Sei sulla pagina 1di 13

.

/
EI*h.
riEÉirl
ErElis
;",--]'H1,€
=::,
'.:];Î,;i'd

Yrmw#mtr&ryeffi ff ffi ffiffi #ru ffi rc


ffi &ffi ffi &w$ru w
ffi ffiffirerefu&mffiffiffi&$ mms$mff$
Tra gli ultimì decenni
.; llijlliji){'}
i:l{,|'fti',' ln ltalia
deil'cttocento e i primi anni der Novecento

: {:l'i{I i::(.}l;l!"1 ll decollo industr!ale Le trasformazioni nella


società
I , La modernizzazione deile cìttà

L'í*da***x.$m$6xwmm*#n?# tr é$ ra**$m dw$$* $*m€qx


-'ome gli altri stati protagonisti della scena europea, anche l'Italia, nel passaggio
L; tr*,,:{*r*raai**i
:l"a Ottocento e Novecento, fu pienamente coinvolta nelle
trasformazioni avvia- ;*{*r* sir* scr***a!*
'. dalla seconda rivoluzione industriale che così possono riassumersi: cam- r:?qli{jeir":!n{i i*ciar:itri*i;r
'amenti nel sistema produttivo con I'affermazione di fabbriche di grandi dimen-
.-oni; allargamento della partecipazione politica con la nascita di
un forte
::ovimento operaio; accentuazione del ruolo dello stato neÌl'economia;
politica
:stera segnata da progetti espansionistici di tipo coloniale.
-l particolare, come le altre potenze occidentali, anche I'Italia fu attraversata da i,:::cì ,e:;li,uFpq.:
;no sviluppo industriale accelerato. Il primo balzo si registrò
negli anni 1gg1- *s**!er;*gà'
-!87: tra il 189G e il 190g seguì quindi il decollo vero e proprio, che ebbe come
:t'otagoniste essenzialmente le industrie meccaniche (àai
1b000 addetti del
-S76 si passò at38204 det 1903); dal 1900 in poi il tasso cli crescita annuo della
:r'oduzione industriale fu del 12%.
Per favorire lo sviluppo, lo Stato adottò una pluralità
di strumenti di interven- {::ili *tr*;;;**ti
:-': la costruzione di ferrovie e opere pubbliche (concentrate *I ie':t*r:re*'l* it*tei*:
soprattutto al
Sud); le sovvenzioni dirette e l'incremento delÌe commesse
statali (cioè gÌi ordi-
:-i da parte dello Stato) in settori strategici come la cantieristica
navale e la co-
=:r'uzione di centrali a turbina per l'energia elettrica; l'aumento deÌle ordinazioni Banca d'Italia
-.'Ìe industrie belliche; ir protezionismo doganare (per avvantaggiare È l'istituto di credito che dal
le merci 1893 svoige le funzioni di
,aliane rispetto a quelle estere, rendendo queste ultime più
costose); 1controllo banca centrale. Tra i suoi
del credito alÌe industrie (ner 1g9B fu istituita ra Banca
d'rtalia). compiti vr sono: il controllo
con il nuovo secoro, Io stato iniziò anche ad assumere ra gestione della disponibilità di moneta
diretta di e di credito; l'emissione d j

''-tività legate ai servizi di pubblica utilità (il cui eserciziolcioè, riguardava gli moneta a corso legaie; ia
:reressi e la vita quotidiana dell'intera collettività, come i sorveglianza
trasporti, l,illumina_ del sistema
-''ne. le comunicazioni ecc.) in precedenza controilati da compagnie private: bancario, del mercato dei
que_ cambi, delle riserve auree e
':-'' accadde, ad esempio, per i telefoni e le ferrovie, che furono nazionaltzzati ri- della valuta estera depositate
,:ettivamente nel 1903 e nel 1905. nelle casse dello Stato,
SEZIONE 1
40 : I {.a ; :: t l.l ; _: i:: I ::..;..:,.i jar:,. i: f;'! .

f indiistrie {*rr*vi*ria
Locomotive in costruzione
negli stabilimenti Ansaido di ItLl

Sampierdarena (Genova) rtl

in uea fotog.afia derl'tnil.c


del XX secolo.

$** *i'"r***ie,,e d;::11* presdaxxlxx** * d*$ msr'*ffiÈ# àm**rm*


La tumultuosa fase di sviluppo che si verificò tra Ia fine dell'Ottocento e i primr
anni del Novecento cambiò profondamente il panorama industriale italiano, che
divenne estremamente variegato al suo interno. Le fabbriche crebbero in dimen-
sioni e quelle grandi si concentrarono soprattutto nel cosiddetto "triangolo indu-
striale", tra Milano (Breda), Torino (nrar) e Genova (Ansaldo). Tuttavia, nor
diventarono da subito industrie particolarmente competitive sul mercato interna-
zionale. Più dinamiche, invece, si rivelarono in un primo momento aziende di di-
mensioni minori, dalla struttura quasi artigianale, specíahzzate in settori specifi-
ci: la Nebiolo (macchine tipografiche), ta Olivetti (macchine per scrivere), la
Marelli (lampadine e ventilatori), Ia Bianchi (biciclette).

La grafica al servizio della pubblicità


rup.SfE LA fUBBi-lflT,& Le grandi fabbriche, la produ- chiara; per aumentarne ulteriormente l'impatto si pen-
zìone di massa, le dimensioni mondiaìi dei mercati con- so di affidare imessaggi ai muri e ai mezzi di trasportc
tribuirono a trasformare in profondità anche il commer- pubblici, con carteìloni affissi sui grandi spazi degli ed -
cio. Prima l'artigiano o il padrone di una piccola fabbrica fici urbani ed esposti nei punti strategici del traffico cit-
Ii
vendeva i propri prodotti direttamente ai clientì, in un tadino. ln ltalìa, nel 1881, Antonio Montorfano fondc
ii
rapporto immediato di reciproca conoscenza e fiducia; l'lmpresa generale affissioni e pubblicità (rcne). Ma fr-
li
:
ora la produzione divenne impersonale, ridotta soltanto soprattutto il manifesto il protagonista di questo feno-
a un marchio aziendale o a una sigla, senza una persona meno.
li
t: fisica immediatamente riconoscibile. [Jesigenza dì trova- fARTe DEL MANIFHSTO &TAl-1,ó' ln ltalia, l'uso de
ii re altri strumenti per far conoscere e aPprezzare le mer- ''$
manifesto si diffuse tardi, quando già in Francia le citt:
ci prodotte a un pubblìco potenzialmente sterminato erano tappezzate delle opere di artisti del calibro c
determinò la nascita della pubblicità. Chéret e Toulouse-Lautrec. ll primo manifesto pubblic
I pRl M I STRU l\,{ rNTl PU 6 B Llf lT,&Rl: G iS${[$ALl' eARTe L- tario italiano è consÌderato quello realizzalo da Giovanr
LONI € nln,Ef,,lFEST| All'inizio veicoìi propagandistici i Maria Mataloni per la dìtta Auer. produttrice di lampad:
più efficaci furono i giornali; il primo quotidiano a ospi- a incandescenza a gas e a petrolio (1895, nell'imma-
tare sistematicamente annunci pubblicitari fu il francese gine). Del 1898 ò il celebre Il dio Pan giovane che suor'z
"La Presse" (1 83ó). Poi, verso la fine dell'Ottocento, si lo zufolo, commissionato ad Adolf Hohenstein dalla Cir-
cominciò a comprendere il potenziale comunicativo del- zano. Lo stesso autore, nel 189ó, assunse la direzion:
l'immagine e alla stampa si affiancarono i cartellonì e i della sezione Creazione Stampa e Manifesti delle Offic
manifestì. Lutilizzo del linguaggio visivo consentiva alla ne Grafiche Ricordi e quello fu il vero avvìo di una graí-
pubblicità di arrivare a chiunque in maniera incìsiva e ca pubblicitaria gestita con criteri professionali e cc-
Lllalia ail.'inizio del No'rece nto :. 41

