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1.

Evento pasquale, culmine della rivelazione trinitaria


la morte e la risurrezione di Cristo, due momenti che stanno intimamente legati: l'umiliazione e l'esaltazione:
a) Esperienza Pasquale: l'incontro col risorto come un'esperienza di grazia. Ha delle tappe: iniziativa del risorto,
riconoscimento dei discepoli, la missione che di ciò che hanno udito e visto. È stata una esperienza che cambiò
radicalmente ai discepoli.
b) Risurrezione come rivelazione della Trinità: Cristo è risorto… credere nella risurrezione dei morti è stato un
elemento essenziale della fede cristiana fin dalle origini (così, e soltanto così, dice questa merda di dispensa).

1. Il padre lo ha risuscitato: è una azione del Padre. La risurrezione quindi è il sì del Padre a Cristo e a noi. Perciò essa è
il tema dell'annuncio e il fondamento della fede, capace di dare senso alle nostre opere e alla nostra vita.

2. il figlio risuscita: La risurrezione manifesta quindi chi è Gesù: nonostante sua crocifissione, egli è il Messia promesso.
3. Risuscitato nello S. Santo: Lo Spirito è anzitutto colui che è donato dal Padre al Figlio, perché l'Umiliato venga
esaltato, e il Crocifisso viva la vita nuova del Risorto; ed insieme è colui che il Signore Gesù dona secondo la
promessa. La Risurrezione quindi costituisce la rivelazione del Padre, Figlio e Spirito, nella sua unità e diversità. Manifesta
anche l'unità della Trinità aperta a noi nell'amore, e perciò offerta di salvezza nella partecipazione alla vita del Padre,
del Figlio e dello Spirito.
C) Morte di Cristo, rivelazione della Trinità: morte e risurrezione di Cristo sono eventi che non si distaccano. La
morte in croce, come tale, è un evento scandaloso per i pagani, ma per la prima comunità ha intuito la verità della
Croce come rivelazione della Trinità. Il verbo consegnare aiuta a capire questo.
1. La consegna di Gesù alla morte: gli ebrei, per invidia, hanno consegnato Gesù all’autorità romana per farlo
morire secondo una pena civile.

2. La morte di Gesù e la Trinità: 3 consegne secondo l’insegnamento della prima comunità cristiana: Gesù consegna
se stesso alla morte: si consegna al Padre per amore verso di noi; Il Padre consegna suo figlio alla morte: Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna"; Il Figlio consegna lo Spirito: nella croce eretta sul Golgota si è manifestato il cuore eterno della Trinità. La dolorosa
"consegna dello Spirito", il suo "discendere agli inferi”, nella solidarietà con tutti quelli che furono, sono e saranno
prigionieri del peccato e della morte, è orientata alla riconciliazione del Figlio col Padre, compiutasi "al terzo giorno",
mediante il dono che il Padre fa dello Spirito al Figlio e in lui e per lui agli uomini lontani e peccatori, e così
vengono riconciliati.
II. LA VITA DI GESÙ DI NAZARET: RIVELAZIONE E ATTUAZIONE DELLA TRINITÀ
La totalità e l'unità dell'evento di salvezza che è Gesù Cristo, implicano la vita, la morte e la risurrezione di lui, nel
suo insieme.
1. I misteri dell’infanzia: la concezione Verginale e la sua nascita sono visti in chiave trinitaria. Il Padre è l’agente
principale, perché mandò l’angelo a una vergine, gli ha preparato un corpo. il Padre agisce per mezzo dello S. Santo,
il quale scende nella Vergine.

Nel figlio si compie l’opera divina. in lui si compiono le promesse dell’AT. Il fiat di Maria aiuta a questo
compimento, in essa ha dimorato Dio. il messia, Cristo = unto con lo Spirito. Gesù stesso ha detto che lo Spirito
di Dio è su di lui, come viene menzionato in Isaia.
Gesù Figlio di Dio nello S. Santo: dopo il Battesimo, Giovanni ha riconosciuto che Gesù è il Messia perché lo S.
Santo discese su di lui. Altri eventi è la rivelazione di Cristo come figlio di Dio sono i segni e le parole che furono
compiuti da lui con la potenza dello S. Santo.
Da un’altra parte, Gesù rivela lo S. Santo durante la cena pasquale quando promesse un consolatore, che ricorderà
tutto ciò che lui ha insegnato e che renderà testimonianza di lui. Il rapporto tra Gesù e lo Spirito è la continuazione
dell’opera di Cristo.
III. L’antico testamento e la rivelazione della Trinità
L’AT rivela la Trinità in quanto manifesta l’amore di Dio in Cristo che si attua in noi attraverso dello S. Santo. è
chiaro che nell’AT no si trovano formule trinitarie, ma le tracce del suo essere trinitario si manifestano nell’opera
della creazione e nel corso dell’Antico Testamento.
a) Visione retrospettiva dell’AT alla luce della Trinità
1. l’AT rivela il NT. Il Dio dei Padri è il Padri di Gesù: Questo Dio, "che aveva già parlato nei tempi antichi molte
volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Eb 1,1s).
2. il figlio è culminazione della storia della Salvezza: in lui si adempiano le Scritture, ma anche c’era nel momento
della Creazione come il Verbo eterno, preesistente col Padre. nella pienezza del tempo, quel Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi.
3. lo S. santo artefice della storia della salvezza: sin dalla creazione, lo S. Santo aleggiava sulle acque. Questo si rilegge
nel battesimo di Cristo, quando lo S. Santo scende su di lui. Da qui che lo S. Santo venga riconosciuto come datore
di vita, creatore e sorgente di ogni bene.

