i migliori risultati
possibili.
Imparate a valutare i vostri soggetti in termini di bianco,
nero e sfumature grigie e a non tener conto dei colori; .sal-
vo, naturalmente, che abbiate caricato l'apparecchio con
pellicola a colori. _
Attenti a ciò che si trova dietro il soggetto : un ramo che
sembra spuntare dalla testa di una p ersona può essere co-
mico ma non è bello. Le macchie luminose sfocate sullo
sfondo di una fotografia distraggono l'attenzione dal sog-
getto. Uno sfondo di tonalità neutra non è .mai sbagliato;
e il cielo sereno è lo sfondo migliore per i ritratti e le foto-
grafie di persone.
I primi piani sono invariabilmente più interessanti delle
fotografie da lontano; i panorami distanti, per quanto belli
a vedersi, danno notoriamente le fotografie più scialbe e de-
primenti.
go
Parte seconda: Strumenti e materiale
33
prestano meglio alle fotografie Ìmprovvise e rapide, motivo
per cui questo tipo di mirino è montato sulla maggior parte
degli apparecchi di formato 24 per 36 millimetri e di quelli
usati dai fotoreporter. 1 Tuttavia l'immagine che si forma su
questo mirino è spesso molto piccola, non corrisponde sem-
pre all'immagine che si forma sul negativo e, salvo nel-
le macchine reflex a prisma, non indica la profondità di
campo.
I mirini all'altezza del petto sono di due tipi :
'Mirino brillante, di vetro non smerigliato, che si trova sol-
tanto sugli apparecchi di minor prezzo. L'iminagine che
produce è sempre nitida su tutti i piani, sia o non sia l'ap-
parecchio messo a fuoco, e non consente di osservare la
profondità di campo.
Mirino di vetro smerigliato, che mostra l'immagine pro-
dotta dall'obiettivo, o dal suo gemello, nello stesso formato
del nega tivo, indicando chiaramente se l'immagine stessa
è o non è messa a fuoco, nonché la profondità di campo.
Macchine dotate di questo tipo di mirino, che è somma-
mente versatile, sono, fra le altre : i diversi modelli della
Graflex nei formati grandi; la Hasselblad, la Mà.ster Re-
flex, la ReHex Korelle e la Primarflex nel formato 6 x 6 cen-
timetri; la Exakta e la Alpa Reflex nel formato 24 x 'i6 milli-
metri ; e tutte le macchine reflex a -due obiettivi del tipo Rol-
leiflex ~ In queste ultime tuttavia il mirino, per motivi tec-
nici e per consentire altri vantaggi, è costruito in modo da
non mostrare la profondità di campo (v. pag. 203) .
34
gegno ottico (telemetro ~ o vetro smerigliato) per mez:~;o del
quale vediamo se l'immagine è o non è a fuoco; 2) un con-
gegno meccanico (montatura elicoidale o montatura a car-
rello) per mezzo del quale lo strumento ottico di controllo
indica che l'immagine è a fuoco.
35
L'OBIETTIVO
La lunghezza focale
i :: :::gs:gl
Focale breve = immagine piccola.
\!;t =:>l< z l
'Il.
lunghezza focale
= 150 mm
37
Quanto più lunga è la focale di
un obiettivo, tanto più grande è
l'immagine che produce.
39
brevità la si indica con un numero preceduto dalla lettera
effe. Se, per esempio, il diametro di un obiettivo è di 23 mil-
limetri e mezzo e la sua focale è dì i 50 millimetri, per deter-
. minare approssimativamente l'apertura relativa basta divi-
dere rso per 23,5. Si ottiene il numero 6,3 che può essere
scritto in diversi modi: «f. 6,3 », oppure « f/6,g » o anche .
« I : 6,3 ».
Il diaframma
L'apertura relativa di un obiettivo equivale alla sua pm
grande apertura di diaframma. Questa apertura di diafram-
ma indica la sua massima luminosità.
Tuttavia non sempre è desiderabile fare fotografie « a tut-
ta apertura », e ciò per due motivi :
I) quanto maggiore è l'apertura di diaframma, tanto mi-
nore è la profondità di campo (v. pag. g2);
2) quanto maggiore è l'apertura di diaframma, tanto
maggiore è il pericolo di sovresposizione. Quando la luce è
molto forte (su una spiaggia, su scenari nevosi illuminati dal
sole, sui ghiacciai) gli otturatori della maggior parte degli
41
apparecchi non consentono pose tanto rapide da evitare la
sovresposizione se il diaframma è aperto al massimo.
Lo strumento che si usa per ridurre l'apertura relativa,
cioè per rendere meno luminoso l'obiettivo, è il diaframma,
che è inserito nell'obiettivo stesso. È graduato in numeri / f
analoghi a quelli che si usano per definire l'apertura rela-
tiva d egli obiettivi : questi numeri si ottengono dividendo
la lunghezza focale dell'obiettivo per il diametro delle ri-
spettive aperture di diaframma. Queste sono calcolate in
modo che ognuna richieda un tempo di posa doppio di
quella immediatamente più larga (e cioè numericamente in-
feriore). Un'apertura di diaframma indicata dal numero 8
richiede, per esempio, una posa doppia dell'apertura prece-
dente; indicata dal numero 5,6. In altre parole, quando
l'apertura del diaframma viene dimezzata, cioè portata da
un numero a quello immediatamente superiore, la posa de-
. ve essere raddoppiata. La tabella che segue indica la corre-
lazione fra le aperture di diaframma, i rispettivi fattori di
posa, la profondità di campo e la luminosità dell'immagine
che si forma sul vetro smerigliato :
43
anche del 50% le pose indicate dall'esposimetro, ;altrimenti si n-
schierebbe di sottesporre.
44
tra finestra e parete, la stessa che le separa nella seconda
stanza. La « luminosità effettiva» della finestra della prima
stanza si ridurrebbe quindi a f f 6, ossia ad appena 0 della
luminosità che possiede quando è messa a fuoco sull'infinito.
Una t a le perdita di luminosità ha n aturalmente il suo e f-
fetto sul tempo di posa. Poiché l'intensità dell'illuminazione
è inversamente proporzionale al quadrato della distartza tra
la fonte luminosa (l'obiettivo) e l'oggetto illuminato (la pel-
licola), la messa a fuoco su un soggetto vicino, di cui si vo-
glia ottenere una immagine in grandezza naturale {che ri-
chiede una distanza tra obiettivo e film pari al doppio della
lunghezza focale dell'obiNtivo), rende necessario aumentare
il tempo di posa di 22 volte rispetto a quello indicato dal-
l'esposimetro. E 22 è uguale a 4· In altre parole, le foto-
grafie da breve distanza in grandezza naturale richiedono
una posa quadrupla di quelle fatte con l'apparecchio m esso
a fuoco sull'infinito.
L'aumento di posa richiesto da qualsiasi distanza tra obiet-
tivo e film che sia superiore alla lunghezza focale dell'obiet--
tivo si calcola mediante la formula che segue:
distanza obiettivo-film x distanza obiettivo-film
lunghezza focale x lunghezza focale
Esempio : vogliamo fotografare da vicino un fiore, usando
un obiettivo che ha una focale .di · 15 centimetri. La distanza
fra obiettivo e film dopo la messa a fuoco è di 25 centimetri.
Per trovare il fattore, o coefficiente di posa, per cui bisogna
moltiplicare la posa indicata dall'esposimetro, compiamo le
seguenti operazioni :
25X.25 625 .,
- - - = - -.- = Circa 3·
15X 15 225
Ciò significa che la posa del fiore deve essere tripla di
quella indicata dall'esposimetro. Se, per esempio, l'esposi-
metro indicasse una posa di 2 secondi a f / 32, dovremmo
posare 2X3 (cioè 6) SeCO_ndi à f/32 per Ottenere un nega-
tiVO correttamente esposto.
La tabella che segue indica gli aumenti di posa che si ren-
dono necessari col decrescere della. distanza tra ·soggetto e
45
obiettivo e con l'aumentare della distanza tra obiettivo e
film:
F_attore
dt posa IlIl0211111123115612251 4 16 19116 125 136 149
~ ' _·' ' ' '
I l ca m p o utile
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3ii:
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::;:
' '\
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ii: l /
l Il '>"? ! .,-"
l
/
OBI ETTIVO GRANDANGOLARE
47
Possiamo immaginare questa parte interna «utile », che
ha anch'essa forma circolare, come la base di un cono che
abbia il suo apice al centro d ell'obiettivo (perché l'altezza
del cono sia eguale alla focale dell'obiettivo bisogna che
questo sia messo a fuoco sull'infinito). L '"angolo formato dal-
la superficie laterale di questo cono è la misura del campo .
utile. Gli obiettivi « normali » hanno un campo utile va-
riante fra 45 ·e 55 gradi; quello d ei teleobiettivi è più stretto,
mentre quello degli obiettivi gral1dangolari va da 6o a 140
gradi. È stato fabbricato qualche obiettivo grandangolare
con un campo utile che raggiunge 2 r o gradi, il che significa
letteralmente che con simili obiettivi sipuò fotografare « al-
l'indietro ».
Il campo utile della maggior parte degli obiettivi normali
· è appena sufficiente a impressionare nitidamente il negativo
cui sono destinati; sufficiente, cioè, purché tali obiettivi sia-
no montati su. apparecchi privi di congegni per l'inclinazio-
ne del piano della pellicola e per gli spostamenti dell'obiet-
.tivo, sia in alto e in basso che laterali. Gli obiettivi destinati
·a d apparecchi di questo tipo d evono avere un campo utile
molto superiore al normale; altrimenti gli spostamenti del-
l'obiettivo e le inclinazioni della pellicola potrebbero lascia-
re fuori del cerchio nitido una · parte dell'immagine, renden-
dola quindi inutilizzabile.
Il campo utile della maggior parte degli obiettivi aumenta
. con la chiusura dèl diaframma. In qualche caso l'aumento
è tale che l'obiettivo di'aframmato può « coprire » un nega-
tivo di grandezza doppia rispetto a quello « coperto » dal-
l'obiettivo a tutta apertura (per esempio gli obiettivi Goerz
Dagor). Quando si desidera che l'intero negativo sia perfet-
tamente nitido (specialmente nella riproduzione di docu-
menti, disegni e quadri) il diaframma deve essere. chiuso
quanto possibile per utilizzare la massima capacità di «co-
pertura » dell'obiettivo, ossia per dargli il massimo campo
utile.
Il campo utile di tutti gli obiettivi aumenta col decrescere
della distanza dal soggetto. Questa proprietà è particolar-
mente utile guando si devono fare fotografie da brevissime
distanze in grandezza naturale o sup·eriore alla naturale. Se
. il soffietto o i tubi di allungamento di un apparecchio n·o n
sono abbastanza lunghi per raggiungere la distanza tra obiet-
tivo e film che è necessaria per fotografie di questo genere,
il problema può essere risolto sostituendo l'obiettivo « nor-
male » con uno di minore lunghezza focale . Gli obiettivi
di lunghezza focale tra 25 e 75 millimetri sono particolar-
mente adatti alla fotografia da brevi distanze con apparec-
chi di formato 9 x I 2. Per esempio, un obiettivo che abbia
una focale di 25 millimetri, costruito per « coprire~> unfor-
mato minimo come quello della pellicola cinematografica di
I 6 millimetri, può « coprire » perfettamente, a una distan-
za di 25 centimetri dal film, un negativo 9x I2, produ-
cendo una immagine nove volte superiore alla grandezza
naturale.
IL FILM
Caratteristiche fondamentali
49
bile al blu, materiale ortocromatico (non sensibile al rosso),
materiale pancromatico (sensibile a tutti i colori), materiale
sensibile alle radiazioni infrarosse;
3) sensibilità luminosa: bassa, media, alta, altissima;
4) grana: fine, media, grossa;
5) gradazione: contrastata, normale, morbida.
A · parte queste diversifiçazioni, e all'influenza che hanno
sui tempi di posa e sui metodi di sviluppo, tutto il materiale
negativo è soggetto a regole comuni di uso e di conserva-
ZIOne.
50
7· I filmpack sono molto delicati. Teneteli soltanto per
gli orli. Non premeteli sulle superfici perché potrebbero
prender luce e velarsi. .
8. Tirate lentamente le linguette dei filmpack, altrimenti
la frizione potrebbe generare elettricità statica, che lascia
sul film sgradevoli striature (v. la tavola fuori testo 22).
State attenti ad estrarre le linguette completamente, al-
trimenti · tutte le fotografie successive resteranno parzial-
mente « amputate » dal pezzo di pellicola non comple-
tamente estratto.
g. Quando caricate l'apparecchio con pellicola piana, as-
sicuratevi che la superficie recante l'emulsione sia dalla
parte giusta. Le pellicole piane sono contrassegnate da
dentellature che variano a seconda della marca e del-
l'emulsione (leggete le istruzioni allegate). La parte emul-
sionata sta di front e a voi quando, tenendo il film ver-
ticalmente, la dentellatura è nell'angolo a destra in
alto.
ro. Quando fate fotografie con luce forte, non lasciate
l'apparecchio scoperto più del necessario. Se adoperate
filmpack o pellicola piana, tenete i telai al riparo dalla
luce fino al momento dell'uso.
51
singole pose non possono essere sviluppate separatamente; è
impossibile passare da un tipo di emulsione ad -un altro sen-
za sacrificare la parte non esposta del rotolo precedente (sol-
tanto ·due macchine fotografiche, la Mamiya Magazine ~i
24 x 36 mm e la Hasselblad di 6 x 6 cm, hanno « magazzini »-
intercambiabili che permettono di passare da un'emulsione
all'altra senza sprecare una sola inquadratura). Congegni
per l'uso facoltativo · della pellicola in rotoli esistono in al-
cune macchine di grande formato con cui si ,usano general-
mente pellicole piane o filmpack .
53
molto meno evidenti che nei forti ingrandimenti tratti da
negativi di piccolo formato. ·
Contro questi vantaggi bisogna tener conto dei seguenti
inconvenienti :
I) costo notevolmen te superiore di ogni fotografia;
2) peso e ingombro del materiale negativo. Per esempio,
due pellicole piane 9 x I 2 nell'apposito telaio occupano quasi
lo stesso spazio ed hanno lo stesso peso della pellicola suffi-
ciente per I oo fotografie di formato 24 x 36 millimetri;
3) apparecchi più grandi, pesanti e ingombranti sono na-
turalmente necessari per ottenere negativi di grande forma-
to. Sono apparecchi di maneggio più laborioso e lento, che
restringe la scelta dei soggetti. Ogni apertura di diaframma
dà una profondità di campo minore perché i grandi appa-
recchi richiedono obiettivi di grande lunghezza focale. Se si
vuole una certa profondità di campo bisogna usare piccole
aperture di diaframma e di conseguenza tempi di posa al-
quanto lunghi.
54
6) il materiale negativo per 36 pose occupa meno spazio
di un pacchetto di sigarette.
Contro questi vantaggi bisogna tener conto di:
·x) minore nitidezza, avvertibile specialmente nei forti in-
grandimenti;
2) pericolo di grana sempre presente. Per evitare la grana
bisogna usare pellicola poco sensibile di grana fine (v. pa-
gina 62) e soluzioni di sviluppo « finegranulanti » che ridu-
cono la sensibilità della p ellicola (v. pag. I47);
3) gradazione inferiore perché la necessità di fare forti
ingrandimenti porta ad un impoverimento dei valori tonali;
4) perdita di sensibilità « effetti va » del film (v. la spie~
gazione al n. 2);
5) sviluppo e stampa più difficili perché il più forte in-
grandimento rende maggiormente visibili i granelli di pol-
vere, i filamenti e i graffi del negativo. Anche se lo sviluppo
e la stampa vengono compiuti con la massima attenzione,
le fotografie risultano sempre inferiori a quelle che si ·pos-
sono ottenere da negativi di grande formato, principalmen-
te per le ragioni illustrate ai nn. I e 3·
LA SENSIBILITÀ CROMATICA
55
fotografie che abbiano un aspetto quanto possibile naturale,
l'intensità luminosa· di queste sfumature deve corrispondere
quanto possibile a quella dei colori che esse rappresentano.
Per esempio il giallo - un colore « chiaro » - deve. essere
tradotto in una sfumatura grigia più chiara dell'azzurro,
che alPocchio appare più scuro. Per ottenere la traduzione
del colore in corrispondenti sfumature di grigio la pelli- .
cola è « sensibile ai colori ». ·Tuttavia ostacoli di natu-
ra tecnica hanno finora impedito che si giungesse a rea-
lizzare una pellicola tale da permettere la traduzione di
tutti i colori in sfumature di grigio esattamente corrispon-
denti.
A seconda del loro grado di sensibilizzazione ai colori si
distinguono quattro tipi di emulsioni negative:
57
tavia, non dipende dai colori intrinsechi dei diversi oggetti,
ma dal fatto che questi possono riflettere o assorbire le ra-
diazioni infrarosse. Poiché tali radiazioni sono invisibili al~
l'occhio umano, non è possibile predire se e quanto un certo
colore risulterà chiaro o scuro. Le acque azzurre e il cielo
appaiono neri nella fotografia con pellicola ' infrarossa non
perché sono azzurri, ma perché assorbono le radiazioni in-
frarosse; le foglie degli alberi e l'erba appaiono bianchi non
perché sono verdi, ma perché la clorofilla che contengono ri-
flette le radiazioni infrarosse.
Poiché le emulsioni infrarosse sono sensibili anche alle
radiazioni luminose visibili, per ottenere il tipico « effetto
infrarosso » è necessario usare speciali filtri . Nella maggior
parte dei casi i filtri Kodak Wratten n. rs, 25 o 29 sono più
che sufficienti, anche se lasciano passare una parte delle
radiazioni rosse visibili. Se si vuoi fare una fotografia basata
in modo predominante sulle radiazioni infrarosse, si deve
usare uno speciale filtro nero come il Kodak Wratten n. 87
o n. 8gB.
Per ottenere i migliori risultati si seguano le istruzioni
che accompagnano la pellicola.
Un ramo relativamente recente della fotografia è la presa
di immagini nell'oscurità totale con l'aiuto di speciali flash
« infrarossi ». Le lampade sono rivestite di una lacca nera
che praticamente assorbe tutte le ra diazioni luminose visibili
e lascia passare soltanto quelle infrarosse. Non occorrono
speciali filtri, dato che è già eliminata tutta la luce visibile
che potrebbe «guastare l'effetto».
LA SENSIBILITÀ LUMINOSA
59
pag. 64). Per questo motivo la migliore pellicola è sempre
quella meno sensibile che abbia una sensibilità sufficiente per
il determinato tipo di lavoro per cui la si usa.
6o
sensibilità di un'emulsione. Quanto più . abbreviato, rispetto
al tempo normale, è lo sviluppo, tanto maggiore è la per-
dita di sensibilità. Poiché lo sviluppo abbreviato produce ne-
gativi di contrasto inferiore al normale, questo metodo è
l'unico che permetta di ottenere fotografie soddisfacenti di
soggetti estremamente contrastati (v. pag. ro2). In questi ca-
si la posa deve esse~e aumentata dal so al I oo per cento per
compensare la riduzione della densità del negativo, provoca-
ta dall'abbreviazione dello sviluppo.
A seconda della lorò sensibilità, le pellicole possono esse-
re suddivise in quattro gruppi. Nella classificazione che se-
gue le pellicole di ogni gruppo successivo al primo hanno
una sensibilità doppia (cioè richiedono una posa pari alla
metà) di quelle del gruppo precedente. Le pellicole del
quarto gruppo hanno una sensibilità tra 6 e ro volte supe-
riore a quelle del primo gruppo.
61
ancora pm vistosa e daJ gradazione assai morbida. Alcune
pellicole di questo gruppo possono dare negativi utilizzabili
anche se esposte a 2000 ASA (34/IO DIN), purché si prolun-
ghi convenientemente il tempo di sviluppo. Naturalmente
i film di . questo gruppo devono essere usati soltanto in con-
dizioni di luce estremamente sfavorevoli, quando la loro
enorme sensibilità è veramente indispensabile, perché una
sensibilità minore impedirebbe di fare fotografie . .
LA GRANA
62
dono una posa maggiore di quelle dello stesso tipo desti-
nate ad uno sviluppo con soluzione normale;
LA GRADAZIONE
64.
con un film di gradazione morbida, che permette di ridurre
i contrasti naturali in grado tale da non superare la gamma
di contrasto della carta sensibile. D'altra parte, se si deve
fotografare un ·soggetto di contrasto molto basso (per esem-
pio un gruppo di .~d.ifi~i lontani con tempo nebbioso e per-
ciò scarsamente risaltanti contro il cielo) il miglior risultato
si ottiene con un film di gradazione dura, che permette di
raff:_orzare il debole contrasto del soggetto e di rendere più
netta la linea di separazione tra gli edifici e il cielo.
