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GUERNICA E PABLO PICASSO.

L’arte contro la guerra


Incontri presso l’UTE a cura di Veronica Zimbardi

Pablo Picasso è stato uno degli artisti più influenti e rivoluzionari del secolo scorso. Insieme a Marcel
Duchamp ha cambiato in modo irreversibile la struttura, la forma il concetto stesso dell’arte. Da Picasso
il corso dell’arte ha intrapreso una strada che l’ha portata sempre di più verso l’astrazione e il
concettuale.
Con circa ottant’anni di carriera artistica Pablo Picasso ha lasciato un patrimonio di opere che mai
nessun artista abbia mai realizzato diventando uno dei più ricchi e famosi artisti di ogni tempo.
Nella sua lunghissima carriera si è dedicato a varie forme d’arte approcciando in maniera originale la
pittura, la scultura, l’incisione, il disegno, la ceramica sempre alla ricerca della vitalità. Considerato
inventore della prima avanguardia storica europea, il Cubismo è anche considerato il creatore della
tecnica artistica del collage, avvicinando il mondo della realtà (oggetti della quotidianità) all’arte stessa.
L’opera più incredibile e importante della sua vita è senz’altro Guernica; un olio su tela di dimensioni
eccezionali che dichiara pubblicamente e per la prima volta nella storia dell’arte una denuncia
violentissima alla guerra. Questa dichiarazione (l’opera venne realizzata nel 1937) è fatta con le forme
sgraziate e complesse del cubismo e venne accolta dal pubblico e dalla dirigenza dei partiti di sinistra e
destra del Paese non senza perplessità.