b) La Trinità nella storia dell’antico testamento: bisogna tener presente due aspetti importanti: l'evoluzione del
concetto di Dio e l'evoluzione del concetto di trascendenza e immanenza. Infatti Israele non ha fin dall'inizio un
concetto chiaro di Dio. C'è uno sviluppo nella rivelazione e quindi nella sua conoscenza. Si rafforza l’idea del monoteismo
e il costante agire di Dio a favore del suo popolo, facendosi vicino al suo popolo, in un rapporto personale.
1. La paternità di Dio nell’AT: l’idea nasce da considerare che Dio ha fatto tutto, il mondo è uscito dalle sue mani.
Ma l’appellativo di Padre non appare sino dopo l’esilio, quando si parlava del Dio dei nostri padri, del popolo
eletto. Poi nel riconoscere che Dio chiama figlio al popolo di Israele, paternità che si estende a tutti gli uomini,
perché anche è creatore suo. Inoltre si riconosce una paternità individuale quando si prende cura dei poveri e dei
deboli, d’altronde lo si chiama Padre nella preghiera individuale. Questo prepara al concetto di Padre che sarà usato
da Cristo.
2. Mediazioni di Dio nell’AT: Il Dio invisibile, incomprensibile e trascendente si fa presente nella Storia della
Salvezza attraverso il suo Angelo (del signore), Spirito (Ruah come vento potente è la forza irrompente ed irresistibile
di Dio, che agiste nel mondo e nella storia come una potenza spontanea, libera e liberatrice dell'uomo), Parola
(profetica e creatrice), Sapienza (al campo pratico e morale della vita).
IV. La coscienza trinitaria della chiesa nascente
a) Padre, Figlio e S. santo nella testimonianza della chiesa: la fede della chiesa è centrata nell’evento pasquale, quindi
cristocentrico. Partendo dalla risurrezione si formula il credo, la fede in Cristo con quella di Dio e nello S. Santo.
anche si riconosce che il Dio di Gesù solo è confessato da chi ha ricevuto lo S. Santo, e allo stesso tempo confessare
che Cristo è il figlio di Dio è soltanto per opera dello S. Santo.
il ruolo del Padre è aver risuscitato il Signore Gesù. Inoltre gli ha dato dei titoli, Signore, Cristo (unto da Dio), figlio
di Dio. da parte di Cristo, lui riconosce che tutto gli fu dato dal Padre suo, a scopo di riportare tutto al Padre, il che
soltanto si conosce attraverso il Figlio. È in questo senso che, nella teologia giovannea, la rivelazione di Dio la si
capisce secondo la maniera che Cristo ce lo ha fatto conoscere. Alla fine, in questo ragionamento si capisce che il
Padre e il Figlio agiscono insieme, perché sono una sola cosa.
Lo S. Santo, oltre l’incarnazione del Verbo, è legato a Cristo nelle testimonianze pasquali, principalmente nel
Cenacolo a Pentecoste, ma anche nel giorno della risurrezione: Gesù è "costituito Figlio di Dio con potenza secondo
lo Spirito di Santificazione mediante la risurrezione dai morti".
Relazione dello S. Santo col Padre e il Figlio: Per Paolo il cristiano "vive nello Spirito" e "cammina secondo lo
Spirito"; lo Spirito è il principio di una vita nuova. "chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in
lui ed egli in Dio". L'inabitazione di Dio Padre e del Figlio nel cuore dei credenti è possibile se lo Spirito dimora in
essi.
b) Formule e testi trinitari nel NT: oltre i testi che parlano del rapporto di Cristo, sia col Padre e con lo S. Santo, ci
sono formule più direttamente trinitarie o "triadiche", che nominano cioè unitamente il Padre, Cristo e lo Spirito.
Mt 28,19: "Andate, dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. 1Cor 12,4-6: "C'è poi varietà di doni, ma un solo Spirito; c'è varietà di ministeri, ma un solo Signore; c'è
varietà di attività, ma un solo Dio che opera tutto in tutti". 2Cor 13,13: "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo,
l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi".
C) La nuova creazione nella Trinità: La chiesa primitiva è cosciente della trasformazione avvenuta con l’evento
pasquale. La chiesa viene considerata il nuovo popolo di Dio, il corpo di Cristo e il tempio dello S. Santo. È un
nuovo inizio con rispetto al primo originario inizio del donarsi salvifico di Dio nella creazione. Ma anche inizio di ciò che si
attende, il regno dei cieli.
Battesimo, inizio della nuova creazione nella Trinità: Per mezzo del Battesimo, per il quale si entra a far parte della
Chiesa, si partecipa anche del mistero trinitario. "per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti insieme a Lui (Cristo)
nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo
camminare in una vita nuova, secondo lo Spirito.
La carità è la manifestazione del vivere trinitario: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. La vita
trinitaria si esprime: 1) Nell'Eucarestia: alleanza nel sangue di Cristo, azione di grazie al Padre che si compie nella
forza dello S. Santo. 2) Nel saluto cristiano: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello
Spirito Santo (sia) con tutti voi". 3) nelle preghiere fatte in modo trinitario.

EL CONOCIMIENTO DE LA TRINIDAD: EN LA PRIMERA IGLESIA.