ACCESSORI
66
torio di sviluppo e stampa, di cui ci occuperemo in seguito,
gli unici accessori che il dilettante deve possedere sono :
Esposimetro
Filtri
Paraluce
Scatto a molla
Treppiede
I FILTRI
68
Supponiamo che si debba fotografare un'indossatrice con
un abito verde orlato di rosso. Il principale elemento di at-
trazione dell'abito è l'acuto contrasto tra verde e rosso. Foto-
grafati senza filtro, questi due colori apparirebbero come ·
grigi di tonalità pressoché uguale e l'effetto dell'abito an-
·drebbe perduto. Anche se una tale resa fosse «veritiera »
quanto a traduzione cromatica, sarebbe pur sempre un fia-
sco fotografico·.
6g
Le coppie di colori complementari sono :
rosso e blu-verde;
arancione e blu;
giallo e blu-viola;
giallo-verde e viola;
verde e rosso-viola.
I filtri correttivi
70
delle superfici lucide, parzialmente o completamente a se-
conda dell'angolo di riflessione. Ad angoli fino a go gradi,
l'eliminaz,ione dei riflessi è completa; a go gradi è impossi-
bile; fra 30 e go è parziale. Gli schermi polarizzanti agisco-
no però sui riflessi di luce già polarizzata. La maggior parte
delle superfici riflettenti polarizzano la luce: la luce riflessa
dall' acqua, dal vetro, dalle vernici, dal legno lucidato, dalla
carta patinata è luce già polarizzata. Le superfici m etalliche
invece non polarizzano la luce e i loro riflessi non vengono
eliminati da'gli sch.e rmi.
Nella fotografia a colori uno schermo polarizzante è l'uni-
co mezzo per rendere più intenso un cielo di un azzurro trop-
po pallido.
Gli schermi polarizzanti e i filtri funzionano secondo prin-
cipi completamente diversi e indipendenti, e quindi possono
essere usati insieme. Ciò rende possibile il controllo contem-
poraneo della resa cromatica e dei riflessi. Molto spesso, an-
zi, la correzione dell'una facilita la· correzione degli altri. (Jo-
sì l'eliminazione dei riflessi può rendere evidenti colori che
i riflessi oscuravano, mentre il filtro li traduce nelle sfuma-
ture grigie che si vogliono ottenere.
Per produrre l'effetto desiderato lo schermo polarizzante
deve essere tenuto in una posizione ben determinata. Tenen-
dolo davanti all'occhio, bisogna guardare il soggetto: ruo-
tando lentamente lo schermo si vedrà che il suo effetto sui
punti di maggior luminosità e sui riflessi aumenta o dimi-
nuisce a seconda della direzione in cui ruota. Quando si· rag-
giunge il voluto grado di estinzione dei riflessi, si applica lo
schermo all'obiettivo esattam ente nella stessa posizione, stan-
do attenti a non girarlo, altrimenti parte dell'effetto andreb-
be perduta.
Non è necessario né consigliabile usa,re sempre lo schermo
polarizzante nella . sua posizione di massima efficacia. T alvol-
ta ridurre i riflessi a un livello accettabile è meglio che
estinguerli del tutto, poiché l'estinzione totale spesso appiat-
tisce e rende scialba la fotografia.
Il coefficiente di posa dello schermo polarizzante è gene-
ralmente di 2,s. Se si usa lo schermo insieme con un filtro; il
coefficiente d ell'uno deve essere moltiplicato per il coeffi-
ciente dell'altro. Il prodotto dei due coefficienti costituirà il
7I
coefficiente per cui bisogna moltiplicare la posa indicata d'al-
l' esposimétro.
IL PARALUCE
LO SCATTO FLESSIBILE
72
È questo un altro di quegli accessori « insignificanti » che
non hanno l'irresistibile richiamo di tanti aggeggi dalle cro-
mature vistose, ma non potranno mai essere abbastanza lo-
dati per il contributo che danno alla creazione di negativi
« tecnicamente perfetti ».
IL TREPPIEDE
73
ATTREZZATURA PER L'ILLUMINAZIONE
74
uno specchio parabolico; situato dietro la larripada, e da un
condensatore, situato davanti. I migliori « spots » possono
essere « messi a fuoco » : in altre parole il fascio _luminoso
può essere allargato (e reso meno intenso) o ristretto (e reso
più intenso) variando la posizione della lampada rispetto
allo specchio riflettente.
Gli « spots » danno un'illuminazione molto più cruda e
intensa delle lampade survoltate e formano ombre più nere
e più definite. Sono adatti come luci principali e per gli « ef- ·
fetti », ma non come luci ausiliarie .. Ve ne sono di ogni gran-
dezza, dai più piccoli di 150 watt ai giganteschi « padello-
ni » ·di 5000 watt usati in certi studi fotografici.
75
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':P k h" ~ "T e:Qs
Tempo i~ millesimi ---+ Tempo in millesimi" di secondo
di secondo
76
Svantaggi: ha un'emissione luminos;;t molto passa, parago-
nabile a quella delle più piccole lampade-lamp9; è poten-
zialmente pericoloso (funziona ad un voltaggio molto alto,
circa 2000 volt); è piuttosto costoso. ·
Il lampeggiatore elettronico consiste di quattro parti fon-
damentali: la torcia con la lampada e il riflettore; il gene-
ratore, che contiene i condensatori e, nei modelli portatili, la
batteria; il filo che collega la torcia con l'otturatore; e, in-
fine, lo scatto per usare il lampeggiatore da lontano. Il lam-
peggiatore può accendersi al m assimo 6 volte al minuto,
perché tra l'una e l'altra i condensatori devono ricaricarsi.
Per ottenere i migliori risultati è meglio usarlo con otturatori ·
già sincronizzati.
Quasi tutti i lampeggiatori elettronici permettono l'uso di
due lampade separate, fra cui è suddivisa l'emissione di lu-
ce. Anche tre, quattro e più lampeggiatori possono essere
collegàti con fili per ottenere l'accensione simultanea. Il me-
todo oiù moderno è quello che usa cellule fotoelettriche in-
vece dei fili: un solo lampeggiatore è sincronizzato con-l'ap-
parecchio; ad accendere simultaneamente gli altri provvede
la corrente generata dalle cellule fotoelettriche. Si evita così
di aggrovigliare sui pa~imenti troppi fili elettrici.
77
RIFLETTORI E LORO SUPPORTI. Per poter scegliere, fra gli
innumerevoli riflettori in commercio, i più adatti a deter-
minati scopi, si tenga conto delle considerazioni che seguo-
no. Quanto più piccolo è un riflettore, tanto più cruda e
concentrata è la luce che riflette. Quanto più il riflettore è
grande, tanto più la luce è morbida e diffusa. I riflettori
sfretti producono un effetto che si avvicina a quello degli
« spots », con ombre alquanto definite, e sono più adatti
come « luci ·principali ». I riflettori larghi diffondono mag-
giormente la luce, producono ombre più « pallide » con con-
torni più morbidi e sono più ada tti- come « luci ausiliarie».
I riflettori parabolici e iperbolici producono un fascio lumi-
noso più concentrato dei riflettori sferici, che danno invece
una illuminazione più morbida e diffusa. Anche più morbida
e diffusa è la luce proiettata dai riflettori a superficie ondu-
lata rispetto a quella proiettata dai riflettori a superficie li-
scia. .
Tutte queste considerazioni si riferiscono tanto ai riflettori
per lampade survoltate quanto a quelli p er flash. Alcuni ri-
flettori per flash permettono di « mettere a fuoco » il fascio
luminoso a distanza maggiore o minore : basta spostare il ri-
flettore avanti o indietro lungo il suo asse.
Le basi di sostegno devono essere robuste e leggere; l'al-
luminio è il materiale migliore.
78
a fuoco rapidamente; siate sempre pronti ·a cogliere al
volo le occasioni.
Gli obiettivi di focale superiore a quella normale restrin-
gono automaticamente il campo, lasciano fuori gli ele-
menti superflui che circondano il soggetto, migliorano la
resa spaziale eliminando le distorsioni, rafforzano l'ef-
fetto di una fotografia. Sono ideali anche per i ritratti.
Gli effetti morbidi degli obiettivi « da ritratto » sono pe-
ricolosi e pieni di trabocchetti: non per l'esperto, che sa
dove mette i piedi, ma per il principiante che si getta alla
cieca. Sono indicati soprattutto per le fotografie contro-
luce e per rendere efficacemente capigliature bionde e
soffici.
Troppa luce e troppe luci rovinano qualsiasi fotografia
con illuminazione artificiale:
79
Parte terza: Com e si fa una fotografia
8g
lavoro duro e di scarse soddisfazioni. Se la fotografia è il
loro « hobby», vogliono che non ripeta la storia della loro
professione. Un «hobby», pensano, deve divertire e distrar-
re. Ma non trovano divertente che le cose vadano diversa-
mente da come vorrebbero e che le loro fotografie siano me-
diocri. C'è un solo modo per evitarlo: cominciare dal prin-
cipio e imparare sistematicamente gli elementi del « me-
stiere » fotografico. Questi elementi sono illustrati nei ca-
pitoli che seguono.
84
re. Generalmente le tabelle di profondità di campo (v,
pagg. 93-94) sono calcolate nel presupposto che i negativi dal
formato 6 x 6 in su sono « nitidi » se il diametro del « cer-
chio di confusione » non supera I l I ooo della lunghezza
focale «normale» per ciascun formato negativo. Un nega-
tivo di 35 mm è considerato « nitido » se il diametro del
cerchio di confusione" non supera I l I 500 della lunghezza
focale dell'obiettivo normale, e cioè I 130 di mm.
Che questo grado di nitidezza sia o non sia ottenuto nel-
l'uso pratico dipende principalmente da tre fattori : l'incisi-
vità dell'obiettivo, il potere risolvente del film e l'esattezza
della messa a fuoco .
86
messa a fuoco è il vetro smerigliato (v. pagg. Ig-2o). Per a u-
mentarne la precisione si può usare una speciale lente che
consente di osservare l'immagine ingrandita di dieci volte.
La messa a fuoco col telemetro accoppiato all'obiettivo (v.
pag. 20) è inevitabilmente meno esatta perché non è possi-
bile produrre in serie telemetri, accoppiabili a . una serie di
obiettivi di diverse lunghezze focali, che siano esatti a tutte
le distanze. Inoltre i telemetri sono soggetti ad alterazioni
della loro calibratura: vedi a pag. 207 come si può control-
lare l'esattezza dell'accoppiamento fra telemetro e obiettivo.
Gli apparecchi privi di vetro smerigliato e di telemetro (ap-
parecchi a soffietto di vecchio tipo) possono essere messi a
fuoco soltanto misurando o calcolando ad occhio la distan-
za del soggetto. Gli inevitabili errori si possono compensare
con l'uso di piccoli diaframmi, che creano una «-zona di si-
curezza » in cui tutto è nitido. Addirittura su questo princi-
pio sono basati gli apparecchi « a fuoco fisso », detti anche
« a cassetta ». I loro obiettivi sono posti a fuoco su una di-
stanza di circa cinque metri, e le loro aperture fra f/ I I e
f / I 5 forniscono una sufficiente profondità di campo.
~ Vetro smerigliato
j
::::::-r= l
1
:ini Vetro
;::J ( smerigliato
l
l
ll Isono
soggetti vicini
a fuoco qui
.........
cieiiaileiiicoia~ ~
h piani indic.ati dalle frecce,~ j_ ~ Vetro smerigliato
se prolungati, devono
incontrarsi , in un punto l
comune
88
soggetto è tanto grande che le lievissime diminuzioni causate
dall'avanzamento . dell'obiettivo non hanno nessuna conse-
guenza pratica. Ma nella fotografia da brevi distanze tali
diminuzioni sono percentualmente rilevanti rispetto alla di-
stanza complessiva tra obiettivo e soggetto. Ne risulta che
ogni spostamento dell'obiettivo modifica simultaneamente la
sua distanza dal soggetto e dal film invece di modificarne
una sola in funzione dell'altra: quindi è spesso impossibile
raggiungere la giusta messa a fuoco e dare all'immagine la
massima nitidezza.
Il metodo più facile per aggirare questo ostacolo consiste
nel mettere a fuoco approssimativamente e quindi spostare
cautamente avanti e indietro o l'apparecchio o l'oggetto da
fotografare fino a quando quest'ultimo appare nitido sul ve-
tro ·smerigliato.
Coloro che vogliono dedicarsi a . questo campo della foto-
grafia dovrebbero usare un apparecchio di grande formato
dotato di un dispositivo per la «messa a fuoco dorsale». In
questi apparecchi l'obiettivo rimane fisso e il dorso può es-
sere spostato avanti e indietro per portare a fuoco l'imma-
gine. In tal modo la distanza fra soggetto e obiettivo rimane
costante e la distanza fra obiettivo e film può esseré rego-
lata senza difficoltà.
8g
parato e non bisogna mai toccarne la superficie. I filtri spor-
chi diffondono la luce e devono essere puliti con la stessa
attenzione degli obiettivi.
go
di parziale o totale sfocatui:a a · causa delle incurvature della
pellicola bisogna chiudere il diaframma, creando così una
« zona di sicurezza» abbastanza estesa in profondità.
gr
sia bene a contatto con l'apparecchio: talvolta l'orlo del te-
laio è più sottile della scanalatura in cui deve essere inserito
e di conseguenza il film rimane troppo indietro.
g2
UN ESPERIMENTO
93
l'obiettivo ~· luminoso, ,quanto minore è la sua focale e
più distante il piano ~~ messa a fuoco.
2. Nella maggior parte dei casi, la suddetta « profon-
dità inerente » di un obiettivo non basta a comprendere
l'intera profondità del soggetto. Diventa così necessario
aumentare artificialmente la zona nitida. Il mezzo per
farlo è il diaframma. .
3· Più si chiude il diaframma, più aume~ta la profon-
dità di campo.
4· Chiudendo il diaframma, però, l'immagine si oscura
e occorre un aumento del tempo di posa con tutti gli in-
convenienti che ciò comporta.
5· Di conseguenza, è opportuno chiudere il diaframma
non più di quanto sia necessario per ottenere una profon-
dità di campo sufficiente.
6. L a chiusura del diaframma aumenta la zona nitida
in due direzioni: verso l'apparecchio e in senso opposto.
Sarebbe perciò uno spreco di profondità mettere a fuoco
sull'inizio o sulla fine della zona che si vuol rendere niti-
damente. Per esempio, mettere a fuoco sull'infinito e poi
diaframmare è sempre uno spreco, poiché la « profondità
oltre l'infinito » è, a dir poco, inutile.
94
di campo consiste nell'osservare l'immag ine sul vetro sme:fÌ-
gliato. Gli apparecchi senza vetro smerigliato (e glì apparec-
chi reflex a due obiettivi, in cui il vetro smerigliato non indi-
ca la profondità di campo) hanno in genere . una scala nu-
merica della profondità di campo incisa sulla montatura 8el-
l'obiettivo o sulla manopola per la messa a fuoco. Per trarre
da questa scala il massimo profitto bisogna mettere a fuoco
prima sulla parte più vicina, poi sulla parte più lontana del
soggetto per leggere sulla scala metrica le rispettive distanze
dall'apparecchio: quindi, rimettere a fuoco fino a quando
uguali aperture di diaframma appaiono in corrispondenza
dei numeri indicanti la distanza minima e massima del sog-
getto. Bisogna quindi diaframmare all'apertura indicata.
Riassumendo, si arriva alle seguenti conclusioni :
I) I n generale la profondità di campo è tanto maggiore
quanto minore è l'apertura del diaframma. La misura di
tale profondità dipende però largamente da due fattori :
2) La distanza del soggetto: quanto più lontano è il pia-
no di messa a fuoco, tanto maggiore è la profondità della zo-
na nitida a qualsiasi apertura di diaframma. Questo è il mo- ,
tivo per cui le fotografie da brevi distanze richiedono l'uso
di diaframmi molto piccoli : a queste distanze il diaframma
« funziona meho »;
3) La lunghezza focale de!fobiettivo: quanto questa è
minore, tanto maggiore è la profondità di campo a qual-
siasi apertura di diaframma. Perciò l'apparecchio ideale per
le istantanee e il fotoreportage è quello 24 x 36 con un obiet-
tivo di 35 millimetri di focale (cioè moderatamente gran-
dangolare). Se si mette a fuoco questo obiettivo a circa 3
metri e mezzo e si chiude il diaframma a f / I I, tutto ciò che
si trova tra un metro e mezzo e l'infinito è a fuoco.
95
Il problema delle istantanee
8 somm
3 12,10-4,50 8 9 1 4,50-
1•c.• e 75 mm
apparecchi
l 00
8 3 12,40-3,60 8 18
l 9-
l
00
l 105mm
apparecchi t
II 3 12,10-4,20 6xg II 15
l l 1 7,50- 00 l
8
l
4;50 13,60-5,40 150mm 8
l
30 l 15- 00
apparecchi
II 4,50 13,45-6,00 9XI2 II 20 l IO- "''
l l ll
Questi dati possono essere utili solo se li avete a portata ·di
mano nel momento in cui dovete fare una fotografia nelle
condizioni a cui si riferiscono. -
g6
pOSSI.BILITÀ CREATIVE DELLA Fài oGRAFIA
Queste due fotografie dello stesso faro sono state scattate a pochi
minuti di distanza l'una dall'altra. La vistosa diversità di effetto
fra le due immagini è dovuta alla diversa concezione del motivo.
2
La prima fotografia è stata fatta con luce laterale e un filtro rosso
e, in tal modo, è stato messo particolarmente in risalto il cielo.
L 'altra è una fotografia controluce senza filt ro, con accentuazione
del primo piano. Esistono sempre molte vie per dare forma foto-
grafica a un oggetto. Ciò dovrebbe spronare il fotografo a trovare la
via più adatta per ottenere effetti chiaramente individuati.
3
La scelta della distanza fra oggetto e obiettivo
In alto un gruppo di persone foto grafate da vicino; a destra una
folla presa da lontano.
II primo piano mette in risalto i particolari : l'espressione del viso
della pittrice ambulante e degli spettatori. La panoramica mostra il
soggetto - gli uomini - in rapporto con l'ambiente : la s• Avenue
eli New York con il suo traffico intenso.
4
La scelta della direzione e dell'angolo di visuale
6
L'importanza della misura
10
sarebbe risultata priva di eHìcacia e trita senza il raggio di sole che
penetra nella foresta semibuia.
E se la porta della chiesa gotica dell'isola di Gotland (in alto) fosse
stata fotografata in pieno sole, quindi con ombre dure e scure, in-
vece che con un'illuminazione morbidamente diffusa da un cielo
grigio, coperto in modo uniforme, sarebbero andati persi molti par-
ticolari dei bei bassorilievi. Ciò dimostra che non sempre il sole
rappresenta la luce « migliore ».
11
Simboli dell a luce diretta
12
14
Simboli del movimento
Non si può separare il movimento dal tempo di posa. Un'« ista nta-
nea », che fa fermare il tempo, non può mai esprimere in forma
grafica il concetto di movimento. L'unica possibilità di simboleg-
giare il movimento la offre il tempo di posa, che, con una sfocatura
più o meno evidente, dimostra graficamente che l'oggetto si trovava
in movimento quando è stata scattata la foto.
La foto a sinistra mostra una delle semplici croci di legno che
l'amministrazione delle strade dello stato dell'Arizona erige nei
punti in cui è avvenuto un incidente mortale. La vettura, che corre
sulla strada, è stata resa deliberatamente « mossa » per indicare il
movimento e simboleggiare la «velocità » che può aver causa to
quell'incidente. Se la vettura fosse stata ritratta con i contorni a
fuo co avrebbe suscita to l'impressione di essere ferma e l'immagine
non avrebbe suggerito il senso di movimento e di pericolo incom-
bente che invece si ottiene con la sfocatura.
Analogamente le punte sfocate delle ali d el gabbiano (in alto) in-
dicano una battuta d 'ali verso il basso ; una fotografia con i contorni
a fuoco avrebbe suscitato l'impressione che l'uccello planasse.
Il fotografo può esprimere il movimento e la velocità in modo mol-
to semplice : mediante un tempo di posa relativamente più lungo
si aumenta il grado di sfumatura e diventa più evidente la sensa-
zione di « velocità », e viceversa.
15
Una foto " impressionista »
16
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Doppia esposizione. Due fo tografie sullo stesso pezzo di pellicola.
Per evitare doppie esposizioni, fare avanzare la pellicola o tirare la
linguetta del filmpack subito dopo aver fatto una fotografia. Se
però otturatore e avanzamento della pellicola sono accoppiati (e le
d oppie esposizioni, perciò, impossibili) non bisogna lasciare l'ottu-
ratore carico, nemmeno da un giorno all'altro, poiché ciò danneg-
gerebbe le molle che fan no parte del suo m eccanismo.
La polvere caduta sul nega tivo (in basso, a d estra) durante la stam-
pa e l'ingrandimento lascia segn i bianchi. Per evitarli, pulire con
cura i negativi e le lastre d i vetro del telaio o dell'ingranditore
prima di stampare. Assicurarsi inoltre che la superficie inferiore del
condensatore sia perfettamente pulita perché anche la polvere che
vi è attaccata sarà visibile nella copia.
18
19
Messa a fuoco errata. L'obiettivo è Movimento del soggetto . Il tem-
stato m esso a fuo co sugli alberi po di posa è stato troppo lungo
di sfondo invece che sul soggetto per « fermare » il movimento
in primo piano. L'errore si può del soggetto. L'errore si può
constatare facilmente consideran- constatare considerando che il
do che solo una certa zona man- soggetto in movimento manca di
ca di nitidezza, mentre il resto è nitid ezza mentre il fondo app a-
nitido . re perfettamente nitido.