La vita
Nato nel 1881 a Malaga dal pittore Josè Ruiz e da Maria Picasso, il piccolo Pablo dimostra fin da subito
una predilezione e attitudine al disegno. Il suo primo olio su tela risale al 1889 e da questo momento la
sua vita sarà segnata dall’arte. A La Coruna Picasso si iscrive all’Accademia di disegno dove si rivela
grande ammiratore degli artisti del classicismo e del Rinascimento.
A Barcellona esordisce in maniera pubblica esponendo le opere La Prima Comunione e Scienza e carità
che rivelano la sua adesione alla tradizione e all’accademismo pittorico.
La svolta artistica avverrà a Parigi a partire dai primi anni del 1900. Nel clima bohemieme ebbe modo
di studiare i grandi nomi di artisti studiati e visti al Museo del Louvre ma anche i più moderni pittori
impressionisti e post-impressionisti.
Le sue prime opere parigine riflettono il gusto per i soggetti moderni parigini e sono stilisticamente
legati alle opere di Toulouse Lautrec e di Van Gogh.
Nel 1901 un avvenimento sconvolgerà la sua vita: la morte dell’amico Casagemas che scelse di togliersi
la vita per un amore non corrisposto. Picasso cambierà il suo stile e dai colori squillanti della tavolozza
inizierà a dipingere in monocromo utilizzando soprattutto il colore blu.
Dal 1901 ebbe inizio il cosiddetto “Periodo Blu”, che si protrasse fino al 1904. Il nome di questo periodo
deriva dal fatto che Picasso usava dipingere in maniera monocromatica, utilizzando prevalentemente il
Blu in tutte le tonalità e sfumature possibili. Questo colore fu scelto da Picasso non solo per la sua forza
espressiva, ma, anche e soprattutto, per la valenza psicologica che gli permetteva di andare oltre alla
naturalistica descrizione. Per Picasso il colore Blu è come una dimensione sacra e sentimentale: l'artista
guarda in faccia alla realtà, alla miseria e alla sofferenza, oltre che alla morte. Il tutto è caratterizzato da
un' evidente matrice patetica e compassionevole. I soggetti erano soprattutto poveri ed emarginati. A
questi personaggi senza speranza Picasso rivolge, in questi anni, un’attenzione particolare; mendicanti,
ciechi e girovaghi sono per lui continua fonte di studio, cui attinge in ogni angolo delle strade di
Barcellona. Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria mesta e
triste. Ne risultavano immagini cariche di tristezza, accentuata dai toni freddi (blu, turchino, grigio) con
cui i quadri erano realizzati. In particolare, l’allegoria del cieco lo accompagnò per tutta la vita. Molte
delle opere con questi soggetti sono profondamente commoventi.
Nella primavera del 1904 Picasso si trasferirà definitivamente a Parigi affittando uno studio in uno
strano fabbricato in legno, il Bateau-Lavoir (battello lavatoio) su un fianco della collina di Montmatre. I
primi tempi, insieme agli amici catalani di Parigi è un frequentatore assiduo degli spettacoli del Circo
Medrano, che presto compariranno nei suoi lavori. Si innamorerà di Fernande Olivier, una modella che
dopo un'infanzia e adolescenza disordinate si introduce nell'ambiente degli artisti andando a vivere con
lui. Dipinge una quantità notevole di ritratti della ragazza, e progressivamente esaurisce il periodo blu.
Abbandona la monocromia con l'introduzione dei colori rosa, rosso e poi ocra e sviluppa una tavolozza
di tinte pastello.
Picasso è ormai noto, desta interesse, sorprende, si circonda di artisti e letterati. Il caotico e povero
studio di Picasso diventa presto polo d'attrazione di una pittoresca cerchia, la "bande à Picasso", di cui
fanno parte vecchi amici spagnoli e nuovi come gli artisti Vlaminck e Derain e letterati come Max Jacob
e Andrè Salomon.
Picasso amava molto la poesia, sulla porta del suo studio aveva scritto: «Qui si incontrano i poeti» e al
1904 risale l'inizio dell'amicizia con Guillaume Apollinaire. Il poeta, appassionato d'arte era uno dei
protagonisti della scena letteraria. Diviene frequentatore assiduo del 'battello lavatoio' e sostenitore
della nuova pittura nascente. Apollinaire racconta: «La sua tuta da elettricista, le sue parole talvolta
crudeli, la stravaganza della sua arte, erano rispettati in tutta Montmatre. Il suo studio, ingombro di quadri
che raffiguravano arlecchini mistici, di disegni sui quali si camminava e che chiunque aveva il diritto di
portare via, era il luogo di appuntamento di tutti i giovani artisti, di tutti i giovani poeti».
I temi presentati nelle tele del Periodo Rosa sono prevalentemente scene di circo, della vita di
saltimbanchi, o figure, per lo più femminili, dalla vaga suggestione allegorica.
Il passaggio dal 'periodo blu' al 'periodo rosa' non è soltanto un cambiamento di dominanti cromatiche
e di soggetti. Le due fasi appartengono allo stesso filone poetico, ma con valenze emotive diverse.
Durante il periodo rosa la sua pittura si evolve verso forme via via più solide e concrete. Per opera dei
