1. Il padre lo ha risuscitato: è una azione del Padre. La risurrezione quindi è il sì del Padre a Cristo e a noi. Perciò essa è
il tema dell'annuncio e il fondamento della fede, capace di dare senso alle nostre opere e alla nostra vita.
2. il figlio risuscita: La risurrezione manifesta quindi chi è Gesù: nonostante sua crocifissione, egli è il Messia promesso.
3. Risuscitato nello S. Santo: Lo Spirito è anzitutto colui che è donato dal Padre al Figlio, perché l'Umiliato venga
esaltato, e il Crocifisso viva la vita nuova del Risorto; ed insieme è colui che il Signore Gesù dona secondo la
promessa. La Risurrezione quindi costituisce la rivelazione del Padre, Figlio e Spirito, nella sua unità e diversità. Manifesta
anche l'unità della Trinità aperta a noi nell'amore, e perciò offerta di salvezza nella partecipazione alla vita del Padre,
del Figlio e dello Spirito.
C) Morte di Cristo, rivelazione della Trinità: morte e risurrezione di Cristo sono eventi che non si distaccano. La
morte in croce, come tale, è un evento scandaloso per i pagani, ma per la prima comunità ha intuito la verità della
Croce come rivelazione della Trinità. Il verbo consegnare aiuta a capire questo.
1. La consegna di Gesù alla morte: gli ebrei, per invidia, hanno consegnato Gesù all’autorità romana per farlo
morire secondo una pena civile.
2. La morte di Gesù e la Trinità: 3 consegne secondo l’insegnamento della prima comunità cristiana: Gesù consegna
se stesso alla morte: si consegna al Padre per amore verso di noi; Il Padre consegna suo figlio alla morte: Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna"; Il Figlio consegna lo Spirito: nella croce eretta sul Golgota si è manifestato il cuore eterno della Trinità. La dolorosa
"consegna dello Spirito", il suo "discendere agli inferi”, nella solidarietà con tutti quelli che furono, sono e saranno
prigionieri del peccato e della morte, è orientata alla riconciliazione del Figlio col Padre, compiutasi "al terzo giorno",
mediante il dono che il Padre fa dello Spirito al Figlio e in lui e per lui agli uomini lontani e peccatori, e così
vengono riconciliati.
II. LA VITA DI GESÙ DI NAZARET: RIVELAZIONE E ATTUAZIONE DELLA TRINITÀ
La totalità e l'unità dell'evento di salvezza che è Gesù Cristo, implicano la vita, la morte e la risurrezione di lui, nel
suo insieme.
1. I misteri dell’infanzia: la concezione Verginale e la sua nascita sono visti in chiave trinitaria. Il Padre è l’agente
principale, perché mandò l’angelo a una vergine, gli ha preparato un corpo. il Padre agisce per mezzo dello S. Santo,
il quale scende nella Vergine.
Nel figlio si compie l’opera divina. in lui si compiono le promesse dell’AT. Il fiat di Maria aiuta a questo
compimento, in essa ha dimorato Dio. il messia, Cristo = unto con lo Spirito. Gesù stesso ha detto che lo Spirito
di Dio è su di lui, come viene menzionato in Isaia.
Gesù Figlio di Dio nello S. Santo: dopo il Battesimo, Giovanni ha riconosciuto che Gesù è il Messia perché lo S.
Santo discese su di lui. Altri eventi è la rivelazione di Cristo come figlio di Dio sono i segni e le parole che furono
compiuti da lui con la potenza dello S. Santo.
Da un’altra parte, Gesù rivela lo S. Santo durante la cena pasquale quando promesse un consolatore, che ricorderà
tutto ciò che lui ha insegnato e che renderà testimonianza di lui. Il rapporto tra Gesù e lo Spirito è la continuazione
dell’opera di Cristo.