La mancanza di nitidezza e le sue cause più comuni
Movimento dell 'apparecchio. L'apparecchio non è stato tenuto ben
fermo durante l'esposizione. L o si può constatare considerando che
ogni parte della fotografia appare ugualmente « mossa » nella stessa
direzione e non c'è nulla che sia veramente nitido.
" Cilecca» dell'otturatore.
L'otturatore bloccato dal
freddo, che gli ha im-
pedito di chiudersi com-
pletamente dopo l'espo-
sizione, ha provocato
questi errori. L'avanza-
mento del film, fatto
quando l'otturatore era
ancora parzialmente a-
perto, ha fatto sì che i
negativi si rigassero di
linee parallele : diritte a
destra (perché l'appa-
recchio era montato su
un cavalletto), ondulate
sotto (perché l'appa-
recchio, tenuto a mano,
era stato mosso durante
l'avanzamento del film).
Per evitare simili inci-
denti, è opportuno far
« delubrificare » l'ottu-
ratore da un competen-
te prima di accingersi a
far fotografie con fred-
do intenso (al di sotto
di 1 5 gradi sotto zero).
Il funzionamento « pi-
gro » degli otturatori è
provocato dall'olio trop-
po viscoso o dalla pol-
vere.
Slriature provocate dal-
l'elettricità statica che si
forma per frizione duran-
te l'avanzamento del film.
Il pericolo è maggiore
nelle giornate invernali
.fredde e asciutte, minore
in condizioni atmosferiche
calde e umide. Per evita-
re queste striature, avan-
zare il film lentamente e
senza strappi, tenendo
l'apparecchio a contatto
col suolo. I cavalletti di
legno e quelli di metallo
con appoggi di gomma
impediscono che l' elettri-
cità si scarichi al suolo e
ne facilitano l'accumula-
zione sul film.
22
l negativi hanno preso luce. Questo incidente si può evitare facil-
lllente. Non lasciare l'apparecchio alla luce forte più a lungo del
necessario. Non caricarlo e scaricarlo a lla luce forte; se non c'è
ombra, u sare quella prodotta dal proprio corpo. Assicurarsi che la
pellicola in rotolo sia ben tesa al momento di caricare l'apparec-
chio. Maneggiare i filmpack tenendoli soltanto per gli orli perché
la pressione sulle superfici potrebbe far entrare luce. Controllare
periodicamente l'apparecchio: le parti che più facilmente possono
far entrare luce sono gli angoli delle pieghe del soffietto e gli orli
dei dorsi smontabili. Controllare i telai per le pellicole , piane.
Riflessi provocati da Iuce forte che ha investito direttamente l'obiet-
tivo. La loro forma dipende dalla posizione della fonte luminosa e
dalla costruzione dell'obiettivo: quanto più questa è complessa e
numerose le lenti, tanto più aumenta il pericolo di riflessi. Se la
fonte luminosa non deve essere inclusa nella fotografia, i riflessi si
possono eliminare proteggendo .l'obiettivo con un buon paraluce o
riparandolo dalla luce con uno schermo qualsiasi. Se la fonte
luminosa deve apparire nella fotografia, l' uso di un obiettivo « trat-
tato » riduce ma non elimina del tutto il pericolo di riflessi.
24
25
Le Impronte digitali sono
segni inconfondibili di
trascuratezza. Per evitar-
leJ non toccare mai le su-
perfici dei negativi con le
mani, ma tenerli sempre
per gli orli altrimenti si
otterrebbero fotografie co-
me questa (in alto).
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ESPOSIZIONE GIUSTA
SOTTESPOSIZIONE SOVRESPOSIZIONE
MA SVILUPPO INSUFFI-
E SV ILU PPO INS U FFIC IENTE E SVI L UPPO INSUFFICIENTE
CIENTE '
31
L'agitazione uniforme In su e In giù, che ha scosso la soluzione di
sviluppo sempre nello stesso senso attraverso i. fori della pellicola
di 35 mm, ha provocato le strisce scure sul cielo. Effetti simili si
ottengono quando si sviluppano pellicole piane agitando meccani-
camente sempre nello stesso senso.
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Il metodo che si u sa comu-
nemente per determinare le
esposizioni quello delle
strisce di prova - ha un in-
conveniente: il confronto
non avviene fra esposizioni
della stessa immagine, ma
fra esposizioni di parti di-
verse dell'immagine, che pos-
sono avere differenti caratte-
ristiche di tonalità. Un me-
todo più pratico, che per-
m ette di confrontare esposi-
zioni di verse della stessa im-
magine, è quello che ia uso
di una sagoma come quella
illustrata a fianco.
35
Come si determina la posa per gli ingrandimenti
CARTA
SENSIBILE
36
Solarizzazione.A sinistra: fotografia di un tramonto, fatta con posa
breve. A destra : lo stesso soggetto, fotografato con posa più lunga
per ottenere un migliore dettaglio delle ombre. Il sole risulta nero.
Questo rovesciamento dei valori tonali, causato da enormi sovre-
sposizioni, è chiamato « solarizzazione ». Il resto della fotografia
non appare « solarizzato » perché, trattandosi di oggetti scuri, è stato
proporzionalmente meno sovresposto del sole.
Al centro: Esposizione
Negativo« normale» troppo lunga
39
Come si controlla il contrasto mediante la posa e lo sviluppo
40
1. Posa lunga, sviluppo breve, contrasto bas-
so.
44
Latitudine di posa della pellicola - Una lampada accesa in sei versioni
45
Posa: 11100 di se-
condo. La lam-
pada è corretta-
mente esposta. I
dettagli sono ben
definì ti sia nelle
zone luminose
sia in quelle più
scure.
Posa: 1 secondo.
La lampada è e-
normemente so-
vresposta. Il con-
trasto è basso.
L'inversione del
negativo (solariz-
zazione) è comin-
ciata.
Posa: 10 secondi.
La lampada è
tanto sovrespo-
sta da non po-
tersi più distin-
g.uere: La sola-
nzzaz!One della
zona pi ù lumino-
sa è completa.
La resa del cielo
mediante i filtri
o"' Tonalità
...,~ Filtro del cielo
p,.
-
azzurro bianco
più chiaro di
nessuno come appare
all'occhio
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c"
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:.::<.t:e e....
c ~
0 N
O ro
La resa del colori mediante i filtri
fotografia « ordinaria »·
50
Gli schermi polarizzanti e gli obiettivi « trattati » sono di grande
aiuto contro la luce indesiderabile . Ma non sono sempre infallibili
e ci sono cose che non possono fare. Per accertare le loro possibi-
lità e i loro limiti, il lettore faccia una serie di fotografie di soggetti
u guali con e se nza schermo polarizzante.
51
~. ~~
------ ~
>• ------------~
\i/
OBIETTIVO --- - -·- · - · -·~·-·-·-·---·-----
,' / \
,: , \
/ l \
ASS I CEL L A
/ ,_...,:.
· · - - --- · - ·~-- - · - · -·- - - - - .. -
52
Come si eliminano
le distorsioni prospettiche
53
Com~t si dà l'impressione dello spazio
.- -- - ---
b
a
56
c
57
Esercizi d'inclinazione
dell'apparecchio
58
'
''
'\
'' ''
\'1. \
''\\'
_________,,:...
59
La lu ce frontale diretta dà
una illuminazione « senza om-
bre » che cancell a la « trama »
delle superfici. Questo tipo di
illuminazione è da evitare
qual)do si voglia dar rilievo a
questa « trama >> : senza om-
bre una resa efficace è impos-
sibi le.
60
Il fascio di luce concentrata di
uno << spotlight » radente fa
balzare la « trama » in gran-d e
evidenza. Il contrasto « esage-
rato » drammatizza il soggetto,
ma nello stesso tempo lo fa
apparire fin troppo ruvido :
questo tipo di luce non è adat-
to a rendere la soffice consi-
stenza d el pane.
Alone (lastra
non antialonica)
Fuori fuoco
Alone (schermo
diffusore Duto)
Piccolo diaframma
97
Esem.pio : si voglia ottenere profondità di campo dall'infi-
nito alla minore distanza possibile. Si dispone di un obiettivo
di 125 millimetri di lunghezza focale e le condizioni di luce
permettono un'apertura di f/ I r. La nitidezza del negativo
deve obbedire ai requisiti illustrati a pag. 84, secondo cui il
diametro del cerchio di confusione non deve superare I /rooo
della lunghezza focale dell'obiettivo: in questo caso, milli-
metri o, I 25, cioè I /8 di millimetro. Per ottenere la massima
profondità di campo bisogna mettere a fuoco sulla distanza
iperfocale : si otterrà così una zona nitida dalla metà di que-
sta distanza· all'infinito. Per trovare l'iperfocale si usi la for-
mula sopra citata e si avrà la seguente equazione :
g8
caso a 15 metri. Ma quanto bisogna chiudere il diaframma
perché la profondità di campo vada da 7 metri e mezzo al-
l'infinito? Ecco la risposta:
apertura di diaframma :
F2 15.625 - 15.625 8- 125.000 - 8
----x ·- - ,g
= Ixef '= I5.000X !h 15.000 15.000
99
che ciò è impossibile perché il film intercetta la luce, -l'im-
magine del punto B è resa in questo -caso senza nitidezza,
in forma di uh cerchio di diametro corrispondente al . dia-
metro . che ha il cono luminoso sul piano di intersecazione
del ·film. Questo cerchio è il «cerchio di confusione».
IOO
fusione che ne risulta è tanto piccolo da apparire all'occhio
come un « punto ·» : l'immagine del punto B appare « ni-
tida».
IO·l
esiste finora nessun tipo di materiale negativo che renda
tutti i colori e le loro varie tonalità in corrispondenti sfuma-
ture grigie (v. pag. s6). Il film pancromatico, per esempio,
nei ritratti a luce artificiale, schiarisce eccessivamente le lab-
bra. Il film ortocromatico è troppo sensibile all'azzurro e di
conseguenza rende il cielo troppo chiaro, col risultato che
le nuvole non risaltano. In questi casi - quando, cioè, si
desidera una traduzione « letterale » dei colori in corrispon-
denti toni grigi - la resa dei colori deve essere corretta. A
questo scopo si usano i filtri correttivi illustrati a pag. 70.
Traduzione troppo « letterale» dei colori: la separaz;ione
delle forme,in realtà, è soprattutto una separazione di colo-
ri. Una rosa rossa spicca su uno sfondo di foglie verdi;
d'autunno, il fogliame giallo-dorato degli alberi spicca con-
·tro il cielo azzurro. Il colore è dappertutto e quasi sempre
non è né troppo chiaro né troppo scuro. Ma in bianco e
nero tutti i colori « medi » appaiono come grigi « medi ».
I contrasti vivaci tra colori differenti si smorzano nella mo-
notonia di grigi quasi identici. Gli oggetti tendono a con-
fondersi l ;uno con l'altro, la nettezza di forme e di spazi
svanisce. Se non si conserva l'effetto cromatico sotto forma
di contrasti « esagerati » di chiaro e di scuro, si ottengono
fotografie deludenti.
102
lente e ombre molto profonde). Il sommario che segue elen-
ca i diversi mezzi che si usano per controllare i contrasti
seconçlo le esigenze di una buona resa in bianco e nero :
r Il materiale negativo
103
ri; prati) appaiono più vivi se li si fotografa con una pelli-
cola: ·Ortocromatica, purché si riduca con un filtro giallo la
sua eccessiva sensibilità all'azzurro. Tuttavia, se non vi sono
motivi · particolari, come quelli ora esposti, che consiglino
. l'uso di una pellicola ortocromatica, quella pancromatica è
in genere preferibile per la sua sensibilità a tutti i colori, che
permette, ad esempio, di ottenere effetti assai « drammati-
ci» con l'uso dei filtri rossi; è sensibilissima al rosso e per-
ciò ideale _per fotografie con luce artificiale; ed è general-
mente più rapida, ciò che è sempre un vantaggio quando
si fotografa di notte o in ambienti chiusi.
La diversa capacità di resa del contrasto dei vari tipi di
film permette di rafforzare, attenuare o conservare i contra-
sti di luminosità di ogni soggetto. Di regola il contrasto del-
l'immagine è tanto più forte quanto minore è la sensibilità
· dell'emulsione negativa: la resa è più morbida nelle emul-
sioni rapide.
Prima di scegliere la pellicola per una data circostanza, il
fotografo deve decidere come può ottenere.. il migliore ef-
fetto : accrescendo, attenuando o lasciando immutato il con-
trasto del soggetto. In base a questa valutazione sceglierà il
film di gradazione adatta: dura, morbida o normale. Ma
questo è solo il primo passo : deve poi considerare la com-
posizione cromatica del soggetto e decidere quale emulsio-
ne può dare miglior risultato : ortocromatica o pancroma-
tica.
2 I filtri
104
riprodurre soggetti di colori vivaci in toni vivacemente con- -
trastanti. I filtri correttivi assicurano una resa che si può
definire « scientificamente esatta» o « letterale », ma il loro
effetto figurativo è spesso scialbo. I illtri per effetti permet-
tono invece di regolare il contrasto secondo le caratteristi-
che del soggetto e perciò _di dare ad una fotografia una
« verità » figurativa ed emotiva, anche se non scientifica.
Poiché per natura ogni fotografia in bianco e nero è una
astrazione, in quanto il colore è « simboleggiato » da sfu- .
mature diverse di grigio, tanto vale accettare le conseguen-
ze di questo suo carattere « innaturale » e, invece di per-
seguire la « verità letterale », puntare su una verità « figu-
rativa » ed « emotiva».
La scelta di un filtro per effetti è sottoposta a due re-
gole:
Rosso
l colori neutri
Giallo-verde
l e passivi
Blu-verde
Arancione Verde Blu
Giallo Rosso-viola Blu-viola
Per i -principianti può essere utile il seguente elenco di -
filtri con l'indicazione dei loro effetti e dei loro coefficienti
di esposizione :
105
Coeffi"
FILM CON ciente
CUI SI EFFETTO USO COMUNE
FILTRO appressi-
USA mativo
107
siva luce del lampo. Se non si dispone di un laQipeggiatore,
un'eccellente luce ausiliaria è costituita da un largo rettan-
golo di legno compensato rivestito di stagnola (meglio se di
alluminio) un po' spiegazzata. Questo schermo riflettente ha,
s~i flash, un vantaggio : quello di permettere, prima della
fotografia, l'esatta osservazione del suo effetto.
Un avvertimento: il pericolo di ogni tipo di luce ausiliaria
non è che sia insufficiente, ma che sia eccessiva. Soprattutto
i principianti, eccitati dalla scoperta della possibilità di
«manipolare» l'illuminazionè, cadono nell'errore di usare
luci ausiliarie forti come quelle principali, col risultato di
ridurre il contrasto a tal punto che le loro fotografie risul-
tano completamente « appiattite ». Purtroppo le fotografie
. troppo piatte sono p eggiori di quelle troppo contrastate.
Perciò, quando siete in dubbio, attenuate sempre la luce
ausiliaria.
Q. Tipo di luce. Per poter determinare con piena padro-
nanza la gamma di contrasti di una fotografia occorre sa-
per scegliere il tipo più adatto di illuminazione per ogni cir-
costanza. Per esempio : il ritratto richiede in genere una lu-
ce morbidamente diffusa con deboli contrasti. Perciò la mi--
gliore illuminazione per ritratti all'aperto è quella prove-
niente da un cielo coperto. Se Un fotografo esperto deve fare
ritratti in una giornata di sole; farà stare le persone da foto-
grafare all'ombra, ove l'illuminazione è diffusa. Vi è però un
tipo di -ritratto, il cosiddetto « glamour portrait » degli ame-
ricani (cioè le fotografie di belle ragazze in abiti o costumi
da bagno vistosi) che deriva il suo fascino proprio dai con-
trasti forti · di bianco e nero. In questi casi il tipo più adatto
di illuminazione è, all'aperto, la luce .solare diretta e, in am-
bienti chiusi, uno « spotlight ».
g. Modificazione della luce. Ogni fonte luminosa può pro-
durre, entro certi limiti, illuminazioni di diversa qualità. Per
esempio, in una giornata senza nubi la luce del sole può es-
sere troppo violenta e il contrasto estremo. Un sole legger-
mente velato dà un'illuminazione notevolmente più morbida
e un contrasto· ridotto. Infine; un cielo molto nuvoloso dà
una luce così uniformemente diffusa da essere praticamente
« senza ombre ». Il fotografo accorto sa aspettare le condi-
zioni di luce più adatte al suo lavoro.
108
In ambienti chiusi le cose sono più semplici : l'intensità
dell'illuminazione si può regolare con un semplice muta-
mento della distanza tra il soggetto e la fonte luminosa. Qua-
si tutti i tipi di « spotlight » possono essere «messi a fuoco»,
nel senso che è possibile regolare l'ampiezza e l'intensità <;lel
raggio luminoso a seconda delle esigenze. Le lampade sur-
voltate possono produrre luce più « dura » o più morbida
a seconda dei riflettori e degli schermi (v. pagg. 77-78).
4 L'esposizione e lo sviluppo
I09
ni per l'esposizione e Io sviluppo contenute nelle istruzioni
che accompagnano il film.
6 L e maschere
IlO
diversa gradazione. Ma, per correggere un particolare, sf ri-
schia di ·peggiorare il resto della fotografia.
In questi casi, l'unico mezzo per migliorare una fotografia
- e anche un mezzo ottimo - è la « mascherà », fatta in
genere con un pezzo di cartone. Ecco di che si tratta.
Quando si vuole rendere più chiara una parte della foto-
grafia, bisogna esporla alla luce meno del resto durante la
stampa. Lo si fa interponendo un pezzo di cartone, ritagliato
nellà forma e nelle dimensioni opportune, tra la lampada
dell'ingranditore e la carta sensibile per una parte del tempo
di esposizione. Per evitare che la « maschera » lasci contorni
troppo netti bisogna muoverla leggermente ma costantemen-
te. È meglio fissarla a un filo di ferro rigido, altrimenti an-
che la mano entrerebbe nel cono di luce dell'ingranditore.
Quando si vuole rendere più scura una parte della foto-
grafia, bisogna esporla alla luce più del resto. Lo si fa per
mezzo di un pezzo di cartone in cui sia stata ritagliata u11a
apertura della forma e nelle dimensioni opportune. La luce
p assa per questa apertura per un periodo ·supplementare e
scurisce l'area desiderata, mentre il resto della fotografia già
stampata è protetto dall'orlo di cartone. Anche questo tipo
di maschera deve essere mosso continuamente e legger-
mente in tutti { sensi per evitare che lasci contorni troppo
netti. ·
7 Le combinazioni
I I I
PER AUMENTARE PER LASCIARE IL CON- PER ATTENUARE
IL CONTRASTO TRASTO IMMUTATO IL CONTRASTO
II2
I. L'IMMAGINE -DEL soo"GÈTTO IN MOVIMENTO deve essere
«immobilizzata» sul film per ~a dura ta della posa;
II3
l'immagine si sposta sul negativo e tanto più nitida è la foto-
grafia: se lo sia abbastanza o no, dipende dalla velocità del-
l'otturatore e da quella del soggetto in movimento. Il tempo
di posa però è determinato non dalla velocità dell'oggetto in
movimento, ma dalla sua velocità rispetto all'apparecchio.
C'è molta differenza tra fotografare un treno ·che corra a
roo chilometri all'ora mentre ci passa davanti ad angolo ret-
to e fotografarlo quasi frontalmente mentre ci viene incon-
tro alla stessa velocità. Nel primo caso, la velocità effettiva
del .treno in rapporto all'apparecchio è molto alta: nel se-
condo caso è quasi nulla. Nella tabella che segue sono elen-
cati i tempi di posa necessari per ottenere fotografie nitide
di soggetti in movimento a varie velocità.
b) Direzione del movimento. Accade talvolta che l'ottura-
tore non abbia una velocità suffic;iente per cogliere fotografie
nitide di soggetti in movimento rapido. In questi casi si può
notevolmente ridurre il movimento dell'immagine sul film,
e si possono ottenere fotografie relativamente nitide con tem-
pi di .posa relativamente lunghi, se la persona o l'oggetto in
movimento vengono fotografati mentre si dirigono verso
l'apparecchio o se ne allontanano invece che quando passa-
no ad angolo retto. La tabella seguente indica i tempi di
posa da usare. Questo modo di « fermare » il movimento è
consigliabile specialmente per gli apparecchi più semplici,
privi di grandi velocità di otturazione, purché naturalmente
il soggetto si presti ad essere fotografato frontalmente o men-
tre si allontana.
c) Distanza del soggetto. Quanto più il soggetto in movi-
mento è lontano, tanto minore è la sua «velocità angolare »,
cioè la velocità « apparente » dal punto di vista di chi guar-
da (e del film!). Visto da qualche chilometro di distanza,
l'aeroplano più veloce sembra ' lentissimo; visto da vicino e a
bassa quota, passa tanto rapidamente che non si riesce a ve-
derlo bene. Sfruttando questo fenomeno, cioè aumentando
la distanza del soggetto, il fotografo che ha un apparecchio
senza grandi velocità di otturazione è in grado di ottenere
fotografie nitide di oggetti in movimento rapido. Per esem-
pio, se si raddoppiano le distanze indicate nella tabella se-
guente, si possono usare tempi di posa doppi di quelli
consigliati.