colori, anche la componente tragica del blu si stempera in una visione più delicata, leggera, malinconica.
Nei soggetti, Picasso ci restituisce tutta la poesia e la magia del circo, con i suoi costumi, i suoi personaggi
tra il patetico e il fiabesco che vivono in un mondo appartato, in una dimensione sospesa tra realtà e
fantasia. Il circo, dunque, come metafora poetica della vita. Appartengono a questa fase Famiglia di
saltimbanchi e I giocolieri del 1905.
In questi primi anni parigini Picasso si appoggerà alle gallerie di private e di collezionisti che
incominciavano a sostenerlo. Tra questi troviamo Leo e Gertrude Stein. Gertrude Stein fu una scrittrice
e saggista statunitense che visse a Parigi diventando un punto di riferimento per gli artisti d'avanguardia
come Picasso, Matisse, Braque, sarà la prima biografa di Picasso e racconta: «quando dico che il periodo
rosa è lieve e felice, questo è relativo: i soggetti felici erano un po' malinconici[...] tuttavia, dal punto di vista
di Picasso, fu un periodo lieve, felice, gioioso, un periodo in cui si contentò di vedere le cose come le vedeva
chiunque».
Il Ritratto di Gertrude Stein, compuito nel 1906, e ora al Metropolitan di New York, è una delle più alte
testimonianze dell'interesse coltivato in quegli anni per la scultura iberica arcaica, attraverso cui
l'artista riesce a trasfigurare una posa modellata sui tradizionali ritratti di Ingres in una figura ieratica
già orientata verso la brutalità delle Demoiselles d’Avignon.
Gertrude Stein racconta che Picasso inizia a dipingere il ritratto usando solo il grigio e un bruno
uniforme, e parla di un tempo di esecuzione lunghissimo con 80 o 90 sedute. Dopo l'interruzione di un
viaggio, quando Picasso torna cancella il viso, lo rifà e finisce rapidamente il ritratto. Il risultato è di forte
concretezza e peso fisico, ma anche una decisa tendenza alla sintesi volumetrica, una ricerca di
essenziale, come vediamo in questi lineamenti riassuntivi, che tendono a volumi geometrici. Picasso
semplifica il corpo, condensandolo plasticamente. Soprattutto la testa, rifatta tante volte, è definita con
volumi netti e piani larghi. In questo quadro è evidente l'esigenza dell'artista di trovare un linguaggio
capace di andare oltre il naturalismo; il colore, ad esempio, è quasi abbandonato, sostituito da toni scuri
e accordi di marroni e ocra.
L’opera che inaugura la stagione cubista di Picasso è il quadro «Les demoiselles d’Avignon». Il quadro
venne realizzato tra il 1906 e il 1907. Le numerose rielaborazioni e ridipinture ne fanno quasi un
gigantesco «foglio da schizzo» sul quale Picasso ha lavorato per provare le nuove idee che stava
elaborando. Il quadro non rappresenta un risultato definitivo: semplicemente ad un certo punto Picasso
ha smesso di lavorarci. Lo abbandona nel suo studio, e quasi per caso suscita la curiosità e l’interesse
dei suoi amici. Segno che forse neppure l’artista era sicuro del risultato a cui quell’opera era giunta.
Anche il titolo in realtà è posticcio, avendolo attribuito il suo amico André Salmon. Il soggetto del quadro
è la visione di una casa d’appuntamento in cui figurano cinque donne. In origine doveva contenere anche
due uomini, poi scomparsi nelle successive modifiche apportate al quadro da Picasso. L’analogia più
evidente è con i quadri di Cézanne del ciclo «Le grandi bagnanti». Ed è praticamente certo che Picasso
modifiche continuamente questo quadro proprio per le sollecitazioni che gli vengono dalla conoscenza
delle opere di Cézanne.
Il risultato a cui giunge è in realtà disomogeneo. Le due figure centrali hanno un aspetto molto diverso
dalle figure ai lati. In queste ultime, specie le due di destra, la modellazione dei volti ricorda le sculture
africane che in quel periodo conoscevano un momento di grande popolarità tra gli artisti europei.
Ciò che costituisce la grande novità dell’opera è l’annullamento di differenza tra pieni e vuoti.
L’immagine si compone di una serie di piani solidi che si intersecano secondo angolazioni diverse. Ogni
angolazione è il frutto di una visione parziale per cui lo spazio si satura di materia annullando la
separazione tra un corpo ed un altro. Le singole figure, costruite secondo il criterio della visione
simultanea da più lati, si presentano con un aspetto decisamente inconsueto che sembra ignorare
qualsiasi legge anatomica. Vediamo così apparire su un volto frontale un naso di profilo, oppure, come
nella figura in basso a destra, la testa appare ruotata sulle spalle di un angolo innaturale. Tutto ciò è
comunque la premessa di quella grande svolta, che Picasso compie con il cubismo, per cui la
rappresentazione tiene conto non solo di ciò che si vede in un solo istante, ma di tutta la percezione e
conoscenza che l’artista ha del soggetto che rappresenta.
In seguito Pablo Picasso elaborerà il Cubismo.