Para entender el problema e sí, partimo por entender como es que la primera Iglesia entendia la trinidad.
1. Padre, Hijo y Sto: en la primera Iglesia.
 La primera comunidad cristiana expresa su fe en el credo, la fe en el Padre, en Cristo y en el Sto
Snto. Esta solo se puede entender meditando la pasqua, ya que aquí es donde encontramos el
carácter trinitario. Peró es el mismo Jesús que envia a sus apostoles a bautizar en el Nombre del P y
H y ES, Mt 28, 19.
 La iglesia es conciente que el Padre no puede ser conocido y proclamado, si no se tiene al Sto Snto.
 Es el evento pasqual que une y manifiesta a las 3 personas, en la fe de la primera iglesia.
 Manifestación del PADRE
1.=> en Rom 4, 24: se ve que es el Padre quien resucita a Jesús. Del mismo modo que en toda
la vida de Jesús, desde su nacimiento hasta la risurreción es el Padre quien aparece como el
agente principal. Dios ha visitado a su pueblo Lc 1, 68. Ha cumplido la promessa hecha a
Abram, y a su desendencia, Lc 1, 55. Ha enviado a su unico hijo Mc 1, 11. Y es en el Sto che
podemos gritar Abbá Padre.
 Manifestación del HIJO.
1.=> el evento pasqual lleva, a los discipolos, a un conocimiento más profundo de Cristo. Para
ello es necesario ver los nombres que se le atribuyen a al Hijo de Dios.
2.Cristo => Jesús es proclamado el Cristo, el Mesias, el ungido. Esto se puede afirmar en Rom
8, 34: aquí se afirma que Jesús, despues de su resurección y glorificación, está sentado a la
dereche del Padre.
3.Hijo de Dios:
 => en el AT, ya se experimenta el sentido de parternidad de Dios, pero la relación
entre el Hijo y el padre, no será vista en sentido carnal, sino en sentido de protección.
 Todo esto comienza con el mensaje Cristiano: especialmente en la narración de la
tentación de Jesús. Las dos narraciones, sea de Mt y Lc, comienzan con una formula:
si tu eres en verdad el hijo de Dios, esto deja ver que el sentido de paternidad es de
protección divina. Satanas desea que Jesús renuncie a la Paternidad de Dios, para
aceptar la protección de él.
 Pero hay dos eventos que muestran que realmente Dios era el Padre de Jesús, ya
que es él quien lo confirma: 1. Bautismo. 2. Transfiguración. Aquí el Padre designa
a Jesús como su hijo predilecto.
 De igual manera el mismo Jesús confirma ser hijo de Dios: Mt 11, 25 ss => Jesús
dice: todo me ha sido dado de mi Padre, refiriendoce al conocimiento divino, ello
no quiere decir que Dios se haya quedado sin poder al momento que Jesús gobierna,
al contrario: el Hijo govierna, en el lugar del Padre, para establecer el verdadero reino
de su Padre.
 Jesús manifiesta al padre en sus actos: es el los actos y palabras de Jesús, que el Padre
se da a conocer.
 El titulo hijo de Dios: para Juan, este titulo no solo significa que Cristo es el portador
de la revelación, sino que él es la revelación: quien me ve a mi, ve al Padre. El hijo e
suno con el Padre, el hijo es el lugar de encuentro con Dios. Veamos algunos asectos:
a. Relacion padre e hijo. El hijo no puede hacer nada por si mismo: porque él
y el padre son una sola cosa.
b. Relación Cristo-Cristiano: sin mi no pueden hacer nada, con el fin que sean
una sola cosa, como nosotros somos una sola cosa. El cristiano es enviado
de Cristo, Cristo es el enviado del Padre.
c. El Evangelio de Juan termina diciendo: todos estos signos han estado
escritos para que crean che Jesús es el Hijo de Dios, y creyendo tengan vida
eterna.
d. Logos, palabra Griega que viene usada por el Evangelista Juan 1, 14: afirma
che la palabra, especificamente que el Verbo, se ha hecho carne, es decir
hombre.
e. Kyrios: es la profesión de fe esencial del cristiano. Jesús es constituido por su
exaltación a la derecha del Padre. Se le llama Marana tha o Adonai.
4. Manifestación del STO SNTO:
 Dos fundamentos historicos, después de la pasqua:
a. Las apariciones del Resucitado: Jesús no se aparece a todos sus discípulos,
solo a los elejidos por Dios.
b. La pentecostes: es un claro testimonio del Sto Snto, porque después de la
pentecostes, es cuando comienza a a actuar el Sto Snto.
c. El evento del cenaculo: aquí, Jesús resucitado dice: recivan el Sto Snto, pero
antes de su muerte él mismo habia prometido al Sto Snto, y aquí da
cumplimiento a su promesa, promesa que se realiza en el evento pasqual,
pasión, muerte y resurrección, aquí se ve una estrecha comunicación entre el
padre, el hijo y el Sto Snto.
d. El evento del dia de la resurrección, miesntras sus discípulos estaban
enserrados de miedo: Jesús resucitdo se les aparece y les dice dos veces <<la
paz sea con ustedes>>, luego dice: asi como el Padre me ha enviado, tambien
yo los envio a ustedes, después de estas palabras, soplo sobre ellos e dice,
reciban el Sto snto, Gv 20, 19. Cristo habia entregado su espirito en la cruz,
y desciende sin el Padre y sin el Sto, pero su Padre, dios, no le abandona y da
su espirito, y con este Espirito que sale del abismo, venciendo a la muerte, es
el que le da ahora a los apóstoles para que anuncien al resucitado.
e. El evento de la pentecostes: desde este mometo comienza el tiempo del Sto
Snto. La venida del Sto en pentecostes, es la definitiva manifestación de
aquello que habia venido el día de la pasqua, pero esto que habia venido a
puertas serradas, ahora viene delante de todos los hombres, es así como sus
apostoles, con la fuerza de este Sto, anu,ncian al resusitado sin miedo alguno.
Aquí comienza el tiempo de la Iglesia. La biblia dice: el dia de pentecostes,
fue enviado el Sto Snto para santificar a la iglesia, para que los que creen
tengan acceso al Padre, mediante su hijo, en un solo Sto…..
f. La relación entre Padre, Hijo, Sto: según Paolo y Juan.
 Paolo: Según Paolo, el crsitiano vive en el Sto, y camina según el Sto,
el Sto es el principio de una vida nueva que es la resurrección, y la
liberación. Para él, es Dios quien envia el Sto Snto, quien lo
administra, quien lo envia y todos los que estan llenos, o tienen el
Sto, son hijos de Dios y tenidos a obrar en sus vidas según el Sto, y
dónde recibe el Sto el Cristiano? En el bautismo, pero para ello
deberá prepararse y hacer un discernimiento, es desde ese momento
que debe actuar y vivir según el Sto, en la santa Doctrina de la Iglesia.
Paolo al Sto lo llama Pneuma di cristo, dejando ver la relación que
hay entre Cristo y el Sto Snto porque: el El Sto Snto es accesible por
medio de Cristo y => Cristo es accesible por medio del Sto Snto. Pero
Cristo opera por medio del Sto Snto, y no al revez.
 Juan: para Juan el Sto tiene como acción y objetivo hacer que el
cristiano acepte a Cristo como hijo de dios y puedan vivir una vida
divina, es decir una vida en cristo, Juan lo afirma en su evangelio 1,
4, 16.
 Sea Juan y Paolo: insisten en provar cual es el Sto de verdad, y el Sto
de la mentira.
2. Formulas y testos trinitarios en el NT.
 El NT presenta una serie de formulas de fe, donde esta presente la trinidad, sea en la oración, en la
liturgia, especialmente el el pautismo. Siempre se resalta la importancia de Cristo como Señor e hijo
del Padre, otras hablan de la relación entre el Padre y el hijo y otras de Cristo pero bajo la acción del
sto snto.
 El mas claro es el mandato de Jesús, narrado en el evangelio de Mateo 28, 19, que la iglesia la toma
como formula de fe: Por tanto, id, y haced discípulos a todas las naciones, bautizándolos en el
nombre del Padre, y del Hijo, y del Espíritu Santo…..
 Otro lo ttrovamos en Galatas 4 6 ss: todos son hijos de Dios, por medio de la fe en su hijo, y que
todos al ser bautizados en Cristo, son revestidos de él… y que la prueba de que somos hijos de Dios
es que él ha enviado en nuestros corazones al Sto del hijo que grita Abbá Padre.
 En 2 Cor 13, 13: tenemos una bendición que usa nuestro Padre Francisco de Asís: la grazia de