II4
Distanza/ Dir~_zione
Soggetto d~!~~Efo'! mo~f~en·l----,,---.---.----,----,
in metri to 50 mm
'Cavalli ai galoppo,
rc orse ciclistiche, au-
tomobili a non più
di 50 km. orari.
15 -\ti l / 180 11 / 275
1/ 120 1/ 180
1/ 60 1/ 90
i/ 360
1/ 240
1/1 20
1/ 450 11/ 550 11 / 900
1/ 300 1/ 360 . 1/ 600
1/ 150 1/ 180 l / 300
-
Cavalli al trotto,
persone in biciclet-
ta, bambini che cor-
rono. 1/ 200 l
i/ 300 11 / 400 11 / 500 l
J / 600 1/ 1000
:Automoblli, treni,
ecc. a 70·100 km. 30
'f 1/ 120
1/ 15 .
1/ 180 1/ 240, 1/ 360
1/ 100 1/ 125 1/ 160
1/450
1/ 200
1/750
1/ 330
--
orari.
Se l' a ppa recchio di cui si dispone non h a i tempi di posa qui rac-
comanda ti, usare i più vicini. Raddoppiando la distanza dal sog-
getto si può raddoppiare il tempo di posa: dimel'za ndo la distanza
bisogna dimezzare il tempo dì posa.
115
«fermano» qualsiasi movimento, per quanto rapido; e so-
no state usate con successo per ottenere fotografie nitidis-
sime di pallottole che escono dalla canna di un fucile e di
schegge lanciate in aria da un'esplosione.
Cori i lampeggiatori elettronici, inoltre, è impossibile che
le fotografie risultino « mosse » per movimento della mac-
china. Col lampo elettronico si possono ottenere negativi ni-
tidissimi anche fotografando da un camion lanciato a tutta
velocità su una strada piena di buche.
Dato che nelle fotografie col lampo elettronico conta solo
la durata del lampo, e non la velocità dell'otturatore (che
generalmente si regola tra I/ I oo e I / 250 di secondo), tali
. fotografie si possono fare soltanto se l'illuminazione « loca-
le » è tanto bassa da non provocare da sola la formazione di
un'immagine sul negativo. Altrimenti, data la relativa lun-
ghezza del tempo di posa, all'immagine formata dal lampo
se ne sovrapporrebbe un'altra secondaria, e la fotografia ri-
sulterebbe confusa e « mossa » a causa del movimento del
soggetto.
-
CONCLUDENDO: Il movimento si può «fermare » in molti
modi, ·e il risultato migliore si ottiene generalmente usando
congiuntamente due o più dei metodi illustrati. Di impor-
tanza fondamentale per la fotografia di soggetti in movi-
mento è l'uso di una pellicola molto sensibile, poiché solo
questa permette tempi di posa rapidi. Le pose devono essere
le più rapide consentite dalle condizioni di luce. Se è ne-
cessario bisogna sacrificare la profondità di càmpo per po-
.ter usare diaframmi larghi che permettano di aumentare
la rapidità dell'esposizione. Se ciò non _basta ancora, cercare
di cogliere il momento culminante d~ll'azione mentre si se-
gue con l'apparecchio il movimento del soggetto. Se anche
questo non basta a ottenere .una passabile nitidezza, ridurre
la « velocità angoiare » fotografando da un'altra direzione,
da più lontano, o usando un obiettivo di minore lunghézza
focale. Nei casi di movimento estremamente rapido, special-
mente a brevi distanze, il lampo elettronico può essere di
aiuto quando ogni altro mezzo è insufficiente.
ù6
qualsiasi genere di movimento e ottenere immagini estrema-
mente nitide dei soggetti più ·veloci. Che ciò costituisca sem~
pre, figurativamente, il migli9r partito, è un altro paio di
maniche. Nella fotografia in bianco e nero il movimento
è _çome il colore: può essere rappresentato soltanto in forma
simbolica. -- Per il _colore, questa forma è il contrasto tra ·]e
diverse tonalità grigie; per il movimento, è proprio l'aspetto
_« mosso» degli oggetti. Tra due fotografie di un'automobi-
le, una fatta mentre il veicolo è fermo e l'altra mentre è in
movimento, non c'è alcuna diff~renza se l'automobile appa-
re ugualmente nitida. Se si vuole far vedere che l'automo-
bile corre, bisogna « simboleggiare » la sua corsa dandole
un aspetto « mossò ». In altre parole, la posa deve essere
-fatta ad una velocità che non « fermi» il movimento del
veicolo. Naturalmente l'imm~gine deve essere «mossa» solo
al punto giusto; se lo è di più, l'automobile è irriconoscibile;
se lo è di meno, sembra ferma. Bisogna scegliere tra una
resa « letterale » e una resa « figurativa » : quale sia la mi-
--gliore, dipende dalle circostanze e dall'effetto che il fotogra-
fo vuole ottenere. ·
II7
COME SI USA L'ESPOSIMETRO
II8
Vi sono tre metodi per misurare l'intensità della luce ri-
flessa, ognuno dei quali ha i suoi particolari vantaggi :
4· La misurazione dal luogo OVff si trova la macchinafoto-
grafica è la più facile e rapida, ma non la più precisa. Si
punta l'esposimetro verso il soggetto senza lasciare l'appa-
recchio. Attenzione però al cielo, che potrebbe dare un'in-
dicazione troppo alta (v. n. 2). ·
5· La misurazione degli _estremi di luminosità è il metodo
più accurato · per determinare una corretta· esposizione. Bi-
sogna misurare l'intensità luminosa di due elementi del sog-
geltto : il più chiaro e il più scuro. Le misurazioni . devono
esser fatte da una distanza tanto breve da dare la certezza
che soltant~ l'area più luminosa e la più scura influenzano
la cellula. Quindi il fotografo deve potersi avvicinare al
soggetto quanto è necessario, e deve stare attento all'ombra
"c he l'esposimetro può .proiettare sull'area da misurare (v.
n. 'l)- La posa si determina regolando l'indicatore dell'espo-
simetro a metà strada fra i valori luminosi massimo e mini-
mo indicati dalle due misurazioni. Quando non è possibile
avvicinarsi abbastanza al soggetto per misurare le zone più
luminose e più scure (nella fotografia di paesaggi, per esem-
pio) si può puntare l'esposimetro su oggetti analoghi, di lu-
minosità approssimativamente uguale, a cui è possibile avvi-
cinarsi. Per esempio, invece di misurare la luminosità di un
albero lonta no, si può misurare quella di un albero vicino,
che riceva uguale illuminazione, anche se è fuori del campo
utile dell'apparecchio. E invece di misurare la luminosità di
uri volto, si puÒ misurare quella del palmo della propria ma-
no, purché sia illuminata nello stesso modo e purché l'espo-
simetro non vi proietti ombra.
6. La misu razione a breve distanza è una variante di quel- .
la degli estremi e dà il risultato più sicuro quando si voglia
ottenere la miglior posa possibile per un soggetto di lumino-
sità più o meno uniforme, come per esempio il vòlto di una
oersona. Si compie una sola mi surazione, da distanza molto
hreve , del soggetto (attenzione all'ombra dell'esposimetro) e
~ ;_ tra~cn.rano tutti gli altri oggetti che saranno inclusi nella
foto ~rafìa . Qu alunque sia la loro luminosità. Questo metodo
è il più indic<lto nei casi in cui solo un particolare interessa,
mentre tutto il resto è trascurabile o è solo sfondo.
1!9
Il metodo e le norme finora ésposte si riferiscono tutti
alla misura della luce riflessa dal soggetto. La posa si può
però determinare anche misurando direttamente l'intensità
dell'illuminazione: la luce incidente. Ecco le differenze fra
i due metodi:
120
I. Sensibilità del film. L'indicatore di sensibilità dell'e-
sposimetro deve essere regolato sulla sensibilità del film che
si usa (v. pagg. sg-6o). Gli esposimetri possono essere cali-
brati secondo diversi sistemi di misurazione ddla sensibilità
del materiale negativo. Assicuratevi che il sistema secondo -
cui · è calibrato il vostro esposimetro sia quello da voi ·usato.
Ogni film ha due diverse misure di sensibilità : una per. la
luce diurna e una per la luce artificiale. La prima è sempre
superiore alla seconda. Quando regolate l'indicatore del-
l'esposimetro s'u una data sensibilità, assicuratevi che sia
quella corrispondente al tipo di illuminazione con cui do-
vete fotografare.
2. Profondità del soggetto. Quanto più profonda è la zo-
na nitida che si deve ottenere, tanto maggiore deve essere
la chiusura del diaframma. Quanto più chiuso è il diafram-
ma, tanto più lungo deve essere il tempo di posa. In genere,
considerazioni pratiche costringono il fotografo ad un com-
promesso tra un diaframma abbastanza piccolo per produr-
. re 'una sufficiente profondità di campo e una posa abbastan-
za rapida per <~ fermare » adegua'tamente il · movimento. ·La
scelta tra esporre «per la profondità di campo» (diafram-
·ma relativamente piccolo e posa lenta) ed esporre «per il
movimento » (posa relativamente rapida e diaframma gran-
de) dipende dalla maggiore o minore importanza dei due
·e lementi.
3· Movimento del soggetto. I soggetti fermi possono es-
sere esposti per qualsiasi durata, purché l'apparecchiò sia
solidamente sostenuto da un treppiede. Per evitare la rrian- ·
canza di nitidezza dovuta al movimento, non bisogna espor-
re ~<a mano» a pòse più lunghe di I /25 di secondo. I tem-
pi di posa necessari per « fermare » soggetti in movimento
sono indicati nella tabella a pag. I I5 . Tuttavia, in una certa
misura, la fotografia « mossa » dà me!2:lio là sensazione del
movimento (v. pag. r 17). Come si è già detto, un compro-
Jllesso tra posa relativamente rapida (per « fermare » il
movimento) e diaframma relativamente piccolo (per otte-
nere sufficiente profondità di campo) è generalmente inevi- ·
tabile. _
4· Contrasto del soggetto. Gli . esposimetri sono conge-
gnati in modo da dare indicazioni esatte per soggetti di con-
I2I :
trasto normale. Se il contrasto del soggetto è molto superio-
re al normale, l'esposizione deve essere raddoppiata; se è
molto inferiore al normale, l'esposizione deve essere dimez-
zata. È sempre possibile ottenere negativi equilibrati ridu-
cendo la durata dello sviluppo per i soggetti contrastati e
aumentandola per i soggetti privi di contrasto (v. le indica-
zioni particolareggiate a pag. I og).
5· Colori del soggetto. Gli esposimetri sono congegnati in
modo da dare indicazioni esatte per i soggetti di colore me-
dio. Per ottenere un negativo correttamente esposto da sog-
getti molto chiari e molto scuri bisogna moltiplicare per un
coefficiente di I Yz o 2 l'esposizione indicata dall'esposimetro.
6. Distanza del soggetto . Se la distanza del soggetto dalla
macchina è inferiore al quintuplo della lunghezza focale del-
l'obiettivo, la differenza tra le aperture teoriche e quelle
effettive del diaframma diventa. così rilevante che bisogna
compensarla per evitare sottesposizioni (v. pagg. 44-45, ove
si dà anche la formula per calcolare gli aumenti di posa
necessari).
7· - Coefficiente di filtro. Tutti i filtri assorbono una certa
quantità di luce: questa perdita di luce deve essere com-
_pensata con un corrispondente aumento di posa, altrimenti
il negativo risulterebbe sottesposto. La misura dell'aumen-
to, cioè il coefficiente per cui bisogna moltiplicare l'espòsi-
zione indicata dall'esposimetro, dipende dal colore e dalla
densità del filtro, dal tipo di film con cui lo si usa e dal tipo
di illuminazione (diurna o artificiale). Per esempio, se l'espo-
simetro indica una posa di I /I oo di secondo a f /I I, e il
filtro da usare ha il coefficiente 2, bisogna dare un'esposizio-
ne doppia o aprendo il diaframma a f / 8 o raddoppiando la
posa a r /so. .
8. Gli obiettivisupplementari (v. pag. 212). Mutano la
lunghezza focale dell'obiettivo su cui si applicano: perciò
le aperture di diaframma indicate sulla montatura non so-
no più valide, essendo state computate in base alla lunghez-
za focale dell'obiettivo normale e non a quella del sistema
ottico fòrmato dai due obiettivi uniti. Il sistema obiettivo
normale - obiettivo supplementare positivo è più luminoso
del semplice obiettivo normale, mentre il sistema obiettivo
normale - obiettivo supplementare negativo è meno lumi-
122
noso. Nella pratica gli obiettivi supplementari positivi (gran-
dangolari) si usano quasi esclusivamente per fotografare, da
brevissime distanze, piccoli oggetti. In .questi casi si può
non tener conto dell'aumento di luminosità delle aperture
di diaframma, perché questo è compensato dalla perdita di
luminosità causata dall'allungamento della distanza fra
obiettivo e film, necessario per mettere a fuoco alle brevi di-
stanze. Il sistema obiettivo normale - obiettivo supplementare
negativo, d'altro c:anto, è sempre notevolmente meno lumi-
noso dell'obiettivo normale, e richiede adeguati aumenti dì
esposizione. Il modo più semplice ·di calcolarli è di misurare
la distanza fra il centro dell'obiettivo e il film dopo aver mes-
so a fuoco, misurare l'apertura di diaframma che si us~ rà
per fare la fotografia, e dividere la prima per la· seconda. Il
quoziente è l'apertura « effettiva », corrispondente a quella
. indicata dall'esposimetro.
g. Tipo di soluzione di sviluppo. La classificazione dei di-
versi gradi di sensibilità della pellicola è basata su uno svi-
luppo con soluzioni «normali ». Le soluzioni speciali . a gra-
na fine (v. pag. 147) danno negativi con grana più fine
(v . pagg. 62-63) perché sviluppano solo parzialmente i sin-
goli granuli del negativo. Inoltre, alcune di queste soluzioni
non penetrano nell'emulsione e la loro azione è limitata allo
strato più superficiale. Per questo « sviluppo incompleto»,
le soluzioni a grana fine producono negativi che sembrano
« sottesposti » a meno che non si sia aumentata la posa in
misura adeguata. Tale misura, cioè il coefficiente di posa,
varia a seconda del tipo di soluzione a grana fine. In gene-
re le soluzioni di maggiore effetto finegranulante richiedono
maggiori aumenti di esposizione. Occorre consultare le istru-
zioni dei fabbricanti.
Il mòdo più semplice di assicurare il necessario aumento
di esposizione è di sottrarre alla rapidità « teorica » della
pellicola la perdita di rapidità causata dalla soluzione, rego-
lando l'indicatore dell'esposimetro sulla sensibilità « effet- ,
tiva ».
ro. Tempo di posa. In condizioni normali il passaggio da
un diaframma a quello immediatamente più piccòlo si com-
pensa col raddoppio del tempo di posa se si vuole ottenere
un negativo di uguale intensità. Tuttavia, quando la luce
!23
diviene anormalmente bassa, questa inten:!ipendenza non
è più così automatica e gli aumenti di posa producono una
densità proporzionalmente minore del negativo (è il feno-
meno detto ma.n canza di reciprocità). Quando si f;::tnno espo-
sizioni « a tempo » di notte a piccole aperture di diaframma
bisogna tener conto di questo fenomeno. Per esempiò, se a
f l 4,.') è necessaria una posa di un minuto e si deve chiudere
il diaframmà a f j I 6 per ottenere sufficiente profondità di
campo, la posa indicata dall'esposimetro è di I') minuti. In
realtà, però, una posa di I 3 minuti non basterebbe ad otte-
nere un negativo della stessa densità di uno esposto a f l 4,5
per un minuto. A ·seconda del tipo di film, sarebbe necessa-
ria una posa di poco meno o poco più di mezz'orà. Poiché
questo fenomeno si manifesta in misura diversa a seconda
del film usato, non si possono dare regole precise. Bisogna
basarsi sull'esperienza pratica.
124
misurazione con l'esposimetro possono essere esposti secondo
i dati contenuti nelle tabelle che seguono, che suppongono
entrambe l'uso di una pellicola rapida di sensibilità ASA
16o (23/ Io DIN) con la luce artificiale.
Fotografie notturne all'aperto
j
SOGGETTO f/1,5
----
1
f/ 2
l f/3,5 f/4,5
ILLUMINAZIONE
DEL
PAL COSCENICO
f/1,5
l f/2 f/2,8 f/3,5
125
Esporre può essere una scienza. Possiamo eliminare le
cause dei più vistosi errori se, invece di affidarci alla no-
stra vista e alla nostra supposta capacità di « azzeccare »
le pose, ci affidiamo all'esposimetro, alle tabelle e ai coef-
ficienti stabiliti con criteri scientifici. Se siete in dubbio,
esponete lo stesso soggetto più volte, variando i diafram-
mi e le pose per assicurarvi di ottenere almeno un ne-
gativo perfetto. Il modo migliore è di partire da una cer-
ta esposizione leggermente inferiore a quella che si ri-
tiene corretta e di farne alcune altre raddoppiando
ogni vÒlta. Se, per ragioni pratiche, si può esporre sol-
tanto una volta, ricordare che la sovresposizione è sem-
pre preferibile alla sottesposizione. Ricapitolando, ec-
co un 9reve ,elenco delle cause più comuni di sottespo-
sizione:
126
si possono ottenere gli effetti più insoliti. Ma se non si sa
disporre e controll;ue l'illuminazione in modo che aiuti a
esprimere determinate idee e sensazioni, il risultato può es-
sere confuso, balzano o insignificante.
I27
no, così com'è. Può adoperare con cautela luci ausiliarie
molto attenuate perché non vadano perduti i particolari
delle zone più buie, ma non userà più luce di quella stretta-
mente necessaria a creare l'atmosfera giusta e ad evitare le
ombre nere troppo forti. Un fotoreporter non molto sensi-
bile alle « atmosfere », invece, deciso a procurarsi un « ne-
gativo tecnicamente perfetto», userà semplicemente il flash.
Naturalmente la sua fotografia sarà più nitida e dettagliata
di quella dell'altro fotografo, la gradazione sarà migliore, il
contrasto meno forte e i frequentatori . del locale saranno
« fermati » nei loro gesti e movimenti. In breve, ci sarà tut-
to tranne l'atmosfera del locale, che egli avrà distrutto con
un''esplosione di luce. _Avrà un bel negativo ma una cattiva
foJogra~a.
128
3 La luce e l'ombra come bianco e nero
I29
minazione efficace. Sono necessari una persona che faccia da
modello e quattro fonti luminose.
Preparativi : far posare il modello comodamente e in at-
teggiamento naturale davanti ad uno sfondo di tono neu-
tro. Regolare le lampade normali della stanza in modo che
rimanga luce appena sufficiente per vedere quello che fate,
ma non tale da interferire con le fonti luminose che dovrete
usare per l'esperimento.
La luce principale
130
La luce ausiliaria
La luce « ad effetto»
131
le dà aroma e sapore. Se ce rie mettiamo troppo, il risultato
è simile a una minestra con troppo pepe.
La luce di sfo.n do
132
I. Non aggiungere mài una seconda luce fino .a
quando non si è soddisfatti dell'effetto della prima.
2. Evitare a ogni costo le ombre incrociate.
3· Troppa luce e troppe luci rovinano qualunque
illuminazione.
133
il loro effetto complessivo è estremamente difficile se non
addirittura impossibile. Per risolvere questo problema, mol-
ti fotogr~fi dispongono l'illuminazione o mettono a fuoco
servendosi di lampade survoltate . . Poi, quando tutto è pron-
to, sostituiscono le lampade survoltate con lampade-lampo
ed espongono con queste a posa rapida (usando naturalmen-
te batterie invecé del circuito domestico). Questo procedi-
mento si può semplificare se si dispone di lampade survol-
tate e lampade-lampo, montate l'una accanto all'altra sulla
stessa base d'appoggio; si evita così di perder tempo per ~o
stituire le lampade e mutare i contatti del filo elettrico.
2. Non si può determinare l'esposizione con l'esposimetro.
Tuttavia i vari tipi di lampade-la mpo e di lampeggiatori
elettronici hanno dei « numeri-guida » corrispondenti alle
diverse esposizioni. L'esposizione si può calcolare così: si
trova il « numero-guida » appropriato per il tipo di lampa-
da, la pellicola e il tempo di posa e lo si divide per la di-
stanza tra la lampada e il soggetto : il quoziente rappre-
senta l'apertura di diaframma che darà un negativo .corret-
tamente esposto.
I34
·
Le ombre che si incrociano l'una con l'altra .denuncia-
no il principiante, oppure il pasticcione.
La luce frontale piatta e il lampo dall'apparecchio
producono il tipo peggiore di fotografia.
La luce laterale è quella che meglio di ogni .filtra ren-
de la « trama » delle superfici.