III. L’antico testamento e la rivelazione della Trinità
L’AT rivela la Trinità in quanto manifesta l’amore di Dio in Cristo che si attua in noi attraverso dello S. Santo. è
chiaro che nell’AT no si trovano formule trinitarie, ma le tracce del suo essere trinitario si manifestano nell’opera
della creazione e nel corso dell’Antico Testamento.
a) Visione retrospettiva dell’AT alla luce della Trinità
1. l’AT rivela il NT. Il Dio dei Padri è il Padri di Gesù: Questo Dio, "che aveva già parlato nei tempi antichi molte
volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Eb 1,1s).
2. il figlio è culminazione della storia della Salvezza: in lui si adempiano le Scritture, ma anche c’era nel momento
della Creazione come il Verbo eterno, preesistente col Padre. nella pienezza del tempo, quel Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi.
3. lo S. santo artefice della storia della salvezza: sin dalla creazione, lo S. Santo aleggiava sulle acque. Questo si rilegge
nel battesimo di Cristo, quando lo S. Santo scende su di lui. Da qui che lo S. Santo venga riconosciuto come datore
di vita, creatore e sorgente di ogni bene.
b) La Trinità nella storia dell’antico testamento: bisogna tener presente due aspetti importanti: l'evoluzione del
concetto di Dio e l'evoluzione del concetto di trascendenza e immanenza. Infatti Israele non ha fin dall'inizio un
concetto chiaro di Dio. C'è uno sviluppo nella rivelazione e quindi nella sua conoscenza. Si rafforza l’idea del monoteismo
e il costante agire di Dio a favore del suo popolo, facendosi vicino al suo popolo, in un rapporto personale.
1. La paternità di Dio nell’AT: l’idea nasce da considerare che Dio ha fatto tutto, il mondo è uscito dalle sue mani.
Ma l’appellativo di Padre non appare sino dopo l’esilio, quando si parlava del Dio dei nostri padri, del popolo
eletto. Poi nel riconoscere che Dio chiama figlio al popolo di Israele, paternità che si estende a tutti gli uomini,
perché anche è creatore suo. Inoltre si riconosce una paternità individuale quando si prende cura dei poveri e dei
deboli, d’altronde lo si chiama Padre nella preghiera individuale. Questo prepara al concetto di Padre che sarà usato
da Cristo.
2. Mediazioni di Dio nell’AT: Il Dio invisibile, incomprensibile e trascendente si fa presente nella Storia della
Salvezza attraverso il suo Angelo (del signore), Spirito (Ruah come vento potente è la forza irrompente ed irresistibile
di Dio, che agiste nel mondo e nella storia come una potenza spontanea, libera e liberatrice dell'uomo), Parola
(profetica e creatrice), Sapienza (al campo pratico e morale della vita).
IV. La coscienza trinitaria della chiesa nascente
a) Padre, Figlio e S. santo nella testimonianza della chiesa: la fede della chiesa è centrata nell’evento pasquale, quindi
cristocentrico. Partendo dalla risurrezione si formula il credo, la fede in Cristo con quella di Dio e nello S. Santo.
anche si riconosce che il Dio di Gesù solo è confessato da chi ha ricevuto lo S. Santo, e allo stesso tempo confessare
che Cristo è il figlio di Dio è soltanto per opera dello S. Santo.
il ruolo del Padre è aver risuscitato il Signore Gesù. Inoltre gli ha dato dei titoli, Signore, Cristo (unto da Dio), figlio
di Dio. da parte di Cristo, lui riconosce che tutto gli fu dato dal Padre suo, a scopo di riportare tutto al Padre, il che
soltanto si conosce attraverso il Figlio. È in questo senso che, nella teologia giovannea, la rivelazione di Dio la si
capisce secondo la maniera che Cristo ce lo ha fatto conoscere. Alla fine, in questo ragionamento si capisce che il
Padre e il Figlio agiscono insieme, perché sono una sola cosa.
Lo S. Santo, oltre l’incarnazione del Verbo, è legato a Cristo nelle testimonianze pasquali, principalmente nel
Cenacolo a Pentecoste, ma anche nel giorno della risurrezione: Gesù è "costituito Figlio di Dio con potenza secondo
lo Spirito di Santificazione mediante la risurrezione dai morti".