nuestro Señor Jesucristo, el amor de Dios Padre y la Comunión del Stu Snto, sea con todos
ustedes….
3. La nueva creación de la trinidad.
 Aquí señalamos 2 aspectos importantes:
1. La iglesia y el nuevo pueblo de Dios.
 La comunidad naciente se considera el nueblo pueblo de Dios, una comunidad que
esta bajo la guia y protección del Sto Snto. Así laIglesia del Padre es la Iglesia de
Dios. Asi la nueva iglesia es ahora la nueva Israel, pueblo elegido por Dios. Por otro
lado la Iglesia es el cuerpo de Cristo, y nosotros somos los miembros, esto gracias a
la sangre de Cristo. La iglesia es su esposa que vive en comunión con su hijo. Así
mismo la Iglesia es el templo del sto snto, porque la primera comunidad nace y se
desarrolla bajo la acción del Snto Santo, convirtiendo a la iglesia en su morada. El
amor de Dios viene por medio del Sto snto. Paolo dice que este Sto ha estado enviado
en nuestros corazones para un nuevo renacer, un renacer que viene bajo la acción de
este Sto.
2. El bautismo es el inizio de la nueva creación en la Trinidad.
 Por medio del bautismo formamos parte de la iglesia, y se entra a participar tambien
del misterio de la trinidad….
 La vida trinitaria se recive en el bautismo, y por medio del bautismo, y es por el
bautismo que nostros al igual que Jesús: somos sepultados con él, y resucitamos al
igual que él, gracias al Padre, y caminamos en una vida nueva, donde estaremos bajo
la acción del Sto Snto. Ahora, es en la respuesta a esta fe que el hombre expresa de
manera clara la trinidad, que es en el credo: yo creo, ….. la triple pregunta que se
hace.. así queda claro que la fe de todo cristiano se funda en la trinidad: la vida
cristiana es según el Sto, conforme a Cristo, ya que gracias a él somos adopatados por
el Padre como hijos… la expresión clara es la caridad: aquí se muestra el vivir en el
Padre: como ustedes me han amado así yo los he amado a ustedes… la trinidad se
manifiesta en la eucaristia, en el saludo cristiano, en la oración cristiana, de manera
clara en toda actividad manifestada por Cristo.
3. La esperanza de la trinidad en la Iglesia primitiva.
 Para esto necestiamos ver las tres personas y en que forma se manifiesta esta
esperanza:
a. El tiempo del Padre => los cristianos entienden este tiempo como la parusia,
el día en que la tierra sera juzgada por el padre.
b. Hijo => este tiempo es conocido como : el tiempo de nuestro Señor
Jesucristo, es decir el tiempo de la segunda venida, la parusia, Atti 1, 11:
aferma que un día regresará, al igual como fue enviado del cielo y le hemos
visto. La primicia es que Cristo es el principio, el primogenito de los que
resucitan de los muertos.
c. El tiempo del Sto Snto: => este será tambien en la vida futura. Es decir, que
que el Espiritu que resusito a Jesús den entre los muertos, vendra en el día
de nuestra muerte, y gracias a este espiritu nosotros resusitaremos.
 Quién es el Padre => el padre es quien ha dado entregado a su hijo por amor al
mundo, es aquel que ha resucitado a su hijo dandonos el Stu de reconciliación, por
medio de su hijo, nuestros pecados. La iniciativa ser´siempre del Padre, es él quien
invita al hombre a la salvación, y el hombre debe responder a su llamada.es él quien
toma la iniziativa de mostrarse a todo ser viviente, el padre esta en mí y yo en él Gv
10, 38. Nada hago por mi mismo, sino solo aquello que me ha esneñado el padre Gv
16, 36. El Padre es quien ama a su hijo predilecto, al punto de entregarlo a la muerte
por la remision de nuestros pecados: Dios amó tanto al mundo que entregó asu unico
hijo al mundo, afin que todos sean salvado por medio de él Gv 3, 16: salvación que
viene por medio de la cruz y del evento pasqual. El que nos mostrará en que consiste
el amor del Padre es su hijo: especialmente porque Dios es amor, por tanto quien no
ama no ama al Padre, ejemplo la parabola del pastor que va en busca de la oveja
perdida, la mujer que busca encontrar la moneda perida, la paabola del hijo prodigo,
el Señor que perdona la deuda al siervo, es el Dios del amor y del perdón, por tanto
es el mismo Jesús quien nos dice que todos necesitan de la redención, y esta viene
por medio del padre.
 Quién es el hijo: => el hijo es quien se entrega a la muerte por amor de nosotros
pecadores e obedienza al padre, es el que resucita al tercer día, es el culmen de la
salvación, es la manifestación del amor del padre para los hombres, es la presencia
real del amor encarnado, Cristo es Dios, asi se afirma: en el pprincipio el verbo era
Dios, mi señor y Dios mio, la respuesta de Toma. En fin, el hijo es quien nos rescata
del peccado y de la muerte y nos restituye al camino de salvación.
 Quién es el Sto Snto => es gracias al Sto que el hijo se entrega al padre en la cruz,
padre en tus manos encomiendo mi Espiritu, el padre en su amor, le da ese espiritu
para vender la muerte y resucitar, es el Sto quien esta presente en toda la vida de
Jesús, es el Estu quien dirige la historia de la salvación, es el que recibimos en el
bautismo, es el que nos conduce a Cristo y a l Padre, es el que nos ayuda a
comprender el amor de Dios, es el que lleva a posarse en Mría en la encarnación del
hijo de Dios, es el amor del Padre, el Stu es quien viene en el momento de
pentecostes, y el el guia, y quien dirige la iglesia desde entonces hasta nuestro tiempo.
LA COCIENCIA DE LA PRIMERA IGLESIA ACERCA DEL MISTERIO DE LA TRINIDAD.
1. Como viene el proceso de comprención.
 El punto de origen, es la experiencia, es decir la revelación, una revelación que se desarrolla a lo
largo del proceso historico de la salvación del hombre: Cristo es diverso del Padre, pero es tambien
la presencia del Padre entre nosotros, es nuestro hermano. Es gracias al Stu Snto que
experimentamos el amor del Padre, que si ha manifestado en la cruz, en este Stu sentimos la
presencia de Dios.
 Esta experiencia recorre todo una larga historia de comprención, es así como viene un proceso de
comprención dentro de la iglesia, un proceso de clarificación entre qual es la relación del padre con
el hijo, el hijo con el stu Snto. Podemos decir que Cristo es Dios, su hijo (si desimos che Cristo no
es Dios) Cristo puede revelar a Dios y por eso lo podemos conocer, (no puede revelar a Dios y no
podriamos conocerlo), es Cristo quien nos revela de manera plena la trinidad. El Padre que envia a
su hijo por amor, y para que este hijo nazca actua el Sto, quien se posa en María, y el hijo que se
entrega en la cruz por nuestros pecados.
 La trinidad en oracion de la iglesia => es el lugar donde se desarrolla y expresa toda la fe de la
iglesiasea en las oraciones, el los salmos, rezos comunitarios, eucaristia, bautismo, en cada
sacramento. De manera concreta el simbolo de la fe aquie se manifiesta la respuesta a los tres “si
creo”, es decir son formulas de fe que nos ayudan a expresar la fe en la trinidad. Pero de manera
concreta se manifiesta en el bautismo y en la eucaristia. En la oración y liturgia, en un principio
hasta hoy la oración son dirigidad al padre, mediados por su hijo cristo en una sola unidad con el
Stu Snto. en al dosxsologia, que termina con un reconocimiento a Dios, padre, Al hijo y al Sto Snto.
En la imposición de las manos, se invoca a la trinidad, ya sea en la confirmación, y unción post
bautismal, en la ución de los enfermos, en la reconciliación del penitente, en la consagración del
ministerio sacerdotal, en la profesión solemme, es decir en cada oración siempre esta presente la
invocación a la trinidad, doxologia.
 La trinidad en la reflexión de los padre y de las erejias: =>
a. la dottrina degli apologisti: ebbero delle difficoltà per le circostanze di persecuzione, ma anche per le circostanze
di giudaismo, paganesimo e gnosticismo.