La luce posteriore (controluce) ha gli effetti più dram-
matici. Anche se diverse lampade-lampo fanno cilecca,
si può ottenere u?a buona fotografia se si è accesa quella
situata dietro il soggetto.
Nei ritratti l'ombra più importante è quella formata
dal naso. Non deve raggiungere e tanto meno superare le
labbra, altrimenti suggerisce la presenza di baffi e barba .
anche se il soggetto è una ragazza.
Attenti alle «macchie cieche» di un volto; assicura-
tevi che ricevano abbastanza luce. Sono tra occhi e naso,
tra naso e bocca e sotto il mento.
Concentrate la luce sullo sfondo e lasciate più all'oscu-
ro i piani anteriori. Potrete così « incorniciare » l'imma-
gine e guidare l'occhio verso il centro della fotografia.
Se vi piacciono le fotografie vivaci e brillanti, fate in
modo che ci siano bianchi e neri assoluti.
La luce è il mezzo più efficace per creare un'atmosfe-
ra. Disponete l'illuminazione in modo che si accordi con
l'atmosfera del soggetto.
La luce ausiliaria deve essere sempre ben diffusa per
evitare il pericolo delle ombre ìncrociate.
Le parti chiare di una fotografia sono in genere le pri-
me ad attrarre l'attenzione: usate la luce per guidare gli
occhi di chi guarda verso i punti di maggiore interesse.
State attenti, però, quando disponete « macchie» lu-
minose vicino ai margini : potrebbero guidare lo sguardo
verso l'esterno della fotografia .
Non abbiate paura del. nero intenso e delle ombre pri-
ve di dettaglio, purché queste ombre siano espressive e 'di-
sposte in modo da rafforzare la composizione.
Disponete in alto le luci ausiliarie: così le loro ombre
cadranno in basso.
Le luci ausiliarie disposte in basso creano ombre prive
di senso e possono mandare all'aria uno sfondo.
1 35
Una luce ausiliaria troppo debole è megHo di una
troppo forte.
Una luce ausiliaria troppo forte produce press'a poco
lo stesso effetto piatto di un flash dall'apparecchio.
Quando è possibile usate sempre la luce naturale ' O la
luce artificiale già esistente in un ambiente.
136
Parte quarta: Come si sviluppa e si stampa
LA CAMERA OSCURA
139
Requisiti
140
5· La tavola da lavoro deve essere coperta con linoleum
e
o materiale plastico impermeabile inattaccabile dalle solu-
zioni. Sotto le bacinelle è consigliabile disporre parecchi
giornali: _se qualcuna si rovescia, non inonderà la tavola e
il pavimento. Chi lavora con attenzione, però, non rovescia
mai nulla, soprattutto perçhé non riempie completamente
le bacinelle.
6. Le pareti e il soffitto devono essere chiari per riflettere
quanto più possibile la luce della lanterna e migliorare così
la visibilità. Più ci si vede, meglio si lavora. Il colore miglio-
re è il giallo-verde.
Il fotografo fortunato, proprietario di un grande appar-
tamento, non dovrebbe avere difficoltà a procura:rsi una ca-
mera oscura permanente, anche di grandezza modesta. Quel-
lo meno fortunato, che vive in urr piccolo appartamento in
affitto o in una camera ammobiliata, deve aguzzare l'inge-
gno. Con un po' di immaginazione e di pazienza una came-
ra oscura, permanente od occasionale, può essere allestita in
soffitta, in cantina, nella stanza da bagno o in un angolo di
una stanza ordinaria.
DISPOSITIVI INDISPENSABILI
PER L A CAMERA OSCU ~ ·
141
negativi, la carta, la starnpatrice a contattò, l'ingranditore;
dall'altra le soluzioni per lo sviluppo, il fissaggio e il « bagno
d'arresto», e l'acqua. Così si tengono i negativi, che sono·
gli oggetti più vulnerabili e di maggior valore, il più ,lonta-
no possibile dalle soluzioni chimiche, e le varie fasi dello svi-
luppo . e della stampa awengono secondo una successione
logica e ininterrotta.
142
Per la stampa e l'ingrandimento:
carta sensibile
telaio per·la stampa a contatto
ingranditore e assicella
bacinelle di vario formato per sviluppare le copie
bacinella per il bagno d'arresto
bacinella profonda per il fissaggio
due pinze, bianca e nera
soluzione per lo sviluppo della carta sensibile
soluzione per il «bagno d'arresto »
soluzione per il fissaggio degli acidi
lavatrice e « clips » di sughero
asciugatrice e smaltatrice
1 43
cella; collegarla alla lampada dell'ingranditore con un inter-
ruttore alternativo a pedale, in modo che l'una si spenga
quando l'altra si accende. Si può così mettere a fuoco e stam-
pare meglio che con la lanterna sempre aècesa, perché la
sua luce indebolirebbe l'immagine proiettata dall'ingrancli-
tore sulla carta. Una terza lanterna deve essere fissata di-
rettamente sopra la bacinella di sviluppo per rendere age-
vole l'osservazione delle copie stampate. Infine bisogna fis-
sare una lampada bianca di r 5 candele sulla bacinella di fu-
saggio, schermandola accuratamente in modo che la sua lu-
ce cada soltanto sulla bacinella stessa. Questa lampada può
èssere accesa per esaminare la copia circ·a r o secondi dopo
che questa è stata posta nella soluzione. È piuttosto difficile
giudicare esattamente le sfumature e i contrasti di una 'co-
pia sotto una luce giallo-verde, che fa apparire le fotogra-
fie più chiare di quanto siano. Le copie che appaiono « re-
golari » sotto la luce giallo-verde si rivelano troppo scure
quando, asciutte, vengono esaminate alla luce del giorno.
144
ciò è sempre meglio, dopo aver1e preparate, versarle in bot-
tiglie piccole invece cQ.e in bottiglioni; così si può sempre
prelevarne una piccola quantità senzà· espòrre all'aria tutta -
la soluzione.
Un'altra precauzione: -tenere sempre piene le bottiglie:
se il liquido non è sufficiente, versare nella bottiglia palline
di vetro fino a quando il liquido arriva al tappo.
1 45
cica immediatamente ai punti bagnati. Le vaschette e le bo-
bine di acciaio inossidabile sono migliori di quelle di ba-
chelite, che si rompono se cadono a terra. Evitare i telai di
pl:stica.
SOLUZIONE DI SVILUPPO. È meglio acquistare i preparati
già confezionati, in polvere o in forma liquida, che mesco-
lare da sé i vari ingredienti. I preparati sono più stabili e
più esattamente dosati e si possono conservare per un tempo
indefinito: per usarli basta scioglierE nell'acqua. Eliminano
la spesa per una bilancia e per una sfilza di vasi e vasetti
che occuperebbero molto spazio. Eliminano anche molte
. preoccupazioni sulla purezza delle soluzioni, sul peso, sulla
dimenticanza di un ingrediente, e gli sprechi causati da al-
terazioni e da cattiva conservazione.
Il 'principiante, fino a quando non avrà acquistato una'
c~rta esperienza, farà bene ad . usare la soluzione consigliata
, nelle istruzioni allegate alla pellicola. Il fabbricante dovreb-
be saper bene qual è ·lo sviluppo migliore per quel tipo di
pellicola; e inoltre è suo interesse che chi lo usa ne tragga il
miglior risultato possibile; così tornerà a comprare lo stesso
film.
Diffidate dei preparati la cui formula permette di otte-
nere una grana fine « come con i _preparati a grana fine » e
di conservare nello stesso tempo la sensibilità del film. Pre-
parati simili non esistono. Se fosse possibile fabbricarli, le
grandi industrie lo avrebbero già fatto da tempo. ·
Non sopravvalutate le possibilità delle soluzioni a grana
fine. Possono produrre una grana fine soltanto se sono bene
impiegate, se il film ha già una .grana abbastanza fine e se il
negativo è bene esposto. La sovresposizione e lo sviluppo
eccessivo producono sempre grana grossa.
Le soluzioni a grana fine hanno svantaggi incontestabili :
richiedono ·esposizioni perfino triple rispetto al normale -
cioè riducono la sensibilità del film fino ad un terzo - e dan-
no negativi di contrast-o inferiore, cosa non sempre deside-
rabile. Può succedere di dover aumentare il contrasto stam-
pando su cartil dura, facendo così riapparire la grana.
146
Caratteristiche dei diversi tipi di soluzioni di sviluppo
I47
durire la gelatina del film e a impedirli! di incurvarsi e di
staccarsi dalla pellicola.
148
trasto del negativo. Per esempio, se un negativo è troppo
«duro» (contrastato), si usa carta «morbida», che riporta
il contrasto a livello normale. Se invece un negativo è trop-
po «morbido » (povero. di CO.I).trasto), una copia positiva di
contrasto normale si ottiene con l'uso di una carta « dura».
I nega tivi di contrasto normale si stampano naturalmente
su carta « normale » .
3· Superficie. Quanto· più piccolo è il formato di una co-
pia positiva, tanto più luèida deve essere la carta; altrimen-
ti la sua trama annullerebbe i minuti particolari dell'imma-
gine. Le copie a contatto risultano sempre meglio su carta
lucida. Le copie più grandi possono essere stampate su carta
opaca. "Le carte «fantasia», imitanti la trama della tela, del
tweed, della seta, ecc., sono di cattivo gusto. Le copie desti-
nate alla riproduzione tipogr-afica devono essere sempre stam-
pate su carta lucida e preferibilmente, smaltate. La smalta-
tura (v. pag. 172) aggiunge brillantezza anche alle carte più
lucide.
L e carte lucide hanno una gamma tonale maggiore delle
carte opache. I loro bianchi sono . più· brillanti, i loro neri
più 'ricchi e lucenti. Le copie su carta lucida danno sempre
maggiore vivacità al soggetto. La carta lucida è la -più tipi-
camente « fotografica». Le fotografie su carta opaca o « fan-
tasia » hanno sempre un'aria pretenziosa, come se il foto-
grafo si vergognasse del suo mestiere e cercasse di elevarlo
imitando le arti « maggiori».
Il colore più usato è il bianco. A mio parere le varie sfu-
mature «crema», «avorio», «camoscio»; ecc. danno co-
pie che sembrano ingiallite dal tempo.
4· Peso . Per quanto riguarda il peso della base su cui è
applicata l'emulsione sensibile, vi sono carte di peso « nor-
male~ e di peso «doppio». Queste ultime hanno all'incirca
lo spessore di una cartolina. Le carte di peso normale sono
le migliori per Copie fino a 18 centimetri per 24 e per copie
anche più grandi destinate ad essere montate su cartone. Le
carte_di peso doppio sono preferibili per· i formati maggiori.
La carta normale costa meno, si lava e si asciuga più presto,
si monta più facilmente e pesa meno e occupa meno spa~
zio. La carta pesante è più resistente e non si piega: è l'idea-
le per le fotografie destinate a passare per molte mani.
149
TELAIO PER LA STAMPA A CONTATTO (o, se il maggior prezzo
non è un ostacolo, stampatrice a contatto). Ce ne sono di
diverse grandezze, corrispondenti ai vari formati dei nega-
tivi. Se si stampano i negativi a contatto solo per conservarli
in archivio, conviene stampare un intero rotolo di pellicola
su un solo foglio di carta. In questo caso è necessario un
telaio di 20 centimetri per 25, con cui si possono stampare
I2 negativi 6x6 mm (su,quattro file di tre ciascuna) o 36
negativi 24x36 mm (su sei file di sei ciascuna) o qùattro ne-
gativi g x I 2 cm.
ISO
luce opalina (o da una griglia di tubi fluorescenti) e da uno
schermo diffusOre. Producono immagini relativamente sfu-
mate e poco contrastate; quindi p ermettono di eliminare in
misura sorprendente i difetti dei negativi e danno copie mor~
bide e senza grana. D'altro canto c'è il pericolo di ottenere
fotografie troppo scialbe e piatte da negativi non abbastanza.
contrastati. Questi ingranditori sono i più indicati per i ne-
gativi grandi da 13 a r8 in su, ·per gli effetti « pittorici » e
per i ritratti « idealizzati ». di donne e bambini. Non sono
consigliabili per i dilettanti.
3· Gli ingranditori a luce diffusa rinforzata riuniscono
quasi tutti i vantaggi di quelli a condensatore e a luce dif-
fusa, pur evitandone gli inconvenienti. Il sistema luminoso
è formato da una lampada a luce opalina e da un conden-
satore ottico. Producono immagini nitide, ma non tanto da
rivelare spietatamente i difetti del negativo;-contrastate ma
non dure, e relativamente senza .grana. La maggior p-arte de-
gli ingranditori sono di questo tipo, che è il più ind,icato per
le necessità d,i quasi tutti i fotografi, dilettanti o professionisti.
Alcuni degli ingranditori più costosi hanno sistemi lumi-
nosi intercambiabili e permettono di usare alternativam~n-te
il condensatore, la luce diffusa o la luce diffusa rinforzata.
11t1essa a fuo co manuale e automatica. L'ingrandito:re deve
essere messo a fuoco come una macchina fotografica. La
messa a fuoco può essere manuale o automatica. Quella ma-
nuale si fa spostando l'obiettivò in su e in giù fino a quando
l'immagine proiettata è nitida. Nella messa a fuoco automa-
tica l'immagine è sempre nitida, qualunque sia la scala di
ingrandimento, perché la messa a fuoco dell'obiettivo è mec-
canicamente accoppiata al movimento verticale dell'ingran-
ditore. · Ciascun sistema ha vantaggi e inconvenienti. La
messa a fuoco manuale è più precisa e sicura se fatta con
attenzione; però esige più tempo. La messa a fuoco automa-
tica è molto più rapida, ma richiede freqUenti controlli per
individuare e correggere le inevitabili inesattezze provocate
dal logorio dei meccanismi. Inoltre gli ingranditori con mes-
sa a fuoco automatica sono, n aturalmente, più costosi di
quelli con messa a fuoco manuale. Per quanto riguarda la
qualità delle copie non c'è differenza tra i due sistemi.
L' obiettivo dell'ingranditore. È importante che dia imma-
rsr
gini nitide e perfettamente piane. La luminosità invece non
ha alcun peso, dato che la maggior parte degli ingrandimen-
ti si fanno col diaframma chiuso a f / 8: un diaframma più
grande richiederebbe pose rapide difficilmente realizzabiii.
Il diaframma dell'obiettivo dell'ingranditore deve essere
preferibilmente del tipo con le aperture a tacca, che ne fa-
cilita il maneggio nella semioscurità del laboratorio.
Il portanegativi. Si può scegliere fra due tipi: a lastre di
vetro e senza lastre. Quelli a lastre tengono il film perfetta-
mente piatto e ·a fuoco. Tutta:_,ia alle quattro superfici aderi-
scono facilmente polvere e filaccia : le lastre, poi, producono
sovente gli «anelli di Newton », cerchi concentrici irregolari
di tutti i colori dell'iride che fanno impazzire i fotografi. I
portanegativi senza lastre eliminano il pericolo degli anelli
di N~wton e riducono gli effetti · della polvere e della filac- ·
eia, ma non mantengono il negativo piano come quelli a
lastre e possono quindi danneggiare la nitidezza della copia.
Per i negativi di formato sino a 6 x 6 sono più pratici. i por-
tanegativi senza lastre; per i formati superiori quelli a lastre,
poiché i negativi grandi s'incurvano più facilmente al· calore
della lampada dell'ingranditore. ·
Rapporto di ingrandimento . Prima di comprare un in-
granditore è opportuno informarsi sulla sua capacita di in-
grandimento. Il rapporto di ingrandimento è sempre calco-
lato su scala « lineare » . Per esempio, un negativo g x 12
ingrandito «' due volte » dà una copia in formato r 8 x 24 (la
cui area è quadrupla); ingrandito «quattro volte», dà una .
COpia in formatO 36 X 48 (la cui area è pari a I 6 volte quella
del negativo).
La luce deve distribuirsi uniformemente su tutta la super-
ficie della copia. Qualche ingranditore produce copie il cui
centro è più scuro dei margini. Per accertarlo esponete un
foglio di carta sensibile col portanegativi vuoto. Scegliete
una posa che produca una tonalità di un grigio medio, svi-
luppate. fissate, esaminate la copia. Se il centro è più scuro
la distribuzione della luce non è uniforme. È meglio ripor- .
tare l'ingranditore al negoziante e prenderne un altro.
Controllo delle distorsioni. Nella fotografia di un edificio
fatta con l'apparecchio rivolto verso l'alto, la convergenza
delle linee verticali può essere corretta nell'ingrandimento
152
proiettando l'immagine su un'assicella più o meno inclinata
(v. tavole fuori testo 52, 53); ma per ottenere sufficiente pro-
fondità-di campo bisogna diaframmare molto l'obiettivo del-
l'ingranditore. Talvolta ciò rende necessarie pose d{ lunghez-
za impossibile. Questo inconvenie~te si può evitare se il por-
tanegativi può essere inclinato indipendentemente dall'obiet-
tivo: in questo caso basta inclinare convenientemente l'assi-
cella nella direzione opposta per ripristinare il parallelismo
delle verticali pur lasciando a fuoco l'immagine anche a tut-
ta apertura di diaframma.
L'assicella. Per mantenere piana e a fuoco la carta sensibi-
le, il miglior mezzo è un'assicella munita di regoli spostabili.
I 53
più contrastato. Per ottenere i migliori risultati è opportuno
usare le soluzioni consigliate dal fabbricante della carta che
si usa. Sono più pratiche le soluzioni già preparate da · scio-
gliere in acqua (o da dilu~re se sono in forma liquida).
·~ r-=- m~·2=
fj:__ - - r13-
~ · ,
~-4
..;A.
~\\~ ·,, · 1· 1 l ,, ·
Clips di sughero
e lavatrice
I 54
ASCIUGATRICE E SMALTATRICE. Servono per aumentare la
lucidità delle copie stampate su carta lucida. Quelle elettri-
che sono molto più rapide ma anche molto più care. Le
copie su carta opaca o semi-opaca si asciugano meglio su
speciali tamburi assorbenti.
155
le preferenze individuali contano almeno quanto nelle al-
. tre arti. Metodi che si adattano perfettamente al modo
_di lavorare di un altro possono essere del tutto inadatti al
vostro. Ricordate che in fotografia ci sono tante « voci »
quante ce ne sono in politica e in guerra, e la maggior
pàrte altrettanto infondate.
Senza strumenti e apparecchi di misurazione non si pi-
lotano né aeroplani, né automobili, né navi. Ciò vale an~
che per la fotografia, almeno se volete rende_rvene padroni
e non accontentarvi di successi sporadici. ESPOSIMETRO,
CRONOGRAFO, TERMOMETRO SOnO gli strumenti di controllo
del nostro mestiere: soltanto tre, ma indispensabili. Usa-
teli sempre. .
Non cercate di « risparmiare» sul materiale, soprat-
tutto sulle soluzioni. Del resto, quasi tuttè costano relati-
vamente poco. Prima èhe la soluzione di sviluppo e quella
di fissaggio siano chimicamente « esaurite » sostituitele
con · soluzioni fresche. « Risparmiare » sulJe . soluzioni
significa sprecare cose di ·molto maggior valore: ne-
gativi insostituibili, occasioni uniche, tempo prezioso.
Questo risparmio, nella migliore delle ipotesi, costringe
a far qualcosa daccapo : ma non sempre se ne ha la .
possibilità. _
Se vi vien voglia di « piantar tutto » quàndo confron-
tate le vostre fotografie con quelle di fotografi famosi,
ricordate che anche Eisenstaedt e Bourke-White 1 sono
stati una vòlta dei prinèipianti e hanno avuto bisogno
dei consigli amichevoli di coloro che a quei tempi erano
le « autorità » nel campo fotografico.
Pre p arativi .
1 57
Come si sviluppa un film in una vaschetta da caricare al buio, ma
con coperchio che rende possibile cambiare le soluzioni a luce
ordinaria
(oscurare la stanza)
Preparare la soluzione di sviluppo
Preparare il bagno d'arres.to
Preparare la soluzione di fissaggio alla luce
Controllare le temperature delle soluzioni ordinaria
Caricare il cronografo
Riempire la vaschetta con la soluzione
di sviluppo
\
Quando il cronografo suona,
versare la soluzione di sviluppo
attraverso il coperchio chiuso
·della vaschetta
I 58
Oscurare la stanza. A pag. 140 vi sono alcuni consigli sul
modo di controllare se una stanza è abbastanza bene oscu-
rata per lo sviluppo dei negativi.
Preparare la soluzione di sviluppo. Scegliere la soluzione
-preferibile in base alle indicazioni date a pag. I47· Quando
si è in dubbio, seguire le raccomandazioni del fabbricante
della pellicola. Si può scegliere una soluzione a grana fine
soltanto se il film è stato esposto col dovuto aumento di po-
sa, altrimenti i negativi risulterebbero troppo trasparenti. È
sempre buona normlJ- filtrare una soluzione prima di usarla :
l'eliminazione delle materie .estranee diminuisce grandemen-
te il pericolo di ottenere negativi macchiati. Basta versare,
la soluzione attraverso un imbuto in cui sia stato introdotto
un batuffolo di bambagia; Non filtrare le soluzioni quando
sono troppo fredde.