E l.,tto I'impulso dello sviluppo industriale, si allargò il mercato interno, crebbe- ,- : l

H - :onsumi alirnentari, di prodotti tessili e soprattutto di beni di consurno


Ir
F ; -llevoli come le biciclette, le macchine per cucire, gli utensili da cucina, le sto-
* :,ie. gli articoli per la casa. Anche in ltalia, insomma, come negli altri paesi
E
.'.--stiti dalla seconda rivoluzione industriale, in modo graduale si trasformarono
lI , r1sumi e insieme con essi il mondo del commercio, che vide affermarsi un
r-o sistema di informazione: la pubblicità ) i,c':.., . ;.' . '1, La grafica ai servizio
-...a pr-rkrlrlicità .

- ,r'r-ento del sistema di fabbrica trasformò notevolmente anche 1a vita quotidiana


.,la popolazione italiana. Dal 1903 al 1911 gli addetti all'industria raddoppia-
- -,no. Come in tutti i paesi investiti dalla seconda rivoluzione industriale,
gli operai
.rituivano una comunità molto riconoscibile anche al di fuori della fabbrica
.' . ri*t{Tx, p. **:. Abitavano tutti insieme nei nuovi quartieri sorti sotto la spinta
=,f industria\zzazione,
in case tutte uguali dai vasti cortili e dai lunghi balconi
-:eLni, i ballatoi, su cui si affacciavano le porte di ingresso. Una famiglia operaia
-.i composta in media da quattro/cinque persone: il marito, che si divideva tra il
'',.oro e le osterie; la moglie, che pensava ai bisogni domestici; e i figli, avviati
pre-
- , al lavoro, che restavano nella famiglia di origine fino al matrimonio.
Decisamente più agiate erano le condizioni della borghesia, l'altra classe
- riale che fu protagonista dello sviluppo di inizio secolo e che fu pienamente
rnvolta nell'urbanizzazione seguita al decollo industriale. Essa cambiò profon-
.rnente anche la sua composizione, che presentava già notevoli differenziazioni
.r:erne: infatti, il numero degti impiegati aumentò (dai 126000 del 1891 si pas-
. ai 376000 del 1910) e nuovi notabili (medici, ingegneri, avvocati), legati alle
:r'ofessioni più dinamiche e moderne, si affacciarono sulla scena cittadina.

n-
I autori dì grande prestigio come Leopoldo
to Metlìcovìtz, Leonetto Cappiello e Marcello
li- Dudovich.
:it- Cappìello produsse circa tremila manifesti
lò in cinquant'anni; tra i più sìgnificativi dei
fu suoì esordi ci fu quello realizzato per la
o- Thermogène (un Pìerrot che sputa fuoco),
la ballerina in tutù per la Società Elettroter-
mica ltaliana e la famosa "zeltra rossa" del-
lel
la Cinzano. Marcello Dudovich fu attivo
:tà
fino ai primì anni Sessanta del Novecento,
di
ma ì suoi manifesti più importanti furono
ci-
proprio quelli legati alla Be//e epoque,
rni
grazie alla sua capacità di intercettare lo
de
spirito di quel tempo e di mettere in scena
ìa-
i gusti dei ceti medio-alti, l'unico pubblìco
na
-ranifeEic disegnaio al quale, di fatto, si poteva rivolgere la
in-
: Vataloni per- ia Auer reclame nell'ltalia giolittìana.
ne , ':3enia ia sinucsità iipica
ci- , :l o sirle graficc
rfi - ,:li'epcca. Ie .c1-J--lr,''ù,'...t' r''tia
on >O.-t F,'.,(n 'a'ò. .1?2
SEZIONE 1
A)
AL :. 1l'::.: t al :lì-, ì f rljarJ

La ret* dei trasp*rt!


Aroldo Bonzagni, il tram di
Monza, particoiare, olio su
t;'
tela, 19'ló ca., CollezÌone ,{"4

privata" La tranvta che


collegava Milano a Monza,
#
rafíigurata nel dipinto, fu ia
prirna iinea inlerLrrba^a,T .l':.!
Italia. Atriva dal 187ó,
quando i mezzi erano a
trazione'pp'." f,
elerrrif icata nel '900.

trig'tx pÉr: etr"**#*, s*nv'lel p!m s--il:e*-u:r,t!


Nel contesto dei profondi cambiamenti di intzto secolo, prese avvio anche un pro-
cesso di ammodernamento delle città italiane. Nuove strade e viali, píazze e
giardini pubblici, edifici (come scuole o prefetture) ridisegnarono gli arredi urba-
ni, mentre l'elettrificazione della rete tranviaria (a Milano fu inaugurata nel
1900) portò alla scomparsa dei tram trainati dai cavalli e accorciò ancora di piu
le distanze tra i quartieri. Le città crebbero per dimensioni, popolazione, strut-
ture edilizie e servizi; una nuova legge, approvata nel 1903, consentì ai comuni di
assumere la gestione diretta dei servizi pubblici (quali i trasporti o Ia distribu-
zione dell'elettricità), e questo segnò I'inizio di una stagione di accentuato dinami-
smo da parte delle amministrazioni comunali, con la creazione di apposite azien-
de municipalizzate.
i !lt'*$f:].1.!J'ii La rete dei trasporti migìiorò non soltanto nelle città: nell'intero paese nel 1861
*gàr'*ul"l:.:'llti c'erano 2186 chilometri di strade ferrate; diventarono 8342 nel 1880, in una pro-
gressiva accelerazione che, tra gli anni Settanta e Novanta, quintuplicò il totale
delle merci trasportate su rotaia. Lo sviluppo ferroviario riguardò in particola-
re le coste tirrenica e adriatica dove sorsero nuovi nuclei urbani, nuovi com-
merci e i primi timidi cenni di un turismo di rnassa, índírízzato prevalentemen-
te verso le stazioni termali. In una stretta fascia di ceti benestanti stava per la
prima volta nascendo il problema di come impegnare il proprio tempo libero.