Giustino: per influsso platonico, presentò che Cristo fosse un essere divino, generato dal Padre, considerandolo così
un essere di secondo e terzo ordine per lo S. Santo, il che illumina ai profeti e ai credenti.

Taziano: il Figlio è subordinato al Padre, anche si partecipa della natura divina. lo stesso capita con lo S. Santo che
è il diakonos del Logos.

Teofilo di Antiochia: è stato il primo ad usare il termine Triade, ma non in forma chiara, perché la usa per parlare sul
Padre, Logos e Sapienza, essendo la Sapienza una forza cosmica.

Atenagora: parla di maniera chiara la fede nella Trinità, affermando che esiste Dio Padre, Dio Figlio e Dio S. Santo.
il figlio è generato, non fatto. Lo S. Santo procede da Dio come il raggio e il sole, uniti nella potenza ma diverso in
ordine. Pecca, però di un po’ di subordinazionismo.
l'introduzione del concetto platonico di emanazione non conserva l'essenza della triade divina, lasciando in
inferiorità la seconda e la terza persona. Ma non risultò un'ellenizzazione della fede cristiana perché con la
conoscenza del Logos e l'azione storicamente attiva dello Spirito, introducono nella rappresentazione teologica di
Dio una vitalità.
b. Le polemiche trinitarie del III secolo: le eresie: non sono in un principio negazioni "formali", ma sono quasi
sempre ricerche, saggi di spiegazione. Sono divenute eresie quando i loro autori hanno continuato a sostenerle
contro l'insegnamento del Magistero ecclesiastico.

L’adozionismo: nasce dal monoteismo rigido del gruppo giudeo-cristiano. Per salvare l’unità di Dio, a Cristo gli viene
sottratta la divinità. Cristo non è Dio per natura, ma solo un uomo, abitato di un modo privilegiato dall'attributo
divino che è il Verbo. Dopo la sua risurrezione viene innalzato al rango divino. Dio infatti avrebbe adottato Cristo
come essere divino nel Battesimo. Il principale difensore: Paolo di Samosata, ad Antiochia (260). La Chiesa, in un
concilio ad Antiochia, afferma che Gesù è figlio di Dio per natura, non per adozione.
Monarchismo modalista o sabellianismo: vuol dire un unico principio. Rappresentato da Noeto, Prassea e Sabelio.
Affermano che Dio è un essere rigorosamente unipersonale. per salvare l'unicità di Dio e l'importanza divina di
Cristo, identificano il Padre e il Figlio (e così si ha la possibilità di affermare del Padre perfino l'incarnazione e la
passione, e per questo vengono chiamati "patripassiani"). È una Trinità però in un "modo diverso" di rivelarsi l'Unico
ed Uno Dio (e perciò il nome di Modalismo).