Relazione dello S. Santo col Padre e il Figlio: Per Paolo il cristiano "vive nello Spirito" e "cammina secondo lo
Spirito"; lo Spirito è il principio di una vita nuova. "chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in
lui ed egli in Dio". L'inabitazione di Dio Padre e del Figlio nel cuore dei credenti è possibile se lo Spirito dimora in
essi.
b) Formule e testi trinitari nel NT: oltre i testi che parlano del rapporto di Cristo, sia col Padre e con lo S. Santo, ci
sono formule più direttamente trinitarie o "triadiche", che nominano cioè unitamente il Padre, Cristo e lo Spirito.
Mt 28,19: "Andate, dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. 1Cor 12,4-6: "C'è poi varietà di doni, ma un solo Spirito; c'è varietà di ministeri, ma un solo Signore; c'è
varietà di attività, ma un solo Dio che opera tutto in tutti". 2Cor 13,13: "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo,
l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi".
C) La nuova creazione nella Trinità: La chiesa primitiva è cosciente della trasformazione avvenuta con l’evento
pasquale. La chiesa viene considerata il nuovo popolo di Dio, il corpo di Cristo e il tempio dello S. Santo. È un
nuovo inizio con rispetto al primo originario inizio del donarsi salvifico di Dio nella creazione. Ma anche inizio di ciò che si
attende, il regno dei cieli.
Battesimo, inizio della nuova creazione nella Trinità: Per mezzo del Battesimo, per il quale si entra a far parte della
Chiesa, si partecipa anche del mistero trinitario. "per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti insieme a Lui (Cristo)
nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo
camminare in una vita nuova, secondo lo Spirito.
La carità è la manifestazione del vivere trinitario: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. La vita
trinitaria si esprime: 1) Nell'Eucarestia: alleanza nel sangue di Cristo, azione di grazie al Padre che si compie nella
forza dello S. Santo. 2) Nel saluto cristiano: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello
Spirito Santo (sia) con tutti voi". 3) nelle preghiere fatte in modo trinitario.
Giustino: per influsso platonico, presentò che Cristo fosse un essere divino, generato dal Padre, considerandolo così
un essere di secondo e terzo ordine per lo S. Santo, il che illumina ai profeti e ai credenti.
Taziano: il Figlio è subordinato al Padre, anche si partecipa della natura divina. lo stesso capita con lo S. Santo che
è il diakonos del Logos.
Teofilo di Antiochia: è stato il primo ad usare il termine Triade, ma non in forma chiara, perché la usa per parlare sul
Padre, Logos e Sapienza, essendo la Sapienza una forza cosmica.
Atenagora: parla di maniera chiara la fede nella Trinità, affermando che esiste Dio Padre, Dio Figlio e Dio S. Santo.
il figlio è generato, non fatto. Lo S. Santo procede da Dio come il raggio e il sole, uniti nella potenza ma diverso in
ordine. Pecca, però di un po’ di subordinazionismo.
l'introduzione del concetto platonico di emanazione non conserva l'essenza della triade divina, lasciando in
inferiorità la seconda e la terza persona. Ma non risultò un'ellenizzazione della fede cristiana perché con la
conoscenza del Logos e l'azione storicamente attiva dello Spirito, introducono nella rappresentazione teologica di
Dio una vitalità.
b. Le polemiche trinitarie del III secolo: le eresie: non sono in un principio negazioni "formali", ma sono quasi
sempre ricerche, saggi di spiegazione. Sono divenute eresie quando i loro autori hanno continuato a sostenerle
contro l'insegnamento del Magistero ecclesiastico.
L’adozionismo: nasce dal monoteismo rigido del gruppo giudeo-cristiano. Per salvare l’unità di Dio, a Cristo gli viene
sottratta la divinità. Cristo non è Dio per natura, ma solo un uomo, abitato di un modo privilegiato dall'attributo
divino che è il Verbo. Dopo la sua risurrezione viene innalzato al rango divino. Dio infatti avrebbe adottato Cristo
come essere divino nel Battesimo. Il principale difensore: Paolo di Samosata, ad Antiochia (260). La Chiesa, in un
concilio ad Antiochia, afferma che Gesù è figlio di Dio per natura, non per adozione.