Il quadro più esemplificativo del cubismo analitico è il Ritratto di Ambroise Vollard dipinto nel
1909/1910. Si tratta del ritratto di Ambroise Vollard, un famoso gallerista, amico di numerosi artisti e
poeti, rappresentato seduto ad una scrivania con un libro aperto in mano. L'immagine dell'uomo emerge
a fatica dal reticolo di piani e linee che si intrecciano sulla superficie pittorica e subisce traslitterazioni
e trasferimenti. I colori sono ridotti a poche tonalità spente (grigio, ocra) e utilizza la tecnica divisionista.
Suggerisce la profondità spaziale attraverso linee diagonali che convergono in un punto che si sviluppa
alle spalle del gallerista, mentre le linee curve suggeriscono il volume (es. testa). Il colore fuoriesce dai
margini, il che crea ancora più confusione. Il personaggio e lo sfondo sono messi sullo stesso piano,
all'interno di una composizione frastagliata. Osservando il dipinto si può notare come l'artista abbia
voluto mettere in risalto solo le caratteristiche più significative del soggetto, per consentire
all'osservatore di scavare nella psicologia del modello; infatti Picasso mira più al contenuto che
all'apparenza. Osservando attentamente il dipinto si possono notare dei particolari, che non emergono
immediatamente: una bottiglia in alto a sinistra, un libro in alto a destra, un bottone, il fazzoletto nel
taschino e al centro, il giornale aperto.