$6 t*;':ip* $ii:efc*
In Italia,come del resto stava accadendo negli altri paesi investiti dallo sviluppo
industriale, lo spazio cittadino si affollò di ritrovi concepiti come luoghi di svago
e divertimento: Ia sera si poteva andare nei café-chantant (locali in cui gli avven-
tori potevano ascoltare canzoni e musiche, o assistere a brevi spettacoli) o al tea-
tro di varietà; arrivarono i balli come il tango, tl fox-trot e il ragtime, che si dan-
zava su una musica di origine afroamericana.
Le giornate si allungarono grazie all'energia elettrica e si affermò un nuovo
modo di impiegare il tempo libero, favorito in particolare dalla nascita di una
fiorente industria cinematografica: tra il 1905 e il 1907, a Torino, Giovanni
Pastrone impiantò una casa di produzione a cui si deve il primo successo interna-
ztonale di un film italiano, Cabiria (1914).
LA FONTE
!Éàlll
lmmagtnt del lavoro oPeralo
AUTORE Plin,o Ncmelliri E possibìle studiare lo sviluppo industriale in ltalia tra il 1850 e il 1915 attraverso la
TiPC s! FórdTg Dipinlc pr'odurione pittorica del ve'rismo e del realismo, in grado di restituirci lo spirito del ,

T!î6L* Prazz; t"*po. Gli oggetti di uso quotidiano si mescoìano con le prime raPpresentazionl del
Caric.rrrerto (-foricn;, lavoro operaio, del proletariato di città; da quelle tele con un'evidenza che non può
Prracotece ltcrdazìorle appartenere ai documenti scritti affiorano anche i volti scavati degli emarginati, degli
Cassa di nsr:armìo)
esclusi dalla modernizzazione e dalla corrente dell'industrializzazione. Analizziamo due di
FAT$.1891
queste opere, individuando i punti salientì dell'ambientazione e dei soggetti rappresentat
At",T'OR€ Clovanni
5ottccorncla
I
T'lP* Fl FSzuTg DrPinlc
Piazza Caricamento è una piazza di Genova così chiamata perché
T{TS!-6 l:ib;
!

destinata al carico delle merci del porto che dovevano essere distribuite
I
! .rL,i ,tpri; :' iNl 1a:rc
i
! .ì,rr.e,':, ct è :r f i de, ,-, in città. All'arrivo dei carri per il trasporto delle merci, la piazza si
I
pATA 1897 riempiva di lavoranti a giornata in attesa di un incarico.

fuomo che spazza il


selciato suggerisce,
insieme agli edifici e
alle altre f igure sullo
sfondo, la presenza di
un contesto urbano
:i animato dall'operosità,
ln primo piano, i due
dal lavoro, dalla fatica.
lavoratori sembrano
il andare incontro
II al l'osservatore,
lt conferendo un'idea di
movimento e una forte
carica sociale all'intera
li scena.
Plinio Nomellì n\, Piazza
Caricamento, olio su tela,
1891, Collezione Privata.
I

ll
I
ll pittore ha saPuto
II Le figure degli oPerai
rendere I'idea del
1l
risveglio, nel buio, che si riversano in
lr della periferia di una strada, così scure,
li città industriale, con incurvate e solitarie
li
iì le sue strade illuminate anche nella moltitudine,
ll
debolmente dai fanali raccontano di

e i suoi edifici che un'umanità piegata dal

emergono dall'oscurità. lavoro e dalla fatica.
L:
É:

ti
ii
it
Giovanni Sottocornoia, L'alba dell'operaia, alto su tela, 1897,
Milano, Gallera dArte Moderna

1l

Ouali elementi del lavoro degli operaì sono messl ln


ìl
':,
, i.r"rrrlrrf;irt:i.l.lltrri:.rf.rl:.
e#sY!p*t*rì?s diPinti?
il
evidenza da questì
* 5apei ie!ìlrre E
";rìlt,itr tli. rr,.rlriir:,r,.rf ri,,r,:,,llrl,,1,l ouale intenzìone ti sembra animare gli artisti che hanno
*il,*nì lili di htii
il * leE!*tl |*: dìvti:e iriilì realizzalo le due opere? Rispondi in un breve testo (5-7 rìghe)'
ricelanricnr inhrl::a;li::l:
su rvenli rtcrili tii dif.|ereirti
*p*rht e *tee gl*graÌ'llii*

iE
E

f
L'ltaLia aLL'inizio deL Novecento 4tr.
îJ

TTE l

' Tra il 1901 e il 1914 ' ì, ln ltalia


'':;,, Giovanni Giolitti
, r ' ': ì' I governi Giolitti La gestione dei con{litti sociali L'allargamento
: ,

,. deila partecìpazione politica e la ri{orma elettoraìe Le difficoltà del lvlezzoqiorno

:di
ntatr

- cambiamenti verificatisi nell'economia tra la fine dell'Ottocento e llini-


e nel1a società
:ro del Novecento ebbero ripercussioni sul sisterna politico, che tentò di adeguare le
roprie strutture alla profondità dei mutamenti compiutisi. Infatti, proprio quelle tra-
.tormazioni economico-sociali furono il primo severo banco di prova per la classe diri-
.ente che aveva guidato il paese dopo la conclusione del processo di unificazione nazio-
.:ale. L'ingresso delle masse nei mondo della produzione industriale coincise con un
rmplessivo aumento della consapevolezza dei propri diritti civili, che si tradusse in
.rna forte spinta alla partecipazione politica e alla vita democratica. Questa fase
, rrrisponde a quella che gli storici definiscono "età giolittiana" (1901-1914).