Monarchismo modalista o sabellianismo: vuol dire un unico principio. Rappresentato da Noeto, Prassea e Sabelio.
Affermano che Dio è un essere rigorosamente unipersonale. per salvare l'unicità di Dio e l'importanza divina di
Cristo, identificano il Padre e il Figlio (e così si ha la possibilità di affermare del Padre perfino l'incarnazione e la
passione, e per questo vengono chiamati "patripassiani"). È una Trinità però in un "modo diverso" di rivelarsi l'Unico
ed Uno Dio (e perciò il nome di Modalismo).
Subordinazionismo: Portò l'interpretazione del mistero trinitario all'esagerazione "triteista" e quindi al politeismo.
L'origine: la mentalità ellenistica. La disputa di questa eresia è anche chiamata disputa ariana. Per salvare la distanzia
tra Dio e il mondo, ci sono una serie di emanazioni di Dio: il Logos, la Sofia, ecc. fino all'elemento materiale. E
quindi il Figlio e lo Spirito sono "divinità inferiori". In questo contesto filosofico si colloca Ario, "capo indiscutibile
del Subordinazionismo". Per salvare la trascendenza del Padre, come unico principio, immutabile e senza origine,
Ario dice che il Verbo doveva essere una posizione subordinata e inferiore, non solo per la sua relazione di origine,
ma anche nella sua costituzione ontica. Quindi il figlio non procede dalla stesa sostanza del Padre, è una creatura;
è un essere divino, in grado inferiore però. Gli argomenti di Ario: Cristo dice: il Padre è più grande di me (Gv
14,28; cf. 17,3; Mc 10,18)) e l'ignoranza del Figlio sul giorno del giudizio universale (cf. Mc 13, 32) alla fine, questo
anche ha ripercussioni soteriologiche.
c) La teologia antimodalista e antisubordinazionista dei padri:
1. Ireneo: Egli presenta una visione storico-salvifica di Dio, recapitolando la storia nel Figlio e nello Spirito, che
sono come le "mani di Dio", in quanto esecutori della rivelazione. accentua fortemente la generazione eterna del
Logos e la sua identità di natura col Padre, e quindi la sua divinità.
2. Tertuliano: attacca il monarchismo, partendo dal monoteismo, dalla sostanza spirituale di Dio, come unica ma
trinitaria, non soltanto nell’ordine economo-salvifico, ma anche in sé. Per spiegarsi, fa uso di vari termini. Unità e
diversità: unità nella sostanza, nello stato o forma di esistenza e nella potestà "ad extra", cioè nella creazione.
Diversità: c'è invece diversità nella forma interna in cui si distinguono Padre, Figlio e Spirito; nel grado, cioè per
l'origine, e nella specie, che riguarda il modo di esercitare l'autorità: il Padre la esercita per il Figlio, e lo Spirito attua
vicariamente. sottolinea la realtà personale del Figlio e dello Spirito.
3. Novaziano: De Trinitate: vi accentua l'eternità del Figlio e la sua distinzione con il Padre. Il Figlio, generato
nell'eternità è trascendente al mondo, si distingue dal Padre e si differenza da Lui in modo personale.
4. Origene: il "De principiis" ha una struttura trinitaria: il Padre, il Figlio e lo Spirito, attraverso i loro compiti e le
loro mansioni, vengono considerati come ippostaticamente distinti fin dall'eternità. Come il Figlio non è creato ma
"generato" "ab aeterno", con una generazione spirituale, così anche per Origene lo Spirito è "persona non creata fin
dall'eternità (tema trascurato dalla riflessione teologica), e quindi insiste nelle differenze personali della natura
divina.
d. I concili di Nicea e Costantinopoli:
1. Il Concilio di Nicea:
La dottrina del concilio: professione di fede trinitaria: crediamo in un Dio, un signore Gesù e nello S. Santo.
un Dio Padre pantocratore; un solo signore Gesù, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. Dio
vero da Dio vero. Dire della stessa sostanza sta a indicare la negazione del triteismo e del subordinazionismo.