Al Cubismo analatico segue il Cubismo sintetico la cui nascita viene comunemente fatta risalire al 1912,
anno in cui Picasso dipinse Natura morta con sedia (primo collage della storia dell’arte)

Le caratteristiche compositive principali del cubismo sintetico risiedono nella scelta di giustapporre o
sovrapporre parti distinte di una rappresentazione, spesso avvalendosi di significative tecniche quali il
collage ed il papier collé, privilegiando quindi le composizioni di oggetti a visioni polioculari dello stesso
oggetto. Nell'opera del 1912, ad esempio, Picasso dipinse separatamente su cerata la trama intrecciata
della seduta e poi la incollò alla tela. La stessa tecnica è stata utilizzata da Braque, che la perfezionò nel
suo Piatto di frutta e bicchiere. Tra le tecniche preferite dai cubisti sintetici figura anche il lettering, e
grande importanza ha l'utilizzo di carta stampata. Non è raro che le opere di questo periodo siano
monocromatiche e si avvalgano di tecniche sperimentali. Tra i più importanti seguaci di questa corrente,
oltre a Picasso e Braque che ne gettarono le basi, figura lo spagnolo Juan Gris.

Alla fine degli Anni Dieci Pablo Picasso sposerà la ballerina russa Olga Chocklova dalla quale avrà il
primo figlio, Paulo. Sono anni di felicità e di ritorno all’ordine: inizia la cosiddetta fase Neoclassica
dell’artista. L’artista propone in questa fase un ritrno alla figurazione e i suoi personaggi assumono una
forza e un volume plastico mai raggiunti prima (Due donne che corrono sulla spiaggia)

Gli Anni Trenta sono anni di sofferenza per Picasso. In seguito all’incontro con una giovane e bella donna
Marie Therese, Picasso si separa dalla moglie e trova nella figura del toro o del minotauro il suo alter
ego.