Nel 1900, a 58 anni, Giovanni Giolitti (1842-7928) aveva una lunga espe-
'renza nell'amministrazione pubblica: eletto deputato nelle file della sinistra libe-
-'ale nel 1882, era poi stato ministro deÌ Tesoro nel lBBg-1890. Divenuto primo
rinistro nel 1892, aveva dovuto lasciare la carica I'anno successivo a causa di uno
te scandalo finanziario legato alla Banca Rornana. Fu poi ministro degli In-
c
erni durante il governo Zanardelli (1901-1903), e nel 1903 tornò alla guida del
.,raese, per restarvi, tranne brevi interruzioni, fino al 1914.
di
lrte ; t:'i.,']-, ,.. *,,. .,,, :] ,...: tl

tera
-a novità della posizione politica di Giolitti emerse già durante il governo Zanav-
.ielÌi, che mise fine alla cosiddetta "crisi di fine secolo". Il paese viveva allora
ina febbrile stagione di agitazioni sociali: dai 400 scioperi dei 1900 si passò in- to'É*s,.Ì*

-atti ai 1671 del 1901. Di fronte all'ampiezza della protesta, Giolitti, che come Nell'ultimo decennio
-:rinistro degli Interni era responsabile dell'ordine pubblico, elaborò una strategia deil'0ttocento, la spinta
all'allarqamento della
rolitica fondata sulf imparzialità del governo di fronte alle controversie econo- partecipazione politica e le
,,riche tra lavoratori e imprenditori, sul dialogo con le associazioni dei lavoratori, agitazioni sociali avevano
. -rlla repressione dura dei moti di folla non orgamzzati dai sindacati e sugli creato apprensione nella
classe politica liberale, Già
accordi parlamentari con i socialisti e i cattolici. che proprio in quegli anni i capo del governo Crispi
.: stavano legittimando come i rappresentanti di vaste masse popolari. Lo Stato, aveva adottato una linea
,lsomma, anzic]né vedere le associazioni dei lavoratori come nemici delle istituzio- duramente repressiva.
Ci ne,
Le tentazioni autoritarie
-i. si impegnò per garantire il libero svolgimento della lotta sindacale, limi- avevano però toccato
dal ,andosi a reprimere la violettza e gli eccessi > i.À r,)l:îr, p. 4? . il culmine nel 1898 ( a
Sul piano legislativo, la traduzione operativa del suo progetto comportò I'aboli- cosiddetta "crisl di fine
secolo"), quando i moti di
,ione di ogni restrizione alla libertà di organizzazior'e e di azione politica e il protesta di Milano contro il
'-aro di una serie di provvedimenti di tutela e di garanzia per il mondo del caro-vita erano statr repress
a co pi di cannone, e il
-avoro (assicurazioni contro gli infortuni, previdenza per ìa vecchiaia e la mater-
presidente del consiglio Luigi
::ità, innalzamento dell'età minima per I'ingresso nel mondo del lavoro). Pelloux aveva cercato di
Giolitti, inoltre, si impegnò per allargare la partecipazione politica. Con limitare fortemente i dirittl
politici con leggi eccezional.
a riforma eiettorale del 1BB2 gli aventi diritto al voto erano saliti dal 2,2% della
ropolazione al 6,9"/o. {Jna nuova legge, approvata nel 1912 e applicata per la pri-
:.ra volta nelle elezioni del 1913, estese il voto a tutti i cittadini maschi, anche ai
.rullatenenti e agli analfabeti, purché avessero compiuto 30 anni e svolto il servi-
b t$reRvtEr* tMposgrErrF
:ro militare: il suffragio universale maschile portò così il numero degli elettori a Giovann!Giolitti
.. 8 miiioni e mezzo (i\ 24% della popolazione). p.52
SEZIONIE
46 .,.
1

{è r*!ctmÉ"i{p NE nd 5*ed
i _rlnÌ r.ll r*€*:11& fól
' Lo sviluppo economico legato al decollo industriale non coinvolse in modo unil :'
i!i! *iI3{;{iifii.,s.;: me tutto il paese, anzi ne risultò praticamente escluso tlMezzogiorno, che '-
,: !"*s*1i! r:ia!'.rr'r
l: I i'q.r':+t:t:-:: quel primo scorcio del Novecento fu interessato più di ogni altra area della pe::"
sola daÌla "grande migrazione", un vero e proprio esodo, diretto in prevalen"
verso gli Stati Uniti. L'80yn dei quasi nove milioni di italiani che lasciarono l'1::"
1ia tra il 1900 e il 1914 proveniva dal Sud.
il.S "qrA{*Ct!*ir:: Fu proprio con l'intento di sradicare le condizioni di diffusa miseria che affli.
f?':ei':,5i{3fl1*|*' gevano il Meridione che numerosi intellettuali e politici si interrogarono -r'
quei primi anni del secolo sulia cosiddetta "questione rneridionale", animani
un intenso dibattito politico ed economico. Alcuni, come Francesco Saverio Nit:-
(18G8-1g53), invocavano anche per il Sud l'avvio di un processo di industrializz;.-
zione; altri, come Giustino Fortunato (1843-1932) chiedevano all'opposto di pr-rn-
tare sullo sviluppo della vocazione agricola delle regioni meridionali, prima i'
tutto attraverso la realizzaztone di una riforrna agraria che fosse in grado t-L-
risolvere il problema dell'immobilismo dei grandi latifondi'
La critica più severa ai risultati dell'azione di governo di Giolitti nel Mezz'"
giorno venne dallo storico pugliese Gaetano Salvemini (1873-1957). Questi ossel'-
vò come Giolitti, che al Nord aveva aperto il governo al confronto con i ceti mag"
giormente coinvolti nell'industrialtzzazione, la borghesia imprenditoriale e r-
movimento operaio, al Sud avesse perseguito un'alleanza con i notabili locah ;
con gli agrari proprietari di latifondi, in grado di controllare i consensi elet-
torali, trascurando le esigenze delle misere masse contadine.
I governi dell'Italia giolittiana, in definitiva, non pensarono per il Sud a riform.
di carattere generale. Essi optarono invece per interventi locali (come la costru-
zione dell'acquedotto pugliese avviata nel 1906) e leggi speciali per il Mezzogiornc
(come quella per favorire I'industrialtzzazione di Napoti del 1904), che prevedevanc
lo stanziamento di fondi statali, I'incremento delle opere pubbliche e }a concessione
di sgravi fiscali alle industrie. Nel complesso, però, queste scelte politiche non
riuscirono a incidere efficacemente sulla realtà economica e sociale del Sud, e ii
già notevole divario di reddito rispetto al Nord si accrebbe ulteriormente.
i:
ir
li l.i\iia iL Fl 1;:dY{l s*-----'*------'*
l, Rispondi a!le dertarrde
1, Ouale atteggiamento deve adottare lo Stato di fronte ai conflitti sociali, secondo Giolittì?
l!

ii p, Ouali ,"qrÉiti fissò la riforma elettorale del 1 91 2 per l'esercizio del dìritto dì voto?
Í, Ouali differenti posizionì si confrontano nel dibattito sulla "questione meridionale"?
Ni

ii
t:

Le di{ficili eondizicni del 5ud


IJna donna va a orenclere
l'acoua a unb {ontana
u 71616ìna in Sìcilia.
Lo sviluooo dell'inizio del
secolo noir'co'nvolse il Sud.
4t
tA FONTE
Lo Stato e iI ccnfiitiÈ
v*o*tErl'lE tra
st'd canitaie
vvra*vru
for- ,. -:ìE .ricvalni g-r
^ l^-
l'-{ntl lt I\/ :
v tu9vt
rin ",: I disccr:o
FOF{TE Giolitti pronuncia questo discorsa quando rìcopre i'incarico dì ministro deil'lnterno nei
:ni- governo presìeduto da Zanardellì" E pi"oprio in quelle vesti critica l'cperato dei precedenti
îza , :-A ORNGIIU,&L€ governi e spiega la linea che ìntende mettere in pratica. La crescita della partecìpazione
Ita -: - ---cbr;ic 1?0i poiitica e i'azione deile organizzaziani dei lavoratorì hanno allarmato sia i proprietari delle
"
r.
industrie sia la classe poiitica ai potere, che ha contrastato duramente l'opera delle
'iig- Camere del lavoro. PerGiolìtti occorre una nuova strategia politica: io Stato deve
mantenere un atteggìamento neutrale nei confronti dei confiitti tra capitalisti e lavoratori.
r ir-l
ndo
tittr
,za-
Per Giolitti è la politica
un- Ora queste Camere del lavorol che cosa hanno in repressiva del Governo
Ld: sé di ilÌegittimo? Esse sono le rappresentanti di nei confronti dell'opera
rd- interessi legittimi delÌe cÌassi operaie: la loro fun- delle Camere del lavoro a
zione è di cercare il miglioramento di queste clas- provocare la loro ostilità
si, sia nella misura dei salari, sia nelle ore di la- nei confronti delle
,zo- istituzioni. Al contrario,
voro [...]. Si drce che le Camere dei lavoro, come
aer- queste ultime non
vennero costituite, hanno preso atteggiamenti
devono intervenire
ostili allo Stato. Ma questa è una conseguenza contro I'azione delle
inevitabile delia condotta del Governo! Colur che organizzazìoni sindacali,
si vede sistematicamenle perseguitato dallo Sta- che difendono gli
to, come volete che ne sia l'amico? [...] Ma finché interessi legittimi dei
non violano le 1eggi, finché esercitino un diritto le- lavoratori, a meno che
gittrmo. l'ìntervento dello Stato non è giustificabile. esse non trasgrediscano
La ragione prrncrpale per cui si osteggiano Ie Ca- alle leggi.

r mere del lavoro è questa: che l'opera loro tende a


, far crescere i salari. Il tenere i salari bassi com-
, prendo che sia un interesse degli rndustriali, ma
t,l
che interesse ha 1o Stato di fare che i1 salario del
I ,1, lavoratore sia tenuto basso? È l',,'r arror", un vero

e , pregiudizio credere che il salario basso giovr al Flnché non si verificano


vìolazioni delle leggi, lo
:: lnoltre,
' progresso dell'industria; l'operaio mal nutrito è Stato deve rimanere
i sempre più debole fisicamente e intellettualmen- imparziale di fronte ai
' te: e i paesi di alti salari sono alla testa dello svi- conflitti tra le
luppo induslrrale. [...] Solo tenendosi completa- organlzzazioni dei
mente al di fuorr di queste lotte fra capitale e lavoratori e i capitalisti:
Ìavoro lo Stato può ubiÌmente esercilare una azio- soltanto evitando di
ne pacificatrice. talora conciliatrice. sostenere un interesse
a danno dell'altro può
G. Gíolitti. Discorsi parlamentari, Editori Riuniti.
esercitare una funzione
Roma 1953

il 1. Assocìazioni che riunivano, a live lo ocale, le orgatizza-


zionì sindacali delle varie categorie produttive.
di mediazione tra
i due fronti contrapposti.

,.., ,ì',r..)iì r'jiìi, 1..-,1'.iir


Qu6ls responsabilità imputa Giolitti al Governo?
r',., i, i,.,r ,rì
quale ragione, secondo Giolitti, le Camere del lavoro
,,,..,.:.:..'t.ri: Per
sono osteggiate? Rispondi in un breve testo (3-5 righe).
sEZIONE 1

4B

Tra il 19'1'i e il 1914 In ttar'a, i.r Libia e nel Mediierr aneo


Giovannì Giolìtti e il su* qoverno
il icgoramento dell'equilibrio politico giolittiano 1 contrastì politici
La guerra ccni!"o i'lmpero ottomano Le dimissioni di Giolitti

; -',t .rr.: : {r rr, :: .:'i I i ' ,.:':i::l

Proprio nel cuore d.el progetto di Giolitti, che aspirava a stabilire una forma ci'
mediazione e di equilibrio tra le diverse forze sociali e politiche, si annidavano lt
spinte centrifughe che ne avrebbelro determinato la fine. I principali tra quest-
problemi, che emersero negli ultimi anni dell'età giolittiana (1911-1914), riguar'"
davano sia la politica interna sia quella estera.
Nel tentativo di allentare Ia pressione degli oppositori sul primo versante
Giolitti tentò di usare una spedizione militare per incanalare verso un nemi-
co esterno le tensioni e i motivi di malcontento accumulatisi durante il suo lun-
MEMO go periodo di governo. Si riaccesero così le ambizioni di espansione coloniale
che, negli ultimi decenni dell'Ottocento, avevano portato l'Italia a prendere parte.
L'espansione coloniale
italiana ln Af rica, ìniziata insieme con le altre potenze europee, alla spartizione del territorio africano. Nac'
nel 1882, aveva interessato que da questi presupposti la guerra contro I'Impero ottomano per la conquista
il
rl Corno d'Af rica. Nel 1890
era stata istituita la Colonia
della Libia, che durò un anno (3 ottobre 1911 - 18 ottobre 1912) e si concluse
il Eritrea, nel 1905 la colonta vittoriosamente con la pace di Losanna. Il trattato riconobbe all'Italia il posses-
1l
ti della Somalia italiana. so, oltre che delle regioni costiere detla Libia (Tripolitania e Cirenaica), delle iso-
ìi tentativi di ampliare
le di Rodi e del Dodecaneso, anch'esse fino ad allora appartenute ai turchi'
I i

il possedimenti in Eritrea
il avevano causato frequenti Con quella guerra Giolitti aveva tentato di soddisfare almeno in parte le impa-
it
scontr con ll regno d'Etiopìa, zienze che si agitavano nella destra de1lo schieramento politico, tra i nazionalisti
che aveva sconfitto l'esercito
italìano pìù volte, a Dogalì e molti giovani intellettuali, ed ebbe il consenso di una larga parte dellbpinione
(1887), sull'Amba Alagi (1895) pubblica. Tra i più accesi sostenitori della guerra si segnalarono i principali espo-
e in'i^e a Adua (r896)
nenti del mondo industriale e finanziario, che intravidero nella prospettiva dr
espansione territoriale la possibilità di inserirsi efficacemente nella competizione
i+
imperialista in corso nel primo decennio del secolo. Rimasero ostili al conflitto
l: soltanto ristretti gruppi appartenenti alla sinistra parlamentare (radicali e repub-
blicani) e il Partito socialista, convinto che la spedizione avesse come unica ra-
gion d'essere le mire di profitto della borghesia, per accontentare le quali sarebbero
stati mandati a morire in battaglia molti soldati appartenenti alle classi più povere.

