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Cambiamento auto poietico, cambiamento ingegneristico, celebrazione sociale,
defreezing cognitivo, imperativo etico, ingegneria delle risorse umane, metafora
della complessità, negoziazione conflittuale, partecipazione progettuale,
progetto di ricerca, progettualità sociale, resistenze al cambiamento, rete a noti
protagonisti, tecnologie abilitanti, trappole del cambiamento ingegneristico.
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una loro irriducibile diversità che deve esprimersi attraverso propri progetti di
auto realizzazione.
Il secondo polo è quello che ci sembra giusto definire ͞ingegneria delle risorse
umane͟: le risorse umane sono ͞strumenti͟, sia pure essenziali, decisivi. La
gestione di questi ͞strumenti͟ è sostanzialmente un processo di
͞trasformazione͟ attraverso il quale adeguarli alle esigenze dell͛organizzazione e
poterli, poi, collocare al posto giusto. In sintesi l͛ uomo in funzione
dell͛organizzazione.
Oggi sta certamente vincendo il secondo polo. La causa dichiarata è la sempre
più feroce competizione. Essa costringe a sviluppare organizzazioni sempre più
efficienti. E, conseguentemente, spinge verso politiche delle risorse umane
ingegneristiche perchè sembrano le più funzionali a collocare le risors e giuste, al
posto giusto, il più in fretta possibile.
Cambiamenti ͞ingegneristici͟
Per strutturare le organizzazioni come ͞macchine͟ sempre più efficienti, occorre
attivare processi di cambiamento che, sempre a causa della pressione della
competizione, devono essere, a loro volta, i più efficienti possibili. Per essere
efficienti devono essere ingegneristici. Vi deve essere la predominanza di una
͞intelligenza͟ che disegna dal di fuori (gerarchicamente) l͛organizzazione ideale e
di una ͞massa͟ di risorse che devono realizzare il cambiamento individuato come
necessario.
Siamo di fronte ad un quadro complessivo che non fa una grinza. Le risorse
umane sono esecutrici di un cambiamento che viene imposto dalla competizione
e strumenti della nuova organizzazione che il cambiamento produce.
Il problema grave è, però, che, alla prova dei fatti, il cambiamento
ingegneristico proprio non funziona ! Sembra affetto da sindrome di
autodistruzione perché dissemina di vere e proprie ͞trappole͟ ognuna delle
quattro fasi nelle quali si struttura: la progettazione, la comunicazione, la
formazione e l͛implementazione.
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Le prestazioni di una organizzazione dipendono sostanzialmente dai
comportamenti dei suoi membri. Poiché i comportamenti non possono essere
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Anche la comunicazione è direttiva perché il cambiamento non è da discutere,
ma da realizzare. Si ripropone, allora, la contraddizione relazionale iniziale
perché una comunicazione direttiva deve veicolare un contenuto prescrittivo.
Ma il contenuto prescrittivo non c͛è!
Ma non finiscono qui i problemi. Infatti, sp esso si inizia il processo di
implementazione con un evento comunicativo di tipo emozionale: una
convention, ad esempio. L͛operazione, però, rischia fortemente di essere
controproducente perché, dovendo comunicare un contenuto ͞incompleto,
rischia di scatenare reazioni diverse da quelle desiderate del motivare e
dell͛emozionare.
Può stimolare l͛alzarsi di difese perché le singole persone non capiscono bene
come il cambiamento impatterà sulla vita organizzativa quotidiana. Può far
apparire la comunicazione come ͞retorica͟, proprio perché il messaggio che
veicola non è operativo. Può certamente anche riuscire a generare emozionalità.
Ma solo nell͛immediato. Perché quando si proverà a mettere in pratica il
cambiamento si scoprirà che diventa difficilissimo da realizzare.
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La formazione ha l͛obiettivo di veicolare le competenze manageriali che servono
a guidare l͛implementazione del cambiamento. Purtroppo, però , risulta, spesso,
inefficace.
Innanzitutto, perché rischia di fornire competenze obsolete. Infatti, le
competenze manageriali classiche sono nate per gestire la sfida del
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funzionamento delle imprese e non possono essere adatte a gestire la sfida del
cambiamento. Secondariamente, se si raccolgono tutte quelle che vengono
definite competenze manageriali e relazionali, ci si ritrova alle prese con una vera
e propria moltitudine ed è escluso che si riesca, in tempo utile, a diffonderla. In
terzo luogo, i processi formativi tradizionali guidano allo sviluppo di competenze
in situazioni virtuali. Ma le competenze hanno significato solo nelle situazioni in
cui sono state create. muesto significa che un processo formativo tradizionale
crea competenze inutilizzabili nelle situazioni reali proprio perché sono state
generate in situazioni virtuali.
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Nella fase di implementazione si manifesta l͛apoteosi dell͛equivoco tra
prescrittività supposta e libertà sostanziale. Esaminiamo nei dettagli cosa accade.