Il Minotauro negli anni Trenta, nella produzione artistica di Picasso, sostituisce l’Arlecchino come
motivo ricorrente, comparendo anche nella celeberrima “Guernica”. Le scene di Minotauromachia hanno
una violenza memore di Goya e sembrano preannunciare i tragici eventi spagnoli e queste
caratteristiche si riscontrano ancor più nell’opera grafica realizzata tra il 1927 e il 1935, come ad
esempio questa acquaforte. L’uso del Minotauro è da considerarsi un elemento che si ricollega al periodo
surrealista con richiami all’amore come fulcro della vita, al sogno e alla follia, come mezzi per superare
la razionalità e come liberazione dalle convenzioni sociali. Il mondo picassiano, successivamente,
passerà dalle corride alla mitologia greco-romana, dal paesaggio mediterraneo all’erotismo, fino ai temi
della quotidianità, della burla, dello scherzo e del piacere.

«Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una
linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro», ha affermato Picasso per spiegare la presenza del
mostro mitologico nel suo lavoro, dal 1928 fino alla morte, nel 1973.

Descrizione dell’opera GUERNICA

Mentre Picasso lavorava nel suo studio a Parigi, la Spagna viveva un periodo di forte agitazione: era in
atto una guerra civile tra i monarchici, guidati dal generale Francisco Franco e i repubblicani. Picasso
non fu mai tanto coinvolto negli affari della politica, ma in questa occasione non poté tirarsi indietro. Il
governo repubblicano, vedendo in lui un personaggio di spicco gli affidò la direzione del Museo del
Prado di Madrid e gli commissionò una grande tela da esporre a rappresentanza della Spagna
all’Esposizione Universale che si sarebbe tenuta nell’estate 1937 a Parigi. Fu così che Picasso dipinse
Guernica: proprio quando stava riflettendo sul soggetto da rappresentare nella sua grande opera,
iniziarono ad arrivare a Parigi le prime eco del grande bombardamento che il 26 Aprile 1937 rase al
suolo la città di Guernica. Arrivarono sui giornali anche i primissimi reportage di guerra: morti, feriti e
case in fiamme. La guerra civile spagnola si concluse solo nel 1939 con circa un milione di morti e la
vittoria di Franco, e alla storia dell’arte passò l’opera d’arte Guernica di Picasso, forse l’opera più
impegnata “civilmente” di tutti i tempi.

Picasso donò l’opera alla Spagna con la condizione che la tela sarebbe dovuta tornare in patria solo
quando questa avesse ripristinato un regime democratico. Per questo motivo l’opera fu conservata
presso il Museum of Modern Art di New York e ritornò in Spagna solo nel 1981.
Partiamo dalle dimensioni appunto e dalla tecnica: Guernica è una tela dipinta ad olio delle dimensioni
di 3,49 x 7,76 m e si trova esposta al Museo Reina Sofia di Madrid.
Ciò che appare subito evidente è la scelta dei colori: la tela è quasi un monocromo giocato sui toni del
grigio e questo perché, come abbiamo detto in precedenza, Picasso non ha mai visto dal vivo il
bombardamento e il risultato di tale disastro, ma le sue fonti di ispirazione sono stati i reportage
fotografici di guerra che erano appunti caratterizzati dal bianco e nero.
Tutta la composizione rispecchia chiaramente il principio prospettico tipico del cubismo: abbiamo una
serie di figure incastrate una sull’altra, rappresentate da punti di vista differenti, notiamo inoltre che
alcuni corpi hanno volume e altri risultano estremamente piatti e bidimensionali.
Lo spazio che Picasso rappresenta in Guenica è uno spazio interno (ce ne accorgiamo anche dal
lampadario centrale, una lampada domestica appunto, e dalla finestra sulla destra della tela), sventrato
e messo a soqquadro dal bombardamento appena avvenuto.
La composizione pittorica, che ha al suo interno molti richiami alla storia dell’arte, è concepita come
molti polittici medievali con uno schema triangolare, il cui vertice corrisponde al polso della donna, che
segna anche un asse di simmetria di tutta l’opera.
Chi sono le figure rappresentate in Guernica?
Partendo da sinistra verso destra notiamo subito una madre con un bambino in braccio: è disperata, il
bambino è ferito o addirittura morto, nel suo volto c’è lo strazio di ha perso un bambino. Il riferimento
esplicito, anche per la posizione assunta dai personaggi è a Michelangelo con la prima Pietà o al bambino
che nelle Natività rappresenta il presagio della morte e per la posizione del braccio invece il riferimento
è a Marat nell’opera di David.
Salendo verso il vertice del triangolo abbiamo poi un toro, simbolo della forza e del potere della Spagna
ma anche di brutalità, che era stato più volte analizzato e dipinto da Picasso nelle sue Tauromachie, e il
cavallo invece è il simbolo del popolo, è molto espressivo e in questa opera è il grido di dolore che sembra
emettere. Picasso dichiarò che il cavallo rappresenta anche il popolo. Un grido di dolore universale
dunque, che accomuna tutti, uomini e bestie, verso un unico destino.
A terra nella metà di sinistra c’è un soldato: non un eroe che combatte, ma a terra, sconfitto, con una
spada ridotta a un frammento. Anche lui caduto sotto il bombardamento. Ma un piccolo segno di
speranza in tutta questa tristezza: tra le mani c’è un piccolo fiore, simbolo della pace e della rinascita.
Le figure sulla parte destra invece sono figure umane: una donna che grida e corre verso sinistra ( tutta
l’opera sembra essere attraversata da una forza che spinge tutti verso la sinistra, anche gli animali e le
altre figure sembrano mosse da un vento che spira verso quella direzione), un’altra figura di donna che
sta cercando qualcosa con la luce di una candela e nella parte terminale di destra l’inquietante presenza
del fuoco: lingue di fuoco che si sprigionano dalle case bombardate e che colpiscono anche un uomo, che
grida e tenta di fuggire. Quest’ultima figura per la posizione assunta rimanda invece alla posizione della
Maddalena in molte Crocifissioni.