Futatric*'Ì* * rir*der*ità
Luìgr Russolc, Dinamismo ai
rrn'auir:mobile, olio su teia,
'1912-1913, Parigi, Museo d'Arte
lr4oderna. ll movìmentc
ar"tistìcc del futurìsmo fu
uni: dei iermenti cL:lturalì
che più alimentaronc il clìma
irazionairsta. il mÌtc ciella
re(n/' oq'à c del procrec.o.i
' :riuEa a. in mol: È5t:crer'.:
O, , - Ou;ml^:g, 4'l an.mrfar rOne
per un'aqgressiva pr:iitica dÌ
: ft,\a7A î lÉ A Ci,tc,rj,\,!ìF
ociia g,e. a
.lÌa,ra '.n,2;o cter NrveCenrc,
aL, .
49

.:*xí*r:*g$?gt$
-\ spingere Giolitti all'avventura militare di Libia erano stati soprattutto i nazict-
:-Lalisti, affermatisi fin dai primi anni del Novecento come forza ernergente nel
.:stema politico italiano. II loro movimento cominciò a organrzzarsi nel 1903 attor-
:o a "II Regno", una rivista diretta da Enrico corradini (186b-1931). oltre a
Gabriele dAnnunzio (1863-1938), che ne fu un insostituibile punto di riferimen-
. t. nelle sue file confluirono alcune tra le più dinamiche e giovani energie intellet-

, raÌi di allora (tra gli altri, Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini). I loro motivi

di ispiratori erano eterogenei e contraddittori, e oscillavano tra la nostalgia per il


le :::ondo preindustriale e contadino e lo spirito di netta rottura con il passato che
sti ..rimava il futurismo, un movimento artistico e culturale fondato da Filippo Tom-
lr- ::aso Marinetti che esaltava Ia tecnica, la velocità, iI progresso industriale. ta gu*rre di Libia
Davanti ai cambiamenti che attraversavano la società italiana (lo sviluppo ca- Ur: monrentc degii scontri in
L,hra ',t'arto sutla r opert.':o
la, t:alistico e I'affermarsi della società di massa), i nazionalisti ritenevano necessa- deila ' Domenrca dei
ri- ..a la formazione di una nuova élite politica, che desse una guida forte e auto- Ccrriere" nei febbraic l9'12.
n- r"itaria a questi processi. Il modello di società cui aspiravano ruotava attorno al
le ,.:rcetto di "nazione": doveva essere compatta al proprio interno e capace di riu-
)Q, -t'e in un unico blocco tutte Ie classi sociali, proponendo come obiettivo comune
Lc- , grandezza e la prosperità dell'Italia. Pertanto, si opponevano al conflitto
ba , .'iale tra Ie classi subalterne e i ceti dominanti, giudicandoÌo un fattore di in-
SC .-.lolimento della nazione. Il conflitto dal piano interno andava invece spostato Lo storico racconta:
S-
o-
".'erso I'esterno, in direzione di progetti di espansione e conquiste territoriali. tffi L'ltalia invade
la Libia

a-
ti
ìe OperazionÌ navali italiane
o-
Località occupate dall'lta la
1i nel 191 1
Jrai t\e:a
te Territorl sotto il controllo
-..,; Ìtaliano nel 1914
,o
l-
ì-
'o
W lt 29 settembre 1911 fu
dichiarata la guerra e il corpo di
spedizione italiana partì dai porti
di Taranto, Brindisi, Augusta:
comprsnclsv3 200 000 uomini,
due squadre navali, una
dìvisione di navi scuola, una di
siluranti e numerose navi
r;r lo'l::iiit*i rare:: d'appogglo, alcuni reparti dì
dirigibili e le prime squadriglie
F :Tobruk dì aeroplani
t u benqast "-0 - .-:
t,.
TRIPOLITANIA
CIRENAICA
"
tf..{.t
Nell'otLobre fu conquistata
LIBIA $"É
-.. f Tripoli e a novembre l'ltalia
r.r,'l g
j:'f proclamò la conquista della Libia
'=*
==:.,.. r-t'

;**:
. crimaveTa del 1912 la s' Con la pace dr Losanna, nell'autunno 1912,1'lmpero ottomano riconobbe la sovranità
'1b:1 :

. :na attaccò alcune italiana suile isole di Rodi e del Dodecaneso e, perquanto riguarda lAfrica, sulla Tripolitania
- tritomane nell'Egeo e e sulla CÌrenaica. Da allora la penetrazione italiana dalle localr:tà della costa verso l'interno
, : isoie dì Rodi e del fu contrastata daila fiera resistenza delle popolazioni locali arabe, tanto che alla vigilia della
-:so Prima guerra mondiale l'ltalia poteva conìrollare effettivamente soltanto un terzo Ael
territorio libico
"" , *t : rat i."r. ,*S
L'ital.ìa aLL'inizio del Novecento d' 51