Sullo Spirito il Concilio si limita a dire: "E nello Spirito Santo", senza alcuna precisazione. L'argomento più
forte a favore della confessione della divinità dello Spirito Santo è consistito qui nel metterlo sullo stesso
piano del Padre e del Figlio.
Valutazione del concilio: l’apporto dell’espressione “consostanziale al Padre” ha importanza fondamentale
nella storia successiva. Cambia il senso dell’emanazione e delle tre sfere in cui fu capito il rapporto tra la
Trinità. Si capì meglio il modo di essere degli enti: creati e increati, riconoscendo che Cristo appartiene agli
increati. Ci sono imprecisioni sul termine omoousios che veniva usato in modi diversi.
Riflessioni ulteriori sulla dottrina di Nicea:
o il uso di omoousios: (Nicea): dice unità e distinzione; 2) eteroousios (Ario): distinzione senza unità;
3) tautoousios (Sabellianismo): unità senza distinzione; 4) omoios (Adozionismo): simile, non
uguale, anche se divinizzato;
o ciò che riguarda la personalità dello S. Santo: Nicea si era limitato a dire: "Credimus in Spiritum
Sanctum". Per i cristiani dei primi tre secoli "lo Spirito è divino, è potenza creatrice, salvatrice,
rivelatrice, guida la comunità come dono messianico infuso nei credenti.
2. Il Concilio Costantinopolitano I (381)
In questo concilio si condanna nuovamente l’eresia die modalisti, ariani, pneumatologia e tutti i subordinazionisti.
Afferma la distinzione nella Trinità di tre ipostasi nell’unica ousia. Si sa che il Simbolo chiamato Niceo-
costantinopolitano non è stato fatto in questo concilio. Quanto riguarda allo S. Santo, si è completato il simbolo
con le affermazioni: Lo Spirito è "Signore", "Vivificatore" e si afferma di lui la coadorazione e conglorificazione, e la
"processione" dal Padre. E anche se lo Spirito non è designato col termine Dio, si proclama la sua divinità, perché
è signore, dà la vita, ha ispirato i profeti. Insomma, si proclama la sua parità col Padre e il Figlio. Quello che è
mancato è parlare sulla relazione trinitaria dello S. Santo, sorge così più avanti il problema del Filioque.
e) La tradizione Post-Nicea: nonostante la definizione del simbolo della fede, sorsero nuove questioni ed eresie,
che pure furono combattute.
1. La dottrina psicologica-agostiniana della Trinità: nell’opera De Trinitate:
a) unità di Dio: “Dio è la Trinità”, “la Trinità è l’unico vero Dio”, cioè pone l'accento sull'Unità di Dio. L'unità non
si manifesta soltanto nella sua realtà immanente, ma anche nella sua dimensione "economica". "se il Padre è Dio, il
Figlio è Dio, lo Spirito è Dio, perché non tre déi, ma un solo Dio? La risposta è: semplicemente perché il Padre, il
Figlio e lo Spirito sono l'unica essenza divina, "incorporea, immutabile e per natura consostanziale e coeterna. Sorge
anche la domanda: perché solo il figlio si è incarnato, è meno Dio per questo? La risposta che dà Agostino: "... la
natura umana tratta dal seno della vergine Maria è opera della Trinità, ma unita personalmente al Figlio soltanto:
infatti la Trinità invisibile ha prodotto il personaggio visibile del Figlio soltanto".
b) La Trinità in Dio: per spiegare la Trinità, Agostino usa diversi termini:
afferma l'unità divina (senza confondere le Persone), e la Trinità di Persone (senza divisione di sostanza);
Sviluppa l'affermazione dell'unità di sostanza (possesso comune degli stessi attributi e perfezioni)
Determina l'originalità di ciascuna Persona: Padre non generato; Figlio generato; Spirito procedente dal
Padre e dal Figlio;
Afferma l'uguaglianza delle tre Persone;
Ha questa formula riassuntiva: "L'unità nella Trinità, la Trinità nell'unità" ("Unitas in Trinitate, Trinitas in
unitate").