Preparare il bagno d'arresto.
Preparare il fissatore. Seguire attentamente le istruzioni
quando ·si mescolano i componenti, altrimenti la soluzione
può alterarsi immediatamente. Se la soluzione è stata già
usata, assicurarsi che non sia indebolita.
Controllare la temperatura di tutte le soluzioni. La tem-
peratura normale è di 20 gradi. Le differenze in più o in
meno fino a 4 gradi non arrecano danno, purché tutti i li-
quidi abbiano la stessa temperatura, compresa l'acqua per
·il lavaggio: questo è molto importante. Le differenze di
temperatura tra le soluzioni possono provocare reticoli sui
negativi (v. tavola fuori testo 29). Le-soluzioni troppo calde
possono liquefare l'emulsione e staccarla dalla pellicola. Le
soluzioni troppo fredde agiscono in modo lento e impreve-
dibile o non agiscono affatto. Se le soluzioni sono più calde
di 24 gradi o più fredde di r6, raffreddarle o riscaldarle fa-
cendovi galleggiare un piccolo recipiente di .alluminio pieno
di ghiaccio tritato o di acqua bollente.
Preparare il cronografo. La durata dello sviluppo dioen-
de dal tipo di ·film e dalla temp~ratura della soluzione. Con-
sultare le tabelle dei fabbricanti. Determinare il tempo esat-
to in base alla temperatura della soluzione.
Riempire la vaschetta con la soluzione di sviluppo. Assi-
curarsi che non sia né troppo piena (altrimenti tr:otbocche-
rebbe quando si _introduce la bobina. di pellicola) né troppo
159
poco (altrimenti un orlo del film potrebbe svilupparsi solo
parzialmente).
· Disporre il film, la bobina e il coperchio della vaschetta in
modo da trovarli facilmente al buio. Quindi spegnere la lu-
_ce. Se si deve sviluppare pellicola pancromatica, spegnere
anche la lanterna.
J6o
vaschetta che permetta di far ruotare la bobina, farla ruo-
tare continuamente avanti e indietro nel primo minuto e
poi per cinque secondi ogni due minuti fino a quando l? svi-
luppo è terminato. Inoltre, una volta sì e una volta no, spe-
gnere la luce ordinaria, togliere il coperchio, estrarre la bo-
bina dalla vaschetta e rimetterla a posto. Questo serve ad
agitare la soluzione in senso verticale oltre che orizzontale.
Quando il _cronografo suona, senza togliere il coperchio
dalla vaschetta, versare la soluzione nella sua bottiglia e
riempire la vaschetta con il bagno d'arresto. _ i
Bagno d'arresto. Agitare per trenta secondi, poi versare il ,-
liquido e gettarlo. Serve soltanto· una vqlta. Versare nella ·
vaschetta il fissatore.
Fissatore. Agitare immediatamente per me~zo minuto e 1
ripetere l'agitazione parecchie volte nei dieci minuti che se-
guono. l
Ora si può scopercWare la uaschetta.
Lavaggio. Farlo bene è importa.ntissimo per assicurare la
stabi1ità del negativo. Anche le tracce più minute di -mate-
riale chimico possono, col tempo, Hcolorire e indebolire l'im-
magine. Il film in rotdli può esser·~ lavato quando è ancora
avvolito sulla bobina della vaschetta. Mettere anzitutto uri
pezzetto di sughero sotto la, bobina per sollevarla in m odo
che sporga dall'orlo della vaschetta. Porre quindi la va-
schetta sotto il rubinetto e far scorrere un filo d'acqua di-
rettamente nel foro centrale della bobina. Si può anche
colle~tare questo foro al rubinetto con un tubo di gomma.
Il la,faggio fatto in una bacinella o in un lavandino è me-
no efficace. La temperatura. dell'acqua deve essere al mas-
simo di due gradi superiore o inferiore a quella delle altre
solùzi'o ni, altrimenti provocherebbe reticoli sui negativi (v.
tavola fuori testo . 29) : è meglio controllarla ogni tanto du-
rante[ il lavag-gi(\ che deve duraJre almeno mezz'ora.
PuAitura. Togliere dall'acqua la pellicola accuratamente
lavata, appenderla per un capo con una pinzetta. Passare
su eqtrambe le superfici una spugna bene imbevuta per
asportarne gocce d'acqua, particelle di emulsione e altri cor- _
oi estranei. La pulitura deve essere accurata soprattutto per _
le pdlicole di 35 millimetri, perché nei forti ingrandimenti
anche le particelle più minute appaiòno enormi.
161
Asciugamento. La pellicola deve asciugarsi lentamente e
uniformemente all'aria pura. L'asciugamento rapido tende
ad aumentare la grana. Asciugare la pellicola con un venti-
latore . è il sistema più sicuro per rovinarla, perché l'aria
smossa del venttilatore spinge granelli di polvere sull'emul-
sione con la velocità di proiettili. I film sballottati durante
l'asciugamento possono striarsi perche i mutamenti repen-
tini di posizione provoca no mutamenti di temperatura e cor-
renti d'aria. La parte che si asciuga più presto appare di-
versa da quella che si asciuga più lentamente. Per impedire
alle pellicole di aggrovigliarsi e di appicc~carsi appenderle
abbastanza lontane l'una dall'altra, tenendole verticali con
una pinzetta fissata all'estremità inferiore.
162
Sviluppo delle pellicole piane e delle lastre
COME SI STAMPA
·163
Come si fa la stampa a contatto
(oscurare la stanza)
Preparare la soluzione di sviluppo
Preparare il bagno d, arresto
Preparare la soluzione di fissaggio alla luce \ordinaria
Controllare le temperature delle soluzioni
Pulire il negativo
Esaminare il contrasto del negativo
164
l
l
Come si fa un ingrandimento
Identici a quelli ·
per la stampa a Contatto
165
UN INGRANDIMENTO e,
' natura lmente, .sempre p1u ll
., gran d e
del negativo da cui è tratto. Sugli ingrandimenti si pup ·efer-
citare un esteso « controllo », nel senso che è possibile <j:Or-
reggere le caratteristiche sgradevoli dei negativi. Si \tarmo
con gli appositi apparecchi (v .. pag. 150) su carte rapide al
bromuro o su carte di media rapidità al cloro-bromuro · (v.
pag. 148). ·
A parte queste differenze, il procedimento per la stampa a
contatto e per gli ingrandimenti è identico.
Il negativo
166
cloruro di carbonio. Le impronte digitali vecchie non si can-
cellano. Piccoli graffi e abrasioni si possono rendere meno
visibili o anche temporaneamente invisibili con un velo di
vaselina; ciò è possibile però soltanto se si deve porre il ne-
gativo in un in!!:randitore con portanegativi senza lastre di
vetro, altrimenti la vaselina macchiei-ebbe la carta (se \si
stampa a contatto) o ungerebbe le lastre del portanegati1i.
Fatto l'ingrandimento, eliminarè la vaselina con tetracloru-
ro ]di carbonio. · 1
La carta
· L'esposizione
x6g
. Il terzo requisito per stampare e ingrandire bene
è una giusta esposizione della carta sensibile!
[
. ~
Lo sviluppo
170
del negativo; la soluzione e il tempo di sviluppo sono però
leggermente diversi.
l
TEMPERATURA DELLA SOLUZIONE . Influisce non soltanto
sulla durata dello sviluppo ma anche sulla qualit~ della co- l
pia che se ne ottiene. Le soluzioni relativamente fredde han-
no a:zione pigra ed effetti imprevedibili; in genere danno
copié che sembrano sottesposte, con bianchi gessosi e ombre
grigi.~stre. Le soluzioni troppo calde danno alle copie un
aspeho bruciato, che fa pensare a una sovresposizione.
G
quinto requisito per stampare e ingrandire bene è-
tempo di sviluppo non inferiore a 50 secondi e non
Jeriore a I 20! .
171
- ' 'l
n. tes~o 33 )A ..
. gltare ..
m contmuazlone. S e labacme
. lj a iy pic-
·
cola, agitarla delicatamente avanti e indietro, a deera e a
sinistra. Se la bacinella è grande, agitare la copia ter,ebdola
con le pinze nere. Non immergere le mani nella sflu~ione
perché se questa viene a contatto con residui di un altro
liquido si altera e produc"e copie macchiate e striate di
giallo. Usare sempre le pinze. Per le soluzioni di sviluppo
il bagno d'arresto e il fissatore sono « veleno » : attenzione
che questi liquidi non vengano a cOntatto con le pinze
nere.
172
romperebbe. Le copie perfettamente asciutte si staccano fa-
cilmente dalla lastra tirandole per uri angolo. Se non si stac-
cano, la lastra non è ben pulita. Una copia m acchiata di
giallo denuncia una insufficiente agitazione durante ii fi~
saggio oppure un lavaggio insufficie nte. Una copia con maç -
chi'F opache indica la presenza di bolle d'aria tra la lastra
della smaltatrice e la copia.
l
I !A FINITURA DELLE COPIE. Sull'effetto di una fotografia in-
flui:lce in grado sorprendentè il modo in cui è presentata. Se
è perfettamente piana o impeccabilmente montata su car-
tone, bene squadrata, pulita, senza macchioline causate da
gra;helli di polvere rimasti sul negativo, chi la guarda è
portato a scusare i piccoli difetti di composizione, di defini-
zione, di contrasto. Sente che il fotografo ha fatto del suo
meglio e gliene dà atto volentieri.
D 'altro canto una fotografia può essere entusiasmante per
soggetto e composizione, ma se è male asciugata, piena di
protuberanze e avvallamenti, macchiata, male squadrata e
còn gli angoli gualciti, chi la guarda ne trae l'impressione
che è stata fatta da una persona non troppo pulita e ordi-
nata., e i difetti così vistosi gli faranno dimenticare anche
le qualità.
173
doi fotogrnfi .i .,u,tano i<adualinento da qu"ta ,.l. P"
a dottare metodi propri basati su miglioramenti da !ofo stes-
si escogitati, sulla scoperta di scorciatoie, sulle pre~er~nze
acquistate con l').lso. Il complesso di queste deviazionf dalla
1'0utine e degli arricchimenti del metodo tradizionale lnon è
piccola parte del bagaglio « tècnico » di ogni fotog, afo. I
suggerimenti che seguono sono offerti appunto per arric-
chire e migliorare la routine de! processo di ingrandimento.
175
fotografo impara, acquista esperienza e migliora la sua l« tec-
nica», tanto meglio si rende conto che non esiste un nega-
tivo «tecnicamente perfetto» da ogni punto di vi ta; e
tanto più, quindi, ricorre alle «maschere» per corrclggere
il contrasto dei suoi negativi. t difficile che il fot9gr~fo
e!:perto faccia un ingrandimento senza schiarire o an~erire
q ualche punto per presentare il soggetto nel modo grla l fica-
mente e figurativamente più efficace.
176
scio i tempi di posa prima di svilupparla. Così non c'è pe-
ricolo di dimenticarli, cosa che avviene con frequenza sor-
prendente co; costringe a ricominciare da capo.
- l
177
l
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. . Sb. ·l. ! d . .
Parte qumta: ag Ufn o st· zmpara
l.
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Il successo costa
r8r
zione delle Iom cau>e. Que.ti album, wl titolo < oo>e ~a
evi-
tare», sono ora in bella mostra in molte biblioteche fotografi-
che personali. Il loro contenuto è costato denaro, pe,licola,
. tempo e delusioni, ma ha dato anche una ricompensa: f1Ufgli
errori non sono stati più commessi. Poiché la maggiorr parte
degli errori fotografici non si possono correggere in m f do
soddisfacente, non provo nemmeno a dare istruzioni per la
loro correzione. Ci sono però due eccezioni : i negativi trop-
po densi si possono facilmente rendere più trasparenti con
una operazione che si chiama « indebolimento » : e hlcuni
negativi troppo trasparenti (non tutti!) si possono rdndere
più densi con una operazione che si chiama « rinforz~ ». A
parte questi casi, si può soltanto salvare il salvabile, ~ cioè
ingrandire le parti non graffiate, non rigate e non mact hiate
d· ~i negativi che escono dallo sviluppo in cattive condlzioni.
INDURITORE KODAK SH -I
ACQUA soo cc
FORMALDEIDE (solùz. al 37 %) IO CC
I82
un trattamento successivo per l'indebolimento e il rinforzo,
o anche per l'eliminazione di macchie.
Immergere i negativi in questa soluzione per 3 minuti, poi
fissarli per 5 minuti in un fissatore acido. Lavarli bene prf-
1
ma di sottopo:rli a ulteriore trattamento.
~ ~ · Il momento migliore per l'indebolimento o il rinforzo è
immediatamente dopo il lavaggio finale del negativo svilup-
pato. I negativi asciutti devono essere immersi in acqua p
circa dieci minuti prima di essere sottoposti a un altro trat.-
tamento.
4·· T rattare un negativo alla volta. Alcuni processi di in-
detolimento sono molto rapidi e richiedono continua sorve-
glianza perché non ~ possibile prestabilire il tempo esatto.
Agitare senza interrJ zione. Lavare con cura dopo il tratta-
mento e ·passare berte la spugna prima di appenderli ad
ascmgare.
5· Il modo migliore per indebolire o rinforzare i nega-·
tivi consiste nell'imn\.ergerli in una bacinella di vetro tra-
sparente posta sopra 1 una debole fonte luminosa. È più fa~
cile seguire l'andamento del processo e interromperlo al mo-
mento opportuno.
Sbb
·~
.l
ene l a maggiOr parte d" .. troppo c"l
e1 negativi . sem-
ens1
brino neri e perciò sirhili l'uno all'altro, ci sono tra essi gran-
di differenze di gradazione. Alcuni sono troppo densi e trop-
po contrastati : altri troppo densi ma privi di contrasto: al-
tri ancora, pur essendo troppo densi, hanno un contrasto
« nc•rmale ». Esistono tre diversi tipi di indebolitori: quelli
« so~traenti »,che aumentano il contrasto; quelli « ultrapro-
porzionali », che lo riducono; e quelli «proporzionali», che
conservano il contrasto esistente. È perciò necessario valu-
tare bene il contrasto di un negativo per scegliere l'indebo-
litor~ adatto. Poiché talvolta è difficile farsi un'idea precisa
del contrasto di un negativo molto denso, è consigliabile fa-
re prima una copia di prova su carta di gradazione nor-
malt: e giudica re il contrasto da , questa.
183
Ì NEGATIVI DENSI E POVERI DI CONTRASTO (generalmente
per sovresposizione) d evono essere indeboliti col seguente
« indebolitore sottraente » che riduce la densità e aumenta
il contrasto :
Soluzione concentrata B
I posolfìto d i sodio 480 grammi
Acqua - 2 litri
I84
Soluzione concentrata B
Acqua 750 cc
Acido solforico diluito al w% 1 15 cc
l
A l _momento dell'uso prendere due parti della soluzione
A e versarci una parte della soluzione B. Usare soltanto re-
cipienti di vetro o di smalto (purché non scrostato) per me-
scolare gli ingredienti e per indebolire i negativi.
Passare per tre minuti il negativo nell'induritore KOdak
SH- r e lavarlo bene. Immergerlo nell'indebolitore, agitando '
e OS~>ervando COn frequenza l'azione delia soluzione (non e i
possibile prestabilire ' il tempo esatto). Quando l 'indebolì- '
men:o desiderato è raggiunto, estrarre il negativo, immer-
gerle, in un fissatore acido per qualche minuto, !avario bene
e asciugarlo. Le soluzioni usate una volta si alterano presto
e biwgna buttarle.
<\equa 1
3 litri
Persolfato di potassio go grammi
Al momento dell'uso mescolare una parte di soluzione A
con tre parti di soluzione B. Quando il negativo è abba-
l - '
1 Versare lentamente ).ma parte di acido solforico concentrato,
standc attenti a non toccarlo con le mani, in nove parti di acqua e
mescolare continuamente. Non versare l'acqua sull'acido perché la
soluzicne entrerebbe in e8ollizione e i suoi spruzzi provocherebbero
serie ustioni.
185
stanza indebolito, !avario prima in una soluzione di bisol-
fito di sodio all'I% e poi in acqua, quindi asciugarlo.
186
originale, ma molto più densa e contrastata. Provate questo
metodo prima di tentare il rinforzo chimico, se non altro
l
per avere un duplicato nel caso che l'originale si rovini. l
Per il rinforzo chimico di un negativo,- indurire anzitutto
la gelatina per tre minuti con l'induritore Kodak SH-r, lal ·
cui :formula è riportata a pag. I82. Immergere il negativo
per cil).que minuti in un fissatore acido fresco; !avario bene
per almeno mezz'ora in acqua corrente. La soluzione per il
rinfc•rzo è la seguente :
J87
cate da soluzione di sviluppo troppo sfruttata, da fissatore
venuto a contatto con la soluzione di sviluppo, da fissaggi
insufficienti, da fissatore troppo sfruttato, da insufficiente
agitazione, da insufficiente lavaggio. Se non si usano le pin-
ze per lo sviluppo e il fissaggio delle copie, le dita lasciano
prima o poi le loro impronte. Se negativi e copie resta no
troppo tempo esposti all'umidità e alla luce, ingialliscoho e
,;biadiscono senza rimedio.
La smacchiatura d ei n egativi e delle copie richiede tec-
;Jiche che sono fuori dei limiti di questa trattazione. Molti
rimedi sono rischiosi e, se non sono applicati da esperti, pos-
~:ono portare alla perdita di negativi e copie. Perciò, prima
di sperimentare un rimedio trovato in un articolo o in un
libro, è meglio fare un duplicato del negativo e della copia
che si vuole smacchiare.
L'elenco che segue contiene alcune delle cause degli er-
rori più vistosi ma più facilmente evitabili.
188
Le tavo~e fuori testo da 18 a 37 mostrano gli incidenti
e gli errori più comuni nella fotografia, ad eccezione delle
macchie e dei depositi giallastri sulle emulsioni, che non si
possono riprodurre adeguatamente in bianco e nero.
'
r8g
·l
Parte sesta: L'esperienza
1 93
no di migliaia di dilettanti. Perché le fotografie dei primi
sono tanto migliori? È molto semplice: quei fotografi sanno
« vedere » una buona fotografia, o meglio ciò che la rende
tale : e sanno rendere i loro soggetti in una forma fotografi-
camente interessante. Per usare un'analogia musicale: i, fo-
111ografi me d'lOCri. SUOnano
. un mOtiVO
. COn un SOl O d'ltO, mertre
l
i buoni fotografi usano dieci dita. Il pianoforte e il motivo
possono essere gli stessi ma la musica è diversa.
Quando ha appreso i rudimenti del mestiere, chi si de-
dica alla fotografia deve approfondire la sua tecnica, deve
imparare a suonare «con tutte e due le mani». Questo vale
sia per · la pratica che per la teoria. Nella pratica: tentare
campi sempre più difficili, come le fotografie notturne, le fo-
tografie improvvise in ambiei;J.ti chiusi, la microfotografia,
l'uso dei grandangolari e dei teleobiettivi. Nella. teoria:
studiare i vari metodi che permettono di arrivare a certi
risultati; i mutamenti di prospettiva a seconda della lun-
ghezza focale degli obiettivi; la traduzione· cromatica dei fìl-
tri; l'interdipendenza tra esposizione e tempo di sviluppo e
la loro influenza sulla gamma di contrasto del negativo; le
ca~atteristiche delle carte di dÌverse gradazioni e la loro in:
fluenza sulla riuscita finale di una fotografia; l'uso degli spo-
s,:amenti dell'obiettivo e del film per controllare la prospet-
t'va ed evitare le distorsioni; gli effetti dei toni alti e dei
toni scuri nella creazione di determinate atmosfere: !·'in-
tervento negli ingrandimenti per modificare il contrasto me-
diante le « maschere >>; e così via.
Ciò che il dilettante deve capire quanto prima possibile è
che ci sono sempre molte maniere di fotografare un dato
soggetto. Anzitutto, naturalmente, c'è quella che si potrebbe
chiamare la maniera ovvia. È la più semplice e facile, mai
molto originale e raramente la migliore. Vi sono po~ modi
p iù creativi di vedere lo stesso soggetto e di renderlo interes-
s::.nte e nuovo. Si può scegliere un punto di vista ardito -~
ir senso letterale e figurativo -- ricorrendo ad un teleobiet-
tivo o ad un grandangolare invece che all'obiettivo norma-
le : si può fotografare da distanza ravvicinata un solo par-
ticolare; si può usare un filtro che drammatizzi i toni cro-
matici: si può fare un controluce o addirittura una Jilhouet-
te : in tutti questi modi si possono fare fotografie tali da
194
comunicare a chi le guarda un'idea, un sentimento o un cli-
ma e da far dire agli altri fotografi: « Perché non ci ho pen-
sato? Dove avevo gli occhi? »
. Le tavole fuori testo 39-63 vogliono stimolare il lettore)
a fare esperimenti per suo conto. Dovrebbero svegliare
la sua curiosità e ispirargli il desiderio di saperne di più.