' .'mai le forze politiche più rilevanti e più dinarniche (i cattolici, {3n'*;:pr'rÈ;:i;;**
, razionalisti) si ponevano tutte al di fuori del sistema giolittiano. *'**r'*uelr:qa
lll
lt-- -
rì accettavano I'alleanza parlamentare con i socialisti; tra i socialisti,
NCE- , r'i. che rifiutavano ogni forma di collaborazione con i governi borghe-

lC-- ì :r .:ro sui riformisti. Quanto ai nazionalisti, dopo la Libia essi, anziché
o-- - .iil r , :-r'i furori bellicisti, cominciarono a guardare alla guerra come al far-
Il-, ÌÌìriiiiiL : ller tutti i mali di un'Italia giudicata molle, pacifista, afflitta dalle
tCJl -
r iri,, - ,:tiane del liberalismo, dell'umanitarismo, dei diritti dell'uomo. Affio-
iol;- 'r .
, rnotivi salienti che in breve tempo avrebbero trasformato la temati-
r ur r ' . r Euerra (e più in generale della violenza rivoluzionaria) nell'elemento

t'4,Ì-_ - dr tutte le iniziative politiche e propagandistiche deÌl'opposizione a


)Ìl r -:: ,.rl mondo variegato, nel quale figuravano filoni culturali e correnti po-
ì 1'l 1 - ::'ogenee. L'opposizione a Giolitti, infatti, andava dai nazionalisti ai
rt-. ,ur, r r ; :.Ìisti rivoluzionari, agli anarchici, a un fronte composito di intellet-

c:l. i;rl,.,.- .-- r'improveravano al primo ministro una poiitica attenta unicamente
1l'a- . -.''o di una buona amministrazione, ma priva di slanci ideali e causa di
::ressi tattici tra progetti politici contrastanti. L'allargamento della parte-
:. -,= politica con il suffragio universaÌe fece il resto.
*. È ::...," .':Ìi d*$ SS$#
\bn :,ìùrri politiche del 1913, sui 304 deputati liberali eletti, 228 avevano aderi- Ii .t-:,::*'i*. ili*.r', iiir:r:i
r-r:: :rtto Gentiloni, cioè all'accordo stipulato con Vincenzo Ottorino Gentiloni
-
-ler . -:,i6), presidente dell'Unione elettorale cattolica, un'organtzzazione ft-
'bi.,- i-:a a coordinare I'atteggiamento dei cattolici in vista delle elezioni. Genti-
lssi .-,-a offerto iÌ voto dei cattolici - per frenare I'ascesa dei socialisti - a quei
1! - .:, che si fossero impegnati a salvaguardare in Parlamento le posizioni
tia- irù,, , r, hiesa in materia di istruzione e di diritti civili (ad esempio radical-
LI: ntlarie all'approvazione del divorzio).
ts:, -. -iltato parlava chiaro: Giolitti era riuscito a conservare una cospicua mag-
'.-4. ma a questa consistenza numerica non corrispondeva un'apprezzabile iii!1 f;:::-: ::'i* ?"r'ijil à i*
ius-
"..22à interna. La diversità di orientamento politico tra i candidati
.= :r i voti cattolici (che premevano per una rottura del dialogo con i sociali-
ii: ' *-: altri favorevoli alla prosecuzione del rapporto con i riformisti era netta,
:t ci --- stessi deputati liberali cominciavano comunque a fare breccia Ie sugge-
i r:r- -.'-rtoritarie del nazionalismo. Svanivano così i termini politici del compro-
qiolittiano, tanto che le dirnissioni rassegnate da Giolitti il 10 marzo
= --urono I'epilogo scontato di questa situazione. Il nuovo capo de1 governo, il
. -e di destra Antonio Salandra (1853-1931), ottenne I'investitura parla-
rclo . .rre nel marzo del 1914: si era ormai alla vigilia della Prima guerua mondia-
tÌ'a r lr-ri ad assumersi il compito di guidare il paese verso il conflitto.
Ì11 -

- :e3à* {max 15 rishei **lla sitriaeion* iteii**a **! 191 3 i+ppur* *estrur**: i;r:*
:;r:esttuai*) u*a*#e i segu**ii terrr*iní e *spr*-";e!*r:i"

.: - diramiche presenti ne a società le posizion della Chiesa ir- materia dl


': e di diritti cìvilì ìcattolici la necessità della guerra come farmaco
---rci una maggioranza disgregata dalle diversità di orientamento politico interne
- : Gentiloni del 1913 un composito fronte di opposìzione a Giolitti
SEZIONE 1
50 :, ir:i: t_: !,,,., i. 4.:. -a,:rr,'. i :' - : ..:

], I S{}{ielEstt
' Non soltanto negÌi ambienti di destra, ma anche
a sinistra c'era un forte fermen.
soprattutto all'interno del Partito socialista, fondato a Genova nel 1892. Cor-r -

leadership di Filippo Turati (1857-1932), era tntztalmente prevalsa una conce-


zione gradualista (sostenuta anche dalla maggioranza del movimento sindac:,.-.
organtzzata nella ccor,), basata sul presupposto che in Italia esistesse una boi:g:-.
CGDL sia moderna (espressa dalla sinistra liberale, dai radicali e dai repubblicani) cor.
È l'acronimo di Confederazione quale ci si poteva alleare per attuare una politica di riforme. Di parere oppC':.
generale del lavoro,
erano le correnti del sindacalismo rivoluzionario, guidate da Arturo Labriotr
l'organizzazione che riuniva a
livello nazionale le federazioni
(1873-1e5e).
delle organizzazioni sindacali Negli ultimi anni dell'età giolittiana le posizioni più estremiste si rafforzar', :-,
sviluppatesi negli anni
e al congresso di Reggio Emilia, nel luglio 1912, si arrivò allo scontro diretto :.
precedenti nei singol settori
produttivi. Venne fondata nel
il leader riformista, Leonida Bissolati (1857-1920), e quello rivoluzionar'-
1906 da correnti sindacali Benito Mussolini (1883 1945). Prevalse l'estremismo di Mussolini e il parir.
socialiste riformiste e
fu spinto lontano daì riformismo turatiano, privilegiando una linea politica.:-"
sopravvisse fino al 1927.
tendeva ad assumere toni sempre più violenti, tutta centrata sulla pratica dell;-
ziorl.e diretta e dello sciopero generale.

$ *m"*tc:&i{i
'Al centro dello schieramento politico, intanto, si era andata consolidando r::-.
MEMO
forte rappresentanza politica del mondo cattolico. In precedenza, rI Nn
La conquìsta di Roma da expedit del 1874 aveva a lungo impedito la partecipazione dei cattolici alla r-- ,

parte dello Stato italiano nel


1 870 aveva aperto una grave
politica del nuovo Stato unitario. In seguito tuttavia, sotto la spinta della mocl=r
frattura tra la Chiesa nizzazione e dell'allargamento della partecipazione politica, il loro impegno cL€Ì -,:
cattolica e le istituzioni costantemente, a partire daÌle attività sociali svolte dall'Opera dei Congressi
unitarie. In seguito a ciò Pio lX,
nel 1874, con il fion expedit che promosse Ìa nascita di casse rurali, società di mutuo soccorso e cooperat,-,:
aveva definito <non Si definì in questo modo un compiuto progetto politico di democrazia cristia-
opportuna) la partecipazione na, fbndato sulla conciliazione tra le classi e su un modello di società in cu- .
dei cattolici alla vita politica
del nuovo Stato unitario. dava molto spazio alla piccola proprietà contadina e ai settori delle clas.-
L'0pera dei Congressi era
medie. Era una scelta "centrista", nel senso che privilegiava i soggetti escl'- .
un'orqanizzazione fondata dalle due grandi forze su cui si basava il compromesso giolittiano, il proletarrr"
nel 1874 con l'obiettivo di industriale e la borghesia imprenditoriale. All'opera di Giuseppe Toniolo (1S=
difendere i diritti della Chiesa
1918), il principale sostenitore di questa terzavia, si affiancò I'autorevole sos-.
e di coordinare le attività
delle associazioni cattoliche. gno dell'enciclica di Leone XIII, Rerum noDarunx l> i, p. 29 , che, critican-.
"up.
Svolse anche una vasta sia il capitalismo sia il socialismo, nel 1891 aveva incoraggiato apertamente f i:r,
attività in campo sociale, ../ pegno sociale dei cattolici e l'associazionismo operaio.