Le persone si formano una visione personale del cambiamento che viene loro
proposto e scelgono i comportamenti che ritengono più adatti sia a realizzare la
propria identità che a raggiungere gli obiettivi che l͛organizzazione ha loro
assegnato.
Ora è molto difficile che le diverse visioni delle diverse persone siano
spontaneamente compatibili. Come è difficile che i loro comportamenti si
coordinino spontaneamente in processi di lavoro complessivi efficaci ed
efficienti.
Accade, allora, che le persone attivino processi di negoziazione. Ma, poiché
partono dall͛ipotesi che la loro visione è corretta e quella delle altre persone
errata, questi processi negoziali non potranno che essere conflittuali .
A ͞calmierare͟ il negoziare conflittuale interviene il ͞Capo͟. Ma anche egli si
forma una sua visione della nuova organizzazione che occorre concretizzare, del
ruolo delle diverse persone e di quali dovrebbero essere i comportamenti
ottimali. Poiché neanche lui sfugge alla tentazione della ideologia, tende a voler
imporre questa sua visione che considera essere quella corretta. Il risultato è
che, invece di ͞calmierare͟, aggiunge un nuovo livello di conflitto.
A problema si aggiunge problema: questo processo negoziale conflittuale
avviene sempre e soltanto attraverso dialoghi tra persona e persona e non trova
mai un momento di rappresentazione sociale. Non esistono momenti di incontro
collettivo dove si esplicitino e si confrontino socialmente le proprie visioni e si
discuta dei propri comportamenti. muesto significa che il processo di
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negoziazione rimane a livello interpersonale, non trova mai una sua sintesi
sociale e tende a non esaurirsi mai.
In conclusione, il risultato finale di un processo di implementazione di questo
tipo (inevitabilmente lungo e costoso) è costituito da una organizzazione a basse
prestazioni ed a bassa soddisfazione per le persone che vi lavorano.
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L͛organizzazione che attiva processi di cambiamento autopoietici acquisisce
naturalmente un grande potere di attrazione dei talenti perché comunica di
essere un ambiente di reale e non solo dichiarata auto realizzazione. muesto
significa che la qualità del servizio di reclutamento aumenta in modo rilevante.
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La formazione si trasforma radicalmente con una impressionante riduzione dei
costi, unita ad una altrettanto impressionante ͞escalation͟ dei risultati. Infatti, il
͞sapere͟ può venire delegato completamente all͛auto formazione comunitaria.
muesto significa che le Web Technologies diventano non soltanto strumenti di
efficienza (come fino ad oggi sono state considerate), ma tecnologie abilitanti
per attivare efficaci ed efficienti processi di sviluppo.
Il ͞saper fare͟ viene concretizzato in nuove competenze adatte a guidare i
processi di cambiamento auto poietici e diventa immediatamente incarnato nella
realtà. Non rimane in alcun modo una virtualità che ha senso solo nella realtà,
virtuale appunto, dove è stato sviluppata.
La formazione può proficuamente concentrarsi sul ͞saper essere͟ che può
diventare formazione filosofica, cognitiva. Una formazione, ad esempio, capace
di far superare la visione del mondo propria della società industriale che porta al
formarsi di un pensare ideologico. E capace di far immergere le persone nella
nuova visione del mondo proposta dalla metafora della complessità. muesta
nuova visione del mondo costituisce la risorsa fondamentale per sfruttare le
potenzialità del cambiamento auto poietico.
Il knowledge management cessa di essere una attività ͞aggiuntiva͟ che, appunto,
aggiunge costi, impiega risorse che è necessario sottrarre ad altre attività,
richiede investimenti specifici. Il knowledge management diventa un
͞sottoprodotto͟ dei processi di cambiamento auto poietici. Infatti, da un lato ,
tutto il sapere ed il saper fare viene formalizzato in ͞knowledge object͟.
Dall͛altro, anche i dialoghi comunitari vengono formalizzati per essere disponibili
socialmente. Da un terzo lato, anche i risultati dei processi di progettualità
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Diventa sostanziale e non artificiale, legare parte dei compensi ai risultati
aziendali. Infatti le persone, vivendo processi di cambiamento autopoietici,
percepiscono di disporre di tutte le armi che servono loro per raggiungere gli
obiettivi che concordano. E che sono, proprio per il modo in cui sono generati,
non negoziati, ma pienamente e spontaneamente condivisi.
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Le relazioni industriali perdono alla radice la loro carica conflittuale perché i
processi di cambiamento auto poietici sono fondati su di una partecipazione
piena (progettuale) e non sulla negoziazione conflittuale che, come abbiamo
illustrato, è inevitabile in processi di cambiamento di tipo direttivo.
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Una sintesi
Tentando una sintesi, tutte le attività che costituiscono il ciclo delle risorse
umane si semplificano ed aumentano la loro capacità di servizio. Il trasformarsi di
queste attività libera energie. Esse possono essere utilizzate proficuamente, per
formare e supportare i manager di linea a gestire processi di cambiamento che
sono intrinsecamente autopoietici.
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