Nella stessa esposizione Internazionale l’Italia proponeva, all’interno del suo padiglione nazionale,
Mario Sironi, maggiore esponente del periodo fascista che con l’opera musiva “L’Italia coorporativa” ha
lasciato un’opera d’arte di estrema qualità, poi esposta (dove è tuttora) all’interno del Palazzo del Popolo
d’Italia (oggi Palazzo dell’Informazione)

Negli stessi mesi in cui Picasso esponeva Guernica nella Germania nazista si inaugurava la prima mostra
di Arte Degenerata a Monaco. Vengono sequestrate dai musei pubblici tedeschi tutte le opere tendenti
all’astrazione o con figure ritenute irrealistiche. Si colpiscono poi le opere considerate lesive del comune
pudore, o dell’onore della nazione. Vengono infine ritirate dai musei le opere di artisti ritenuti privi di
abilità tecnica. Tra questi ovviamente venne esposto anche Pablo Picasso.

Il tema della guerra civile di Spagna venne raccontato anche da altri artisti spagnoli come Juan Mirò,
Gonzalez e Salvador Dalì.

Ai tempi di Guernica Pablo Picasso era già estremamente famoso e ricco. Seguiranno anni difficoltosi
durante i quattro anni di occupazione nazista in Francia. Picasso dipinse in questi anni su supporti
improvvisati e i colori si incupiscono. Ne è un esempio l’opera Serenata del mattino. La scena è composta
da due donne: la prima è sdraiata su una panca rivestita di una stoffa a righe dall'aspetto poco
confortevole, l'altra su una sedia abbraccia un mandolino. La deformazione, con cui sono stati raffigurati
i volti delle due donne, conferisce loro un aspetto animalesco, lontano dalle linee rotonde e serene usate
per raffigurare Marie-Thèrese sdraiata in giardino. Le figure intrappolate dentro forme rigidamente
geometriche, la stanza spoglia e scura, priva di particolari significativi, l'indifferenza reciproca delle due
donne e la loro disumanizzazione fisica avvicinano quest'opera alle sculture dadaiste che Picasso stava
sperimentando in quegli anni.
Nel secondo dopoguerra Picasso si iscriverà al Partito Comunista francese ed elaborerà l’immagine più
iconica della pace: la colomba; siamo nel 1949 stesso anno della nascita della sua ultima figlia, Paloma.
Nel 1951 Picasso realizzerà un’altra opera destinata a stupire il mondo, Massacro in Corea. L’opera
rappresenta su tela il tragico momento decisivo del “massacro di Sinchon” avvenuto tra il 17 ottobre e
il 7 dicembre in Corea del Nord. Più di 30.000 civili rimasero uccisi tra anti-comunisti e le truppe
dell’ONU.
Nel quadro Picasso rappresenta la scena di soldati intenti a sparare ad un gruppo di donne e bambini.
La scena è di per se’ molto atroce, con l’aggravante, voluta da Picasso, di uccidere esseri umani deboli,
donne incinte nude e indifese
Sulla sinistra, il gruppo di donne è inerme, quasi pronto al massacro e intento a proteggere i figli. I
bambini assumono atteggiamenti differenti. Il primo dalla sinistra si nasconde fra le braccia della
madre, il secondo si aggrappa al collo, il terzo sembra non accorgersi di nulla e raccoglie un fiore a
terra, mentre il quarto è intento a scappare.
Sulla destra, il gruppo di soldati è rappresentato da uomini che assomigliano sempre più a robot atti ad
eseguire ordini, raffigurati senza attributi e, quindi, senza potere decisionale.
Le loro armi sono delle spade, simbolo di potere, miste a fucili pronti a fare fuoco sui civili disarmati.
Sono nudi con il corpo proteso in avanti, verso l’attacco e hanno grani ed importanti elmi, quasi a
ricordare il classico abbigliamento del soldato greco.
Sui loro vestiti non è riportato alcuno stemma: una scelta precisa di Picasso che non vuole prendere
parte ad un dibattito politico ma solamente rappresentare la crudeltà di quanto sta per accadere.
I colori degli attori sono grigi, neri e biancastri quasi a rappresentare la morte, mentre lo sfondo è
rappresentato dal colore, dal marrone e dal verde, quasi a voler rappresentare il contrasto fra la vita e
la morte, fra il prima e il dopo.
Il quadro, per tema e composizione, sembra essere un omaggio a “3 maggio 1808” di Francesco Goya.
L’opera subirà la censura dei governi democratici e non verrà esposto nelle mostre italiane dell’artista
del 1953.
Negli anni cinquanta Picasso trascorrerà molti anni a Vallauris in cui si avvicinerà all’arte della ceramica
dando vita ad un laboratorio artistico estremamente vario e produttivo. Nella stessa cittadina realizzerà
il ciclo della Guerra e la Pace per la cappella del Castello.
Nel 1952, Picasso realizza un quadro di notevoli dimensioni intitolato - La Guerra e la Pace – nel suo
atelier du Fournas a Vallauris. Trattando un argomento che, benché direttamente legato all’epoca del
dopoguerra e ai numerosi appelli internazionali per la pace nel mondo, questa opera conserva una