Sono « esercizi » di diteggio che devono. aiutarlo ad esplo-
rare le possibilità del « mezzo » fotografico: astratti do-
me le « scale » che lo studente di musica deve suonare ~er
pote:: andare avanti. Nessuno, certamente, si metterebbe' a
foto~ ;rafa re lo stesso soggetto con filtri di tutti i colori, dal
rosso all'azzurro. Ma per scegliere il filtro giusto bisogna 'o-
nascere gli effetti di tutti i filtri sui diversi colori. Le « s a-
le » della tavola fuori testo 48 saranno di aiuto. Ciò v le
anche per gli altri « erercizi » di esposizione, di prospetti a,
di controllo dei contrasti, ecc. È ovvio che nella pratica si
usa una sola delle div~rse strade possibili. Ma per saper s e-
gliere la più efficace bifogna conoscerle tutte, e l'unico mo o
di conoscerle è averle studiate e praticate . L'ultima paro a
deve essere presa alla lettera: prendete apparecchio, obi t-
tivi, :'ìltri, ecc., trovate luoghi e persone adatti per le pose e
ripetete tutti gli eseml?~ che seguon.o. Leggere le didascalie e
guardare le fotografìejon basta. Rrcordate che non c'è sco -
ciatoia .per il successo, se non quella che passa per prove d
esperimenti. Le ore i piegate in questi ·« esercizi di dite · -
gio ~> vi faranno rispa~miare un tempo incalcolabile in a -
venue.
La gnnde confusion e
195
dare al di là degli spigoli, filtri di tutti i colori dell'arcoba-
leno.
Figuratamente, perché un giorno sente dire che la foto-
grafia è un mezzo meccanico di riproduzione e il fotografo è
;olo un tecnico come tanti altri : perciò, « prima scèndi da
· ~avallo e meglio stai »; il giorno dopo l egge in una rivista
::otografìca che Ja fotografia è Arte, il fotografo un Artista e
:a fotografia è il suo «mezzo espressivo ». L egge d ella scuo-
la documentaria, della scuola pittorica e della scuola del-
l 'f /64 e non si raccapezza per le loro' estreme differenze di
tecnica e di contenuto. Si smarrisce guardando fotografie di
dilet tanti e professionisti dagli interessi_ più diversi. Che fa-
re? Che strada scegliere? ·
Può fare .due cose. La prima è dare ascolto a tutti coloro
che gli danno consigli ; giocherellare con questo e poi con
quell'apparecchio, questo e quell'obiettivo, questo e quel ti-
po dj film; imitare coscientemente il lavoro altru:i; identi-·
ficarsi con un « gruppo » e così annullare la sua persona-
lità e limitare le sue possibilità di progresso. Oppure può
farsi un'opinione personale, setacciando criticamente i con-
sigli che riceve; ricorrendo a prove ed esperimenti per ac:.
certare la fondatezza di certe asserzioni; imparando dagli
altri, ma non imitandoli; incamminandosi su una strada pro-
pria· e cercando di volgere la propria capacità e il proprio
talento all'espressione di ciò che prova e sente.
In breve, può comportarsi come tutti coloro che in questo
mondo hanno fatto qualcosa di buono ,: andare per la sua
strada a modo proprio ed « essere se stesso ». Forse, un gior-
no, diventerà un grande fotografo.
rg6
La qualità
La convenienza
I97
REGOLA N. 2: quanto piùuna macchina e gli accessori
si confanno alle vostre esigenze, abitudini, tempera-
mento e carattere personali, tanto più faciliteranno 1•
Il vostro contributo
3· Anche la macchina, l'obiettivo, gli accessori m igliori e
più. confacenti non sono che promesse. Tocca a voi mante-
nerle: voi solo potete d are vita al vostro apparecchio, fari()
funzionare, fargli esprimere le vostre idee e fargli creare le
vostre fotografie!
rg8
fìa «pittorica», pure e semplici istantanee senza pretese,
ecc.); perché volete fotografarlo (per diletto, per un archi-
vio, per fare il fotografo di professione, ecc.); quale è il vo-
stro modo di lavoq:tre {lento e metodico, oppure nervoso ~
impulsivo, e cc.) . Leggete i paragrafi che seguono, dedicati f
questo argomento. Poi prendete una decisione,· esaminate be-
ne :.'apparecchio che avete scelto, chiedete al negoziante di
!asciarvelo per un periodo di prova, usatelo, provatelo, chie-
detevi se « lo sentite » veramente e se vi piacciono le foto-
gralie che fa : infine, se ne siete veramente soddisfatto, com-
pralelo.
gx 12 contro 35 mm
1 99
cà: quelle grandi per pellicola piana o filmp ack di g cen-
timetri per I 2 o maggiore, che danno una insuperata qua-
lità e perfezione tecnica; e quelle per pellicola di 35 ·mm
(f@rmato 24x36),-che, per il loro peso ed ingombro mininw,
oflìrono una estreilia maneggevolezza. I migliori modelli t:li
entrambi i tipi hanno caratteristiche di utilità inestimabily :
l'intercambiabilità degli obiettivi; i telemetri accoppiati, éhe
permettono di fotografare anche le scene più rapide e ani-
mate; la messa a fuoco su vetro smerigliato per le brevissi-
me distanze, che elimina la discordanza causata dalla pa-
ralasse; tempi di posa fino a I / I ooo di secondo; sincroniz-
za:~ione interna · per i lampeggiatori normali ed elettronici;
doppi etripli allungamenti per microfotografìe in grandezza
naturale e superiore alla naturale. Per entrambi i tipi sono
in commercio diverse emulsioni negative, non escluse quelle
pe.r lavori altamente specializzati.
Tuttavia, sebbene tecnicamente di uguale livello, ciascun
tipo ha i suoi vantaggi specifici. L'apparecchio gx 12, che
pei: comune ammissione è pesante, ingombrante e di impiego
relativamente lento, offre i seguenti vantaggi:
200
Vantaggi del formato 24 x 36 m m
201
un massimo di attrezzatura che occupi il minimo spazio;
se è impulsivo, pronto all'azione e gli piace scattare rapi-
damente, prendendo al «volo» i suoi soggetti; se vuole
portare lìempre con 5é l'apparecchio come un ~< taccyino
fotografico » ; se infine è disposto ad accettare copie di
minore nitidezza e definizione, ad affrontare il pericolo
della grana, a rinunciare alla morbidezza dei toni grigi e
a sobbarcarsi un più laborioso e minuzioso sviluppo, solo
un apparècchio di 35 mm lo soddisferà veramente.
[
2. LO s~opo cui dovrà servire determina il tipo di ap-
pa recchiO.
' .
J
Dopo aver deciso sul formato, il fotografo deve decidere
sul tipo di apparecchio che gli serve. Può scegliere fra tre
tipi diversi :
202
35 mm van modelli della Kodak, la Leica, la Contax, la
Nikon, ecc.; nei formati intermedi la Kalart e la Kodak
Medalist.1
203
a I 8 x 24, ma ce ne sono anche maggiori. Il formato più
utile è il gx 12.
204
Ro:tleiflex e la Rollèicord, la Kodak Reflex, la Ansco Re-
flex, la Argoflex e la Ciroflex, tutte del formato 6x6. 1
205
·di classe a prezzo ragionevole è comprarla di seconda mano.
Grazie alla mania, assai diffusa tra i dilettanti, di cambiare un
apparecchio con un àltro dopo àverlo usato p er qualche tem-
po, il mercato è invaso da apparecchi e accessori «come
nuovi», in vendita a metà o un t erzo del prezzo originale.
Se volete comprare un apparecchio o un obiettivo di se-
conda mano, cercate di non farlo prima di averli provati
«sul campo». Diamo di seg~ito una lista delle cose che
bisogna controllare quando si compra una macchina foto-
grafica di seconda mano :
206
Afessa a fuoco : guardare sé c" è « gioco » nel carrello o
nella montatura elicoidale. Sia l'uno che l'altra devono es-
. sere non troppo duri né troppo scorrevoli. Controllare l'ac-
curatezza del telemetro confrontando la messa a fuoco con
·quella del vetro smerigliato. Assicurarsi che il telemetro sia
abbastanza preciso alle tre distanze di uso più comune : due
metri, cinque metri e infinito.
Tavolette portaobiettivi: quando ,si prova una macchina
con obiettivi intercambiabili montati su tavolette, assi_cu-
rarsi che queste si possano ben fissare alla fronte dell'appa-
recchio. Ci sono tavolette tanto « lente » da sussultare du-
rante la posa, danneggiando la nitidezza. Una tavoletta
« lenta » si può fissare facilmente con nastro adesivo.
207
soggetto. È sconsigliabile provare un obiettivo su soggetti
privi di contrasto e di dettagli minuti, come persone o vol-
ti : con soggetti simili è difficile distinguere . tra ciò che è
nitido e ciò che non lo è.
_5. Apparecchio e soggetto devono essere esattamente per-
pendicolari: altrimenti un lato dell'immagine resterà fuori
fuoco. Se l'apparecchio ha fronte e dorso inclinabili, fare
-attenzione che siano in posizione «neutra». Talvolta un
obiettivo pesante può far pendere leggermente verso il bas-
so la fronte dell'apparecchio. Viene così a mancare .l'alli-
neamento tra obiettivo e film e la fotografia può risultare
priva di nitidezza senza che ciò sia da attribuire a difetti del-·
l'obiettivo.
6. Mettere a fuoco con estt"ema cura. Se si usa il teleme- .
tro, verificarne prima la precisione : se non è ben sincroniz-
zato, la fotografia non sarà nitida anche -se l'obiettivo è ot-
timo. Se si usa il vetro smerigliato, controllare la nitidezza
dell'immagine con una lente a 6 ingrandimenti.
7· Quando si fanno fotografie di prova con l'apparecchio
vicino a una finestra, puntato verso l'esterno per controllarè
la nitidezza di un obiettivo posto a fuoco sull'infinito, assi-
curarsi che nel vano della finestra non ci sia un termosifone
acceso : l'aria calda sfuocherebbe la fotografia.
8. Usare un film di grana fine e svilupparlo in una solu-
zione finegranulante.
g. N o n sovresporre : la sovresposizione provoca aloni nel-
l'emulsione del film. I negativi sovresposti sono sempre me-
no nitidi di quelli esposti correttamente.-
ro. Fare ingrandimenti di 24x36 centimetri dei nega-
tivi di prova e controllarne la nitidezza. È la fotografia che
conta, non l'aspetto dell'obiettivo. Se siete soddisfatti, l'obiet-
tivo va bene : o. almeno va bene per le vostre esigenze. Se
no, portate i negativi e gli ingrandimenti di · prova a un
esperto e ' chiedetegli la sua opinione.
208
ch e dall'usarlo per farci fotografie . .t notorio che molti
dilettanti hanno più apparecchi e accessori, e di qualità
migliore, di alcuni dei migliori fotografi professionisti. Ma
quei dilettanti pagano un occhio soltanto per il piacere
di sentirsi proprietari di tale attrezzatura. E, finché con-
tinuano a darle tanta importanza, il loro interesse si con-
centra su di essa invece che sulla fotografia. Quando il
dilettante supera questa fase, è segno che comincia a
« crescere» come fotografo.
209
non usare obiettivi meno luminosi e più incisivi e otte-
nere fotografie nitide invece che subire gli inconvenienti
degli obiettivi più luminosi solo perché si prevede che la
loro «rapidità» sia utile di tanto in tanto? È come com-
prare un camion invece di un'automobile col pretesto
che, un giorno o l'altro, potrebbe far comodo per un tra-
sloco.
210
campo utile maggiore di quello degli obiettivi normali di
uguc.Ie lunghezza focale.
R ispetto agli obiettivi normali , quelli grandangolari han-
no i seguenti svantaggi ;
a) p er la loro focale breve producono immagini più pic-
cole. Perciò il fotografo è tentato di aumentare la grandez-
za dell'immagine avyicinando l'app arecchiò al soggetto. Co-
sì, però, non soltan~o si aumenta la grandezza dell'imma-
gine ma si produce fa ben nota « prospettiva grandangola-
re » che fa apparire i mani e piedi enormi e teste piccolissi-
me ;
b) l'apertura relativa è in genere inferiore a quella degli
obiettivi normali, ed è anzi piccolissima negli obiettivi gran- .
dangolari con largh issimo campo utile ;
c) alcuni obiettivi grandangolari Droducono una distorsio-
ne curvilineare : cioè rendono curve, specialmente ai m ar-
gini dell'immagine, le linee rette.
2II
meno «rapidi » di eguale lunghezza focale. Inoltre, data la
loro formula ottica assai complessa, sono più soggetti a ri-
flessi e aloni.
212
Parte settima: Come usare la fotografia
215
il suo significato deve esprimersi m forma tale da apparire
evidente a chi la' guarda. Se si ottiene. questo risultato non
importa l'aspetto della fotografia, non importa se è nitida o
sfocata, «pittorica» o «documentaria», paesaggio o nudo.
Forma e tecnica sono determinate dall'atmosfera del sog-
getto e dall'idea che si vuole esprimere con una fotografia.
Perciò io sono contrario. ai « gruppi » e alle « scuole » come
tali e ritengo che la rigida adesione a un gruppo o a una
_scuola limiti gli orizzonti di. un fotografo. La ristrettezza di
vedute, sotto qualsiasi forma si presenti, paralizza la capaci-
tà creativa. Quasi tutti coloro che militano in un gruppo o
aderiscono ad una scuola sono troppo zelanti e intolleranti :
. condannano senza appello tutto ciò che non è conforme alle
loro opinioni. I giovani fotografi ancora privi <j.i esperienza
sono naturalmente avidi di imparare e facilmente influenza-
bili dalle opinioni altrui, soprattutto se vengono espresse con
« autorità». Se il lettore si rende conto di ciò, ascoltare le
suddette opinioni non può dami.eggiarlo.
Conclusione : siate critici. Ascoltare gli altri è spesso un
buon metodo per imparare, ma non dimenticate che avete
anche il vostro cervello e il diritto di usarlo.
Anèh'io esprimerò adesso le mie opinioni sulla fotog1'afia.
Mi rendo conto che, dopo aver · detto quello che ho detto,
sarebbe molto facile criticarmi e accusarmi proprio di ciò
che io rimprovero agli altri. Ho deciso di correre questo ·
· << rischio calcolato » per le seguenti ragioni :
1 . Credo fermamente che chiunque abbia diritto di dire
la sua e il dovere di sostenere le proprie convinzioni. Non
vog-liq litigare con i seguaci di scuole e gruppi soltanto per-
ché il loro modo di vedere la fotografia è diverso dal mio:
Rispetto le loro opinioni anche se spesso non le condivido.
Ciò che respingo a priori non sono queste opinioni, ma la
loro ristrettezza mentale e la loro intolleranza, il loro at-
teggiamento che si potrebbe esprimere così : « O fate in
questo modo o non valete niente. »
2. Non sono èontrario alla polemica. Credo che una di-
scussione accesa sia sempre stimolante e fruttuosa, anche se
il disaccordo è estremo. Anzi, la discussione senza disaccordo
è insulsa perché non dà la possibilità di svolgere una critica
costruttiva.
216
3· Infine, esprimo le mie opinioni perché credo che quello
che ho da dire possa aiutare il lettore a diventare uri foto-
grafo migliore.
217
che tipo di apparecchio usa, ma la fotografia che può otte-
nere. Potete vedergli tra le mani una Leica modello 1932,
scrostata e sconquassata, ma le sue fotografie finiscono espo-
ste nelle sale del Museo di Arte Moderna di New York. La
sua « tecnica » può essere talvolta discutibile, la sua sincerità
mai. Se un fotografo sa ciò che vuole, anche se non è pa-
drone della. tecnica, troverà sempre il modo, con-lo studio e
con l'invenzione personale, di . esprimersi chiaramente sulla
pellicola e sulla carta sensibile in modo da comunicare agli
altri le sue esperienze e le sue sensazioni.
218
chi le ha fatte e per la sua famiglia; le fotografie « da espo-
sizione » spesso non significano nulla per nessuno.
Ogni fotografia che abbia un significato parte da un'idea.
Quanto più l'idea è originale, tanto più la fotografia può
dire qualcosa di nuovo a chi la guarda; e il nuovo, l'insolito,
il non convenzionale sono sempre stimolanti. Una fotografia
che abbia origine da un'idea banale non può essere che ba-
nale. Tutte le fotografie che sono imitazioni di altre fotogra-
fie sono banali proprio perché non nascono da un'idea ori-
ginale. L'imitazione è uno spreco di tempo e di sforzi, ma
sembra che molti fotografi non concordino su ciò. Come spie-
garsi altrimenti la continua inflazione di cliché fotografici
come le file di sedie vuote, i rotoli di cordame, i mendicanti
barbuti, gli occhiali posati su libri aperti, le m ani giunte
per la preghiera, i finti monaci vestiti di saio e le ragazze nu-
de che giocherellano con un palloncino di gomma?
Il primo passo sulla strada del lavoro originale · si compie
quando ci si rende conto che un apparecchio fotografico è
solo uno strumento per fare fotografie. Dimentica te il suo
aspetto esterno, i suoi meccanismi di precisione, le sue cro-
mature, il suo obiettivo scintillante; e consideratelo alla stre-
gua - tanto per fare un esempio ·- ·· di una macchina per
scrivere. La macchina fotografica è per il fotografo quelio
che la macchina per scrivere è per il romanziere : uno stru-
mento per esprimere delle idee. Tutti possono imparare a
scrivere a macchina come tutti possono imparare a fare fo-
tografie. A nessuno importa di conoscere la marca della
macchina per ~crivere di un romanziere. Nello stesso modo, _
perché si dovrebbe pretendere di sa,pere quale apparecchio è .
usato da un fotografo? L'unica cosa che conta è se il suo
lavoro è buono o cattivo, interessa nte o sèialbo.
Una macchina fotografica può essere versatile come un
microsconio o un telescopio. Si può usarla per registrare im-
magini che non siano ripetizioni di altre immagini già viste.
Usata con un po' di immaginazione, una macchina foto-
r.-rafica diventa un vero e p-r oprio mezzo di esplorazione e di
scoperta. Pochi dilettanti si rendono conto del gràn numero
di motivi inediti che è alla portata dei loro apparecchi.
219
piccoli animali, piante e oggetti in· grandezza superiore a
quella naturale è veramente la scoperta di -un nuovo mon-
do : « volti » di insetti grotteschi come maschere di tribù pri-
mitive; - minuscoli semi pieni di ingegnosi organi, che per-
mettono loro di viaggiare, in forma di ali, di penne, di un-
cini. Nulla sembra più fermo di un filo d 'erba o di un albe-
ro; ma molte piante, nei loro stadi primitivi, viaggiano, vo-
lano, navigano in forma di seme. Non è più eccitante foto-
grafare questi aspetti della natura che trà.vestire vostro zio
da frate e fotografarlo mentre finge di scrivere con una
penna d'oca?
220
viamo di notte : perché non !asciarne una traccia sulla pel-
licola? Esposizioni « a tempo » sono possibili con ogni sor-
ta di apparecchio, anche con una «cassetta». I fari e i fa-
nalini delle automobili, di notte, tracciano nello spazio e
nel tempo diagrammi che si possono vedere soltanto con
l'aiuto di una macchina fotografica. Con esposizioni di lun-
ga durata si possono vedere le stelle che ruotano nel cielo.
Un solitario lampione, un rettangolo di luce all'ultimo piano
di una casa buia evocano il mistero della notte, la sua oscu-
rità e la sua quiete.
221
bile di un apparecchio fotografico. Ciò vale soprattutto per
la fotografia giornalistica, ma, in misura minore, anche per
le fotografie inflitte al pubblico dalle riviste fotografiche e
nelle mostre. Molti giovani credono che queste fotografie,
per .il ·solo fatto di essere state scelte per essere stampate o
esposte, devono essere necessariamente « buone »; e perciò le
prendono a modello per il loro lavoro. Fotografie di questo
genere hanno ritardato lo sviluppo di molti fotografi dilet-
tanti ed hanno loro impedito di realizzare le grandi possibi-
lità del « mezzo » fotografico. Presi nel giro vizioso di quella
società di mutua ammirazione che è il «circolo fotografico»,
essi non si preoccupano di guardarsi intorno per cercare al-
tri stimoli e altri esempi.
222
buona tecnica può sfruttare praticamente la qualità supe-
riore di un apparecchio che valga, poniamo, 25o.ooo lire in
modo che tale qualità risulti evidente rispetto ad un appa-
recchio che ne valga 25.ooo. E anche così egli otterrebbe
soltanto una fotografia leggermente più nitida, mentre un
fotografo più « ispirato » potrebbe ottenere, con l'apparec-
chio da 25.000 lire, una fotografia più bella.
Le costose attrezzature « speciali » servono soltanto .per
lavori « speciali», che sono eccezionali e rari anche per i fo-
tografi professionisti. Nessun dilettante riuscirà a convincer-
mi di aver esaurito tutti i possibili temi col suo apparecchio,
e di dover quindi passare ad un apparecchio « più sofistica-
to». Se egli non ha l'immaginazione necessaria per trovare
motivi adatti· al suo apparecchio «ordinario», non ne avrà
nemmeno per trovare motivi per la sua futura attrezzatura
« speciale ».