3. La questione del Filioque: Si tratta della dottrina riguardante la processione (origine) dello Spirito Santo. La
controversia ha la sua origine nell'aggiunta da parte degli occidentali del "Filioque" al Simbolo Niceno-
Costantinopolitano. Cioè, mentre detto simbolo diceva che lo Spirito "procede dal Padre"; gli occidentali
aggiunsero: "e dal Figlio.
a) Storia e attualità:
In occidente si aveva avuto lo sviluppo e sistematizzazione riguardo al tema, coasì nel concilio di Efeso (431) si proibì
aggiungere niente alla fede di Nicea; man mano diventa ufficiale la formula filioque , per influsso di Agostino,
considerando che lo S. Santo procede dall’amore mutuo tra il Padre e il Figlio. Nei sinodi di Toledo, tra il 589 e il
693, per affermare meglio "la consustanzialità trinitaria", si parlava del "Paracletus a Patre Filioque procedens. Ma
sarà fino al 1014 che il filiuoque fu inserito nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Alla fine servì per
salvaguardare la consustanzialità del Figlio con il Padre, anche per fondare la distinzione ipostatica tra la seconda e
la terza Persona.
I primi contrasti al Filioque (agostiniano) furono nel 867 con Fozio, il che prese questo punto per conseguire nei
confronti dell'antica Roma la sua indipendenza politica ed ecclesiastica., il che portò alla fine lo scisma del Patriarca
Michele Celuriano nel 1054.
la posizione attuale: c'è una disparità di opinioni; si tratta di una questione dove furono i motivi politici e di prestigio
quelli che occasionarono lo scisma. Infatti, il teologo russo Wladimir Losky dice che il "Filioque" è "l'Impedimentum
dirimens" dogmatico della comunione tra le due chiese, giacché esso porta delle conseguenze dogmatiche
inaccettabili per la chiesa ortodossa: subordinare il carisma all'istituzione, la libertà interiore all'autorità imposta, il
profetismo al giuridico, il laicato al clero, la mistica alla scolastica, il sacerdozio universale alla gerarchia ministeriale,
e il collegio episcopale al primato del papa. Invece, un altro teologo ortodosso Sergei Boulgakov afferma che il
"Filioque" è solo un'opinione teologica, che non compromette per niente l'unità. E K.Barth afferma, al contrario,
che bisogna ammettere necessariamente il "Filioque", giacché tutto che viene dal Padre deve passare per Cristo. E i
Concili di Lione (1274) e di Firenze (1439), pur riconoscendo l'ortodossia del "Filioque", lasciano la possibilità che
i cattolici orientali non recitino il "Filioque" nella Liturgia. Lo stesso disse Benedetto XIV . Tuttavia, il "Filioque"
"costituisce, ancora oggi, un punto di divergenza con le chiese orientali" .
b) Il problema teologico
Perché si è sentito il bisogno di affermare il "Filioque"? La ragione sta nel silenzio del Simbolo, forse per paura dei
"pneumatologi" (lo Spirito è una creazione del Figlio).
- Nel NT: parla della reciprocità tra il Figlio e lo Spirito: il Figlio riceve e dona lo Spirito.
- La teologia del Filioque è dominata da una "certa cristomonismo", dimenticando lo Spirito (oggi si può cadere
nell'estremo contrario, cf. i carismatici).
- La formula greca è molto scritturistica ed è così: "lo Spirito procede dal Padre e riceve dal Figlio". La formula:
"procede dal Padre per il Figlio", non è corrente. Il Vaticano II usa: Dio Padre "essendo il Principio senza principio,
da cui il Figlio è generato e lo Spirito Santo attraverso (per) il Figlio procede".
c) Valutazione delle due posizioni
La posizione greca ha il vantaggio di essere molto vicina alla Scrittura e di segnare il dinamismo delle processioni
trinitarie, insistendo specialmente sull'unica Fonte prima che è il Padre. Essa ha come punto di partenza la
"Monarchia" del Padre, che è "Principio senza principio", l'unica Fonte di tutta la Trinità, secondo Gv 15,26: "che
trae la sua origine dal Padre". Da questa fonte assolutamente unica, il Figlio trae la sua origine di modo immediato,
e lo Spirito, in modo mediato, in quanto riceve dal Padre attraverso il Figlio. Il suo rischio è di minimizzare il ruolo
del Figlio nella spirazione della terza Persona.