Subordinazionismo: Portò l'interpretazione del mistero trinitario all'esagerazione "triteista" e quindi al politeismo.
L'origine: la mentalità ellenistica. La disputa di questa eresia è anche chiamata disputa ariana. Per salvare la distanzia
tra Dio e il mondo, ci sono una serie di emanazioni di Dio: il Logos, la Sofia, ecc. fino all'elemento materiale. E
quindi il Figlio e lo Spirito sono "divinità inferiori". In questo contesto filosofico si colloca Ario, "capo indiscutibile
del Subordinazionismo". Per salvare la trascendenza del Padre, come unico principio, immutabile e senza origine,
Ario dice che il Verbo doveva essere una posizione subordinata e inferiore, non solo per la sua relazione di origine,
ma anche nella sua costituzione ontica. Quindi il figlio non procede dalla stesa sostanza del Padre, è una creatura;
è un essere divino, in grado inferiore però. Gli argomenti di Ario: Cristo dice: il Padre è più grande di me (Gv
14,28; cf. 17,3; Mc 10,18)) e l'ignoranza del Figlio sul giorno del giudizio universale (cf. Mc 13, 32) alla fine, questo
anche ha ripercussioni soteriologiche.
c) La teologia antimodalista e antisubordinazionista dei padri:
1. Ireneo: Egli presenta una visione storico-salvifica di Dio, recapitolando la storia nel Figlio e nello Spirito, che
sono come le "mani di Dio", in quanto esecutori della rivelazione. accentua fortemente la generazione eterna del
Logos e la sua identità di natura col Padre, e quindi la sua divinità.
2. Tertuliano: attacca il monarchismo, partendo dal monoteismo, dalla sostanza spirituale di Dio, come unica ma
trinitaria, non soltanto nell’ordine economo-salvifico, ma anche in sé. Per spiegarsi, fa uso di vari termini. Unità e
diversità: unità nella sostanza, nello stato o forma di esistenza e nella potestà "ad extra", cioè nella creazione.
Diversità: c'è invece diversità nella forma interna in cui si distinguono Padre, Figlio e Spirito; nel grado, cioè per
l'origine, e nella specie, che riguarda il modo di esercitare l'autorità: il Padre la esercita per il Figlio, e lo Spirito attua
vicariamente. sottolinea la realtà personale del Figlio e dello Spirito.

3. Novaziano: De Trinitate: vi accentua l'eternità del Figlio e la sua distinzione con il Padre. Il Figlio, generato
nell'eternità è trascendente al mondo, si distingue dal Padre e si differenza da Lui in modo personale.

4. Origene: il "De principiis" ha una struttura trinitaria: il Padre, il Figlio e lo Spirito, attraverso i loro compiti e le
loro mansioni, vengono considerati come ippostaticamente distinti fin dall'eternità. Come il Figlio non è creato ma
"generato" "ab aeterno", con una generazione spirituale, così anche per Origene lo Spirito è "persona non creata fin
dall'eternità (tema trascurato dalla riflessione teologica), e quindi insiste nelle differenze personali della natura
divina.
d. I concili di Nicea e Costantinopoli:
1. Il Concilio di Nicea:

 La dottrina del concilio: professione di fede trinitaria: crediamo in un Dio, un signore Gesù e nello S. Santo.
un Dio Padre pantocratore; un solo signore Gesù, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. Dio
vero da Dio vero. Dire della stessa sostanza sta a indicare la negazione del triteismo e del subordinazionismo.
Sullo Spirito il Concilio si limita a dire: "E nello Spirito Santo", senza alcuna precisazione. L'argomento più
forte a favore della confessione della divinità dello Spirito Santo è consistito qui nel metterlo sullo stesso
piano del Padre e del Figlio.
 Valutazione del concilio: l’apporto dell’espressione “consostanziale al Padre” ha importanza fondamentale
nella storia successiva. Cambia il senso dell’emanazione e delle tre sfere in cui fu capito il rapporto tra la
Trinità. Si capì meglio il modo di essere degli enti: creati e increati, riconoscendo che Cristo appartiene agli
increati. Ci sono imprecisioni sul termine omoousios che veniva usato in modi diversi.
 Riflessioni ulteriori sulla dottrina di Nicea:
o il uso di omoousios: (Nicea): dice unità e distinzione; 2) eteroousios (Ario): distinzione senza unità;
3) tautoousios (Sabellianismo): unità senza distinzione; 4) omoios (Adozionismo): simile, non
uguale, anche se divinizzato;
o ciò che riguarda la personalità dello S. Santo: Nicea si era limitato a dire: "Credimus in Spiritum
Sanctum". Per i cristiani dei primi tre secoli "lo Spirito è divino, è potenza creatrice, salvatrice,
rivelatrice, guida la comunità come dono messianico infuso nei credenti.
2. Il Concilio Costantinopolitano I (381)
In questo concilio si condanna nuovamente l’eresia die modalisti, ariani, pneumatologia e tutti i subordinazionisti.
Afferma la distinzione nella Trinità di tre ipostasi nell’unica ousia. Si sa che il Simbolo chiamato Niceo-
costantinopolitano non è stato fatto in questo concilio. Quanto riguarda allo S. Santo, si è completato il simbolo
con le affermazioni: Lo Spirito è "Signore", "Vivificatore" e si afferma di lui la coadorazione e conglorificazione, e la
"processione" dal Padre. E anche se lo Spirito non è designato col termine Dio, si proclama la sua divinità, perché
è signore, dà la vita, ha ispirato i profeti. Insomma, si proclama la sua parità col Padre e il Figlio. Quello che è
mancato è parlare sulla relazione trinitaria dello S. Santo, sorge così più avanti il problema del Filioque.
e) La tradizione Post-Nicea: nonostante la definizione del simbolo della fede, sorsero nuove questioni ed eresie,
che pure furono combattute.
1. La dottrina psicologica-agostiniana della Trinità: nell’opera De Trinitate:
a) unità di Dio: “Dio è la Trinità”, “la Trinità è l’unico vero Dio”, cioè pone l'accento sull'Unità di Dio. L'unità non
si manifesta soltanto nella sua realtà immanente, ma anche nella sua dimensione "economica". "se il Padre è Dio, il
Figlio è Dio, lo Spirito è Dio, perché non tre déi, ma un solo Dio? La risposta è: semplicemente perché il Padre, il
Figlio e lo Spirito sono l'unica essenza divina, "incorporea, immutabile e per natura consostanziale e coeterna. Sorge
anche la domanda: perché solo il figlio si è incarnato, è meno Dio per questo? La risposta che dà Agostino: "... la
natura umana tratta dal seno della vergine Maria è opera della Trinità, ma unita personalmente al Figlio soltanto:
infatti la Trinità invisibile ha prodotto il personaggio visibile del Figlio soltanto".
b) La Trinità in Dio: per spiegare la Trinità, Agostino usa diversi termini:

 le processioni: La prima processione è la generazione; Agostino analizza il concetto di paternità partendo


dalla realtà umana: "L'uomo è padre in quanto si riferisce a un figlio al quale ha comunicato la vita. In modo
analogo, Dio è Padre per la sua relazione personale col Figlio; e il Figlio è Dio perché si riferisce totalmente
al Padre. La seconda processione è quella dello Spirito. Agostino, per conoscere la personalità dello S. Santo
e cosa lo individualizza in Dio rispetto al Padre e al Figlio, parte dall'economia della salvezza, cioè dalla sua
funzione "ad extra". Lo Spirito elargisci agli uomini i doni di Dio, perciò lo Spirito è dono di Dio; effonde
nei cuori dei credenti la carità (Rom 5,5), perciò lo Spirito è in Dio l'amore: "Lo Spirito Santo non è lo
Spirito soltanto del Padre, né soltanto del Figlio, ma di entrambi; e perciò fa pensare alla carità comune con
la quale si amano vicendevolmente il Padre e il Figlio.
 Le relazioni: Gli ariani: poiché in Dio si ammette l'unica sostanza, la distinzione tra le persone può essere
pensata soltanto a livello accidentale; ora, accidente significa mutevolezza, e ciò non può essere applicato a
Dio, che è immutabile. Perciò, per Ario, il Figlio e lo Spirito sono "due creature" della sostanza ingenerata
del Padre. Agostino, partendo dalla processione, arriva a formulare le relazioni in Dio: Queste relazioni sono
reali e sostanziali, non semplici determinazioni accessorie. Le tre Persone in rapporto a sé stesse sono l'unico
vero Dio e coincidono con l'essere assoluto; invece in relazione reciproca sono rispettivamente Padre, Figlio e
Spirito Santo. Infatti, non c'è stato mai un tempo che il Figlio non fosse il Figlio del Padre, non ha mai
cominciato ad esserlo, essendo eternamente con il Padre e con lo Spirito l'unico principio della creazione,
"un solo Creatore e un solo Signore
 Le Persone: Per Agostino le persone hanno nomi propri e relativi. La prima: Padre, Principio, Ingenito; la
seconda: Figlio, Verbo, Immagine; la terza: Spirito Santo, dono, amore.
c) La spiegazione psicologia della Trinità: Il punto di partenza è la verità biblica che l'uomo è "immagine di Dio", e
perciò deve avere in sè una partecipazione, sebbene imperfetta, della realtà trinitaria, in quanto "è capace di Dio e
può essere partecipe di lui" : Dove troviamo nell'uomo l'immagine di Dio? Nell’anima. Perciò lui si sforza di trovare
nell'anima realtà triadiche. Così le qualità principali dell'anima: "esse", "nosse", "velle", sono equiparate da lui alla
triade "mens", "notitia" "amor" o a quella più interessante di "memoria", "intelligentia", "voluntas": queste tre sono
realtà dell'unico spirito, distinte tra loro, ma interdipendenti. Nessuna infatti sarebbe senza l'altra, essendo
reciprocamente relative. Agostino presenta altre metafore: l'amante, l'amato e l'amore. Questa realtà triadica è
immagine della Trinità, e non si può perdere neanche per il peccato, perché costituisce la struttura stessa dell'anima.
Però si realizza solo quando l'uomo trova Dio, nell'esercizio della sua memoria, del suo intelletto e della sua volontà,
qualità che costituiscono la vita dello spirito... Poi Agostino dice che l’immagine di Dio, presente nella creazione,
viene deformata dal peccato e dopo diverrà perfetta nella visione beatifica... e sciocchezze del genere.
2. Il Simbolo "Quicumque (chiunque, qualuncue)": sotto l’autorità di Atanasio, è entrato il simbolo di fede che
comincia con la parola Quicumque. Detto simbolo stabilisce il rapporto che lega la salvezza alla fede trinitaria, fede
che esigeva la chiesa d’accordo a vari punti:

 afferma l'unità divina (senza confondere le Persone), e la Trinità di Persone (senza divisione di sostanza);
 Sviluppa l'affermazione dell'unità di sostanza (possesso comune degli stessi attributi e perfezioni)
 Determina l'originalità di ciascuna Persona: Padre non generato; Figlio generato; Spirito procedente dal
Padre e dal Figlio;
 Afferma l'uguaglianza delle tre Persone;
 Ha questa formula riassuntiva: "L'unità nella Trinità, la Trinità nell'unità" ("Unitas in Trinitate, Trinitas in
unitate").
3. La questione del Filioque: Si tratta della dottrina riguardante la processione (origine) dello Spirito Santo. La
controversia ha la sua origine nell'aggiunta da parte degli occidentali del "Filioque" al Simbolo Niceno-
Costantinopolitano. Cioè, mentre detto simbolo diceva che lo Spirito "procede dal Padre"; gli occidentali
aggiunsero: "e dal Figlio.
a) Storia e attualità:
In occidente si aveva avuto lo sviluppo e sistematizzazione riguardo al tema, coasì nel concilio di Efeso (431) si proibì
aggiungere niente alla fede di Nicea; man mano diventa ufficiale la formula filioque , per influsso di Agostino,
considerando che lo S. Santo procede dall’amore mutuo tra il Padre e il Figlio. Nei sinodi di Toledo, tra il 589 e il
693, per affermare meglio "la consustanzialità trinitaria", si parlava del "Paracletus a Patre Filioque procedens. Ma
sarà fino al 1014 che il filiuoque fu inserito nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Alla fine servì per
salvaguardare la consustanzialità del Figlio con il Padre, anche per fondare la distinzione ipostatica tra la seconda e
la terza Persona.
I primi contrasti al Filioque (agostiniano) furono nel 867 con Fozio, il che prese questo punto per conseguire nei
confronti dell'antica Roma la sua indipendenza politica ed ecclesiastica., il che portò alla fine lo scisma del Patriarca
Michele Celuriano nel 1054.
la posizione attuale: c'è una disparità di opinioni; si tratta di una questione dove furono i motivi politici e di prestigio
quelli che occasionarono lo scisma. Infatti, il teologo russo Wladimir Losky dice che il "Filioque" è "l'Impedimentum
dirimens" dogmatico della comunione tra le due chiese, giacché esso porta delle conseguenze dogmatiche
inaccettabili per la chiesa ortodossa: subordinare il carisma all'istituzione, la libertà interiore all'autorità imposta, il
profetismo al giuridico, il laicato al clero, la mistica alla scolastica, il sacerdozio universale alla gerarchia ministeriale,
e il collegio episcopale al primato del papa. Invece, un altro teologo ortodosso Sergei Boulgakov afferma che il
"Filioque" è solo un'opinione teologica, che non compromette per niente l'unità. E K.Barth afferma, al contrario,
che bisogna ammettere necessariamente il "Filioque", giacché tutto che viene dal Padre deve passare per Cristo. E i
Concili di Lione (1274) e di Firenze (1439), pur riconoscendo l'ortodossia del "Filioque", lasciano la possibilità che
i cattolici orientali non recitino il "Filioque" nella Liturgia. Lo stesso disse Benedetto XIV . Tuttavia, il "Filioque"
"costituisce, ancora oggi, un punto di divergenza con le chiese orientali" .