;Lm *x.*m* dw& px.eng*egffi g$*$$t**mreex


'Il progetto giolittiano si era fondato su una serie di accordi bilanciati, trovar--r
consensi nel sindacalismo organizzato, tra i grandi gruppi industriali del Nord e :r
i latifondisti del Sud. Le disuguagltanze sociali erano rimaste forti e, come abbia:,
visto, il divario tra il Nord e il Sud del paese si era aggravato. Tuttavia, quel pl
getto era comunque stato concepito come un progetto di inclusione: in altre I -,

role, la scelta di puntare sull'incremento dell'indu strializzazione per favorire 1o ='"-


luppo economico e sociale aveva avuto come obiettivo ultimo quello di inserire r*
rnasse nello Stato, ovvero di fare in modo che parti sempre più ampie della pc;
lazione, vedendo migliorare Ie proprie condizioni economiche e prendendo coscier--
della propria funzione nella società, si sentissero legate alle istituzioni. Era -:
modello, però, che per funzionare richiedeva una pace sociale stabile e duratur';-
f ltaLia aLL'inizio cleL NJ,ec";,; ff 51

Tr-rttavia, ormai Ie forze politiche più rilevanti e più dinamiche (i cattolici, {,Jr*'*pp*r*!e!*r';*
. .-ialisti, i nazionalisti) si ponevano tutte al di fuori del sistema giolittiano. *t*;.#q*riss
o,
La " .rtolici non accettavano l'alleanza parlamentare con i socialisti; tra i socialisti,

3- - -.'oluzionari, che rifiutavano ogni forma di collaborazione con i governi borghe-


Ie - :-r'evalevano sui riformisti. Quanto ai nazionalisti, dopo la Libia essi, anziché
e- " .ile i propri furori bellicisti, cominciarono a guardare alla guerra come a1 far-
la
',,---o adatto per tutti i mali di un'Italia giudicata molle, pacifista, afflitta dalle
lo ..":he giolittiane del liberalismo, dell'umanitarismo, dei diritti dell'uomo. Affio-
la ,-,-lno così i motivi salienti che in breve tempo avrebbero trasformato la ternati-
a della guerra (e più in generale della violenza rivoluzionaria) nell'elemento
fo - -ragulo di tutte le iniziative politiche e propagandistiche dell'opposiziotr.e a
ta ,'rolitti, un mondo variegato, nel quale figuravano filoni culturali e correnti po-
.o, :-:he eterogenee. L'opposizione a Giolitti, infatti, andava dai nazionalisti ai
to '-ndacalisti rivoluzionari, agli anarchici, a un fronte composito di intellet-
ne :;:ali che rimproveravano al primo ministro una politica attenta unicamente
a- , brettivo di una buona amministrazione, ma priva di slanci ideali e causa di
::promessi tattici tra progetti politici contrastanti. L'allargamento della parte-
:: :-.zione politica con il suffragio universaìe fece il resto.

oa -e e**x$epm6 d*$ $W$ffi


on '-.,. elezioni politiche del 1913, sui 304 deputati liberali eletti, 228 avevano aderi- ,' 1.,"',,; , 'i*. 1rf :i.,",i
ta .- patto Gentiloni, cioè all'accordo stipulato con Vincenzo Ottorino Gentiloni
)r- ''j5-1916), presidente dell'Unione elettorale cattolica, un'organtzzaztone fr-
'.'-;zzala a coordinare l'atteggiamento dei cattolici in vista delle elezioni. Genti-
be
--r aveva offerto il voto dei cattolici
;Si - per frenare l'ascesa dei socialisti - a quei
/e. ,.---iidati che si fossero impegnati a salvaguardare in Parlamento Ie posizioni
ta- :tXla Chiesa in materia di istruzione e di diritti civili (ad esempio radical-
si .,:lt€ contrarie all'approvazione de1 divorzio).
;si Ii risultato parlava chiaro: Giolitti era riuscito a conservare una cospicua mag- lJ *ir xa1.1'; i*r".'l**e
l;!s'r3ìt: ttrirft
rsi -' -'ànza, ma a questa consistenza numerica non corrispondeva un'apprezzablle .* í1! 1f i3

rto :,:tattezza interna. La diversità di orientamento politico tra i candidati


ró- ,:.1 con i voti cattolici (che premevano per una rottura del dialogo con i sociali-
te- = gli altri favorevoli alla prosecuzione del rapporto con i riformisti era netta,
Ldo :-a g1i stessi deputati liberali cominciavano comunque a fare breccia le sugge-
m- - ni autoritarie del nazionalismo. Svanivano così i termini politici del compro-
,-:sso giolittiano, tanto che le dirnissioni rassegnate da Giolitti il 10 marzo
,-,1,1 furono I'epilogo scontato di questa situazione. II nuovo capo del governo. il
,:erale di destra Antonio Salandra (1853-1931), ottenne l'investitura parÌa-
rdo --:ntare nel marzo del 1914: si era ormai alla vigilia della Prima guerra mondia-
lra - e fu lui ad assumersi il compito di guidare il paese verso il conflitto.
mo
ro-
pa- '':
;vi- i:ri'vi ir* t*st* {rnex 15 righe} *ulla situ*zi*ne it*iiena **l 191 3 {+ppr.*re *ostru;sei un*
..3Fpe e*n*ettuale] u*a*do i segueilti ter*rini o espressicni.
le
po-
=forzepiu dinamiche fr"r""r, nella societa le posizioni della Chìesa in materia di
\ZA struzione e dì diritti civìli ì cattolìcì la necessità della guerra come farmaco
un :'anarchici una maggioranza disgregata dalle diversità di orientamento po itico interne
Catto Gentllonl del 1913 un composito fronte di opposizione a Gioiitti
t.

Potrebbero piacerti anche