dimensione decisamente allegorica. Preceduta da circa 300 schizzi preparatori realizzati durante i mesi
precedenti, la realizzazione del quadro richiese l’uso numerosi pannelli d’isorel che furono sistemati
verticalmente su una struttura di legno appositamente progettata.
Picasso iniziò da La Guerra. Un carro funebre trainato da cavalli da guerra corazzati e bardati, è condotto
da un essere cornuto armato da un coltellaccio insanguinato. Porta sulla schiena una specie di gerla dove
sono ammassati teschi umani. Altri personaggi appaiono come ombre cinesi sullo sfondo e nel centro
del quadro. Il loro atteggiamento è minaccioso come la prima figura evocata. I tre cavalli che trainano il
catafalco instabile e caotico calpestano, con le loro zampe, un libro aperto ultimando il lavoro di
distruzione che le fiamme che lo divorano avevano iniziato. Il libro calpestato evoca il partito preso di
tutte le dittature di fronte alla cultura generalmente considerata come pericolosa e sovversiva. Sullo
stesso piano, due mani dipinte appaiono in una specie di buco nero. Possono volere fare eco a quelle
trovate sulla parete di alcune grotte preistoriche, in particolare quella di Lascaux, scoperta allora da
pochi anni. In forte contrasto con i colori violenti che circondano il tetro tiro, lo sfondo blu dove appare
il combattente della pace è calmo e rassicurante come questo ultimo. Nudo, munito di una lancia che
funge da supporto alla bilancia della giustizia, si protegge con un solo scudo sul quale Picasso ha
disegnato una colomba, simbolo stranoto della pace. L’uomo sembra affrontare senza timore le figure di
ferocia che si gettano su di lui. Sullo scudo bianco, come in filigrana dietro la colomba, è possibile vedere
un ritratto, anch’esso di una bellezza risolutamente serena. È quello della compagna dell’artista,
Françoise Gilot. All’opposto, praticamente alla stessa altezza, una coppetta arrotondata e bianca, lascia
scappare forme nere, dotate di pinze o picche. Potrebbero evocare le ricerche fatte allora dalle grandi
potenze per dotarsi dell’arma batteriologica
Sulla parete di fronte, Picasso ha dipinto La Pace. L’insieme si legge da destra a sinistra. La prima scena
è composta da quattro personaggi che, in un giardino dai colori tenui e rilassanti, si dedicano ad attività
tranquille. Une donna allatta, mentre legge, il suo bambino, all’ombra di un rigoglioso pergolato e sotto
un riccio di mare solare dagli abbondanti irraggiamenti colorati e un albero dai frutti luminosi. Il simbolo
ricco e generoso della maternità viene completato da quello della cultura liberatrice, oltraggiata, come
l’abbiamo visto, nel pannello opposto. In questo ampio lembo di colore blu che occupa un’ampia parte
della parete, coabitano parecchie scene tutte intrise di una gioia esuberante. Un cavallo bianco traina un
erpice tenuto da un bambino che lavora il campo blu azzurro. Lo sguardo del piccolo aratore è rivolto
verso il gruppo precedente e un’ altra immagine di fertilità lo ricollega a lui. L’animale è alato come quelli
che si ritrovano nella mitologia greca. Vivamente apprezzata da Picasso, la figura del Centauro appare
regolarmente nei quadri di quegli anni. Il fauno suonatore di aulos che vediamo nell’opera, all’estrema
sinistra del pannello, viene anche spesso usato da Picasso. Due donne nude, al centro del quadro, ballano
al suono della sua musica. Sono accompagnate nella loro evoluzione da due altri bambini il cui gioco
agile e leggero cela una certa birichinata. Gli uccelli nel barratolo ed i pesci nella gabbia evocano il
rovesciamento divertito degli elementi che, in questo incantevole quadro edenico, non sono affatto
portatori di maledizioni. Anche la civetta – figura abituale della notte nera e profonda – appollaiata sulla
testa del bambino equilibrista, non assume qui il suo ruolo tradizionalmente malefico. Trova una specie
di pendant positivo nelle forme del grappolo d’uva che l’altro bambino tiene nella sua mano sinistra.
Infine, altro indizio interessante, la piccola clessidra all’estremità del supporto bianco, in equilibrio sul
dito della donna, ritrasmette l’immagine del tempo visibile nella spirale della conchiglia sulla quale è
seduto il musicista. Lineare, precario e limitato, il tempo degli uomini sembra inserirsi nell’eternità in
questa gioia di vivere comunicativa.
Pablo Picasso trascorrerà gli ultimi vent’anni della sua vita producendo ancora moltissime opere tra
dipinti, sculture e incisioni.
Una vitalità che traspare anche nelle sue ultime opere.
Pablo Picasso morirà l’8 aprile del 1973 all’età di 91 anni ed è sepolto nel parco del castello di
Vauvenargues, nel sud della Francia.

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