b) Il problema teologico
Perché si è sentito il bisogno di affermare il "Filioque"? La ragione sta nel silenzio del Simbolo, forse per paura dei
"pneumatologi" (lo Spirito è una creazione del Figlio).
- Nel NT: parla della reciprocità tra il Figlio e lo Spirito: il Figlio riceve e dona lo Spirito.
- La teologia del Filioque è dominata da una "certa cristomonismo", dimenticando lo Spirito (oggi si può cadere
nell'estremo contrario, cf. i carismatici).
- La formula greca è molto scritturistica ed è così: "lo Spirito procede dal Padre e riceve dal Figlio". La formula:
"procede dal Padre per il Figlio", non è corrente. Il Vaticano II usa: Dio Padre "essendo il Principio senza principio,
da cui il Figlio è generato e lo Spirito Santo attraverso (per) il Figlio procede".
c) Valutazione delle due posizioni
La posizione greca ha il vantaggio di essere molto vicina alla Scrittura e di segnare il dinamismo delle processioni
trinitarie, insistendo specialmente sull'unica Fonte prima che è il Padre. Essa ha come punto di partenza la
"Monarchia" del Padre, che è "Principio senza principio", l'unica Fonte di tutta la Trinità, secondo Gv 15,26: "che
trae la sua origine dal Padre". Da questa fonte assolutamente unica, il Figlio trae la sua origine di modo immediato,
e lo Spirito, in modo mediato, in quanto riceve dal Padre attraverso il Figlio. Il suo rischio è di minimizzare il ruolo
del Figlio nella spirazione della terza Persona.
La posizione latina, anche se "riconosce il Padre come la fonte e l'origine di tutta la divinità”, considera il Padre e il
Figlio nella loro reciproca relazione, immanente l'uno all'altro, e spirando, come un unico principio, lo Spirito
Santo. Il vantaggio di questa posizione sta nell'indicare la partecipazione reale del Figlio alla spirazione dello Spirito.
Il limite sta nel non far risaltare abbastanza che se il Figlio "spira" lo Spirito Santo, è perché tiene questo dal Padre.
Tuttavia non bisogna dimenticare che la tradizione occidentale confessa, che lo Spirito Santo trae la sua origine dal
Padre, "primariamente". In questo senso dunque le due tradizioni riconoscono che la "monarchia del Padre" implica
che il Padre sia l'unica causa trinitaria o principio del Figlio e dello Spirito.
Nell’indagine della verità rivelata, in Oriente e occidente furono usati metodi diversi per giungere alla conoscenza
delle cose divine, che invece di considerarle opposte, sono complementari: In Oriente si pensa di più alla Trinità
immanente, al Dio nascosto, un mistero incomprensibile al che bisogna adorare. In occidente, invece si insiste sulla
Trinità economica, il Dio rivelato con ciò che comporta.
Conclusione: soteriologia e dogma Trinitario. D’accordo al Catechismo: Il dogma di Dio Uno e Trino.
1. La Trinità è una: non confessiamo tre dei, ma un Dio in tre Persona: la Trinità consustanziale. Non si divide la
divinità, anzi ciascuna persona è Dio tutto intero.
2. Le Persone divine sono realmente distinte tra loro: Dio è unico ma non solitario. Il figlio non è il Padre, il Padre
non è il figlio e lo S. Santo non è il Padre neppure il Figlio. Sono distinti per le loro relazioni di origine: il Padre
genera, il Figlio è generato e lo S. Santo procede da loro.
3. Le Persone divine sono relative le une alle altre: la distinzione risiede nelle relazioni che le mettono in riferimento
le une alle altre. Anche si deve considerare che in queste relazioni rimane una sola sostanza o natura. Per questa
unità il Padre è tutto nel Figlio, nello S. Santo, e così pure con le altre Persone, che sono tutto nelle altre Persone.
4. Trinità è soteriologia: cosa dice questa spiegazione trinitaria sulla salvezza? La chiave per comprendere è la fedeltà
all’esperienza della redenzione della salvezza come viene presentata dalla SS e dalla liturgia: se Gesù non è
consostanziale al Padre, egli non è neanche il nostro Salvatore, poiché egli stesso avrebbe bisogno di chi glielo riveli.
Gesù non sarebbe mediatore di rivelazione nè di salvezza. Se lo S. Santo non fosse divino, non potrebbe comunicarci
né la conoscenza più profonda della gloria di Dio e di Gesù, nemmeno la divinizzazione come figli di Dio.
Da questa esperienza fondamentale è partita la reazione della chiesa contro ogni modalismo e subordinazionismo,
e per questo si capisce che si sia fissata la dottrina del dogma trinitario. Addirittura si sa che le eresie cercavano
salvare l’unità e la coerenza con la testimonianza biblica, sono interpretazioni parziali del mistero salvifico. Sarà la
chiesa e i padri coloro che salveranno l’opera della salvezza e della santificazione. Purtroppo non sempre nella storia
della chiesa quest’aspetto è rimasto così chiaro. Sarà fino il secolo XX che si arriverà ad una sintesi più armoniosa
tra Trinità economica e Trinità immanente, per chiarire quello che disse Agostino e la Scolastica.

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