La posizione latina, anche se "riconosce il Padre come la fonte e l'origine di tutta la divinità”, considera il Padre e il
Figlio nella loro reciproca relazione, immanente l'uno all'altro, e spirando, come un unico principio, lo Spirito
Santo. Il vantaggio di questa posizione sta nell'indicare la partecipazione reale del Figlio alla spirazione dello Spirito.
Il limite sta nel non far risaltare abbastanza che se il Figlio "spira" lo Spirito Santo, è perché tiene questo dal Padre.
Tuttavia non bisogna dimenticare che la tradizione occidentale confessa, che lo Spirito Santo trae la sua origine dal
Padre, "primariamente". In questo senso dunque le due tradizioni riconoscono che la "monarchia del Padre" implica
che il Padre sia l'unica causa trinitaria o principio del Figlio e dello Spirito.
Nell’indagine della verità rivelata, in Oriente e occidente furono usati metodi diversi per giungere alla conoscenza
delle cose divine, che invece di considerarle opposte, sono complementari: In Oriente si pensa di più alla Trinità
immanente, al Dio nascosto, un mistero incomprensibile al che bisogna adorare. In occidente, invece si insiste sulla
Trinità economica, il Dio rivelato con ciò che comporta.
Conclusione: soteriologia e dogma Trinitario. D’accordo al Catechismo: Il dogma di Dio Uno e Trino.
1. La Trinità è una: non confessiamo tre dei, ma un Dio in tre Persona: la Trinità consustanziale. Non si divide la
divinità, anzi ciascuna persona è Dio tutto intero.
2. Le Persone divine sono realmente distinte tra loro: Dio è unico ma non solitario. Il figlio non è il Padre, il Padre
non è il figlio e lo S. Santo non è il Padre neppure il Figlio. Sono distinti per le loro relazioni di origine: il Padre
genera, il Figlio è generato e lo S. Santo procede da loro.
3. Le Persone divine sono relative le une alle altre: la distinzione risiede nelle relazioni che le mettono in riferimento
le une alle altre. Anche si deve considerare che in queste relazioni rimane una sola sostanza o natura. Per questa
unità il Padre è tutto nel Figlio, nello S. Santo, e così pure con le altre Persone, che sono tutto nelle altre Persone.
4. Trinità è soteriologia: cosa dice questa spiegazione trinitaria sulla salvezza? La chiave per comprendere è la fedeltà
all’esperienza della redenzione della salvezza come viene presentata dalla SS e dalla liturgia: se Gesù non è
consostanziale al Padre, egli non è neanche il nostro Salvatore, poiché egli stesso avrebbe bisogno di chi glielo riveli.
Gesù non sarebbe mediatore di rivelazione nè di salvezza. Se lo S. Santo non fosse divino, non potrebbe comunicarci
né la conoscenza più profonda della gloria di Dio e di Gesù, nemmeno la divinizzazione come figli di Dio.
Da questa esperienza fondamentale è partita la reazione della chiesa contro ogni modalismo e subordinazionismo,
e per questo si capisce che si sia fissata la dottrina del dogma trinitario. Addirittura si sa che le eresie cercavano
salvare l’unità e la coerenza con la testimonianza biblica, sono interpretazioni parziali del mistero salvifico. Sarà la
chiesa e i padri coloro che salveranno l’opera della salvezza e della santificazione. Purtroppo non sempre nella storia
della chiesa quest’aspetto è rimasto così chiaro. Sarà fino il secolo XX che si arriverà ad una sintesi più armoniosa
tra Trinità economica e Trinità immanente, per chiarire quello che disse Agostino e la Scolastica.