In se stesso, un apparecchio non è più creativo di un pez-
zo di èreta. Ma, come un pezzo di creta, può diventare, in
mani ispirate, un mezzo di espressione artistica. Apparecchi
<< che vincono premi » .e apparecchi «che possono fare tut-
to » esistono soltanto nella fantasia degli agenti pubblicita-
ri. Non vi sono apparecchi che vincono premi : vi sono sol-
tanto fotografi che vinèono premi. Ogni apparecchio, dal
formato ~!4 x g6 millimetri al formato 20 x 24 centimetri, può
produrre belle fotografie. Grandi fotografie sono state fatte
anche con « ignobili cassette». Sotto questo punto di vista,
un apparecchio è paragonabile a un'automobile: ogni au-
tomobile che funzioni può portarvi alla vostra destinazione.
Alcune, naturalmente, lo faraimo più velocemente e como-
damente che altre. Ma è sempre il guidatore che deve deci-
dere dove andare.
La preoccupazione per gli aspetti tecnici più esteriori
della fotografia è evidente nella tendenza di molti dilettanti
ad attribuire importanza ai « dati tecnici ». Le riviste e gli
annuari fotografici corredano religiosamente con questi dati
ogni fotografia che pubblicano. Tranne qualche caso ecce-
zionale, i dati tecnici sono non soltanto inutili ma anche tali
da indurre a conclusioni sbagliate. Anzitutto, tàli dati - per
esempio il diaframma e il tempo di posa - possono essere
forniti con molto maggiore accuratezza da un qualsiasi espo-
223
simetro. Inoltre, la citazione della marca dell'apparecchio,
dell'obiettivo e del film è di nessuna utilità pratica: è soltan-
to una pubblicità gratuita per i loro fabbricanti. È commo-
vente vedere quanta pena si danno alcuni redattori di rivi-
ste fotografiche per fornire « informazioni complete » ai loro
lettori. Si legge, per esempio, che la tale fotografia è stata
fatta con una Rolleiflex 6 x 6, dotata di obiettivo Carl Zeiss
Tessar f/g,s. Chiunque sappia che cos'è la Rolleiflex sa art-
che che il suo formato è 6x6, che è dotata o di un Tessar o
di uno Xenon, che tutti gli obiettivi Tessar sono fabbricati
da Cari Zeiss e che l'apertura relativa dell'obiettivo è f / 3,5
(vi sono soltanto poche Rolleifiex con obiettivo f /2,8). Ma
c'è qualcuno che possa dirmi che differenza c'è, quanto a
qualità della fotografia, se questa è fatta con una Rolleifiex
o con una reflex a due obiettivi di un'altra marca. con un
Tessar o uno Xenon, con un obiettivo f/2,8 o f/ 3;5 (magari
col diaframma a f / 8 o f / II)? Se si rivolge loro questa do-
manda, i suddetti redattori di riviste fotografiche rispondono
che sono i lettori stessi a volere queste informazioni, anche
se la redazione si rende conto della loro inutilità pratica. Ma
in questo caso non dovrebbero le redazioni stesse avvertire
di ciò i lettori? Dopo tutto, le riviste fotografiche dovreb-
bero servire per « educare » il dilettante. Ciò che rende non
soltanto inutili ma dannosi i « dati tecnici » è il fatto che
essi non dicono mai tutto. Non dicono se l'esposizione indi··
cata è giusta O sbagliata, se il negativo è sottesposto -0 SO-
vresposto. Non dicono niente sulla luce che c'era al momen-
to della posa, che invece dovrebbe essere indicata sotto for-
ma: di indicazione dell'esposimetro. Non fanno parola del
tempo di sviluppo del negativo, della soluzione usata, della
densità e della gradazione del negativo, del grado di con-
trasto della carta. Di più: l'analisi di questi dati rivela spes-
so che essi sono « fabbricati »·. In molte fotografie all'aperto,
un'ombra che ne contiene un'altra denuncia l'uso di un flash
ausiliario, che non viene menzionato nei dati- che dovreb-
bero insegnare al dilettante « come si fa». Può anche suc-
cedere che un attento esame della profondità di campo ac-
certi un errore o una bugia nell'indicazione dell'apertura di
diaframma. Ma che altro si può pretendere? Quanti foto-
grafi annotano veramente i << dati » di ogni fotografia che
224
fanno? E quanti fotografi possono ricordarsi come hanno fat-
to una data fotografia? Finché i dilettanti insisteranno nel
pretendere i « dati » per ogni fotografia stampata sulle rivi-
ste, dovranno rassegnarsi al rischio di essere male informati.
Spero che da. ora in poi il lettore si affidi all'esposimetro e al
buonsenso .e lasci perdere i « dati tecnici ».
La « tecnica» vale soltanto nella misura in cui può essere
volta ad un fine pratico. Sapere «come» non basta: . biso-
gna anche sapere «che cosa» e sapere «perché». Qualche
volta, sapere (( troppo » può indurre il fotografo a rischiare
troppo poco. Quando siete in dubbio se una fotografia « ver-
rà» dal punto di vista tecnico, fatela! Soltanto le fotografie
« sicure » vengono sempre bene; ma molto spesso sono scial-
be. Correndo qualche rischio, come per esempio nella foto-
grafia contro luce o direttamente contro sole, si ottengono
spesso fotografie eccitanti e nuove. Naturalmente può darsi
che nella fotografia ci siano aloni formidabili; ma anche la
luce del sole è formidabile! ·
225
LE QUALITÀ FOTOGENICHE. Ogni fotografia è un'« astra-
zione » nel senso in cui lo sono anche le parole e le kttere
dell'alfabetò. Una lettera, pe~ esempio, è il simbolo di un
suono. Un gruppo di .lettere è il simbolo di un suono· più
complesso : una parola. E una _parola è il simbolo di un og-
getto, di una qualità, di un fatto, eccetera. Tutti conoscono
il significato dei simboli che formano la parola « ragazza ».
Senza tali simboli non sarebbe possibile comunicare agli al-
tri, in forma scritta, il concetto di « ragazza». Lo stesso
principio vale per la fotografia. La fotografia di una ragazza,
per esempio, è un'astrazione in quanto manca di colore, di
tridimensionalità e di movimento, tre delle qualità più im-
portanti di ogni soggetto vivente. In fotografia il coiore è
simboleggiato da sfumature diverse di grigio; la tridimensio-
nalità è simboleggiata dalla prospettiva; il movimento è
simboleggiato da un certo tipo di sfocatura. La conoscenza ,
dei simb!Jli propri della fotografia e la capacità di usarli so-
no fattori importanti ·che influenzano la riuscita delle foto-
grafie. ·
I soggetti dotati di qualità che si prestano alla « simbo-
lizzazione » fotografica sono « fotogenici »; i soggetti privi
di tali qualità non sono «fotogenici». I soggetti fotogenici
'sono ricchi di contrasto, di profondità, di « rotondità », han-
no contorni interessanti; i soggetti non fotogenici sono piat-
ti, monotoni, p~ivi di contrasto, scialbi nei contorni e nella
forma.
LA COMPOSIZIONE
227
avere realizzato una buona composizione. Questa è la solu-
zione ideale, ma naturalmente presuppone che il fotografo
abbia sul soggetto gli stessi poteri che un regista cinemato-
grafico ha sui suoi attori; ,
2) cambiare il punto di vista (e di presa) fino a quando il
soggetto immobile appare bene inquadrato. Questo sistéma
vale soprattutto per le fotografie di paesaggi e di architettu-
re. Quando è possibile, usare un obiettivo di focale superiore
alla normale, éhe migliorerà la composizione « serrando » il
soggetto (il tipico « effetto telefoto » o « prospettiva com-
pressa»);
3) aspettare il momento buono e scattare rapidamente. t
un sistema valido specialmente per le fotografie di sport e di
azione, in cui i mutamenti sono improvvisi e · ìnaspettati. t
adatto anche p(!r molte scene di strada;
4) migliorare lza composizione durante l'ingrandimento,
stampando soltan~o la parte del negativo che contiene l'es-
senza dell'immagine ed eliminando i particolari marginali
che distrarrebbero l'attenzione. Questo sistema consente sol-
tanto di correggere, non di migliorare radicalmente un'in-
quadratura. Quando si fa una fotografia, non bisogna mai
contare su questo rimedio, che ha sempre carattere d'emer-
genza.
Ecco qualche considerazione da tener presente quando si
« compone » una fotografia : . ·
228
..___ ______
e sporca·; una zona d'ombra nera e senza dettaglio può spesso
« tenere insieme » un'immagine, dandole forza ed efficacia.
229
«mossa», tanto maggiore è l'illusione della velocità. Il mo-
vimento, inoltre, può essere suggerito da una composizione
diagonale del soggetto, specialmente quando l'oggetto che
si muove deve essère reso nitidamente. Inquadrando il sog-
getto su una delle diagonali dell'immagine e disponendo i
.principali elementi della composizione in modo che si tro-
vino in $enso diagonale invece che orizzontale e verticale,
si può ottenere un quadro estremamente dinamico e tale da
1
suggerire efficacemente il movimento e la velocità.
230
Indice analitico
(l numeri in corsivo si riferiscono alle tavole fuori testo)
231
Elettricità statica 22 , 5 I Illuminazione IO-II, 'j~~-78, 107-
Emulsioni 56, 57, I48 109, 126-I35
- ortocromatiche 56 Immagine latente I5, 157, I70
- . pancromatiche 57 Impronte digitali 16, :i6, 50,
- sensibili al blu s6 I64
Errori IB, I8I-I89 ' Indebolimento dei negativi I83-
Esposimetro I8, fii, 67 ,sgg., I q- I86
120 lndebolitore Kodak al persolfato
Esposizione I I, I6, 18, 20, 23, R-I5 I84
35, I 17-I26 Indebolitore Kodak Farmer R -4a
- con treppiede 23 184
delle copie I 68-170 lndebolitore Kodak R-5 I8S
di ' soggetti poco ilh:1minati lndebolitore proporzionale 185
125-126 lndebolitore ultraproporzionale
doppia IB 184
lnduritore Kodak SH-1 I82
Film 15, 28, 50-66 Infrarossi
Film in rotoli 51; 16o-I62 Film 57, 58, 220
Filmpack 50-52 Filtri 58, 1o6 .
- (sviluppo dei) I62 Flash 58 ·
l
Filtri 68-70, I 04-1 o6 Ingrandimento 167, I 73 sgg.
Finitura delle copie I 73 Ingrandimento (rapporto di) 152 1 1
Fissaggio delle copie I 72 Ingranditori 150-152
Fissatore 16 I Instabilità di fuoco 92
Flash 75, I33 Intensificazione dei negativi I 86-
Focale (lunghezza) 36 sgg. 187
Formato del negativo 53-55 lperfocale 97
Fotogeniche (qualità) 226-227 Ista-ntanea I 4-I 5, 25
Fotografie improvvise in teatri
BIS Lampade-lampo (v. Flash)
Fotografie notturne all'aperto Lampade survoltate (v. Photo-
I 25, 220 floods)
Fuoco (v. Messa à fuoco) Lampeggiatore 75-77
Fuoco (instabilità di) 9~ Lampo elettronico I I 5, 116, 22 I
Lanterna I43
Gradazione della carta 1 I o, I 48, Lastre 53
I65, I68 - (sviluppo delle) I63
. Gradazione della pellicola 63, ,65 Lavaggio delle copie I 72
Grana 2I, '62, 64 Lavaggio del negativo I6I , I63
Grandangolare (obiettivo) 39, Lavatrice I 54 .
210-2I2 Luce I I 7- I 20, I 26-136
Grandezza dell'oggetto 8-g, 38, - ad effetto IO-I r, 131
45 artificiale I26-I36
Grembiule I45 ausiliaria I 07- I o8, 13 I
diretta I 2- I 3
232
~ di sfondo 132 Otturatore 17-18, 21-116, 30, 35,'
incidente 1110 I 14
23q .
Solarizzazione 37 Svilupp,o delle copie I70· il74
Soluzioni 6o, I23, I46-I48 Sviluppo delle lastre I63
ad alto contrasto I47
-- a grana fine I 23, I 4 7 Taglio I74
- a grana ultrafine I47 Tecnica e arte 2-16
di fissaggio I 48, I 54 Telaio per la stampa a contatto
- normali I47 I 50
- per il bagno d'arresto I54 Telefotografìa 220
per lo sviluppo dei positivi Telemetro accoppiato I9, 92
I 53 Teleobiettivo 39, 47, 48, 21 I
rapide I47 Temperatura 'della camera oscu-
tropicali I 4 7 ra I40
Sottesposizione I 26 Temperatura della soluzione di
Sovrasviluppo dei negativi 30 sviluppo .~9, I 58, I 7 I
Sovresposizione dei negativi 30 Tempo di s\(iJuppo 29, 158, I 7 I
Speedlights (v. Lampo elettroni- Termometrd 29, I44
co) Traduzione dei colori in bianco
Spianamento delle copie I 73 e nero I02 l
Spotlights 74-77, I08, I3I
Spots (v. Spotlights)
Treppiede 73 l
Spugrla I48
Squadra tura delle copie I 73
Ultravioletto s 8, 9 I l
Stampa I63 sgg. V ascheite di sviluppo I 45
Striature 22, 5 I Velatura 28 ·
Superficie della carta I 49 Velocità (impressione della) r6
Sviluppo del negativo 28-29, 6o, Vetro smerigliato I 9
6I, I45-I48, I55- I64 Vignettatura 37
'
234
Indice generale
Introduzione 5
235
Dispersioni di luce negli obiettivi 43
Luminosità degli obiettivi e fotografie da brevi distanze 44
Il campo utile ' 46
IL FILM , 49
Caratteristiche fondamentali 49
1 o cose da fare e da non fare 50
Tipi di materiale negativo 5I
Film in rotoli 51.
Filmpack 52
Pellicola piana 52
Lastre 53
, I diversi formati del materiale negativo 53
.La sensibilità crom atica . 55
Le emulsioni sensibili al blu 56
Le emulsioni or tocromatiche 56
Le emulsioni pancromatiche 57
Le pellicole infrarosse 57
Ultravioletto 58
La sensibilità luminosa 59
La sensibilità « effettiva » del film 6o
Le emulsioni lente 6I
Le·emulsioni medio-rapide 6I
Le emulsioni rapide 6r
Le emulsioni ultra-rapide 6r
La grana 62
La gradazione · 63
Pellicole di gradazione dura 63
Pellicole di gradazione normale 63
Pellicole di gradazione morbida 64
Il miglior film 66
l
AC CESSORI 66
L'esposimetro 67
Le guide e le tabelle di posa 67
I fotometri ottici ' 67
Gli esposimetri fotoelettrici 68
I filtri 68
I filtri per contrasto 6g
I filtri correttivi 70
Gli schermi polarizzanti e il controllo dei riflessi 70
Il paraluce . 72
Lo scatto flessibile 72
Il treppiede 73
ATTREZZATURA PER L'ILLUM·I NAZIONE 74
I « photofloods » 74
236
Gli « spotlights » 74
Le lampade-lampo 75
Il lampeggiatore elettronico 76
Riflettqri e loro supporti 78
CONSIGLI AI DILETTANTI AVANZATI 78
237
Le combinazioni I Il
COME SI « FERMA » IL MOVIMENTO II2
« Immobilizzazione » dell'immagine del soggetto in movimento 113
Limitazione del movimento dell'immagine sul film ' 113
Tabella dei tempi di posa possibili II5
COME SI ESPONE CORRETTAMENTE 117
Come si usa l'espç>simetro 1 n8
Misurazione della luçe ~iflessa 120
Misurazione della luce ipcidente I20
I fattori che influiscono sujla posa 120
Sensibilità del film 121
Profondità del soggetto I21
Movimento del soggetta 121
Contrasto del soggetto 121•
Colori del soggetto . 122
Distanza del sogge~to 122
Coefficiente di filtro 122
Gli obiettivi supplementari 122
Tipo di soluzione di sviluppo 123
Tempo di posa 123
Applicazione pràtica 124
Tabella per fotografie notturne all'aperto 1 25
T a bella per fotografie improvvise in teatri 1 25
,,COME SI USA LA LUCE ARTI F ICIALE 1 26
Scopi e principi dell'illuminazione 127
La luce è il « mezzo » fotografico 127
La luce crea volumi e forme 128
La luce e l'ombra come bianco e nero 129
Come si illumina una fotografia 129
Preparativi 130
La luce principale 130
La luce ausiliaria 131
La luce « ad effetto » 131
La luce di sfondo 132
Consigli per l'uso della corrente elettrica 133
Come si usa il flash 133
CONSIGLI AI DILETTANTI ESPERTI 1_~4
1
Parte quarta : Come si sviluppa e si stampa 13 7
Il dilemma : fare da sé o no? 139
LA CAMERA O SC U RA 139
ATTREZZATURA PER LA CAMERA OSCURA 142
Materiale di uso generale 143
Materiale per ]o sviluppo dei negativi 145
238
Materiale per la stampa e l'ingrandimento 148
COME SI SVILUPPA UN FILM 155
Norme e principi generali 155
Chimica dello sviluppo 156
Norme pratiche per lo sviluppo 1 57
Preparativi 157
Sviluppo dei film in rotoli 160
Sviluppo dei filmpack 162
Sviluppo delle pellicole piane e delle lastre 163
COME SI STAMPA 163
Come si fa la stampa a contatto 164
Come si fa un ingrandimento 165
· Norme pratiche per la stampa 166
1
Il negativo 166
La carta 167
L'esposizione 16g
Lo sviluppo 170
Bagno d'arresto 172
Fissaggio 172
Lavaggio I72
Asciugamento 172
La finitura delle c~pie . 1 73
Spianamento 173
Squadratura 173
Consigli pratici per l'ingrandimento 173
239
Apparecchi di seconda mano 205
Corrie si prova un apparecchio 206
Come si prova un obiettivo 207
. Come scegliere un obiettivo 209
La cosa più importante 209
I vari tipi di obiettivi 210
L'obiettivo normale 210
Gli obiettivi grandangolari 210
I 'teleobiettivi 2il
Gli obiettivi ultraluminosi 211
Gll obiettivi a fuoco morbido e da ritratto 212
Gli obiettivi supplementari 212
/
·l Garzanti
R~manzi italiani e stranieri, cronache della realtà . e documenti
della storia contemporanea, opere di letteratura e di saggistìca,
manuali ecc. compongono questa notissima coliezione di « tasca-
bili ». Secondo la consuetudine migliore, , si tende a promuovere,
con questa iniziativa di edizioni a prezzo economico, la massima
diffusione delle opere di successo, già apparse in altre col1eziorù,
con lo scopo di soddisfare le esigenze di lettura, d'informazione,
di cultura di un vastissimo pubblico.
37!.! 38o
Ottieri, Ottiero Susann, Jacqueline
DÒnnarumma all'assalt.o La Macchinà dell'amor•
373 g8r
Saint-Laurént, Cecil Salgari, Emilio
Caroline Chérie · 1 Le Tigri di Mompracem
374 38!.!
Poe, E.A. Manzoni, Ale5sandro
Racconti I prome1si sposi
375 383
Johnson, Dorothy Saint-Laurent, Cécil .
. Andiamo a cavallo Caroline Ch.érie · m
376 384
Majakovskij, Vladimir Borelli, Melina (a cura di)
Poesie Le Olimpiadi
377 385
Saint-Laurent, Cécil Peter J., Laurence
Caroline Chérie ·n Hull, Raymond
Il Principio di Peter
378
Mottram, Tony . 386
Giochiamo a tennis Hudson, J effery
In caso di necessità
379
Dextreit, Raymond 387
Le virtù dellà verdura Frisch, Max
e della frutta HomoFab'er
388 399
Mandel'stam, Osip Lewis, Sinclair
Poesie Dodsworth
389 4 00·401
Salgari, Emilio Pasolini, Pier Paolo (a cura di)
I pirati della Malesia ' Canzoniere italiano
390 40!2
Dorfles, Gilio
Troyat, Henri
L'architettura moderna
Le dame di Siberia
391
Troyat, Henri 103
La compagnia del fiore rosso Donoso, José
I ne oro nazione
392
Troyat, Henri 404
La barinja Salgari, Emilio
Le due tigri
393
Fenoglio,Beppe 405
Un giorno di fuoco Clark, Grahame
La preistoria del mondo
394
Zamjàtin, Evgénij
406
Noi Gavotti, Erina
Menù per il 1973
395
Pirenne, Henri
Storia economica e 407
Hall, Edwar d T.
sociale del Medioevo
Il linguaggio silenzioso
396
N. Dietrich-B. Thomas 408
Lo straordinario Kohler - Aimard
signor Hughes Infanzia e adolescenza
397 4°9
Troyat, Henri Jèan - Charles, Jehanne
La gloria dei vinti Il libro dei gat·ti
398 410
Clidière, Martine Sagan, François
Il manuale dei giochi Un po' di sole nell'acqua gelida
Finito di stampare il 20 dicembre 1972
dalla Aldo Garzanti Editore s.p.a., Milano
l
Periodico settimanale j228j 14 aprile 1970
Direttore responsabile Livio Garzanti
Pubblicazione registrata
presso il Tribunale di Milano n. 150 del 24-5-1965